Recensioni per
La Mattanza
di Il Maiale

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
29/04/21, ore 23:10
Cap. 1:

I
PRIMO POSTO, CON UN TOTALE DI 52,5/55
La Mattanza, di Il Maiale/WodkaEiffel

Grammatica e Stile: 7,75/10 (media tra 6,5/10 di g. e 9/10 di s.)
La grammatica è generalmente corretta, ma sono presenti diversi errori di battitura e distrazione dovuti probabilmente al fatto che hai consegnato all’ultimo, e non hai quindi avuto tempo per rileggere la storia a mente fredda.
“un’enorme peso” – “un enorme”, peso è maschile -0,20
“il cappelli” – “il cappello” -0,10
“per qualche minuti” – “per qualche minuto” -0,10
“arrivare il punto” – “arrivare al punto” -0,20
“rivolgergli a lui” – “rivolgerli a lui”, ti riferisci agli occhi -0,20
“che assassinarono mio padre” – “assassinassero” tuttavia la sottrazione di punteggio non è completa perché potresti averlo scritto coerentemente con la mancanza d’istruzione del personaggio che parla (se è questo il caso, avresti dovuto indicarlo in una nota). Inoltre, in inglese entrambi i tempi verbali si esprimono allo stesso modo, con il past simple -0,50
“quello sguardo” – manca il punto -0,10
“saremmo troppi” – “saremo troppi” -1,00
“casa del signore” – “Signore” -0,10
“leccandoli” – “leccandosi” -0,10
“uomo di guarda” – “guardia” -0,10
“Si erano detto” – “Si erano detti” -0,10
“compre” – “compere” -0,10
“in lontana” – “in lontananza” -0,10
“Signor Delancy io qui…” – manca la virgola dopo il vocativo -0,20
“Dì” – “Di’” -0,20
“california” – “California” -0,10
Non ho trovato altri errori. Il punteggio assegnato alla grammatica è quindi 6,5/10

Così come la grammatica, anche nel parametro stilistico ho trovato cose che non mi hanno convinto del tutto, anche se in questo caso si tratta di aspetti davvero marginali e che, come puoi vedere, non hanno influito molto sull’esito della valutazione. Inizierò il commento a questo parametro proprio con i punti che ho trovato più fuori fuoco, ma ci tengo a precisare fin da ora che ho apprezzato tantissimo lo stile in cui è scritta la storia per un semplice motivo, ovvero che hai adottato una scrittura perfetta per questo tipo di racconto, ma approfondirò in seguito questa osservazione.
Innanzitutto ho trovato qualche ripetizione: te ne segnalo un paio che mi sono segnato, ma anche qui credo si sia trattato soltanto della fretta, e che con un’ulteriore rilettura le avresti trovate senza alcun problema. In ogni caso, in un testo così lungo è praticamente normale che qualche refuso scappi, per cui durante la lettura non ne sono risultato particolarmente infastidito nonostante il mio annoso problema con le ripetizioni localizzate in righe contigue.
“resto” / “resto”
“solo quello” / ”solo immaginato”
Il secondo aspetto riguarda la tua scelta di andare a capo piuttosto frequentemente, che ha dato un aspetto leggermente frammentario alla lettura: sinceramente durante la lettura non sempre l’ho notato, visto il mio grande coinvolgimenti negli eventi narrati (soprattutto in corrispondenza delle due sequenze finali!), ma trovo che questa scelta in alcuni punti ti abbia penalizzata: in particolare, trovo che i passaggi in cui sei andata a capo dopo poche parole per enfatizzare un climax o un concetto particolare, che ho trovato stupendi e sempre sul pezzo, ne siano risultati un po’ indeboliti, in quanto non sono riusciti a emergere del tutto.
Ritornando invece sul discorso di prima, lo stile che hai adottato è proprio del tipo che preferisco per storie più lunghe di una flash, ovvero molto “narrativo”: la prosa è infatti arricchita da immagini molto interessanti, ma mai in modo ingombrante (com’è giusto che sia in un racconto western, è la cruda realtà ad avere uno spazio privilegiato all’interno della narrazione), e in generale il tono si mantiene lineare e scarno al punto giusto: niente manca, e niente è di troppo, mai.
Ho apprezzato moltissimo la suddivisione in paragrafi titolati, mi ha ricordato la struttura di quei vecchi film “a episodi collegati” e mi ha incuriosito fin dal principio, dando precise indicazioni che altrimenti, se inserite all’interno della prosa, sarebbero un po’ risultate fuori luogo, vista la focalizzazione interna (che invece è stata perfettamente rispettata). Anche i dialoghi mi sono risultati molto naturali, tesi al punto giusto, viste le sfumature thriller del racconto, ma mai irrealistici o improbabili.
Un’ultima nota: ho amato alla follia l’espressione “raccontandosi e narrandosi”; trovo che abbia una sfumatura di significato bellissima, come se il protagonista volesse dare un’interpretazione della realtà diversa da quella effettiva, piegandola al suo modo di vedere le cose, proprio per come accade per le leggende folkloristiche.

