Recensioni per
Poesie di un'astronauta.
di raven rachel roth

Questa storia ha ottenuto 21 recensioni.
Positive : 21
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/06/23, ore 07:11

Rime e assonanze incrociate, stavolta, per perseguire uno scopo che avrei ritenuto irraggiungibile: far affacciare il lettore all'interno di una mente che con troppa faciloneria viene definita malata.
Versi veloci, empatici per delineare un forte disagio dalle conseguenze a volte devastanti. La figura che ne viene fuori non è poi così "malata ed invisibile".

Recensore Master
08/06/23, ore 06:56

Eh, dovresti cambiare l'intro perché il "Filo d'erba" ormai ha quasi un anno.
Eppure sei rimasta la stessa e le rime ti aiutano a svolazzare fra le miserie umane, si comportano come una pietra filosofale che tramuta i piccoli e grandi scannatoi in leggere e profonde riflessioni. Come il Merlot.
Bello "un semplice che la porti via": per rimanere in tema, la mia fantasia vola ai "medicamenta simplicium" e ai giardini dei semplici.
Molto belle la strofa e la semi strofa finali.
Parafrasandoti, allora direi: meno male che c'è la poesia!
Adorante di quelle tue rime che fanno i versi più liberi di un verso sciolto, ti abbraccio.

Recensore Veterano
03/10/22, ore 11:47

Avendo avuto un periodo recente in cui mi sentivo molto giù di morale, la poesia mi colpisce a pieno. Sento un senso di determinatezza, una voglia di vivere la vita a testa alta. Complimenti davvero e grazie per questo componimento, a presto
Francesca

Recensore Master
01/08/22, ore 06:57

C'è qui tanto dolore che vuole prendersi la rivincita. Vibrante. Pensante.
Non una delle tue poesie più intense, ma piena di vita inespressa. Come fuoco che cova sotto un'apparenza di cenere e di silenzio. E lo specchio non rivela che un'ombra.
Mi soffermo su quel "chiede e si annoda", senza riuscire ad afferrarlo appieno.

Recensore Master
10/05/22, ore 08:45

È una poesia di una potenza prorompente.
Cosedapazzi come antidoto alle "cosefutili".
È la follia che ci fa andare avanti. Che non ci fa rimuovere i giorni di festa.
Mi associo anch'io, che non sapevo niente delle periciazine e tanto meno della loro formula. Che assumo solo alcool senza Neuptil (non si dice Neuleptil?). Che mi sento più libero con le mani nella camicia di forza che affidato alle mani del medico.
Che sono distrutto dal dilemma del porcospino.

"Segui il richiamo / Ve(R)tigine"
Spiegamelo, ti prego. Io avrei scritto "Segui il richiamo / Ver(ti)gine"

Tutti viviamo dentro la nostra testa.
Poche sono le teste che scrivono e fanno arte. Versi bellissimi come pennellate di Van Gogh.

Recensore Master
02/04/22, ore 07:43

C'è sempre un che di velato nelle tue poesie. Non sono appariscenti, pretendono di essere lette con attenzione, senza pregiudizi di nessun tipo. In questo modo riescono a immergere il lettore in mondi sempre nuovi e inattesi e a imporsi col loro messaggio nascosto.
Mi incuriosisce il tuo processo creativo. Non scrivi di getto. C'è un attento lavoro di post-produzione.
Qui è come se seguissi qualche musica in cuffia. Lo scenario è quello di una natura ridotta all'essenziale, fortemente allegorico. In bilico fra cielo e "vuoto / della terra". Primitiva, per la presenza del dirupo.
"C'è… C'è… C'è… C'è…". Ogni strofa una scena diversa di un film. Tutte le scene con i colori a volte evocativi, a volte soffusi della fiaba
Molto belle, incisive, le prime due scene, in cui vengono presentati, caratterizzati, impreziositi i due attori; ripreso di notte il lupo.
Tutto è ammantato da un insolito profumo dolciastro: "spinge / delicatamente", "accarezza e scivola". C'è persino spazio per l'affetto, tra i sentimenti del lupo. "Non odio per il povero lupo".

Bellissima l'ultima strofa, in cui fanno capolino le rime alterne. Ma amore stavolta non fa rima con cuore, anche se tutto si svolge nel giorno di San Valentino. È tutto pervaso dall'ineluttabilità del destino, a tratti incomprensibile, a tratti "per significare qualcosa".

Mi ricorda il dramma di una sposa bambina, peccatrice di innocente orgoglio, e del suo sposo, rivestito di legalità.

Un abbraccio carico di ammirazione.

Recensore Master
26/03/22, ore 08:21

È bellissima questa poesia, stavolta mi ha entusiasmato.
È stata scritta con una grande capacità di costruire i versi, liberi e sciolti.
Con una grande fantasia nel trovare le immagini e, qua e là, blandi ossequi a giochi di parole ("perse piume disperse"), senza forzature.

Intense suggestioni astronomiche, come quel "Venere Magmatica", oppure quel riferimento alla forza di gravità che tiene unito l'universo. Mi ha ricordato Battiato.

Una poesia da amare, perché scritta con grande, spontaneo, amore di sè, riflesso in tante piccole cose che stanno intorno.
Nessun narcisismo, inizia anzi in tono dimesso: "Prolungo il tempo dell’incertezza".
Sospensione, la chiami, tregua, "rinnegando ignavia", "domande posticipate".

