Recensioni per
Invincibile è il tempo
di Queen of Superficial

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
06/03/21, ore 12:56

Devi immaginarmi seduta in una vasca da bagno piena d'acqua fredda, col cellulare attaccato agli occhi che mi brucia le diottrie.
Devi immaginarmi così, piccola, che non divoro le tue parole, ma le degusto, trattenendo un groppo in gola che tutt'ora non vuole saperne di sciogliersi. 
Quanto spesso può capitare di sentirti così spiegata? E no, non nel senso di esplicata, - che comunque è una parola orribile, se chiedi a me - ma proprio nel senso di spiegata come una vela, una tovaglia a quadretti che poi si adagia, un po' remissiva ai capricci di un vento di primavera, su un prato fiorito. C'è il sole, in questa storia, e mi chiedo speranzosa se posso diventare umile suddito del Regno delle lucertole. 
E' difficile dire quello che sento. Non si fa congelare in un istante, in una manciata di grafemi che per puro caso hanno valore semantico; e questo di base perché non sono un freezer, e non sono capace di coprire di una patina di ghiaccio le cose. Come ti dicevo giorni fa, c'è un fuoco doloroso e implacabile, sotto i miei vestiti, e a volte emette un tale fumo che non si vede nulla, e mi rende di 
Ed è qui che arrivi tu, benedetta Imperatrice marsigliese, con un pugnale dall'elsa incastonata di gemme preziose, e apri un po' di buchi, piccole incisioni che sul momento fanno un po' Male, ma quando il bruciore passa fanno Bene. (Niall Williams è colpa tua se adesso penso con le maiuscole)
Aria, prego, un po' d'aria fresca. 
Non ho niente di particolarmente acuto o poetico da dire, e non ho nemmeno un'oncia di saggezza per dirti che forse ho capito il perché (Walt, Walt... Walt era uno a posto. Analista di dati per una grossa banca internazionale, l’aveva conquistata con una sequela incessante di piccole attenzioni; però non le aveva mai fatto montare una libreria in casa propria.), ma voglio avere un briciolo di presunzione, oggi, finché aspetto che mia mamma scaldi il ragù di salsiccia per il pranzo (poi ritorno al mio posto, perché il ragù di salsiccia è un po' la livella di cui parlava Totò, altro che la morte): voglio avere questi pochi di cc di presunzione, inventarmeli, perlomeno, e dirti che ti vedo. Ti capisco; anche quando usi parole come apotropaico, e quando mi citi poesie di autori che non conosco, ti capisco. 
Mi hai trovata tazza di té e mi hai reso lo scolapasta più felice del mondo. Anche più capito, che forse è meglio che essere felici.  
E volevo anche dirti che il ruolo d'ufficio che ti è stato assegnato lo stai ricomprendo egregiamente (perfettamente no, perché ho deciso che è un aggettivo da bandire, nel Paese delle Meraviglie.)
E niente. 

I've got one hand in my pocket, and the other one's giving a high five.

Ti voglio il bene che si vuole alle Fate Madrine, ai cantautori, alla pasta ripiena, alle sere d'estate, alle sigarette che uno vuole fumare ma non può. 
Ti bacio.
Tua,
Y. (o A., quello che preferisci)