Trama e Originalità: 9,75/10
Partendo dall’originalità, devo dire che una piccola detrazione si rende necessaria vista la quantità di cliché del genere western inseriti all’interno della storia, come tu stessa hai ammesso nelle note (il prete pedofilo, il cowboy omosessuale, i padri violenti e tutto il resto. Poi, per quanto mi riguarda, io amo i racconti con queste caratteristiche, ma il gradimento personale dev’essere tenuto fuori dalla valutazione degli altri parametri). Tuttavia ho apprezzato lo sforzo di dare nuova vita a questi luoghi comuni, introducendo spunti a mio parere molto interessanti grazie a oculati parallelismi: ne sono esempi il rapporto giovanile tra Vicky e lo Sceriffo, rovinato da quel bacio che mai sarebbe dovuto accadere, che viene paragonato a quello fraterno tra John e Kyle, oppure il diverso atteggiamento che i due personaggi principali hanno avuto nei confronti del loro genitore violento.
La trama di per sé è molto solida: come ho già detto in precedenza è riuscita a tenermi attaccato allo schermo (ed erano le 11 di sera, ora a cui solitamente ho il cervello più che spento, e rileggendo al mattino la storia, a mente fresca, la situazione non è per nulla cambiata, il che è indicatore di un ottimo lavoro di strutturazione dell’intreccio) fino alla conclusione. Non è facile condensare una storia thriller/noir nello spazio ridotto di una oneshot, soprattutto se ciò che si vuole ricercare è l’effetto sorpresa, in quanto il rischio di incorrere in situazioni banali o “già viste” è molto elevato quando si ha uno spazio di manovra ridotto. Tuttavia, sei stata molto attenta a non caderci: le morti di animali associate a quelle di umani non sono un elemento innovativo in termini assoluti, ma ho trovato veramente geniale l’idea di prendere la mattanza del bestiame come “prova generale” della serie di omicidi!
Il finale poi, è stato davvero incredibile: come approfondirò poi nel parametro del gradimento personale, avevo le idee abbastanza chiare su chi fossero i responsabili delle aggressioni. Eppure, non appena si è verificato l’omicidio del prete (anche qui, l’ho colto subito che non era esattamente integerrimo, la descrizione non lasciava proprio spazio a fraintendimenti), io sono letteralmente saltato sulla sedia, non me lo sarei mai e poi mai aspettato. E in un racconto di questo genere non avrei potuto chiedere di meglio di un effetto sorpresa doppio come questo: doppio perché non solo mi hai sorpreso, ma non mi aspettavo di essere sorpreso dalla conclusione del racconto, proprio per niente. La scena finale del treno, poi, è stata bellissima anch’essa, perfettamente in linea con le atmosfere del racconto: l’ultimo dialogo ha racchiuso la vera essenza dell’intera storia, tirandone le fila e richiamandone tutti i temi portanti, e l’ultima frase ha lasciato delle sfumature quasi dark, davvero ottimali per una storia come questa in cui è stato proprio l’elemento della serialità del male, a tenere la scena.

