Recensioni per
La piccola comunista che non sorrideva mai
di Gaia Bessie

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/02/22, ore 11:58

I
PRIMO POSTO, CON UN TOTALE DI 48,1/50
La piccola comunista che non sorrideva mai, di BessieB

Grammatica e Stile: 9,6/10 (media tra 9,7/10 di g. e 9,5/10 di s.)
La grammatica è quasi perfetta.
“al mio paese” – “Paese” -0,20
“non so” – doppia spaziatura –0,10

Passando invece allo stile, noto che ti sei mantenuta sugli stessi toni che hai usato in molte delle altre tue storie che ho letto. Ho ritrovato infatti molte caratteristiche della tua prosa, che in una costruzione estremamente introspettiva come questa ci sono state davvero benissimo: come esempi posso citarti il che posto a fine frase, i periodi ricchi di subordinate e coordinate grazie alla punteggiatura precisa ed espressiva, le figure retoriche (in particolare, l’ipallage “cocci rossi di ricordi” mi è piaciuta moltissimo, anche se forse si è distaccata un po’ troppo dal tono generale dell’introduzione – tuttavia, grazie all’associazione col bianco e il nero delle fotografie, l’immagine riesce a inserirsi molto bene nel paragrafo).
Ti segnalo solo una cosa che mi ha lasciato dubbioso anche sotto il punto di vista grammaticale, ma che non necessariamente costituisce un errore, secondo me:
“…ma, Mosca 1980, non gliel’ha restituita nessuno”
Non è completamente corretto scrivere il nome dell’Olimpiade in un inciso, in quanto il soggetto è necessario al fine di comprendere la frase. Credo di tratti di un’imprecisione nell’uso espressivo della punteggiatura, ma è una cosa che accade due o tre volte nel testo e mi è parso giusto segnalartelo.
A parte questa piccolissima nota, la veste stilistica della storia mi è piaciuta da morire: sei riuscita ad essere emotiva nei punti giusti, proprio quando i ricordi della protagonista si facevano più intensi, e più secca in altri passaggi, creando dei bellissimi contrasti. Inoltre, ho trovato davvero molto originale la scelta di scrivere il racconto in una forma particolare, a metà tra una lettera al marito e a un dialogo svolto con la personificazione stessa della ginnastica. Infine, anche il lessico mi ha convinto: molto ordinato e coerente, sempre sul punto sui termini specifici relativi alla ginnastica artistica (anche nelle note, davvero chiare e ben curate), di livello più alto quando necessario. Davvero complimenti.
Per le piccole imprecisioni riportate prima assegno un punteggio di 9,5/10, da mediare con il parametro grammaticale.

Trama e Originalità: 10/10
Ti dirò la verità: non ho ancora capito se il racconto è tratto da una storia vera oppure no (propendo per la seconda opzione, visto che altrimenti sono sicuro l’avresti indicato nelle note, ma per una buona metà sono stato convinto che Ekaterina sia esistita davvero). A prescindere dall’effettiva esistenza di questo personaggio o meno, però, la storia è assolutamente verosimile: sicuramente ce ne saranno state di analoghe, a partire proprio da quella di Elena Mukhina, ma modificando i dettagli e l’ambientazione hai potuto rendere il tuo personaggio unico. Già l’ambientare la storia nell’ambito della ginnastica artistica è stato estremamente originale per EFP, ma la scelta che mi ha colpito maggiomente è stata quella di far avere l’incidente alla protagonista quando ancora era lontana dal successo: era stata molto vicina a viverlo, ma alla fine l’aveva solamente potuto sperare o vedere in televisione, impersonato dalla Comaneci. Questo ha dato una carica drammatica ancora più grande alla storia, permettendoti di espandere il flusso dei pensieri di Ekaterina in una direzione ancor più ricca di rimpianti e occasioni perse. Ciò è ovviamente andato a riflettersi nel rapporto con la nipote, su cui la nonna/prozia ha proiettato tutte le proprie aspirazioni, rassegnandosi infine solo parzialmente alla rinuncia fatta dalla ragazza alla ginnastica professionale. Infine, anche la sottotrama del rapporto con Petar mi è piaciuta molto, in quanto è riuscita a mostrare un altro lato della protagonista oltre alla ginnastica (sebbene le due figure, il marito e lo sport, siano a tratti quasi indistinguibili), in cui forse le è meno difficili lasciar trasparire un velo di fragilità.
In conclusione, mi viene spontaneo descrivere il racconto come una “autobiografia indiretta” molto intima e tormentata, ma che è comunque in grado di giungere a un punto di risoluzione di fronte alla prospettiva della morte imminente.

