Valutazione per il contest "Storie alfabetiche"
Grammatica e stile: 4.9/10 (grammatica: 3.4/5 + stile: 1.5/5)
Il titolo va sempre inserito nella storia (non basta che sia nello specchietto) -0.2
Ripensai alle giornate trascorse con lui, a tutti i maestosi palazzi a cui passammo accanto e che a malapena notai, incantata dal suo sguardo sornione e dalla sua parlata sicura. -> Le giornate sono precedenti rispetto alla narrazione, quindi “a cui eravamo passati accanto”, “avevo a malapena notato” -1 per entrambi i verbi.
"Zero rimpianti, non lo rimpiangerai." assicurai a me stessa -> Non ci vuole il punto se il discorso diretto è retto da un verbo. -0.2
Ho davvero voglia di insistere con la storiella della Magia Romana? -> Non ci vuole la maiuscola per Magia Romana. L’avrei enfatizzato in altro modo: con un corsivo, oppure con delle virgolette. La maiuscola è grammaticalmente non corretta. -0.2
A livello stilistico, purtroppo il mio voto è molto basso ma non vuole essere una stroncatura totale: spero che le mie spiegazioni unitamente ai miei consigli possano servirti da base di miglioramento (perché, come vedrai, il miglioramento è attuabile).
La scrittura è molto semplice, il che di per sé non è un problema. Uno stile assume infatti un significato solo se in accordo alla storia che racconta e, qui, come prospettiva di pensieri di una ragazza in prima persona sia la punteggiatura non varia (è presente di fatto solo la virgola, a parte un due punti) sia l’abbondanza dei puntini di sospensione sia infine il lessico semplice si accordano con questo punto di vista. L’unica cosa che stona un pochino forse sono i punti di sospensione che, pur andando bene, sono comunque eccessivi anche perché si concentrano tutti nella seconda parte del testo. Comunque sono scelte che si rivelano corrette e coerenti, quindi non ho nulla da obiettare.
A stonare sono invece due elementi che adesso ti illustro. Il primo riguarda l’andare a capo a ogni singola frase (tranne che per N e O che sono invece consecutive). Nel bando avevo specificato che non si dovesse per forza fare così, ma era qualcosa da gestire liberamente. La tua scelta, ecco, non mi pare particolarmente vincente perché disarticola eccessivamente i pensieri e rende troppo spezzata la narrazione. Specialmente questo risulta problematico qui:
"Ancora un altro passo.
Brava, guarda solo davanti a te.
Continua a camminare e non voltarti, mantieni lo sguardo fisso sulla tua meta: binario 21."
La decisione di mettere all’interno delle virgolette le tre frasi ma andare a capo ogni volta è qualcosa che non credo funzioni. Il consiglio che ti offrirei è quello di eliminare l’andare a capo, oppure lasciare le frasi nettamente separate ma marcando in modo diverso il fatto che sono parole pronunciate tra sé e sé dalla protagonista, eliminando le virgolette.
L’altro elemento, significativamente più grave, è la scelta della prima persona al passato remoto. Di nuovo, ci tengo a dire che non si tratta di una mia preferenza personale e che ogni voce narrante può essere legittima; quello che critico è invece la mancata corrispondenza in questo caso proprio tra la storia e la scelta stilistica. Il tuo racconto vuole essere quello di una storia che davanti al lettore si dipana frase dopo frase, di una decisione sospesa che resta tale fino alla fine… la scelta di un passato remoto, però, rallenta l’immediatezza e rende meno d’impatto questo aspetto di “imprevedibilità” proprio perché coerentemente alla doppia impostazione la protagonista quando racconta già sa cosa ha deciso alla fine. Da un punto di vista concreto, poi, questa decisione influisce in alcune parti creando momenti confusi:
Forse non sarei mai dovuta venire a Roma -> La ragazza sta partendo nella narrazione ma quando racconta si trova in uno spazio temporale lontano quindi con “venire” anticipi cosa succederà, cioè il non lasciare Roma. La scelta del verbo “venire” e non “andare” alla fine risulta corretta, ma solo a posteriori.
lontana per sempre da questa meravigliosa favola dal gusto antico e romantico... -> altra spia anticipatoria: questa e non quella.
Ti riporto poi altri appunti stilistici che non funzionano:
Ho davvero voglia di insistere con la storiella della Magia Romana? ->qui c’è uno slittamento temporale secondo troppo ardito. Passi improvvisamente per la prima volta al presente. Ho preferito non segnalarlo in grammatica perché credo sia un pensiero della protagonista nel tempo in cui racconta, ma messo così stona.
Grattai distrattamente la mia spalla sinistra, dove il vestito in tulle mi faceva irritazione, ma chi cercavo di prendere in giro? -> Non c’è nessun nesso logico tra l’irritazione della spalla e la successiva riflessione sul prende in giro.
Infine alcune ripetizioni troppo ravvicinate:
- Mentre camminavo verso il binario 21, mi resi conto di quanto fossi nauseata dall'idea di tornare alla mia quotidianità.
Non era più possibile per me tornare alla vita di prima
- mentre il cuore mi stava esplodendo nel petto e dovetti tenere a bada il principio di un lieve attacco di panico.
"Zero rimpianti, non lo rimpiangerai." assicurai a me stessa mentre il treno usciva / la struttura in “mentre”
Ancora nei dialoghi:
"Idiota, sei un idiota..."
"Zero rimpianti, non lo rimpiangerai." -> Qui nelle parti parlate a se stesse la ripetizione la trovo indicata, però dato che i momenti di dialogo tra se e se sono questi due e contengono due ripetizioni mi sembra un pochino ridondante.
