Recensioni per
Ma i figli dei suoi figli hanno il trono
di Entreri

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano
19/09/18, ore 17:49

Quarta recensione premio per il primo posto al contest Buona la prima! Indetto da me sul forum di efp.

Devo farti i miei complementi, una storia che ti tiene legata alle vicende dei personaggi dalla prima parola all'ultima.
Un po' lunghetta, ma sospetto che tu in quanto scrittrice sei un pochino logorroica, sbaglio?
Piccolo consiglio, ingrandisci un po' il carattere, non so se sia un problema solo mio, ma ho fatto fatica nel mantenere il segno di lettura.
Ancora mille complementi.
Spero di "vederti" in altri miei contest

Recensore Master
19/01/17, ore 16:04

Recensione Premio per il contest "Award for best one-shot"

Storia incredibilmente interessante!
Alcuni refusi e punti mancanti notati, ma come vedo è tua abitudine pubblicare storie solo di qualità, che non posso che apprezzare. Giusto per non ammorbidirmi troppo, ho notato in questo testo una punteggiatura meno marcata, a discapito di frasi più lunghe e contorte, a volte poco chiare nei loro intenti. La decisione di narrare tutta la storia attraverso la voce di Mereth non ha affatto penalizzato la lettura, anzi: ha creato una storia nella storia. Un espediente molto originale, poiché ti ha permesso di "celare" l'oscurità di Mereth fin quasi alla fine, creando un climax ascendente di tensione e colpi di scena(in particolar modo ho amato il fatto che Elerad si sconvolgesse tanto per il comportamento tirannico e l'assassinio fratricida commesso da Hartaigen, per decidere infine di seguire le sue stesse orme).
La trama è lineare nel suo svolgimento, ma molto complessa nelle sue singole parti. Hai creato un mondo, e ti sei persino impegnata a darne una dettagliata e accurata descrizione, chiamando in tuo aiuto immagini suggestive e di grande effetto.
Concentriamoci sulla storia/nenia ammaliatrice di Hartaigen. Mereth non si è limitata a mostrare l'effluvio del potere, ma ha sbattuto in faccia al fanciullo l'orrore, i sacrifici, la brutalità, l'esecrante solitudine di chi tiranneggia e brama più di quello che gli è concesso dalla vita, usurpandolo agli altri; infine, quando ogni difesa del bambino era crollata, gli ha spalancato le porte del paradiso, abbattendo il muro/siepe che delimitava i suoi limiti. Ella ha stretto le maglie della sua rete intorno a Elerad mostrandogli quanto, nonostante la morte, Hartaigen avesse vinto, in vita e nel futuro. A tal proposito, molto suggestivo il fatto che la vecchia badante abbia per tutto il tempo lavorato fisicamente(metaforicamente) la maglia: prima i singoli pezzi, in menzione alle singole parti della sua storia, del metodico lavoro di spogliamento(lasciami passare il termine) dell'anima ambiziosa di Elerad, togliendo come scarti amore e doveri; infine le ha cucite insieme, vestendolo di brama e promessa solitudine, per lasciarsi indietro solamente un sudario(chissà quale corpo avvolgerà) di lana grigia. Bella e visionaria quest'immagine.
Hartaigen ci viene mostrato fin da subito come colui che è disposto a tutto per i suoi scopi. Non so se lui abbia veramente sofferto per la morte dei suoi cari(o se a questo punto la sua figura sia stata veramente in vita come la voce di Mereth ce lo ha descritto), fatto sta che questo precedente sarà la giustificazione che Elerad chiamerà a sua difesa dinanzi al dolore di chi sacrificherà per il suo potere. Mi chiedo anche se Mereth non sia quella stessa donna sola a cui Hartaigen abbia chiesto supporto e, se così, cosa comprendesse il patto: che esso vincolasse Mereth a dar vinto il trono agli eredi del conte di Usen solo fino a quella generazione e che, finito quel vincolo, ella stesse cercando un nuovo giovane con cui stringere il medesimo patto e far ripetere la storia, ancora una volta? Quest'idea mi intriga molto. Non ha concesso più di quello promesso!
Elerad, per questo motivo, è l'altra faccia della medaglia di Arbitrio. Se il primo è subito presentato in versione adulta, scolpito nella durezza del suo essere il "male" per antonomasia, colui che brama il potere e sconfigge il fratello "buono"; Elerad è e rappresenta la psicologia che sta alle spalle del guerriero del Sirenmat, colui che, nonostante le sue sfumature di ambizione, conserva un legame con la famiglia i suoi valori e i principi di fratellanza con cui si è legati tutti. Rappresenta il principio, il punto di partenza, la parte umana da cui il demone si è sollevato, annegandola in un'espressione glaciale.
Alla fine la storia che hai scritto non è altro che una lettura al contrario, ci mostri prima la fine per farci intuire da dove tutto è partito.
A tal proposito, fantastico il nome del guerriero e della sua spada: arbitrio. Di certo non indica la libertà di poter scegliere(e certo essa non è concessa a tutti), ma sicuramente Hartaigen, al suo tempo, aveva fatto una scelta, e nel momento in cui l'ha presa, egli stesso è diventato l'arbitrio, la legge, la forza che decide e che muove tutto, colui che sceglie per tutti e impone quella scelta a qualunque costo.
Come sempre nessuno dei tuoi personaggi si può definire eroe o cattivo: tutti hanno talmente tante sfumature e crucci alle spalle che si può solo ammirare il tuo lavoro ingegnoso. Persino il cattivo è una vittima di se stesso e della vecchia. Ma una cosa la voglio dire: Mereth. E' lei la protagonista indiscussa. Come ti ho già detto, ce l'hai mostrata come una balia, arcigna e brutta(ma con denti bianchissimi e piccolissimi), che si fa odiare per il suo lavoro accurato e per la sua capacità di non farsi comprare da Elerad; non è quest'ultimo a scegliere di farsi raccontare la storia, ma lei che lo costringe a fargli tale richiesta. Così, la sua ambiguià viene smorzata dal parere scorbutico del bambino, aleggiando comunque con tetra pesantezza nell'aria, come presagio di ciò che in effetti era fin dall'inizio ovvio, ma mai scontato. Con lentezza e ponderazione hai insinuato il dubbio e lo hai mantenuto tale fino a quando ella non ha mostrato di parteggiare per la brama di potere. Infatti, all'inizio il racconto sembrava un monito per l'ambizione del secondogenito, mentre alla fine si trasforma nella miccia che spinge Elerad a vendere la sua umanità.
Davvero tanti complimenti. Non ho altro da aggiungere. A presto!