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Parto subito col dire che anche da questo punto di vista ha svolto tutto alla perfezione. Ad avermi letteralmente affascinato, in questo caso, è stata la costruzione del flusso introspettivo, che mi ha convinto per originalità e, sarà la ventesima volta che lo ripeto, intensità emotiva. Ekaterina non è di per sé un personaggio originale, non è certo questo il primo racconto dedicato ai rimpianti e ai sogni di qualcuno distrutti da una fatalità. Eppure, in questo caso ho davvero percepito quel “qualcosa in più” che hai ottimamente inserito nell’insieme grazie alla struttura del testo come lunga e implicita lettera che Ekaterina scrive: a sé, al marito, alla ginnastica, alla sé del passato, alla nipote. I destinatari variano quasi da una riga con l’altra, ma i pensieri e le emozioni che trasmetti restano sempre gli stessi. Anche tecnicamente, il personaggio protagonista è ottimamente costruito, coerente nella propria evoluzione (che in questo caso consiste con l’elaborazione del dolore mai compiuta). Ad avermi coinvolto ancora di più è stato però il racconto che Ekaterina fa di Petar, su cui hai sì detto tutto, ma avrei voluto sapere di più: la dinamica della sua psicologia, i sensi di colpa che l’hanno portato a stare una vita intera a fianco di una moglie rimasta ancorata al passato, il rapporto segreto e ormai stanco persino con l’amante… e tutto emerge nello splendido dialogo tra i due coniugi, l’unico punto della storia ad avermi sinceramente sorpreso: non avevo idea di come avrebbe reagito Ekaterina al tradimento (nonostante fosse chiaro che una sfuriata non sarebbe mai potuta essere compatibile con il suo carattere), e soprattutto cosa Petar avesse scelto di fare una volta scoperto: e inaspettatamente la loro vita è proseguita come prima, forse per abitudine, forse per l’impossibilità di entrambi di rifarsi una vita visto il poco tempo rimasto, forse perché quella caduta li ha uniti indissolubilmente, ancor più dell’amore ormai svanito e di tutti gli anni precedenti.
Infine c’è Aleksandra, la perfetta proiezione dei sogni di Ekaterina che, tuttavia, non desidera inseguire: in un certo senso, mi è sembrata una perfetta metafora del rapporto tra la Bulgaria di ieri e quella di oggi, costrette a convivere nello stesso ambiente ma con una prospettiva diversa (i muri ricolorati della palestra, le uscite serali, le ambizioni private e non più patriottiche). Complimenti per questa vera eccellenza.

Bonus: 9/10
Genere – Drammatico: Assolutamente sì, il genere principale della tua storia è il drammatico: sia per i fatti in sé, sia per come le vicende sono raccontate. Fin dalle prime righe ho colto il riferimento alla vicenda umana della Mukhina, che già conoscevo (l’ho scoperta proprio quest’estate in occasione delle Olimpiadi), e che ho ovviamente avuto piacere di ritrovare. I sentimenti della protagonista sono intensi lungo l’intera narrazione, raggiungendo picchi di emozione non indifferenti, e restando permeati da un’aura di negatività anche quando la fase peggiore sembra ormai passata. Davvero benissimo. 2/2
Prompt – Fuoco: Il prompt è l’unico elemento a non avermi convinto del tutto: ci sono sì dei riferimenti a delle foto bruciate nel caminetto della memoria (che ho trovato molto secondari) e soprattutto al fuoco interiore provato dalle ginnaste nei momenti di maggiore agonismo, ma arrivato alla fine della seconda lettura del testo devo ammettere che non li ricordavo, proprio non mi erano rimasti impressi, quasi come se non ci fossero. In ogni caso, il prompt è stato comunque inserito, anche se non sviluppato completamente. 1/2
Colore – Rosso: Il rosso è il colore dei regimi comunisti, e di conseguenza delle divise sportive delle rispettive squadre di ginnastica. Ho amato il confronto con il bianco e il nero delle cartoline fotografiche, prima, e poi il riferimento ai podi successivi ai trionfi della Comaneci. E infine ritorna il filo rosso, a unificare tutti i ricordi passati. 1/1
Luogo – Bulgaria: Il luogo in sé non è descritto nel dettaglio, ma è perfettamente identificabile: si nota perfettamente la situazione relativa allo sport nei regimi comunisti, alla rigida disciplina impartita alle atlete fin da giovanissime per portare gloria alla propria nazione, e anche il ruolo secondario della Bulgaria, che non ha mai avuto ginnaste di così grande successo e si è ritrovata subalterna anche nello sport. La tua protagonista esprime questi valori e contraddizioni alla perfezione. 2/2
Canzone – Don’t forget about us, Mariah Carey: Ho trovato l’utilizzo della canzone davvero molto bello, in particolar modo dal punto di vista dell’originalità. Sembrava scontato parlare di una relazione, davvero, non mi sarei aspettato nessun’altra interpretazione di questo testo, e invece sei riuscita davvero a sorprendermi. Già autonomamente avevo colto il riferimento alla ginnastica, e alle parole che la protagonista indirizza alla sé del passato, quando dal punto più alto della propria vita è caduta nel baratro. Inoltre, ho trovato veramente perfetta la divisione in sequenze del testo, come si allinea con il proseguimento della storia, e i piccoli richiami fatti anche all’interno della prosa alle citazioni. Ottimo lavoro! 3/3