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Da questo punto di vista hai fatto un lavoro davvero ineccepibile, sotto ogni punto di vista. In particolare, ho apprezzato la costruzione degli archi narrativi dei diversi personaggi, che, in un modo diverso l’uno dall’altro, giungono a ognuno al proprio compimento. Partendo dal protagonista, Victor, ho apprezzato molto la sua crescente consapevolezza, relativa non solo al suo presente, ma anche e soprattutto al suo passato: fin dai primi accenni a “ciò che successe” si poteva intuire l’evoluzione e la seguente rottura del suo rapporto giovanile con lo sceriffo Wyatt, tuttavia, credo proprio che all’inizio del racconto egli stesso non sarebbe mai stato in grado di affrontare direttamene la questione come invece ha fatto alla fine (seppur parzialmente), non solo con l’amico ma nemmeno con se stesso. In un certo senso, il compito di stilare una sua analisi me l’ha già tolto John nel dialogo conclusivo, e direi che più preciso di così non avrei mai potuto essere.
Passando invece proprio a John, sono rimasto abbastanza in dubbio su come capirlo, e soprattutto come valutarlo umanamente e letterariamente: sicuramente non spicca per originalità assoluta, così come gli altri elementi della storia che ho commentato nei parametri precedenti. Eppure, nel contesto descritto, egli ha assunto davvero un ruolo unico, più che fondamentale: non è un concetto facile da esprimere, e capisco che questo ragionamento possa essere abbastanza confuso (spero si capisca qualcosa!), ma in un certo senso, trovo quasi che la storia per come è strutturata non avrebbe nemmeno potuto esistere, senza di lui, e non certo perché gli omicidi sono la colonna portante di questa trama, ma soprattutto per il enorme impatto. In un certo senso, anche io come lettore mi sono sentito scrutato, perforato dai suoi sguardi taglienti, proprio come Vicky in ognuno dei dialoghi in cui i due sono stati contrapposti. A risaltare, qui, è stata l’attrazione mentale che tu stessa hai voluto sottolineare nelle note d’autore, e questa tensione ancora più forte di quella “da thriller” è ciò che, secondo me, ha reso così speciale questa storia. Complimenti, davvero, non posso dire nient’altro.

Bonus: 10/10
Contesto – Western: Il genere è stato centrato alla perfezione: non solo l’ambientazione è il Far West del XIX secolo, ma tutti gli elementi caratteristici, quasi stereotipici, del western sono stati riportati nella storia e descritti con attenzione: il saloon, il cacciatore di taglie, lo sceriffo in pose pensierose col cappello da cowboy… insomma, non potevo chiedere di più! 2,5/2,5
Sottogenere – Noir: Anche in questo caso hai rispettato alla perfezione le caratteristiche richieste dal genere noir, che si sono sposate molto bene col contesto western: il protagonista, VIcky, è indubbiamente un antieroe, e ho apprezzato moltissimo la sfumatura sinistra che hai voluto dare alle atmosfere più scure e agli omicidi, ponendo estrema enfasi sulla loro serialità e sui dettagli di volta in volta ripetuti dai killer. 2,5/2,5
Oggetto – Arma da taglio: La lama insanguinata trovata nel retro di casa Heart è stata sicuramente un elemento di svolta per la trama, in quanto ha portato all’arresto dei due colpevoli e, indirettamente, alla rivelazione della verità a Victor da parte di Johnny. Hai sicuramente valorizzato l’elemento nel modo giusto. 2,5/2,5
Luogo – Taverna: Ricordo che avevi avuto un paio di dubbi sull’utilizzo di questo prompt, ma il classico saloon da western, in cui è ambientata l’intera prima sequenza, corrisponde perfettamente alle caratteristiche che cercavo quando ho inserito questo elemento in lista. Ancora una volta, ho amato la tua capacità di caratterizzazione degli ambienti anche con pochissime parole a disposizione. 2,5/2,5

Titolo: 5/5
Se dovessi descrivere con una sola parola questo titolo, non potrei dire altro che “perfetto”. Prima di tutto, l’ho trovato estremamente aderente al contenuto della storia: già sarebbe stato sensato se collegato alla catena di omicidi, vista la sua serialità e la brutalità con cui essi sono stati compiuti, ma il contemporaneo massacro dei bovini uccisi dai ragazzi “per esercitarsi” gli ha attribuito ben altra caratura, arricchendo il termine “mattanza” del suo significato specifico di “uccisione in massa di bestiame”. Il parallelismo con gli uomini uccisi, poi, si verifica praticamente spontaneo.
Di questo titolo, inoltre, ho apprezzato moltissimo altri due aspetti: il primo è il fatto che è stato richiamato all’interno del testo, ed è una cosa che per me è sempre di grande importanza, soprattutto perché trovo che, in una storia più corposa come una oneshot, la ripresa del titolo indichi davvero la spannung, il punto focale dell’intera struttura. Infine, l’ho trovato adatto anche all’ambientazione in sé, ha fatto in modo che fin dalle prime righe si respirasse quell’aria di sangue e polvere che ha poi caratterizzato il racconto nel suo intero.

