Recensioni per
Ab Umbra Lumen
di Dira_

Questa storia ha ottenuto 1319 recensioni.
Positive : 1319
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
10/10/23, ore 23:03

Capitolo autunnale, denso di quella dolcezza struggente e un po' malinconica che i tardo pomeriggi di ottobre a volte portano con sé.
C'è un tramonto uggioso in cui si muovono Lily e Soren, una bruma che si alza dal lago scozzese e avvolge le stradine di Hoghsmead che i due attraversano, dopo Lily chiede all'amico di farle compagnia mentre balza la scuola.
C'è una pioggerellina sottile e fastidiosa, che inizia quando Al si avvicina a Michel per parlargli, e diventa poi un acquazzone. Una cantilena ripetitiva e bagnata che battendo sui vetri culla con monotonia i protagonisti alle prese con sentimenti scomodi, amicizie instabili e confessioni a cuore aperto.
C'è una nebbia grigiastra, calata improvvisamente sulle colline scozzesi, sostituendo il pallido sole del capitolo precedente, tanto luminoso quanto volubile e provvisorio.
Perchè così è l'adolescenza alla fine: un'età infinita e al tempo stesso brevissima, avvolta in una bruma forse deprimente forse d'incanto, squarciata ogni tanto da raggi di meravigliosa gioia, che illuminano una terra aspra e ancora inesplorata, ricca di novità che non si capiscono, amori non corrisposti, conflitti nascosti, egoismi, sogni e rancori nascosti. Una terra che sembra sgradevole e difficile da abitare mentre ci si vive, ma che quando ci si allonta si ricorda con nostalgia, pur con tutti i problemi che portava con se'.
L'innamoramento non corrisposto di Michel, tenace e superficiale al tempo stesso, la gelosia di Tom, la severità della McGrannit e la sua insofferenza verso studentesse svogliate come Lily.
L'esitazione mista a trepidazione di Soren quando Lily gli chiede di accompagnarlo a Hogsmeade di nascosto. Trepidazione di cosa non lo sa nemmeno lui- sa solo che quando Lily- *Lilian*- si avvicina avverte questo senso di attesa, questo desiderio di non scontentarla che non può derivare solo dal fatto che Alberich gli ha ordinato di farsela amica; perchè per quanto il giovane soldato tedesco cerchi di convincersi del contrario, la sua gioia quando riesce a far sorridere Lily, e il suo dispiacere quando crede di averla fatta arrabbiare, hanno poco a che fare con la riuscita della missione, e molto con un senso di calore che sente quando riesce a rendere felice Lily come persona.
Forse è proprio in questo capitolo che Soren comincia a vedere Lily come una persona a tre dimensioni, con tutte le sue contraddizioni e imperfezioni, e non più come un obiettivo, una pedina o (nel migliore dei casi) un simbolo di una luce, purezza e spensieratezza che a lui è stata negata. Perchè Lily mostra a Soren insicurezze che fino ad ora aveva nascosto anche a stessa e questo fatto, aldilà dell'identità segreta di Soren, rende il rapporto che c'è tra loro REALE, perchè Lily lo ha reso tale svelandosi. Perchè lei gli ha mostrato volontariamente le sue ferite, le sue insicurezze, i suoi difetti e le sue imperfezioni e grazie a ciò lui comincerà a rilassarsi intorno a lei e mostrerà a lei le sue.
Fin'ora Lily e Soren si erano rapportati l'un l'altra solo attraverso le loro rispettive maschere, ma ora qualcosa è cambiato. Ed è cambiato perchè Lily ha aperto uno spiraglio, e Soren non potrà fare a meno di aprirsi a sua volta, anche contro il suo stesso volere o interesse. E anche se tutto il resto nella loro conoscenza è falso, questo svelamento reciproco, questo scambio involontario di emozioni e insicurezze tra la ragazzina complessata figlia d'arte e l'adolescente soldato, sarà tanto spontaneo quanto *vero*. Solo nelle reciproche ferite questi due personaggi potranno riconoscere la rispettiva forza. Perchè alla fine della fiera e di tutte le discussioni che si possono fa e disfare su di loro, quella tra Lily e Soren non è la storia della crocerossina che cura il ragazzo danneggiato, non è nemmeno la storia del cavaliere tormentato che salva la principessa, è la storia di due adolescenti imperfetti che si migliorano e si guariscono a vicenda, l'uno per l'altra. Soren è l'unico (o perlomeno il primo) che riesce a rassicurare Lily sulla sua paura di non essere all'altezza delle sue leggendarie parentele, e Lily è la prima che mostra concretamente a Soren che tipo di ragazzo potrebbe essere (che tipo di persona VORREBBE essere) se LUI riuscisse a sfuggire al giogo e alla manipolazione mentale del SUO, di parente ingombrante (su Zio). Anche se lei non lo sa ancora. Ma lui comincia a interagire con lei come un ragazzo...non dico normale, perchè Soren rimarrà sempre "particolare" (e questo non è per forza un male, almeno non per me e credo nemmeno per Lily) però più spontaneo, quello sì. Mi fa sorridere Lily quando pensa che Soren non ha senso dell'umorismo, e poi si accorge che sì, invece ce l'ha, solo che è talmente riservato e "rigido" che non ce ne si accorge subito.
Lily non indica a Soren la "strada giusta" perchè non cerca di indicargli una direzione come tutti nella vita del ragazzo hanno sempre cercato di fare, manipolandolo e usandolo in un modo o nell'altro, la ragazza si limita a esistere nel suo mondo e a rapportarsi a Soren come se anche lui fosse parte di esso, con naturalezza, spontaneità, ironia e confidenza.
È una novità nella vita di Soren, che da chi l'ha cresciuto è sempre stato trattato come un'arma, e dai suoi compagni di scuola è insegnanti è sempre stato guardato con quel misto di rispetto e sospetto dovuto alla sua mai dichiarata, ma sempre sottointesa, parentela con il fondatore della Thule.
Devo ammettere che Lily durante la primissima(issima issia) lettura non mi aveva preso molto come personaggio. Forse perchè era l'unico personaggio femminile della mia stessa età e, come quindicenne, era quanto di più diverso da me ci potesse essere, o almeno così pensavo.
Ora riconosco il suo spessore psicologico...e forse, nel suo non impegnarsi per paura di deludere le aspettative, questo personaggio era più simile alla me di allora di quanto potessi mai capire o accettare a quindici anni e mezzo, nonostante caratterialmente fosse il mio opposto. Non vuole subire l'umiliazione di metterci tutti gli sforzi e deludere le aspettative implicite che gli adulti intorno a lei non hanno mai dichiarato, ma che lei sente implicite. Quindi evita di sforzarsi così anche se delude gli altri lo fa, nella sua mente, consapevolmente, perché *non le interessa impegnarsi*, non perchè *è stupida e fallisce anche se si impegna*.
Ovviamente è un ragionamento molto sciocco, arrogante e adolescenziale, ma Lily È adolescente dalla punta delle scarpe alla moda alle punte dei capelli rosso tiziano. Nel bene e nel male.
Lily è una ragazzina solare e fondamentalmente felice della propria vita, ma al tempo stesso complessata. È una ragazzina buona e generosa ed empatica con picchi incredibili di egocentrismo e sgradevole maleducazione (come in questo capitolo, con la sua risposta alla McGrannit). È sveglia e capace di riflessioni profonde, che spesso si rende famosa per uscite o idee incredibilmente sciocche (vedi parentesi precedente).
Perchè a quindici anni si può essere tutte queste cose insieme senza contraddizioni.
Perchè è questo che vuol dire essere adolescenti, alla fine.
Complessi in apparenza sciocchi raggiungono dimensione epiche portando a conseguenze comiche o disastrose, o entrambe.
Perchè certe cose importanti, a quell'età, vengono nascoste nel fondo della psiche per pudore o incapacità di essere onesti con se stessi, e per questo motivo è proprio nei momenti più stupidi e meno opportuni che sbucano fuori. Ragni racchiusi nella psiche che la divorano da dentro ma vengono ignorati, e quindi colgono ogni minima occasione per fuoriuscirne in massa, intrufolandosi dal subconscio al reale attraverso le crepe della quotidianità.
I complessi di Lily in apparenza sembrano derivare dal paragone con la mitica nonna. Stesso nome, stessi capelli, stesse parentele. Lily ha paura di non venir considerata come se stessa, ma come un clone di una leggenda morta da tempo. E per evitare ciò, fa di tutto per essere il contrario di chi che pensa fosse Lily Evans. Ma è qui che sorge il problema: nessuno sa come fosse davvero Lily Evans, Harry meno di tutti. Già quando Harry andava a scuola, c'erano persone che ricordavano gli aspetti meno eroici e più umani di James, ma nessuno che rammentasse le imperfezioni di Lily. A differenza di James, Lily non aveva, almeno che noi sappiamo, amici o nemici dei tempi della scuola sopravvissuti a lei, che potessero dare a Harry un'immagine meno perfetta della madre. Certo, c'era Piton, che però la idealizzava, e comunque non avrebbe mai parlato di lei ad Harry, q c'erano gli altri professori come la McGrannit e Lumacorno, che la ricordavano solo come una studentessa modello che non aveva mai causato un problema, e Sirius e Remus, che la conoscevano più che altro come fidanzata e moglie perfetta del loro migliore amico, colei che l'aveva portato sulla buona strada facendogli mettere la testa a posto. Petunia avrebbe potuto essere l'unica a ricordare i suoi difetti, ma non avrebbe mai parlato a Harry della madre- o di qualunque altra cosa, a dire il vero, perché per farlo avrebbe dovuto considerare Harry una persona. E anche se l'avesse fatto, probabilmente le sue parole sarebbero state così piene di astio e invidia che le poche cose vere e negative sulla sorella si sarebbero perse in un mare di calunnie inventate, e Harry avrebbe bollato tutto come una menzogna partorita dal rancore della zia. (Un po' come quando Piton gli parlava di suo padre.)
Insomma, nche da quelle poche persone che l'avevano conosciuta realmente, Lily Evans non veniva raccontata a Harry come una persona, ma come un fulgido esempio di virtù e perfezione. Ora anche quelle persone sono morte. E così la prima Lily, colei grazie al cui sacrificio Harry ha sconfitto Voldemort, nella memoria collettiva del Mondo Magico è diventata una figura astratta piena di bontà, coraggio e intelligenza, un simbolo di amore e sacrificio. E come tutti i simboli, non può essere che monodimensionale. Un modello, non una persona
E da qui si deduce che i complessi di Lily derivano meno dalla paura di somigliare all'altra Lily in quanto sua nipote e omonima e più da quella di non riuscire mai a raggiungere l'altra Lily come modello irraggiungibile.
Certo, anche i fratelli di Lily Luna hanno nomi impegnativi. Ma Albus Severus e James Sirius portano il nome di uomini che certo, hanno fatti grandi cose o avuto un ruolo importante nella vita di Harry, ma di cui si conoscono e ricordano (o almeno Harry conosce e ricorda) anche i lati più oscuri o gli errori. Silente ha provato affetto per Harry, ma ha anche pensato di sacrificarlo per il Mondo Magico. Piton ha più volte salvato Harry, ma lo ha anche trattato con rabbia e disprezzo per sei anni durante le sue lezioni.
James ha amato Harry ed è morto per lui, come Lily, ma a differenza della moglie ci sono prove che da adolescente fosse un discreto cretino- e Harry lo sa. Sirius è stato forse l'unico a poter essere considerato una figura paterna per Harry, uno che ci ha PROVATO, che voleva davvero esserci per lui, e Harry gli vorrà sempre bene per questo, ma purtroppo era anche un uomo con i suoi problemi, i suoi traumi, i suoi difetti caratteriali, e non è mai stato abbastanza stabile mentalmente ed emotivamente per potersi prendere cura di un adolescente ribelle e traumatizzato, e questo Harry in fondo l'ha sempre saputo. E per questo l'ha perdonato- come ha perdonato Silente e Piton per non essere stati sempre dalla sua parte in modo limpido, o James Sr per essere stato un bulletto.
Di solito nel fandom si legge che Al è stato quello più "sfortunato" con i nomi perché gli sono stati dati i nomi di persone con cui suo padre ha avuto un rapporto super complesso e contorto.
Ma mi piace che in questa storia quella che se la passa peggio con il suo nome è al contrario Lily, la bambina a cui Harry ha dato il nome di colei che nei libri era la donna era perfetta.
Proprio perche Lily nella memoria collettiva del Mondo Magico ormai è troppo perfetta.
Harry ha dato ai suoi due figli maschi quattro nomi di uomini tutti a loro modo coraggiosi e per lui ma imperfetti, di cui ha perdonato i difetti in nome dell'affetto che nutriva per loro, o dell'aiuto che hanno dato a lui o al Mondo Magico. Battezzarli così è stato in un certo senso il modo per esorcizzare i sentimenti complicati che nutriva per queste figure, riconoscendo che si può amare tantissimo qualcuno senza illudersi della sua perfezione, o al contrario essere grato o riconoscente verso qualcuno con cui non si è mai andati d'accordo. Per questo James e Al magari potranno sentirsi sotto pressione per le aspettative riposte nei loro nomi, per via di ciò che i primi appartenenti a questi nomi hanno realizzato, certo, ma a differenza di Lily non sentono di dover essere *perfetti* per essere all'altezza di queste aspettative, perché gli uomini che portavano quei nomi prima di loro non lo sono stati, e Harry stesso conosceva le loro imperfezioni quando ha scelto i nomi per i figli, e ha scelto di perdonarli lo stesso e onorarli dando i loro nomi ai suoi figli.
Harry che ha dato invece alla sua unica figlia femmina il nome di una donna che viene ricordata senza crepe. Una donna che *lui stesso* ha sempre immaginato come senza crepe, come ogni orfano che idealizza la madre, una madre che tra l'altro si è sacrificata per lui e gli ha letteralmente lasciato in dono una protezione in grado di sconfiggere il mago più temibile del suo tempo. Praticamente il nome di una Madonna magica, perdona la blasfemia.
E basterà una sola, minuscola crepa nella ragazzina chiamata come lei per far sì che ella non si sentirà all'altezza di quel nome. Perchè Lily Evans è diventata un ideale, e gli ideali sono irraggiungibili per definizione, per cui Lily Luna sa che se cercherà di assomigliarci, non verrà considerata solo un clone (cosa che già la irrita, perchè lei vuole essere ORIGINALE- la ricerca di originalità è ereditata dal lato "Luna" del suo nome, dopotutto), ma un clone venuto male. Perchè Lilian è umana e imperfetta e Lily Evans non lo è più da tempo, quindi è un confronto perso in partenza. E allora fa di tutto per essere il più diversa possibile non solo da sua nonna (compreso inventarsi un nome falso ma diverso come "Lilian"), ma da tutte le belle speranze che crede che gli adulti dandole questo nome abbiano riposto in lei. Così, se sarà giudicata frivola o stupida o viziata, sarà perchè lei ha scelto di venir giudicata in questo modo, è non perchè avrà fallito ad essere buona e brava. È il suo modo, irrazionale e quindicenne, di esorcizzare la paura di non essere all'altezza e di riprendere il controllo sulle aspettative che gli altri le hanno imposto. Lily non vuole vivere accontentando queste aspettative altrui, ma non si rende conto che cercare in tutti i modi di disattenderle vuol dire comunque lasciarsi condizionare da esse. Aspettative di cui la figura della prima Lily non è altro che metafora, perchè la seconda Lily deve dare un nome e un volto alle pressioni che si sente addosso da quando è nata come figlia d'arte e d'eroi, e chi meglio di una donna morta che è già un simbolo può essere utilizzata dal subconscio di Lily Luna per incarnare tutto le sue insicurezze di adolescente?

E a chi può raccontare tutto ciò, se non al ragazzo che è imparentato con l'uomo che rappresenta una crepa, un punto non chiarito (amicizia ambigua o rimpianto) nel mito puro e intoccabile di Lily Evans? Il cugino forse ignaro di esserlo dell'uomo che ha indirettamente causato sia la sua morte, sia la semi-invulnerabilità di suo figlio? (perchè se Severus non avesse chiesto a Voldemort di risparmiare Lily, Voldemort l'avrebbe uccisa senza darle una scelta, come con James, e niente scelta nessun sacrificio, perché il sacrificio per essere tale deve implicare il rinunciare volontariamente a qualcosa, quindi se Severus non avesse chiesto a Voldemort di risparmiare Lily e Voldy non avesse accettato, il potere dell'amore materno non sarebbe servito a salvare capra e cavoli)

Davvero, amo il modo in cui i rimandi al passato e le nuove idee danzano insieme nella tua storia per creare qualcosa di nuovo.

...ovviamente, ciò detto, il modo in cui Lily ribatte alla McGrannit è ASSOLUTAMENTE da oca. Oca scema, e pure un po' sessista. Perchè dire a una donna non sposata ma professionalmente realizzata che non c'è nulla di più importante che trovarsi un marito È una cosa sessista. Eh sì, anche le donne possono essere sessiste- le adolescenti ancora di più, perchè a quindici anni si è mentalmente rigidi, e a quindici anni ognuna di noi crede di saper cosa vuol dire essere una ragazza e una donna ed esserlo "bene", e non è facile accettare che esistono modelli di donne completamente diversi dai nostri che pure possono essere altrettanto validi. E Lily ha un po' il mito della donna di mondo, femme fatale bellissima e mangiauomini che è quanto di più lontano dal modello della McGrannit, che in fondo Lily disprezza come meccanismo di difesa, perchè lei in prima persona da donne simili si sente giudicata. Certo, molti degli atteggiamenti da sciocchina di Lily sono una posa... Ma ehi, sai il detto che a forza di fingersi stupidi lo si diventa davvero? Questa è Lily con i suoi atteggiamenti superficiali. Per fortuna se ne sta rendendo conto prima che sia troppo tardi- a quindici anni c'è ancora tutto il tempo del mondo per crescere e cambiare. Migliorare. Che poi è un po' il tema di Ab Umbra Lumen.

A proposito di insegnanti di Hogwarts e di passato e presente e dei modi in cui si incontrano, mi è piaciuto il siparietto di Al alla capanna di Hagrid. Mi piace quando i Potter-Weasley vanno a trovare Hagrid, che è ormai vecchio e preso in giro da molti studenti, ma è pur sempre l'omone che più di tutti ha cercato sempre di aiutare i loro genitori, anche se forse non aveva la maturità emotiva ne l'acume per essere un modello per loro- nonostante la differenza d'età, è stati più un amico, buffo e supportivo, ma che spesso gli adolescenti già a partire dai tredici o quattordici anni dovevano proteggere da sé stesso e dalle sue scelte invece che cercare protezione in lui, in un rovesciamento di ruoli.
Mi fa tenerezza il suo rapporto con i figli di Harry o di Ron e Hermione perchè a loro sembra il classico nonno rimbambito che ripete le cose diecimila volte vuole a tutti i costi offrirti del cibo che non ti piace, ma a cui non si può fare a meno di voler bene, forse con un pizzico d'indulgenza. E come tutti i nonni rimbambiti spesso confonde i ricordi col presente- da qui il sorriso nostalgico quando ha visto Al con Fanny, e probabilmente non ha potuto fare a meno di ricordare la stessa (?) fenice posarsi sul trespolo di Silente, l'ononimo di Albus, o aiutare suo padre Harry alla stessa età.
Bella la riflessione che Al fa su Fanny e sui sentimenti ambivalenti che gli genera rivederla.
Al è orgoglioso dell'amicizia con Fanny perchè "non è da tutti" essere amici con una fenice, ma si rifiuta di considerarla un famiglio perche lui (come la sorella) vuole essere un mago normale, non una seconda venuta di Silente.
In queste brevi righe è racchiusa tutta la contraddizione di Al nel suo rapporto con eccezionalità e modestia: è orgogliosi quando eccelle o si differenzia in qualcosa e gli viene riconosciuto, ma vi è in lui anche una modestia quasi aggressiva che ha sviluppato per evitare paragoni con omonimi o parenti vari.
In questo lui e Lily sono uguali e al tempo stesso opposti, perchè Lily è in superficie sempre pronta ad osannarsi e auto-celebrarsi e a ricevere (e chiedere) complimenti, ma in realtà ha fondamentalmente paura ad impegnarsi nelle cose serie perché teme di fallire e di dimostrare di non essere quindi all'altezza del nome e del cognome che porta- Al al contrario è ritroso e timido e cerca di evitare il confronto in superficie ma in realtà si impegna un sacco per conquistare traguardi che sono suoi e solo suoi, non di un altro Albus o di altri Potter, e per questo vuole eccellere in ambiti in cui nessun altro della sua famiglia o dei suoi omonimi abbiano mai eccelso.

E quindi lasciamo la nostra Rossa quindicenne e Grifondoro, tra le sue paturnie, i suoi moti di stizza e il suo cavaliere tedesco, e passiamo ora ai maschietti di Serpeverde, con i loro problemi di gelosia, cotte non corrisposte, triangoli più o meno scaleni.
Cioè, non c'è nessuna suspence perchè Al/Tom sono LA coppia della Saga e quindi noi lettrici sapevamo che Mike se ne sarebbe andato a bocca asciutta (più o meno). Però il punto non è la suspance di come si risolverà il triangolo, il punto è sbrogliare le situazioni emotive poco chiare presenti tra i Serpeverde.
Per quanto riguarda Al e Michel, ricordo benissimo com'era avere diciassette anni e trovarsi di botto, per via di incomprensioni o drammi emotivi non risolti, a non parlare con una persona che hai sempre considerato amica e con cui frequenti ancora le lezioni insieme- un compagno o una compagna di classe a cui magari si è stati molto vicini in passato, magari anche per motivi egoistici come evitare la solitudine e lo stigma sociale che ne deriva in ambiente scolastico, e che di colpo, di solito dopo l'estate, diventava un'estranea o un estraneo.
E tutti gli interrogativi che ne nascono: ho iniziato prima io a ignorare Tizio o Tizio ha iniziato a ignorarmi e io ho agito di conseguenza? È perchè ora sono in buoni rapporti con Sempronio con cui Tizio non parla?
Di chi è la colpa dell'allontanamento? E poi, c'è mai stata una vera amicizia tra noi o uno/a dei due si stava semplicemente appoggiando all'altro/a per evitare di sentirsi solo o sola? E così via. Insomma, le solite situazioni incasinate da diciassettenni. A riguardarle ora sembrano stupide, ma a diciassette anni queste cose fanno davvero male, perché a quell'età la vita sociale scolastica è importantissima. Se poi ci si aggiungono anche cotte non corrisposte, come bel caso di Michel, la questione diventa ancora più delicata e l'amicizia rischia di essere davvero difficile da ricostruire.
Se poi ci aggiungiamo fidanzati ricomparsi dal nulla che hanno precedentemente sfidato a duello il "rivale" negli spogliatoi, le cose si complicano ulteriormente e i tentativi di riparare l'amicizia sembrano sempre più vani.

Le riserve che Michel sulla relazione tra Al e Tom possono essere comprensibili, anche se non sono del tutto dettate da morivazioni altruistiche, perché è vero che Michel vuole davvero il meglio per Al e non si fidano di Tom, ma è anche vero che vorrebbe essere lui, questo "meglio" di Al, è ha tutti l'interesse che lui e Tom rompano come coppia. Nonostante ciò, dice alcune cose vere o perlomeno non completamente sbagliate, e anche Al se ne rende conto.
Questo mi piace delle storie d'amore nella tua storia, che anche quando a noi lettori è chiaro che l'ammore delle coppie prescelte trionferà su tutto, le obiezioni che i terzi i comodi o parenti giudicanti di turno fanno alle varie coppie non sono mai (del tutto) campate in aria.
Sono incomplete, certo, a volte superficiali, ma non sempre completamente scorrette, mai scritte solo per il gusto di aver un personaggio antipatico che getta veleno sulla coppietta controversa di turno.

Michel non è un agnellino: è un serpeverde, uno snob, uno stronzo e un opportunista. Quindi, a differenza di Rose, le critiche che muove Tom non si basano sul fatto che Tom sia una cattiva persona per via dei suoi atteggiamenti, o perché è viziato, o perché è stronzo (anche perchè sotto questi punti di vista, Michel non può proprio criticare nessuno-Milo docet) ma perchè Michel, dall'anno prima, avverte nel compagno di scuola ed ex-amico un qualcosa di pericoloso e soprattutto instabile che in effetti, nemmeno Al può negare che esista.
Se Tom fosse uno stronzo solo perchè sì diverte ad esserlo, Michel potrebbe anche apprezzarlo, nel mondo in cui i Serpeverde (nei sette libri così come nelle tue storie) si apprezzano tra loro tra bulletti, snob e bulletti snob. Il problema è che Michel sente che Tom "non può farne a meno", come dice lui (Mike, non Tom. Però anche Tom in fondo lo pensa, a volte), di ferire gli altri. Paradossalmente, il fatto che Thomas non avesse *davvero* cattive intenzioni in molti dei casini che ha combinato è un aggravante, non una scusa.
Certo, parte delle accuse che Michel muove a Tom non sono completamente disinteressate, e Michel ha la sua parte di colpe nell'incrinarsi sia della sua amicizia con Al sia con Tom. E la visione che ha di Tom è esagerata in negativo.
Tuttavia, è anche vero che Tom non ha, o non ha ancora (e forse non avrà mai del tutto, perlomeno non nel modo in cui la può avere qualcuno con l'anima "nuova") una "concezione sana dei rapporti interpersonali". È vero che ogni tanto perde il controllo di se' stesso e dice o fa cose di cui si pente. E se questo è normale per tutti gli adolescenti, è vero anche che non tutti gli adolescenti diventano "aggressivi" quando perdono il controllo di se', come succede a Tom.
Michel apprezzava o perlomeno sopportava Tom finchè era lo stronzetto dai voti perfetti e l'atteggiamento snob (uno dei tanti ragazzi così a Serpeverde), ma ha iniziato a evitarlo come la peste quando l'altro ha cominciato a mostrare segni di cedimento nella sua corazza di controllo e apparente perfezione, e questo lo trovo interessante, perchè gli altri personaggi che non sopportano Tom (James, Rose, Ted) lo trovavano antipatico già da *prima* degli eventi del Sesto anno, mentre Michel, come pensa Al, dal suo punto di vista era davvero amico di Tom fino ai sedici, e probabilmente avrebbe continuato ad esserlo se Tom non avesse iniziato prima a comportarsi in modo strano in corrispondenza agli attacchi sulla scuola, e se non avesse cominciato ad essere geloso di Michel in modo quasi patologico, fino ad arrivare ad aggredirlo negli spogliatoi.
Dal punto di vista di Michel, è come se un amico che ha sempre conosciuto in un modo si fosse improvvisamente rivelato in un altro.
Il suo punto di vista su quello che è successo e sulle cose che Tom ha fatto sotto influsso della pietra è diverso da quello di qualsiasi ragazzo Potter o Weasley proprio perché tutti loro conoscevano Tom *da prima*, prima di Hogwarts e dell'adolescenza e del mito di Tom Ogni Oltre Previsione, quando erano ancora tutti bambini e come tali non avevano molte maschere, nel bene o nel male. E così dopo l'iniziale shock, le nuove informazioni su Thomas e le sue avventure e la collaborazione con John Doe non hanno sconvolto più di tanto l'impressione che ognuno di loro aveva del cugino adottivo: chi non lo sopportava dalla prima infanzia continua a detestarlo ben contento o contenta di avere nuove, buone ragioni, chi lo ha sempre giustificato e scusato ha trovato nuove occasioni per farlo, e chi in famiglia lo ha sempre accettato e capito così com'è riconoscendo tutti i suoi difetti continua a farlo come prima.
Ed è per questo che Al, pur riconoscendo la parte di verità in ciò che dice Michel a proposito di Tom e della relazione tra Al e Tom (e già il fatto che ammetta che Michel ha una parte di ragione è prova della maturità emotiva di Al, perché prova a parlare in quel modo di Soren davanti a Lily, o anche di Ted davanti a James, e ti ritrovi con un pugno o una schiaffo in piena faccia), non ritiene i dubbi e le perplessità di Mike riguardo al suo ragazzo abbastanza importanti da riconsiderare la sua relazione in base ad essi. Non perche pensa che Mike dica cose in mala fede o perché non ritenga importante il suo giudizio, ma perchè tutto ciò che Michel dice su Tom e sui suoi problemi nei rapporti con gli altri Al lo sapeva già, praticamente da sempre.

Al SA, e sapeva quando si è messo insieme a Tom, che Tom non è, come dice Michel, "normale" (ugh odio questo termine) e che non è il migliore a gestire le proprie emozioni, e quando lascia che quelle negative prendano il sopravvento su di lui, spesso tende a comportarsi in maniera impulsiva, che può anche risultare pericolosa; sa che Tom prova indifferenza al meglio e al peggio disprezzo verso gran parte dell'umano creato; soprattutto, Al sa che Tom ha problemi di fiducia che si manifestano con un pendolo che oscilla continuamente tra l'adorazione e il sospetto misto a rabbia verso le stesse persone:

"ricordava come aveva reagito con rabbia irragionevole all’idea, sbagliata, che suo padre Harry fosse in combutta con il Ministero per addossargli la colpa dell’attacco a Ted. Ricordava come avesse aggredito Michel per aver solo sospettato che volesse provarci con lui."

Al lo sa, Thomas lo sa, Al sa che Tom lo sa.
Perché Al conosce Tom, meglio e forse più a fondo di chiunque altro: la loro storia d'amore non è basata sul fatto che Albus crede o speri che Tom sia qualcosa o qualcuno che non è.
Al conosce i lati d'ombra di Thomas, ma sa anche che non sono tutto ciò di lui che c'è da conoscere.
Soprattutto, Al sa che queste zone d'ombre non sono tutto ciò che Tom è, o, cosa ancora più importante, che vuole essere:

Al ama Tom con tutti i suoi difetti ma lo ama anche perchè, come dirà Al stesso, lotta ogni giorno con i propri difetti per essere la versione migliore di se stesso. Che magari non è comunque perfetta, e potrebbe non essere abbastanza per alcuni, ma per Al sì.

Michel, come Rose, accusa più o meno velatamente Al di essere dipendente da Tom.
Ma quella di Al e Tom è più un'interdipendenza che una dipendenza vera e propria, perchè sono entrambi dipendenti l'uno dall'altro in egual modo, quindi nessuno dei due ha davvero il potere di usare quello che li lega contro l'altro (a differenza di una dipendenza affettiva, dove una persona si aggrappa e l'altra gode di questo aggrapparsi). C'è anche un filo di codipendenza, soprattutto in Doppelgaenger, visto che Al è quello focalizzato sulla "cura" (non sul cambiare) dell'altro e Tom è quello con i problemi, ma alla fine questa è una conseguenza della situazione delicata in cui si trova Tom al momento, con la faccenda di Von Honhemein e della Thule, non una costante poi così costante del loro rapporto.
Vedremo in diverse situazioni come i ruoli tra colui che si prende cura e colui che riceve queste cure spesso cambiano, anche tra Al e Tom, a seconda delle situazioni, dei periodi e dei problemi individuali che si trovano ad affrontare, com'e giusto che sia in ogni coppia.
È vero che le loro felicità individuali sono e saranno sempre incredibilmente dipendenti dalla presenza dell'altro, ma questa dipendenza, reciproca e non unilaterale come può sembrare a volte all'inizio in Dp, è frutto del loro passato, del fatto che si conoscono da sempre e che da sempre le loro strade siano state parallele o incrociate- prima come cugini, migliori amici d'infanzia che crescono lontani ma quando si vedono sono inseperabali, poi migliori amici simbiotici e sempre appiccicati l'uno all'altro durante la prima adolescenza, poi ragazzi, poi hanno condiviso il trauma della grotta finendo entrambi catturati da Doe, sono stati separati di nuovo e riunitosi di nuovo a diciassette. Sono stati sempre la costante l'uno dell'altro presenti in tutti i momenti significativi o difficili delle rispettive vite, sono state così tante cose l'uno per l'altro, già adesso a diciassette anni, che è naturale che la loro storia sia ancora più assoluta e totalizzante delle "normali" storie d'amore adolescenziali.
È una cosa che Al aveva già cercato di spiegare a Michel l'anno prima.
Solo che l'anno prima Al, nello spiegare la forza e la necessità della sua relazione con Tom, insisteva sul passato comune tra loro e sul fatto che Tom fosse parte della sua storia, evocando così involontariamente un senso di "Destino" della loro relazione e evidenziando alle orecchie dell'ascoltatore, o del lettore, un senso di "non poter" lasciare Tom, neanche se l'avesse voluto o se non fosse stato felice.
Il che, posso capirlo, alle orecchie degli altri amici di Al, come Michel o sua cugina Rose, non sembrava troppo rassicurante, specie se associato ai comportamenti di Tom nell'ultimo periodo.
Ora invece dopo un angosciata, dopo la confessione di Tom e la scoperta delle sue origini, dopo gli otto mesi separati, dopo gli incubi e il dolore e di Al e la malattia e l'esilio volontario di Tom, ora che Al è maturato e Tom è tornato più o meno a posto, almeno per i suoi standard, dopo la riconciliazione e il loro essere tornati insieme, quello che emerge dai discorsi e dai pensieri di Al quando difende la sua relazione con Tom non è il tema del Destino, ma quello della scelta consapevole. Conosce Tom e lo ha SCELTO così com'è, e se ci sta insieme non è (più) per destino o perchè "è capitato", ma perchè lo ha scelto. perchè Al ha avuto il tempo e le opportunità per provare ad andare avanti o rompere le cose con Tom e non lo ha fatto perchè ha capito che, setta alchemica a parte, è più FELICE con Tom di quanto potrebbe esserlo da solo o con qualcun altro.
Il passato comune è comunque importante per creare la complicità che fa sì che Albus si senta capito e apprezzato da Tom più che da chiunque altro, ma ora Al è anche e soprattutto proiettato verso il futuro, verso il fatto che Tom è la persona che Al vuole accanto per tutta la vita, con cui vuole fare progetti e andare a vivere in futuro non solo perchè ne è innamorato ma anche perchè ha *scelto* di farlo, la persona le cui labbra ha scelto di baciare per il resto della sua vita.

"In un altro universo, in un’altra vita, sarebbe stato più difficile prendere quella decisione.
(...)
Ma è questa vita, e Tom c’è. Grazie a Merlino, c’è."

Amo questo breve pezzo perchè riprende un po' uno dei temi secondari ma ricorrenti di Ab Umbra Lumen, ovvero il fatto che le scelte di vita, anche importanti, dei personaggi derivano da una serie di casualità che sono successe in questa linea temporale e che ne hanno influenzato la personalità e l'approccio alla vita stessa- una singola cosa accaduta in modo differente nelle loro vite li avrebbe resi persone diverse, che avrebbero fatte scelte diverse con un esito diverso, forse, per l'intero Mondo Magico.
È uno dei temi sotterranei ma costanti di questa Saga, dal ritrovamento di Tom in poi, è mi piace che Al, in un modo quasi meta-narrativo, sfiori questo pensiero.
Il bacio tra Al e Michel è breve, dolce, delicato, ma soprattutto malinconico. Ed è giusto così. Cosi come è perfetto quel lieve sorriso soddisfatto sulle labbra di Michel, e quella battuta che, in pieno stile Zabini, butta lì per smorzare la tensione. Tutto il pezzo tra Al e Michel è scritto divinamente. Anche l'inizio del capitolo, col Pov di Soren di fronte a Lily, è fantastico e anche solo rileggerlo mi ha dato i brividi, ma questo non mi stupisce; non mi aspettavo di ritrovare la stessa poesia delicata nel confronti Al-Michel.

Quello che mi piace della situazione Al-Tom-Michel è che tutti e tre hanno ragione e tutti e tre hanno torto in modo diversi: di Michel ho già parlato, ma c'è anche da ammettere che Al, come lui stesso ammette, si è appoggiato a lui quando Tom non c'era e ha smesso di contattarlo non appena Tom è ritornato. Tom può avere le sue ragione nell'essere geloso di Michel e non ha tutti i torti ad arrabbiarsi per il bacio, ma la sua incapacità di gestire la rabbia e, soprattutto, la gelosia gli fa assumere comportamenti che lo portano automaticamente dalla parte del torto.
Da questo scoppio di gelosia di Tom inizia però il cammino del personaggio nell'imparare a gestire la gelosia- non smetterà mai di provarla, in modo estremo e forse patologico, ma venir pestato a sangue in una rissa che lui stesso ha iniziato gli insegnerà perlomeno a imparare a *controllare* i comportamenti derivanti da questa gelosia.
Alla fine sono tutti solo diciassettenni immaturi e incasinati che cercano di maturare e di risolvere casini senza crearne altri. E gli vogliamo bene per questo.