Titolo: 5/5
Il titolo è tratto da un’altra opera, e generalmente questa non è una cosa che mi fa impazzire, ma qui… è perfetto, davvero, il tuo racconto ci è stato ricamato intorno alla perfezione. I riferimenti alla Comaneci e alla situazione delle ginnaste nei regimi comunisti abbondano, così come i continui (ma mai fuori luogo) richiami al sorriso di Ekaterina, così somigliante a quello di Nadia proprio per la sua assenza tranne che, ironicamente, nel momento in cui la sua carriera si è prematuramente conclusa. Inoltre, anche i richiami alle rare lacrime della protagonista mi sono piaciuti moltissimo, quasi a voler porre un confronto con questo sorriso sempre assente. Davvero un utilizzo azzeccato, geniale e originale, non posso definirlo in altro modo.

Gradimento Personale: 4,5/5
Sono stato leggermente dubbioso sul punteggio relativo a questa voce, in quanto la storia mi è piaciuta, e sono stato in grado di capire fino in fondo il dolore, i pensieri e i rimpianti della protagonista. Tuttavia, proprio per la struttura intima e particolare che le hai dato, non sempre sono riuscito a immedesimarmi alla perfezione, trovandomi un po’ perso nel flusso dei pensieri: citando la storia stessa, leggendola mi è sembrato quasi di provare dei momenti di “twisties”, in cui mi sono sentito disorientato, e non avevo idea di quali informazioni fossero già state dette e quali mi ero solo immaginato. Forse questo effetto era anche voluto, non so. Arrivato alla fine, tuttavia, sono riuscito ad avere un quadro tutto sommato completo, una comprensione generale del racconto, e tutte le parti che singolarmente mi erano piaciute molto hanno trovato un senso unitario. Non posso comunque fare a meno di assegnarti un punteggio molto alto, perché raramente trovo storie intense quanto le tue, e questa ne costituisce forse uno dei migliori esempi.
Infine, come nota a parte, volevo ringraziarti per esserti ispirata a una tua passione nella stesura della storia: si è davvero sentito, sia tra le righe, sia nella chiarezza e minuziosità delle note. Hai saputo interessarmi anche nei passaggi più tecnici, e non è certo una cosa da poco.