Gradimento Personale: 10/10
L’avrai capito anche leggendo la valutazione, non ho altro da dire se non ripeterti i miei complimenti più assoluti per l’ennesima volta. Ormai lo sanno anche i muri che in questo periodo ho una fissa incredibile per tutto ciò che riguardi il country/western, che si tratti di musica, film, o serie tv, per cui si sa che avrei apprezzato a prescindere, considerata anche la presenza del cowboy omosessuale che è tipo il mio guilty pleasure per eccellenza in ogni western che si rispetti XD
Tuttavia, a prescindere da questa mia passione per il contesto da te scelto e per i suoi cliché, è innegabile che la storia sia strutturata benissimo, comprensibili errori di battitura a parte: ti dirò che fin da subito avevo capito che John avesse ucciso il padre e che l’amico fosse il responsabile della morte del gestore del saloon, ma dall’omicidio del prete in poi sono veramente saltato sulla sedia, stavo morendo di sonno ma per nessun motivo avrei mai potuto mollare la storia a metà! Anche perché il collegamento con Dora, ripensandoci dopo, aveva tutto il senso del mondo, ed è proprio questo a rendere la struttura del racconto genialmente perfetta. E poi, il finale… mi ha lasciato di sasso, e con dei brividi che non hai idea. Semplicemente stupendo. Sarà banale da dire, ma sono felicissimo di aver tenuto la tua storia per ultima, e soprattutto che tu sia riuscita a consegnarla! Uno dei migliori regali che ho ricevuto per il mio diciottesimo compleanno, senza dubbio XD
Ancora una volta, ti ringrazio per aver partecipato e ti lascio sentiti complimenti!

Recensore Junior
29/04/21, ore 12:45
Cap. 1:

Ciao :) Congratulazioni!
Arrivo solo adesso a leggere questa storia.
Quello che mi è piaciuto di più del tuo racconto è la delineazione dei personaggi, anche la struttura del plot è molto bella. L'ambientazione storica è abbastanza accurata, forse la cosa che ho notato di più in relazione al contest è il fatto di aver definito bene la parte "noir" del genere e in un certo modo di aver descritto bene i ripensamenti del protagonista.

Recensore Master
27/03/21, ore 17:18
Cap. 1:

Ciao carissima,
ci sono stato, a Bodie. Adesso è una città fantasma, per cui l'ho trovata adattissima all'atmosfera della tua storia.
Il cacciatore di taglie arriva nella cittadina e subito coglie qualcosa che non va, un non detto, qualcosa di sotterraneo. La gente è silenziosa, le cose non vanno come dovrebbero andare.
Hai reso molto bene questa situazione di inquietudine, così come hai creato dei bellissimi personaggi, che si scoprono pian piano, col susseguirsi delle scene, con la verità che man mano comincia a emergere dalla nebbia.
Io ho un debole per le ambientazioni western-noir, come questa, e la tua storia da questo punto di vista (anche dagli altri, ovviamente^^) è riuscitissima. I dialoghi con il ragazzino sono assolutamente inquietanti, così come le interazioni fra i vari personaggi, piene di sottintesi, di particolari che si colgono uno dopo l'altro.
Insomma, una bellissima storia, complimenti e in bocca al lupo per il contest!

Recensore Master
27/03/21, ore 06:43
Cap. 1:

Buongiorno,
anche questa volta ci hai mostrato quanto sei in gamba!
Questa opera l'ho ritenuta inusuale, in un certo senso, per te. Non mi sarei mai aspettato di trovarti qui.
Invece ci sei e hai fatto un ottimo lavoro.
Mi ero abituato ai tuoi personaggi estremi e spregiudicati, ai loro problemi mostrati senza tanti fronzoli. Qui invece hai giocato sul bilico, sulla lama del rasoio, come si suol dire. E' come se l'intero racconto, nel suo sottofondo di crudeltà e spietatezza, sia stabile su un equilibrio impossibile da cambiare.
e' dura dover sopportare soprusi. E' ingiusto. Si può capire la rabbia e il nervoso, ma uccidere ahimè è davvero eccessivo.
Tuttavia questi ragazzi hanno appunto trovato un loro equilibrio così. John ha seminato il seme del male, ed ecco che in altri cuori germina e viene custodito.