Ciao!
Dicono che chi non muore si rivede, pare che sia riuscita a non morire e quindi arrivo finalmente da Illya! (e anche dagli altri, ok, ma era importante sottolineare che sarei arrivata da Illya, insomma!)
Intanto grazie, perché il capitolo mi ha fatto compagnia un pezzetto alla volta nelle pause studio nei giorni dopo che avevi aggiornato, e anche questa recensione è nata a pezzetti, quindi ora che finalmente ho tempo li cucio insieme sperando di dare un senso a quello che devo dire tra impressioni a caldo e qualcosa di ragionato.
Allora, partiamo dalla cosa fondamentale: ma ti pare di finire così un capitolo? Cioè, io ero più in ansia per il mio povero Illya – che non so se sia riuscito a evitare il colpo dello sparo, e quindi sia caduto per schivarlo, o piuttosto se perché colpito – piuttosto che per i miei esami (insomma, grazie perché sono distrazioni anche queste, ma dolorose, ecco… Illya tieni duro, ti prego! E anche Gaby e Cowboy. Non fargli troppo male T-T). Ma, dettagli a parte, ho amato come hai gestito benissimo il colpo di scena e la tensione accumulata fino a quel punto per poi spezzare il capitolo in modo così improvviso. Sulla strada, solo polvere e grida. -> ho amato come una singola frase, brevissima, sia riuscita per me a suscitare tutto un mondo di disperazione e confusione nella sua estrema semplicità e potenza espressiva, come se tutta la scena venisse “spogliata” dell’eccesso per lasciarla nuda in tutta la sua distruzione. Allo stesso tempo sembra di percepirla come se la vedessimo dagli occhi di chi sta perdendo coscienza e vede la scena lontana e sfuocata, solo la polvere e le grida che giungono ovattate: mi ha proprio dato l’idea di Illya colpito che chiude gli occhi stordito per l’impatto – ma, insomma, io prego sempre che in realtà non sia stato colpito – e vede la scena semicosciente. Non so se sono io che mi faccio mille ricami attorno a una semplice frase, ma questa è stata la prima impressione alla lettura e ho amato la gestione della scena.
Recuperando il filo del discorso, le scene su Illya e Dmitriy. Credo siano stati i momenti che ho preferito del capitolo: sarà che Illya con l’angst ci va a nozze, e questo scavare nel suo rapporto con il vecchio mentore e tra i ricordi del passato ti sta permettendo di creare un’introspezione fantastica del personaggio. Fa un gran male dover vedere un Illya che ancora crede in Dmitriy, che lo vede come il proprio eroe, un Illya giovane e impeccabile leva del KGB, sempre sull’attenti, e sembra quasi di vederlo mentre ascolta quella canzone che il mentore gli promette che un giorno canteranno per lui. E ti si spezza quasi il cuore a vedere come tema che l’uomo possa ridere di lui e lo spiazzi e allo stesso tempo riempia di… speranza, gioia (?) quando non solo non lo fa, ma lo avvicina a sé con fare paterno, ripetendogli le parole della canzone. Illya che si stupisce che qualcuno dimostri di credere in lui e paia tenere veramente a lui, che si aggrappa con ogni forza a questo momento, a Dmitriy e non si avvede di dove questo possa portarlo. E allora ritorniamo all’inizio. L’inizio: permettimi di aprire una parentesi per lasciarti dire che la frase iniziale è qualcosa di stupendo, vorrei incorniciarmela. Ho amato come le immagini si inanellassero una nell’altra, prima il muro che porta ai resti del fantasma – e resti è qualcosa di “solido” nella mia testa, che credo assocerei forse più al passato, perché ti dà quell’immagine di calcinacci di edifici, resti antichi – e gli scampoli del passato – scampoli è invece qualcosa di più labile, che per qualche giro molto banale dal tessuto ti rimanda al “lenzuolo da fantasma”, eppure l’invertirli non solo mi è piaciuto da impazzire per una semplice questione di “traslazione” da un elemento all’altro, ma proprio perché segna quanto sia stata forte e imponente, nella vita di Illya, la figura di Dimitriy, tanto da torreggiare sul suo passato, un passato presto scivolato nella “non-vita” che rappresentano i gulag, nella vita d’addestramento sfiancante – e poi l’immagine del passato chiuso da un colpo di pistola, che è sia l’atto concreto con cui Illya credeva di aver chiuso con Dimitriy ma anche dà l’idea dello strappo secco di quel passato ridotto ora a scampoli (allora, ti prego, non darmi per matta se tutto questo ragionamento è in realtà campato in aria, se mai sorridi e annuisci e ignorami, grazie, non dormo da troppo tempo e questi sono i risultati XD).