Ps- sono riuscita a farlo! Ho concluso e pubblicato la recensione del capitolo ambientato il 10 ottobre 2023 il giorno 10 ottobre 2023! Yeah! Dopo anni che l'avevo iniziata e lasciata nel telefono 😭

Ps 2- Amo la canzone di questo capitolo. L'ho scoperta proprio grazie a questa storia ma l'ho ascoltata per la prima volta in lockdown, e in quel periodo l'ho inserita tipo in tre diverse playlist. Quindi come al solito, grazie per i consigli musicali che hai lasciato sparsi nelle tue storie nel corso degli anni, oltre che per tutto ciò che hai scritto, per questi personaggi che mi hanno tenuto compagnia prima negli anni del liceo poi durante la pandemia, e da cui torno ancora volentieri ogni tanto per un saluto.

Recensore Junior
19/08/23, ore 14:46

Avrei voluto recensire questo capitolo il 7 agosto 2023. Ho INIZIATO a recensirlo in quel periodo. Ma non riesco mai a recensire velocemente quanto vorrei, ci metto sempre più giorni perché recensisco un pezzo, poi devo interrompere, e il giorno dopo recensisco un altro pezzo, poi non ho più tempo per un tot., ma mi rimangono altre cose da dire, e così via.
A volte mi stufo e lascio le recensioni interrotte, purtroppo. Per questo le mie note del telefono sono piene di recensioni iniziate e lasciate a metà, che ho perso la voglia di completare perché continuavo ad essere interrotta mentre le scrivevo. (Una è sul mio telefono da TRE ANNI- puoi sentirti onorata o inquietata da ciò, a tua scelta). (Sì, lo so, dovrei semplicemente rassegnarmi a scrivere recensioni più breve e riuscirei così a recensire più capitoli con più frequenza. Sigh.)
Comunque, ci tengo lo stesso a recensire questo capitolo in agosto perché sa così tanto di estate.
Estate adolescente, non proprio spensierata ma nemmeno infelice. Incasinata e confusa ma piena di energia, voglia di fare e divertirsi e ottimismo.
Tom è tornato, e questo vuol dire meno stress per tutti, indipendente dalle loro opinioni su di lui o rapporto con lui, perchè l'atmosfera impacciata e greve di lutto è finita, e senza più scomparse e chiamate misteriose o parenti dispersi o depressi, ognuno può tornare a occuparsi delle sue cose- della leggerezza e delle ansie adolescenziali tipiche dell'età dei protagonisti.
Se nel capitolo estivo della precedente storia, quello con Rose e Al alla Tana e Tom a Privet Drive, c'era un'atmosfera da ultima estate d'innocenza, con la tranquillità un po' noiosa ma sicura, immutabile e ancora densa dell'inconsapevolezza placida dell'infanzia (anche se l'infanzia a sedici anni è finita da un pezzo, ma in un certo senso per Rose, Al e Tom- i tre personaggi Pov del capitolo estivo di Doppelgaenger- molti aspetti dell'adolescenza e del "mondo dei grandi" vengono scoperti solo durante il loro Sesto anno), qui c'è invece un'aria di prima età adulta che non è ancora arrivata ma già incombe, con le sue responsabilità e possibilità, non come una nube scura, ma al contrario come una frenesia eccitante e incontenibile, anche se a volte spaventosa, che freme sotto pelle e spinge i protagonisti a voler desiderare e sperimentare qualcosa DI PIÙ della "solita" vita tra le mura di Hogwarts.
L'inizio di un lavoro che somiglia a una vocazione, un Torneo aperto a soli maghi maggiorenni, il dover o voler prendere una nuova casa per andare a vivere "fuori dal nido", l'ombra di un processo all'orizzonte.
Tutti stanno per entrare "nel vivo" della vita tranne, ovviamente, la quindicenne Lily destinata a vivere la sua vita da quindicenne con i doveri e divieti imposti a tutte le quindicenni.
O almeno così pensano gli altri; lei non ci sta, e non ci stanno nemmeno i cattivi, che hanno tutta l'intenzione di ascoltare le lamentele della ragazzina e tirarla proprio nel mezzo del ciclone.
Il Pov di Lily con tutta la sua pigra beatitudine per aver solo quindici anni e non doversi preoccupare di nulla se non della scuola, degli ascolti alla radio, della corrispondenza con le amiche e di divertirsi il più possibile, e al tempo la sua insoddisfazione per l'aver SOLO quindici anni ed essere tagliata fuori dai giochi dei ragazzi più grandi porta subito il mood del capitolo sulla giusta strada, ed è un'introduzione meravigliosa all'entrata sulle scene di Lily "Lilian" Luna. Non che non fosse già stata introdotta: ma spesso fin'ora l'abbiamo incontra come spettatrice e commentatrice, acuta e riflessiva ma pur sempre ai margini, di ciò che le accadeva intorno. Una voce esterna sui drammi di Al e Tom o di chiunque altro, tho. Qui invece la ragazzina si comincia a prendere la scena per sé stessa.
"Girls just wanna have fun" è la canzone perfetta per l'introduzione UFFICIALE della piccola di casa Potter, e per il suo mondo fatto di lettere con l'inchiostro rosa, desiderio pazzo di avventura, ascolti radiofonici delle ultime hit per adolescenti, e l'invidia mista ad affetto per i fratelli maggiori pronti a lasciare il nido protetto dell'infanzia per entrare in un nuovo, eccitante, adrenalinico mondo di cui anche lei vorrebbe far parte.
Se nei capitoli ambientati durante la scomparsa prima di Tom e poi di Al abbiamo visto il lato più riflessivo e sensibile di Lily, quello che le consentiva di essere l'unica a riuscire a interagire con suo fratello in quel periodo per lui così difficile, quel lato che la porterà poi a diventare una buona Psicomaga, in questo capitolo di gioia e leggerezza estiva invece vediamo il lato più sbarazzino e "Grifondoro" dell'ultimogenita Potter, che desidera l'avventura, brama qualcosa di eccitante nella sua vita e si diverte a sguazzare nei drammi ad alta tensione emotiva (o almeno così dice). È il lato forse più superficiale di Lily, quello che causa a volte alcuni parenti o gli amici a non prenderla sul serio quando è davvero decisa o motivata su qualcosa. Spesso viene trattata come una ragazzina sciocca e viziata perchè diciamocelo, Lily a volte pensa e sì comporta da tale. Ad esempio:
"L’anno prima era stato… spaventoso, okay, ma anche pieno di colpi di scena ed avventure mozzafiato.
E lei dov’era?
A fare la studentessa quattordicenne. Orrore. Orrore!"
Quando Lily ha uscite come queste, si capisce perchè Al reagirà come reagirà ai colpi di testa della sorella a Dumstrang, trattandola come una quattordicenne superficiale e avventata che va in cerca di guai per il puro gusto di dar fastidio agli altri, invece di empatizzare con la sua situazione emotiva e psicologica.
Diciamo che Lily, non avendo mai ancora davvero sperimentato il dolore sulla propria pelle, ma solo per interposta persona, soffre ancora della "sindrome del lieto fine": cioè crede che basti che "tutto sia finito bene" per dimenticare il dolore che c'è stato prima del lieto fine. Tom è tornato, si è riunito con la sua famiglia, Al sta bene, lui e Thomas sono tornati insieme, Harry sistemerà tutto il resto- questo è abbastanza per far sì che Lily consideri tutto quello che è successo come un'avventura spaventosa sì, ma da cui il finale lieto ("finale"...per ora) è in grado di spazzare via tutto ciò di brutto o doloroso che ha portato con se'.
Invece ci sono cicatrici che restano dentro, sotto la pelle, non importa quanti anni passeranno, non importa il fatto che non ci si sia pentiti di quello che si stava facendo quando si è stati feriti, non importa se si rifarebbero le cose allo stesso modo. È quello che cercherà di spiegare Al a sua sorella a Dumstrang, anche se coi modi sbagliati (perchè lui stesso è, dopotutto, un ragazzino traumatizzato e incapace di gestire il dolore, quindi non è che possa insegnare a chicchessia).
Cicatrici che forse col tempo smetteranno di far male, ma che non scompariranno mai del tutto, tornando a far male se stuzzicate, o a prudere ai cambi di stagione.
È quello che Lily imparerà alla fine di Ab Umbra Lumen, una consapevolezza che si porterà dietro per tutta Opera Al Nero.
Ora non lo sa ancora e il suo atteggiamento a riguardo risulta, in effetti, superficiale. Ma la si può giustificare perchè in fondo TUTTI hanno sempre fatto in modo che la piccola cara Lilù venisse tenuta quanto più possibile all'oscuro dei dettagli su tutto ciò che di brutto stava accadendo, lasciandole solo indovinare il quadro generale e trarne le sue conclusioni da esso. Non ci si può lamentare troppo che queste conclusioni siano immature e un po' infantile se, di fatto, è stata trattata come una bambina.
"ma le sarebbe piaciuto avere qualche informazione in più, invece di veder sparire Thomas nel nulla e beccarsi tutto il pacco di depressione che ne era conseguita senza capirci granché." qui però il discorso cambia. Non ci sono solo un immaturo desiderio di adrenalina e manie di protagonismo a guidare i ragionamenti di Lily, ma anche l'umana frustrazione dovuta all'essersi dovuta sorbire (e aver dovuto gestire) tutta la depressione del post senza aver nemmeno una chiara percezione di come tutto fosse successo...o aver avuto la possibilità di almeno PROVARE ad impedirlo.
Avrà ragione Soren quando dirà che i Potter, tutti e tre (tutti e quattro, anzi- padre compreso) sentono bisogno di controllare sempre la situazione perchè da loro l'illusione che in questo modo non accadranno cose brutte.
Manie di protagonismo, forse, eccessiva fiducia in se stessi come meccanismo di coping, o sindrome dell'eroe o della crocerossina diffusa nell'albero genealogico- o un misto di tutte queste cose.
Per ora questi tratti caratteriali in Lily sono ancora nascosti, ma verranno fuori in tutto il loro disfunzionale splendore durante Ab Umbra Lumen.
Non c'è però solo la superficialità ingenua dei quattordici-barra-quindici anni però nel Pov di Lily: si notano anche la sua ironia, o auto-ironia, (diametralmente opposta a quella di Rose) che pervade il capitolo, e un'acutezza nell'analizzare le situazioni e un inizio di maturità che nasconde forse anche a sé stessa; e, dietro tutti i lazzi e le smorfiette e le uscite assurde, la sensibilità della sorella di casa Potter, la sua perspicacia nel capire e SENTIRE le emozioni e gli stati d'animo altrui; e, nonostante il suo proclamare a se stessa che AMA le tensioni ad alta situazione emotiva perchè si diverte a sguazzare nella disperazione altrui- *seriamente*- si nota anche come in fondo sia una brava ragazza e una persona empatica, che sì ride delle piccole disgrazie e ansie da cui i suoi amici e famigliari sono afflitti, ma in fondo fa anche di tutto per consolarli e tirarli su di morale, con una battuta, un discorso incoraggiante o semplicemente strappando loro una risata. È bello vederla ridere dentro di se' dell'ansia pre-esame di James mentre si mostra davanti a lui una sorella comprensiva e incoraggiante- ma è ancora più tenero il fatto che la ragazzina pensi che l'ansia di suo fratello è esilarante proprio perchè Lily è sicura che Jamie passerà l'esame a pieni voti, visto che è "il primo della sua classe e il cocco di tutti i professori".
Mi è piaciuto il momento di condivisione fraterno tra Lily e James. Ci viene detto all'inizio di Ab Umbra Lumen, e nei vari spin off sull'infanzia, che tra i tre fratelli loro due sono i più complici o almeno lo erano da bambini, ma non vediamo molti momenti tra loro nella Saga, non quanti ne abbiamo tra Lily e Al. Lily e James hanno un rapporto meno complesso e stratificato di quello tra Lily e Al, forse, ma comunque complice, realistico ed affettuoso, nonostante i bisticci e le prese in giro.
Come penserà anche Harry a un certo punto in seguito, si vede leggendo le loro interazioni che Lily e James bisticciano spesso, com'è forse normali tra fratello e sorella, ma sono legati- i loro bisticci sono dispettosi e chiassosi (perchè Lily e James SONO entrambi dispettosi e chiassosi) ma anche passeggeri e in fondo giocosi, perché non mettono in dubbio il valore dell'affetto che hanno l'uno per l'altra, sia come fratelli che come persone (che è quello che manca nel rapporto fraterno tra James e Al, non la consapevolezza dell'affetto, perchè si vogliono bene e SANNO di volersi bene ma, soprattutto da adolescenti, non si capiscono e non si sanno ancora del tutto apprezzare l'un l'altro come individui, anche se col tempo e le varie vicissitudini che la famiglia Potter e il mondo magico affronteranno impareranno a rispettare e stimare ognuno le caratteristiche dell'altro che lo rendono quello che è o bravo in quello che fa).
James evidentemente adora la sorellina, anche se deve mantenere il suo ruolo di primogenito un po' prepotente e dispettoso.
Lily d'altro canto è più indulgente con suo fratello maggiore che con Al, ma tende anche a idealizzarlo di meno e a riconoscere più tranquillamente i suoi difetti (o forse proprio perchè lo idealizza meno, è mentalmente meno dura con lui quando si arrabbia).
In questa scena secondo me diventa evidente PERCHÈ Lily ritiene che lei e James siano sulla stessa lunghezza d'onda: perchè entrambi usano l'autocelebrazione a volte estrema come maschera per coprire le proprie insicurezze e dimostrarsi all'altezza del loro cognome. (Per questo vanno anche entrambi molto d'accordo con Scorpius).
Anche Al, come pensa Lily in questo capitolo parlando con Ted, mette una "maschera" come difesa al suo essere un Potter, quella di ragazzino inoffensivo e mite e disinteressato alla gloria. Ma la "maschera" di Al, oltre ad essere più inconscia e inconsapevole di quella dei suoi fratelli (SOPRATTUTTO di quella di sua sorella) tende a una modestia dismessa e tattica, non all'autocelebrazione chiassosa tanto cara ai suoi fratelli Grifondoro.
Che poi Lily, come scopriremo in Aul, è contorta (o come direbbe lei: poliedrica) perchè come meccanismo di coping per il fatto di essere bollata e messa sotto scrutinio in quanto figlia d'arte tende ANCHE a sminuire i propri successi, la propria intelligenza e le proprie capacità. Come il fratello maggiore si ammantata apparentemente di una di autocelebrazione eccessiva, ma sulle cose che la maggior parte delle persone considera importanti adotta la tattica di sminuire i propri successi e le proprie abilità per paura che esse vengono giudicate "non abbastanza". Una "modestia aggressiva" che ha in comune con l'altro fratello, quello di mezzo; solo che (ancora una volta) Lily è più contorta perchè mentre Al, pur senza fare tanto chiasso, si impegna seriamente nelle cose che gli interessano, molto più di entrambi i suoi fratelli, e perciò silenziosamente ottiene i risultati che desidera (e lo fa senza i modi da primadonna e i festeggiamenti casinari che contraddistinguono suo fratello James) Lily è invece il prototipo di quella persona che non si impegna per paura di fallire, e questo crea un contrasto pazzesco con la sua aria da super-sicura di se' e sbarazzino menefreghismo rispetto alle cose scolastiche.
In un certo senso è affascinante vedere come i fratelli Potter siano sempre diversi e uguali in ogni cosa a coppie di due a due. Lily e James nell'autocelebrazione come maschera di protezione, Lily con le sue arie da femme fatale in fieri e James col suo machismo ostentato; Al e Lily con la loro "modestia aggressiva" e il loro desiderio di voler a tutti I costi evitare il confronto con l'eredità paterna per non uscirne sconfitti; il contrario di James, come noterà Al parlando con Soren- ma anche Al, sebbene non brami un futuro di vittorie in battaglia come suo fratello James, è più simile a lui nella ricerca di gloria e allori di quanto tutti credano, ed è divorato dall'ambizione e dal desiderio di affermarsi e di farsi un nome (indipendente dal suo cognome) nella sua professione/vocazione (esattamente come James) come pensa proprio in questo capitolo nell'ultimo paragrafo. (A ognuno la sua ambizione, come dice lui.)
Ecco, questa doveva essere una recensione breve invece è diventato un papiro sui fratelli Potter, sulla loro psicologia e sul loro rapporto. Ma che ci posso fare se amo il modo in cui li hai caratterizzati e il modo in cui hai creato e scritto le dinamiche tra loro.
Ho riso quando Lily, per dare più motivazione a James, gli dice che DEVE passare l'esame o Al lo prenderà in giro all'infinito. E James risponde che avrebbe dovuto chiedere un cane invece di un fratello- Jamie, tesoro, so che sei più per le discipline fisiche e la matematica non è il tuo forte, ma essendoci solo un anno di differenza tra di voi avevi pochi mesi quando Al è stato concepito, non credo che i tuoi genitori ti abbiano consultato o che tu abbia potuto avere voce in capitolo.
Comunque adoro il dettaglio di James che ha sempre voluto il cane e Al il gatto.
Adoro anche Lily disgustata ma rassegnata di fronte al disordine di suo fratello James ma la adoro ancora di più quando pensa, riguardo ad Al e al suo svegliarsi presto per tutte le sue corsette mattutine, che "sinceramente non capiva tutto quel bisogno di muoversi quando il resto del mondo dormiva". Relatable Lily, relatable. Ho ghignato anche quando Lily pensa che sicuro al 100% ormai la routine di Al include anche "Tommy" e la notte va a dormire da lui-mi chiedo quanti in casa, a parte la sveglia Lily, l'abbiano capito a questo punto della storia. Probabilmente più gente-tra fratelli, genitori e parenti sparsi-di quanta Al e Tom credano.
Da una parte avrei voluto leggere di più delle reazioni al ritorno miracoloso di Thomas, ma d'altra parte quei pochi commenti che vengono fatti dai personaggi en passant sono perfetti proprio perché, come dice Andromeda, evidenziano come Thomas sia sempre stato strano e il suo arrivo in famiglia talmente tanto avvolto dal mistero, che nessuno è TROPPO stupito dell'assurdo modo in cui prima è sparito e poi è stato ritrovato Tom. Queste nuove stranezze riguardo a Thomas diventano subito notizie noiose e di routine per tutti coloro che girano intorno alla famiglia Potter come lo sono sempre state tutte le stranezze e i misteri intorno a Thomas.
E a proposito di stranezze: mi ero dimenticata dell'improvviso capogiro che assale Lily quando apre la lettera di Soren- la prima del NOSTRO Soren (o tuo Soren- anche se i due Soren sono ENTRAMBI tue creature. Chiamiamolo Soren di Lily, va'.) Questo improvviso e momentaneo malore che Lily attribuisce al troppo latte nelle uova è in realtà un effetto dell'incantesimo che Soren ha lanciato sulla busta per far sì che Lily si dimenticasse dell'aspetto dell'ALTRO Soren, che le aveva mandato una foto all'inizio della loro corrispondenza, giusto? E Lily lo sente, pur non capendo cos'è, per via dei suoi poteri da Lena che le danno una capacità maggior di percepire certi tipi di incantesimi piuttosto che altri, giusto?
Questa piccola stranezza viene subito accantonata dall'ultimogenita Potter per leggere subito la lettera-perché, di nuovo, se si vive accettando molte stranezze o bizzarrie come parte della propria quotidianità, come fanno i Potter, non sempre si nota quando la quotidianità si sta increspando, questa volta sul serio o in modo permanente. O meglio: magari lo si nota, ma constato che è inoffensiva si scrollano le spalle, si va avanti con la propria giornata e si ignora il pensiero.
E così lasciamo Lily alla sua giornata mentre noi proseguiamo col resto del capitolo.

Uhh, l'Accademia Auror!
Realistico l'impaccio che Rose prova alla scoperta di Ted e James- più che di reazione alla scoperta che anche l'ALTRO cugino e l'amico di famiglia siano gay/bisessuali (che comunque c'è, ed è più forte che dopo aver scoperto di Al perche su Ted e James tutti se lo aspettavano meno, per una questione di stereotipi) c'è anche il fatto che Rose ha sempre visto Ted in un certo modo- l'amico di famiglia più grande e paziente, il giovane professore a cui chiedere aiuto e consiglio e dare rispetto- ed è strano dunque per lei pensarlo in una relazione con il suo cugino quasi-coetaneo e (dal punto di vista di Rose) un po' idiota. È un capovolgimento dei ruoli, perché Ted e sempre stato prima il babysitter poi il professore di tutti loro, e anche se ora sono tutti maggiorenni il fatto che abbia una relazione (romantica, sessuale, ecc) con uno di loro, dei cugini Potter-Weasley, è una cosa che può scombussolare un po' i vari membri del Clan.
Gli altarini scoperti sulla relazione di Ted e James erano inevitabilmente destinati a creare la percezione di un cambiamento nelle dinamiche del Clan Potter-Weasley, nelle gerarchie e nel modo in cui i vari membri si vedono a vicenda. Cosa che, ad esempio, la relazione di Al e Tom semplicemente non causa, perché erano già un binomio chiuso e serrato all'interno della folla multiforme del Clan, indipendente dal fatto di essere un binomio romantico o platonico.
Per questo è giusto, narrativamente, che la rivelazione di Teddy e James avvenga come un tornado prima dell'arrivo di Ab Umbra Lumen, e vediamo nel corso di questa storia come sia loro che gli altri si adattino a questo cambiamento di dinamica, mentre la storia di Al e Tom dentro il Clan viene accennata qui e là un po' da tutti e da nessuno, in un modo da "tutti sanno ma nessuno sa", e quando avviene la rivelazione è anticlimatica perché tutti davano già per scontato che stessero insieme.
Realistico anche il pensiero di Rose che potrebbero parlare della miracolosa ricomparsa di Thomas, che nessuno dei due credeva davvero possibile, ma ne lei ne Ted sembrano avere voglia di scambiarsi opinioni di riguardo. È realistico infatti l'impaccio silenzioso tra loro sulla questione Thomas perché a entrambi è sempre stato antipatico, ma entrambi, a differenza di James, non hanno mai manifestato apertamente e più di tanto questa antipatia, troppo stretti nei propri panni di rispettivamente bravo ragazzo e brava bambina. Entrambi sono contenti che sia vivo e tornato, ovviamente, perchè è pur sempre parte della famiglia allargata e comunque sono due brave persone e naturalmente non gioirebbero per la morte di un ragazzo così giovane, che comunque conoscono da quanto era bambino. Però entrambi (soprattutto Rose) avrebbero più di qualche insulto da dedicare a Thomas (Rose forse li dice, nella mente; è Ted che è troppo buono persino per pensarli, gli insulti veri) e al suo essersi fatto le vacanze in Germania senza dare notizie di se' mentre i Potter (a cui sia Rose che Ted sono legati) lo piangevano o davano per morto. Però non sembra bello fare queste constatazioni a meno di una settimana dal miracoloso ritrovamento che ha interrotto l'atmosfera di lutto. Quindi stanno entrambi zitti.
E anche perché sono tutti e due distratti.
Ad aspettare i propri ragazzi, più che altro.
Adorabile l'impazienza di Rose e l'entrata in scena di Scorpius e del suo fiore di cactus.
E i fiori di cactus sono davvero belli e meno banali delle rose, concordo con Scorpius!
Tenera anche l'aria cattedrica da maestrina con cui Rose tenta di tenere a bada Scorpius e i suoi stessi ormoni.

"Beh, sai… Ho dovuto inventarmi una palla piuttosto ingarbugliata per non dire che andavo ad aspettare Poo come una fidanzatina ansiosa…” E qui scoccò un’occhiata a Teddy che lo guardò malissimo.
“Ricordati che sono ancora un tuo professore, Scorpius.”
“Dal primo settembre.” Squadernò l’indice con sussiego. “Dal primo settembre.”
Teddy fece un mezzo sorriso. “Ricordati che ho una buona memoria. E non dal primo settembre.”
“Sono mortificato, chiedo scusa.” Scorpius sembrò improvvisamente più umile. 

Anche questo scambio mi ha fatto sorridere. In un certo senso, il fatto che nel corso dell'ultimo anno di James, Scorpius sia diventato il suo migliore amico e Ted il suo ragazzo (ora ufficiale) ha avvicinato anche Lupin e l'erede Malfoy, che non dimentichiamocelo sono cugini di secondo grado, anche se non sono cresciuti come tale, a causa delle differenze fazioni per cui avevano combattuto Andromeda e Narcissa (e poi Draco e Harry) durante la guerra.
Tenero il placcaggio di James a Ted e le sue (finte) lamentele sul fatto che Scorpius e Rose siano più interessati ad imbucarsi che a dargli retta. Che tenero, lo amo quando fa il paladino della coppia Scorpius e Rose, anche se cerca di non mostrarlo.
La successiva conversazione tra James e Ted è stata...illuminante.
Mi rendo conto che non parlo mai di Ted, forse perché i lati che trovo più interessanti di lui, aldilà della sua patina di bravo ragazzo e perfetto giovane professorino gentile, sono quei difetti e aspetti caratteriali che odio ferocemente in me stessa e che cerco di combattere (l'indecisione prima di tutto, la paura dei cambiamenti e del futuro in secondo luogo, il desiderio di non scontentare nessuno che porta a essere gentile con tutti deludendo tutti allo stesso modo...) quindi come personaggio non è mai stato tra i miei preferiti.
Questa scena però devo commentarla perchè mette in luce tanti aspetti della coppia Ted e James su cui non mi soffermo mai abbastanza.
Prima di tutto, il fatto che Ted, benchè ami James e abbia persino affrontato tutte le difficoltà legate al fare coming out per lui, non considera ancora James come un suo pari.
È comprensibile: per anni la loro dinamica è stata James, il ragazzino pestifero e sconclusionato, ma in adorazione totale dell'altro, e Ted, l'amico più grande e saggio, che è sempre nel giusto e sempre paziente di fronte alle bizze dell'altro. Ovviamente ora che hanno una relazione vera e propria questa dinamica non può più funzionare in questo modo, ma come in tutte le dinamiche che necessitano cambiamenti ci vuole un po' prima che le cose si assestino. Lo faranno, nel corso di questa e della prossima storia, questa conversazione getta un po' le basi su quelli che saranno i problemi, gli scogli da superare, i conflitti e le conquiste della coppia Ted/James in Ab Umbra Lumen.
Imparare a considerarsi sullo stesso piano di maturità e indipendenza, pianificare il futuro, pensare a una possibile convivenza.
Sono cose più difficili per Ted che per James, nonostante la giovane età di quest'ultimo
Come pensa Ted stesso: non ha problemi a realizzare che James non ha più dieci anni quando si tratta di *certe cose*, ma quando si tratta di confidarsi, condividere i problemi, mostrarsi vulnerabile, Ted non è ancora del tutto capace.
Non perche sia una persona chiusa, anzi, ma perche non vuole pesare sugli altri. Mai.
Mi ha molto colpito e illuminato un dettaglio, ovvero il fatto che Ted abbia dentro di se' una certa "ansia dell'orfano" che lo spinge a sentirsi a disagio a chiedere favori alla gente, anche alle persone che gli vogliono bene, probabilmente perché inconsciamente non può fare a meno di vederli come carità.
È interessante perchè è uno dei piccoli dettagli delle tue storie con cui fai capire che sì, avere intorno qualcuno che ti ama e si prende cura di te è importante, anzi, meglio, è fondamentale, ma non è comunque una ricetta miracolosa che può cancellare tutte le morti e i traumi avvenuti quando eri piccolissimo. Che possono guarire, diventare più lievi, ma non spariscono del tutto.
Ted è stato accudito e coccolato da molte persone da bambino, ma ha anche sempre avuto chiara in mente la consapevolezza di essere "l'orfano di guerra", praticamente il simbolo dei morti della sua generazione come Harry lo era stato della sua, visto che Remus Lupin e Tonks erano entrambi eroi dell'ordine morti nell'Ultima Battaglia, quella decisiva per la vittoria. (Non penso quel 2 maggio 1998 ci fossero molti altri neonati coi genitori entrambi morti in battaglia, visto che la maggior parte delle vittime furono, purtroppo, studenti).
Se da un lato crescere intorno a figure che ricordavano e onoravano la memoria dei suoi genitori ha fatto bene a Ted, dall'altro lato lo ha fatto spesso sentire come se stesse vivendo tra i loro fantasmi, o come se le persone intorno a lui si curassero di lui SOLO per i suoi genitori e la loro tragica morte. È come se pur non avendo mai vissuto il lutto della morte dei suoi genitori perché era troppo piccolo lo avesse vissuto per interposta persona, attraverso il dolore di sua nonna, e i ricordi pieni di rimpianto di Harry e degli altri ex membri dell'Ordine. Da un lato e grato alle persone intorno a lui per avergli tramandato la memoria di Remus e Tonks, dall'altro così facendo non gli è stato mai possibile dimenticare anche solo per un momento di essere un orfano, e si è forse spesso sentito come se in quanto orfano stesse vivendo approfittando della carità altrui.
Per questo forse si sente così in imbarazzo a condividere i suoi problemi, perche in un certo senso gli sembra sempre di approfittare del suo stato di orfanello che chiede pietà agli altri, o teme che le persone si stufano di lui e gli dicano che lui non è una loro responsabilità e che l'hanno accudito e curato da bambino solo perché il bambino senza genitori faceva un po' pena a tutti, e che I suoi problemi non siano abbastanza gravi oppure che non sia dovere degli altri risolverli per lui.
E forse sempre per questo complesso irrisolto dell'orfano fa così fatica ad affrontare serenamente i cambiamenti e il futuro ed è così scombussolato e terrorizzato all'idea che Andromeda venda il cottage della sua infanzia- lo capisco, comunque, anch'io se i miei genitori vendessero la casa dove sono cresciuta senza consultarmi ne rimarrei scossa. All'inizio mi chiedevo perché Ted col suo stipendio da insegnante non possa comprare una metà del cottage (è quello che farei io nella sua posizione, se avessi dei soldi da parte lol), ma in effetti, anche se dovesse riuscire a mettere da parte un gruzzolo abbastanza cospicuo per comprare la propria metà della casa a sua nonna, lui tornerebbe comunque a Hogwarts per dieci mesi l'anno quindi o sua nonna resterebbe da sola comunque (e il motivo principale per cui Andromeda vuole vendere è la solitudine, non il bisogno di denaro) o venderebbe comunque la sua parte per andare a trasferirsi al Maniero da sua sorella- e Ted rimarrebbe durante l'estate in casa con degli estranei.
Quindi, meglio si cerchi una casa sua. Anche se il distacco dal cottage dove è cresciuto fa male- da questo punto di vista, Ted, pur essendo "quello più grande" da sempre, fa più fatica degli altri ragazzi a staccarsi dal regno dorato dell'infanzia, o dall'idea di esso.
James invece, come la sorella minore e parzialmente anche il fratello, è impaziente di assaggiare e sperimentare il mondo e più maturo nel gestire i cambiamenti. Ma è ancora un ragazzino impulsivo nel suo modo di prendere e soprattutto comunicare decisioni, come l'ultima scena tra loro conferma. Ma forse quest'impulsività apparentemente immatura, ma che in realtà nasconde sicurezza su di se' e sulle proprie scelte, così tipica di James, è ciò di cui Ted ha bisogno, lui che è sempre in apparenza così maturo e riflessivo e pacato, e in realtà nasconde dentro di se' una grande difficoltà a prendere decisioni e affrontare le novità. Sono entrambi scompensati e in qualche modo, a vicenda, si compensano.
...Damn, sto ri-diventando una fan di Ted/James, dopo tutti questi anni. Sarebbe sensato, tipo cerchio che si chiude, visto che sono stata catturata e poi trasportata con impeto in questa Saga da Seven Step of Summer.
Sento già Tom che mi guarda disgustata- prima scrivo una recensione in cuccisione proclamo che suo cugino Tassorosso mancato ha un modo di vedere e percepire il mondo più profondo di lui, poi scrivo non una non due ma tre (!) recensioni diverse sul rapporto Al/Michel, infine mi metto a sviolinare su Ted e James, che fino a quest'anno ho sempre trattato con distaccata indifferenza nelle mie recensioni.
Sigh, sento già il mio beniamino storico che esce dalle parole scritte sullo schermo per avadakevradizzarmi. Non è una bella sensazione.
Eh parlando di lui...che stronzetto è a lasciare una scala a pioli sotto la finestra facendo credere ad Al che quello sia l'unico modo per entrare in camera sua e poi dirgli, quando arriva finalmente in camera di Thomas tutto rosso e sudato, "potevi entrare dalla porta"??? Però è assolutamente una cosa da Tom, sia perchè, a livello superficiale, non c'è nulla che rilassi o diverta Tom più di prendere in giro Albus, sia perchè, a livelli più profondo e inconscio, mettere una scala alla finestra per vedere se Al ci sale davvero è un po' l'equivalente giocosa di chiedergli "mi vuoi ancora bene?" dopo che Al gli ha detto quanto ha sofferto per la sua presunta dipartita, solo per costringere Al ad ammettere che lo ama e lo ama ancora e nonostante tutto. Tom ha questo vizio, che forse più che un vizio è un sintomo di insicurezza che, a causa di troppo orgoglio per essere dichiarata esplicitamente come tale, viene fuori come stronzaggine: ogni volta che gli viene offerto affetto o amore incondizionato, Tom invece di prenderlo e accettarlo porge una domanda difficile con tono di sfida o causa un problema per vedere se è *davvero* incondizionato. Come dirà Al- gli dai un braccio, si prende la mano. O meglio, direi io, gli dai una mano, e si prende un dito perchè così gli verrà offerto un braccio.
Ma Al che si balza la festa di ammissione di suo fratello per andare da Tom?? Lol.
Comunque sono curiosa di come hanno fatto i Dursley a non notare una scala a pioli sotto la finestra del primogenito, visto che Tom non ha (ancora) una bacchetta per disilluderla, e nel caso l'avessero vista cosa abbiano pensato, e se abbiano visto il "cugino" e "migliore amico" del loro figlio salire, cercando di essere discreto, tra mille sbuffi e imprecazioni.
Di nuovo ritorna l'atteggiamento ambiguo e noncurante di Al e Tom riguardo al nascondersi o meno dai genitori; in Ab Umbra Lumen non sono nemmeno SFIORATI dal pensiero di quando è se dire di "loro" (come invece succede a tutte le altre coppie non "ufficiali"), non hanno neanche una discussione a proposito perché pare a entrambi una cosa ovvia NON dichiararsi esplicitamente agli adulti, ma allo stesso tempo ci mettono molto meno impegno, attenzione e ansia nei loro tentativi di non farsi scoprire che tutte le altre coppie (etero o gay o lesbiche) prima della dichiarazione ufficiale.
D'altronde, sono il Figlio di Mezzo e Quello Diverso.
Le loro posizioni nella grande, intricata famiglia e il modo in cui sono stati cresciuti lì mette in una posizione diversa rispetto a Rose, per esempio, che è sempre stata la Primogenita, la presunta copia carbone di sua madre e prediletta del padre, la Figlia Perfetta, che nulla nasconde e mai delude. (e perciò sente di non aver altra scelta che nascondere la sua relazione per non deludere i genitori, e allo stesso tempo si sente in colpa perché così facendo sa di star sia ferendo il suo ragazzo che mentendo per omissione ai suoi- due altre cose che odia fare senza riuscire a smettere).
Al invece è abituato a farsi i fattacci suoi senza preoccuparsi troppo di venir sgamato e interrogato perchè SA che in famiglia c'è sempre qualcun altro, qualcuno di più appariscente e meno furbo, di cui parlare e su cui spettegolare. E se questo continuo spostamento di focus da lui al primo parente disponibile l'ha fatto forse per anni sentire trascurato, per altri versi gli ha sicuramente dato un margine di libertà maggiore, e la possibilità di crearsi indisturbato una serie di alibi e mondo affettivo di cui ne i suoi genitori ne i titoli di giornali sanno nulla, un'abilità nello sguazzare nell'anonimato e nella disattenzione generale che i suoi fratelli non hanno, un po' per via dei loro caratteri più appariscenti, un po' perchè, per via del fatto di essere fisicamente una copia carbone di Harry e venir perciò riconosciuto ovunque, Al ha dovuto LOTTARE per costruire intorno a se' una sorta di indifferenza annoiata. (Ogni volta che recensisco un aspetto della psicologia di Al mi rendo conto di quanto questo personaggio, dietro le sue arie da pulcino, sia uno dei più contorti, stratificati, contraddittori eppure ben scritti della storia. Davvero, su di lui dovrebbe essere scritto un manuale: "come costruire un personaggio e una PERSONA complessi partendo da un clichè comune nel fandom".)
Tom in modo opposto ma simile è sempre stato "quello diverso" (sia tra i Dursley sia né Clan Potter-Weasley), Tom Mille Segreti, è come dicevo sopra tutti sono da sempre abituati a stranezze e segretezza intorno a lui (lui stesso è stato cresciuto da persone che lo hanno amato ma gli hanno tenuto segrete molte cose che avrebbero dovuto rivelargli, quindi in fondo, così come per Lily e il suo comportarsi da sciocchina, non ci si può lamentare troppo se si comporta e relazione agli altri riproponendo il modo in cui gli altri, la famiglia o meglio LE famiglie che l'hanno amato e cresciuto, si sono sempre rapportati a lui) quindi perché nella sua vita sentimentale dovrebbe comportarsi in modo diverso?
In fondo nessuno si aspetterebbe che Al e Tom, gay, diciassettenni e Serpeverdi fino al midollo, mettano i manifesti o si confidino con qualcun altro a cuore aperto, perchè è semplicemente una cosa che non è nelle loro corde (i manifesti non sono nelle corde di Al; le conversazioni a cuore aperto, in quelle di Tom).
Quindi, non si dichiarano ma non sono paranoici nel nascondersi BENE come potrebbe esserlo e lo sarà sempre di più Rose. E così le persone intorno a loro cominciano a capire, a intuire, senza che Al e Tom debbano far la fatica di far coming out. E senza avere conferma, quindi i genitori non possono sottoporli a tutte quelle infinite regole e raccomandazioni che gli adulti mettono agli adolescenti innamorati di qualunque sesso e orientamento sessuale (vedi i coniugi Weasley-Granger o Malfoy dopo aver scoperto del fidanzamento ufficiale di Rose e Scorpius).
Parlando di genitori, sai che mi dispiace che a questo punto della storia i genitori e la sorella di Thomas ce l'abbiano ancora su con i Potter? Lo trovo credibile, perchè il dolore non è sempre razionale e non sempre sceglie i soggetti giusti contro cui scagliarsi, ma anche un po' triste.
Rende sicuramente i Dursley un po' più realistici e meno genitori del Mulino Bianco che accettano tutto con un sorriso (beh, Robin con un sorriso; Dudley con un grigliato di rassegnazione). Cioè, sì, accettano tutto DA TOM perchè Tom è il loro figlio, non importano il sangue o le origini, ma non vuol dire che estendano improvvisamente la grazia che danno a lui a tutti coloro che fanno parte del Mondo Magico. Anzi, almeno a questo punto della storia il loro amore di genitori li porta ad essere ancora più diffidenti del Mondo Magico, perchè è quel mondo che prima ha lentamente ma inesorabilmente allontanato da loro il loro primogenito, poi è stato teatro del suo rapimento, e infine lo sta per mettere sotto processo come un criminale. E se quando Tom era piccolo Harry Potter era per i Dursley una figura di supporto che poteva aiutarli a crescere e a capire quello strano ragazzino (o a trovarlo quando si smaterializzava nei luoghi più assurdi), ora rappresenta per loro sia uno dei fattori che ha allontanato Thomas da loro, riportandolo a undici anni nel Mondo Magico da cui Tom è stato presto conquistato e assorbito, sia il capo del corpo di polizia che non è stato in grado di proteggere e poi di ritrovare Thomas.
Quindi il risentimento verso Harry ha senso; e in un certo modo, con uno sforzo di empatia, capisco anche quello verso Al: perchè Al è stato colui che passando tutte le ore e tutti i giorni accanto a Tom si era accorto che qualcosa non andava, eppure non aveva avvisato nessun adulto di ciò- normale, a sedici anni, e perdonabile, soprattutto perchè Tom stesso non si confidava, ma capisco che per la famiglia di Tom, per la VERA famiglia di Tom, il fatto che entrambi Potter, padre e figlio, non abbiano nemmeno tentato di contattarli o di chiedere un loro parere quando Tom stava evidentemente male sia uno smacco e una colpa. Così come capisco il risentimento irrazionale e doloroso che i coniugi Dursley (e Alicia) potrebbero aver provato verso Al perchè anche Albus era stato rapito nella grotta, ma lui era stato portato indietro sano e salvo; Tom invece no.
Di nuovo, non è razionale, non è nemmeno giusto visto che Al è stato forse peggio di tutti- Zabini dixit- ma il rancore verso il "sopravvissuto" quando pensi che tuo figlio non lo sia è un sentimento umano e soprattutto da genitori.
Comunque scrivendo la recensione di questo capitolo apparentemente di passaggio, mi sto rendendo conto, prima con Lily, poi con Ted e infine con questo piccolo dettaglio della freddezza della famiglia Dursley quanto ancbe in un semplice capitolo di "quiete estiva" siano disseminati i germogli dei percorsi di maturazione che i vari personaggi, sia principali che secondari, faranno nel corso di questa seconda Opera (chiamarla fanfiction mi pare riduttivo, viste l'attenzione per i dettagli, la coerenza e la ricchezza e tutti i fili che si chiudono di questa storia).
Lily imparerà che "l'azione fa paura". James maturerà tanto per stare con Ted e così facendo, paradossalmente, farà maturare anche Ted- e viceversa. La famiglia di Tom uscirà da questo periodo di diffidenza verso il Mondo Magico per raggiungere un'accettazione della Magia a cui nonostante le migliore intensioni non erano mai riusciti ad arrivare prima d'ora, nemmeno prima di tutti i casini del Sesto Anno di Tom- la prova è il fatto che per la prima volta trascorreranno il Natale coi Potter e con gli WEASLEY alla Tana, cosa che non avevano mai fatto nemmeno quando Tom era piccolo, preferendo dividere la custodia del figlio durante le vacanze con Harry per permettere al ragazzino di conoscere e passare un paio di settimane l'anno con gente simile a lui, senza però che loro e gli altri figli fossero costretti a starci *troppo* a contatto, con questa gente.
È come se prima della scomparsa di Thomas i Dursley avessero sempre navigatore lungo il confine sottile tra diffidenza e accettazione del Mondo Magico, cercando di essere supportivi del figlio senza davvero al contempo voler sapere o parlare troppo della Magia, e poi rischiare di perdere il figlio li abbia portati prima a una repulsione rabbiosa per quel mondo pericoloso di cui Tom fa parte e loro no, e poi a un desiderio di essere molto più coinvolti nella vita di suddetto figlio, anche negli aspetti che per loro sono più difficili da affrontare, spaventosi o disturbanti- come appunto, la sua appartenenza al Mondo Magico.
Comunque secondo me Alicia e Robin alla sera della rassegna di poesie erano anche scocciate perchè si aspettavano che fosse un momento per recuperare il tempo e ricostruire piano un rapporto col figlio e fratello dato per disperso, e lui invece si porta dietro il fidanzatino senza neanche esplicitarlo come tale.
Mi rendo conto che è assurdo spendere così tante righe parlando di personaggi che in questo capitolo vengono nominati solo di striscio, ma è proprio questo il bello di questa Saga: che anche se i Dursley (quelli Babbani) sono personaggi super secondari, ma anche lui matureranno e evolveranno, senza mai rubare la scena a nessuno dei nostri maghi e delle nostre streghe preferite.
È per questi dettagli che il mondo da te creato sembra sempre tanto vivido e realistico: perchè anche i personaggi che non vengono nominati per venti o trenta capitoli crescono e maturano e si evolvono; e questo ci dà l'idea che la tua storia sia viva e pulsante, piena di personaggi le cui vite vanno avanti anche quando noi non li vediamo.
Aaaaanyway. Torniamo al capitolo.
Il processo rende Tom ansioso, ma non lo ammette, Al lo sa e cerca invano di distrarlo tra studio e sesso.
Il primo si rivela un fallimento-Tom non accetta di essere secondo a nessuno, o di aver bisogno di aiuto. E in effetti non ha bisogno di aiuto, apparentemente, visto che ha finito di studiare il programma da autodidatta in Germania. Però vuole la presenza di Al mentre ripassa. Ma non vuole che Al gli dia consigli o faccia notare ad alta voce che ha bisogno di lui.
Ecco, prima abbiamo visto Ted e le sue difficoltà a chiedere aiuto a James o ad altri per paura di essere un peso, ora vediamo Tom che all'opposto nei fatti chiede, o forse pretende, aiuto da Al (che comunque glielo vuole dare e glielo darebbe anche se Tom non volesse, lol, perchè sono disfunzionali e teneri in questo modo) però con le parole si rifiuta ad ammetterlo, ovviamente per orgoglio.
Al piccato gli ricorda che non chiedere mai aiuto ha portato Tom ai risultati a cui ha portato. Non una cosa molto carina da dire, ma Tom con quel suo "ti sembro una persona che chiede aiuto?" tutto ghignante gliel'ha proprio tirata fuori di bocca. Al è passivo-aggressivo in un modo pazzesco, che esaspererebbe chiunque in una relazione, tanto più perché lo è in un modo così casuale, uscendosene con queste mezze frasi mentre si sta parlando d'altro, ma il suo ragazzo se lo merita e alla fine questa rappresaglia passivo-aggressiva si rivela l'unico modo per gestire Tom- l'aggressività pura lo porterebbe sulla difensiva (cioè sull'attacco, che per Tom è la stessa cosa), mentre davanti a un partner con una remissività completa (e non solo apparente e superficiale come quella di Al) Tom andrebbe avanti a tappeto a far quel che vuole senza preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni. Che è una cosa che fa comunque, ma sempre meno, perchè contemporaneamente al processo di maturazione di Tom (che capisce pian piano le conseguenze che le sue azioni hanno sugli altri) c'è il processo di evoluzione di Al, che sta imparando a tenere il suo ragazzo sempre di più al guinzaglio stretto.
Mi chiedo se il breve battibecco sul chiedere aiuto sia stato il "trigger" che ha rovinato l'umore di Tom e ha fatto scattare, alla prima buona occasione, la successiva crisi, perchè Tom prima sembrava insolitamente di buonumore. Non che sia colpa di Al: ma se è un disturbo psicosomatico versione magica (adoro il modo in cui mischi psicologia e magia, come se la magia fosse un altro organo che reagisce ai nostri cambiamenti emotivi e fisici) semplicemente funziona così, si immagazzina stress e ansia che poi vengono rilasciati attraverso un attacco o uno sfogo che si genera dopo un banalissimo e talvolta sacrosanto commento altrui.
Mi piace il modo in cui Al realizza che c'è qualcosa che non va e mi piace come la sua prima reazione dopo che Tom gli ha confessato rabbiosamente degli attacchi non sia allarmarsi, ma pensare a trovare un modo per tranquillizzare Tom. È proprio un Guaritore nato, quel ragazzo. Tom ha come sempre questa rabbiosa aria di sfida quando parla ad altri del "modo" in cui è fatto, quell'aria di sfida come a dire "ammetti che sono intrinsecamente sbagliato ammetti che non avrei dovuto nascere ecc" e Al reagisce sempre con una rassicurante scollata di spalle; come se dar corda alle sue riflessioni sul "non essere come le persone normali" sia assimilabile per Al a dar spago a dei deliri nocivi, nulla di più o nulla di meno. E lo è, in un certo senso.
Davvero, l'ho già scritto un'altra volta, ma amo il fatto che per Al le stranezze di Tom sono solo una parte di lui, come per sua sorella la Legimanzia o per suo fratello il far esplodere le cose quando si arrabbia, qualcosa che esiste ma su cui non vale la pena scervellarsi o spaventarsi troppo.
Mi piace il fatto che venga in questo capitolo implicitamente dichiarato che gli scoppi di magia Tom siano SIA correlati al modo in cui è fatto (Al ammette che la magia dell'altro è sempre stata, è e sarà sempre superiore alla media), sia soprattutto una conseguenza diretta del periodo emotivo che sta passando- d'altronde se queste crisi dipendessero come dice Tom solo dal fatto che è nato nel modo in cui è nato, le avrebbe avute da sempre, e non solo dopo i traumi subiti l'anno prima. Una sorta di reazione psicosomatica non totalmente atipica tra i maghi, anche se nemmeno completamente comune, soprattutto con la potenza delle crisi di Tom.
Tom dovrebbe farsi fare un controllo da uno Psicomago per scongiurare il rischio molto probabile di aver sviluppato un disturbo post-traumatico dagli eventi dell'anno prima- giusto qualcosa da sommare ai suoi già presenti problemi psicologici.
Ovviamente non lo farebbe mai, perciò ci accontentiamo di Al e dei suoi tentativi di distrarlo.

