Recensioni per
Qualcosa per cui morire
di Asmodeus

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
29/11/21, ore 09:39

Valutazione del contest "Muoiono entrambi, alla fine"
Terzo posto

 
Titolo: 3/3

Il titolo mi è piaciuto molto, calzante ma non scontato. In italiano ma non eccessivamente lungo, né monoparola. Insomma, per me rispecchia anche in toto il tema della tua storia e il modo in cui hai trattato il personaggio di Finnick Odair.


Grammatica e stile: 8.5/10

Non ho trovato alcun errore di battitura, né di grammatica, e in questo reputo il tuo lavoro molto pulito e molto ben fatto.
Per quanto riguarda lo stile devo farti solo un paio di annotazioni: una è puramente di tipo estetico e non ha influito sulla valutazione, se non simbolicamente. Vedendo la storia da telefono è abbastanza leggibile, ma da pc risultano molto molto attaccate le frasi l’una e all’altra, e mi ha dato un senso di horror vacui che mi ha portato a copiare la storia su word per poterla valutare al meglio. Avrei creato più paragrafi, o semplicemente magari lavorato sull’impaginazione inserendo una sorta di stacco tra una linea e l’altra! Ma appunto, è un fattore puramente estetico e un “consiglio” per agevolare la lettura a chi bazzica sul tuo profilo!
In secondo luogo, non ho storto il naso di fronte alla prima persona, perché l’ho trovata funzionale e calzante rispetto alla narrazione. Però, in certi punti, ho trovato che sia stato un ottimo espediente per far raccontare al pov narrante, quindi ho trovato molto “detto” e poco quel gioco di show don’t tell che magari altri stili di scrittura rendono più congeniale. Anche il dialogo con Jackson, per quanto funzionale alla trama, l’ho visto come molto “manualistico”, molto da spiegazione professore alunno, più che un dialogo calzante e informale tra due compagni d’armi.
Però, dall’altro lato, mi è piaciuto stare nella testa di Finnick Odair, soprattutto nella parte finale, decisamente la migliore di tutta la storia sia a livello stilistico che di pathos. Infatti, non ho trovato per niente pesante la scelta di rendere in corsivo i pensieri, i ricordi di Finnick prima di morire. Li hai sottolineati, li hai resi centrali, e la compostezza che per tutta la storia abbiamo visto nel personaggio, cade anche a livello “stilistico”. Non so se mi spiego. Durante tutta la narrazione, Finnick oltre a essere il protagonista è il perfetto narratore, ci narra, ci spiega, ci descrive. Verso la fine, quando perde di lucidità e sente la voglia di sopravvivere, ti sei “sciolto” un po’ riguardo allo stile, più emotivo, più libero, come in quel momento era anche Finnick. Meno controllato. Non so se è un’interpretazione corretta, ma mi è parso così e l’ho apprezzato molto!

IC dei personaggi: 10/10

In altre storie di questo contest ho criticato il fatto che il personaggio non entrasse un po’ nel pallone all’idea di morire. In questo caso non mi sento per niente di farlo, proprio per il contesto (difficile, ma in questo caso anche furbo) in cui hai deciso di ambientare la storia. Infatti, Finnick muore rassegnato anche nel canon. Non che volesse morire, ma signori, è una guerra. Sapevano di essere in guerra, sapevano il pericolo di stare sottoterra, Finnick lo sapeva. In più, con il sistema degli orologi e di Moriture, ma soprattutto essendo stato due volte nell’arena, aveva già provato svariate volte quella paura di essere quasi alla fine della vita. Quindi, questo fattore non ha intaccato l’IC.

Ho trovato IC, che nonostante le premesse di questa rassegnazione, Finnick tenti di lottare fino all’ultimo, anche solo per avere dignità nella morte. Da questo punto di vista, ti devo ringraziare: Suzanne Collins ha dedicato una banale riga alla morte di questo stupendo personaggio, e la tua storia ha dato a lui e alla sua dipartita il valore che si merita. Per questo ho amato la concentrazione su di lui, anche attraverso la prima persona che stilisticamente può essere un problema.

In conclusione, penso che il parametro sull’IC sia pienamente rispettato. Bravo!


Resa e coerenza del meccanismo di Death Cast: 9/10


Allora. Penso che il fandom di Hunger Games fosse davvero tosto da adattare a questo meccanismo, quindi ero spaventata e curiosa all’approcciarmi a questa storia. Devo dire che il risultato è più che buono, quasi ottimo! C’è tutto: l’orologio dato ai 14 anni, l’avviso a tutti coloro che muoiono, l’ansia costante di vedere quell’aggeggio vibrare sul tuo polso e nel polso di chi ami. È qualcosa che arriva dall’alto, un sistema approvato, come gli Hunger Games. Ha addirittura un nome: Moriture. Secondo me è perfetto. Però, c’è un però, c’è un passaggio che non mi ha convinta del tutto. Ora te lo riporto:

“Se tu sapessi che tanto non morirai oggi, cosa ti vieta di affrontare in maniera più… rilassata i Giochi?” le domando, provando a farle capire la malvagità di Snow.
“Gli Hunger Games sono uno spettacolo, prima di tutto, e devono divertire chi li guarda. Per questo ai Tributi non viene mai concessa troppa calma, ma sono sempre messi alla prova e spinti a uccidersi nelle maniere più spettacolari e sanguinose”.
Jackson sembra aver finalmente compreso il punto, e pare sufficientemente inorridita da aver dimenticato ogni paura relativa al loro destino.
“Se invece pensate tutti di morire entro la sera successiva, lo spettacolo è assicurato, giusto?” abbozza.