Prima di perdermi in queste considerazioni, stavo cercando di dire che Illya, che già una volta ha dovuto affrontare Dimitriy per eliminarlo e ora dovrà affrontarlo di nuovo, mi ha messo addosso un’ansia assurda per quando questo confronto ci sarà sul serio, di nuovo, e con un Illya che ora collabora con gli americani, come se non bastasse averlo già provato a uccidere una volta.
Ma, passando a cose più distese: la scena di Illya e Gaby – loro due mi piacciono davvero un mondo (non quanto un’altra coppia, ovvio, ma hanno il loro perché, anche solo come amici, hanno sempre un modo di esserci e starsi vicini e proteggersi – adoro la paura di Illya che lei si faccia male schiaffeggiando Napoleon! – che adoro vedere in scena, e tutto questo passo mi ha proprio messa in pace con il mondo). Anzi: Gaby. Amo sempre da impazzire come riesci a darle voce e a restituirla in tutta la sua sfacciataggine, nella sua eleganza sempre animata da una forza e una “scompostezza” che la rendono ancora più bella, e quell’intuito che le permette di essere un passo avanti rispetto a quegli altri due su molte cose. E poi, come lei comandi entrambi con la sola inclinazione della voce, di chi sa cosa vuole e come ottenerlo e non si preoccupa nemmeno di chiederlo gentilmente – per il concetto di gentilmente di Illya, ovvio, per lei quella era la richiesta gentile. Insomma, io la amo da impazzire, ma amo ancora di più come tu sappia renderla lei pure nel modo di sbattere le ciglia o di provare inutilmente a raccogliersi i capelli, più pratica con motori e chiavi inglesi che con uno spillone (nota a margine: scusa, ma non sapevi di dover attentare tanto al nostro cuore nel finale da non poterti permettere di farlo anche con il ricordo di Illya che aiuta la madre a prepararsi per le serate di gala? Questa è crudeltà, sappilo! Ma per farmi male al cuore leggendo tanta bellezza te lo concedo, d’accordo, d’accordo, giochi troppo facile). So che devo provare ad andare più veloce e non farti addormentare davanti allo schermo, ma ho letteralmente amato la descrizione che dai di Gaby: era forte come una donna russa, piccola come una bambola francese e bella come una regina dell’antico Egitto. Gaby Teller era il ritratto di ogni donna. Adesso ti assillerò finché ho vita per capire come riesci a confezionare frasi simili, perché io davvero non so come ci riesci: è la descrizione più perfetta (si dice?) che potessi dare, e niente, quanto l’ho amata: ha evocato tutto un vorticare di sensazioni, profumi, immagini di mondi tanto lontani e racchiusi in una sola piccola frase – come piccola è la persona che incarna tutto questo – che… davvero, io ancora me la rileggo e adoro tutto. Bellissima, davvero bellissima.
Ma prima di lasciare fuori la cosa importante: la Napollya (perché, va bene tutto, ma se siamo qui è anche e soprattutto grazie a loro). Spostare il punto di vista sul loro rapporto/legame da Napoleon a Illya ha aperto a un nuovo scorcio su di loro, con Illya e le rigidissime idee che gli sono state inculcate crescendo riguardo all’omosessualità che cercano di opporsi in ogni modo a quello che – è evidentissimo, Illya, fidati di Gaby che non solo lo ha capito da un pezzo ma prova anche a spiegarti che è tutto perfettamente normale e giusto – prova per Solo. Mi piace moltissimo l’approccio che hai alla tematica, costruendo una presa di coscienza/conflitto interiore perfettamente coerente con il personaggio di Illya, ma riuscendo anche a rendere questi momenti comunque distesi nelle battute e risposte tra i due, nel loro stuzzicarsi perenne. E Napoleon che mima con le labbra a Illya che sta bene prima di entrare a teatro è qualcosa di meraviglioso, davvero.
Temo di aver corso sull’ultima parte, avrei tante cose ancora da dire, ma non vorrei mai annoiarti con i miei sbrodolamenti più del dovuto, dovrai già sopportarmi per le precedenti millemila righe di deliri, e poi forse è il caso che vada a dormire per lasciarti una recensione decente al prossimo capitolo (sperando anche di essere veramente puntuale questa volta: giuro che uno ci prova a rispettare i buoni propositi, ma non fanno tanto per me). Però complimenti ancora, non so se si era capito, ma la storia mi piace sempre più, adoro l’adrenalina del piano, il seguire la missione, e adoro il tuo stile (sul serio, amo stili diversissimi tra loro da leggere, ma non scherzavo quando dicevo che al momento questo ha alcuni tratti dello stile “dei sogni” da saper scrivere, per cui leggerti è proprio un piacere per gli occhi e la mente).
Adesso la pianto davvero, lo giuro!
Un abbraccio,
Maqry |