Un dettaglio su Kafka arrabbiata con Tom: sapevi che i corvi e le cornacchie sono gli animali domestici con la memoria a breve termine più lunga, e possono tenere il broncio ai proprietari ininterrottamente fino ai due anni?
Quindi direi che Tom ne avrà di camminate sui ceci da fare per farsi perdonare dal suo famiglio, altro che Al o Alicia.
Io amo Kafka, comunque. È lei la mia vera beniamina, non Thomas. Lui lo è per simbiosi.

"Favoloso.” Esalò. “Tre maghi appena usciti dalla minore età che rischiano la vita per una stupida coppa e dei soldi.” tom è la voce della ragione qui.


“Io non mi ricordo un solo vincitore di quel torneo a parte zio Harry, tu?" E TE PAREVA che Tom non si ricorda di Cedric Diggory, il vincitore ufficiale di quell'edizione, perchè è MORTO- si sa, se muori vince il tuo avversario. Easy. Voldy approva.

"Sì, nello stile di quelle magiche. Rischio della vita, ferite, ossa rotte, traumi con complicazioni.” Ironizzò. a volte Tommy somiglia COSÌ TANTO a suo padre babbano quando critica le barbarie e le teatralità delle tradizioni magiche. Non che abbia torto, eh, è solo che è buffo. Probabilmente Tom stesso non si rende conto di quanto suo padre adottivo l'abbia influenzato in certe cose, nonostante le loro distanze e divergenze.

E Dudley col trauma dei gufi è esilarante.

Distrarre Tom con il Tremaghi, dunque, non sembra faccia molto effetto, ma direi che ce lo aspettavamo.
Poi però Tom si distrae da solo prendendo in giro Al, e tirandoselo poi addosso fisicamente.
(Tom il piccolo maniaco sessuale appena sbocciato, viene in serie dopo Tom il piccolo sociopatico in erba ma prima di Tom il piccolo staker ossessivo)

"Poi lo afferrò per i polsi, veloce come un dannato serpente, e Al si ritrovò nel giro di pochi attimi sulle sue ginocchia.  
“Tom, non sono una ragazzina!” Cercò di liberarsi, come cercò di non fargli notare che gli piaceva essere tenuto tra le braccia.
Magari in modo più virile, però…"

Evidenzio questo pezzo solo perchè ho notato che in Opera Al Nero Al non ha problemi a sedersi sulle ginocchia di Tom o a venir messo in questa posizione dall'altro ragazzo, mentre qui in Ab Umbra Lumen lo trova demascolinizzante. È perchè a ventitré anni si sente più sicuro sia nella sua sessualità che nella sua virilità di quanto non lo sia ora a diciassette?

Vengono interrotti dal Gufo del Ministero con la data del processo (che secondo me è corso via in fretta per non farsi sparare e arrostire da Dudley, altrochè) e Al nota come Tom, ora che ha una data da aspettare, sia più tranquillo.
Non sereno, quello no ovviamente, ma di nuovo in controllo di se'.

Tom si passò le dita trai capelli. Ormai era evidente che gli dessero fastidio.
“Sai, credo di dover andare a tagliarmi i capelli…” Disse infatti, e sorrise: non era un sorriso allegro, ma riflessivo e calcolatore. Non era annoverabile nell’espressioni positive, ma andava bene comunque.

Tom usa questa battuta dei capelli sia con Robin che con Al, con la prima del conclusione di una conversazione emotivamente difficile, con il secondo in seguito alla domanda "stai bene?". Penso che in entrambi i casi Tom stia cercando di comunicare, a se stesso e alle persone che ama, che ha intenzione di riprendersi il controllo della sua vita (partendo appunto dal tagliarsi i capelli, che come dice Robin capelli lunghi e disordinati fanno tanto maudit o eroe tragico in balia della sorte crudele), costi quel che costi.

Avrebbe lottato. Solo questo importava.

Appunto. Frase finale del capitolo meravigliosa come sempre.
(Recensione modificata il 19/08/2023 - 03:17 pm)

Recensore Junior
04/06/23, ore 23:03
Cap. 62:

Ho appena visto un'opera teatrale in cui uno dei personaggi, un padre assente che non ha cresciuto il proprio figlio, si interroga su cosa il figlio possa volere da lui visto che l'ha ricontattato dopo anni ( e il padre non ha soldi né saggezza da dargli, e il figlio lo sa) e poi si risponde da solo "vuole quello che tutti i figli vogliono dai loro padri. Sapere da dove viene, perchè è stato messo al mondo...sapere chi è". È il bisogno di scoprire le origini per cercare di risolvere i dilemmi su noi stessi a cui non sappiamo trovare risposta, il desiderio di conoscere i pensieri e le aspettative dei propri genitori non perchè esse ci definiscano, ma perchè, avendo conosciuto il percorso di un possibile sentiero previsto per noi, possiamo scegliere liberamente se percorrerlo o andare in un'altra direzione. Decidere consapevolmente se, come e quando deviare dalla strada maestra senza vagare a caso nel bosco.
Questo è il cammino che tutti si trovano a dover metaforicamente fare a un certo punto della loro vita (spesso durante l'adolescenza o poco dopo, oppure stranamente dopo la mezza età- è sempre una o l'altra opzione) e che Tom invece, in quanto protagonista (o meglio, co-protagonista) di un romanzo (o meglio, di una fanfiction) di formazione si trova a dover percorrere letteralmente, senza troppe metafore.
I protagonisti dei romanzi di formazione, Harry Potter incluso, dopotutto non hanno mai fatto altro se non percorrere materialmente un cammino che tutti gli esseri umani a un certo punto si trovano a percorrere solo psicologicamente o metaforicamente. Il fatto che la tua storia, tecnicamente una fanfiction, funzioni in questo modo è una prova del suo valore narrativo e della tua bravura. (Non è raro trovare belle fanfiction, se sai cercarle. Ma di solito non sono così lunghe, e quelle con le migliori caratterizzazioni si focalizzano su uno, due, massimo tre personaggi. È raro trovare lunghe fanfiction con così tanti personaggi, tutti così ben caratterizzati, che soddisfano e appassionano come un libro vero e proprio, però. La tua, ormai lo saprai fin troppo bene, lo fa.)
Le domande specifiche che portano Tom alla porta dello studio di Von Honhemein sono dunque uniche, perché unica è la situazione di Tom (non capita tutti i giorni di essere in vita perchè un alchimista ha richiamato un'anima dannata e l'ha appiccicata dentro al corpo morto del proprio figlio neonato) ma gli impulsi che lo portano a cercare quelle risposte sono universali: da dove veniamo? Perché esistiamo? Cosa ne sarà di noi? Cosa mi riserva il futuro? Quanto vivrò, e come?
Così come universale è la tentazione di cercare queste risposte da chi ci ha messo al mondo.
Ancora di più, paradossalmente, se suddette persone che ci hanno messo al mondo sono assenti o distanti, o comunque per un motivo o per l'altro non hanno cresciuto loro i propri figli; perche proprio i genitori assenti, temibili e intoccabili sono questi, agli occhi dei figli, quelli più simili agli dei, e dunque custodi di domande a cui i comuni mortali non possono rispondere. Spesso, i figli imputeranno all'ingombrante presenza-assenza dei genitori mai conosciuti o raramente presenti l'esistenza, e soprattutto l'insistenza, di certe domande e dilemmi interiori. Tutti i figli credono che i genitori abbiano tutte le risposte del mondo, soprattutto da bambini, ma crescendo, durante l'adolescenza, ci si accorge che i genitori che ci hanno cresciuto sono umani, fallibili e a volte inconsapevoli come tutti gli esseri umani. Ma ci si può accorge di ciò solo passando de tempo con loro, scontrandosi e riappacificandosi e in generale vivendo insieme: coloro che, per un motivo o per l'altro, non hanno mai davvero conosciuto uno dei genitori o entrambi, spesso creano nella mente un'immagine di questi ultimi più potente e onnisciente (nel bene o nel male) di quello che sono in realtà, perchè mancando la conoscenza diretta manca anche la presa di coscienza dei limiti e dell'umanità mortale dell'altro.

Infatti nella maggior parte dei casi queste domande su se stessi che tutti i figli vorrebbero porre ai propri genitori rimangono senza risposta, perchè i padri (e le madri) sono fallibili e umani come i figli e le figlie, e non controllano il passato né il presente ne' il futuro. Rendersene conto è parte indispensabile del crescere, di quel processo psicologico di cui la (metaforica, Tom, ho detto metaforica!) uccisione del padre fa parte.

Tom crede che nel suo caso sarà diverso, perché lui È diverso, è nato in modo diverso dagli altri, e non ha un padre biologico ma un creatore, nel senso meno lusinghiero del termine- qualcuno che l'ha creato come nelle leggende di tutte le culture le divinità hanno creato il primo uomo.
E Tom in fondo un po' si sente primo uomo, sia per la grandezza del suo ego (lol) sia per il modo in cui è nato, primo esemplare e pionere di un cammino che (lui crede) non è stato percorso in precedenza da nessun altro.
E nonostante tutta la rabbia, l'odio, il disgusto e la paura che prova verso questo padre biologico che l'ha creato, come solo un dio può creare, e poi tormentato per richiamarlo a se', come farebbe un diavolo, Tom non può che figurarselo come un'entità onnisciente.
È il creatore, il modello, il male personificato.
E invece Von Honhemein è vecchio e malato e forse folle. È potente, come Tom già sapeva, è furbo, dotata d'un'intelligenza machiavellica, come Tom sospettava, è moralmente ripugnante, come tutti sapevamo, ma è soprattutto mortale (e questo è quello che Tom non aveva previsto- che questo padre biologico e spaventoso potesse morire in modo naturale, banale) e le sue conoscenze, per quanto vaste, sono limitate.
Ha sì creato Tom, ma come prototipo; un esperimento riuscito una volta per miracolo e mai più riprovato- e quindi non ha le risposte che Tom cerca su se stesso e sul suo futuro.

Tom è sì un caso speciale, particolare e tutto quello che vuoi, ma davanti al suo futuro è solo e allo sbaraglio come tutti noi altri, senza nessuno che gli dia risposte certe e assolute su chi sia e cosa gli aspetta.
Può sembrare terribile scoprirlo, ma invece è liberatorio. Le sue particolarità non spariranno mai ne smetteranno mai di influenzarlo, ma non definiscono nemmeno il suo futuro, o il suo modo d'essere, in modo unico, assoluto e irrevocabile.
Il creatore stesso di Tom, come un dio fallito e in rovina, non ha risposte e non sa, non può o forse non vuole dire cosa riserva per Tom-o per chiunque- il futuro.

Ed è questo che amo dell'arco narrativo del personaggio personaggio: cerca per tutta la vita delle risposte, in un confronto col padre/creatore, ma scoprire che nemmeno Von Honhemein ha le risposte che cercava è la vera risposta di cui aveva bisogno.
Perchè è la conferma, questa volta definitiva, che il suo destino non è scritto nella pietra, in un linguaggio che Tom non sa decifrare e a cui invece Alberich Von Honhemein ha accesso, ma è come per tutti, in parte sconosciuto e affidato alle bizze del fato, delle coincidenze, del mistero di ciò che avverrà e in parte plasmato e plasmabile dalle scelte di Tom stesso.
Parte del futuro di Tom è nelle sue stesse mani, e in quelle di nessun altro (tanto meno di Von Honhemein), e l'altra parte, sarà determinata dalla casualità che non può essere prevista o controllata da nessuno, nemmeno da Alberich Von Honhemein.

Così come Soren: può essere stato plagiato in passato dallo Zio (tra parentesi, quando Alberich Von Honhemein accenna a Tom che è abituato ad essere circondato da ingrati...si riferisce a Soren? Ti giuro vorrei aver passato anche solo un paragrafo nella mente di Von Honhemein come è successo in Opera Al Nero con John Doe, sarebbe stato una roba tipo "il nipote che ho abusato, addestrato come un'arma e trattato freddamente per più anni mi si è rivoltato contro quando ho preso prigioniera l'unica persona che gli avevo giurato di non ferire, non posso credere alla sua ingratitudine. Speriamo che il figlio-esperimento che ho convinto a venir a parlare con me dopo anni passati a ricattarlo a distanza tormentando tutte le persone a cui tiene sia più disposto ad esaudire il mio ultimo desiderio 😊🔮" ao' alchimista dei miei stivali ripigliati, che in confronto a te Voldemort era la persona più sana ed equilibrata di questo mondo) comunque, dicevo, è stato plagiato dallo Zio in passato, e condizionato dalla sua amicizia con Lily nel presente, ma alla fine la scelta ultima, quella di accompagnare Lily "dai suoi" anche se sa che nel migliore dei casi lo prenderanno a pesci in faccia, è sua, di Soren.
In quanto essere umano, la scelta è sua. Questo nemmeno Alberich gliel'ha potuto togliere. Gli ha tolto la scelta da bambino, quando non aveva la possibilità o le capacità di opporsi al volere dello zio, facendolo diventare qualcuno- o, nella mente di Alberich, più probabilmente e tristemente qualcosa- che non era nella sua indole essere. Ma ora Soren ha diciannove anni, un braccio con la forza dell'equivalente magico di un'arma nucleare, ed è arrivato al limite- il limite in cui si è sentito spinto e sospeso tra due precipizi, uno che lo avrebbe portato a crollare con tutto il teatrino di Alberich Von Honhemein, e un altro che l'avrebbe portato probabilmente a crollare comunque, ma distruggendo tutto il teatrino. Anche se sa che non verrà ricompensato per questo gesto'- che verrà considerato anche lui parte del teatrino senza se e senza ma, processato come un adulto anche se forse- anzi, quasi sicuramente- non se lo meriterebbe.
E nonostante ciò ha scelto di ribellarsi a John Doe, salvare Lily e riaccompagnarla dalle stesse persone che sono pronte ad arrestarlo.
Perchè la sua coscienza e il suo senso dell'onore gli dicono che è la cosa giusta da fare.
E questo rende la sua scelta, e di conseguenza il suo personaggio, ancora più grande, in quanto SA che non riceverà pacche di gratitudine sulle spalle ma solo diffidenza e punizioni (la prima comprensibilissima, le seconde esagerate- perché con la morte/scomparsa di Johannes e Alberich verrà usato come capro espiatorio) ma lui non sta scegliendo in base alle ricompense che otterrà con la sua scelta, ma in base a ciò che la sua coscienza gli ordina di fare.
Qui sta la grandezza e nobiltà del personaggio. Soren sceglie, attivamente, di cambiare schieramento anche quando non gli converrebbe farlo, per il semplice motivo che è *giusto* farlo. Che la sua coscienza, che fino a quel momento gli ha ordinato di obbedire ciecamente allo Zio per ripagarlo del debito che nutriva verso di lui (lasciamo perdere che crescere un bambino con l'idea che egli in futuro ti "debba" qualcosa per il solo fatto di non averlo lasciato di fame e negligenza è un'idea super tossica, but that's Alberich Von Honhemein for you, Mr Tossico Padre-Padrone in Persona) non può più sopportare di obbedire agli ordini di colui che ha fatto del male a Lily. Anche se Lily ora lo odia- non importa, lui deve portarla al sicuro perchè ora sa che è la cosa giusta da fare.
Perchè Soren può essere considerato da tutti un voltagabbana, e *tecnicamente* lo è, ma manca della spregiudicatezza e dell'opportonismo che sarebbe tipica di questa categorie di personaggi. (E devo dire che all'inizio questa era una delle ragioni per cui non lo ho subito amato, perchè a me piace leggere di voltagabbana egoisti e cinici, e Soren è il contrario di tutto ciò. Poi ho imparato di amarlo per quello che è, non per quello che mi aspettavo da un personaggio nel suo ruolo narrativo). Infatti, è il voltagabbana più suicida e meno opportunista della storia della letteratura fandomica, probabilmente...e questo è stranamente adorabile e commovente.
Milo ha ragione a definirlo una contraddizione vivente- io stessa ci ho messo un po' a capirlo, e in quanto lettrice ho accesso ai suoi pensieri, privilegio che i personaggi che condividono la storia colui non possono avere.

"Era così diversa dalla sua, e aliena. Scura e dritta, senza un solo nodo, o asperità. L’impugnatura era quasi inesistente. Ma la cosa più straordinaria era il fatto che a Sören non servisse; non aveva infatti bacchette in pugno, ma piuttosto una sfera di luce gli brillava nella mano come un piccolo sole. "
Ah, ste metafore...Soren con la bacchetta aliena e austera, ma con un piccolo sole che gli brilla in mano...tutte queste metafore di luce e ombra e diversità e speranza nei PoV di Soren e di Lily quando pensa a Soren mi stracceranno il cuore, un giorno. Forse c'è anche un richiamo al primissimo incontro con Soren, quel ragazzo vestito d'ombra e avvolto nelle ombre ma con bagliori di un luccichio argentato sul mantello color della tenebra.

Ma per quanto abbia imparato a voler bene a Soren, fino al punto da metterlo sul podio dei miei personaggi preferiti, il mio cuore qui è con Lily. È facile predicare il perdono se sei un fantasma in una dimensione onirica...un po' meno praticarlo se sei una quindicenne che si è appena resa conto di essere stata ingannata per quasi un anno da quello che credeva essere il suo nuovo, fantastico, migliore amico. Ciò che Lily ha scoperto su Soren fa riaffiorare molte delle sue paure e insicurezze nascoste (come il fatto di essere avvicinata e desiderata solo per il cognome che porta, o per le sue parentele importanti, e non per chi è come persona) e fa ancora più male perchè Soren era la persona che Lily pensava potesse aiutarla a superare queste paure e insicurezze
E lo farà- ma in futuro. Per ora c'è solo il dolore e la delusione, quel particolare dolore dovuto al fatto che una persona a cui volevi bene non è davvero chi diceva di essere, che è un dolore diverso dallo scoprire che la persona a cui vuoi bene ti sta nascondendo qualcosa, è un dolore che prima ancora che tradita ti fa sentire stupida e ti toglie il terreno da sotto i piedi perchè va a scuotere un paio di certezza, e quindi anche la tua fiducia in te stessa e nel tuo giudizio sulle situazioni e sugli altri. È *QUESTA* la vera ferita che Soren ha inflitto a Lily, pur senza volerlo.
E il fatto che Soren non volesse davvero ferire Lily, e che Lily lo sappia, il fatto che quel ragazzo per cui Lily si è presa una cotta esista davvero sotto strati di maschere e bugie, rende il tutto ancora più difficile: perchè, seppur doloroso, sarebbe più facile trasformare tutto il dolore in rabbia cieca e vendicativa al pensiero che qualcuno a cui volevamo bene ci ha ferito con la precisa intenzione di farlo, che districarsi tra i complessi sentimenti di delusione, frustrazione, rabbia, insicurezza e senso di colpa al pensiero che una persona a cui vuoi bene ti ha ferito sì, ma non voleva farlo- eppure l'ha fatto. E ti vuole davvero bene- eppure ti ha squarciato l'anima e ha distrutto la tua fiducia incondizionato nel genere umano, colpendo forse inavvertitamente (ma pur sempre colpendo) dove fa più male. Il fatto che Soren provi davvero dei sentimenti per Lily, e che davvero non volesse farle male...rende tutti più complicato per Lily, sospesa tra la morale delle intenzioni e quella delle conseguenze, tra i sentimenti che prova verso Soren e la rabbia perchè lui l'ha ingannata così ingannata, e la rabbia che prova verso sé stessa per essersi lasciata ingannare prima, e per non smettere di provare sentimenti per Soren dopo aver saputo dell'inganno...
E la compassione che Lily comunque prova, e che la classifica subito come figlia di suo padre (ai tempi della scuola) e nipote di sua nonna, perchè nonostante la rabbia Lily *sa* che la posizione in cui Soren si trovava non era giusta, la frustrazione perchè quando Lily gli offrì aiuto per uscire da questa situazione Soren la allontanò per non metterla in pericolo, e paradossalmente questo l'ha portata ancora di più in pericolo...

Lily che chiede a Soren se è davvero un Prince e non sa nemmeno lei perchè glielo sta chiedendo...ma noi lo sappiamo il perchè. È perchè vuole assicurarsi che almeno quello fosse vero- che almeno qualcosa tra loro di autentico ci fosse, qualcosa renda Soren il nipote di Alberich ANCHE il Soren di Lily.
In qualche modo, Lily vuole assicurarsi che, a venir imbrogliata e ferita sia stata solo la Lily adolescente, innamorata e ribelle, e non quella bambina di cinque anni che credeva davvero alla "Storia del Principe".
In un qualche strano modo che Lily capisce a livello istintivo ma che non si sa spiegare, il legame di Soren con Piton, per quanto flebile e distante, rende quello vero anche quello tra lei e Soren, dietro tutti gli imbrogli e le maschere e le mezze verità. Diventa un filo rosso che li collega, inconfutabile e inscalfibile dal tempo e dagli schieramenti, molto più dei sentimenti di Soren per Lily o viceversa, almeno dal punto di vista della ragazzina in questo momento: perchè i sentimenti possono essere instabili e volubili e le emozioni, ora più che mai Lily lo sa per esperienza, possono essere tanto dirompenti quanto imprevedibili, e volersi bene non ha mai impedito a nessuno di farsi del male a vicenda, o di abbandonarsi. Ma il legame di Piton con Sorem esiste, reale e comprovabile, e nulla lo può scalfire, così come quello d Lily Luna con la nonna che non ha mai conosciuto.
La storia condivisa e irrealizzata dei loro antenati rimane sospesa tra loro, tra muri di silenzi e delusioni. Non è abbastanza per risanare le ferite, non ancora. Non è neanche davvero ciò che li unirà in futuro: saranno da un lato il loro trauma condiviso dall'altro le loro scelte di affrontarlo- e affrontare la vita in genere- tenendosi per mano a unirli di nuovo, questa volta definitivamente.
Una nonna e un cugino morti da anni e mai conosciuti non hanno questo potere; il passato da solo non può sanare le ferite del presente.
Ma nonostante tutto, Lily ha bisogno di sapere che questo legame famigliare e antico tra lei e Soren esista davvero- che non era solo un imbroglio, non *tutto* almeno.
Perchè la quindicenne Lily potrà essere uscita terribilmente ferita da tutta questa storia, e ci metterà anni a guarire e nulla tornerà mai del tutto come prima, ma dentro di lei c'è ancora quella bambina di cinque anni innamorata del Principe- e Lily deve assicurarsi che almeno quella bambina non sia stata ingannata.
Perchè Lily crede nel destino, non in quel destino che dice che tutto quel che accadrà nella nostra vita è già stato deciso e noi non abbiamo nessun libero arbitrio, ma in quello che getta dei semi sul tuo cammino in modo non casuale, e sta a te poi sceglierli se seminarli o meno- e qualunque cosa tu decida, le piante che cresceranno da essa influenzeranno la tua vita, ma tu hai il potere di decidere in che modo.
E forse il destino, viene da dire leggendo le tue storie, non è altro che il cammino tracciato da chi ci ha preceduto, che noi possiamo scegliere se seguire o meno, ma che abbiamo bisogno di conoscere per poter prendere liberamente la nostra strada.
La travagliata complicata e inevitabilmente intrecciata storia famigliare di Lily e di Soren li ha portati a incontrarsi, ma sarà una loro responsabilità e, allo stesso tempo, una loro scelta, decidere cosa farne di quest'incontro.
Alla fine, verrebbe da dire, Ab Umbra Lumen è una storia di ricerca, scoperta o riconciliazioni con le proprie origini per poter costruire il proprio futuro.
È una storia di padri, di eredità e di fantasmi.
C'è Alberich Von Honhemrin che senza essere un padre in nessun senso che conta è l'immagine stessa di tutti i padri tossici, violenti e padroni che preferirebbero vedere il proprio figlio (o la propria figlia, o figli, o figlie) distrutto invece che vederlo prendere una strada diversa da quella che il padre aveva immaginato e voluto per lui- tutti i padri e le madri, sia nella tua storia che nella vita reale, ogni tanto fanno l'errore di imporsi sulla vita e le scelte della prole, ma la differenza tra un genitore decente e uno orribile è che il primo talvolta sbaglia ma si corregge, mentre la seconda categoria persevera credendo di essere nel giusto. Von Homheneim è l'estremizzazione, purtroppo non così irrealistica, del padre padrone o più in generale del genitore creatore e tiranno che crede che i figli siano *roba* propria di cui poter usare e disporre a proprio piacimento, e che il desiderio di indipendenza e libertà dei figli sia un'ingiustizia versi chi li ha messi al mondo o li ha cresciuti. E opposto a Von Honhemein c'è Tom, a cui tutti hanno ripetuto diecimila volte per capitolo che deve star lontano dal padre naturale, ma che non riesce a farlo pervhè vuole vedere in faccia l'uomo che lo ha messo al mondo in un modo così poco ortodosso, rendendolo chi è, per poter aver risposte su se stesso e sul suo passato, e vivere così un futuro privo di fantasmi. C'è Soren che da quello stesso uomo da cui Thomas sta cercando risposte è stato cresciuto- o meglio allevato, addestrato. Quello Zio che dopo aver spinto il padre di Soren a suicidio, costringendolo a far parte di un progetto che avrebbe trasformato in un'arma Soren stesso, ha strappato via dal ragazzo ogni ricordo o storia sulla sua famiglia paterna, per impedirgli di essersi qualsiasi cosa d'altro che un Von Honhemein. E così ora Sorem deve riconoscersi e riconciliarsi con le storie e i fantasmi del suo lato Prince che sembrano manifestarsi sul suo cammino per indicargli la retta via.
C'è Scorpius vuole essere un eroe non solo per farsi un nome e venir riconosciuto aldilà del cognome legato alla cattiva fame della sua famiglia padre, agli errori del padre e alla disgrazia del nonno, ma anche per riscattare le colpe e i fantasmi di quello stesso padre che nonostante tutto, o forse proprio a causa di questo "nonostante tutto", Scoprius ama e rispetta- e proprio per questo ne deve riscattare i fantasmi, perchè vuole poter essere libero di dichiararsi fiero di essere figlio di Draco Malfoy senza che il mondo lo scambi per un simpatizzante dei mangiamorte, e quindi deve crearne una sua, di gloria personale, in modo tale che un giorno la gente ricorderà che l'ambiguo Draco Malfoy sia stato il padre dell'eroico e valoroso Scorpius e non viceversa.
E c'è Albus che al contrario è un figlio di un eroe- DELL' eroe, sotto molti punti di vista- e non ha mai voluto davvero essere un eroe a sua volta, e invece si ritrova ad esserlo, sia pure in un modo non tradizionale. Perchè neanche Harry alla fine ha mai davvero voluto fare l'eroe ma è stato necessario che lo fosse.
C'è Ted che, in questa missione sgangherata, si trova a rivestire i panni e i ruoli dei genitori che non ha mai avuto modo di conoscere, ma di cui ripercorre le ombre per vincere la battaglia, ora sotto forma di lupo come il padre, ora combattendo da auror come la madre.
C'è Dominique che riscatta la figura un po' meh che Fleur aveva fatto al Tremaghi diventando la Campionessa più "figa" di questo Torneo (scusa Scorpius e Soren, ma dico la verità).
E, visto che abbiamo messo due madri nel mix, aggiungiamoci anche una nonna, o meglio, visto la giovane età in cui è morta, la madre di un padre, con la sua ingombrante memoria luminosa che ha lasciato sulla discendenza. In particolare sull'unico membro femminile di questa discendenza. Lily ha sempre avuto terrore del paragone con la nonna da cui prende il nome, e inavvertitamente si trova invischiata in una storia che è molto, troppo simile alla sua.

