Recensioni per
Violenza
di semplicementeme

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 12 (guarda)


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Nuovo recensore
06/03/14, ore 22:02
Cap. 1:

ciao ho letto la tua storia e mi è "piaciuta" per cosi dire..mi sono immedesimata nella narratrice..hai ragione a dire che chi non sa, fa meglio a non scrivere...io personalmente non lo faccio e preferirei non farlo mai non perché è un argomento da evitare o tenere nascosto ma perché spero sempre che nessuna fonna subisca mai una violenza.

Recensore Junior
01/10/13, ore 21:26
Cap. 1:

Ciao. Ho letto questa storia, ma prima di esprimere quel che mi ha lasciato, ritengo di dover spiegare che, leggendo storie di vario genere, ciò che detesto più dei luoghi comuni è chi si erge a paladino della giustizia che, così, smaschera le autrici superficiali e sciocche, ma lo fa attraverso l’uso di stereotipi propri, che egli ritiene siano leggi universali e, pertanto, non sindacabili.
Ho intrapreso questa lettura sperando che tu non fossi la solita paladina di turno e con mio stupore non lo sei stata…beh, non mi fa onore a dirlo, ma in tutta onestà non speravo di essermi imbattuta in un racconto “con gli attributi”.
Ti ho stimata; sì, perché hai riportato un fatto inquietante di cui sei stata parte spettatrice e parte protagonista, mettendo in luce la vacuità dell’esistenza della ragazza che si trascina avanti prigioniera delle sue stesse remore e dei suoi limiti.
L’atto meritorio che ti attribuisco, è quello di aver messo in subbuglio la mia mente e la mia umanità, per dirla così, poiché non hai tratteggiato una vittima verso cui provare astio o pena, né una spettatrice capace di dare illuminanti consigli, no. Hai focalizzato l’attenzione unicamente su una conversazione tra due donne, che ha lasciato basita la psicologa esattamente come me lettrice, perché di fatto mi sono immedesimata nella ragazza che poneva le domande con un senso di sbigottimento misto a tanti altri sentimenti tumultuosi dentro.
Ho apprezzato che la psicologa non sia stata capace di dire niente in grado di far aprire gli occhi alla vittima di violenza, perché, francamente, non sarebbe stato realistico e l’elaborato avrebbe assunto la connotazione tipica dei racconti superficiali che detesto.
La psicologa e noi che siamo fuori dalla testa della ragazza, possiamo solo chiederci: “Come fa a non vedere a cosa la sta portando la sua autodistruzione? Perché crede di non meritare niente di meglio per se stessa? Perché si sente inferiore all’uomo che le usa violenza e si convince di meritare questo trattamento, senza sperare di poter ambire ad altro?”.
Sono tutte domande su cui potremmo discorrere per ore, prendendo ambo le parti in causa, ma la verità è che solo chi subisce violenza e riesce ad uscire da quel circolo vizioso della sua mente può poi spiegare con cognizione di causa ciò che l’ha indotto ad agire in tal modo. Chi è esterno, invece, può soltanto far ricorso alla sua maturità e sensibilità, per evitare di giudicare, perché quando giudichi ti ergi a esperto in materia, in qualunque ambito. Non mi piace chi giudica, si deve sempre cercare di capire gli altri, senza peccare di superbia, nemmeno quella in buona fede.
Tu qui hai fatto questo: hai raccontato un episodio accaduto ad una psicologa che, umanamente, ha fatto i conti con la propria coscienza, la propria moralità e con e propri limiti, perché la verità è che non si può salvare chi non vuole essere salvato, anche se dispiace e si crede di possederne i mezzi.
Sei stata schietta e mai superficiale, brutale in effetti, non potevi fare altrimenti, poiché non credo che di simili argomenti si possa parlare senza fare emergere quanto essi siano orrendi e brutali e quanto sconquassino dentro chi è ad essi esterno e non ne ha sperimentato i meccanismi mentali dietro.
Quanto alla parte in corsivo, mi sento di dirti che una sana critica ci vuole, anche se non fa piacere riceverne. Condanno anch’io le maestrine superficiali, come metto alla gogna le paladine della giustizia di turno, così mi schiero dalla tua parte e non credo ci sia niente di offensivo o di contraddittorio in quello che hai scritto, perché hai voluto comunicare un tuo personale messaggio: mai banalizzare e poi speculare su fatti gravi che accadono realmente, perché se leggo io che non li ho vissuti amen, ma se legge una ragazza che ne è stata protagonista è tutta un’altra cosa.
Sono molto soddisfatta di aver letto questo componimento.
Ho visto che ti hanno mosso diversi critiche, anche se, per un mio impulso di dissenso e nervosismo, non ne ho voluto leggere i contenuti.
Sai che ti dico? Ti ho stimata una volta di più proprio perché hai pensato alla psiche delle lettrici, invece che concentrarti sul fare emergere il ruolo di autrice superba e profonda che sa approfondire il dramma della vittima di violenza. Chiunque possieda un minimo di profondità e spessore può parlare di amore, religione e moralità, ma sono tutte illazioni se non le si sperimentano o non le si approfondiscono a dovere, perciò ti ho mentalmente elogiata quando ho letto le righe in corsivo.
Scusa se sono stata prolissa, non rileggerò nemmeno quanto ho scritto finora, perché questo mio commento a caldo voglio che ti arrivi così com’è: un po’ rude e per niente in forma elegante e studiata, direttamente dalla mia interiorità, perché è lì che mi ha toccata.
Complimenti.
 