È uno di quegli stati di percezione espansa delle cose che a me capita solo in rari momenti, e difficili da raggiungere. Descritto come solo la poesia riesce a fare.

Uno stato di non "normalità" intriso di libertà: "Decido quale lato mostrare: / Se nel male, il bene / Se nel bene, il male".
Non c'è spazio per l'odio, o per il futuro: i due grandi mostri che ci fanno stare male. "Al resto, prima o poi si pensa."

Uno stato che contagia chi sta intorno, e chi poi leggerà. Persino gli avvenimenti rimangono contagiati.

Davvero una poesia da imparare a memoria!

Recensore Junior
09/03/22, ore 15:51

Confesso che quando l'ho cominciata a leggere, all'inizio pensavo che fosse il poeta quello eccentrico. Poi guardandola meglio, non ha fatto niente di male. Al contrario direi che è quella persona ad avercela con te. Mi piace tutto il tono severo che usi, per difenderti da lei e difendere òa tua persona. E' una persona molto forte che vuole esplorare e non lasciarsi schiacciare dal nemico. Complimenti, è veramente bellissima e significativa.

Recensore Master
08/03/22, ore 18:07

Ti sei assunta il difficile compito di trasformare in arte una tragedia. E sei riuscita a tirare fuori una poesia pregevole, scritta con cura, dai versi stranamente musicali, pur non rispettando nessuno schema predefinito. C'è solo qualche rima che si affaccia qua e là, impreziosendo tutto l'insieme, e la suddivisione classica in quattro quartine.

Tutti quei particolari crudi, individuati con insolita e ammirevole concretezza, messi sotto forma di suggestivi interrogativi, finiscono negli ultimi due versi per trasformarsi in un'inaspettata ninna nanna rivolta a un bimbo di circa quattro anni, a giudicare dal numero delle scarpe. Il volo è piuttosto pindarico, ma il risultato è denso di speranza e di poesia.

Un bel lavoro!

Recensore Master
23/02/22, ore 08:15

Una poesia a dir poco originale, sempre se poesia si può chiamare.
Non seguo le serie TV, ma mi è parso brillante il modo in cui reinterpreti i nomi delle due protagoniste nei due versi finali.

È un monologo, forte. Valanga di parole. Versi scomposti. Cacofonia di sentimenti. Quasi forzati, quasi indotti.
A ruota libera, dove un'immagine richiama l'altra. "Tossico" richiama la droga, la droga il fumo, e via dicendo.
Una corsa a occhi chiusi e forsennata, che fa dimenticare dove volevi arrivare.

L'interlocutore c'è, ma è come se si fosse defilato (purtroppo).
Assume continuamente pronomi diversi: voi, tu, lui.

C'è una bella cultura: ignoravo cosa fossero "le onde s di un terremoto".

Poesia insolita, non c'è dubbio.
Ma forse pure questa è arte.

Recensore Master
09/02/22, ore 19:44

Una poesia dal forte impatto, questo non c'è che dire. Versi importanti, quasi imponenti, la rendono speciale. Il segnale che trasmette è chiaro, almeno per me. Si sente una disperazione di fondo, ma ricorda che dietro ogni disperazione si nasconde una speranza.

Molto Brava;

AP.

Nuovo recensore
03/08/21, ore 19:03

Adoro il fatto che sia necessario ragionare a fondo nel rileggere i passaggi, scavare oltre le righe per cogliere tutti i significati profondi che hai voluto esprimere attraverso le parole, le figure retoriche e i riferimenti mitologici, che sono davvero efficaci. La figura del cosmonauta è affascinante, vorrei conoscere di più lui e la sua storia. Ho assolutamente adorato la penultima strofa: seppur l'immagine dei ricci di Ettore possa apparire qualcosa di lontano e rarefatto, sembra quasi che il cosmonauta abbia davvero viaggiato attraverso lo spazio e il tempo per accarezzare il capo dell'uomo senza vita. Come se non gli bastasse vedere vagamente quelle cose da lontano, ma volesse raggiungerle e toccarne davvero l'anima. E poi c'è la fine, che sfuma nell'oblio delle orbite nere; finale più giusto non poteva esserci.

Nuovo recensore
03/08/21, ore 10:20

I miei più sinceri complimenti! Eccellente scelta del lessico che si sposa meravigliosamente con similitudini ricercate. La decisione di inserire anafore mi ha dato l'impressione di leggere un'invocazione a questo misterioso "lui" come in una preghiera laica. Hai una straordinaria sensibilità e un vocabolario molto vario e sono convinto tu possa creare ancora testi immaginifici come questo. Continua così.

Recensore Veterano
02/08/21, ore 19:20

Bellissima e misteriosa questa poesia.
Sembra un amore impossibile e non corrisposto ma che fa pensare, forse.

Mi piace molto.
Complimenti
Roberto

Nuovo recensore
04/02/21, ore 16:41

Mia cara ,le ossessioni si curano con gli specialisti delle menti.Le poesie possono divenire una fuga in avanti non un rituale per una personale commiserazione.Nel tuo lavoro si colgono momenti didattici niente male,ma allora perche' non lavorarci dentro.Bene.
Pasta 4/2/21

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