Questa storia è pura poesia, e meriterebbe una recensione migliore di quella che posso offrirti al momento. Sì, perché sto recensendo a caldo, avendo appena finito di leggere, neanche un attimo fa, e sono troppo scossa dalla bellezza di questa storia, dal modo assolutamente nuovo in cui hai scritto (sì, è moooolto diverso dal tuo solito, seppure c'è la tua bravura, quella sempre e innegabile). Ma so anche che se non recensisco adesso, a mente fredda resterò paralizzata, la bellezza e il ricordo della bellezza mi incuteranno paura e non recensirò più, o lo farei chissà quando racimolo un po' di coraggio. Mi conosco. Ed ecco che ti becchi queste parole, vuote, stordite, perché voglio assolutamente dirti che ho adorato questa storia.
E qui parte il primo complimento. Perché ho adorato il fatto che questa storia si ispiri a quella di blackjessamine, storia che per altro venero, e che se anche tu non avessi citato la storia tra le note, atmosfera e riferimento erano talmente forti che io non avrei potuto ignorarli. E comunque, penso che la bellezza, il primo strato di bellezza di questa storia, sia racchiuso proprio nel modo in cui sa fluire in quel mondo creato da jessie, pur conservando una sua unicità. Ciò che voglio dire è che hai piegato il tuo stile facendolo aderire, secondo me, un pochino a quello della storia di jessie: lo vedo nell'intangibilità dell'atmosfera, lo percepisco da questo senso di "onirico" dato da metafore e da un lessico immaginifico (riflessi di ombre diverse accanto alle nostre), sono immagini semplici, un lessico semplice, immediato che ferisce per la potenza disarmante e "animosaa" che suscita; lo individuo anche in questo stile "ripetivo", circolare se vogliamo, fatto di una cucitura sintattica che avanza di due passi e ne torna indietro uno, c'è questa ripresa dei concetti e delle immagini, che dà proprio il senso di una curva e che avevo già riscontrato nella storia che a cui ti ispiri.
Ma c'è anche la differenza, l'unicità. E questo lo trovo innanzitutto nella scelta della prima persona, una prima persona che è profonda, evocativa, eppure in qualche modo ha saputo ricordarmi l'atteggiamento, la "parlata" di Tonks. Sì, perché il tono cui cui questa prima persona parla è dolce, struggente, innamorato e disperato allo stesso tempo, è la voce di chi si lascia cadere tra le braccia dell'amore e del dolore, (io ho sempre visto in questa coppia molto Shakespeare, ho le visioni, perdonami) è una voce determinata, una voce "testarda" e molto ironica, una voce che si sa autocriticare con leggerezza, di chi non si prende troppo sul serio pur dimostrando una tenacia e una forza encomiabili. E' una voce dolce, scherzosa, mesta, indipendente anche, una voce che dice "ho paura e comunque te l'avevo detto", e non so se riesco a spiegarmi. Tonks è il tipo di personaggio che sconvolge e si sconvolge, si sorprende con poco, e la sua curiosità e l'innocenza con cui si avvicina al fuoco la rendono quasi un personaggio tenero, da voler difendere - ed è questo un po' l'atteggiamento che Remus tiene con lei - e il modo in cui dice "Non curva mai, Remus, perché non curva mai?" assume la potenza di tutto questo; mentre dopo, quando parla di questa ombre, di questi riflessi che camminano sul margine del rettilineo, io ho visto la consapevolezza e la decisione che la muovono anche dopo che Remus l'ha più volte rifiutata. Insomma, non so più neanche dove volevo andare a parare, però quello che voglio dire è che la voce di Tonks mi è parsa molto IC, e se in prima battuta non mi aveva convinto proprio per il taglio evocativo che assume lo stile, penso che il ritmo e il tono e questa espressività che poi arriva e che fluisce nel testo fino alla fine l'abbiano saputa davvero rendere e mostrare. Espressioni come "ci pensi?" o "è buffo, non vedi?" l'hanno caratterizzata alla grande.
