Recensioni per
Sturm und Drang
di Kagura92

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
06/06/11, ore 15:32

Per tutto il tempoin cui ho letto questa storia, sono rimasta letteralmente senza parole.
Sinceramente, non so esprimere a parole quello che provo, ma ci proverò... Ho letto molte fan fiction, alcune tra queste mi piacquero così tanto da aggiungerle ai "Preferiti", ma in ognuna c'era un qualcosa che stonava, che incrinava l'armonia del tutto... Ma quella che ho appena finito di leggere è Perfetta. Non saprei come altro spiegarlo. Sarà che a me piaciono le fan fiction molto intrspettive, ma la tua ha una marcia in più. Insomma, hai aggiunto tutto quello che ritengo sia indispensabile per creare una buona storia. Non è per niente facile trattare argomenti come la Prima Guerra Mondiale, ma sei riuscita a descrivere alla perfezione nel contesto, senza scivolare inevitabilmente nel macrabo o nell'eccessivo. Forse è propria questo "restare in superficie" che la rende tanto speciale. Ho messo tra virgolette questa espressione perchè posso essere fraintesa, ma non mi vengono in mente altre parole per dirtelo. Con questa frase non volevo intendere che non hai descritto a fondo i personaggi, ma che hai saggiamente di descrivere le scene più drammatiche con delicatezza, senza scendere in noiosi e scontati monologhi sullo stato d'animo di ogni personaggio. E' proprio grazie a questa "delicatezza" sei riuscita a mettere in scena un pathos che non sarebbe possibile con uno scroscio di parole lacrimose. Cioè, io stavo per piangere, qui.

Il capitano ci aveva dato il permesso di metterci subito al lavoro, e avevano già preparato la croce, bianca con le lettere incise nel legno.

Frederick Wagner
1873 – 1915.

E basta.
Era un buon camerata» disse Willemburg, accendendosi una sigaretta «Mi diede un paio di mutande nuove, dopo la prima volta. Era gentile» fece un tiro e me la passò. La tenni tra i denti e ripresi in mano la pala. L'odore copriva un po' quello degli altri cadaveri.
George scavava spalando via la terra, gettandola dappertutto come un cane, Era già abbastanza profonda, ma scavammo ancora.
«Volete seppellirci anche un cavallo?» Landa ci raggiunse, una corona di fiori in mano. Guardò la tomba e fischiò «Ora nemmeno una bomba lo tirerà su» Erano fiori di ciliegio. Fottutissimi fiori di ciliegio che crescevano ancora.
George gettò via la pala solo quando arrivò anche il capellano Von Heidenberg seguito da un paio di sassoni.
Il Lucchese era stato un buon camerata.
Il suo corpo cadde nella tomba con un tonfo, mentre George, pallido, incrociava le braccia, guardandolo in fondo alla buca. Sfilai dalla tasca il fazzoletto dello Svevo e la croce di legno di Principessa, che era ancora all'ospedale.
Landa portò all'altezza del petto la corona di fiori, Willemburg si mise rigido.
«Cari fratelli e sorelle, siamo qui riuniti...»
Si interruppe mentre anche lo Svevo arrivava ansante e mi strappava il fazzoletto di mano.
«...per ricordare...» da lontano si udiva di nuovo l'eco degli spari. Ma il capellano si interruppe di nuovo, perchè anche qualcun altro potesse raggiungerlo.

E poi, la scena erotica tra Roderich e Gilbert è una tra le più belle che ho mai letto: anche qui vale la regola dell'"accenno"... Infine, la ricostruzione storica è realistica e toccante...
Bene, dopo questa recensione che alla fine mi pare quasi un libro (me lo dicono sempre che non mi azzitto mai), aspetto con impazienza il prossimo capitolo!!!
Bye!!!

Recensore Master
05/06/11, ore 00:17

Bel capitolo, davvero, arrico a questo giudizio riflettendo come la struttura del testo sia ben divisa tra momenti che, se non fosse esagerato dato il contesto, potrebbe apparire, se non idilliaco, almeno "normale" (parlare di sé, dei propri cari, parenti naturali e acquisiti, raccontare dei propri sogni, speranze, della bellezza dei loro luoghi natali, delle piccole e grandi gioie che regalava la loro vita da civili, che ora sembra così lontana da loro, persi in quella terra di nessuno e pronti a vedere la loro esistenza dipendere dall'eventuale errore di mira di un cecchino, fino anche alla dolorosa menzione di chi invece non tornerà più, lasciando nel dolore e nell'angoscia chi sperava in diverso esito).
Quanto alla scena d'amore, mi sembra sia stato ben reso i trasporto che porta costoro, sia pure appena conosciuti, a congiungersi in quel particolare momento (dove più che altrove credo che possa valere il principio dell'ogni lasciata è persa), come dice una famosa canzone di De André "e fu il calore di un momento", perché poi ritorna la guerra, con le sue dolorose incombenze, come il gesto di estrema pietas verso il compagno caduto (mi è parso poi altamente simbolico il momento in cui il cappellano preferisce tacere a sentire il rumore degli spari, in quel momento non era proprio il caso di sentire discorsi improntati all'elevazione morale, sarebbero stati piuttosto fuori luogo), ottima poi la frase d'addio di Gilbert, che come al solito sembra sopravvalutarsi.
In breve: complimenti per il capitolo.
PS. E menzione particolare per la scelta dei versi alla fine, mi sembrano davvero appropriati.

Recensore Master
13/05/11, ore 07:34

Scrivere di quel carnaio che fu la Grande Guerra (concordo, la prima per certi versi fu senza dubbio peggiore della seconda, e non solo per le inumane condizioni del fronte e perla barbarie delle tecniche usate, ma anche perché chiudeva nel peggiore dei modi un'epoca contrassegnata da una forse spropositata fiducia nel futuro e nelle sue conquiste) senza andare nel macabro e/o nel morboso non era facile, ma mi sembra che tu ci sia riuscita molto bene, come hai saputo ricreare il partioclare clima delle trincee (così lontano da quella vuota retorica fatta di figli della Patria che si battono con coraggio ed ardimento baciati dal sole e dalla Vittoria, qui invece solo una parvenza di vita, cui si cerca di dare un minimo dell'umanità, nel timore che essa possa venire troncata in maniera particolarmente crudele e sovente tutt'altro che rapida ("si sta come sugli alberi le foglie" avrebbe detto un loro nemico impegnato su un altro fronte), eppure, anche in quel momento, la voglia di andare avanti non li abbandona, come se per contrasto al tragico ambiente in cui si trovano a vivere risaltasse ancora più forte il desiderio di continuare,simboleggiata da quello che rende che più rende elevato lo spirito umano: la musica e il canto, sembra qualcosa di assurdo, che dei soldati cantino qualcosa che non sia un inno di battaglia o magari una canzonaccia da osteria, ma, provando a figurarmi per quanto possibile la scena, credo che non fosse possibile scelta migliore.
In breve: non m'è dispiaciuto affatto leggere questo capitolo, complimenti vivissimi.
PS. Avevo già letto qualcosa sulla prima guerra mondiale vista dagli imperi centrali (Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque e la monumentale opera Gli ultimi giorni dell'umanità di Kraus) questo racconto me li ha fatti tornare in mente.