"C’era un modo corretto – e possibilmente poco doloroso – per affrontare tutto quello?"

No, Lily, non c'è. Ci sarà, ma per ora non c'è. Però la vita va avanti, e andando avanti andrà meglio.

La scena dell'incontro tra Lily e Soren da un lato e Ted, Scorpius e Dominique dall'altro è assolutamente divertente, anche se incredibilmente drammatica. Questi tre sono andati al castello per salvare Lily, lei è stata salvata da una delle persone da cui la volevano/dovevano salvare, e in compenso si sono persi per strada Al e Tom, i primi ad aver proposto l'idea di questa missione suicida. Sul serio, come ha fatto Ted a non scoppiare in una crisi di nervi?

"Che diavolo!”
 
Era una voce femminile, giovane e inglese che conosceva benissimo. Perché era la voce di Lily Luna.
Sbalordito si trovò di fronte proprio la ragazza che erano venuti a salvare con tutti i pericoli del caso. Lily, con i capelli arruffati, l’uniforme sporca e ovviamente abbacinata.
Lei e il ragazzo tedesco sparito nel nulla, Sören Luzhin".

Qui ho riso, per l'assurdita della situazione e per come Lily non perda mai la sua posa e il suo tono *da Lily*, nemmeno in queste situazioni...


 “Come posso chiamarti?” Gli chiese interrompendo la visuale.

“Sören. È il mio vero nome.” Lo disse come se non fosse la prima volta. Rassegnato.

“Voglio che ti sia chiara una cosa allora, Sören.” Fece in modo che lo guardasse negli occhi. Non fu facile. “Se avrò il sospetto che ci stai portando dalla parte sbagliata sarò io stesso a darti in pasto alle fiamme.” E non scherzava, perché il suo buon cuore gli poteva suggerire di salvare uno scagnozzo di Von Hohenheim, ma non di tendergli una mano se avesse dimostrato di non meritarsi quella possibilità.

Il ragazzo annuì. “Non mi aspetto nient’altro.” Non chiese scusa, né perdono. Non cercò un intercessione. Non aveva neppure l’aria ansiosa del reo confesso che cercava simpatia per scampare ad una futura condanna. Stava lì ed attendeva una sua reazione.

“È vero che l’hai salvata?” Chiese. Sciocco da parte sua forse, ma voleva sentire la risposta.

Sören distolse di nuovo lo sguardo da dove era Lily, oltre Scorpius e Dominique. Ted avrebbe scommesso mille Galeoni che avrebbe saputo trovarla anche in mezzo al buio e centinaia di persone. Era inquietante.

“È lei che ha salvato me.”

Non aggiunse altro."


...Ma in tutto questo pezzo ho avuto i brividi. Per Ted che ha abbastanza buon cuore da dare una seconda possibilità a, parole sue, uno scagnozzo di Von Honhemein, ma abbastanza intransigente sangue Grifondoro da buttarlo nel fuoco se quest'ultimo dovesse tradirli una seconda volta.
Per Ted che "sciocco forse", ma sente il bisogno di sapere se è vero che alla fine Soren ha salvato Lily. Perchè gli altri maschi della famiglia Potter&co non si porranno nemmeno il problema, per ora, ma Ted in fondo è un romantico che vuole credere ai lieto fine.
Per Soren e quella "è lei che ha salvato me" e soprattutto per il suo sguardo intenso, che avrebbe potuto trovare Lily dovunque e in mezzo a chiunque. Per Teddy che se ne accorge, e quest'intensità, negli occhi di colui che dovrebbe essere un cattivo o al massimo un doppiogiochista, lo mette stranamente a disagio.
Tra l'altro: piccolo dettaglio, questo PoV di Ted è scandito dalla necessità che Ted prenda decisioni, decisioni talvolta terribili e dalle conseguenze rischiose, ma necessarie, e che le prenda in fretta. E lui lo fa. Fa male, e difficile, sa che potrebbe pentirsi di ogni scelta che sta facendo, ma le fa, perchè c'è bisogno che lo faccia e perchè è una sua responsabilità, in quanto persona più adulta e matura del gruppo, anche se non di molti anni, e in quanto insegnante di tutti gli adolescenti che compongono la sgangherata missione di salvataggio. Una bella evoluzione per un personaggio che, ancora all'inizio di Ab Umbra Lumen, era caratterizzato anche e soprattutto dalla sua perenne indecisione e dalla sua incapacità di prendere scelte difficili.

E ora parliamo di quel "è lei che ha salvato me". Sì, certo, Soren l'ha inteso in modo metaforico, forse, ma io mi soffermo sulla parte- sulle due parti, in realtà- in cui Lily lo fa in senso letterale, in questo capitolo.
Primo: Lily impedisce a Soren di immolarsi.
Soren pensa che Lily non è una creatura razionale, perché non è cinica e spregiudicata come, ma in realtà il discorso che fa ha senso: Soren non merita di morire come un cattivo, perchè non è davvero un cattivo. Non merita neanche di morire come un eroe, perché non è ancora un eroe, non ancora.
C'è un fondo di egoismo nelle argomentazioni di Lily, in quel suo "non puoi morire così perché mi rovineresti la vita", ma è sacrosanto. Lily ha passato l'infanzia e l'adolescenza osservando di nascosto suo padre piangere o ad onorare la memoria di persone verso cui ha nutrito, quand'era o in vita, sentimenti a dir poco complicati, che però non ha mai davvero di esplorare perchè sarebbe stato da *ingrati*, visto che queste persone sono morte per lui. Poi Lily ha avuto un posto in prima fila durante i mesi di disperazione post-Tom, quando tutti erano furiosi con Tom un minuto prima e poi un minuto dopo si sono trovati a dover metabolizzare (o non-metabolizzare, nel caso di Al) la sua scomparsa e presunta perdita. È comprensibilissimo che Lily non voglia qualcosa di simile per sé stessa. Soren non può morire perché costringerebbe Lily a vivere con la consapevolezza che lui si è lasciato morire per salvare lei, poche ore dopo che lei gli ha detto di odiarlo. Quindi sì, le argomentazioni di Lily sono un po' egoiste- ma meno di quanto egoismo ci sia nel martirizzarsi.
Lily è figlia dell'eroe-che-si-immola per definizione e se un ragazzo prova a immolarsi davanti a lei lasciandole il ruolo della giovane pseudovedova in lacrime, la piccola e dolce Lily lo prende a calcio in culo. Go Lily go.
In un certo senso, quando Lily dice a Soren che "non si merita di morire in quel modo perché le rovinerebbe la vita", da un punto di vista meta-narrativo non sta parlando solo di sé stessa è Soren, ma anche a nome di tutti I personaggi femminili che si sono ritrovati con co-protagonisti maschili che le hanno ferite pur senza volerlo e poi hanno pensato bene di andare a farsi ammazzare per redimersi, causando alle rispettive innamorate/fidanzate/amanti/mogli/sorelle/amiche non solo il dolore per la loro perdita, ma anche l'impossibilità di essere arrabbiate con loro.
E Soren lo capisce. O forse non capisce ma accetta le parole di Lily. E così non diventa un martire, non nel senso letterale almeno. Sceglie la cosa più difficile e più nobile, per Lily e per sé stesso: sopravvivere. Soren ha cercato di salvare Lily da prigionia e morte certa poche ore fa, ma non è questo il suo vero gesto altruista: non morire per lei, non costringerla ad affrontare il lutto per la sua morte, anche sapendo che il dolore per un'eventuale perdita spazzerebbe via tutta la rabbia che Lily prova al momento nei suoi confronti, è ciò che lo rende davvero *diverso*. È come se non lasciandosi morire Soren desse tempo e spazio a Lily per rimanere la ragazzina offesa e furiosa invece che trasformarla in una vedova piangente, anche se questo va contro i suoi interessi. Perché, ripetiamo, Soren potrà dire che Lily non è una creatura razionale...ma abbiamo già appurato che anche il nostro caro Ren segua più l'onore e il cuore della logica della sopravvivenza, giusto? Anche se si aspetta che tutti intorno a lui usino cinismo e calcolo nei suoi confronti, e lo accetta come una verità di fatto perché è così che è stato cresciuto, con l'idea che sarebbe stato sacrificato...ma Lily non lo fa. Lily non lo accetta. Lily non vuole che Soren si *sacrifichi* per lei- Lily dice a Soren che rinunciando alla sua vita per lei Soren le causerebbe più dolore di quanto abbia fatto fino a questo momento.

Il momento in cui Lily salva Soren per la seconda volta, semplicemente dicendo a suo padre che Soren non ha abbastanza forze per fare quello che Harry gli sta ordinando e sopravvivere, ha troppa vergogna di se' per disobbedire all'ordine e "dovrà pagare per quello che ha fatto, ma non così".
Non biasimo Harry: è un padre, e sta ragionando da padre. Due dei suoi bambini sono in pericolo, un'altra è stata ferita dal ragazzo che ha li davanti; e se questo ragazzo può allo stesso tempo pagare per i suoi peccati E aiutarlo a trovare Al e Tom, perchè Harry il padre apprensivo e desideroso di vendetta dovrebbe preoccuparsi del suo stato di salute?
Ma Harry non è, non può essere solo un padre rancoroso, per quanto il suo rancore possa risultare comprensibile. È anche, che lo voglia o meno, un detentore della legge, e il Mago della Luce per eccellenza
Ma mi piace il messaggio che fare il giustiziere non è mai la cosa giusta da fare, neanche quando sei un padre pieno di rabbia e di paura per i tuoi figli e emotivamente le tue ragioni possono essere comprensibili.
Se Harry avesse fatto quello che voleva fare, e non si fosse fermato ad ascoltare sua figlia, se lei non avesse insistito, si sarebbe ritrovato a non poter più guardare negli occhi non solo Lily, ma anche se stesso e la sua uniforme.
Mi piace che sia stata Lily, a ricordare ad Harry la sua morale- e non solo perchè è un bel momento di legame tra Lily ed Harry, un momento in cui Lily quasi quasi diventa voce della coscienza di Harry come lo è stata poco fa per Soren...ma perchè in un certo senso crea un parallelismo tra la scena del terzo libro in cui Sirius stava per uccidere Pettigrew e Harry l'ha fermato appellandosi a un senso morale che l'adulto, nella sua rabbia disperata e vendicativa, aveva perso.
Questa scena aveva già un parallelismo in Doppelgaenger, nella scena in cui Harry convince Tom a non uccidere Doe nella caverna, ma li, pur essendoci un capovolgimento rispetto alla scena di HP 3 tra padrino e figlioccio, era sempre Harry ad essere la voce la ragione e dei valori "alti", che salvano dalla vendetta e dalle sue conseguenze.
Ora è Harry quello nel torto, accecato dalla rabbia e dalla frustrazione, ed è sua figlia Lily Luna a ricordagli la sua morale. Lily Luna che mai come in quel momento è apparsa tanto fragile e tanto forte al tempo stesso.
Le domande e i problemi del passato continuano a ripresentarsi in diverse forme e in diversi scenari, ma a volte, quando è giusta, la risposta è sempre quella.
Poi parlando di Harry:

"Se riesci a conservare il controllo quando tutti attorno a te lo perdono¹…

In fondo era quello il suo maggior pregio, che sapeva di aver passato di peso a James, il suo maggiore. Vide le espressioni pallide, spaventate di Ron, ma anche della roccia Nora, perché il fuoco era un mostro che spaventava l’umanità dall’alba dei tempi, che fosse magica e babbana. Perché neanche la magia più potente, di fronte al fuoco, poteva aver sicurezza di riuscita e non di morte del mago.

E capì che come al solito, era l’unico che riusciva a pensare ancora. Non grandi pensieri, non era Hermione e non lo sarebbe mai stato.

Ma pensieri efficaci."

quello che ho sempre pensato anche io del personaggio, e che mi pare che il fandom abbia sempre sottovalutato.
poi ancora: Harry che abbracciando Lily pensa a come sia più bravo a fare il padre-eroe che il padre a contatto coi propri sentimenti e Al che pensa la stessa cosa due minuti dopo, quando ritrova suo padre, ma lo pensa con affetto e infinita indulgenza.
Harry che accetta di portarsi dietro Albus, anche se probabilmente è l'ultima cosa che vorrebbe fare, da padre, perchè capisce che avrà bisogno di lui per portare indietro Tom, perchè Tom potrebbe essere in pericolo non solo in quanto di fronte a Von Honhemein ma anche in quanto in balia dei suoi fantasmi interiori, e in tal caso avrà bisogno di Al per tornare in se'. E Harry non lo dice ad alta voce, ma lo sa- il fatto che accetti di portarsi dietro Al senza fare poi tanta resistenza lo dimostra senza bisogno di parole.
Mi chiedo anche se in quel momento Harry abbia rivisto in Al che gli diceva che non avrebbe abbandonato Tom da solo davanti a Von Honhemein tutti coloro che, durante l'adolescenza di Harry si rifiutarono di lasciarlo da solo ad affrontare Voldemort e, pur essendo tutti troppo giovani e impreparati, si misero sulla linea del fuoco in nome dell'affetto che li legava ad Harry: Ron e Hermione in primis, ma anche Ginny, Neville, Luna, forse tutti i ragazzi dell'ES.
Azzeccato le due righe sul nomignolo che Al ha sempre detestato e che Harry ha sempre usato per il figlio di mezzo, e le riflessioni che fa Al a proposito in questo capitolo :


"Albie…” Si sentì accarezzare i capelli come un bambino. Ma andava bene, persino l’infamante nomignolo. Alzò il viso e c’era davvero suo padre, i suoi occhiali fuori moda e il viso e duro e deciso dell’eroe. Perché lo era davvero, al diavolo la facile ironia. Era il suo eroe

quando Al ritrova suo padre che lo salva dal bruciare vivo nell'incendio e


“Sei sicuro Al? Da qui non si torna indietro.

Notò la dismissione dell’infamante nomignolo. Doveva esser segno di qualcosa.

“Lo sono, papà. Andiamo a riprenderci Tom.”

quando accetta di portarlo con sé, di nuovo sulla linea del pericolo.
Nel primo caso è Albus che, in una situazione in cui suo padre l'ha appena salvato da una situazione potenzialmente mortale, per una volta non ritiene vergognoso o inopportuno essere chiamato con un soprannome che ritiene da bambino piccolo. Nel secondo caso è Harry che si rivolge al figlio con un soprannome più adatto alla sua età e più di suo gusto mentre lo porta con se' in una missione forse suicida, ma necessaria.

(Spero comunque che quando hanno raccontato la storia a Ginny si siano inventati che Al era già lì con Tom quando Harry li ha trovati entrambi o qualcosa del genere, e che la verità sia saltata fuori solo anni dopo per caso, perché altrimenti non si spiega come mai Ginny non abbia chiesto il divorzio visto che NON È LA PRIMA VOLTA HARRY CAVOLO TUA MOGLIE TI HA DETTO SEI MESI FA CHE GUAI A TE SE METTI ANCORA LA VITA DI TUO FIGLIO IN PERICOLO PER SALVARE QUELLA DI THOMAS- oh niente, non ce la fa.)

E quindi via, dentro l'incendio. Un incendio diverso ma simile a quello in cui Harry ha trovato Tom molti anni prima, poco prima della nascita di Al. Questa volta Al corre con lui per salvare Tom, come in quei film da incubo in cui un sogno o forse una giornata si ripetono all'infinito fino a che non si trova la chiave per salvarsi dal loop. Ecco, questo potrebbe essere il riassunto di tutta Ab Umbra Lumen, in fondo. Situazioni dal passato che si ripresentano quasi uguali per darti la possibilità di trovare la chiave e interrompere il loop, questa volta per sempre.
Di nuovo, l'ultimo capitolo di Ab Umbra Lumen è ciclicamente e tematicamente opposto al prologo di Dp in un modo delizioso. Soprattutto in queste ultime scene.
Il prologo di Dp inizia con Tom e le sue domande. Domande a cui suo padre adottivo non poteva rispondere, e a cui il padrino ha risposto con una storia che ha portato solo ad altre domande.
Ora chiede al padre naturale (e innaturale al tempo stesso) le stesse domande- perchè anche se da un punto di vista tecnico
Alberich Von Honhemein non gliele può dare, queste risposte, forse non gli interessa nemmeno farlo (perché dovrebbe, quando lasciare Tom in attesa d esse lo rende più disperato e manipolabile?), ma l'incontro con Von Honhemein da comunque a Tom delle risposte su se stesso, proprio perchè l'altro si rifiuta di dargliele.
Geniale il colpo di scena freudiano di Von Honhemein che vuole in realtà farsi uccidere da Tom.
L'uccisione del padre è stato uno dei primi passi nel processo che ha portato Tom Riddle a diventare Voldemort.
Interessante che Riddle abbia ucciso il padre Babbano perché voleva essere considerato o forse considerarsi Purosangue, mentre il nostro Dursley è fiero delle sue origini d'azione Babbane e si trova di fronte al dilemma se uccidere o meno il padre biologico Purosangue. (Che poi, entrambi i Tom assomigliano o assomigliavano in maniera quasi inquietante ai padri mai conosciuti. Sempre per parlare di parallelismi, anche nei dettagli, di situazioni opposte e simili al tempo stesso).
In un certo senso, scegliendo se compiere o meno il parricidio Tom sta inconsapevolmente scegliendo se diventare Voldemort o meno. E non solo in senso metaforico purtroppo, visto che Voldemort prende il controllo di lui sempre di più ogni volta che Tom si avvicina all'ammettere di voler vedere Honhemein morto, e prende definitivamente il controllo quando Tom sta per, di fatto, compiere l'atto.
Che poi è il discorso che Harry sta facendo ad Al. Mi è piaciuta particolarmente quella parte (a parte che, dannazione Harry, "uccidere qualcuno potrebbe portarti a perdere la tua anima e altre conseguenze disastrose" è una cosa che avresti dovuto dire esplicitamente al tuo figlioccio, smetti di fare il Silente tenendo nascoste a Tom verità importantissimi su se stesso solo perchè pensi che non le potrebbe sopportare) perchè evidenzia i due diversi approcci che Al e Harry naturalmente prendono pensando al "problema" dell'anima di Tom- nessuno dei due è perfetto e dal punto di vista di Tom forse, tutti e due sono incompleti, ma c'è una differenza che, prevedibilmente, riguarda il peso che la vita precedente dell'anima di Tom ha sulle visioni che padre e figlio hanno di Tom stesso.
Harry vuole bene a Tom, gliene vuole davvero, ma come a un bambino speciale da proteggere particolarmente *proprio* in virtù del suo legame con Voldemort. Non gli vuole bene solo per questo, ovviamente, gli vuole bene perchè l'ha parzialmente cresciuto per anni, ma il passato di Tom È il motivo per cui Harry, seppure sia lo zio adottivo e non il padre adottivo di Tom, quando pensa al ragazzo lo annovera accanto ai suoi tre figli e non tra gli altri nipoti e ragazzini a cui pure vuole bene, ma in modo più distratto e assente, com'è anche giusto che sia. Per quanto Harry SAPPIA, e lo ripeta anche più volte, sia a se stesso che agli altri che per Tom, che Tom NON è Voldemort, è innegabile che le particolari premure ansiose che Harry ha sempre riservato al figlioccio più giovane derivino proprio da questo legame di Tom con Voldemort, e quindi con il passato di Harry stesso. Harry non può pensare alle particolarità e ai problemi del figlioccio senza pensare al PERCHÈ di queste particolarità.
Il non-detto di Voldemort, e in particolare dell'anima spezzata, uccisa e salvata di Voldemort, rimarrà sempre sospeso tra Tom e il suo padrino (e non solo da parte di Harry- vedi anche questo scambio tra Tom e Von Honhemein: "Qui assieme ad altre persone, con il mio padrino in arrivo. Perché arriverà.”

L’uomo sorrise. Non vi era calore in quella esternazione. “Nutri molta fiducia in lui.”
“Mi ha salvato.” E non disse altro, anche se frasi intere, immagini, verità intercorsero in quel breve instante.

E mi ha combattuto e ucciso, una volta" ),
perchè è ciò che da sempre li collega, nel bene e nel male, e il motivo per cui Harry non l'ha lasciato in un orfanotrofio ma l'ha voluto affidare di persona ai suoi parenti Babbani, per tenerlo abbastanza vicino e abbastanza lontano al tempo stesso. Ed è il motivo per cui ancora adesso si preoccupa non solo della sua incolumità fisica ed emotiva, come per tutti i suoi ragazzi, ma anche per quella della sua anima, in un modo diverso e più ansioso da come farebbe per i suoi figli dotati di anime intere e *nuove*.
Per Al invece è diverso non perchè minimizzi o nega o finga di non sapere che Tom in un'altra vita è stato Voldemort, ma perche per Al le diversità di Tom, buone e cattive che siano, sono sempre state parti integranti e fondamentali di Tom stesso, e Al le ha sempre capite, accettate e talvolta apprezzate prima ancora di sapere chi fosse, questo Voldemort che compariva ogni tanto nelle storie e nei discorsi di suo padre.
Al forse non capirà mai del tutto cosa vuol dire per Tom la consapevolezza di ciò che è stato in un'altra vita, ma forse proprio per questo può affermare con così tanta sicurezza che l'anima di Tom non si perderà, perché riesce a vedere Tom senza il filtro di ciò che è stato prima che entrambi nascessero.
Mi viene da pensare, come a Ted: c'era un piano dietro, oltre al desiderio di Alberich Von Honhemein di portarsi con se' all'inferno tutto ciò che aveva creato o contribuito a creare? Forse sperava, vista la malattia, che i poteri di Tom si sarebbero trasferiti a lui se avesse tentato di ucciderlo, com'era accaduto tra Voldemort e Harry molti anni prima?
In ogni caso, non è importante. Quello che è importante è che lo recuperano prima.
La voce di Al, la sorpresa che è vivo, supera l'intorpidimento della coscienza in cui è immerso, perchè, come nei libri di Harry Potter, l'amore è l'unica cosa in grado di sconfiggere Voldemort. Anche quando Voldemort è e forse rimarrà sempre dentro di te.
Mi piace come descrivi Tom quando Voldemort prende controllo del suo Io- è lui, ma non è lui. È distaccato e inconsapevole di ciò che lo circonda, nel senso più vero del termine, come se fosse in una trance, ma il suo corpo non lo è. E il suo corpo può mandare impulsi nervosi alla mente- e far realizzare Tom di dov'è, di cosa sta facendo, di chi gli sta parlando, di cosa è *chi* perderebbe se non lasciasse andare la rabbia e non dovesse ritrovare più il controllo.
L'amore di Al, che è una cosa solo di *Tom*, di Tom Dursley, di Thomas, sconosciuta ed estranea a Voldemort, è ciò che fa di nuovo scomparire Voldemort nei meandri profondi dell'inconscio di Tom è riporta alla luce Thomas, la sua coscienza, la sua consapevolezza di ciò che lo circonda.
Mi fa ridere-ma lo trovo anche stranamente appropriato- il fatto che, tra il discorso di Al e il tenersi per mano, Harry probabilmente si sia accorto di ciò che lega Al e Tom proprio in quel momento in cui c'erano cose troppo più importanti di cui preoccuparsi e PER cui preoccuparsi.

“È così Thomas?” Lo apostrofò con gelido disprezzo. Ad Al non sfuggì l’intensificarsi della presa sul suo polso. La sciolse e gli afferrò la mano, intrecciando le dita alle sue. “Alla fine ti sei rivelato un debole. Ti sei fatto convincere dalle parole di un ragazzino."

Sempre parlando di psicoanalisi e di figure del padre, è interessante il fatto che, durante il corso di Ab Umbra Lumen, Thomas abbia imparato che la sua difficoltà a rapportarsi con le emozioni e il suo considerare inconsciamente il semplice fatto di provarle qualcosa da "deboli" sia una caratteristica che ha ereditato o forse imparato dal padre adottivo, Dudley. E ovviamente non voglio dire che le due figure siano simili, Dudley pur con i suoi difetti e le sue difficoltà nel rapportarsi a Tom è stato un buon padre o almeno ha sempre provato ad esserlo (che poi forse è ciò che conta di più), e dunque non è neanche lontanamente paragonabile a Von Honhemein. Però è interessante (di nuovo: dal punto di vista freudiano, visto che è stato Von Honhemein stesso a tirare in ballo la psicoanalisi in questo capitolo) il fatto che il tema di "manifestazioni di emotività=debolezza" ritorni più volte nell'arco narrativo di Tom sempre collegato alla figura di un padre- biologico o adottivo che sia, buono o cattivo. Poco importa, comunque, anche questo.
È la risposta di Tom che importa:

“Non sono debole.” Replicò pacato. “Sono un essere umano.”

Specie se confrontata a questo breve passaggio dell'ultimo capitolo di Dp ambientato un anno prima: "Comprensibile.” Gli sorrise appena. “Sei umano.”  
Tom non rispose."

Tom non ha avuto vere risposte da Von Honhemein, ma le ha trovate nel cammino. Tom pensava di doversi confrontare con colui che l'aveva creato per poter avere risposta alla domanda se, viste le modalità della sua nascita e i precedenti della sua anima, fosse davvero umano (questa era LA domanda di Tom, insieme al "Cosa vuoi da me") ma guardando negli occhi il suo creatore e padre, biologicamente umano al 100%, eppure mostruoso e privo di tutto ciò che ha reso il termine "umano" degno di una connotazione positiva, ha capito che non importava. Ha capito quello che le persone che gli vogliono bene stavano cercando di dirgli da un anno, ovvero che indipendemente dalla biologia, dal passato, dall'alchimia, dalla sua anima...Tom è umano perchè si preoccupa dell'eventualità di non esserlo. Tom sarà pure un patchwork alchemico tecnicamente, ma è colui che l'ha creato e poi tormentato ad essere disumano, non lui.
E forse è per questo che Alberich ha una reazione così violenta e inaspettata alla dichiarazione di Tom, perchè dichiarando e accettando la propria umanità Tom smette di essere una sua creatura, reclama un'indipendenza che Alberich non avrebbe mai voluto possedesse in primo luogo. Un'indipendenza che tutte le "creature" di Alberich che lui voleva portarsi nella tomba con se' (Soren, Doe, Tom, la Thule, la stessa sorella di Alberich come scopriremo in seguito) hanno in un modo o nell'altro reclamato, salvandosi (alcuni solo momentaneamente) dalla fine miserabile a cui lui si sta avvicinando sempre di più. Non solo: lasciandolo solo ad affrontare questa fine. Un creatore senza più creature non è che un patetico vecchio arrabbiato e impotente. E come tale muore: annientato da un Expelliarmus come Voldemort, precipitando giù da una finestra come Silente. Perchè in fondo la sua figura, per quanto misteriosa e nascosta nell'ombra, è sempre stata una via di mezzo tra queste due figure: spietato e privo di scrupoli come Voldemort, come lui incapace di accettare i limiti della sua condizione di umano, ma privo del suo desiderio di conquistare il mondo, governare e in generale stare sotto le luci della ribalta; manipolatore e tessitore di intrighi come Silente, come lui pronto a circondarsi di orfani e sbandati da mandare al suicidio per una missione di massima importanza, ma privo della pietà, della compassione che nonostante tutto hanno sempre caratterizzato la figura e la psicologia del vecchio preside, spesso anche suo malgrado, e soprattutto del suo desiderio lasciare un segno positivo nella storia combattendo per la Giustizia, e, in generale, per il Bene del mondo e della società magica.
E così se la caduta di Silente dalla torre era stata si la caduta di un mito (anche e soprattutto per le scoperte che Harry farà su di lui dopo la sua morte...) ma è stata comunque nobile e in un qualche modo poetica, quella di Von Honhemein, vista attraverso gli occhi di Al (che lo chiama "il mostro", interessante il fatto che l'odio che Al proverà per Doe è persino per Luzhin, il vero Luzhin, non raggiungerà mai i picchi glaciali di quello che ha provato in questo capitolo per Alberich Von Honhemein) è veloce, assurda, quasi ridicola, perchè cade precipitando dalla stessa finestra che aveva detto a Tom di aprire, per via di un attacco di rabbia che non era riuscito a controllare. Un attacco di rabbia troppo forte per il suo corpo malato, vecchio e indebolito. Non c'è nulla di eroico o di glorioso nella sua morte, e l'unico accenno epico è dato dalle fiamme che ne divorano il corpo che è precipitato in mezzo a loro (citazioni religiose o dantesche ne abbiamo?).
Mi è piaciuto Harry che cerca di recuperare il corpo, perchè è pur sempre Harry e salva la gente, e se può la arresta invece di ucciderla, e poi in una frazione di secondo si rende conto che non è possibile, che rischierebbe solo di farsi trascinare nel burrone, e quindi lo lascia cadere verso il suo infame destino, la sua fine.
L'emozione che segue non è esultanza vittoriosa, ma un silenzio denso, concentrato e a tratti sospeso. Il silenzio dopo la tempesta, quando ci sono troppe cose da dire e da pensare e allo stesso tempo nessuna è quella giusta.
E poi le ultime righe...Tom e la sua espressione indecifrabile, Al che lo tiene d'occhio, Tom che scoppia a piangere per tutta la tempesta di emozioni che ha cercato (male) di reprimere per due storie intere, Harry che lo abbraccia stretto e Al che pensa che in fondo è tutto ciò può e deve fare un vero padre per essere definito tale.
E così finisce Ab Umbra Lumen: con Tom che singhiozza tra le braccia di Harry in mezzo a un incendio, un'immagine che abbiamo già vista all'inizio di Doppelgaenger, ma che ora ha tutto un altro significato: il pianto, l'incendio e l'abbraccio non hanno più il sapore di una domanda, ma di una risposta.

Ps- oddio, l'ho fatto. Ho recensito l'ultimo capitolo di Ab Umbra Lumen. C'erano così tante cose da dire che pensavo non ci sarei mai riuscita...e anche così mi rendo conto di aver tralasciato tanto: Al deliziosamente stronzo e serpeverde con Milo soprattutto, Milo mentalmente stronzo e arrapato verso Al, Al che ricatta il servitore magonò con la sua nomea di figlio d'arte (lui! Mr non voglio esser conosciuto solo come il figlio di Harry Potter! Da bravo Serpeverde alla prima occasione tira fuori la vecchia tecnica "mio padre lo verrà a sapere" lol) e dopo si chieda perché suddetto servotore magonò non sia gentile con lui, Lily e Al che rimangono entrambi impalati davanti alle fiamme, Malfoy in equilibrio tra due fazioni come solo un Malfoy sa fare, ma in modo più dignitoso di suo nonno e più elegante di suo padre, Lily e la freddezza con cui dice che Soren non è un amico ma il modo ansioso con cui lo dofende un minuto dopo quando Dominique propone di lasciarlo in pasto alle fiamme...se potessi comunque, di questo finale quoterei ogni riga. Questo non è UN finale, questo è un GRAN finale. Ma ho già scritto abbastanza, e non vorrei fare una recensione più lunga del capitolo, soprattutto visto quanto è lungo il capitolo. Credo di aver detto tante volte quanto ho amato e ami ancora la tua storia e i suoi (tuoi) personaggi, ma è in capitoli come questo che mi ricordo il perchè, il cosa la rende diverse da tutte le altre su questi sito e da molte storie fantasy sugli scaffali delle libreroe: neanche dei momenti di azione pura perdi mai di vista l'introspezione e la caratterizzazione dei personaggi, anzi, l'azione è prima di tutto nelle tue storia un momento in cui i personaggi affrontano se stessi e i propri demoni, esteriori e interiori, ed è questo che rende le tue storie delle GRAN storie. È proprio in questi momenti di azione, caos e adrenalina che i tuoi personaggi appaiono particolarmente profondi, diversi, sfaccettati, contraddittori, coerenti, complessi e, in una parola, vividi. REALI. Comunque, il link alla canzone di questo capitolo non funziona, ma per me la canzone di questo capitolo è sempre stata e forse sarà sempre Heirloom degli Speeping At Last. Il suono forse si adatta più alle canzoni di Oan che a quelle di Aul, ma il testo...si adatta a Soren, ad Al, a Scorpius (!!), persino a Ted e SOPRATTUTTO a Tom. Soprattutto in questo capitolo. Forse la conosci già, anzi molto probabilmente, ma se non la conosci buttaci un occhio (meglio: un orecchio) perchè secondo me è ADATTISSIMA.

Recensore Junior
02/06/23, ore 20:36

"Bozhe Moi, a volte sembri un vecchio…” Fece un sorrisetto. “Non vedo l’ora di vedere le facce di questi idioti… fargliela sotto il naso, ecco come si chiama.”
Sören non rispose: Kirill era un ingenuo. Dopo l’iniziale spavento alla notizia che avrebbero chiamato in causa dei demoni, era stato trascinato dall’entusiasmo della missione per conto dell’Organizzazione. Quello che vedeva era solo un modo di mettersi in luce presso Alberich Von Hohenheim.
Lui vedeva altro. Vedeva i danni collaterali nello sguinzagliare quei demoni, il rischio di essere in un posto in cui era riunita una grossa fetta di Polizia magica britannica, tra cui il Salvatore dei Mondi.
Avrebbe avuto gli occhi di tutti puntati addosso e avrebbe dovuto compiere il famoso delitto perfetto.
Tutto questo… e zio non si fida abbastanza di me per dirmi perché diavolo abbiamo voluto portare i Dissennatori qui.
A Johannes l’avrebbe detto."

