Recensioni per
Sull'altro fianco
di LadyPalma

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/04/21, ore 22:22

Che dire?
Nella mio petto c'è una piccola noce che sta incastrata tra il cuore e la gola. Ce l'hanno messa queste parole così pesanti e lievi insieme. Forse quando verrà la nostra ora, saremo circondati davvero dalle ombre di coloro che ci sono stati vicini e che sono andati avanti prima di noi. Non le vedremo, ma ne potremo percepire la presenza. Non sarebbe bello lasciare la vita in compagnia di qualcuno che abbiamo amato tanto?
Poche righe che racchiudono un'universo e un destino. Mi piace questo tuo modo così intimo di affrontare scomodi argomenti, mi piace la tua scrittura pulita, ma che sa condurti in un mondo da sogno. Ecco...credo che tu abbia descritto il limbo, quella terra grigia che tutti prima o poi dobbiamo attraversare.
Grazie per questo scorcio di infinito.

GiunglaNord

Recensore Master
04/03/21, ore 02:26

Ciao, Marti!
 
Finalmente riesco a passare di qui e spendere due paroline su questa piccola meraviglia, che ho amato sin dalla prima lettura. Anche perché è praticamente un piccolo esagono – in realtà quel microscopico riferimento ai draghi, anche se lo bolli come amichevole, per quanto mi riguarda non lo è e quindi diventa un ennagono! – e come potevo resistere a una storia in cui davvero concretizzavi un simile intreccio di personaggi, legami, rapporti? Non potevo, appunto, quindi eccomi qui prima di andare a dormire.
Mi sento un pochino arrugginita con le recensioni, in realtà, quindi non so cosa verrà fuori o se ti dirò tutto quello che vorrei e dovrei dirti, ma se mi trascinavo ancora oltre questa recensione non sarei mai arrivata.
 
Allora, pariamo dalla cosa che più ho amato a livello stilistico: la dissoluzione che non è solo dei “fatti”, nel senso che non è solamente il racconto di queste anime che sfumano sempre più oltre la curva della strada, ma è proprio “fisica” per il lettore, perché i pensieri di Tonks si ingarbugliano, perdono corporeità, sfumano anche loro proprio a livello di sintassi, di lessico, di punteggiatura – e se mi mettessi qui a dirti cosa mi ha dato queste impressioni forse mi prenderesti per matta, ma questo è quello che ho percepito e spero fosse anche quello che volevi, in qualche modo, trasmettere tu. Cioè, io credo di sì, perché non sono questo gran genio che intuisce verità che non ci sono, è chiaro tu volessi dare questo senso, non credo lasceresti mai nulla al caso. Quindi, wow. Questo è il primo punto dello stile che mi ha fatto innamorare. Il secondo la voce narrante. Non sono una grande fan della prima persona, spesso a dire il vero mi irrita anche, ma qui non era una vera e proprio prima persona, non era un monologo o qualcuno che racconta, era un dialogo tra Tonks e Remus, un dialogo in cui in realtà sembrava che Tonks le sussurrasse a me lettore, quelle cose, e mi ha dato un pochino le stesse impressioni che mi dà la seconda persona: interpella me lettrice in primis, instaura con me un dialogo che mi porta dentro il testo e a vivere insieme al personaggio gli stessi tormenti suoi. Ecco, ho avuto questa stessa impressione, eppure l’hai realizzata con una prima persona. Ma ci hai giocato benissimo, e anche al di là delle mie mere preferenze di narratore, quello che mi ha fatto innamorare qui è stato che fosse il tipo di narratore che meglio si adattasse alla tua idea: sembrava cucito su di essa, e ora faticherei a trovare la stessa bellezza rileggendo con un altro narratore (uno normale si chiederebbe perché dovrei mai farlo, ma non domandiamocelo), perché mi sembrerebbe sempre mancare un qualcosa, un guizzo di vita – che viene via via a spegnersi – e intimità che la tua Tonks riesce invece a esprimere con la sua voce. C’è vita, ed è quasi paradossale, perché saremmo oltre la vita stessa, ma lei è Tonks, e se qualcuno lì potrebbe portarsi un guizzo di vitalità quella è lei (e anche per questo ho amato la scelta di lei come tuo narratore: cioè, è perfetta. Lei porrebbe quelle domande a Remus, lei direbbe quelle cose, lei farebbe quei pensieri. È lei, punto), e c’è intimità perché è con Remus, che parla, e fin qui ok, ma anche perché abbiamo varcato il velo, ci si lascia ogni pudore, ritrosia, alle spalle, e si accetta questo nuovo essere/non-essere. Ecco, accettare. Questo anche ho visto (e ora non c’entra più con lo stile e sono un po’ saltata di palo in frasca, ma abbi pazienza), accettazione. Di incredulità, per tutte queste anime vicine che si legano in un cerchio e si intrecciano, ce ne è ben poca, perché la comprensione che è accettazione arriva e avvolge tutto, e loro si accettano e pian piano si fondono uno nell’altro, col perdersi dei contorni. Mi è piaciuto moltissimo come hai intrecciato queste ombre, il flusso di amore che le percorre e le lega e segna per ciascuno i due amori che lo hanno segnato. E sono amori diversi, per entità, per importanza, per profondità, perché non tutti ricambiati… non lo so, io ti ammiro tantissimo, perché è una cosa che, quando mi sono messa lì e ho analizzato bene, mi ha lasciata senza fiato.
[Non curva mai, Remus, perché non curva mai? C’è solo una curva, mi hai detto una volta, quella tra i vivi e i morti, poi si procede dritto, sempre dritto, dritto e basta.] Questa frase mi ha fatto impazzire, e qui devo recuperare una cosa che ho lasciato fuori della voce: è “semplice”, nel senso che è diretta, è un lessico medio – perfetto per Tonks –, eppure quanta profondità c’è dentro e che frasi meravigliose e profondissime ricami con queste parole che scegli, le ammanti tutte di un senso nuovo.
 