Allora, ammetto di aver trovato pressocchè geniale il giochetto psicologico attuato da Snow. Ma non sono del tutto sicura di concordare con le implicazioni. Prima di tutto, nel nostro mondo probabilmente se sapessimo che stiamo per morire reagiremmo in due modi opposti: cercando di proteggerci in tutti i modi, o facendo tutto quello che non abbiamo mai fatto (anche in maniera un po’ folle e non lucida). All’interno degli Hunger Games, ci possono essere diversi modi di reagire.
Secondo me, o scappare dall’altra parte dell’arena cercando di proteggersi il più possibile dal mare di sangue della Cornucopia. O abbracciare un’arrendevolezza e farsi letteralmente ammazzare, con nessuna volontà di vittoria. Perché tanto, negli Hunger Games vince solo uno. Muoiono tutti gli altri. Se so che non sarò io a vincere, e che morirò nel primo giorno, perché lottare?

Quindi, per me, questo sistema rischierebbe di risultare controproducente a Snow, più che volto allo spettacolo! Però, nonostante io sia convinta di questo, mi rendo conto che sia anche una questione di interpretazione psicologica, e trovando comunque geniale l’espediente degli orologi all’interno dell’arena, non ho voluto penalizzarti troppo!

Finale: 7/7

Riguardo al finale, l’ho già decantato nella parte dello stile. Ottimo finale, soprattutto perché l’ho sentito molto più efficace del resto della storia. Non che non lo fosse, sia chiaro, ma arriva molto più dritto al cuore, lo stritola. Finnick, che fino ad allora si è dimostrato coraggioso nell’affrontare la morte, cede qui alla parte più umana. E lo trovo fortemente credibile.
Insomma, non mi ripeto, ottimo!


Totale: 37.5/40

Recensore Master
05/11/21, ore 20:10

Ciao Asmodeus, sto curiosando su tutte le storie partecipanti al contest (perché ho amato l'idea, oltre che il romanzo!) e devo ammettere che la tua era forse quella che mi incuriosiva di più, per via del fandom scelto.
Non era facile, infatti, conciliare Hunger Games (e l'imprevedebilità della morte sottesa all'idea dell'uccidersi a vicenda) con il meccanismo del Death-Cast, ma qui, attraverso la ricostruzione puntuale di Finnick nella conversazione con Jackson, aggiri abilmente l'ostacolo: il death-cast, qui legato a dei braccialetti, semplicemente non funziona nell'arena. E, anzi, i partecipanti sono anche più crudelmente torturati proprio attraverso il sistema. La morte, per Finnick (come per Jackson) arriva nel modo canonico, con l'aggiunta delle riflessioni indotte dal sistema e dalle considerazioni sulla morte che, dunque, assumono una sfumatura di significato in più.
Una cosa che ho apprezzato davvero molto è la scelta di chiamare il programma Morituri, con un termine latino, coerente a tutto l'impianto terminologico della saga.
Hai creato una storia interessante, ti faccio i miei complimenti e un in bocca  al lupo!
Alal prossima:)

Recensore Master
03/11/21, ore 20:43

Eccomi qua, in arrivo dal link che hai appena postato in discussione invece di studiare come dovrei, perché proprio non posso fare a meno di ficcanasare nelle storie dei miei colleghi di contest
E wow! Ti sei scelto un fandom bello difficile da far coincidere con il tema del contest: Hunger Games è così fortemente impregnato di morte che aggiungere una regola a questo fenomeno non può che alterare drammaticamente il world building
Mi è piaciuto che tu abbia fatto spiegare il tutto a Finnick, con la sua particolare prospettiva che gli viene dall'essere sopravvissuto per ben due volte all'arena. Ormai ha fatto pace con l'idea di morire, e sa che vuole dare il tutto per tutto per coloro che ama e per chi verrà dopo di lui, anche se non riesco a togliermi la convinzione che, almeno un pochino, credesse di sfangarla anche questa volta e solo quando gli altri hanno iniziato a morire ha accettato il tutto per davvero
La lucidità analitica con cui racconta il tutto poi non fa altro che amplificare questo senso di accettazione: come se, non avendo più un futuro a cui pensare, sia cristallizzato nel presente, e ne riesca a carpire ogni dettaglio
In pratica hai reso ancora più straziante una delle scene più strazianti della saga, complimenti
Nota di merito per Jackson, che funziona perfettamente come "mezzo" per mostrare come il deathcast esista anche fuori da Panem, e come la vita sia diversa senza il pericolo costante della Mietitura a colorare ogni ambito della propria esistenza
E anche per la scelta del nome del programma! Funziona benissimo con gli altri rimandi che il testo fa alla cultura dell'Antica Roma, e suona al contempo minaccioso e solenne, davvero perfetto
Bene, ora devo tornare a studiare, ma complimenti!
E buona fortuna anche a te per il contest :)

Alsha