Ho amato questo pezzo. Ormai si sa che il mio amore per Soren si è irrobustito soprattutto dai primi capitoli di Opera Al Nero, perchè ho un debole per gli eroi disadattati dal passato tragico e controverso, che pur facendo parte dei "buoni" non sanno adattarsi bene al loro mondo, più che per i doppiogiochisti incapaci di essere tali che hanno il cuore troppo di panna per essere dei veri cattivi, ma ci sono pezzi dei suoi paragrafi, anche in Ab Umbra Lumen, che mi piacciono particolarmente perchè sembrano possedere un'altra profondità rispetto ai PoV degli altri personaggi adolescenti.
Forse perché Soren È più profondo degli altri adolescenti, per esperienze di vita e psicologia.
Mi piace come hai evidenziato la differenza tra Kirill, che pensa all'attacco come a un'occasione per scalare le fila della Thule, e ciò lo fa sentire molto adulto e realizzato, e Soren, che invece si rende conto dell'assurdità del piano, e si sente spaventato e trattato dallo Zio come un ragazzino- e proprio questo, proprio questo rendersi conto dell'assurdita delle cose, della gravità della situazione in cui si trovano, e della loro mancanza di potere o margine di manovra e decisione, fa capire quanto in realtà sia molto più maturo, consapevole e meno ragazzino dell'altro ragazzo russo.
Noto poi una vaga traccia di gelosia o forse invidia al pensiero che suo Zio teness Johanness/John Doe più in considerazione di lui? Interessante. Le dinamiche super-disfunzionale dei Von Honhemein e di tutti i folli che giravano loro intorno prima di Dp/Aul mi affascinano sempre. Anni di terapia e centinaia di squadre di psicologi non sarebbero in grado di sviscerare tutta la complessità e la morbosità e disfunzionalità ivi racchiusa.
Passando a dinamiche di famiglie sempre un po' disfunzionali ma molto più amorevoli e allegre, ma è piaciuta la scena in cui Ted viene accolto nel quartetto composto da Ginny, Harry, Ron e Hermione.
Mi è piaciuto il dettaglio di quella pacca un po' forzata, ma di cui comunque Ted apprezza le intenzioni.
Harry clueless dad è sempre un piacere da ritrovare. È uno strano contrasto vicino a Ron- entrambi iper-protettivi, ma Ron è presente al punto di essere soffocante, mentre Harry pur amando moltissimo i suoi figli oscilla sempre tra il permissivo e il distratto.
Mi fa morire Tom per cui cercare di essere gentile con Rose vuol dire concederle l'onore di psicoanalizzarla e insultarla, dandole velatamente della cattiva fidanzata e sottointendendo che Scorpius meriterebbe di meglio, e lei che è troppo stupita dal fatto che Tom stia cercando di *empatizzare* con Scorpius (e indirettamente darle un consiglio per far funzionare la sua relazione) per offendersi o indispettirsi.
Molto ben scritto anche il momento in cui Rose, spiando Tom che spia intorno a se', realizza che gli Auror sono lì per proteggere lui. E gli fa la domanda diretta non perchè spera di ricevere una risposta sincera da lui, ma per spiare a sua volta le reazioni di Thomas beccato a spiare e trarre le sue conclusioni. Insomma, io adoro i siparietti tra Rose e Thomas perchè sì avverte sempre sia la loro antipatia reciproca (che ognuno dei due crede di mascherare in modo sublime) che il fatto che comunque si conoscono abbastanza bene (soprattutto Rose conosce Thomas) per via del fatto di aver passato, loro malgrado, parte della loro infanzia e poi adolescenza insieme e di essere legati alle stesse persone (di nuovo loro malgrado).
Hanno la classica dinamica che può avvenire solo in famiglie/comunità molto numerose (o molto disfunzionali), per cui sono praticamente cresciuti insieme (o meglio, sono cresciuti entrambi nei meandri della Potter, molto più degli altri ragazzini Weasley- credo che stabilire chi dei due sia cresciuto PIÙ vicino ai Potter sia una di quelle cose che potrebbe scatenare una guerra), ma non essendo imparentati in modo diretti si sono sempre considerati più o meno estranei, il che non sarebbe particolarmente strano se non per il fatto che hanno praticamente condiviso un migliore amico/cugino preferiti per...quanto...diciassette anni?, considerato che Al e Tom si conoscono letteralmente dalla culla e Hugo e Rose hanno sempre fatto tutto insieme ai Potter. Per aggiungere danno alla beffa, poi, una volta arrivati a Hogwarts non è che ne' Thomas ne' Rose abbiano avuto tutta questa grande vita sociale al di fuori di Al e dello studio. Ma la cosa divertente è che, proprio per via del fatto che entrambi si taglierebbero un braccio pur di non vedere Al triste o scontento, pur non essendosi mai sopportati non si sono mai scontrati apertamente, e anzi ognuno dei due, pur sapendo che l'altro/a non lo/a sopporta, pensa di essere particolarmente bravo/a a nascondere la propria, di profonda antipatia, e magari di meritarsi anche una medaglia per questo.
Dunque sì, in un certo senso Tom che dice apertamente a Rose che si sta comportando in modo stupido è quasi un ramoscello di pace, perchè è un progresso rispetto all'indifferenza velata di disgusto e vago fastidio con cui Tom considera di solito la cugina preferita di Al.
Mi piace che la reazione di Rose sia "merda, se persino Tom pensa che il mio comportamento è da stronza, forse devo farmi una piccola analisi di coscienza".
Quando ascolti l'opinione di qualcuno non perchè nutri rispetto verso questo qualcuno, ma perchè hai un opinione di lui o lei e della sua morale talmente bassa, che il tuo orgoglio ti impedisce di continuare a comportarti in un modo così orribile che persino una persona simile può ritenersi moralmente superiore a te. Lol. Contorto, ma azzeccato. Comunque io non penso che Rose si stia comportando in modo orribile, penso che si stia comportando...da adolescente. Certo, è egoista e si fa troppe pare...ma non è cattiva. È insicura e spaventata.
Spaventata all'idea delle persone che ama che non vanno d'accordo, certo, ma dietro c'è una paura più profonda che è quella di *deludere*, di non essere all'altezza della figlia di Hermione Granger che tutti si aspettano che sia. Deludere i genitori, deludere Scorpius, o deludere entrambi.
Rose è una brava ragazza, Rose è studiosa, Rose è Grifondoro, Rose è diligente, è una cugina e sorella maggiore responsabile, Rosie è fiera e orgogliosa di essere figlia dei suoi genitori e loro sono fieri e orgogliosi di lei. Da sempre.
Rose non ha mai deluso o scontentato nessuno e ora è costretta a farlo, e l'idea la terrorizza, e la spinge a comportarsi in un modo che sembra sciocco al meglio o egocentrico al peggio.
E in un certo senso questo suo essere finalmente adolescente e egoista, e rendersi conto di esserlo, è una tappa importante del percorso di crescita di Rose, che ha sempre avuto una tendenza a giudicare un po' tutti secondo i suoi (molto alti) parametri morali.
Per questo motivo, dal punto di vista dell'arco narrativo di Rose, ha senso il breve siparietto con Thomas, che è sempre stato giudicato dalla ragazza non abbastanza bravo dal punto di vista morale, come individuo ma soprattutto come ragazzo di Albus.
E sì, Tom se la merita tutta la diffidenza e l'antipatia di Rose e non fa nulla per contrastarle, e le riserve che Rose ha sulla relazione di Al e Tom non sono del tutto campate in aria, però questa vicenda del Torneo sta insegnando a Rose che, aldilà delle validissime riserve che la ragazza può avere sulle scelte sentimentali del suo cugino preferito, neanche lei è una ragazza perfetta o una persona senza macchie.
Rose ha sempre avuto standard morali molto alti, sia per gli altri che per se stessa, e proprio in questo e-soprattutto- nei prossimi capitoli imparerà che questa è un tratto di se stessa che deve imparare ad ammorbidire, sia per le persone intorno a lei che per sé stessa.
Comunque io se fossi Al mi offenderei a morte, visto che Rose e Tom non hanno mai deposto le armi di guerra per lui ma l'hanno momentaneamenre fatto per Scorpius, lol.
Ovviamente, sempre sia lodata l'amicizia tra Scorpius e James Potter (mai tanto necessaria come in questo capitolo, per Scorpius) e per una volta è stato bello leggere di come il solitamente spensierato e ottimista Scorpius sia sul crollo di un tracollo nervoso, anche per via della mancanza di supporto che sente avere intorno in un momento per lui così importante, ma di cui gli altri, Rose in primis, sembrano non capire il significato o il motivo.
(Recensione modificata il 02/06/2023 - 08:39 pm)

Recensore Junior
30/05/23, ore 10:49
Cap. 28:

Bellissimo l'inizio di capitolo con Draco che pensa a Scorpius e al loro rapporto- ripeto, adoro il modo in cui costruisci e descrivi i rapporti padre-figlio in questa Saga. Ognuno è diverso, unico, particolare, ma sempre stratificato e complesso. Sarebbe stato facile scrivere di uno Scorpius diverso da Draco e quindi in lotta con la famiglia, ma la dinamica tra un figlio ribelle e differente che pure ama suo padre ed è orgoglioso di lui (non perche pensa sia perfetto, ma proprio perchè Scorpius sa degli sbagli nel passato di Draco e di quello che ha pagato, anche e soprattutto emotivamente, per superarli) e di questo Draco che non capisce del tutto suo figlio eppure lo ama tremendamente e ne è orgoglioso anche se è diverso da come aveva sempre creduto che un erede Malfoy dovesse essere, forse PROPRIO perchè è diverso da come un erede Malfoy dovrebbe essere.
Penso che l'appoggio e l'affetto che la sua famiglia gli ha sempre saputo dare nonostante il suo non essere l'erede modello che i Malfoy si aspettavano, siano stati indispensabili per rendere Scorpius quello che è- un irriducibile ottimista, disposto ad affrontare tutto con il sorriso e desideroso di dimostrare il suo valore al mondo.
Bello Malfoy il folle che da bravo cavaliere ridanciano combatte corpo a corpo contro il Basilisco a cavallo di un Ippogrifo. Bella la citazione iconografica all'Orlando Furioso perchè è un capolavoro letterario che si addice a Scorpius: ironico, cavalleresco, pieno di vita, amori, pazzia, equivoci , avventure e senso dell'assurdo.
Belli i battibecchi tra Al, Tom e Roxanne raccontati attraverso gli occhi dell'imparanoiatissima (questa volta a ragione) Rose. La cosa bella di Rose è che la sua autoironia non smette di funzionare neanche quando è terrorizzata, e questo smorza un bel po’ la melodrammaticità che potrebbero altrimenti avere i suoi PoV, visto che è sempre in ansia per qualcosa. Amo tutti i tuoi ragazzi, ma le tue protagoniste femminili, Rose e Lily, hanno un qualcosa di più nei loro Pov- Lily usa l'ironia per alleggerire il mondo, Rose per notare le storture; in Lily l'uso antifrastico dell'autocelebrazione è una spia che al tempo stesso maschera e nasconde le sue insicurezze, in Rose invece l'autoironia è automatica, talvolta involontaria, ma imprescindibile.
Bello il siparietto in cui Tom si accorge dei Dissennatori, il modo in cui Roxie si rivolge ad Al per capire cosa diavolo abbia Tom e il modo in cui Tom si irrigidisce alla battuta che Roxanne fa sulla sua anima- sì, noto sempre questo tipo di dettagli.
“Ce l’ho, un’anima” eh, non che sia un’anima granchè simpatica, però mi piace l’occhiata di ammonimento che Al lancia a Roxanne come a dirgli che questo non è un argomento su cui scherzare, non importa quanto acceso sia il battibecco. Boh, come Rose anche io penso che questi quasi invisibili e brevi momenti in cui Tom si ricorda, a causa di situazioni e battute totalmente mondane, della particolarità della sua anima e del modo in cui è al mondo. Mi piace perchè avviene in momenti estemporanei, non è mai una cosa troppo melodrammatica, ed è una consapevolezza che Tom ha e che non va mai del tutto via anche se di solito rimane nel background inconscio o addormentato della sua mente.
Bella l'immagine di Ted con la McGrannit, il più giovane e la più anziana dei Professori, che si sostengono facendo le scale a braccetto mentre vanno a cercare il Preside. Un plauso anche a Jaime che, come sempre, in situazioni di estremo pericolo si dimostra sveglio e intuitivo e a Scorpius, che fiuta il pericolo e non si fa distrarre o abbindolare dai complimenti, a il piccolo riscatto del Cavillo, che aveva notato e comunicato i movimenti dei Dissennatori, anche se nessuno l’aveva letto o ci aveva creduto. Sono dettagli come quest'ultimo che danno una sorta di continuità col Canon e allo stesso tempo rendono la tua storia parte di un universo a se stante e vivo, che potrebbe essere indipendente se non fosse derivativo di Harry Potter, perchè si vede che esiste un intero mondo mondo di legami, dettagli e eventi al di fuori della trama che viene raccontata e dei dilemmi dei protagonisti.
Continuo a pensare che Vitious come Preside sia un po' inutile, ma vabbè. Silente aveva un sistema di sicurezza schifoso ed in tempo di guerra era più un generale che un Preside, ma almeno era carismatico e capace di prendere in mano la situazione in casi di pericoli. Vicious sembra sempre ignaro su quello che sta accadendo ad Hogwarts- insomma, ne sa più Harry!
Invece non biasimo Harry, gli amici e la moglie per essersi accorti "tardi" dei Dissenatori: erano lontani dalla tenda dei Campioni dove gli altarini sono stati scoperti (in tutti i sensi) la nebbia è sì un sintomo di Dissenatori ma ricordiamo che la specifica nebbia che si stava diffondendo durante la prova NON era quella dei Dissenatori, ma della Polvere Buiopesto che Kirill aveva diffuso APPOSTA per confondere le acque e nascondere l'arrivo dei Dissenatori. E, cosa più importante...anche se sospettavano qualcosa, e Harry probabilmente lo stava facendo vista la sua conversazione con Draco qualche capitolo fa, erano lì in borghese come civile e non avevano l'autorità di fare nulla senza prima consultarsi con altre persone...che erano però irraggiungibili. Bello il dettaglio di Harry che cerca di chiamare Smith ma non ci riesce, e solo allora prende l'iniziativa. Ma ancora più bello il momento in cui chiede a sé stesso se deve comportarsi da genitore normale o da Harry Potter, e si trova costretto a scegliere la seconda opzione- riassume un po' il dilemma del tuo Harry adulto in questa Saga.
Bello, bello, bello e terribile il modo in cui hai descritto il crearsi e il diffondersi del panico e le dinamiche della folla terrorizzata, che, inizialmente una conseguenza dei Dissennatori, entro la fine del pericolo diventa il *vero* pericolo, molto più che i Dissennatori stessi. Terribile il modo in cui Al sente che Rose gli viene letteralmente strappata dalle mani, e sebbene il Pov sia di Al, si avverte anche la frustrazione di Tom che vorrebbe tornare indietro a salvarlo ma non può perchè la folla lì divide e percorrendo al contrario rischierebbe di fare del male tanto a sé stesso quanto agli altri. E quindi non può far altro che andare avanti lasciandosi Al alle spalle, indietro. In pericolo.
Devo ammettere che questo capitolo è uno dei motivi per cui inizialmente, anni fa, ci ho messo un po' ad affezionarmi sul serio a Soren...non lo so, una parte di me avrebbe preferito che fosse stato sì coinvolto nell'attacco dei Dissenatori, ma in modo meno diretto. Chissà, essendo consapevole che sarebbe accaduto ma evitando di denunciarlo per fedeltà, devozione e soggezione psicologica dello Zio, tipo. In quel caso avrei provato empatia per lui più facilmente, credo, ma mi rendo conto che ai fini della trama fosse necessario che Soren CHIAMASSE i Dissennatori personalmente e fosse responsabile dell’attacco in prima persona. (Anche perchè, a chi vuoi farlo fare sennò, a Kirill? Quello è buono giusto a lanciar polvere buio pesto e- spoiler- a farsi salvare la pellaccia da quindicenni irresponsabili e innamorate e-doppio spoiler- a venir ucciso in maniera miserabile da Doe nei tentativi di scalare le gerarchie della Thule senza arte né’ parte. Però, ecco, emotivamente è difficile accettare che, almeno in questi capitoli, Soren sia responsabile almeno materialmente di molti dei danni che ci sono stati o sarebbero potuti essere, anche se il responsabile morale rimane comunque Alberich.)
So che a questo punto della storia Soren non aveva abbastanza indipendenza psicologica dallo Zio per obbiettare, è che già il fatto che stordisca Lily per tenerla al sicuro è tantissimo, e solo...ugh. Come poteva pensare che Lily sarebbe stata "a posto" mettendo lei al sicuro e tutte le persone che amava in pericolo? Cioè, lo so che Soren a queste implicazioni non ci ha pensato per via dell'impostazione mentale frutto dell'educazione che ha ricevuto, è solo che...se fossi stata al posto di Lily, una volta scoperto gli altarini nelle segrete di Von Honhemein questa sarebbe stata la prima cosa che gli avrei rinfacciato, prima ancora dall'aver mentito sulla propria identità.
Mi sembra ancora un po' assurdo che, cinque anni dopo, tutti quando vogliono presendersela con Soren tirino fuori aver ingannato Lily e favorito involontariamente gli eventi che hanno portato al rapimento della ragazza e non...questo. Certo, non aveva molte possibilità di scelte ed era plagiato dallo Zio...ma questo vale anche per quanto riguarda tutto il discorso di "aver ferito la piccola povera Lily", eppure molti personaggi, Harry e James in testa, non perdono occasione di rinfacciare più o meno velatamente a Soren il rapimento di Lily, indipendentemente dal fatto che Soren non sia stato l’artefice materiale del rapimento ed addirittura non fosse nemmeno consapevole che sarebbe successo, e quando l’ha scoperto ha tentato di impedirlo prima e di salvare Lily poi anche quasi a costo della sua stessa vita! Ma Dissenatori, che Soren ha invece materialmente chiamato, dacché mi ricordo non vengono mai tirati in ballo in Oan. E con tutto che non voglio sminuire il trauma di Lily, a me, personalmente, l'essere complice se non primo fautore dell'equivalente magico di un attacco terroristico, tra l’altro a un evento pubblico che avrebbe potuto causare centinaia di morti e feriti, pare un pelino più grave. Però ripensando alla psicologia dei Potter, soprattutto a quella di Harry, James e Lily, ha senso che, ognuno per motivi diversi, diano le priorità ai danni emotivi causato da Soren a Lily e non a quelli pratici che avrebbe potuto causare a tutti gli altri durante la Prova.
Harry è un uomo d'azione che ne ha viste tante, e di guai ne ha combinati tanti e perdonati altrettanti. Soren non è il primo tra le persone che Harry conosce ad avere compiuto azioni che hanno messo in pericolo altre persone - vedi Draco, verso cui non nutre rancore, o Silente e Piton che ha perdonato entrambi al punto di dare i loro nomi a uno dei suoi figli, o lo stesso Sirius che da giovane ha quasi ucciso Severus e Remus e rischiato la sua stessa espulsione in un colpo solo. Ma Soren è il primo ragazzo- la prima persona- a ferire profondamente, personalmente, la figlia minore di Harry. Ed è questo che non gli perdonerà davvero per molto tempo, molto più di esser stato dalla parte dei “cattivi”, perchè Harry non è di solito un uomo inflessibile o privo di compassione, ma ha un tallone d'Achille che sono i suoi figli e chi ferisce uno di loro, nella sua testa, perde automaticamente ogni diritto alla sua compassione, che solitamente elargisce a chiunque. È un suo difetto come uomo, ma un suo pregio come padre. Cosa vuoi che sia aver seminato il panico a una competizione internazionale portando dei mostri succhia-amima in confronto ad aver ferito la sua bambina tradendo la sua fiducia.
James, come suo padre, è un uomo d'azione convinto che i pericoli esterni di qualsiasi tipo si possano sconfiggere a colpo di bacchetta, e, come suo padre, si sente impotente quando le persone che ama vengono ferite da persone e situazioni in modi che non si possono risolvere con pugni e incantesimi esplosivi. Da qui, l'astio verso Soren e l'iper protettività di Lily.
Io però sono terrorizzata dalla folla e dal modo in cui si comporta quando è in panico, trovarsi in una situazione del genere è uno dei miei peggiori incubi QUINDI sarebbe stata una cosa che personalmente avrei fatto più fatica a metabolizzare e ad accettare di tutto il resto.
(Recensione modificata il 30/05/2023 - 02:54 pm)

Recensore Junior
19/05/23, ore 13:24

Capitolo di leggerezza e teen drama, che però ha come guest-star due grandi donne: Nora e Robin.
Due personaggi secondari, certo, ma che sono state o saranno parte fondamentale del percorso che porterà i due cuginetti tenebrosi mezzi-Von Honhemein a diventare "bambini veri" , più o meno capaci di integrarsi nella loro società, una come madre adottiva di Tom, l'altra come mentore e paladina di Soren. E però prima di essere al servizio della storia e dei percorsi dei personaggi principali sono prima di tutto e innanzitutto personaggi tridimensionali, seppur secondari, pulsanti di vita e dettagli e caratterizzazione esattamente come i personaggi principali.
Nora ha il suo passato, i suoi principi, i suoi fantasmi, che s'intrecciano con quelli di Harry o di Soren, e questo è un bene per la trama, ma potrebbero da soli costituire una storyline interessante e autosuffiente, se la storia fosse un'originale narrata dal suo punto di vista- e questo è un punto a favore della caratterizzazione del personaggio.
È anche questo- so che lo ripeto in ogni capitolo a proposito di diecimila cose diverse, ma credimi, è davvero così- che rende la tua storia così speciale, ben scritta e coinvolgente: il fatto che anche i personaggi secondari, TUTTI i personaggi secondari, abbiano un loro background, una loro caratterizzazione precisa fatta anche di piccoli tic, traumi, vite al di fuori di quello che vedono o conoscono i protagonisti, modi di fare e di vedere il mondo.
Rende il tuo universo vivo, differente, e noi lettori curiosi sempre di più su tutto e tutti.
Di Robin non sappiamo molto oltre alla sua vita al di fuori del ruolo di mamma di Tom, ma le scenette e le conversazioni che ha col figlio ci svelano abbastanza di lei da poterci fare indovinare non solo che tipo di madre ma anche che tipo di donna sia, e quali siano i suoi sentimenti e pensieri che non dice ad alta voce davanti al figlio.
Mi sono accorta che la madre di Tom è uno strano ma perfetto mix tra le due madri di Queer As Folk, Jennifer Taylor e Debbie mamma di Michael: schietta, affettuosa e paladina dei diritti di tutti come la prima, elegante, appassionata di arte/poesia e di classe come la prima, con quella vaga aria di gentilezza raffinata che le aleggia intorno e gli accenni di un passato da hippie o da ribelle durante la gioventù che è finito in un matrimonio e in una famigliola molto borghese, ma che non è stato del tutto dimenticato. Per quanto si possa amare Debbie di Queer as Folk, a Tom sarebbe venuta una sincope con una madre 100% così, lui è un borghesuccio snob. Robin è abbastanza elegante e borghese, con i suoi completi di sartoria fatti fare su misura che costano due stipendi e la sua passione per i caffè letterari e il giardinaggio, da essere credibile come madre di Tom è moglie di Dudley, e abbastanza irriverente, fuori dagli schemi e di mentalità aperta da poter creare nella mente del lettore un contrasto positivo con Petunia, talmente assuefatta alle convenzioni borghese da rinnegare sua sorella e abusarne per anni il figlio solo perchè erano "diversi" da quello che era abituata a considerare la normalità (che poi, il vero snobismo della gente davvero elegante e altolocata è fregarsene delle opinioni degli altri perchè ti senti implicitamente superiore a loro, Tom docet, non seguire pedissequamente un codice di comportamento o uniformarsi a un'immagine per venire accettati: quindi i vecchi signori Dursley oltre ad essere tutto quel che erano erano pure un po' poracci, e Robin batte Petunia 10 a 0 anche nel sapersi comportare in società. Ti giuro avrei troppo voluto leggere una scena di confronto/scontro tra le due, visto che Tom dice che hanno trascorso la maggior parte dei Natali insieme, detestandosi cordialmente).
Quindi, Robin approvata, sia come madre (ovviamente), ma anche come personaggio.
Mi piace il modo in cui hai disseminato qui e là dettagli nella storia che accennavano già, prima di una vera e propria scena in cui Robin avesse un ruolo, al fatto che fosse una donna speciale, e non solo un genitore decente ma un po' distratto e impacciato come Dudley. Come quando Tom pensando ad Alicia, nel capitolo i cui viene presentata la famiglia Dursley dice che la sorella prediletta "aveva preso dalla madre" (che poi Robin dice che non è vero è che Alicia ha lo stesso orribile carattere di Dudley, ma povera), oppure quando Harry ricorda che era stata Robin a convincere Dudley ad adottare Tom e a trattarlo come un Dursley a tutti gli effettivamente, a prendere subito a cuore le sorti di quel neonato senza ombelico e senza madre, appena Harry glielo mise in braccio la prima volta, prima ancora che il marito accettasse di allevarlo dargli il suo cognome.
Ha senso che non si scandalizzi per l'orientamento sessuale del figlio: primo, perchè è una donna intelligente; secondo, perchè è una donna intelligente E una madre che ama suo figlio e mette al primo posto il fatto che sua felice, com'è giusto che sia. Terzo, perchè gestisce un caffè in cui si fanno serate su poeti che erano icone gay (tra l'altro, invitare Tom a quella rassegna di poesie era da parte di Robin un modo di far capire gentilmente a Tom che aveva capito e accettava la sua sessualità, oltre che un'occasione per passare un po' di tempi col figliol prodigo? Ci sto pensando ora) e secondo Thomas e Dudley in passato è stata immersa nella cultura hippie, quindi non poteva proprio essere una bigotta. Terzo, e questo forse è un argomento più sottile e delicato...il coming-out di Tom con sua madre non scuote in modo significativo le dinamiche famigliare interne alla famiglia Dursley perchè Tom in un certo modo è sempre stato quello "diverso". L'unico mago, il primogenito brillante e introverso, l'unico figlio adottato, quello con un passato e un carattere particolari che anche senza farlo apposta portavano le persone a trattarlo in modo differente dai fratelli (o, in misura minore, dai cugini). "Diverso" non vuol dire per forza discriminato: anzi direi che nel caso di Tom la sua diversità l'ha portato più che altro ad essere viziato, perché erano tutti così preoccupati di trattarlo diversamente e farlo sentire insufficiente rispetto ai figli biologici, senza macchie e punti oscuri nel loro passato, che paradossalmente l'hanno sempre in un modo o nell'altro trattato coi guanti di velluto. (Non che avere una buona reazione al coming out di un figlio sia trattarlo con i guanti di velluto, eh, questo è solo essere una buona madre. Dico in generale).
Questo crea una dinamica diversa da quella, ad esempio, che ha seguito il chiassoso coming-out di James, che nessuno si aspettava perchè Jamie era quello che appariva sempre intriso di cultura machista fino ai gomiti, e in più il figlio che a detta di tutti avrebbe seguito pari passo le orme del padre, tanto nella carriera quanto nello sposarsi e mettere al mondo tanti piccoli Potter.
Immagino che anche per Dudley, quando finalmente affronterà il discorso con Tom dopo Opera Al Nero, sarà meno uno shock di quanto lo sarebbe stato in un'altra linea temporale in cui il caro vecchio Big D non ha sposato una donna intelligente come Robin e adottato e allevato con lei un piccolo mago: insomma, lui e la moglie hanno cresciuto un figlio che da quando undici ani va in giro a far scintille e a menare bacchetta, che secondo i suoi genitori era la cosa più scandalosa e aberrante di questo mondo, e Dudley ha accettato di adottare Tom SAPENDO che molto probabilmente il bambino si sarebbe rivelato essere un mago; cosa vuoi che sia in confronto il fatto che Thomas sia *anche* gay? (Un po' come Harry che al momento del coming out ufficiale di Thomas avrà passato così tanti anni a metabolizzare il fatto che la reincarnazione della sua vecchia e temibile nemesi e il suo figlio di mezzo sono inseparabili e codipendenti e disposti a morire l'uno per l'altro in ogni momento, e vivono insieme in un appartamento da studenti con tanto di gatto lol, che avere la conferma del fatto che vadano anche a letto insieme lo lascia assolutamente imperturbabile).
A proposito di dinamiche famigliare della tua storia (quando inizio a parlarne, e soprattutto inizio a parlare di quelle appena accennate della famiglia Dursley, non la smetto più) mi piace come attraverso il personaggio di Robin e il suo rapporto con Tom e il Mondo Magico uno dei più grandi misteri irrisolti della saga di Harry Potter: come fanno i genitori Babbani di figli magici ad accettare il fatto che, appena compiuti undici anni, i loro figli sono destinati ad entrare in un mondo di cui loro, genitori senza magia, non possono sapere nulla, né avere voce in capitolo sul modo in cui verranno educati o trattati i loro figli?
Robin non odia la magia o i maghi come Dudley,
Robin sa che la magia è parte di suo figlio, che il Mondo Magico è parte della vita di Tom, e si sforza in tutti i modi di non soltanto accettarlo, ma anche supportarlo. Eppure non può fare a meno di provare un po' di tristezza, ansia e risentimento verso questo Mondo Magico che è il mondo di Tom da quando ha undici anni e da cui lei, nonostante abbia cresciuto Tom tenendolo al sicuro dai maghi stessi, è sempre stata tagliata fuori. Spesso si accusa Tom di essere ingrato o freddo coi genitori adottivi perchè a volte li taglia inconsciamente fuori dai suoi pensieri e dalle novità e dai segreti riguardanti la sua vita in quanto Babbani: ma cosa ci si potrebbe aspettare di diverso da Tom, che è cresciuto con la consapevolezza di appartenere a un Mondo in cui *per legge* i ragazzini non possono parlare a genitori come i suoi (*Babbani*) di quello che succede nel loro mondo, di ciò che hanno imparato a scuola, o presentar loro i professori? Un mondo in cui i Nati Babbani se vogliono partecipare alla vita dei loro coetanei al di fuori da Hogwarts devono praticamente trovarsi un amico che non sia un Purosangue snob ma abbia almeno un genitore Magico e integrarsi all'interno della sua famiglia per poter partecipare a eventi come la Coppa del Mondo di Quidditch o qualsiasi altra occasione di ritrovo per maghi minorenni in estate? (Vedi la madre di Seamus Finnigan che si portava dietro Dean Thomas alla coppa, o gli Weasley con Hermione).
Tra il desiderio di integrarsi tra i coetanei con famiglie Magiche,i sentimenti anti-Babbani dilaganti o serpeggianti a Hogwarts, e l'adolescenza che incombe e poi esplode infilata nel calderone, è improbabile che non si creino distanze o incomprensioni tra figli maghi, o figlie streghe, e genitori Babbani.
Ecco, persino Hermione, di certo non un personaggio egoista o ingrato, mano a mano che gli anni passavano trascorreva sempre meno tempo d'estate con i suoi e sempre più tempo alla Tana con gli Weasley, e obliviò i suoi genitori per tenerli di fuori (di fatto tagliando se stessa fuori dalla loro vita, e lei dalla sua) durante la guerra con Voldemort.
Il punto in questo capitolo in cui, dopo aver condiviso un momento cuore-a-cuore madre-figlio per la prima volta dopo anni, Robin gli chiede se è preoccupato per la faccenda di Von Honhemein (neanche per capire cosa diavolo sta succedendo intorno a suo figlio, cosa che sarebbe tra l'altro suo diritto se lui non fosse stato un Mago e lei una semplice *Babbana*, ma solo per capire cosa lo angoscia e offrirgli conforto!) e Tom pensa "non poteva parlarne con lei. C'era lo Statuto" rende evidente questa dolorosa ingiustizia nella costruzione del mondo e della società di Harry Potter, e illustra il fatto che se Thomas a volte taglia fuori i genitori Babbani dalla sua vita non è SEMPRE colpa sua e del suo carattere orribile. (Poi certo, Tom è pieno di segreti di natura quindi a volte usa lo Statuto come scusa per non dire NULLA, ma questo è un altro discorso).
Il Mondo Magico ha sì dato ai Dursley un figlio, il primogenito, bello e brillante come nelle fiabe, ma se l'è anche ripreso indietro, dopo undici anni in cui loro l'avevano cresciuto, accudito e tenuto al sicuro dai maghi stessi; certo, se lo aspettavano, ma non credo che per Robin e Dudley vedere Tom entrare in una società e in un microcosmo in cui loro non avevano accesso sia stato meno doloroso per questo. E poi, quando si erano abituati all'idea e convinti che Tom fosse al sicuro nella sua scuola di strambi anche senza di loro, quello stesso Mondo Magico l'ha ingoiato e traumatizzato e risputato indietro dopo nove mesi senza una spiegazione. Mi dispiace un po' non aver letto di più della loro rabbia durante il periodo in cui credevano che Tom fosse morto, tradito dalla scuola che il ragazzo adorava e deluso dal padrino che aveva giurato di proteggerlo, perché sarebbe stato interessante. Però sono contenta che Robin non faccia pesare tutto questo a Tom, e scrolli leggermente le spalle dicendo che la preoccupazione che lei e il marito provano per Tom è "solo normale roba da genitori, tutto qui" anche se Tom *sa* che non è tutto lì, ma non c'è modo che Robin scarichi sul figlio, già preoccupato per i suoi guai, un ulteriore carico di senso di colpa dovuto al fatto di dover gestire i complicati sentimenti dei suoi genitori verso il mondo di cui il ragazzo fa ineluttabilmente e orgogliosamente parte.
Ripeto: Robin è proprio una gran donna.

Altri apprezzamenti sparsi sul capitolo:
Al geloso e territoriale quanto e più di Tom- tutti lo credono un tenero pulcino o un angelo dotato di infinita pazienza verso i comportamenti discutibili del suo ragazzo, ma la realtà è che lui e Tom da questo punto di vista (e da molti altri) si assomigliano più di quanto tutti credano.
Tom che fa ingelosire Al di proposito perché è uno stronzo vanesio (e anche, sotto sotto, un idiota insicuro- vedi il fatto che il siparietto col sarto sia stato nella sua mente una rivincita per il commento casuale che Al aveva lasciato cadere sul fatto di aver visitato, l'estate precedente, gay-club babbani con Zabini).
Harry che si definisce mattiniero ma cioè, solo quando un caso lo interessa, cioè, quasi mai tranne che con la Thule. Harry non sei mattiniero, sei paraculo, è diverso.
Harry e il suo lato Serpeverde che si manifesta in modo diverso dal modo in cui si manifesta nel figlio, ma c'è.
Il fatto che occuparsi in prima persona del caso Von Honhemein sia per Harry sia un modo per placare l'ansia per quel che sta accadendo o rischia di accadere intorno ai suoi figli e soprattutto al suo figlioccio, un tentativo di sentirsi in controllo di una situazione che lo terrorizza, sia un modo per tornare lui stesso all'adrenalina che ha caratterizzato la sua adolescenza, a quell'amore per il rischio che dice di essersi lasciato felicemente alle spalle ma che non ha mai davvero saputo abbandonare del tutto, come un amore a cui si ha rinunciato, a cui si ha VOLUTO rinunciare, ma di cui non si riesce a non sentire il richiamo a distanza di anni. Non mi stancherò mai di ripetere quanto sia coerente e al tempo stesso più profondo (*maturo*) il tuo Harry con quello dei libri della Saga originaria, come se fosse la sua naturale continuazione in età adulta.
E a questo proposito: "Dovrei ringraziarla?” Certe uscite gli uscivano da un recesso del suo Io. Probabilmente dove a lungo aveva soggiornato Voldemort." E poi tutti si chiedono perchè Tommy sia il suo cocco.
Harry e Nora che camminano su un filo reciproco tra diffidenza, ammirazione, e riconoscimento reciproco, come solo tra simili si può fare. Sarebbero shippabilissimi se non mi piacesse Ginny (di cui, opinione impopolare, a me piace leggere, santa donna che non è altro) o se non ci tenessimo tutti al fatto che il matrimonio dei genitori dei tre piccoli Potter resti felice e duraturo nei secoli (già ci si mettono i figli, a portar dramma in famiglia. Ci manca solo che si rompa il matrimonio tra Harry e Ginny che fa da collante stesso all'idea di un Clan Potter-Weasley!).
Lily che cammina come una valchiria infuriata per le strade di Hogsmeade. Una valchiria in missione super-importante. La missione in questione shopping. Da ragazza che odia lo shopping con amiche patite...Rose, empatizzo con te. Una domanda: ma Roxanne e Rose vanno d'accordo, sono mai andate d'accordo, o si sono sempre ignorate a vicenda? Perché nessuna delle due è propriamente misantrope ma, pur essendo quasi coetanee, entrambe legate alla famiglia, o almeno ai cugini Potter, entrambe un po' rigide nei loro principe e nella loro visione del mondo, entrambe intelligenti e interessate ad andar bene a scuola, sembra che non interagiscono mai a meno che non ci sia Lily tra di loro, e tirano fuori il lato più scontroso e distaccato l'una dell'altra. Per carità, realistico tra cugine! Però mi chiedo il perchè di questa freddezza. Però mi piace il fatto che abbiano due ruoli completamente diversi nella vita di Lily, da un lato la cugina più grande/sorella maggiore-chioccia (Rose) e dall'altro la cugina più grande/mentore-confidente.
Rose e Scorpius che tutti continuano a paragonare a Romeo e Giulietta ma che in realtà, sia per tono sia per storyline, sembrano molto di più uscoti da una delle COMMEDIE shakespeariane, ricche di equivoci e momenti strappalacrime ma anche di humour, battibecchi e lieto fine, come Much Ado About Nothing o La Dodicesima Notte. Il che per me è un punto a loro favore perchè, imho, qualsiasi commedia shakespeariana su innamorati imbranati, scambi di persona e doppi sensi volgari>>>Romeo e Giulietta. E io di solito amo le tragedie. (Non so se sia voluto, ma a volte Rose e Scorpius ricordano LETTERALMENTE Beatrice e Benedetto di Molto Rumore Per Nulla, con l'orgoglio di le sue l goliardia di lui e I battibecchi e il dramma delle incomprensioni, il che mi fa sempre dire "awww" perchè è una delle commedie che riproponiamo più spesso con la mia associazione teatrale).
Parlando di coppie e battibecchi, aggiungiamo anche infinite le ripicche a sfondo sessuale di Al e Tom, lol.
Al che si aggira nel mondo Babbano come un turista ingenuo e sprovveduto doppio lol.
Il momento improvviso ed estemporaneo in cui Tom si ricorda di essere stato Voldemort, in un'altra vita, e gli si guasta l'umore. Non so perchè ma amo il modo in cui fai relazionare Tom all'idea della sua vecchia identità- non ci pensa per giorni, mesi, settimane, poi accade qualcosa di apparentemente insignificante o qualcuno dice qualcosa di assolutamente innocuo (in questo caso, la povera Robin voleva solo assicurarsi che suo figlio non fosse discriminato per il suo orientamento sessuale, addirittura) che innesca nella mente di Tom un pensiero intrusivo e sgradito che grida "io ERO Voldemort", e di colpo nulla può essere più piacevole. Anche se non c'è davvero un collegamento reale tra il pensiero e quello che l'ha provocato, se non nei processi mentali di Tom che lui stesso non riesce a controllare. Mi piace, è realistico.
E poi come quel pensiero è arrivato, sgradevole e solo parzialmente correlato a quello che accadeva intorno, se ne va, sommerso o da altre preoccupazioni o dalla forza impetuosa e-in questo caso- salvifica di un'adolescenza pregna di ormoni, instabilità e problemi.
In una nota più leggero, Al che ha problemi con la sua mascolinità perché Rose e Lily lo hanno a suo dire "contagiato" con le loro aspettative di volteggiare tra le braccia dell'amato al Ballo del Ceppo. Assolutamente coerente con la sua caratterizzazione il fatto che non lo chieda esplicitamente a Tom, ma bello il modo in cui non perde mai la sua autoironia pensando "merda. Sono una principessa".
E quando pensa affettuosamente che potrebbe soffocare Tom con il suo peluche e non ne otterrebbe nessuna reazione da quanto quest'ultimo dorme serenamente e *profondamente* al suo fianco...cioè non proprio quello che vorrei pensasse chiunque dorma a fianco a me nel letto, onestamente, ma questi due hanno un modo tutto loro di esprimersi affetto, quindi okay.
Ma la parte più divertente dell'ultimo paragrafo è immaginarsi che mentre Lily racconta a destra e a manca di come volteggiare tra le braccia del suo cavaliere tedesco (e nessuno ne può più di ascoltarla- povero Soren, sono già tutti stufi di lui prima ancora di scoprire che è dei cattivi...) Rosie annuncia ad Al che, "cascasse il mondo, avrà un ballo col suo Malfoy" con l'aria burbera e spietata del generale in missione. Rose, Rosie...quanto la amo, ragazza normale e disadattata che non è altro.
E per finire, parlando di Rose, Scorpius e drammi da ballo: infilo arbitrariamente anche Violet nella lista di "gran donne che la fanno da guest star e rubano la scena a comprimari maschili in questo capitolo", perchè amo Violet. Due righe solo, ma con la sua battuta conclude il capitolo con un colpo di scena fenomenale sulla sua vita amorosa, rubando la scena a quegli imbranati di Rose e Scorpius.