Non credo di aver detto tutto tutto, ma non so nemmeno se riuscirei a dirtelo tutto quello che vorrei. Però posso dirti che nemmeno a rileggere a distanza di tempo smette di affascinarmi e convincermi, questa storia, e lascia sempre la stessa ammirazione della primissima volta. grazie di averla scritta e condivisa, e scusa per questo sbrodolamento di parole, spero ci sia un briciolo di senso da qualche parte.
 
Un abbraccio, ammiratissimo,
Maqry
 
Ps: si è capito che l’ho amata?

Recensore Master
09/02/21, ore 17:53

Ciao!
Ci ho messo troppo, decisamente troppo tempo, ma finalmente sono riuscita ad approdare qui. E, santo cielo, sono senza parole: questa storia è bellissima, è davvero bellissima, e sono tanto felice che tu abbia deciso di buttarti e di esplorare questo mondo che è un rettilineo infinito, senza curve e senza cerchi, perché non si torna mai indietro.
Davvero, io ora vorrei davvero essere capace di sedermi qui e di analizzare con calma ogni riga, perché credo che questa storia sia un susseguirsi di dettagli precisissimi che vanno poi a fondersi in un insieme straordinario, fatto di rimandi e citazioni, di concetti densissimi espressi con uno stile onirico e particolarmente efficace in questo contesto. Vorrei davvero saperlo fare, ma mi trovo davanti a questa storia come davanti alla poesia: emozionata, e incapace di dare una forma razionale a ciò che provo, al,a forza delle immagini che hai saputo rendere.
Però, davvero, sappi che ho apprezzato davvero, davvero tanto questo tuo approccio più "istintivo" alla scrittura (so che non è questo il termine giusto, non è questo il modo in cui vorrei definire questa storia, ma non trovo un altro termine). Ho avuto l'impressione (e se sto straparlando e fraintendendo tutto, ti prego di perdonarmi) che con questa storia (che pure è estremamente curata) tu ti sia un po' lasciata andare, prendendoti la libertà di giocare con la forma senza preoccuparti di ricondurre tutto a una spiegazione razionale "immediatamente intuibile". C'è, la solidità di fondo che tiene tutto unito e dà un senso a tutto innegabilmente c'è, ma è nascosta sotto uno strato di prosa poetica molto viva, che apre la coscienza e la lascia fluire liberamente.

