Mi piace questa nuova poesia, Milady cara: sdegnosa scontrosa selvatica. E un po' orgogliosa, perché tu sei ovunque: "me", ripetuto 3 volte, "io", menzionato 2 volte.
I versi sono i tuoi, impossibile non distinguerli, ciascuno punteggiato alla fine, ciascuno vivo di luce propria. E si avviluppano perfettamente al contenuto.
Ti vuoi bene, perché ti sorprendi "tra le nuvole", o "tra i fiori", ma non vuoi lasciare spifferi alle porte, né quelle dell'anima come recita il titolo e il primo verso e il penultimo (”non appartengo a voi"), né quelle del passato ("non ricordo il loro profumo”), né quelle del futuro (”l'indomani è assente").
Un sussiegoso sprezzo, che finisce per isolarti e culmina nello sbuffo finale masochistico: "non abbraccio nemmeno me".
Forse dovremmo essere meno permeabili, più disinvolti di fronte alle esperienze che ci toccano (ci capitano e ci segnano) nella vita.
Viene quasi voglia di rivolgerti la prima strofa di Alla Sbarra, scritta da Ada Negri:
"La donna volge i freddi occhi velati
su l'inquieta folla che la guarda.
La sua bocca ha una smorfia un po' beffarda.
Sotto l'altera maschera bugiarda
vibra un fascio di nervi esasperati."
O forse tu non c'entri. E viene voglia di rivolgerti, stravolgendo il contesto, le parole di Santa Teresa d'Avila: "O mondo miserabile che rendi cieco chi guarda te!"
Un abbraccio. |