 
 

Recensore Junior
15/08/13, ore 02:06
Cap. 1:

Ciao,
ti volevo solo dire che mi sono rivisto in quello che hai scritto. La presunzione, la vergogna, l'impossibilità di comunicare; quella sensazione di chi, pur avendo tutte le buone intenzioni, semplicemente non riesce a dare una mano a quella che è una vittima, non riesce ad aiutare, non riesce a far breccia. Quel momento in cui, come nel tuo racconto, ci si rende conto di essere stati solo degli arroganti per aver pensato, anche solo per un momento, di poterne essere capaci.

Ho visto che in un modo o nell'altro hai scatenato un sacco di polemiche, forse per via delle note a fine storia. Sarà per l'attacco ad altri scritti? Non lo so, sinceramente, non mi interessa. Non capisco però come si possa criticare duramente la tua posizione. La storia poteva magari essere scritta meglio, si, ma come biasimarti? è un tema che ha un tremendo bisogno di essere affrontato, e essere affrontato nella maniera giusta. In questo periodo in televisione hanno iniziato ad usare un termine - femminicidio - per indicare tutti quegli omicidi, spesso finale di mesi di persecuzione e violenza, di cui le donne in Italia sono vittima. Da una parte è bene che se ne parli ... dall'altra, mi sembra come se dando un nome a questa categoria di eventi, ne stiamo in un certo senso legittimando l'esistenza. Non diremo più "L'ex marito la seguiva ormai da più di sette mesi, la pedinava, le telefonava nel mezzo della notte riempendola di minacce, rendendole la vita un inferno", diremo "il marito la stalkerava", non diremo più "è stata violentata, picchiata ripetutamente e uccisa" ma "è stata vittima di femminicidio". Così non si combatte la violenza, le si dà il permesso di esistere. Un po' come quando qualcuno dice che quella donna provocava, un po' come quando qualcuno dice è un po' aggressivo, ma in fondo la ama. Questi discorsi non devono esistere. 

E la tua storia ricorda che a volte dobbiamo scendere dalle nostre posizioni e ammettere che no, non ci abbiamo capito un cazzo, e forse quelle vittime non saremo in grado di aiutarle mai. Forse è semplicistico, forse è eccessivo, forse non è vero. Ma forse basta, come punto di partenza. Come schiaffo morale. Quanto meno, come spunto di riflessione.
Scusami se ho un po' divagato, spero non ti dispiaccia la recensione.

