“Senti Priscilla, è una spiaggia e non il deserto e al massimo puoi essere la regina di ‘sto cazzo. Vieni qui e dacci una mano" <-- Parto col dire che questa è la battuta TOP della storia. Ho riso troppo, soprattutto per il fatto che Priscilla, nel film, è il furgone.
La storia si divide in tre grandi blocchi narrativi: l'inizio e il viaggio, la scena al mare e la serata. Per questo divido un attimo la recensione in tre parti, per poterli analizzare al meglio.
Primo blocco:
L'incipit non è convincente. Il fatto che si apra con un nome, senza neanche qualche dettaglio sul personaggio, è una soluzione pigra che si affida al fatto che il lettore sta leggendo una fanfiction e quindi già conosce i personaggi. Poco ci viene detto anche degli altri: solo Naruto, nel corso della storia, ha una descrizione vera e propria del suo aspetto "out of drag", fatta dal punto di vista di Sasuke. Ora, è un espediente comune nelle fanfiction e universalmente accettato, ma non riesco a considerarla una cosa buona. La scrittura è fatta di immagini trasmesse, di gesti, di interazioni e affidarsi a una preconoscenza è, a livello tecnico, sbagliato. Avrei voluto che durante il testo ci fossero dei dettagli sull'aspetto fisico che emergessero via via, non la loro completa assenza.
L'inizio in sé, però, funziona. Quattro drag queen squattrinate, che muoiono per il caldo e che grazie a un lavoro riescono ad andare al mare, è una buona traccia da cui partire e carica di aspettative per la parte successiva. Ci si chiede dove voglia andare a parare l'autrice e si viene convinti a continuare la lettura. Anche la descrizione di alcuni dettagli, come il portachiavi di Suigetsu, fa supporre una storia particolareggiata e interessante.
Secondo blocco:
Cominciano le noti dolenti dopo un'apertura spettacolare. La scena in spiaggia è un manualetto di definizioni queer, assurde se si pensa al contesto: sono tutti ragazzi queer, perfettamente inseriti nell'ambiente LGBT+, tanto da lavorarci, che si conoscono da anni, addirittura convivono. Che si diano tra loro spiegazioni da "wikipedia" sulla propria espressione di genere o sessualità è ridicolo. Si sente che è l'autrice che vuole dare queste informazioni al lettore - e prova a farlo anche attraverso le interazioni, quindi apprezzo il tentativo - ma si perde nelle definizioni e non riesce a trovare un espediente funzionale (un bambino impiccione, un'amica etero che è stata trascinata lì dall'amica lesbica... qualcosa che giustifichi l'ignoranza di chi ascolta quelle spiegazioni). Ci si aspetta che succeda qualcosa, ma questo non accade e cominciano a esserci dei dubbi su dove l'autrice voglia andare a parare con tutte quelle informazioni. Un guaio durante la serata? Qualcosa che non funziona? Un bullo omofobo che - da bravo incosciente - va in una spiaggia gay a far casino? Insomma, il sovrabbondare di definizioni lascia intendere che a qualcosa debbano servire.
Terzo blocco:
Questo è il punto dolente di tutta la storia: qualsiasi aspettativa viene disattesa, perché non succede niente. Belle le descrizioni degli outfit drag, si vede che l'autrice si è informata sull'ambiente, ma dov'è l'azione? A cosa sono serviti i blocchi di premessa? La narrazione - di qualsiasi storia - richiede conflitto per avanzare. Il primo conflitto che i nostri protagonisti incontrano è quello di non poter andare in vacanza per questioni economiche. Risolto questo, ne va posto un altro che sia la conseguenza del primo (bagagli lasciati a casa, serata che va male, uno di loro che si ammala e viene sostituito da un gambero lesso... qualsiasi cosa) e più difficile da superare, e così via, fino ad arrivare alla fase di scioglimento e conclusione.
Ecco: il conflitto non c'è. Non c'è per tutta la storia, perché la serata va liscia come l'olio - e il lettore non ha neanche una descrizione dello spettacolo, che sarebbe stata più che gradita - e i nostri eroi ripartono felici e contenti. Forse per la fretta, forse per altro, ma questa storia è strutturalmente sbagliata. Non è una storia, perché manca di qualsiasi tipo di svolgimento: sono solo delle scene in ordine consequenziale che non portano da nessuna parte in effettiva e che lasciano con l'amaro in bocca, perché poteva essere davvero una buona storia, fresca, spiritosa e leggera, completamente estiva. Così non è stato.
Per quanto riguarda la grammatica: la punteggiatura è da rivedere. Ci sono virgole usate in maniera molto arbitraria e altre che sostituiscono qualsiasi altro segno di punteggiatura che non sia il punto; errori di battitura; parole inglesi e onomatopee scritte male (lacefront, non luce front; Ehi, non Hey, ecc.); ripetizioni. Una rilettura avrebbe fatto molto bene al testo.
Un'altra nota: i dialoghi. Artefatti, poco distinguibili tra un personaggio e l'altro. Hanno tutti la stessa voce, sia che parli Sai, o Sasuke, o Suigetsu, o Naruto. Una maggiore differenziazione avrebbe dato un po' di personalità in più ai protagonisti. Il punto qua non è che l'autrice non è capace di creare dialoghi accattivanti (la battuta su Priscilla ne è l'esempio), ma non c'è stato il coraggio, o la volontà di giocare e rischiarsela con la cultura pop fino in fondo.
Prompt estivo azzeccato in pieno, prompt Pride/LGBT+ presente ma penalizzato dallo svolgimento. Magari concentrarsi solo sulle drag, senza focalizzarsi su tutte le espressioni sessuali e di genere dei personaggi avrebbe dato un impatto maggiore. (Recensione modificata il 22/10/2021 - 07:19 pm) |