Questa è una storia assolutamente struggente: e non solo perché il contesto, per forza di cose, riporta alla fine di Remus e Tonks: paradossalmente, il fatto che siano morti non mi ha quasi fatto male, perché c'è un distacco dalla vita e dalle cose terrene tale da porsi porprio su un diverso piano. Ma la voce di Tonks, in questo collquio/monologo dove Remus non interviene mai, se non con la sua mera presenza che non può mai restare da sola, ha proprio un tono emotivo intensissimo e struggente. È struggente nel suo riconoscere che qusta strada è dritta, sempe dritta, non c'è nessuna curva, ed è maliconico e dolorosissimo nel riconoscere quel cerchio di ombre (mi verrebbe da dire di fantasmi, ma data l'ambientazione non credo sia il termine migliore possibile) che non possono mai andarsene. Perché questo dimostra quanto il passato sia sempre presente, come cammini sempre accanto a noi, anche quando pensiamo di essere soli con l'unica persona che abbiamo scelto. Non lo so, mi ha dato proprio l'impressione di una resa dei conti, quando si capisce che la persona che abbiamo accanto è quella che è proprio perché cammina accanto al fantasma del proprio passato. E c'è una sorta di rassegnazione in questo, perché in fondo è così per entrambi (e forse lo è per tutti, perché se loro formano un cerchio, è anche vero che questo potrebbe essere solo un anello di una catena più ampia), e non lo so, mi hai lasciato addosso una malinconia immensa.
Davvero, una storia bellissima, che forse si discosta da ciò che sei solita scrivere, ma che non fa altro che confermare, nel caso ce ne fosse bisogno, tutto il tuo talento.
A presto!