Recensore Junior
17/05/23, ore 12:16
Cap. 7:

La scena di Al e Tom sulla scogliera di Rugen sembra essere avvolta da un'atmosfera di un altro tempo, con Cordula che li chiama da lontano e la sua voce che riecheggia per la spiaggia bianca e vuota, Meike che gioca a cercare i granchietti tra le rocce, Al e Tom che si baciano davanti al mare nel mezzogiorno nordico e bellissimo di un paese quasi vuoto, e Tom che fissa assorto l'orizzonte.
E allo stesso tempo è una scena incredibilmente *viva* e colma di dettagli realistici e quotidiani, lontani da atmosfere fiabesche ma non per questo meno affettuosi, come i bisticci benevoli di Al e Tom, l'esaltazione di Meike undicenne quando ascoltandoli scopre un nuovo insulto in inglese, Tom che parla il *secchionese* (bello il dettaglio di Tom che si fa tabelle di studio personalizzate e se le ricorda a memoria mesi dopo: spesso nelle fanfiction i personaggi intelligenti sono talmente "perchè sì" o "solo" perchè studiano molto, ma i piccoli dettagli del modo in cui scrivi Tom rende credibile il fatto che non sia, come anche molti dei tuoi altri personaggi in fondo sono, ma un piccolo genietto dal QI più alto della media, una memoria eiedetica formidabile, ma con carenze in altre aree dello sviluppo emotivo e psicologiche), Tom che infila le mani sotto la felpa di Al e Al che si lamenta perchè il suo ragazzo ha le mani troppo fredde, l'imbarazzo di Al quando vengono beccati da Meike e il tono cospiratorio di quest'ultima quando rivela ad Al che sa cosa vuol dire quando due ragazzi maschi si baciano perchè ha sentito che "si dice essere gay, lo sapevi?". Tutte queste piccole, grandi cose danno un tocco di realismo e quotidianità all'atmosfera rarefatta di Rugen, fatta di scogliere bianche, silenzi e gabbiani, e mare e cielo che si espandono all'infinito.

"Solo quando furono davanti la fattoria Al gli lasciò la mano. Lo fece a malincuore, perché sembrava che Tom ne avesse più bisogno proprio in quel momento.
Meike spiava dall’uno all’altro, insolitamente zitta. “Ti assomiglia il tuo papà, Al?” Chiese, tanto per dire qualcosa.
Al sorrise. “Dicono che sia quello che in famiglia gli somigli di più.” "
Aww. Tutto questo passaggio. Sorriso e lacrimuccia. Non so neanche bene io il perchè.

Nel distacco tra i primi due paragrafi, si avverte il contrasto tra la scena di Al e Tom (col Pov di Al, che rende ancora più forte il contrasto) con la scena di Soren.
Nel Pov di Soren, l'orologio batte *cupamente* mezzogiorno, nell'ambiente scuro e soffocante dell'interno del palazzo Von Honhemein. Nel Pov di Al, il sole del mezzodì rischiara il freddo paesaggio nordico dandogli una dolce atmosfera di fiaba. Minuscoli dettagli che evidenziano il modo in cui i personaggi percepiscono in modo diverso l'ambiente che li circonda a seconda del loro stato d'animo- è anche questa attenzione alle atmosfere e alla loro soggettività che rende la tua storia così ben fatta.
Parlando di cose ben fatte: geniale l'idea di presentare Soren a partire da piccoli tic e disturbi psicosomatici, dalle cui origine si scoprono nuovi e più profondi dettagli sul passato, la famiglia e l'educazione di Soren.
Un altro dettaglio: tutti questi paragrafi di Soren prima dell'arrivo ad Hogwarts sono monologhi silenziosi. Non c'è mai nessun altro in scena con lui. Anche il suo unico è singolo dialogo con Alberich (unico in questi capitoli prima di Hogwarts), necessario ai fini della trama, è inserito tramite flashback. Non li vediamo davvero interagire, vediamo Soren che ricorda la loro precedente interazioni. Non ci sono veri e propri dialoghi non in flashback né paragrafi di Soren, e il ruminare dei pensieri del ragazzo ci distrae solo appena da quest'asfissiante silenzio che lo circonda. Sia nel primo paragrafo di questo capitolo, PoV Soren, che in quello del prologo, questa solitudine silenziosa e assorta è rotta dalla voce fredda e improvvisa di Alberich, che intima a Soren di avvicinarsi a lui, o entrare nella sua stanza- e poi la scena si interrompe, mentre Soren, in entrambi i casi, pensa che non può fare altro che obbedire.
È una scelta stilistica interessante, e non credo che sia casuale.
Soren, prima del suo arrivo ad Hogwarts, è caratterizzato dalla sua solitudine, ma in maniera diversa e opposta da come lo era Tom in Doppelgaenger: Tom era ed è ancora circondato da persone, che lo vogliono bene o non lo sopportano ma sono comunque parte di una grande, allargata famiglia che non sempre lo capisce o approva i suoi comportamenti e il suo modo d'essere, ma che comunque lo accetta e sta al suo fianco durante le difficoltà e gli errori. Soren invece appare sempre in scena da solo, non ha conversazioni con nessuno. È un personaggio definito dalla sua solitudine concreta e materiale. Mentalmente, però...Soren non è mai solo. Mille fantasmi del passato e del presente lo tengono legato a posto in cui si trova, al suo ruolo nella storia. Spesso giudicandolo insufficiente.
Seguendo il flusso dei suoi pensieri possiamo vedere come intorno a lui, in quelle stanze buie e opprimenti, continuino ad aggirarsi fantasmi di figure famigliari morte da tempo, che Soren sostiene di non ricordare chiaramente e tantomeno con affetto, e a cui pure continua a nominare nella sua mente in quei momenti di attesa e ansia, come se ripassare a memoria il proprio albero genealogico spoglio, e le mancanze e i fallimenti di tutte le persone che lo hanno composto, possa dare un senso a quest'attesa, a questo senso di angoscia, a questa vita nel limbo tra la ricerca dell' approvazione di Alberich e i morsi di una coscienza che il ragazzo è riuscito a sedare, ma non davvero a uccidere.
Sia Tom che Soren sono persone emozionalmente represse e governate dalla logica, ma il ritmo dei loro pensieri è opposto: sintetico e breve e sempre venato di sarcasmo quello di Tom, poco loquace anche con sé stesso, o forse semplicemente spaventato di incontrare le parti più profondi e oscure di se' e doverle affrontare, e invece lungo e pieno di subordinate e divagazioni quello di Soren, che *cerca* di non farsi troppe domande e di non aspettare troppe risposte per sopravvivere, ma nonostante tutto ha un indole naturalmente profonda, riflessiva e meditativa, e questo traspare dai suoi paragrafi anche quando lui stessa cerca di nasconderlo. Entrambi evitano il proprio inconscio, uno con la sua logica brevità che lo tiene ancorato alla realtà che lo circonda, l'altro con divagazioni che lo portano fuori da sé stesso e dal momento che sta vivendo. Solo che Tom lo evita perchè ha paura dell'oscurità che potrebbe trovarci, perchè la sua riluttanza a una qualsiasi forma di auto-analisi (che purtroppo spesso lo limita nella crescita personale e nei rapporti con gli altri) e il suo ancorarsi a un logica ferrea e lampante sono il modo in cui si allontana da quel grumo di irrazionalità, furia e terrore che è l'anima di Voldemort che si agita dentro di lui (non in questo capitolo in particolare-ma in genere); Soren invece, a questo punto di Ab Umbra Lumen, evita di rispecchiare con il suo Io più profondo perchè sta cercando di annullare il proprio essere per diventare quello che crede che lo Zio e la Thule vogliono che diventi.
E forse inconsciamente Soren sa che guardando troppo dentro certe parti di se' e della coscienza che ha anestetizzato per diventare ciò che Alberich voleva diventasse, potrebbe trovare delle crepe in tutto questo, nella vita che sta vivendo, nelle azioni che sta compiendo, nelle motivazioni per cui lo sta facendo. (Come infatti succederà nel corso di Ab Umbra Lumen.)
Ma trovare delle crepe in tutto ciò, nel suo ruolo di scagnozzo di Alberich, per Soren vorrebbe dire mettere in discussione le fondamenta stessa della sua identità, e Soren non è pronto per questo, non ancora. Non è pronto perchè oltre ad Alberich, alla Thule e alla sua identità fasulla di scagnozzo al servizio di quest'ultima Soren non ha *davvero* nient'altro. Non un amico, non una parola gentile, non una passione o un contatto reale con la società al di fuori di suo Zio e della Setta. E quando non hai niente, non dico materialmente, ma neanche psicologicamente, al di fuori di quello che una Setta ti può dare, non puoi permetterti di fare *troppe* domande sulla moralità di questa Setta. Quando le domande ti vengono in mente il tuo cervello le reprime automaticamente come meccanismo di difesa, per non farti impazzire o sprofondare nella disperazione.
Soren per ora non ha davvero nulla se non una manciata di fantasmi tristi e una bottiglia di firewhiskey. E "l'adolescente stupida" e senza dono per la sintesi, la quindicenne che si firma solo Lily e riempie le sue lettere di notizie superflue e profumo di gigli, sarà il primo e più importante tassello del puzzle che porterà Soren a ritrovare se stesso, a trovare delle ragioni di vita più alte e vere di tutto ciò che la Thule può dargli.

Non mi soffermerò troppo sulla scena dell'arrivo di Harry e della partenza di Tom da Rugen per il semplice motivo che credo che tutto quello ci sia da dire sia già stato detto, dal testo stesso o dagli altri commenti. Bella l'idea di non rendere ne' il ricongiungimento di Tom con Harry ne il suo commiato da Cordula troppo melodrammatico, perché non si sarebbe adattato a nessuno dei tre personaggi o alle dinamiche tra loro.
Di nuovo, c'è questo contrasto tra il realismo e la fiaba che caratterizza tutta la parentesi di Tom a Rugen: c'è l'imbarazzo del non saper cosa dire o avere troppo poco tempo per dirlo, c'è la Passaporta che scade e la partenza che incalza. Ma c'è anche un Faro ai confini tra due mondi e due lingue, in cui vivono una Vecchia e una Bambina sospese tra passato, presente e futuro, in bilico tra l'essere parte del folklore del paese e l'essere emarginate dal paese stesso, custodi di segreti e di Ragazzi Sperduti.
È il luogo magico per eccellenza, il Limbo. E Tom deve distaccarsi da esso se vuole tornare a vivere davvero, ma il distacco da questa terra incantata, in cui ha passato mesi in un deprimente esilio auto-imposto a rimuginare, ma che l'ha anche accolto senza fargli una singola domanda, non può che essere dolce amaro. E tra le lacrime di Meike che la bambina si sforza di trattenere e le poche, ma necessarie parole di Cordula anche noi lettori salutiamo Rugen. Non lo rivedremo mai più, se non in sogno.
E in un certo senso va bene così: sappiamo che i personaggi hanno visitato questo luogo altre volte tra Ab Umbra Lumen e Opera Al Nero, ma per noi lettori rimarrà sempre una terra di passaggio, sospesa tra il mondo reale e quello onirico.
(Recensione modificata il 18/05/2023 - 10:54 am)

Recensore Junior
28/01/23, ore 21:53
Cap. 33:

Hugo ha scalato la vetta dei personaggi preferiti con il suo pov in questo capitolo (unico fino all'ultima parte di Opera Al Nero, se non sbaglio). C'è qualcosa nel pezzo narrato dal suo punto di vista che mi ha ricordato terribilmente le atmosfere di Harry Potter e il Calice di Fuoco, prima che Harry venisse scelto come Campione, quando lui e Ron passavano tutto il tempo a bigonellare e a dire è pensare robe da quattordicenni, mentre Hermione studiava e i cattivi cominciavano già a tessere le loro malefiche trame intorno a Hogwarts.
Curioso, perchè Hugo non è per nulla simile a Harry e non è nemmeno la mini-copia di Ron. Però forse è il suo essere un ragazzino semplice, interessato alle cose a cui si interessa in media un ragazzino di 14-15 anni, ma comunque con una perspicacia nascosta inaspettata, che mi ha ricordato la parte maschile del Golden Trio. Solo che la situazione è opposta: perchè, a differenza di come accadeva nel trio Harry-Ron-Hermione, nel binomio Hugo-Lily è lui (la parte maschile) ad essere (più o meno) responsabile, colui che si preoccupa di prendere buoni voti (bellissimo il dettaglio:"tranne in alcune materie inutili come Aritmanzia e Pozioni"- in una solamentre frase hai stabilito quanto Hugo sia, nonostante le apparenze, figlio di Hermione, col suo essere orgoglioso della sua intelligenza, e allo stesso tempo diverso sia dalla madre che dalla sorella, perchè Rose, come Hermione, non liquiderebbe mai le materie in cui non è brava dicendo che sono inutili, ne considererebbe accettabile continuare a prendere voti mediocri in quelle materie solo perchè non le piacciono, ma piuttosto passerebbe tutte le vacanze a studiare per diventsre brava anche in quelle- io sono più come Hugo, purtroppo). Lily invece è concentrato di guai, spericolatezza e poca voglia di studiare. Una Potter, insomma. Una Potter versione femminile, quindicenne, super-carina, pseudo-telepatica e lievemente viziata. Si salvi chi può, insomma. E Hugo- come Rosie- è figlio dei suoi genitori, quindi è geneticamente programmato a salvarla ALMENO da se stessa, o dalle conseguenze dei guai che combinerebbe da sola. (Sul serio, mi fa morire che i Potter pensano di aver ereditato dal padre l'impulso di "salvare la gente"- cit. Hermione- ed è vero, ce l'hanno, ma non si rendono di quante persone siano continuamente impegnate a salvare LORO- esattamente come succedeva a papino). Per fortuna c'è sempre una cugina maggiorenne, un fratello maggiore, o una sorella più grande a salvare poi LUI dalle conseguenze dei guai in cui, da bravo Weasley, si caccia tentando di parare le spalle a LEI.
Essì, Hughie è proprio una Weasley (sia pure con cervello Granger) e Lily è proprio una Potter...ma con la tenacia un po' spaventosa che le donne Weasley hanno quando devono "prendersi" o riprendersi il proprio cavaliere- vedi ora Lily con Soren, Rose con Scorpius appena emergerà dalla sua torre lacrimante di fazzoletti sporchi e cioccolata, e Ginny in passato con Harry "ti mollo per il tuo bene" Potter. (Eh sia ringraziata la tenacia un po' ossessiva delle donne Weasley, che se fosse stato per quel tonto di Harry non avremmo i tre piccoli Potter).
Mi piace il contrasto tra Rose nello scorso capitolo che sembra sempre così forte, sicura e poco romantica, ma quando viene mollata si strugge come un'eroina di un romanzo rosa tra pianti e abbracci a cuginetti gay, e Lily che invece sembra lo stereotipo della ragazza che crede di essere una principessa, tutta viziata e smorfiosa e alla ricerca di cavalier Serventi, ma quando si sente abbandonata o trascurata o anche solo delusa da un ragazzo, quel ragazzo deve CORRERE. Perchè la piccola, dolce Lilù, tutta pupazzi e camerette rosa, non piange come un'eroina delle storie d'amore che tanto le piacciono. No, la piccola Lilù, come Hugo sa
bene, SI INCAZZA.
Tra l'altro, mi piace il modo in cui Hugo descrive il malumore di Lily- come qualcosa che di raro è per questo temibile, che si espande con lei come una nuvola nera senza che lei apra bocca, una sorta di aurea che rende la cugina solitamente allegra e festaiola improvvisamente terribile e pericolosa. Ho notato che è una cosa che capita spesso con le persone molto carismatiche, che quando sono di buon umore sono capaci di catalizzare nella loro orbita chiunque e diventano l'anima della festa, ma quando sono di umore metifico emettono quel tipo di nube nera che fa desiderare a tutti coloro che sono nella loro orbita di rintanarsi in un angolino e piangere chiedendo pietà.
Comunque, Kirikoso (io lo chiamo così perché dopo ANNI passati a leggere questa storia lui è l'unico di cui non sappia mai scrivere il nome) si scontra con la furia da damina infuocata di Lily, rigira il dito nella piaga delle sue sofferenze da essere viscido e vigliaccamente crudele qual è, incita l'orgoglio da Weasley ferito e offeso di Hugo, e infine viene finalmente messo a cuccia dalla cugina mezza-Veela e *davvero figa* dei due ragazzini. L'arrivo di Dominique è stato epico e provvidenziale...e Lily è una Violinique shipper, oltre che un Al/Tom shipper! Ahahah, dai è vero, è sempre lì a fare domande e supposizioni sulle relazioni della cugina mezza francese e del fratello di mezzo, lol. Sarà perchè hanno entrambi storie tormentate e rocambolesche con individui problematici.
Mi piace molto il modo in cui hai descritto il rapporto tra Hugo e Lily, è meno AmiciziaAssolutaTM che quello tra Rose e Albus, meno conflittuale e pseudo-fraterno che quello tra Rose e James, ma in un certo senso più stretto di entrambi, poiché Hugo e Lily sono quelli che "sono cresciuti assieme, negli anni uniformi di Hogwarts" (bellissima frase e bellissima immagine), essendo coetanei ed essendo stati smistati entrambi a Grifondoro.
Da un certo punto di vista, la loro amicizia può sembrare anche un po' opportunista, visto che Lily tratta Hugo come il suo valletto e porta-borse personale e Hugo è contento di essere cugino di Lily perchè così può conoscere tutte le amiche carine di lei. Però c'è anche affetto genuino, ed è evidente da come Hugo si alteri quando Poliakof tratta male Lily, o da come Lily si preoccupi quando Hugo si scaglia contro suddetto Poliakoff ignorando il fatto che quest'ultimo sia più grande, grosso ed esperto nelle Arti Magiche di lui. Tra loro c'è l'affetto sottointeso ma intramontabile che nasce quando si cresce insieme e, seppur a volte non sopportandosi, si condividono tutte le esperienze familiari e scolastiche.
In un certo senso mi sembra che Lily e Hugo abbiano entrambi avuto un'esperienza scolastica più...normale...dei loro fratelli e sorella maggiori. O in generale dell'annata Potter-Weasley 2005-2006. In senso, paranoie di Lily legate al fatto che le sue amiche siano tali per via delle sue parentele a parte, hanno entrambi un gruppo ampio, ma non particolarmente stretto, di amici loro coetanei con cui passano insieme le giornate parlando di tutto o di niente.
Guardiamo la differenza con Ted, James, Rose, Al e Tom.
Ted non ha mai avuto una grande vita sociale a scuola, vuoi per carattere, vuoi per il suo essere orfano e imbranato. Non è mai stato *davvero* solo perchè Tassorosso è una casa accogliente dove non si emargina nessuno (in questo è simile a Serpeverde e diversa da Grifondoro e Corvonero, che invece mi danno l'aria di posti dove si possono trovare amicizie strettissime ma si può anche rischiare di vivere sette anni da paria- a Serpeverde e Tassorosso, invece, anche se non hai amici fai parte del branco in qualche modo. Serpeverde è una casa gerarchica, quindi ammette leader ma non paria, perche in una gerarchia i paria sono pericolosi, e infatti vedi Piton che volente e nolente fu trascinato nel gruppo di giovani Mangiamorte ai suoi tempi, e il modo in cui Tom viene guardato male dai compagni di Casa quando smette di fingere di essere interessato a fare un minimo di conversazioni ed ) però non ha mai neanche avuto amici. A parte Victoire che era un'amica d'infanzia, di due anni più piccola, smistata in un'altra Casa
Rose non ha mai avuto amici o amiche "esterni" al Clan. Al ha sempre avuto come migliore amica la sua cugina coetanea, imparentata a lui per parte materna e figlia dei migliori amici storici di suo padre, come migliore amico (ora ragazzo) il secondo figlioccio del padre, che conosce da quando erano entrambi in culla e con cui vive in simbiosi da quando hanno undici anni. Ha UN (1) amico stretto (Zabini) che non è cresciuto con lui e che non sia imparentato ne per sangue ne per adozione a nessuno dei due genitori.
Insomma, Rose per la scontrosa diffidenza e fedeltà cieca alla famiglia, Al per timidezza o desiderio di non attirare l'attenzione, entrambi sono sempre rimasti sempre molto "in famiglia", pur andando ad Hogwarts.
James è più estroverso di Rose e meno timido di Al, però anche lui, se ci si pensa, fino al settimo anno (cioè fino a quando è diventato migliore amico di Scorpius) è sempre stato circondato da una torma di ragazzotti tutti figli di ex-membri dell'E.S. (il figlio di Lee Jordan, i figli di Luna) che lo seguivano ciecamente nelle sue malefatte in quanto "Re" di Hogwarts e primogenito di Harry Potter, ma non lo conoscevano davvero come"James", nel modo in cui Scorpius l'ha conosciuto, poiché lui stesso non faceva loro vedere chi fosse aldilà delle spacconate e del suo cognome.
Hugo e Lily invece, se da un lato, in quanto piccoli delle famiglia, devono sopportare doppiamente il peso del loro nome (perchè sì trovano a dover vivere il paragone non solo con i genitori ma anche con fratelli/sorelle/cugini/cugine più grandi, tra l'altro tutti e tutte scolasticamente brillanti in un modo o nell'altro) dall'altro sembrano meglio inseriti tra i ragazzini del loro anno, della loro Casa ma anche di altre. Non che abbiano amicizie particolarmente profonde con i loro compagni di scuola, e entrambi ovviamente diventano delle tombe se qualcuno di loro tenta di estorcere loro pettegolezzi sulla loro famiglia, ma non sono nemmeno particolarmente isolati e "chiusi" tra i loro parenti e figli di amici di parenti come accade spesso ai figli di celebrità. Forse proprio perchè, essendo i due più piccoli (almeno ad Hogwarts-Louis è in Francia e le gemelle sono ancora troppo piccole) quando sono arrivati loro erano passati già abbastanza Weasley e Potter da renderli meno "bestie rare". (Anche se Lily ha comunque i complessi sul fatto di essere considerata una raccomandata, ma questo è un altro discorso).
Insomma, poteri da LeNa e guai del parentado a parte, hanno avuto una vita scolastica abbastanza normale, ne' da disadattati socialmente isolati ne' da eroi solitari, ma da ragazzini con interessi, abitudini, modi da fare e preoccupazioni da ragazzini. Almeno fino a che Lily non ha deciso di invaghirsi del ragazzo più problematico e complicato che potesse esserci. (Rubando il record al fratello maggiore Serpeverde, che però tiene la palma di Potter più attiraguai- Lily se li cerca quindi non conta- è col ragazzo più problematico nel senso in cui questa parola viene usata su internet, cioè stronzo).

Tra l'altro mi ha fatto morire quando Hugo pensa che, IN EFFETTI, Lily non è autorizzata a salire sulla nave di Dumstrang, e Soren non è legalmente obbligato ad accettare di vedere o parlare con Lily (anche se ghostare la tipella che ti ha salvato l'anima da un Dissennatore neanche due settimane fa è una mossa infame. Soprattutto a meno di un mese dal Ballo. Soren, ho capito che sei un disadattato, ma il ghosting no, dai.)
Per fortuna arriva la McGrannit che da a Lily una dritta per ottenere il permesso per salire sulla nave.
A proposito della McGrannit e Lily- chi non ha mai vissuto un'esperienza simile? Chi di noi non ha mai avuto quell'insegnante che pensavamo fosse stronza e ce l'avesse con noi, e poi abbiamo capito che eravamo noi, i cretinetti (o le cretinette) superficiali, e che la prof era severa per il nostro bene? Ha ragione Hugo quando pensa che Lily è un pochino viziata (più che un pochino). Non nel senso cattivo del termine come lo potevano essere Draco e Dudley ai tempi o come a volte lo è Tom (poi lasciamo perdere che anche Tom è viziato per ragioni differenti da quelle per cui lo erano Draco e suo padre adottivo Dudley, che erano entrambi viziati nel modo in cui I figli unici spesso sono viziati- ovvero per via di genitori, che, non avendo altri figli su cui ripiegare le aspettative, non possono non amettere che il loro unico pargolo non sia più che perfetto, mentre Tom è viziato nel modo in cui sono spesso viziati i bambini "problematici" in famiglie numerose o comunque con più di un solo figlio- tutti sanno che quel particolare ragazzino è più problematico e "difficile" degli altri, e non si integra bene, e agli adulti dispiace e per questo gli si concedono più cose di quante ne si lasciano passare agli altri bambini della stessa famiglia, fino a creare un circolo vizioso in cui suddetto ragazzino o ragazzina diventa sempre PIÙ problematico/a e farà sempre più fatica a integrarsi tra gli altri, e così via.)
Lily, dicevo, non è viziata nel modo in cui lo sono i piccoli tiranni a cui i genitori hanno sempre permesso di essere cattivi con altri bambini senza conseguenze, ma è viziata perchè, come dice Hugo, è sempre stata una bambina così *adorabile*, allegra e affettuosa al tempo stesso, che le sue marachelle sono sempre passate in secondo piano rispetto alla sua capacità di leggere gli umori altrui e consolare chiunque fosse triste con una battuta e un abbraccio. Poi era la più piccola e l'unica figlia femmina tra i bambini di Harry e Ginny, a sua volta figlia minore e unica femmina di Molly e Arthur- insomma, la storia che se hai fratelli/sorelle tutti/e dello stesso sesso e tu tu sei a) il/la più piccola/o b) l'unica femmina/l'unico maschio è sicuramente non sempre vera al 100%...ma in molti casi, almeno nella mia esperienza, lo è. Tutti (genitori, fratelli, cugini, zii e zie, nonni prima, amiche e torme di maschietti adoranti poi) la hanno sempre riempita di attenzioni, per cui quando qualcuno non lo fa va in tilt.
Lily è più che altro viziata affettivamente, in senso che non è abituata ad essere sgridata, punita o anche semplicemente ripresa dalle persone (e soprattutto dagli adulti) che le vogliono bene. Quando qualcuno la sgrida o la puniscono, dunque, lei pensa subito che *la odiano*. Quindi pensa che la Mcgrannit la odi, mentre invece vuole solo correggere il suo atteggiamento che sì, non ha mai dato fastidio a nessuno...ma potrebbe portare danno a lei stessa a lungo andare, non la McGrannit, da brava insegnante, l'ha capito, e ha deciso di farlo capire anche a Lily, anche a cisto di farsi odiare.
Il rapporto tra Lily e la vecchia cara Minerva è il classico "sono rigida con te perchè SO che puoi fare di più" ed è la classica cosa che da ragazzina ti dà i nervi, poi cresci e diventi quasi orgogliosa del fatto che una tua insegnante avesse un'opinione così alta di te, nonostante il tuo essere un'adolescente insopportabile, da non accontentarsi della tua mediocrità e pensare che potessi fare di meglio. Davvero, quando avevo quindici anni, leggendo per la prima volta questa storia, non riuscivo ad immedesimarmi in Lily perchè come *tipo* di quindicenne era *troppo* diversa da me...ma rileggendo le sue parti riguardo alla scuola e al tenere volutamente volutamente basse le aspettative per paura che gli adulti pretendano poi da lei più di quanto possa dare e rimangano delusi...eh. Forse a quindici anno ero più simile a questo personaggio di quanto io stessa pensassi, anche se i miei motivi per "tenere volutamente basse le aspettative" erano diversissimi dai suoi.

Ah… sì.” Annuì riprendendosi abbastanza per non sembrare una brutta copia di suo cugino Hugo “Sì… mi sto facendo dare una mano. Delle ripetizioni intendo.” Si affrettò a spiegare visto cosa era successo durante la prima lezione. “A quanto pare non sono così disastrosa come pensavo…” Chiosò con un sorrisetto.
La donna inarcò un sopracciglio, come se avesse detto una cosa sciocca. “Lei non è disastrosa, Potter. È semplicemente svogliata e disattenta, cosa ben diversa.”
Prendi e porta a casa Lils. McGrannit uno, Le Tue Paturnie Adolescenziali zero.>
1) punto uno, povero Hughie. Si danna l'anima per stare dietro ai guai e alle crisi da primadonna di Lily, è poi lei lo usa nella sua mente come metro di paragone della goffaggine e dell'imbranataggine. Noi ragazze sappiamo essere malvage (specie a quindici anni).
2) punto due, la McGrannit è mitica.
3) punto tre, amo l'autoironia di Lily, che non svanisce anche quando perde battaglie verbali.

<“Quindi… era questo? Non è che… vuole…” Esitò incerta, perché si sentiva più scema ogni secondo che passava. Ma era così, con donne come la McGrannit o zia Hermione. Si sentiva sempre come se parlassero due lingue diverse, in lassi temporali abissalmente lontani. Per eufemizzare. “… non so, farmi una predica?”
Si sarebbe morsa le labbra non appena lo ebbe detto. Ma era ormai troppo tardi per evitare che la McGrannit inarcasse entrambe le sopracciglia.
“Il mio compito qui non è fare prediche, Signorina Potter, ma istruirvi e prepararvi per i GUFO di fine anno…>

1) punto uno, mi piace il dettaglio su Lily che non si sente a suo agio con donne come sua zia Hermione. La rende più umana. Mi viene anche da chiedere se sia una cosa reciproca visto che, in Ab Umbra Lumen, i due personaggi che, senza consultarli, dicono che Lily è sempre stata viziata troppo sono Rose e Hugo, i due figli di Hermione e non lo so, mi sa tanto di cosa che, se viene ripetuta da due fratelli in situazioni tanto diverse a proposito della stessa persona, a distanza di trenta capitoli, è perchè l'hanno sentita dire a casa più volte da un genitore, magari non si ricordano neanche loro quando. Soprattutto perché sia Rose che Hugo sembrano molto meno viziati di tutti I Potter, ma in particolare di Lily, e riesco ad immaginarmi l'Hermione dei libri essere un po' giudicamente sul modo in cui Harry e Ginny crescono i loro figli- non dimentichiamoci che ha avuto un ruolo da pseudo-sorella maggiore per entrambi, ed è sempre stata meno indisciplinata di entrambi (o quando lo era lo era per un "Bene Superiore", vedi Polisucco e Rita Skeeter nel barattolo, e non "per il gusto di", come Harry, gli Weasley e 2/3 dei figli di Harry e Ginny). Non lo so, è un headcanon mio che magari nella tua storia è sbagliato, però sono curiosa di sapere cosa ne pensano i vari zii e le varie zie su Al, James e Lily e la marea di guai in cui si cacciano continuamente, cacciando continuamente di riflesso i cugini e gli amici.
2) punto due, ah, quel sentirsi sceme quando un'insegnante che detesti ha ragione e tu hai torto, ma in un modo così palese che è quasi comico.
3) punto tre, la McGrannit continua ad essere mitica e a "mandare a casa" le paturnie adolescenziali di Lily.

Lily e i collegamenti quelli veloci 🤣. No dai, le voglio bene. In fondo è sveglia. Anche quando si risveglia in lei il cromosoma del maschio Weasley (la McGrannit, a quanto pare, le fa quest'effetto).

AHAHAHAHAHA.

<“Sono una professoressa è vero… dubito che sarò altro per tutta la vita…” E qui la frecciatina Lily la colse. Si dispiacque per averle dato della zitella. Davvero. “… ma una richiesta simile la deve rivolgere al suo Direttore di Casa, non a me.” E qui la mimica facciale fu inequivocabile. Era una dritta. “Mi risulta sia il Professor Paciock, no?”>

1) punto uno, "si dispiacque di averle dato della zitella. Davvero." Ah marmocchia, taci che fai più bella figura, va'.
2) la McGrannit in realtà ama gli studenti ribelli. A patto che il loro essere ribelli non si manifesti durante le sue ore di lezione, però. E non influenzi negativamente la loro media scolastica...okay, Lily ha ragione. Hermione e la McGrannit sono davvero fatte della stessa pasta.
3) ma la McGrannit è più figa. L'ultima frase mi ha ricordato un sacco il suo "Harry, non devi urlare contro la Umbridge!...È vero che l'hai insultata??" "Umh. Sì" " "Prendi un biscotto".

Poi...Scorpius e James. Ah, la bromance.
Bello il dettaglio di James che si sente comunque a disagio a varcare le soglie di Villa Malfoy perchè lì "ci hanno imprigionato papà e gli zii", anche se non considera Scorpius "uno di quelli". (Non più, almeno).

<"È un mezzosangue!” Esordì una tipa con grosse palpebre e un orrendo vestito a balze nere.
“Sicuramente.” Convenne un vecchio sottile e dalla carnagione singolarmente verdastra. “Del resto l’igiene approssimativa è cifra stessa di quelli come loro…”
“Ehi, mi lavo! Tu non ti fai un bagno da quanto nonnetto?”>
James è un idiota ma ogni tanto da belle soddisfazioni.

<"Non tutti, signora. Ci sono io.” Disse sincero. “Non ha risposto ai miei Gufi, così ho pensato di dover… insomma, di dover venire a controllare. Mi dispiace per l’improvvisata.” Aggiunse, perché ricordava nebulosamente esistesse un’etichetta anche per le visite.>
I Potter non hanno proprio nessun concetto di bon-ton. Ah, sti figli d'arte viziati...