Recensore Veterano
22/11/12, ore 21:32
Cap. 1:

Ciao, sono Tigre Rossa, una nuova autrice.
A scuola stiamo parlando molto di questo argomento e io lo conosco un pochino perchè sto' partecipando ad una manifestazione contro la violenza delle donne.
Ho trovato giusto che tu abbia scritto che non bisogna parlare di tale argomento non conoscendolo, ma ciò mi lascia un po' confusa: allora tu, che scrivi queste cose, oltre ad essere una psicologa, da quello che ho capito, hai anche avuto questa sfortunata esperienza di essere maltrattata? Se no, allora perchè parli di ciò che una donna violentata può e non può fare? Perchè una donna brutalizzata non potrà mai trovare di nuovo la serenità? Insomma, immagino (fortunatamente non lo so) che sia veramente orribile soffrire per una cosa del genere, ma perchè mai, con l'aiuto degli amici, della famiglia, e perchè no, di un nuovo e sincero amore, una donna violata non può ritrovare il sorriso?
Hai sentito parlare di Valentina? è una ragazza che non è stata violentata sessualmente, nè tantomeno picchiata o offesa a parole, ma il suo ex-marito, probabilmente malato e purtroppo geloso folle, visto che lei lo aveva lasciato, un giorno le ha buttato benzina 8mi sembra) addosso e le ha dato fuoco. Lui è morto, ma lei è sopravvissuta. è mutilata, senza più una mano ed irriconoscibil, eppure adesso, lentamente e grazie all'aiuto di tante persone dal buon cuore, sta' ritrovando il sorriso.
Insomma, se sei una donna violata posso capire le tue affermazioni, ma se fortunatamente non lo sei, mi sembra un po' strano . . .
Comunque il testo è scritto bene, anche se freddo.
Spero di non averla offesa, in fondo sono una principiante, ma . . .

Nuovo recensore
18/11/11, ore 05:44
Cap. 1:

...forse sono io che non ho ben capito il messaggio che volevi trasmettere...
capisco che parlare di cose che non si conoscono sia una posizione presuntuosa, su questo non ci piove.
io però non sono tra le fortunate. io so.
ti posso assicurare che per quanto una persona ti possa fare male, sia a livello fisico che psicologico, non puoi semplicemente smettere di amarla, così, su due piedi. non si può. io non ho potuto.
perchè anche se ora hai un'occhio tumefatto e livido, anche se ora hai l'impronta giallastra della sua mano marchiata sul braccio che ti fa male al più piccolo tocco con la camicia, nell'anima hai incisi tutti i momenti d'amore, dolce, delicato e puro che avete condiviso.
poco importa che si siano rivelati una bugia immensa.
non puoi e non vuoi smettere di crederci.
perchè il dolore che si porta dietro la disillusione è più terrificante e devastante dei suoi pugni.
perchè se smetti di crederci, smetti di credere prima di tutto in te stessa.
perchè se smetti di crederci di sfaldi in un secondo. allora viene da pensare che forse è meglio morire piano piano. che magari un pezzetto di te si salva e ti basta quello per andare avanti.
ho divagato, scusami.
volevo solo dire che quelle donne che scrivono di violenza senza averla mai sperimentata sono si, fortunate come dici tu e forse anche presuntuose.
ma il voler far nascere del buono anche in una storia fatta d'orrore più che di presunzione per me è sintomo di ingenuità e di innocenza e di fiducia.
poi non sono da biasimare su tutta la linea.
perchè tutte abbiamo sperato, abbiamo voluto sperare, fino in fondo, in un lieto fine.
possiamo solo pregare che loro non debbano mai ricredersi.

Recensore Junior
02/08/11, ore 17:16
Cap. 1:

Ho scoperto questa storia per caso e, benché la premessa mi avesse attirato mi sono dovuta ben presto ricredere.
Ti sei permessa di auto porti su un podio, credendo di essere meglio degli altri perché hai "studiato psicologia". E ti sei resa ridicola e mostrata presuntuosa non (solo) perché hai creduto di poter fare la morale a chi parlava di violenza sulle donne(ironico, vero? Poi hai concluso la storia con un giudizio...), ma perché hai giudicato il lavoro degli altri in base a delle tue idee preconcette, senza pensare che scrivere è un modo di affrontare le proprie emozioni, esorcizzare la paura. O forse di raccontare un'esperienza vissuta davvero e di cui non si riesce a parlare a voce...
Inoltre hai consigliato di non scrivere su esperienze che non hanno vissuto in prima persona, ma tu cosa hai fatto? Usando termini tecnici e molta freddezza che sinceramente non è stata in grado di trasmettere nulla hai parlato attraverso frasi fatte, senza rispetto per un argomento delicato quale è la violenza sulle donne, usando aggettivi che suonano vuoti e superficiali, concentrandoti solo su te stessa.