Recensore Junior
06/10/14, ore 19:48

Seconda classificata:

MA I FIGLI DEI SUOI FIGLI HANNO IL TRONO di Entreri 




Grammatica, ortografia e punteggiatura: 10/10 

Sei stata semplicemente eccezionale, hai dimostrato una grande conoscenza della lingua italiana. Ho solo un piccolo errore di punteggiatura da segnalarti, alla fine della frase hai messo per sbaglio una virgola al posto di un punto. 

Entro un’ora Seragen, il duca di Ferlev e i lord loro alleati seguivano quali prigionieri l’avanzata di Hartaigen verso Usen, 



Stile e lessico: 10/10 

Anche qui, come puoi vedere, sei andata benissimo. Adoro il tuo stile, è chiaro, scorrevole, evocativo, coinvolgente ed appassionante, mentre il tuo lessico ricercato è assolutamente adatto al contesto. Sei davvero bravissima, complimenti! 



Originalità: 9,75/10 

Sarò sincera, inizialmente il ragazzino costretto a letto da una malattia a cui vengono raccontate delle storie inquietanti da una vecchia serva mi ha ricordato tanto una scena di A Game of Thrones (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco) che è, se non uguale, molto simile. Quando sono arrivata alla conclusione della storia, però, mi sono resa conto che le due storie hanno ben poco in comune: il plot twist finale rivela che entrambi i personaggi sono ben diversi - e forse persino più complessi - da quelli di Martin. Ti ho comunque levato 0,25 punti perché la cornice del racconto è di per sé poco originale, nel senso che è qualcosa che è capitato un po' a tutti da bambini, come situazione. Hai dimostrato una grande inventiva nel raccontare la storia di Hartaigen, che mi ha davvero affascinato, per non parlare del finale: come tu abbia potuto concepire un metodo per uccidere così sopraffino come l'abbraccio da parte del fratellino malato non lo so, ma ti faccio tanto di cappello. 



Attinenza al tema: 10/10 

Si scopre solo alla fine, ma in realtà tutto il racconto della vecchia Mereth ha la finalità di convincere Elerad ad uccidere il fratello, perciò è come se il passaggio al 'lato oscuro' fosse presente, in maniera sottile, durante tutta la storia. Quindi, ti meriti decisamente il punteggio pieno! 



Caratterizzazione dei personaggi e scenario: 14,75/15 

Ho sempre sostenuto che la caratterizzazione dei personaggi sia una delle cose più importanti in una storia, ciò che la rende più verosimile. Nel tuo caso, ogni personaggio è reale, profondo, vivo, ha una storia e dei pensieri e delle emozioni che vengono mostrati egregiamente dall'autrice. Per questo, voglio complimentarmi con te per la tua bravura nel dare vita ad ognuno di essi, dal piccolo Elerad alla vecchia Mereth, dal crudele Hartaigen a suo padre, il conte Haldric. Persino Afelai, sebbene non compaia mai davvero ma sia solo nominato, è stato caratterizzato alla perfezione: il tipico fratello maggiore affettuoso ma sbruffone, o almeno io l'ho visto così. L'unico personaggio che mi è sembrato un po' più piatto è stato Seragen. 
Lo scenario è trattato in maniera assolutamente sublime: sei riuscita a ricreare perfettamente un'ambientazione medieval fantasy degna di un libro vero e proprio, bravissima! 


