Recensioni per
Protezionismo. Forse.
di LadyPalma

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
28/08/19, ore 19:37
Cap. 1:

Menomale che ho deciso di spulciare il tuo account, devo dire che questa piccola storia è davvero ben scritta e ci si immedesima facilmente, specie se i ricordi sono congruenti con quanto descritto. Il dilemma tra scelta e condizione non è risolto, forse è un po' tutt'e due, ma in ogni caso come dici tu ci si deve abituare "a gioire quasi della propria solitudine", e non sai quante volte l'ho celebrata quasi come una compagna di viaggio silenziosa e "coccolante", che ti culla un po' come una coperta fredda nella quale ti si addormentano tutti i sensi. Ma ci sono anche dei vantaggi, quelli che ti fanno andare a fondo nell'introspezione di te stessa, portandoti a creare un tuo mondo, cercando in un'unica singolarità quel tutto di cui parli. Secondo me l'autarchia non è completamente negativa, anzi penso che molti rapporti interpersonali (inclusi quelli di natura romantica, ma non solo) sarebbero molto meno disastrosi se tutti iniziassero in primis a bastare a se stessi, pur ammettendo che in certi casi è accettabile fare affidamento su qualcun altro, così si eviterebbero molti -drammatici, dal mio punto di vista- rapporti basati su dipendenza emotiva.

Recensore Master
18/03/11, ore 15:21
Cap. 1:

Ho letto solo ora questa fic e mi è sembrato di fare un salto indietro nel tempo. Anche a me è capitato quanto racconti. Nel mio caso, senza scendere nei particolari, mi sono ritrovata alle medie ad affrontare da sola la vita scolastica, senza avere accanto le amicizie che avevo avuto alle elementari, e, se devo essere onesta è stata durissima. Niente bullismo,  ma passare per i corridoio sentendo le ochette di classe mia sghignazzare al mio passaggio senza che avessi fatto loro nulla, è stato umiliante e doloroso. Sono praticamente diventata secchiona per necessità, non potendo contare su nessuno e se non era per la mia cocciutaggine e per l'affetto della mia famiglia, sarei adesso da uno psicanalista. Da allora, per le medie, sono diventata amica di me stessa, diventando secchiona per necessità, dovendo far fronte da sola ai miei problemi. E'stato durissimo, soprattutto all'inizio, però malgrado questo, a distanza di anni credo che mi sia stato utile.
Spesso, quando si è nel gruppo, non si ha modo di vedere quali sono i propri limiti, tranne quelli che implicitamente il gruppo propone.  Questa esperienza mi ha dato tanto dolore ma mi ha insegnato ad essere meno accondiscendente. Al liceo infatti, sebbene non fossi la più brava, tendevo a sgobbare e molte nella mia classe approfittavano del sudore del mio lavoro, prendendo poi voti migliori o uguali ai miei. Capisco la tua frustrazione e la condivido in pieno, tuttavia, tieni conto di una cosa. Per quanto il tuo lavoro possa essere sottovalutato al momento, non è detto che una volta finita la scuola, questa esperienza non ti serva. Se con il tuo lavoro, i tuoi compagni prendono voti meglio di te, vuol dire che hai una buona capacità nel prendere appunti, cosa che può servire in altri campi, come all'università, dove non ci sono prof che chiudono un occhio su questi furbetti. Quello che voglio dire è che non ti devi fermare alla tua attuale situazione in classe ma guardare al tuo futuro non appena avrai preso il titolo di studio. Al momento sembra una magra consolazione ma purtroppo è così, perché spesso e volentieri i professori di una scuola non possono mantenersi oggettivi al 100%. Posso semmai consigliarti di prestare meno i tuoi appunti a queste persone, magari dicendo loro che li hai lasciati a casa. La cosa brucia e lo so bene ma la scuola è anche questo e per sopravvivere bisogna essere un po'egoisti o si finisce con l'essere schiacciati..
Non ti devi comunque scoraggiare e mi ha fatto molto piacere leggere il tuo lavoro.
Buona fortuna
cicina

Recensore Veterano
17/03/11, ore 21:30
Cap. 1:

Mi piace la gente che parla di queste cose, ma sono troppo pigra per sfogliare chissàquante pagine di ff per trovare quelle due o tre che trattano questo argomento scolastico-universitario. Sì, perché... sembra esista solo fino alle superiori, la figura dello studente-secchione-pertanto-sfigato, o, anzi, per dirla meglio, speravo che entrando all'università si vedesse qualcosa di nuovo, ma gli stereotipi - purtroppo - sono sempre quelli.
-La figa (scusa la parola, ma è quella più chiarificatrice) presa per il naso (ma al posto di "naso" attribuisci pure l'altra parte corporea) dai ragazzi che si credono degli dei in terra;
-i ragazzi che si credono appunto degli dei in terra in fatto di esperienze normali e paranormali;
-gli ignoranti consapevoli, ma che si sbattono altamente del loro cervello miniaturizzato per concentrarsi sulle doti di ma-guarda-che-ragazzone-che-sono,-tutto-muscoli-e-maglietta-aderente;
-le gallinelle depresse conscie dei risultati scolastici appena accettabili;
-la finta-secchia, che ti guarda dall'alto al basso sfoggiando il suo nuovo taglio di capelli e l'espressione più seria che ha leggendo su un libro ma pensando ai ca**i suoi e che negli ultimi esami ha preso meno della più scarsa della classe;
-gli sfigati che, non riuscendo ad attrarre a sé nemmeno la più sfigata delle ragazze, collaborano tra loro argomentando concetti sulle leggi fisiche appena apprese e raggiungendo soglie dell'intrippamento mentale su chi ha ragione e chi si è scritto meglio gli appunti, talvolta giungendo a considerarsi degli incapaci;
-le sfigate - che molto spesso si riducono a... UN elemento per classe, quindi... LA sfigata - che non possiede i doni segreti di madre natura che, forse sentitasi troppo in colpa, le ha assegnato un cervello con qualche circonvoluzione in più, o, almeno, con un po' più di buona volontà.
Aprendo una digressione su questo ultimo membro della classe che sento così taaanto vicino - chissà perché... beh, fosse il contrario, magari, non sarei nemmeno qui a scrivere questa recensione ma in piazza a bere cocktail col primo bel tipo che incontro in pub -, non posso che essere d'accordo con te e con la tua descrizione dell'utilità (discutibile) del suddetto.
A dir la verità c'è ben poco da dire... esso/a è confinato/a (e non per scelta, nella maggior parte dei casi) tra appunti perfetti e libri sottolineati, nonché compiti ordinati e nozioni apprese con e senza sforzo. Oltre a questo... non ci sei più.
Scusa, ma non l'ho tradotta nemmeno io, quella versione. "Va bene, ciao."
"Senti ma la sai questa cosa?" No... non l'ho ancora studiata. "Ok, ciao."
"La facciamo insieme, la relazione" Scusa ma chi l'ha detto, che voglio farla con te?
E qui inizia un'arringa sull'incapacità dell'allievo pigro di scrivere al pc due boiate su un esperimento in laboratorio, obbligando te, studente modello, ad aiutarlo, altrimenti pure la prof si incavola per il tuo egoismo.
Egoismo? Ma se sono di più le cose che faccio per gli altri rispetto a quelle che faccio per me?
Beh, mettiamo i verbi al passato.
Ora mi limito a dare qualche ripetizione occasionale (ovviamente gratuita -.-) per innalzare il mio livello di stima diffuso tra i miei compagni di corso. Non sia mai che in un futuro abbia bisogno di loro.
Bisogno di loro?
E' la cosa di cui più mi vergogno, chiedere a qualcuno. Devo proprio essere disperata, se mi vedi chiedere. Internet deve essere partito, i cellulari con la connessione devono essere tutti morti, le biblioteche chiuse per ferie, e i miei libri devono aver preso fuoco da soli. E il mio cervello deve essere andato in vacanza.
In quel caso... ci vado anche io, in vacanza.
E mando a [censura]... *si schiarisce la voce* tutti.
Quando quel momento arriverà (cioè spero tra due anni e mezzo), forse, me ne andrò da qui e sceglierò, finalmente, io le persone con cui voglio relazionarmi.
E' una ca**o di convivenza forzata - ma inevitabile -, quella che la scuola ci impone.
E' uno schifo.
Punto.