Dici poi che non si può amare il proprio carnefice, ma non è vero. Perché è proprio per Amore che ragazze e donne -compagne- subiscono in silenzio, dandosi la colpa per qualcosa che non hanno fatto, giustificando un amore violento e distruttivo. Ma suppongo che queste parole possano suonare astratte, quindi ti riporto un fatto di cronaca: una donna(di cui mi riservo di non riportare il nome) nel 2002 fu segregata e stuprata da un uomo con gravi problemi mentali convinto che la ragazza fosse sua moglie, i due restarono quasi un anno insieme senza che lei fosse stata costretta a farlo. Sindrome di Stoccolma.
 
Concludo con una domanda: se disprezzi le ff su quest’argomento, perché le leggi?
 
Spero di non averti offeso, con questa recensione, ciao.
 

Recensore Junior
13/05/11, ore 10:50
Cap. 1:

La tua idea era bella però hai sbagliato il modo e i termini in cui l'hai posta. Parli in modo presuntuoso solo perchè studi queste cose e credi di poterne capire di più di chi scrive storie sul genere, anche se, per fortuna, non ha mai provato nulla di tutto ciò.
A volte le persone scrivono anche per scongiurare un certo male, per buttare fuori la paura, i dubbi, il dolore, le emozioni, mettendosi in un ruolo che non le appartengono. Ma il bello dello scrivere è proprio questo, viaggiare con la fantasia. Sia in modo buono che cattivo.
Tu dici che chi non prova la violenza sulla propria pelle non può scrivere di essa. Ma quindi anche chi non vede fantasmi o non visita una casa infestata non può scrivere un racconto horror...
Se prendiamo letteralmente quello che tu dici allora nessuno potrebbe scrivere di ciò che va oltre le proprie esperienze personali...
Non mi sembra giusto. Ognuno scrive di ciò che vuole. Quello che sente, che vede, che immagini. Le paure, i sogni, tutto. Quindi una persona può parlare anche della violenza sulle donne, anche se non l'ha mai vissuta davvero.
E poi anche tu non hai vissuto un esperienza simile quindi non potevi scrivere questo racconto...
E poi potevi raccontare il tutto in modo più profondo, sfogando il dolore che hai provato vedendo quella ragazza in quello stato... ma hai sbagliato, avendo la pretesa di fare la lezione agli altri.
Ripeto: l'idea era buona ma hai sbagliato le maniere, presentandoti in modo scontroso, usando un tema fin troppo buio già di suo.

Recensore Veterano
31/03/11, ore 08:39
Cap. 1:

E' un racconto troppo freddo,descrivi quello che hai provato tu e non le sensazioni di chi ha vissuto un esperienza traumatica,hai messo termini tecnici ma non emozioni.Un autore deve essere in grado di esprimere il dramma di un fatto crudele non utilizzando le solite frasi che si sentono in televisione.Tu hai peccato anche di presunzione dicendo-studio psicologia mentre gli altri scrivono fanfiction su un tema che non conoscono-forse e dico forse,alcune fanfiction sono vere,perchè noi donne trattate male non riusciamo a dire quello che ci è capitato e lo camuffiamo in una storia o magari persone che hanno visto madri o sorelle maltrattate e vogliono raccontare ciò che hanno vissuto,quindi parlarne a voce è molto difficile mentre scrivendo non hai dinanzi a te chi ti guarda e che pensi ti possa giudicare.Per quanto riguarda la frase-Una donna picchiata non potrà mai innamorarsi del proprio carnefice-non è così anzi sono donne così fragili e innamorate che pensano che sono loro la causa delle botte e si colpevolizzano ogni volta che ricevono una schiaffo e dando così ragione al compagno violento.Dire a gli altri cosa e non cosa fare lo trovo sbagliato perchè noi non possiamo decidere per gli altri.