Bello il dettaglio di Astoria che somiglia a Scorpius non nei colori o nelle forme del viso ma nelle espressioni. Insomma, Scorpius è Black e Greenass con una spruzzata superficiale di Malfoy.

aaawwwww.

orientamento sessuale di James: professori e madri dei suoi amici. Okay.
Comunque, a parte tutto, bello il modo in cui James sprona Scorpius di reagire insultandolo, e poi gli dice che no, non è lì per spronarlo. E lì perché è preoccupato per lui.
Il loro dialogo in questo capitolo riprende, a parti inverse, la prima volta che si sono parlati veramente, quando James gli rivelò di essere da sempre innamorato di Teddy, esponendo un lato di se' che non aveva avuto il coraggio di mostrare a nessuno dei suoi amici e parenti. Ed è così che divennero amici per la pelle. E sarà così che continueranno ad essere, perché amicizie così non svaniscono col tempo e le differenze.
Sono l'amicizia che tutti vorrebbero avere, almeno una volta nella vita. L'amicizia di cui ogni ragazzo come James avrebbe bisogno per diventare una persona migliore, un po' meno pallone gonfiato e un po' più migliore amico.

Passando a Soren e a Lily...
Non li "shippo" davvero, dal punto di vista romantico, almeno non in Ab Umbra Lumen, quando Lily ha solo quindici anni e nessuna esperienza "da grande" (no, Lilù, imboscarsi con i ragazzi nello stanzino delle scope non conta come "esperienza da grandi", è solo l'ennesima cretinate adolescenziale che da cretinetta fai per SENTIRTI grande) e Soren è un diciannovenne disadattato che ha vissuto tutta la sua vita come bambino-soldato, e quindi è stato privato di tutta una serie di esperienze affettive ed emotive la cui mancanza lo rende "inadatto" all'interazione con altri adolescenti. Perchè nessuno gli ha mai insegnato come fare. Perchè per lui non è naturale provare, esprimere e ricevere affetto. Perchè gli unici svaghi che li sono stati mai concessi erano la lettura di opere come il Beowulf (tra l'altro, adoro il particolare della passione di Soren per la letteratura norrena: è un passatempo abbastanza "nobile" da rendere credibile il fatto che lo Zio&Co non abbiano cercato di sottrarglielo, ma allo stesso tempo la letteratura, e in particolare la letteratura epica, richiede sempre, per venir apprezzata, una sensibilità particolare che Soren non potrebbe avere se fosse davvero la macchina-arma che tutti credono che lui sia.)
C'è qualcosa di tenero nel fatto che Lily, sempre così *cool*, così popolare, così estroversa, si senta irrimediabilmente attratta da una personalità come quella di Soren. Il fatto che una ragazzina come lei, invece di essere annoiata dai suoi gusti (tipo il Beowulf) e modi di fare fuori moda dell'altro, ne sia incuriosita, è una prova del fatto
Il loro contrasto è geniale, ma non ho mai desiderato vederli come coppia "vera" fino al loro re-incontro Opera Al Nero.
Però li ho sempre trovati interessanti come personaggi, presi singolarmente, e ogni volta che rileggo le loro parti mi accorgo sempre di più di quanto siano entrambi ben scritti e stratificati. E di conseguenza trovo interessanti le loro interazioni, e soprattutto i momenti in cui ognuno/a dei due si accorge di piccoli dettagli caratteriali, abitudini e sfumature dell'altra/o.
È come se ognuno dei due riuscisse a vedere oltre le apparenze e le maschere dell'altro/a: è vero, Lily riesce a vedere Soren il guerriero disadattato dietro Soren Luzhin (il che non è un granché, perchè Soren fa schifo a recitare- pure Tom, Al, Harry, Nora e persino JAMES sono riusciti o riusciranno a smascherarlo) ma soprattutto riesce a vedere Soren Prince, quel Soren Prince che Alberich ha tentato di distruggere da bambino per poter plasmare Soren Von Honhemein, nobile, cavalleresco, sensibile Soren Prince che non è mai del tutto stato distrutto ma è rimasto dormiente finchè Lily non l'ha risvegliato. Ma anche Soren ha saputo vedere oltre le maschere di Lily, oltre i suoi modi frivoli da ragazzina viziata. Ha visto la sua sensibilità dietro le sue arie infantili da reginetta della scuola, la sua fragilità dietro i suoi lazzi e ghigni da finta donna vissuta, ma soprattutto la sua profondità e forza d'animo (necessaria per evocare un Patronus) dietro il suo "fare finta di essere stupida" per paura di essere considerata stupida da ALTRI. E vero che Soren è tutto ciò che a Lily è stato insegnato a temere. Ma è anche vero che Lily è tutto ciò che a Soren è stato insegnato a disprezzare o al massimo a sfruttare. Lily è frivolezza, è riposo, è luce, è colori, è affetto, è smancerie e esagerazioni. Eppure lui, dall'alto del suo essere un soldato, non la disprezzarla, ma anzi non solo ne è affascinato, come si è affascinati dalle cose che non si conoscono, non solo ne è attratto come le falene che vivono al buio lo sono dalla luce, ma addirittura l'ammira, per essere tutto ciò che nessuno intorno a lui è mai stato. Ne è intenerito, dalla sua spontaneità e innocenza, e allo stesso tempo ne è in soggezione. E questa cosa intenerisce me, che un mago letale come lui sia in soggezione verso una ragazzina più giovane e ingenua, ma anche più carismatica, estroversa e chiacchierona di lui. Mi intenerisce perchè mi ricorda quanto anche lui, nonostante tutto il suo addestramento, sia dopotutto un adolescente, imbranato e confuso come tutti gli adolescenti. Un adolescente che non si rende conto che la ragazza che gli piace vuole essere invitata al ballo. Però allo stesso tempo non può essere solo questo perché è anche una spia in incognito che deve guadagnare la fiducia di suddetta ragazza.
Bellissimo il momento in cui Lily cerca di comportarsi in modo tutto schivo per farsi invitare al ballo, poi siccome Soren è tonto (addestrato ad uccidere e appassionato di letteratura difficile, ma tonto) la ragazzina sbotta e si autoinvita insultandolo. È questo che intendevo quando scrivevo che Lily è una principessa fuori, ma una coriacea donna Weasly dentro.
Mi rendo conto di quanto le mie recensioni su Lily e Soren possano apparire bipolari, perchè metto continuamente le mani avanti dicendo che non li *shippo* davvero fino a che non saranno entrambi più maturi(Lily) e psicologicamente sani (Soren), poi però ogni volta che recensisco un capitolo in cui ci sono delle scene tra loro sbrodolo sulla poeticità e la delicatezza e il Romanticismo del loro rapporto.
La realtà è che in me esistono una mini-Rose che sottolinea tutto ciò di sbagliato e pericoloso che esiste nell'amicizia-più-che-amicizia tra Lily e Soren e una mini-Lily Evans (Nonna Lily) che non può fare a meno di notare come ognuno/a dei due abbia in un certo modo salvato l'altra/o, anche e soprattutto metaforicamente.
Forse, basilarmente, le storie non sono davvero la realtà, purtroppo o forse per fortuna, anche se a volte quando sono scritte bene (e la tua lo è, cavoli se lo è) e con attenzione alla psicologia dei personaggi è facile confondersi con essa. E se nella vita reale direi che un rapporto che parte da premesse (anche esterne, eh) così disgraziate e sbagliate come quelle tra Lily e Ren (lui che finge di essere qualcuno che non è, lei che viene ingannata, lui che anche se non vorrebbe partecipa all'inganno) non può evolversi in qualcosa di meglio, non importa quanto compatibili siano gli innamorati coinvolti in questo rapporto in teoria, in una storia posso allo stesso tempo riconoscere la tossicità delle premesse tra due personaggi e al tempo stesso ammirare la poesia dietro la loro relazione, intenerirmi per la tenerezza un po' timida ma sognante con cui pensano l'uno all'altra.

Recensore Junior
17/01/23, ore 04:54

Harry che protesta contro la vita d'ufficio e le sue regole dall'alto della sua posizione di Capo Ufficio più famoso della Gran Bretagna è assolutamente esilerante ed in character.
La scenetta tra Harry, Draco e Zacharias che a quanto pare non hanno ancora superato la loro rivalità adolescenziale, pure.
"Malfoy, me e Smith. Hestia vuole davvero farci saltare in aria come i fuochi d’artificio dei Tiri Vispi?" E poi in Opera Al Nero tutti si lamentano dei giovani Potter&Co che non sanno tracciare una linea tra il lavoro e le questioni personali! Da qualcuno avranno preso, no?
<"Si riprenderà.” Disse però, forse smorzando i toni al suo interesse sincero. O perché ci teneva a sottolineare che il frutto dei suoi lombi non era persona da sottovalutare. “È un Malfoy.”>
Perchè i Malfoy sono noti per riprendersi senza fare scene da eventuali ferite fisiche o emotive, eh. Non per fare lagne infinite e pretendere teste mozze per un braccio rotto. (Questa è probabilmente la frecciatina che Harry si è dovuto ingoiare. Io non devo collaborare con Draco per catturare Maghi Oscuri, quindi posso spuntarla fuori). Scherzi a parte, io penso che Draco, per il tipo di rapporto che ha col figlio, sappia che in realtà Scorpius ce la farà perchè è *Scorpius*, non perchè è un Malfoy. Però deve mantenere le apparenze di padre Purosangue, ecco.

<“Il tuo figlioccio è un serpeverde, mi sembra.” Sembrò quasi leggergli nel pensiero il biondo. “Quindi ha amici serpeverde. Per sua fortuna.”> Loki Nott ha raccontato a Draco l'accaduto, perchè ha capito che c'era qualcosa di losco, vero? Awww. Quel ragazzo è sottovalutato da tutti. Cioè, è uno stronzetto cinico e senz'altro valore che il denaro e il piacere, però tiene anche ai suoi amici. E considera Thomas suo amico, in fondo, anche se il buon Dursley non ha mai fatto molto per meritarselo.

“Dove?” Scandì il biondo guardandolo come se fosse una specie molto raccapricciante di doxy. Harry lo guardò divertito, perché a ben vedere, il tono era di puro panico.
“Che ufficio comando, Malfoy?” Chiese ironico, fermandosi davanti agli ascensori. “James mi ha detto che Scorpius intende entrare all’ Accademia Auror, preso il diploma. Sarei felice di averlo trai miei uomini.”>
Dai, questo era evidentemente per vendicarsi del piacere che Draco aveva scritto in viso mentre Harry guardava scoraggiato tutti i papiri burocratici da firmare, e per la frecciatine del fatto che Thomas fosse fortunato ad avere amici Serpeverde. (Sottointeso: se dovesse affidarsi solo ai parenti Grifondoro sarebbe spacciato). E Harry ricambia rispondendo che gnegnegne il figlio GRIFONDORO di Draco è migliore amico del figlio maggiore quello GRIFONDORO di Harry e da grande vuole fare un mestiere da GRIFONDORO (sottointeso gnegnegne è il mestiere di Harry che i ragazzi di oggi, compreso il figlio GRIFONDORO di Draco, trovano cool, non certo fare il timbrature burocrate con le connessioni intercontinentali!)
Mi piace come hai edulcorato la vecchia rivalità competitiva tra Draco e Harry, ora meno aggressiva ma non per questo scomparsa, con una nuova comprensione da uomini maturi. Non solo sono dalla stessa parte, ma, cosa ancora più importante, entrambi hanno figli (nel caso di Harry figli E figliocci) ad Hogwarts che sarebbero in pericoloso se dovesse vincere l'altra, di parte. Ed entrambi sono disposti a fidarsi l'uno per l'altro per il bene di questi figli. E da ultimo, proprio cercando di capire questi figli, che pur amando i padri sembrano cercare in tutti i modi di percorrere le stesse strade ma in senso opposto, a partire dallo Smistamento in poi, entrambi hanno imparato ad empatizzare meglio con la posizione in cui l'altro era ai tempi della scuola.
Parlando di suddetti pargoli...la scena in cui Tom *studia* Soren è molto ben fatta perchè dice molto sia su Tom, sul modo in cui percepisce e analizza la realtà intorno a lui, sia su Soren. Magari non su Soren come persona (perchè ci sono i suoi Pov per questo, e certo tutta la complessità e le contraddizioni di Soren non possono venir percepite guardando il ragazzo giocare a palle di neve) ma su Soren come viene visto dall'esterno- il che è diverso da come si vede lui. In generale mi piace quando Soren e Thomas si studiano a vicenda, ma sempre senza che l'altro se ne accorga, costantemente indecisi se vedere nell'altro un proprio simile, un nemico da attaccare, una pedina da sacrificare o un predatore da cui scappare.
E tuttavia la scena è avvolta da un'atmosfera quasi idilliaca, fatta di neve e ragazzine che ridono, che è in contrasto sia con quello che sappiamo sta passando e nascondendo Soren, sia con lo stato d'animo di Tom. Eppure proprio per questo è azzeccata, perchè dona all'intero paragrafo un tono agrodolce, come solo le cose belle che SI SA sono destinate a finire presto sanno essere.
La sensazione di dolcezza struggente e un po' dolorosa rimane nella scena tra Al e Tom, ma per motivi diversi. Perchè sia Al che Tom sanno che a Dumstrang li aspetta un pericolo, e entrambi vorrebbero evitarlo all'altro, ma entrambi sanno che l'unico modo per farlo sarebbe separarsi- ed entrambi hanno paura di quest'alternativa più che di tutti i possibili rischi. Sono davvero maturati, entrambi: Al capisce che non può dissuadere Tom dalle sue crociate personali, ma solo stargli vicino e controllare che non si faccia troppo male mentre le combatte; e Tom capisce che non è da solo a combatterle, che non lo è mai stato, perchè Al c'è sempre stato e continua a esserci. Che sono di nuovo e saranno sempre loro due contro il mondo, anche quando il mondo sembra essere tutto contro Tom Dursley. E quindi ora Tom non nasconde più le cose ad Al con l'intenzione per metà di proteggerlo e per metà di non farsi odiare, ma lo coinvolge in ogni singolo passaggio delle due deduzioni e dei suoi piani. Anche se Al ha paura. Perche Tom ha anche lui paura. E invece di ostacolarsi l'un l'altro con le loro paure, si prendono per mano e le affrontano insieme.
Sono cresciuti, eppure sono sempre Al e Tom, due adolescenti che cercano di buttarsi a vicenda nella neve, uno scostante e l'altro sorridente e vestito dai colori improponibili, ed entrambi un po' troppo disposti a morire l'uno per l'altro. Però, nel frattempo, finché nessun mago oscuro ha messo le grinfie su nessuno dei due, entrambi preferiscono vivere, e vivere insieme, prendendosi a palle di neve e poi riscaldando con una cioccolata davanti al cammino, e godendosi ogni momento di ciò perchè sanno che c'è qualcuno che vorrebbe dividerli, vorrebbe riprendersi Tom come si riprende un giocattolo che è stato prestato e mai restituito, qualcuno che non ha timore E perchè, dopo gli eventi dell'anno prima, avere l'un l'altro è ciò che li salva (a entrambi) dall'impazzire sotto il peso di questa terribile consapevolezza.

È interessante che Tom non abbia voluto che Al lo accompagnasse all'incontro con Harry- dice che è perchè gli eroi parlano solo il linguaggio degli eroi. Che è un po' ridicolo, visto che se è vero che ne Tom ne Al possono essere definiti eroi nel senso canonico, se tra i due c'è uno che rientra un po' di più nella categoria è Al.
Però penso che ci sia da considerare il fatto che per quanto riguarda i due "bambini Serpeverde", Harry rivede se stesso (a volte anche in modo doloroso) molto più in Thomas che in Al, pur condividendo col figlio di mezzo certo tratti psicologici (non caratteriali però- quelli son passati a James e in parte a Lily).
Tom capisce che il modo per farsi ascoltare da Harry è infatti, ancora una volta, evidenziare il proprio essere un eroe tragico e un protagonista perseguitato a caccia dei propri demoni-perchè Harry stesso ci è passato.
Tom non vuole essere un eroe o un martire come lo era Harry alla sua età, ma vuole sconfiggere i propri demoni per poter costruire la propria vita sulle loro macerie come ha fatto ai tempi Harry.
Durante Doppelgaener, il percorso psicologico di Harry era focalizzato a realizzare che Tom, per quanto avesse un legame col suo passato, NON era uguale a lui- ora, si tratta di realizzare che Tom, pur essendo diverso da Harry in molte cose, è nella stessa posizione in cui si è trovato lui alla sua età, una posizione che Harry ha cercato in tutti i modi di evitargli senza riuscirci davvero, e fa le sue stesse scelte. E questo porta Harry a essere più comprensivo sia verso Tom, perchè non può arrabbiarsi per qualcosa che lui stesso non solo ha fatto, ma soprattutto non si pente d'aver fatto, sia, ancora più importante, verso gli adulti del suo passato- perchè ora che si trova nella stessa posizione in cui Molly si trovava venticinque anni prima, il suo comportamento prima della loro partenza non gli sembra più tanto ingiustificato o irragionevole.
Forse diventare degli adulti consapevoli significa questo- capire che gli adolescenti, anche quando ti fanno arrabbiare prendendo scelte che sembrano idiote, hanno il diritto e il dovere di fare queste scelte senza troppi divieti ed influenze esterne, perchè anche se sembrano irragionevoli è necessario che le facciano da soli per poter crescere e diventare a loro volta degli individui adulti ed autonomi; e allo stesso tempo capire e perdonare gli adulti della propria, di adolescenza, perchè quelli che sembravano divieti irragionevoli ora che si è dall'altra parte appaiono reazioni comprensibilissime da adottare di fronte all'irrazionalità dei giovani.
Non ti ripeterò mai abbastanza quanto ti sia grata per aver scritto una storia in cui a maturare, cambiare, ammettere i propri errori e migliorarsi non sono semplicemente gli adolescenti, ma anche i genitori e in generale gli adulti di riferimento di tali adolescenti.
Il processo di rispecchiamento/idealizzazione reciproca tra Tom e il padrino che in Doppelgaenger era causa di dolore e di conflitto (poiché portava Harry a non capire Thomas, confondendo il figlioccio con sé stesso da giovane, e a far rivoltare Tom contro Harry, attribuendogli intenzioni machiavelliche e manie di controllo nei suoi confronti che in realtà non esistevano fuori dalla mente paranoica di Tom, ed erano frutto e specchio dei suoi stessi sentimenti rancorosi e machiavellici), ora che Tom è cresciuto e Harry ha imparato a mettersi in discussione come padre e padrino, diventa motivo di comprensione.
A proposito di rispecchiamenti, mi è piaciuto anche il passaggio sul fatto che Tom crede (a ragione) di poter capire come pensa Von Honhemein- per Tom, è da un lato una risorsa, dall'altro l'ennesimo sintomo del suo essere "sbagliato", del suo capire i meccanismi psicologici di sociopatici e pazzi criminali più e più in fretta di quanto capisca quelli dei coetanei. Per Harry probabilmente, però, il fatto che Tom capisca le elucubrazioni mentali del nemico non è solo utile per le indagini, non è una prova del fatto che il figlioccio sia più simile a un Mago Oscuro di quanto tutti vorrebbero, ma è anche un'altra somiglianza tra il se stesso di venticinque anni prima e Thomas, perchè anche Harry da ragazzo, nel Settimo libro, intuiva i processi di pensiero e gli umori di Voldemort.

E comunque il punto in cui Tom spiega la differenza tra il culto della personalità di Voldemort, il cui unico vero scopo era ricevere adorazione dai seguaci e dalla società che un tempo lo rifiutava, e che umiliava e degradata i suoi seguaci per il puro gusto di sentirsi superiore a loro (e perchè il suo stato di semi-immortalità gli consentiva di farlo senza conseguenze) e Honhemein, che invece ha creato una Setta con un obiettivo, delle regole e dei ruoli ben precisi che tutti devono rispettare, lui compreso, evidenzia come Thomas capisca entrambi, non solo Honhemein.


Ho notato però che mentre l'anno prima, subito dopo la Grande Rivelazione, l'angoscia di Thomas era concentrata su ciò che aveva scoperto di ESSERE, ovvero su tutta la faccenda del patchwork e della reincarnazione di Voldemort, ora la rabbia e la paura si concentrano di più su CHI ha fatto in modo che lui fosse in questo modo. Cioè su Alberich Von Honhemein, colui che gli ha dato la possibilità di ESISTERE ma l'ha fatto nel più orribile dei modi e con le più meschine e crudeli motivazioni, e sembra disposto ad avvelenargli o distruggerli la vita ora che ha scoperto che Tom non ha la minima intenzione di vivere questa vita per gli scopi che lui, Alberich, aveva previsto. Non credo che Tom sia *così* a posto con se stesso come dice a Harry, sappiamo come a volte il senso di inadeguatezza (strana parola associata a Tom) per il fatto di essere in vita grazie all'anima di Voldemort ritorna (la tazza di the sempre amara, "ancora una volta porti morte", la mezza crisi in Chesnuts ecc ecc), ma già il fatto che accenni liberamente col suo padrino a espiazione volute dal Fato per la sua anima e simili, mostra come la rabbia mista a paura misti a odio che ha maturato per il padre/creatore (e uso entrambi questi termini nel senso meno lusinghiero e più tecnico possibile) ha fatto sì che venisse accantonato il disgusto/ribrezzo che Tom provava verso di se' una volta scoperte le proprie origini.
Insomma, se in Doppelgaenger il conflitto-tema principale (di Tom come degli altri personaggi) era l'identità, in Aul è la famiglia, e per molti personaggi in particolar modo le figure paterne o pseudo-tali, e il modo in cui ci influenzano nel bene o nel male (o in entrambi). Penso che abbia senso poiché Dp è una storia sulla ricerca di se stessi, Aul è una storia sui rapporti con gli altri e sul modo in cui ci definiscono. Non che questi aspetti non fossero importanti anche in Doppelgaenger, o che la ricerca di se' diventi secondaria in Aul- semplicemente però, mentre in Dp era una ricerca che si concentrata molto su istinti, impulsi e desideri (com'è anche giusto che sia a sedici anni, eh) in Aul, un anno dopo, i personaggi ancora adolescenti ma un pochino più maturi imparano a definirsi e scoprirsi anche e soprattutto in relazione con gli altri, prendendo coscienza di come i loro comportamenti siano influenzati dagli altri ma anche imparando come le loro stesse azioni influenzano le persone intorno a ognuno di loro.
E niente, tutto sto papiro di modifoca per dire che mi piace come lo spostamento di focus da un problema di Tom all'altro (da "oddio, ho l'anima di Voldemort" a "oddio, il tizio che mi ha impiantato l'anima di Voldemort vuole uccidermi o forse io voglio ucciderlo e non so cosa sia peggio") aia, ancora una volta come nell'altra storia, una metafora per i problemi che tutti gli altri personaggi, alcuni per ragioni più futili (Rose, Scorpius), altri in situazioni ancora più serie e pericolose di Tom (Soren) si trovano ad affrontare in Aul, nel loro ultimo anno di adolescenza spensierata, per diventare dei quasi-adulti funzionali e pronti ad affrontare il mondo.

Avrei molto altro da dire su questo capitolo, ma mi limiterò ad apprezzare l'immagine di Tom-gatto e di Al che lo coccola, di Rose che non è capace di fare l'eroina romantica ma forse va bene così (ed è disposta a incenerire chiunque le rubi anche solo uno spicchio del suo cioccolato-post-rottura- come si fa a non amarla??) , di Hugo che sembra il più Weasley tra gli Weasley e per questo è giusto che sia lui il primo ad accogliere il Malfoy prodigo, e a spronare gli altri a fare altrettanto.
L'immagine di questi sei ragazzi riuniti accanto al fuoco a scherzare e mangiare dolciumi, perchè anche se ci sono I Dissennatori e le crisi di coppia, è pur sempre bello avere avere diciassette anni, nel mese prima di Natale, e vivere circondati da amici più o meno simpatici e parenti più o meno cordiali con cui passare questo periodo. Lily ha ragione: a volte è meglio concentrarsi sulle luci del Natale, e godersele finchè durano, che concentrarsi sulle ombre che si avvicinano sempre di più, nascoste dietro gli angoli o sotto la superficie.
(Recensione modificata il 19/01/2023 - 03:43 am)
(Recensione modificata il 19/01/2023 - 04:49 am)

Una sola domanda veloce: qual era la canzone usata per questo capitolo? Le ho recuperate quasi tutte ma questa e quella dell'ultimo capitolo prima dell'epilogo sono tra quelle che mi mancano, il che un po' mi spiace perchè sono tra i miei capitoli preferiti 🥲
(Recensione modificata il 01/06/2023 - 03:42 pm)

Recensore Junior
10/01/23, ore 00:46
Cap. 55:

Altro che nonna qui e nonna lì, il patronus di Lily è una cerbiatta perchè Lily è la vera, temibile, versione 2.0 di Harry a quindici anni...Altro che James, Tom o Albus! Davvero, non ci si fa caso perché Lily è tutta così *femminile* e così *cool* e consapevole di esserlo, e anche un po' viziata, come giustamente fa notare Rose, mentre Harry era per metà un eroe tragico e per metà un adolescente disadattato che dopo anni di abusi e sofferenze proprio non si riusciva di abituare all'idea di essere popolare, diventava normale solo parlando di sport (che a Lily non interessa per nulla), però i loro sè quindicenni sono UGUALI.

Tre cose che vengono ripetute al quindicenne Harry Potter, Bambino che È Sopravvissuto e futuro Salvatore, circa ogni due pagine nell'ordine della Fenice:

"Harry, mi raccomando, studia occlumanzia così Voldemort non potrà più entrarti nella mente! Se Voldemort ti entra nella mente, può farti o farti fare cose BRUTTE!"

"Harry, ricorda, Sirius NON può uscire da Grimmauld Place! E nessuno può ENTRARE in quella casa se non invitato da Silente!"

"Harry, ricorda, Voldemort vuole qualcosa all'ufficio Misteri ma noi NON DOBBIAMO FARGLIELA PRENDERE!"

Harry, in pieno sturmundrag adolescenziale di teenager frustrato e incazzato col mondo: si convince che Voldemort ha rapito Sirius per via di una visione mandatagli da Voldemort stesso. Sì dirige perciò all'Ufficio Misteri a salvarlo.

Succede il finimondo, Harry: pikachu face.

Ventiequalcosa anni dopo (19+7= 26 anni dopo?)

Tre cose che vengono ripetute in Aul circa ogni due capitoli a Lily Luna Potter, Legimante Naturale e figlia minore del suddetto Ex-Bambino Che è Sopravvissuto, Attuale Salvatore eccetera:

"Lily, c'è in ballo una mezza guerra psicologica e diplomatica col padre naturale di Thomas, chiunque a Dumstrang e non può essere invischiato nella Setta a nostra insaputa! Mi raccomando è una situazione delicata, non fare casini e soprattutto non farli DA SOLA! Metteresti in pericolo te stessa e tutti gli altri!"

"Lily, Soren è invischiato in cose BRUTTE, se ti avvicini troppo a lui potresti finire invischiata anche tu!" (Questo glielo dice persino Soren).

"Lily, fidati dei tuoi superfighi telepatici poteri da Lena! E Kiricoso puzza!" (Ok, questo se lo dice da sola...ma lo metto lo stesso negli avvertimenti che non ascolta perchè Lily, come si suol dire, se la canta e se la suona- si da gli avvisi e se li ignora!🤣)

Lily, in pieno angst adolescenziale da teenagerina incompresa e innamorata: si aggira di notte per i dedalo di Dumstrang su consiglio di Kirikoso (che poi è Doe) che ha promesso di portarla da Soren, nonostante sappia benissimo che a) i suoi poteri le gridano che c'è qualcosa che non va in Kirikoso b) Dumstrang pericolo c) Soren stesso ha detto tipo due giorni fa di non volerla vedere/che il suo aiuto non gli serve (perchè dal suo punto di vista, che è il punto di vista di chi nonostante tutto vuole proteggerla, la mette solo in una posizione di pericolo) d) Soren lavora per il padre di Tom, il padre di Tom fa cose brutte.

Senza dimenticare: "Lily, non puoi aiutare chi non vuol essere aiutato!"
"Cavoli è proprio vero!"
Qualche ora dopo: "Lily, vuoi aiutare Soren?"
"...ha chiesto lui di essere aiutato? Da me?"
"...veramente no."
"Vabbè fa niente, mica faccio Potter d cognome per caso. Io ti aiuto comunque."
...figlia di suo padre, davvero. Con loro non puoi crepare manco appiccandoti l'ardemonio addosso da solo, piuttosto si fanno ammazzare loro cercando di spegnerlo.

Però non si riesce ad odiare la Lily di Aul, come non si riesce ad odiare l'arrivo di ootp (almeno, io non ci sono mai riuscita. So che molti lo odiano nel quinto libro ma HARRY IN OOTP NON MERITA PUNIZIONI MA TERAPIA, E STATO QUASI AMMAZZATO QUATTRO VOLTE, VIVE CON GENTE CHE LO ODIA E ORA PERSINO A SCUOLA CREDONO SIA UN BUGIARDO O UN MATTO, IN PIU A QUINDICI ANNI CHE SONO UN PERIODO DI MERDA PER TUTTI, CI CREDO CHE SVALVOLA, IO AVREI FATTO DI PEGGIO okay fine rant.)
Dicevo, Lily quindicenne, come suo padre alla sua età, non mi fa venire voglia di odiarla, ma di guardarla negli occhi, dirle quanto si stia comportando da stupida una decina di volte, e poi darle un biscotto e dirle che andrà tutto a posto, basta che non si faccia venire altri colpi di genio e le cose si risolveranno. Oddio, sono diventata la McGranitt.

Scherzi a parte, sono d'accordissimo su tutto quello che Rose le ha detto: si, Lily è viziata. Non è tanto il fatto che abbia disobbedire ai suoi che irrita (quello è normale) è che si comporta come una vittima perseguitata per il fatto che le persone intorno a lei, e responsabili di lei in assenza dei suoi, siano fredde e arrabbiate con lei dopo il suo colpo di testa. È sicuramente un atteggiamento da bambina viziata e soprattutto disabitata ad essere punita/sgridata- il che ha senso, se si guardano le dinamiche della famiglia Potter. James veniva spesso (e giustamente) sgridato da zii e genitori e nonni, Al meno perchè manteneva i modi da angioletto, ma comunque su trovava spesso durante l'infanzia a dover difendersi anche fisicamente da fratello e cugini più grandi; mentre Lily aveva tutto il cuginame più entrambi i fratelli avvolti intorno al dito mignolo e, pur essendo stata una bambina vivace come James, non è mai stata distruttiva quanto lui, quindi invece di essere esasperati dalla sua vivacità Harry e Ginny ne erano deliziati. Ginny con lei, nelle loro scene insieme, mi è sempre parsa molto madre complice (mentre con James è più madre severa-ma-giusta e con Al più mamma chioccia) mentre Harry stesso ammette di aver viziato la figlia piccola oltre ogni misura, e si mostra spesso incapace sia di resistere ai sensi di colpa che gli causerebbe farla piangere, sia di rimanere arrabbiato o severo con lei di fronte al suo sorriso o buonumore. (Anche per questo secondo me il divieto di andare a Dumstrang è stato vissuto così male da entrambe le parti, e a causato un così grande litigio, fattore Soren a parte- quando non si usano o ricevono mai i no, quelli che poi vengono usati sembrano ancora più forti e pesanti).

Quindi sì, Rose ha ragione a strigliare a dovere la cuginetta. Anche quello che dice, sul fatto che Lily crede che perchè solo per il fatto di avere buone intenzioni si possa venir perdonati per il disagio che si causa ad altri, o esenti dalle conseguenze delle proprie azioni, è verissimo. È un atteggiamento di Lily che denota sicuramente il suo essere un po' infantile e ingenua, e che può risultare irritante. (Però è anche la caratteristica di Lily che le permettererà di perdonare Soren e innamorarsene, quindi non c'è ne lamentiamo troppo).

Il punto è che Rose ha ragionissima su tutto ciò che dice a Lily, ma siccome in fondo anche Rose è una ragazzina, e non un mostro di empatia, gliele dice nel modo e soprattutto nel momento sbagliato, e così facendo non fa altro che antagonizzare Lily ancora di più, rendendola ancora più vulnerabile alle manipolazioni dei simpaticoni della Thule.

L'ultimo pov di Lily è così "quindicenne", così visceralmente disperato e allo stesso tempo così ingenuo, così irritante e così tenero, che ti viene voglia di entrare dentro la storia, darle un abbraccio e dirle che non avrà quindici anni per sempre.

Sei stata bravissima a descrivere Poliakoff/Doe in modo che sembri abbastanza Poliakoff da poter ingannare Lily, e abbastanza intelligente, scaltro e soprattutto *freddo* da insinuare un sottile senso di disagio e sospetto tra i lettori.



La prima parte del capitolo non la commento semplicemente perchè non saprei cosa dire a parte che è bellissima. Amo Tom e amo il mare e l'idea del mare e amo l'idea che Tom si paragoni e si identifichi nel mare (un fanciullo con gusti musicali raffinati come i suoi non può essere privo di una vena lirica, anche se soffocata da chili di logica e razionalità🤣!). Amo il fatto che Tom pensi alla sua vecchia anima e il vetro si crepi. "La mia Anima è più Vecchia e Sporca della tua". Brividi. Amo il realismo nel descrivere quanto Tom si senta sfibrato dal dover semplicemente aspettare la prossima mossa di Honhemein, in eterno, senza poterne iniziare una lui. Amo il mare intrappolato- o più realisticamente, il modo in cui Tom proietta le sue emozioni nel paesaggio intorno a lui. Amo il fatto che Tom parli ad Al di quello che sta vivendo interiormente, ma poi minimizza per rassicurarlo.
Amo il fatto che Al sia terrorizzato ma rimanga zitto ad ascoltare lo sfogo, e che non ci caschi minimamente se Tom finge che vada tutto bene.
Amo la maglietta babbanissima di Tom dei The Smith- se Riddle avesse conosciuto un po' di musica babbana, forse non avrebbe cercato di sterminare i discendenti.
Amo Al che per un attimo sembra identico a Harry quando fa lo sguardo determinato da eroe ma poi torna ad essere Al.
Amo quel "tu sei mio, lo sai?" tra una domanda e un'attestazione. Perchè sì, il clichè degli amanti che si appartengono è sbagliato e morboso eccetera eccetera, però in fondo questa È una guerra per decidere a chi "appartiene" Tom- se a Von Honhemein o ai genitori che l'hanno cresciuto, alla Thule o ai Potter, al Ministero Americano e ai loro laboratori alchemici, a una cella o a una scuola. E in un certo modo contorto è giusto che in questa battaglia psicologica in cui tutti sembrano volere un pezzi di Tom per studiarlo o semplicemente poter dire di avere dalla propria parte il Ragazzo in cui alberga l'anima dell'ex Signore Oscuro, Albus rivendichi il primato. Tom è di Al perchè quella composta da loro due è l'unica squadra a cui ha SCELTO di appartenere.
Amo la descrizione della luce di Al che non è accecante, ma è calda e si trova bene tra le ombre di Tom, e forse senza di esse non sarebbe stata altrettanto bella. Al/Tom in a nutshell, signori e signore.
...e ah, prossimo capitolo entra in scena Luzhin- il vero Luzhin. Lo rileggerò per scoprire se si nota qualcosa di precocemente sospetto.
(Recensione modificata il 10/01/2023 - 12:48 am)

Recensore Junior
05/01/23, ore 00:18
Cap. 60:

Io LO SAPEVO che quella gattamorta patentata di Lily Evans avrebbe avuto il sorriso di Al. Mi immagino Lily "non solo mi trovo davanti a mia nonna che è-la-mia-copia-sputata-ma-più-brava-perchè-io-sono-una-sciagurata-e-lei-una-santamartire, non solo sta nonna che ho sempre odiato non mi lascia in pace nemmeno da morta e viene a farmi la predica nel limbo sul perdonare una persona con cui al momento sono incazzata a morte...ma ha pure il sorriso di mio fratello con cui sono incazzata da mesi, quello subdolo e Serpeverde ma che si finge un angioletto per far sembrare ME la pazza irragionevole!"
Cioè, altro che inferno. Qui si parla sempre della precedente reincarnazione di Tom e ok, lo capisco, ma chissà che ha combinato la dolce Lilù nella sua vita passata per meritarsi un karma simile.
Detto ciò, il pov di Lily è spassosissimo anche in una situazione in cui di spassoso non c'è niente. Perché nonostante, nell'ordine, la ragazzina abbia visto sgretolarsi tutte le sue certezze, sia appena scampata per poco a un combattimento mortale, creda di essere morta e si stia interfacciando nel suo limbo personale con la personificazione di tutte le sue insicurezze...i pensieri di questo tuo personaggio non perdono mai quel piglio che la caratterizza, quell'auto-ironia consapevole mista al tono capriccioso della mocciosa viziata, ma in fondo non cattiva, che la rendono tanto esasperante quanto divertente.
La sua rabbia perchè il posto che crede essere il suo personale aldilà è brutto e noioso è molto buffa, tenera ma soprattutto struggente nel momento in cui si rivela essere un meccanismo di coping dietro cui si nasconde tutta la frustrazione e la paura che la piccola Lily (perchè sì, È piccola, troppo piccola per esser stata quasi uccisa, come era stato troppo piccolo suo padre alla sua età) prova al pensiero di essere morta, e di essere morta lontano da casa, a soli quindici anni, senza essersi riappacificata con la sua famiglia furiosa per la sua disobbedienza.
E nonostante l'auto-ironia di Lily e il suo non smettere di atteggiarsi nemmeno in un limbo metafisico, si avverte comunque l'aria rarefatta e sospesa di questo limbo. Qualcosa di mistico senza aver nulla di mistico, di etereo senza essere etereo, di infernale senza sembrare infernale.
Il finale del capitolo è perfetto nel ritmo, nel tono, nel colpo di scena e nel modo in cui crea quel giusto misto di suspense, aspettativa e commozione che portano i lettori a divorare un capitolo dopo l'altro.

