Eccomi qua.^^
Ho riletto questa storia da poco e mi fa piacere, adesso che ho del tempo libero, sottolineare alcune cose di cui penso di non averti mai parlato.
Non perché non le avessi notate -ho bevuto ogni parola di questa storia come farebbe un assetato-, ma perché nel mare di cose belle che tu hai descritto, sono passate un po' in secondo piano anche se in realtà meritavano di essere messe in luce, per quanto sono significative e ben scritte.
Il primo punto che vorrei segnalare è il ricordo riguardante Zackley: di una precisione e vividezza straordinari. Non solo sono riuscita a vederlo, ma grazie all'uso che fai del registro del personaggio sono riuscita a sentire anche la sua voce, le pause. Per non parlare della genialità dei contenuti.
Un altro punto che adoro è quel ricordo sfocato e onirico che dai della madre di Levi, che non risulta visivo, ma sensoriale, e riporta indietro a sensazioni che Levi conosce, ma che sono rimaste sopite negli anni e che solo la febbre riporta a galla.
L'altra parte su cui vorrei soffermarmi è quella dove Hange chiarisce che nemmeno lei, secondo le regole della loro società, avrebbe dovuto saper leggere: una scena profonda, intelligente e ben scritta -ho adorato l'empatia di Hange in quella scena- che porta alla luce tutto il lavoro che è stato fatto dietro le quinte di questa ff. ^^
Infine vorrei spendere ancora qualche parola sul pov di Levi -e sai che adoro sempre, SEMPRE, i tuoi pov-, ma questo in particolare l'ho trovato davvero elaborato: quello che mi ha colpito sono le emozioni che Levi trasmette attraverso i suoi pensieri in relazione, alle persone che lo circondano.
Quando la ff si apre, abbiamo un pov scocciato, nervoso anche indispettito dalla presenza di Moblit che Levi considera un "tirapiedi idiota" e che ha il pessimo tempismo di entrare nella stanza nei momenti meno opportuni. Questa sensazione, nella mia percezione, muta nel momento in cui Moblit esce e Levi rimane solo con Erwin: diventa più calmo, leggermente confuso, ma quel sigillo che ritorna alla mente di Levi e nemmeno lui si spiega il perché, mi ha dato la sensazione che inconsciamente Levi si senta in un "botte di ferro" tra le mani di Erwin.
Questa sensazione si addolcisce ancor di più nella parte successiva, quando il suo stato di salute peggiora e nella sua mente confusa subentra il ricorda di Kuchel e del bagno che lei gli faceva da bambino: è un parallelo struggente che richiama il fatto che in quel momento, nelle mani di Erwin, Levi è fragile quanto lo era nella sua prima infanzia, ma anche al sicuro da tutto.
La sensazione diventa amarezza solo alla fine della scena, quando senza ragione si convince di essere di nuovo destinato al sottosuolo.
La parte in cui arriva Hange, secondo me è altrettanto significativa: Erwin prende le sue parti, quando lei interviene per portarlo in infermeria e mitiga il fastidio che a Levi provoca la sua presenza; lo fa per tutto il tempo ed è una parte che ho adorato, perché senza di lui la sopportazione di Levi sarebbe finita presto e invece attraverso il suo pov ci mostri la potenza dell'ascendente di Erwin su di lui.
Sulla parte finale comunque si sente un'apertura anche verso di lei, basata sull'empatia che gli mostra quando scopre che non sa leggere e sulla stima che Levi percepisce in lei nei confronti di Erwin. In questo frangente Erwin fa da pernio tra loro due.
Niente.
Ribadisco che mi è piaciuta tantissimo e che merita veramente un posto di rilievo non solo per i contenuti, approfonditi e mai scontati, ma anche a livello di scrittura.
Un abbraccio, Joy. |