Recensore Master
12/03/11, ore 15:55
Cap. 1:

Mh. Se fosse solo per la prima parte, questa storia potrebbe anche piacermi, perché è scritta bene, fluente, e credo possa descrivere bene la sensazione che si ha di inutilità e la consapevolezza di non poter assolutamente capire certi dolori. Ma la parte in corsivo... mi ha tolto tutto il gusto della lettura.
Perché è come se tu banalizzassi tutto il tuo racconto in un messaggio -per altro alquanto pressapochista, senza offesa personale spero- per chi scrive.
Se seguissimo il tuo ragionamento allora non si dovrebbe mai neppure far morire uno dei due coniugi, o parlare di guerra. Non l'abbiamo vissuto (si spera), quindi non possiamo capire.
L'abilità dello scrittore sta proprio nel riuscire a parlare anche di ciò che non conosce. Che poi in questo sito ci siano innumerevoli 'ficcyne' e cose del genere, è un altro discorso, che comunque non giustificherebbe quel messaggio finale.
Ho capito perfettamente che non vai contro la libertà di espressione, non è questo ciò che voglio dire, spero sia chiaro, però non si può nemmeno dire: non si può scrivere di questo, o di quello. Anche perché sono una fiera sostenitrice del detto: non ti piace? non leggere xD ahahah.
Ho letto da un commento sotto che hai studiato o studi psicologia, ammetto di aver letto di fretta le note finali, quindi non mi ricordo se fosse giusta o meno come informazione: anche io studio psicologia, e 'non ci si può innamorare del proprio carnefice'. La Sindome di Stoccolma è definita anche "Allenza tra Vittima e Carnefice.", quella frase ha generalizzato e banalizzato un intero rage di emozioni umane.

Questo era solo il mio modestissimo parere, che non vuole essere oggetivo o distruttivo. Spero non ti sia offesa.
Saluti e auguri,
guren.

Recensore Master
08/03/11, ore 17:15
Cap. 1:

Ciao ho appena letto la tua storia e prima di tutto ti dico che per me è difficile commentare, non ho subito nulla, ma sono divisa riguardo il tuo scritto perchè ho letto certe storie che mi hanno fatta rabbrividire e concordo con il tuo intento, ma come storia in sè non mi ha trasmesso emozioni, il tutto mi sebra riduttivo raccontato così, c'è la psicologia sì, ma questa la si conosce e non comprende, perchè sì c'è differenza tra capire e comprendere a mio avviso, conoscere ciò che una violenza scatena non significa comprenderla e suppongo sia questo il messaggio della tua storia e lo appoggio, te lo ripeto l'intento è lodevole, ma forse è il risultato pratico a lasciarmi qualche dubbio.
Un bacio e spero di non avvrti offesa perchè credimi non era mia intenzione

Recensore Master
02/03/11, ore 12:58
Cap. 1:

Ciao semplicementeme :):)
ci tenevo a lasciare un commento alla tua one-shot, così eccomi qui:)
mi ha colpito molto, perchè fa capire che la violenza è un argomento delicato che per essere affrontato richiede molta sensibilità. Da quello che sono riuscita a capire io, il tuo messaggio è stato quello di riflettere, e che prima di scrivere di una persona che subisce o ha subito una violenza è opportuno riflettere meditare, perchè è un argomento forte, allo stesso tempo deve essere afforntato con tutta la delicatezza possibile. Perchè se non viene fatto, e si scrive una scena di violenza allo stesso modo in cui si descriverebbe una macchina allora non va bene, perchè si manca di rispetto a chi legge e a tutta la categoria, donna, uomo, bambino, chiunque.
Se dovessi leggere di una violenza a una donna, così, solo perchè l'autore voleva attirare l'attenzione mi sentirei profondamente offesa, proprio per la mia condizione di donna, e per come tutte le donne a volte vengono considerate.
Perciò sei stata brava :)
è stato un bel messaggio per tutti i tipi di scrittori :)
buona fortuna per tutto =)
baci

Recensore Junior
23/02/11, ore 15:50
Cap. 1:

Come sempre sono in ritardo. Ma sempre arrivo. A me la storia piace, soprattutto perché spinge alla riflessione. Come ho detto altrove, mi sembra azzeccata e intelligente l’impostazione. Il paradosso. E lo usi in modo abile e profondo per comunicare il messaggio. E questo non consiste nello stimolare l’ubbidienza della donna, tutt’altro. Neanche tratti in modo banale l’argomento.
Continua a far riflettere. Ti ringrazio delle parole. Saluti,
S.-

Regolamento delle recensioni: non si commentano le recensioni altrui. Lo spazio delle recensioni non è spazio di discussione, è permesso parlare SOLO della storia.
Per questi motivi, ho editato questo messaggio.

