Eccomi.
Era solo questione di tempo prima che succedesse, e ora ne abbiamo purtroppo la conferma: il Bishop non se ne è rimasto con le mani in mano, e ha continuato la ricerca per conto suo. Ha deciso di fargliela pagare cara e non si fermerà finché non avrà le dita strette intorno al collo della sua preda. Ancora una volta tra lui e il Werwolf è una partita a scacchi, una corsa contro il tempo, e chi arriva primo vince tutto.
Chi sarà, stavolta, il primo a raggiungere l'obiettivo?
Intanto, von Knobelsdorff arriva a casa, ma niente è come si sarebbe aspettato: i festeggiamenti lo annoiano, si sente a disagio in quella che dovrebbe essere l'atmosfera in cui è cresciuto, il tanto agognato Pour le Mérite gli sembra ora un inutile orpello.
Uno potrebbe dire che è stata l'esperienza col Werwolf a cambiarlo, ma io penso che gli abbia soltanto fatto conoscere con più chiarezza la sua vera natura: lui è fatto per l'azione e per il combattimento, non per godersi i trionfi in mezzo a gente che non ha provato l'ebbrezza della battaglia, senza conoscerne il rischio e l'essenza dell'essere soldati.
E in questo si fa strada anche il Männerbund, che lui ha rifuggito, ma che continua a tormentare la sua mente.
Ho come l'impressione che tra lui e il Werwolf sia successo qualcosa da cui ormai non si può più tornare indietro, e l'affresco di Fetonte secondo me è un monito per il futuro più che un'allegoria del passato: deve osare, salire su quel cocchio e dimostrarsi in grado di saperlo gestire, piuttosto che continuare a fuggire nel timore di essere abbattuto dalla folgore.
Scusa per il pippone, e complimenti anche per questo capitolo.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo! (Recensione modificata il 21/06/2021 - 02:00 pm) |