Recensione premio per il primo posto al contest "Animali fantastici e come trovare l'ispirazione
Ciao, Marti, buon pomeriggio!
Non so bene da dove partire con questa recensione, potrebbe uscire un po' uno sclero, ma voglio provare a essere professionale e quindi andrò in ordine in modo abbastanza schematico.
Allooooora.
Il titolo (e l'intro): come posso non apprezzarli da lettrice e amante della Saga dell'Attraversaspecchi? Il rimando a quella scena è immediato, e se il titolo da solo potrebbe (forse) lasciare il dubbio di una coincidenza, questo viene spazzato via dall'estratto riportato nell'intro.
Citazione a parte, lo trovo anche molto adatto alla storia, dato che le cinquantasei (o cinquantasette?) cicatrici di Alastor sono un elemento molto importante nella storia.
La tua grammatica è sempre molto buona e sai quanto apprezzo il tuo stile; ti segnalo una frase che mi ha lasciata in dubbio: "non ebbe cuore di ricordarle quanto la sua cucina facesse schifo e dubitasse seriamente in un miglioramento nel corso di quegli anni." Messo così, sembra che il soggetto di dubitasse sia lo stesso di facesse schifo, ovvero "la cucina". Ovviamente a senso si intuisce perfettamente che il reale soggetto è Alastor, ma credo che sarebbe meglio eliminare ogni possibilità d'equivoco.
"Tonda e bassa e bruttina lo era sempre stata, ma pareva inalterata nel tempo. E la bruttezza che non invecchia è una specie di bellezza."
Questa frase la cito semplicemente perché mi ha STESA, invece. Io non ce la faccio. Il romanticismo di Alastor è su un altro pianeta :") Doll sa quanto è fortunata?
Ma forse lo sa, perché in fondo è tornata. Anche se sono passati dieci anni e lui è un ammasso quasi informe di cicatrici. Anche se in realtà non vuole vederle, queste cicatrici che sono parte di lui, però vorrebbe volerlo ed è tornata, il che è già qualcosa sicuramente. E Alastor sa riconoscere quando è sincera, e quindi lo capisce – e io mi sciolgo.
È molto bello, a proposito, come evidenzi sempre (nelle piccole cose, uno potrebbe quasi perderselo) il modo in cui Alastor la osserva anche nei dettagli e la conosce: mi ha colpita ad esempio la frase in cui constata che non è cambiata quasi per nulla, se non per due rughe d'espressione, e dalle rughe passa al modo in cui sorride Doll e al fatto che quei sorrisi gli occhi non li raggiungano mai.
E la scena delle cicatrici... ARGH. Io sono un po' tonta, temo, perché con Ofelia in testa ci stavo anche credendo che lei volesse vederle e chissà, magari anche qui ci sarebbe stato lo stesso epilogo, pensavo. Invece no, ed è molto meglio e più realistico, adatto a loro, così.
Ammetto di aver riso quando Doll afferma di avere anche lei delle cicatrici e mostra, potrei quasi definirla orgogliosa, il graffio del suo gatto Taffy. Ho riso, però quanto è tenera la scena finale ??
Mi ha sorpresa e mi è piaciuto tantissimo il modo in cui hai giocato con la scena a cui ti sei ispirata: adesso le cicatrici di Alastor sono cinquantasette, perché in onore (diciamo così) di Doll considera tale anche il graffio inflittogli dalla sua palla di pelo. E Doll – ma tu davvero vuoi farmi definire "tenera" Dolores Umbridge? Insomma!
Uff, però lo è davvero, tenera a suo modo nello studiare la mano ferita di recente e nello scoprire cinque cicatrici più antiche. Cicatrici di cui non chiede nulla, ma tu ci dici che forse ci sarà un giorno.
Ho solo una domanda: i gattacci di cui parla alla fine sono Taffy e Dolores stessa? O sono più in generale i gatti di Doll? 👀
E niente, molto carina questa Dolastor; sono curiosissima per il seguito cui accenni nelle note, adesso!
Secondo me hai fatto un ottimo lavoro nello sfruttare il prompt e la scena dell'Attraversaspecchi. Alastor dev'essere stato un giovane un sacco alto e biondo!
Scemenze a parte, complimenti, Marti, ci sentiamo presto!
Mari |