E di Remus ho amato quel " il tuo sorriso assume quell’inclinazione di lutto che ho sempre conosciuto su di te" perché credo lo rappresenta davvero benissimo. Remus ha sempre camminato con addosso un sudario grigio, un peso che lo ha sempre incurvato, mitigato nel suo modo di interagire e presentarsi, molta della sua pacatezza è dovuta al dolore attraverso cui passano le sue parole e i suoi sorrisi. E niente quest'immagine è perfetta e l'ha racchiuso con mezza pennellata. Wow, complimenti.
E c'è qualcosa di disarmante nella frase "E accanto alla cerva serpentina lo sai che ce n’è un’altra, e accanto all’altra cerva un cervo com’è sempre stato, e accanto al cervo il cane, e accanto al cane…" E qui io davvero non so se ce la faccio a spiegarmi. A parte che il concetto che ognuno veda accanto a sé la persona che più ha amato, e all'altro fianco l'ombra della persona che ha amato prima o poco meno o allo stesso modo ma in un tempo più lontano, un tempo che lascia malinconia ma anche dolcezza e che resta parte di lui, o da cui è stata amata lo trovo di una bellezza unica, una verità che non fa poi tanto male se mostrata con questo grado di accettazione. Ecco, nella frase che ho riportato sopra c'è nascosta una grande e terribile verità, che solo con la "vecchiaia" si può affrontare con dolore stemperato. Tonks quella vecchiaia la consuma alla sua morte, e davanti alla morte guardare in faccia quella verità e pur camminare in quella sorta di "bugia" che bugia non è... non è poi così sbagliato o terribile. E la verità dice che "ama Remus, ma ha amato anche Sev, e Rem non ha mai smesso di amare Sirius e..." (e possibile che a un certo punto io abbia visto un riferimento a Charlie?????? amo, spero e amo) E che quegli amori non ci cancellano, sono esistiti, le le loro ombre vivono, si allungano, si intrecciano, creano un gioco di prospettiva sul rettilinea, curvando non la strada ma il loro essere, espandendo la loro coscienza al di là del margine. Al di là della curva, facendola breve, non c'è spazio per la gelosia o il risentimento e l'insicurezza. Oltre la curva c'è una strada per ognuno di noi, e questa strada non lascia fuori nulla di ciò che c'è appartenuto da vivi. La pace che si conquista non ha nulla a che fare con una "soluzione" o con la "cancellazione" di una persona o un evento, ma è un processo catartico, di accettazione, di serenità.
"Io che sono mille colori, e anche duemila, e li perdo tutti pian piano, mentre cammino." -> Quei colori, che in qualche modo si sono susseguiti e che per lasciare spazio a ogni nuovo colore, quello precedente doveva sparire, oltre la curva si perdono, si perde questa separazione, si sfumano i contorni. Tonks perde la concezione di una vita divisa in fase e la accoglie tutta. Ed è bellissimo il finale, perché in quella globalizzazione, lei e Remus sbiadiscono, perché forse anche loro sono stati solo una fase. Si appartengono e si apparterranno sempre, ma appartengono anche ad altri, ed ecco che i margini sfumano dentro altri margini... e io sto sbavando e blaterando, scusami!
Il finale, ma in realtà tutta la storia (dall'inizio più "concreto" dove le coscienze erano ancora imbevute di quelle sensazioni ed emozioni da vivi, passando dal corpo centrale dove ancora vige un riflesso di paura di questa verità, fino alla fine, dove la voce di Tonks affronta l'accettazione con curiosità, con divertimento, con un guizzo di sorpresa) mi è sembrato che musicalmente accompagnasse questa coscienza mentre si dissolve, torna a essere tutto. In qualche modo è sembrato di vedere diventare la percezione unica di Tonks polvere di stelle.
Il titolo è bellissimo e questa storia è stupenda, e io non ho idea se si è capito, ma l'ho amata alla follia. E' pura poesia, è una tale profondità di pensiero, mostra un'anima talmente aperta, pura, che avvolge tutto che mi ha straziato e sconvolto. E' bellissima, davvero. Scusa per tutta sta confusione.
A presto! |