Ecco che allora l’effetto è quello di una lettura leggermente confusa per la spia di alcune parole che sembrano inizialmente fuori posto, oltre che di un rallentamento e di una poca scorrevolezza. In sostanza, credo che la prima persona al passato sia stata una scelta davvero poco felice per il tipo di racconto e ti suggerisco, invece, di riscriverla con un’altra voce narrante (prima persona presente, terza persona passato remoto, oppure addirittura sperimentare una seconda persona presente) e verificare da te la correttezza o meno di cosa ti dico.
Titolo: 3/3
Il titolo funziona. È eco alla nota canzone e suona bene, trovandosi doppiamente coerente con la storia (sia per l’ambientazione di Roma, sia come monito alla protagonista). Niente da obiettare, anche soggettivamente ho apprezzato la tua scelta.
Trama e personaggi: 7/10
Purtroppo, questo è l’altro tasto dolente della tua storia. Inizio con il dire che i personaggi (la protagonista e lo spettro del ragazzo romano) sono delineati a sufficienza nello spazio della breve flash: di lei ci tratteggi la sua vita di prima, come si è ritrovata davanti al treno e qual è la sua situazione interiore di fronte alla scelta. Riguardo alla scelta in sé, non ho sentito la mancanza di due alternative effettive (fino alla fine lei sembra intenzionata unicamente a partire, seppure a malincuore): la svolta di restare diventa così una scelta solo dettata dal sentimento e dall’istinto, che proprio le impedisce di saltare sul treno e dire addio alla Magia Romana che ha scoperto. Sul personaggio e la sua coerenza non ho nessuna critica da avanzare. Anzi, mi ha ricordato una novella di James Joyce, Eveline: in questa novella la protagonista deve partire ma all’improvviso percepisce una sensazione che la costringe proprio sul posto impedendole di muoversi. Ecco, ho percepito un po’ il retrogusto della stagnation joyceana ed è una cosa tutta a tuo favore.
Il problema si crea, invece, nella trama e nella sua impostazione. Non si avvertono buchi, c’è un inizio, precise coordinate e una risoluzione finale che si chiude al punto giusto, tuttavia arrivando al finale quel colpo di scena mi ha un attimo perplessa, tanto da non capire immediatamente che lei non era difatti partita. Questo non perché la decisione finale non risulta possibile o coerente con la protagonista o perché stona nel complesso, ma per altri due punti. La prima – che incide in maniera leggera – è la mancanza di un riferimento a una ragione per restare. Mi spiego meglio: anche en passant avrei voluto vedere contemplata brevissimamente questa possibilità e non perché la decisione appare poi assurda, ma perché mi sono chiesta: ma per cosa resta? Insomma, con il ragazzo c’è una possibilità di un futuro? Questo incide poco e potrebbe essere solo una mia sensazione quella di una mancanza, però penso che un minimo cenno in questo senso sarebbe stato preferibile.
Quello che invece mi sembra oggettivo è piuttosto, nuovamente, la scelta stilistica. In voce “stile” ti ho spiegato come non ho trovato la prima persona passato coerente perché rallenta il ritmo e l’immediatezza, introducendo anche “spie spoiler” che possono confondere. Qui, invece, punto il dito su come questa scelta si riflette negativamente a livello di resa della trama. Scrivere in prima persona al passato significa concretamente che la voce narrante sa già cosa succede in futuro, è onnisciente rispetto alla sua propria vita e a cosa è successo. L’impostazione a flusso di pensieri viene a cozzare con quello che invece è il meccanismo del ricordo, ma soprattutto si crea uno scollamento tra la persona reale che racconta di sé e la persona narrata. Non c’è nessun aggancio a questa persona che esiste ora e senza questo aggancio viene a perdersi il motivo della scelta. La prima persona passata si sarebbe sposata con la trama con espressioni che rimandavano anche al presente, per sempre “adesso invece”, “in quel momento non potevo sapere…”… oppure meglio ancora con una cornice, inserendo cioè il racconto all’interno di un’ottica di dove si trova la protagonista adesso, del motivo per cui inizia a ricordare.
È proprio questo aggancio che manca, è l’assenza di una cornice o un’integrazione tra la sé che narra e la sé vive che rende la trama in qualche modo confusa. Spero di essermi spiegata bene e, anche qui, ti suggerisco di riprovare a raccontare la stessa identica storia come contenuto e successione di eventi ma con un’altra impostazione.
Svolgimento traccia: 8.5/10
Premetto che mi dispiace ripetere cose già dette in precedenza, ma c’è un’interdipendenza forte tra scelte stilistiche e resa a livello di traccia, come puoi intuire. Nuovamente a non convincermi è il frequentissimo andare a capo che non è molto funzionale e la lettera H con quella ripresa al presente che stona con il passato remoto che domina la narrazione. Riguardando la struttura generale e l’inizio della frase finiscono per essere relative anche alla traccia stessa.
Queste note a parte, però, ho apprezzato come nessuna delle altre lettere sia forzata e che gli inizi siano sempre piuttosto vari come termini scelti, oltre al fatto che nessuna frase si sarebbe dovuta “interrompere” prima. Riducendo la separazione grafica tra le frasi, si noterebbe poco la scelta di ritmo alfabetico. Funziona, tra l’altro, anche la lettera Z, che hai fatto molto bene a inserire nel dialogo e a rendere con un’espressione usata e declinata in senso categorico: “zero rimpianti”.
Totale: 23.4/33 |