(Recensione modificata da Webmistress Erika il 23/02/2011 - 05:19 pm)

Recensore Veterano
23/02/11, ore 07:51
Cap. 1:

Una storia davvero molto intensa. Si sente benissimo che nasce da un'esperienza realmente vissuta da chi scrive, che ha provato sul serio l'orrore di fronte ad un essere vivente brutalizzato, umiliato, picchiato.. E nel contempo, oltre l'orrore, la consapevolezza dell'impossibilità di spiegare atti del genere, così come l'impossibilità di capire davvero che cosa può sentire, veramente, la vittima di tutto questo orrore. Io, che da sempre mi schiero contro la violenza su ogni vivente, uomini, donne, bambini, animali, non posso che approvare chi decide di farci riflettere su questo mettendo nero su bianco il proprio stato d'animo di fronte all'estrema violenza di cui l'essere umano può essere capace.
Ezrebet

Recensore Junior
23/02/11, ore 01:04
Cap. 1:

Ciao Carmen, mi sembrava giusto lasciarti un commentino dopo quanto accaduto!
Sinceramente, ho trovato la tua fic molto matura e delicata ma, allo stesso tempo, chiara e netta.
Non ci trovo nulla di offensivo o sconvolgente, anzi il messaggio che hai lanciato mi è parso oggettivo. Lo stupro e la violenza - fisica o psicologica che sia - sono temi delicati e, se si vuole affrontarli, bisogna averne piena coscienza. Bisogna sapere di cosa si sta parlando, capire cosa si ha realmente davanti.
Che la tua fosse un'esperienza personale si è capito fin da subito - quella della tirocinante (? scusa, non so quale sia il tuo ruolo! Quando si parla di termini "tecnici" sono una frana e li confondo sempre -.-) che scappa perché capisce di aver avuto a che fare con qualcosa più grande di lei e che, in realtà, non aveva mai compreso davvero, intendo.
Non so a quali ff tu ti sia riferita, nella richiesta finale ma, ripeto, mi è sembrata una richiesta logica, matura e fatta con estrema lucidità e delicatezza.
Un saluto e ci si sente su faccialibro! :)

Recensore Veterano
22/02/11, ore 22:25
Cap. 1:

Senza parole.
Quando si trattano questi temi ho sempre il magone perché, masochisticamente, non riesco a rimanere distaccata dalla lettura ma non solo. Io mi immedesimo, escludo tutto ciò che mi circonda e cerco di calarmi nei panni di chi scrive queste cose. Ci sono sempre dei motivi e il tuo è valido. Vuoi sensibilizzare coloro che scrivono su questi temi a farsi un esame di coscienza.
Io sono una di quelle persone che ha provato a scrivere sul tema della violenza sessuale per capire come si possa essere sentita una persona alla quale una sventura di tale portata è capitata sul serio. Sai una cosa? Il risultato è stato non capire perché non ho vissuto per mia fortuna né direttamente né indirettamente. Ho solo capito che non era giusto pubblicare niente di tale argomento, nonostante sia scritto con un approccio cauto e introspettivo. L'unica cosa che ne è uscito è stata una domanda. PERCHÉ?
Io non so il motivo per cui succedono queste cose e perché loro e non io? Ma loro non sono diverse da noi, i diversi sono quelli che commento questi gesti ignobili.
Mi sono lasciata prendere la mano e forse il mio pensiero ti sarà arrivato confuso,ma non mi risulta facile parlare di ciò. Parlo, ma chi sono io per parlare? Supposizioni sono solo questo.
Al tuo posto sarei fuggita anch'io forse, non so. Non posso capire cosa hai provato, ma conosco il mio corso e il mio carattere e sicuramente l'emozione forte e dolorosa mi avrebbe portato tremori e sudori freddi, paura per ciò che ha subito la ragazza e perché non si sa mai se un giorno tocchi anche a noi. Paura.
Mi scuso davvero per come ho scritto. Penso solo che il tuo sia un messaggio giusto.

Oasis.

Ndamministrazione: nelle recensioni è vietato commentare il modo in cui commentano altre persone. E' stato eliminata la frase in cui era presente questo commento.
(Recensione modificata da Webmistress Erika il 23/02/2011 - 01:04 pm)

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