Recensore Master
03/12/21, ore 15:44

Ciao Gaia,
prima di passare a rispondere alla bellissima recensione che mi hai lasciato mi sembrava doveroso passare da una delle tue storie e cominciare a conoscerti come autrice.
Ora, io di ginnastica non ne so molto (le tue note finali mi sono state utilissime per comprendere meglio il tutto) ma avverto come un richiamo irresistibile per lo sport, soprattutto se genera grandi passioni e annega in una tempesta di rimpianti e sogni infranti. Forse sono un po’ masochista ma poco importa, quello che conta è che questa storia a me è piaciuta tantissimo.
Lo struggimento di questa persona, questa atleta, spezzata a metà non solo nel corpo ma anche nello spirito, è quasi un personaggio del racconto stesso. In quel mondo che, per colpa di un infinitesimo di attimo, le ha portato via tutto, solo i ricordi le permettono di vivere realmente perché nel suo presente ci sarà sempre quella sedia su cui è seduta a ricordarle il peso dei suoi sogni infranti, un peso talmente grande che non le permette di camminare senza soffrire nemmeno nei sogni. E il matrimonio non è per lei che un mero palliativo per aggrapparsi a quella vita che, nonostante tutto, va avanti e per lui è un’espiazione di quella colpa che avverte per non averla saputa proteggere, lui che l’avrebbe dovuta preparare al peggio, al non farla cadere. Per questo non c’è rabbia e, forse, nemmeno sorpresa quando scopre che il marito ha un’altra. Una relazione sentimentale non si può basare sui sensi di colpa e lei, lo sa, che non è Petar il suo grande amore, non le importa di non essere l’unica perché lui, per lei, è sempre stato il secondo.
Tuttavia quella caduta li unisce, forse, più del matrimonio stesso perché è vero che è stata la vita di lei a spezzarsi ma lo è altrettanto che lui vi abbia assistito a quel fatidico momento e il non riuscire a far nulla in certe situazioni rimane una frattura che resta impressa per sempre.
Anche lo spaccato relativo alla nipote è dolce-amaro (il fatto che la figlia la chiami zia mentre chiami il marito padre, mi ha fatto malissimo), perché la ragazza è brava e su di lei Ekaterina si ritrova a riversare tutte le sue speranze e c’è quella durezza che per essere grandi è fondamentale, solo l’io conta, non c’è tempo per i sorrisi, l’attimo in cui la concentrazione si perde può essere fatale. Ma, la verità, è che i nostri figli o, in questo caso, i nipoti non siamo noi e quando Ekaterina questo lo capisce fa una cosa che non avrebbe dovuto fare mai, dirle che è brava, e fra quelle lacrime finalmente comprende che per vivere deve farlo solo attraverso se stessa. Certo è che la vita non è film e non basta la consapevolezza di un attimo per cambiarci per sempre, sarebbe facile e meraviglioso se fosse così, perciò non mi ha stupito che le paure e i rimpianti si rifacciano largo dopo quel momento di speranza, in quel per sempre che, in realtà, dura solo una vita e, a volte, è solo chiudendo gli occhi che le nostre tempeste si placano.
Insomma, credo che sia il caso che anche io mi plachi, spero davvero di non aver fatto un macello con quello che volevi esprimere ma questo è quello che le tue righe mi hanno fatto provare. Ho un gran bel magone addosso ma ho davvero apprezzato tantissimo questa lettura.
Sono contenta di aver incrociato il tuo cammino.
Alla prossima
Cida

Recensore Veterano
23/11/21, ore 16:50

Ciao ^^
lo sai già ma devo scriverlo anche qui, ho aperto la pagina e quando ho letto il titolo sono morta dal ridere in un misto tra un "ma che cav?" e un "ma è un autobiografia?" XD Morta. vabbè.


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ok, è finito il momento felice del titolo.
Credo che tu abbia ragione quando dici che sai "solo" scrivere (non credo che tu sappia fare solo questo ma comunque, lo sai fare davvero bene). Sono rimasta molto sorpresa, perché nonostante io non conosca nulla della ginnastica, ne degli sport in generale perché sono negata (scusa), sei riuscita a trascinarmi perfettamente in questa os. c'è un dolore di fondo e un infinita malinconia in questa ginnastica che è tanto una parallela con la vita. ogni caduta un dolore, ogni salto un pericolo, ogni sogno che poi è stato infranto, ricadendo anche sulla vita privata, che poi tanto privata non è perché per la protagonista è tutto un groviglio di sentimenti ed emozioni, la ginnastica non è mai stata solo ginnastica. Può essere forse la metafora perfetta di come anche la cosa che ami di più può arrivare a distruggerti fisicamente ed emotivamente, forse.
Dall'inizio alla fine (titolo a parte) mi ha lasciato un magone, complimenti. La vita di questa donna è costellata di dolori e sono tutti una continua e perfetta metafora di quanto noi siamo di passaggio: nella vita, nel lavoro, nell'amore, nell'esistenza. come qualcuno ha detto "siamo solo fili d'erba" e per quanto vogliamo lasciare il segno, arrivare alla vetta, c'è sempre qualcuno di migliore o qualcosa che va storto. ho amato la tua scrittura, se dici che questa non è delle migliori leggerò volentieri le altre. questo sembra il capitolo di un libro. Mi è piaciuto in particolare il mix tra storia, città e ginnastica. Idea vincente, complimenti ...
mi hai lasciato con una tristezza infinta nel finale.
<3 alla prossima
-Mad.