Ma vogliamo parlare dell’inizio, del capitolo, invece? Assolutamente ben scritto, profondo, catartico, necessario. Uno degli aspetti davvero vincenti di questa storia è, a mio parere, il modo in cui il tono e il ritmo della narrazione cambiano a seconda del carattere e della psicologia del personaggio di cui stiamo leggendo il PoV.

Ti ho già scritto, in una recensione di Oan, che i PoV di Soren hanno sempre qualcosa di particolare, di più profondo, epico e Romantico (con la R maiuscola) degli altri, ma qui lo ribadisco. La scena in cui crede che Lily sia morta...brividi. Quando descrive i capelli di lei come fiamme danzanti, o quando pensa "sono un'arma, mi avete reso voi così" prima di annientare Johannes (che poi sopravvive, ma vabbè) e tutto ciò che c'è intorno...brividi, brividi, brividi.

...devo ammettere però che gli intermezzi di Harry e le sue magagne burocratiche mi hanno sempre innervosito. Cioè, sì, lo capisco, sono dal PoV di Harry che È frustrato perchè i suoi bambini stanno rischiando la vita e lui viene sballottato da un ufficio a una cella e viceversa perché non ha i permessi giusti per andare a liberarli facendo l'eroe a suo piacimento...ma che diamine, come direbbe Lily Luna! Così mi innervosisco anche io. Nulla di più frustrante che leggere di personaggi che stanno fermi a pensare come aiutare altri personaggi mentre tu lettrice o lettore SAI che questi altri personaggi stanno affrontando ognuno il proprio inferno personale, e non solo metaforicamente. Praticamente leggendo i PoV di Harry in questi capitoli per metà provo la sua stessa frustrazione, e per metà sono frustrata all'idea di leggere di lui perche andiamo vecchio, ti voglio bene e tutto, ma non voglio leggere di TE che sei preoccupato per tua figlia che è stata rapita e il tuo figlioccio che sta andando nel castello dello psicopatico da cui dovrebbe stare lontano e per la banda di adolescente scalmanati che è accorsa a salvarli, voglio leggere direttamente di tua figlia che, oltre ad essere stata rapita, è stata anche quasi uccisa e ora si trova nel limbo con tua madre a parlare di quasi-fidanzati problematici, e del tuo figlioccio che non solo si è buttato nel castello del cattivo ma lo sta anche per andare a trovare nel suo studio, per una chiacchierata padre-figlio con diciotto anni di ritardo, e della banda di scalmanati che forse sono le persone più normali lì dentro, perché invece di parlare con voci e morti e robe varie si limitano a ridere mentre fanno esplodere cose.



Tom con le sue voci e la Voce e l'altra Voce nella testa è letteralmente il meme di Harley Quinn che fa "tranquilli, non vi sto per uccidere...le voci non mi stanno dicendo di farlo in questo momento!" o qualcosa del genere.
Lui e Tobia dovrebbero fondare un club.

"Tom sentiva una voce."
Non mi sembra una bella idea ascoltarla.
“Non era la solita voce nella sua testa che prendeva il controllo quando era arrabbiato”
Ah, okay, allora tutt’apposto. No è la solita voce, raga, è una nuova. Magari è più simpatica.
...ma anche no???
Tom dovrebbe ignorare le voci che sente solo lui, eh. Tutte quante. Dovrebbe anche pensare che magari obbedire ai loro ordini non è la cosa più intelligente da fare.
... in realtà io faccio battute per sdrammatizzare e perchè stasera va così, però tutta quella parte su Tom e voci varie mi mette i brividi da tanto e ben scritta. Amo il modo in cui descrivi la psiche di Tom, in apparenza così razionale e metodica e poco emotiva, in realtà letteralmente dilaniate da impulsi che il ragazzo non sa o non può controllare, ma solo scegliere se ignorare o seguire. Amo la distinzione tra la voce di Voldemort, pericolosa ma perfettamente integrata nella psiche di Thomas e quindi da un lato impossibile da sradicare, dall'altro a lungo andare controllabile (perchè tutto ciò che è parte di noi è in realtà controllabile col tempo e l’esperienza, o quasi) e invece quella di Honhemein, che riesce anch'egli a proiettarsi DENTRO la testa di Tom, ma suona estranea e diversa rispetto all'*altra* voce. Più invitante, ma anche più aliena. Perchè di fatto Tom È l'anima di Voldemort richiamata sulla terra da Alberich, quindi ha senso che la voce di Voldemort sia in un certo senso *indigena* nella mente di Tom, non ha un altro tono o un altro timbro, sono semplicemente i pensieri più meschini e meno controllabili che riemergono nei momenti o periodi di stress, e che altrimenti sono controllati dalla razionalità o soffocati sotto strati e strati di esperienze che hanno reso Thomas diverso da Riddle; mentre la voce di Alberich sia qualcosa che Tom sente nella sua mente come *ospite*, anche se famigliare, e che ripete solo "Vieni". Perchè Alberich sarà anche il Creatore di Tom, ma differenza di ciò che rimane di Voldemort NON è parte di Thomas, eppure riesce lo stesso a influenzarlo e a comunicare telepaticamente con lui infilandosi a distanza nella sua testa, come si è infilato da lontano e subdolamente nella vita di Thomas, condizionandone il corso.
Non so se si è capito il senso di quel che volevo dire, ma spero di sì. Il succo è che amo il modo in cui gestisci il cervello contorto di Thomas, e amo l’aspetto metaforico dei tuoi scritti, in cui procedimenti magici sono simboli di complessi meccanismi psicologici.
Inoltre AMO i momenti in cui Tom entra a contatto con, diciamo, il suo vecchio Io, perché servono sia a far capire quanto il fatto di essere fatto com'è fatto sia una cosa che lo influenzi, è inutile girarci intorno, sia quanto lui NON sia il suo vecchio Io, nonostante ne sia influenzato. Perchè se Tom fosse identico al suo vecchio Io, suddetto vecchio Io non sarebbe sempre così incazzato contro questo ragazzino che si è trovato, letteralmente, ad abitare, e che continua a mettere i propri sentimenti e il giudizio delle persone a cui vuole bene davanti a obiettivi nobili come la dominazione del mondo, lo sterminio di metà della popolazione magica e tre quarti di quella babbani, e altre divertenti
Ah, la debole gioventù del duemilaeventi. Non li fanno più i Tom di una volta.
"Si erano a malapena toccati in quelle ore, ed era stata dura, per quanto la situazione decisamente non fosse consona" io non vorrei dire, ma Rose e Scorpius (ma anche Teddy è James, per motivi diversi) hanno praticato l'astinenza per mesi mentre i due serpentelli se la spassavano in camere private come i raccomandati che in fondo sono, eh. Ma il bello è che Tom infila sto pensiero quanto sia stato difficile non baciarsi toccarli con Al per un paio d'ore (ore in cui tutti sono impegnati in una missione di salvataggio d'emergenza e dovrebbero concentrarsi su quello, in teoria) tra un "avrei dovuto scontare le mie colpe con l'oblio e il dolore eterno" e un "probabilmente con la mia bella idea di andare a colloquio con papino psicopatico ho appena condannato entrambi a morte...è il momento per citare un verso di una canzone dei The Smith".
...e niente, io li amo. Perchè la citazione musicale nei pensieri di Tom è totalmente inappropriata ma anche assolutamente giusta, come tutto ciò che li riguarda.
Li amo tutti in realtà, i tuoi personaggi, soprattutto quelli coinvolti in questi ultimi capitoli di Aul: Scorpius che fa esplodere porte e pensa a Jamie e a Rosie e a quanto i suoi antenati si stanno rivoltando nella tomba per il suo essere così disgustosamente e chiassosamente Grifondoro, e Teddy il professorino che parte per salvare un'adolescente e se ne perde due per strada, e gli unici due che gli rimangono tra i piedi (e su cui deve per forza fare affidamente) sono i più pazzi biondi che fanno esplodere cose, parlano delle rispettive fidanzate e in generale si comportano come se fossero a una scampagnata invece che in un castello di Maghi Oscuri.
E amo Lily, la amo come si ama una sorellina esasperante ma in fondo buona e divertente a cui non si può non voler bene. Il suo personaggio mi piace molto più di quanto mi piacesse quando IO avevo quindici anni- perché ora sono più adulta e matura del personaggio quel tanto che basta da perdonarla per il suo essere così adolescente, principalmente perche io non lo sono più e quindi posso ammettere che sì, a volte le (o i) quindicenni sono esasperanti e irritanti, ma che non è un peccato capitale esserlo o esserlo stati.
E amo Soren, lo amo per la complessità del personaggio e per i suoi strati, lo amo per il tipo di persona che è e per i suoi valori e il suo idealismo e il suo non essere cattivo, ma solo sbagliato, e lo amo per le riflessioni profonde che mi ispira quando mi fermo ad analizzare la sua storia e la sua caratterizzazione.
Ma amo Al e Tom in maniera un po' più viscerale, ecco. In quella maniera che mi fa venire voglia di entrare nella storia di insultarlo elecando tutti i loro difetti, o di entrare e prenderli a schiaffi (entrambi, non solo Tom) per l'idiozia CONSAPEVOLE che dimostrano sempre nel GranFinaleTm di ogni storia (perchè è questo il problema, sti due fanno per trecento capitoli scelte idiote SAPENDO di star facendo scelte idiote-almeno Lily fa cazzate in modo inconsapevole) e allo stesso tempo mi fa commuovere ogni volta che rileggo le loro parti.
Perché non lo so, c'è sempre quella frase, quel momento, quell'atmosfera che mi sembra sempre così incredibilmente famigliare e struggente al tempo stesso. È quel groppo alla gola che Al prova quando Tom si mette a parlare del futuro insieme e di convivenza mentre si stanno imbarcando in una missione solitaria suicida, e che anche io come Al provo rileggendo la scena. È quel peso sullo stomaco che Thomas non può fare a meno di quel bisogno di sapere chi è e avere una spiegazione su se stesso che gli altri non possono capire perchè non è un bisogno pratico e materiale, ma è comunque necessario per lui e per la sua serenità mentale. Ecco, è qualcosa che capisco, o meglio in cui mi identificavo (anche inconsciamente) nel periodo in cui leggevo per la prima volta queste storie (e per questo, come Al, sono disposta a perdonare e a voler bene a quello stronzetto di Tom più di quanto si meriti- cattivo Tom, non si abbandonano le spedizioni di salvataggio creando la necessità di un'ALTRA missione di salvataggio!)
E poi ancora: è quel senso di angoscia e attesa che come lettrice percepisco quando Tom parla di come la sua nascita sia stata ingiusta e di come creda di non dover nulla a suo padre...tranne forse ucciderlo. (Brividi). È quel baciarsi ancora arrabbiati, ma senza rabbia, solo con una dolcezza struggente e disperata che non è nulla come nei film. È quel sentimento assoluto e complicato, duro e puro come l'acciaio e stratificato e contorto come un labirinto, che li lega insieme in un modo soffocante e salvifico, triste e consolante al tempo stesso nella sua inevitabilità. È quel momento in cui Thomas per la prima (e unica) volta si rivolge volontariamente alla parte più profonda di lui, invece di subire succube i suoi ringhi e cercare di ignorarli, e l'Altro gli risponde, sempre per la prima e unica volta, parlando al plurale, come se i due Tom fossero davvero due entità diverse che coabitano nello stesso corpo, in modo parassitario, respirando la stessa aria e a volte pensando anche gli stessi pensieri, e covando entrambi risentimento e odio per il mago e alchimista megalomane che ha inflitto loro questo destino. Solo che le cose sono più complicate di così, perché senza Von Honhemeim Thomas non esisterebbe e l'ottava parte dell'anima di Voldie sarebbe a dannarsi con le altre sette, quindi ne il nostro Dursley ne l'Anima a pezzi possono provare risentimento per Honhemein senza provare anche per lui uno strano senso di debito riluttante e rabbioso. La domanda di Al "pensi di dovergli qualcosa?" è più profonda e difficile di quanto sembri proprio per questo motivo, e sono stata felice che Al abbia aggiunto "pensi che gli debba qualcosa per quello che sei?". Perché è questo il punto.
Forse Tom deve a Honhemein deve l'esistenza, ma l'esistere di per sé è una caratteristica neutra, non c'è nulla di intrinsecamente buono o cattivo nel mettere al mondo un figlio, perchè le difficoltà (ma anche le soddisfazioni) stanno nel crescerlo. Tom potrà dpver a Honhemein il fatto che C'È, che esiste, ma non la persona che È- perché quella è il frutto delle persone che l'hanno cresciuto, di quelle che ha incontrato nel cammino, delle esperienze che ha fatto e infine delle scelte che ha compiuto col suo libero arbitrio, indipendente dai piani di Alberich e dai suoi tentativi di influemzarlo a distanza, e indipendemente anche da voci più o meno simpatiche tra le sinapsi.
È il modo in la presenza dell'Altro Tom nella mente Tom sembra non essere più importante o così fondamentale a Tom stesso quando si trova insieme a Al. E non perche Tom diventi una persona diversa quando è con Al, ma perchè Al conosce Tom da prima che Tom scoprisse di se stesso, sapeva chi è Thomas e qual era il suo carattere prima di sapere come fosse nato, e del resto non gli importa, e quindi anche a Tom quando è con lui importa un po' meno. Non è che a Thomas smetta di importare in assoluto, almeno non in questo periodo della sua vita, sarebbe irrealistico e poco interessante. Ma smette di essere la cosa più importante, perchè la cosa più importante diventa chi è con Al, nella vita di tutti i giorni, non chi è quando si tuffa nei meandri più profondi della propria psiche nella solitudine di una stanza buia la notte.
È il fatto che Al è tutto ciò che Tom vuole è di cui ha bisogno, l'unico che può scacciare le voci nella sua testa...eppure non è abbastanza per farlo desistere nell'andare all'incontrare i demoni che hanno condizionato la sua vita e il suo essere ma stanno anche fuori, dalla sua testa, in carne e ossa e cattiveria reale e troppo umana. È il modo in cui Al questo lo accetta, e ne soffre, ma lo accetta. E accompagna Tom non perché sua d'accordo con lui ma proprio perchè non è d'accordo e ha paura che le cose andranno male, e vuole esserci quando lo faranno. Per salvare Tom o per non venir salvato senza di lui come era già successo in passato. È il modo in cui tutto ciò è sbagliato ma è anche giusto per loro.
Ho paura che questa recensione sia stata per metà all'insegna dell'humour fuori luogo, per per metà degli sproloqui.
Scusa per gli sproloqui.
(Recensione modificata il 05/01/2023 - 09:21 pm)

Recensore Junior
01/01/23, ore 13:06

Questi capitoli sul Natale alla Tana sono un po’ la mia lettura di conforto durante le feste natalizie. Magari non torno a leggerli tutti i Natali o i Capodanno, ma almeno ogni due o tre anni sì. Perchè mi piace il modo in cui racconti di una famiglia grande, chiassosa e impegnativa ma in fondo unita e complice.
Io non ho il mito di quanto sia bella la grande famiglia allargata, nonostante mio padre provenga da un famiglia simile (ma io sono un po’ come Tom, o come un misto tra Tom e Rose: il mio nucleo famigliare stretto viene prima di tutti e okay, ma per quanto riguarda i cugini di quarto grado dei miei zii di secondo grado che mio padre tratta come se fossero amiconi nonostante li veda una volta ogni cinque anni, beh, magari mi ricordo come si chiamano se mi stanno particolarmente simpatici, magari no) però il fascino per l’idea di comunità, di amici che sono cresciuti insieme e crescono a loro volta insieme i loro figli, che a loro volta instaurano tra di loro un sistema complicato di alleanze, rivalità, codici segreti e antipatie non così segrete, in un mondo in cui i confini tra amicizia, fratellanza e parentela sfumano e si confondono, quello sì, devo dire che mi attrae nelle storie e mi manca un po’ nella vita reale.
Leggendo delle dinamiche famigliari della tua storia, mi inteneriscono persino le inimità decennali e silenziose che scorrono tra alcuni di loro, perchè queste inimicizie non sono frutto di traumi o profonde divergenze ideologiche come spesso accade nella vita reale in molte famiglie, ma di semplici differenze caratteriali che fanno sì che non tutti vadano d’accordo con tutti allo stesso modo- e va bene così! Sono tutti “famiglia” e tutti si prenderebbero un proiettile l’uno per l’altro ma non tutti si DIVERTONO a passare il tempo con tutti. Perchè è difficile andare d’accordo con tutti i membri della propria famiglia anche se si è solo in quattro o cinque, figuriamoci se si è cresciuti circondati da una quindicina di cugini tutti della stessa età, ma con caratteri, passioni e interessi spesso diversi e vari tra loro come il giorno o la notte!
Quindi mi piace la tua descrizione del “grosso, grasso Natale Weasley”, ma ancora di più mi piace il fatto che non tutti i personaggi si trovino perfettamente a loro agio nel caos affettuoso ma talvolta soffocante della famiglia Weasley&co.

Però ciascuno di questi personaggi, persino il più solitario, persino la più scontrosa, la più timida o il più goffo, ha trovato in questo ingombrante caos famigliare (di cui a volte, nei momenti di frustrazione, farebbe volentieri a meno) almeno UNA persona (oltre ai propri genitori, ai nonni e a eventuali fratelli) di cui non potrebbe mai fare a meno, e per cui ringraziare di essere nato o nata nella caotica e numerosa famiglia ingombrante in cui si è nati. Ognuno ha il suo spazio, il suo gruppetto, il sua cugina preferita o il proprio migliore amico in questo caos ingombrante e famigliare. E questo da speranza, da calore, da certezze. Perchè le stesse differenze caratteriali che possono causare decennali antipatie possono anche essere il motivo per cui nascono Patti di alleanze e reciproco supporto che durano vita natural durante, e ti tengono compagnia nei momenti bui, e sono fonte di divertimento nei momenti allegri.

E, nonostante non neghi che essere tutti imparentati (genitori che condividono, prima ancora che il DNA, la storia famigliare, i traumi e i valori) aiuta a creare questi legami, non c’è posto SOLO per i legami di sangue o matrimonio nella grassa grossa famiglia Weasley, ma per chiunque voglia farne parte. (beh, più o meno. Chiunque voglia farne parte e non si è precedentemente inimicato Molly Weasley, Ron Weasley o Harry Potter. Diciamo che far parte ufficialmente della famiglia, tramite legami di sangue o adozione, facilita il fatto di venir accettati anche se si è l’opposto di quello che suddetta famiglia rappresenta. Se invece non si hanno legami di sangue, matrimoniali o di adozione, beh...se sei orfano e non hai nessuno con cui passare il Natale, questo aumenta del 99% le tue possibilità di venire inglobato nel clan Potter-Weasley (enfasi su lato Potter), ma se sei un damerino Purosangue dall’accento snob- anche involontario- modi aristocratici questo renderà del 60% circa più difficile il tuo percorso per otttenere un maglione Weasley, mentre aver combattuto dall’altra parte della barricata contro chiunque fosse munito di questo maglione- parente di sangue o meno- ti da il privilegio di scoprire l’altro lato di avere a che fare con una famiglia incredibilmente numerosa, idealista e LEALE: ovvero il fatto che possano essere un pochino troppo PROTETTIVI e, incidintelmente, diventare un attimo o VENDICATIVI, o come direbbero loro, “previdenti”. E il peggio è che visto tutte le guerre che hanno affrontato e i pericoli mortali che hanno scampato non li si può nemmeno biasimare troppo.
Ma il lieto fine di Soren in Oan fa intendere che c’è speranza per tutti. Soprattutto se notifichi a Ginny o a Molly che sei orfano e nessuno ti ha mai preparato una torta di compleanno, e se dimostri a Harry, Ron e James che sei disposto a farti ammazzare non una, non due, non tre, ma dieci e cento volte per salvare i due membri più giovani della famiglia da tutte le situazioni assurde e potenzialmente suicide in cui si cacciano ogni cinque anni.)
Davvero, complimenti perchè sei stata davvero brava a ricreare quell’equilibrio senso di famiglia e accoglienza, accettazione del diverso e pregiudizio, che caratterizza la famiglia Weasley nei libri e nei film di Harry Potter.
Come testimonia la presenza di Meike, tuttavia, c’è sempre spazio alla Tana per ragazzini soli e in cerca di nuovi amici e affetto, indipendentemente da quanto disastrata sia la loro situazione famigliare, da quale sia la loro lingua e da chi li abbia portato lì.
E c’è anche spazio, seppur con qualche tensione, per quei rami della famiglia più distanti e complicati- vedi i Dursley. Mi piace come il rapporto tra i Dursley e i Potter sia ancora complicato eppure entrambe le famiglie si stiano SFORZANDO di migliorarlo per il bene di Tom. Se ho capito bene, prima del fattaccio e dell’esilio auto-imposto in Germania, Tom trascorreva le vacanze (sia quelle estive che quelle natalizie) metà con i Dursley e metà con i Potter. Un po’ come i figli di genitori separati, solo che invece di trascorrere un po’ delle vacanze con un genitore e un po’ con l’altra, ne trascorreva parte con i genitori adottivi e parte con il padrino che gliel’aveva fatto adottare. Non è difficile capire cosa sia cambiato questo Natale: dopo aver perso una persona cara per quasi un anno, nessuno vuole più dividersela...e tutti sono disposti a sopportare persone che non amano particolarmente pur di star accanto al figliol prodigo durante le prime feste che seguono il suo ritorno. Certo, i Dursley continuano, molto realisticamente, a nutrire diffidenza verso la magia e allo stesso tempo sentirsi i brutti anatroccoli in mezzi ai Potter ai loro magici parenti. E i Potter, comprensibilmente, continuano ad aver i loro motivi per non amare particolarmente i Dursley, ma entrambe le famiglie capiscono che, quando c’è di mezzo la sicurezza e il benessere di un adolescente dal carattere problematico, con caratteristiche che lo rendono ricercato da un’organizzazione criminale internazionale e il vizietto di nascondere le cose, i rispettivi rancori e imbarazzi non sono e non devono essere la priorità.
Questo mi piace delle tue storie: che mentre crescono psicologicamente gli adolescenti come Thomas, capendo finalmente gli sforzi e i sacrifici che le loro famiglie, amorevoli ma imperfette, hanno fatto per crescerli e cercare di capirli, crescono e migliorano anche gli adulti, ammettendo i propri sbagli e le proprie mancanze, e imparando così a capire, accettare ed apprezzare i propri figli per quello che sono, non per quello che sarebbero potuti o dovuti essere.
La presenza di quella peste di Meike, ovviamente, aiuta a sciogliere il ghiaccio, come spesso accade quando in un incontro tra adulti e/o adolescenti appartenenti alla stessa famiglia ma aventi rapporti complicati tra di loro si mette in mezzo un elemento estraneo e imparziale, o un bambino...o chi come Meike è entrambe le cose.
So che c’è anche la parte di mistero, intrigo e amore in questo capitolo, perchè la trama non va in vacanza per Natale; ma non avevo voglia di parlare di tutto ciò nella recensione fatta il giorno di Capodanno al capitolo natalizio di Aul. Anche perchè di tutti i dettagli sulla trama e l’evoluzione dei personaggi hanno già parlato benissimo tutte le altre recensioni degli altri lettori.
Avevo voglia di parlare di famiglia con tutte le sue complessità, meraviglie, difficoltà e contraddizioni. E di quel senso di speranza, malinconia e affetto da cui è facile lasciarsi trasportare in questi giorni, immaginando una neve candida, dolce e gelida, che cade lieve intorno a una vecchia casa colma fino all’orlo di luci e risate, riscaldata da camini scoppiettanti come solo in inverno possono inverno, ma anche da quel calore che solo il contatto umano e la certezza dell’affetto reciproco dopo un periodo di gelo possono dare.
Buon anno e grazie per aver regalato, tanti anni fa, a degli estranei su internet, una serie di storie e di personaggi grazie a cui ognuno di noi può trovare, a seconda del momento o della necessità, un po’ di conforto, speranza, o semplice divertimento. Tutte cose di cui si ha bisogno nelle feste, dentro e fuori dalle storie.
(Recensione modificata il 01/01/2023 - 01:07 pm)
(Recensione modificata il 04/01/2023 - 08:26 pm)

Recensore Junior
23/11/22, ore 16:56
Cap. 1:

“La notte lo accoglieva tra le sue braccia, confondendolo tra le ombre. Meno prosaicamente, era interamente vestito di nero e il mantello che gli copriva la schiena e una buona porzione di spalla era interrotto solo dal sottile filo d’argento che si agganciava agli alamari.” (PoV Soren, parlando di se stesso)

“La sua presenza non era ingombrante o rumorosa, ma era quieta, come un’ombra innocua ma tenace.
Ma rimaneva un’ombra.” (PoV del Sindaco Van Personaggio Secondario, parlando di Tom-ahem, scusa: *Ian*.)

Adoro il fatto che nel prologo di Ab Umbra Lumen Soren venga presentato come una figura che viene avvolta, quasi passivamente, dall’oscurità, ma che rimane visibile in essa grazie a dei fili argentati sul suo mantello. Argento come i Patronus, argento come una cerva a cui il cugino di Soren dal lato paterno si aggrappò fino alla morte, argento come la rappresentazione dell’anima in Harry Potter. Argento come il Patronus che distingueva Severus Piton dagli altri Mangiamorte. Fili argentati e sottili, ma resistenti, come l’anima di Soren che Alberich è riuscito a plagiare, ma non a corrompere. Un punto luminoso nell’oscurità.

E Thomas invece è un’ombra, un’ombra nella luce. Un’ombra non necessariamente pericolosa, non particolarmente grande o scura, ma pur sempre un’ombra, come dice il caro e ignaro sindaco, che come tutti gli ignari ha capito più di tutti, ma senza aver capito niente.
Trovo questa introduzione di Thomas perfettamente calzante col suo ruolo nella narrativa. Tom, ombra in quanto anima già corrotta dalla nascita, il che già per se’ dovrebbe essere una contraddizione, perchè i neonati sono per definizione *nuovi*, e dunque non toccati dalle storture del mondo, e privi di volontà e di ogni altra capacità intellettiva che non sia puro istinto, e dunque anche di capacità di distinguere il bene dal male, e quindi di compiere azioni riprovevoli: Tom, in quanto neonato vivo solo grazie alla resurrezione di un’Anima già morta, spezzata, e condannata, è l’eccezione che conferma la regola; ma è doppiamente un paradosso, perchè, pur essendo naturalmente inclinato verso l’Oscurità, non solo viene adottato dal lato della luce, ma sceglie anche di continuare a combattere per esso-anche quando avrebbe la possibilità di cambiare schieramento, anche quando sarebbe COMODO cambiare schieramento, anche quando il modo di vedere il mondo dei Maghi Oscuri sarebbe più incline al suo carattere e alla sua vorace curiosità, anche quando stare nella luce è difficile, fastidioso, e l’oscurità sembra accogliente e invitante come una vecchia amica. Anche quando metà della sua allargata famiglia adottiva non lo sopporta e lui non sopporta loro. Perchè, aldilà di simpatie personali, vicissitudini e inclinazioni caratteriali, è il lato in cui è giusto stare. Tom ha amalgamato la sua ombra alla luce, arricchendo entrambe. E così in futuro farà anche Soren-ora Luce nell’ombra, opposto e parallelo a Soren, domani ombra diversa diversa nella stessa luce.


Per il resto, mi è piaciuta molto la descrizione della tranquilla e paesana vita cittadina di Rügen, luogo in cui mai nulla sembra accadere di nuovo, eppure attorno ad esso si aggirano ombre, misteri, forze oscure e naufraghi che l’intera intelligence magica britannica e americana sta cercando disperatamente. Ricorda un po’ Malacena, questa cittadina marittima, anche se Malacena si trova sui monti, lontano dal mare, e le sue estati sono segnate dalla polvere e dal caldo afoso dei mesi estivi in Italia, alleviato nella tua Malacena solo dall’ombra dei boschi, che avvolge il paese come una carezza. Rügen invece è a un passo dal mare, avvolta in un’aria limpida e chiara, ma fredda, anche in pieno luglio, battuta dal vento del Nord Europa, gelido ma sempre un po’ magico. Rugen è bianca laddove Malacena è rossiccia, ed è circondata dall’azzurro del cielo e dal blu Del Mar Baltico, invece che dal verde scuro della vegetazione dell’Appennino. Eppure entrambi i paesi hanno in comune quell’aria incantata, quella sensazione che i legami tra i mondi diventino più labili, perchè il tempo è sospeso, e proprio per questo tutto può succedere, e tutti possono non accorgersene.

Ps-il fatto che il primo PoV di Soren inizia con lui che pensa, casualmente, che nessuno gli ha mai chiesto.un opinione sull'arredamento dei corridoi del castello degli Honhemein, e il suo ultimo Pov inizia con lui che pensa che nessuno gli ha chiesto un opinione sulle scelte stilistiche e decorative dei matrimoni Weasley. Il mio soldatino disagiato preferito. Calimero tra i cattivi e Calimero tra i buoni centotrentacinque capitoli dopo. Del genere: se nasci Calimero tra i cattivi, puoi cambiare schieramento ma non il tuo essere Calimero.
(Recensione modificata il 27/11/2022 - 01:14 am)

Recensore Junior
29/10/22, ore 11:18
Cap. 16:

Amo questo capitolo, amo l'entrata in scena della McGranitt, amo la vita domestica dei Potter e il modo in cui Ginny descrive Harry, il sorriso affilato come un rasoio e il suo essere un Impiccione Epocale da un l'atomo, e il fatto che sia un uomo semplice che non sa concentrarsi su due cose contemporaneamente e che vive di "umh" dall'altro. Non lo ripeterò mai abbastanza, amo come con il tuo Harry adulto tu sia riuscita a catturare entrambi i lati dell'Harry ragazzino dei liberiamo (quello dell'adolescente imbranato e quello dello stronzetto impiccione e bugiardo che il Cappello avrebbe voluto smistare a Serpeverde). Mi piace il fatto che Ginny conosca e ami entrambi questi lati, e che i due abbiano un matrimonio felice.
A proposito di Serpeverde, mi piace la preoccupazione di Tom per Meike, che dimostra quanto il nostro Oltre Ogni Previsione sia cresciuto.
Amo anche le riflessioni che Tom fa a fine capitolo sull'essere razionalmente consapevole di essere fortunato a far parte della famiglia allargata dei Potter-Weasley, e allo stesso tempo non poter fare a meno di sentirsi a disagio e diverso da loro. A volte la famiglia allargata è davvero questo, nel bene o nel male.
Amo le riflessioni di Rose su Thomas e sulla relazione di Al e Tom. Si, ha parzialmente ragione. Ha anche parzialmente torto sul fatto che Thomas comandi Al a bacchetta, ma è vero che Al perdona a Tom un sacco di cose che altri avrebbero potuto non perdonare, e, almeno per ora, fa molti più sacrifici dell'altro per la loro relazione, ad esempio mettendosi in prima linea in quella che è la battaglia personale di Thomas, non di Al&Tom. Rose generalmente è un po' miope nel giudicare la relazione tra Al e Thomas perchè vede il suo adorato cugino Al come più innocente e ingenuo di quello che è davvero (almeno a questo punto della storia), ma la ragazza ci vede BENISSIMO per quanto riguarda il saper individuare i difetti di Thomas.
E io amo Tom, eh, ma lo adoro perchè non è il classico personaggio che nel corso della storia scopre l'importanza dell'amore, dell'affetto e della famiglia e diventa interiormente pieno di buoni sentimenti.
Sì, è stronzo. Un po' consapevolmente- perchè gli piace, la sensazione di esserlo, e la maggior parte delle volte non si impegna a non esserlo- e un po' in modo naturale- perchè per non apparire stronzo dovrebbe impegnarsi un po' più degli altri, e siccome non ne vede il vantaggio, non lo fa se non gli conviene in modo immediato. Perche Tom rimarrà sempre una persona che fa solo ciò che ritiene vantaggioso per sé stesso. Sì, impara l'importanza dell'affetto, della famiglia e dell'amore. Ma non basta la consapevolezza che la famiglia è importante per andare d'accordo con tutti i membri della propria. A differenza che a Harry nella Saga originale, a Tom non basta avere la consapevolezza che certe cose sono importanti, e altre sbagliate, per farlo diventare un eroe senza macchia e senza paura, o una persona buona nel vero sensi del termine, che non ha mai un pensiero cattivo e si sente felice ad aiutare gli altri. Tom non è fatto così, punto.
Tom continuerà, anche da giovane adulto, ad avere un complesso di superiorità, un problema ENORME con la gelosia, e in generale un grumo di emozioni negative che nei momenti di stress tendono a prendere il controllo della sua mente, oltre a un modo di pensare machiavellico e spesso moralmente grigio. Eppure sceglie di fare, diverse volte, la cosa giusta. O almeno quella meno sbagliata. Perchè il fatto che empaticamente non gli venga facile essere "buono", o che l'altruismo per lui non sia naturale, non vuol dire che non ha la libertà intellettuale di scegliere tra fare male agli altri o aiutarli, tra seguire la genetica/gli impulsi oscuri della sua anima e provare a dominare il mondo o gli insegnamenti che il suo padrino/mentore gli ha impartito. Poi certo, c'è anche da considerare il fatto che Tom non si accontenta di una vita "semplice" e senza tentativi di dominare il mondo solo perchè è la cosa giusta da fare, ma una delle sue motivazioni principali d Tom per non intraprendere lo stesso cammino di Von Honhemein e Voldemort è semplicemente "non credo che ne valga la pena". Non è che gli manca la loro megalomania, anzi, è che è abbastanza sicuro di se' da avere l'assoluta certezza di essere migliore senza bisogno di dover rischiare di morire o venire ucciso nel tentativo di dominare il mondo per dimostrare la propria superiorità nei confronti del genere umano. Come direbbe lui, non ha bisogno di *compensare*. E non ne ha bisogno perchè a differenza di Tom number 1 ha sempre avuto intorno a se' persone che lo hanno supportato e amato, quindi non deve compensare cercando l'adorazione delle folle.
Qualcuno potrebbe dire che Thomas Dursley non è più buono di Tom Riddle, solo più fortunato. Forse, però alla fine sono le scelte che contano, e Thomas avrebbe potuto scegliere di rinnegare tutto ciò per cui era stato cresciuto e seguire le orme della sua famiglia biologica. Però non l'ha fatto. Si potrebbe discutere sul fatto che le motivazione che l'hanno portato a seguite la giusta strada non siano particolarmente altruistiche (un misto di voler disattendere le aspettative che sia Honhemein che i suoi detrattori avevano su di lui+ non perdere persone a lui care) però ciò che conta è che, per qualunque motivazioni e casualità, ha scelto l strada giusta, nonostante la sua Anima e soprattutto il suo carattere fossero inclinati verso altre cose.
Mi piace il fatto che Tom non solo manchi di una naturale empatia, ma anche di una forte fibra morale (e QUESTA è la maggior differenza tra lui e Rose, btw. Rose è abbastanza diversa da lui da detestarlo e abbastanza simile a lui da non avere abbastanza empatia per capirlo, I said what I said.) eppure finisca per fare una vita normale e felice, guardando morire i suoi personali demoni (esteriori e interiori) e in seguito aiutando all'occorrenza gli eroi contro generici cattivi.
(Recensione modificata il 12/01/2023 - 12:33 pm)

Nuovo recensore
30/12/21, ore 22:15
Cap. 63:

Grazie per questa meravigliosa storia. Ho letto la tua trilogia e la sto pubblicizzando molto a chi conosco. I miei personaggi preferiti sono Scorpius e Soren. Peccato non avere il cartaceo da sfogliare e rileggere al bisogno. Grazie grazie e grazie.