Recensore Master
27/01/21, ore 17:09

Questa storia è pura poesia, e meriterebbe una recensione migliore di quella che posso offrirti al momento. Sì, perché sto recensendo a caldo, avendo appena finito di leggere, neanche un attimo fa, e sono troppo scossa dalla bellezza di questa storia, dal modo assolutamente nuovo in cui hai scritto (sì, è moooolto diverso dal tuo solito, seppure c'è la tua bravura, quella sempre e innegabile). Ma so anche che se non recensisco adesso, a mente fredda resterò paralizzata, la bellezza e il ricordo della bellezza mi incuteranno paura e non recensirò più, o lo farei chissà quando racimolo un po' di coraggio. Mi conosco. Ed ecco che ti becchi queste parole, vuote, stordite, perché voglio assolutamente dirti che ho adorato questa storia.
E qui parte il primo complimento. Perché ho adorato il fatto che questa storia si ispiri a quella di blackjessamine, storia che per altro venero, e che se anche tu non avessi citato la storia tra le note, atmosfera e riferimento erano talmente forti che io non avrei potuto ignorarli. E comunque, penso che la bellezza, il primo strato di bellezza di questa storia, sia racchiuso proprio nel modo in cui sa fluire in quel mondo creato da jessie, pur conservando una sua unicità. Ciò che voglio dire è che hai piegato il tuo stile facendolo aderire, secondo me, un pochino a quello della storia di jessie: lo vedo nell'intangibilità dell'atmosfera, lo percepisco da questo senso di "onirico" dato da metafore e da un lessico immaginifico (riflessi di ombre diverse accanto alle nostre), sono immagini semplici, un lessico semplice, immediato che ferisce per la potenza disarmante e "animosaa" che suscita; lo individuo anche in questo stile "ripetivo", circolare se vogliamo, fatto di una cucitura sintattica che avanza di due passi e ne torna indietro uno, c'è questa ripresa dei concetti e delle immagini, che dà proprio il senso di una curva e che avevo già riscontrato nella storia che a cui ti ispiri.
Ma c'è anche la differenza, l'unicità. E questo lo trovo innanzitutto nella scelta della prima persona, una prima persona che è profonda, evocativa, eppure in qualche modo ha saputo ricordarmi l'atteggiamento, la "parlata" di Tonks. Sì, perché il tono cui cui questa prima persona parla è dolce, struggente, innamorato e disperato allo stesso tempo, è la voce di chi si lascia cadere tra le braccia dell'amore e del dolore, (io ho sempre visto in questa coppia molto Shakespeare, ho le visioni, perdonami) è una voce determinata, una voce "testarda" e molto ironica, una voce che si sa autocriticare con leggerezza, di chi non si prende troppo sul serio pur dimostrando una tenacia e una forza encomiabili. E' una voce dolce, scherzosa, mesta, indipendente anche, una voce che dice "ho paura e comunque te l'avevo detto", e non so se riesco a spiegarmi. Tonks è il tipo di personaggio che sconvolge e si sconvolge, si sorprende con poco, e la sua curiosità e l'innocenza con cui si avvicina al fuoco la rendono quasi un personaggio tenero, da voler difendere - ed è questo un po' l'atteggiamento che Remus tiene con lei - e il modo in cui dice "Non curva mai, Remus, perché non curva mai?" assume la potenza di tutto questo; mentre dopo, quando parla di questa ombre, di questi riflessi che camminano sul margine del rettilineo, io ho visto la consapevolezza e la decisione che la muovono anche dopo che Remus l'ha più volte rifiutata. Insomma, non so più neanche dove volevo andare a parare, però quello che voglio dire è che la voce di Tonks mi è parsa molto IC, e se in prima battuta non mi aveva convinto proprio per il taglio evocativo che assume lo stile, penso che il ritmo e il tono e questa espressività che poi arriva e che fluisce nel testo fino alla fine l'abbiano saputa davvero rendere e mostrare. Espressioni come "ci pensi?" o "è buffo, non vedi?" l'hanno caratterizzata alla grande.
E di Remus ho amato quel " il tuo sorriso assume quell’inclinazione di lutto che ho sempre conosciuto su di te" perché credo lo rappresenta davvero benissimo. Remus ha sempre camminato con addosso un sudario grigio, un peso che lo ha sempre incurvato, mitigato nel suo modo di interagire e presentarsi, molta della sua pacatezza è dovuta al dolore attraverso cui passano le sue parole e i suoi sorrisi. E niente quest'immagine è perfetta e l'ha racchiuso con mezza pennellata. Wow, complimenti.
E c'è qualcosa di disarmante nella frase "E accanto alla cerva serpentina lo sai che ce n’è un’altra, e accanto all’altra cerva un cervo com’è sempre stato, e accanto al cervo il cane, e accanto al cane…" E qui io davvero non so se ce la faccio a spiegarmi. A parte che il concetto che ognuno veda accanto a sé la persona che più ha amato, e all'altro fianco l'ombra della persona che ha amato prima o poco meno o allo stesso modo ma in un tempo più lontano, un tempo che lascia malinconia ma anche dolcezza e che resta parte di lui, o da cui è stata amata lo trovo di una bellezza unica, una verità che non fa poi tanto male se mostrata con questo grado di accettazione. Ecco, nella frase che ho riportato sopra c'è nascosta una grande e terribile verità, che solo con la "vecchiaia" si può affrontare con dolore stemperato. Tonks quella vecchiaia la consuma alla sua morte, e davanti alla morte guardare in faccia quella verità e pur camminare in quella sorta di "bugia" che bugia non è... non è poi così sbagliato o terribile. E la verità dice che "ama Remus, ma ha amato anche Sev, e Rem non ha mai smesso di amare Sirius e..." (e possibile che a un certo punto io abbia visto un riferimento a Charlie?????? amo, spero e amo) E che quegli amori non ci cancellano, sono esistiti, le le loro ombre vivono, si allungano, si intrecciano, creano un gioco di prospettiva sul rettilinea, curvando non la strada ma il loro essere, espandendo la loro coscienza al di là del margine. Al di là della curva, facendola breve, non c'è spazio per la gelosia o il risentimento e l'insicurezza. Oltre la curva c'è una strada per ognuno di noi, e questa strada non lascia fuori nulla di ciò che c'è appartenuto da vivi. La pace che si conquista non ha nulla a che fare con una "soluzione" o con la "cancellazione" di una persona o un evento, ma è un processo catartico, di accettazione, di serenità.
"Io che sono mille colori, e anche duemila, e li perdo tutti pian piano, mentre cammino." -> Quei colori, che in qualche modo si sono susseguiti e che per lasciare spazio a ogni nuovo colore, quello precedente doveva sparire, oltre la curva si perdono, si perde questa separazione, si sfumano i contorni. Tonks perde la concezione di una vita divisa in fase e la accoglie tutta. Ed è bellissimo il finale, perché in quella globalizzazione, lei e Remus sbiadiscono, perché forse anche loro sono stati solo una fase. Si appartengono e si apparterranno sempre, ma appartengono anche ad altri, ed ecco che i margini sfumano dentro altri margini... e io sto sbavando e blaterando, scusami!
Il finale, ma in realtà tutta la storia (dall'inizio più "concreto" dove le coscienze erano ancora imbevute di quelle sensazioni ed emozioni da vivi, passando dal corpo centrale dove ancora vige un riflesso di paura di questa verità, fino alla fine, dove la voce di Tonks affronta l'accettazione con curiosità, con divertimento, con un guizzo di sorpresa) mi è sembrato che musicalmente accompagnasse questa coscienza mentre si dissolve, torna a essere tutto. In qualche modo è sembrato di vedere diventare la percezione unica di Tonks polvere di stelle.
Il titolo è bellissimo e questa storia è stupenda, e io non ho idea se si è capito, ma l'ho amata alla follia. E' pura poesia, è una tale profondità di pensiero, mostra un'anima talmente aperta, pura, che avvolge tutto che mi ha straziato e sconvolto. E' bellissima, davvero. Scusa per tutta sta confusione.
A presto!