Gradimento personale: 10/10 

La tua storia mi ha davvero affascinata, il tuo stile, che trovo superbo (tanto da chiedermi se tu, al di fuori di EFP, non sia una scrittrice o simili) unito alla tua bravura nel descrivere lo scenario circostante e nel dar vita ai personaggi, sono tutti fattori che rendono possibile che il lettore riesca ad immedesimarsi fin quasi ad entrare a far parte della storia. 

Credo che questo sia uno degli obiettivi principali quando si scrive, perciò ti faccio i miei complimenti per esserci riuscita. 

Un unico appunto: avrei tanto voluto che spiegassi come mai la strega abbia voluto convincere Elerad a uccidere suo fratello, cosa ci ha guadagnato lei, in poche parole. E, riflettendoci, mi sorge anche un dubbio: che Hartaigen abbia fatto ciò che ha fatto per lo stesso motivo, perché era stato convinto da una strega. Ma è solo una mia supposizione. 

Grazie per aver partecipato con la tua stupenda storia! 



Punto bonus: 0/1 



Totale: 64,5/66 








Recensore Junior
12/02/14, ore 13:37

I pensieri che questo racconto mi ha suscitato sono oltremodo controversi. Il contesto principale da cui prende vita la storia di Hartaigen mi è parso il calco di un episodio tratto da A Song of Ice and Fire di George R. R. Martin e le caratteristiche di Mareth e Elerad rispecchiano quelle dei due personaggi presenti in tale episodio (Bran Stark e Nan). Come Martin tendi a ricostruire un universo fantasy improntato sull’efferato medioevo Europeo, fatto di tragedie famigliari, tradimenti e personaggi grotteschi, annebbiati dalla smania di potere. Sinceramente non sono un'appassionata di questo genere di fantasy, al quale -allora- mi sento di prediligere romanzi storici aventi il pregio di romanzare fatti simili (se non quasi identici), ma realmente accaduti. Detto ciò, i gusti sono gusti, è forse, se fosse mancata l'analogia iniziale con ASoIaF, ti avrei considerata una semplice “adepta di Martin”…
La scarsa originalità, tuttavia, va a braccetto la tua incredibile abilità stilistica. Il testo è ricco, per nulla piatto; il tuo lessico non raggiunge le soglie del lirismo (probabilmente fuori luogo in questo tipo di storia), ma è coerentemente ricercato, perfettamente in grado di rendere la tragedia umana che si consuma nell’antica storia di Hartaigen. Costui è forse l’unico personaggio davvero degno di nota, l’incarnazione dei conquistatori che ancora oggi popolano i nostri libri di storia, reso senza smussature, terribile così come dovevano essere coloro che sono arrivati alla gloria.
Do a Cesare quel che è di Cesare, quindi, ma voglio anche scriverti che, avendo letto altro di tuo, so per certo che puoi fare di meglio, in quanto l’inventiva non ti manca di certo.


Piccola nota finale, il fatto che Hartaigen venisse chiamato con il nome della propria spada non ha potuto che ricordarmi il mio amatissimo Tolkien, nello specifico Túrin Turambar soprannominato “Mormegil” dal nome (Sindar) della sua spada. E questa è stata una “citazione” piacevole, proprio perché “limitata”.

(Recensione modificata il 12/02/2014 - 07:37 pm)

Recensore Master
29/09/13, ore 16:26

[Contest "Le Lampade di Valar", di Silvar tales]
 classificata Ma i figli dei suoi figli hanno il trono di Entreri, con 26,5 punti 
● Vincitrice del Premio Medieval 
● Vincitrice del Premio Giuria 
● Vincitrice del Premio Miglior Personaggio Originale Maschile 
● Vincitrice del Premio Miglior Stile 


Era davvero da tanto tempo che non mi capitava di appassionarmi così tanto a una lettura, a una storia che non fosse una fanfiction (perché si sa che le emozioni che si possono provare leggendo una fanfiction sono sempre in gran parte dovute alla trama cui essa si appoggia). Non ti so nemmeno esprimere quanto mi abbia coinvolto la leggenda di Arbitrio, proprio come Elerad rimane stregato dalle parole della vecchia Mereth. A questo proposito, devo lodarti per un altro piccolo colpo di genio, un classico mai passato di moda: la bellezza del racconto nel racconto, che offre la possibilità di costruire nella cornice un personaggio di appoggio che funge da vero e proprio doppio del lettore. 
Ma le cose positive da dire sono innumerevoli, contro un'unica negativa. Non vorrei mai averti involontariamente portato fuori strada, quando nel bando ho detto anche un po' scherzosamente che mi sarebbe piaciuto vedere un incrocio tra SkyrimLOTR e Game of Thrones. Non intendevo certo un ricalco così fedele, e preciso di stare parlando esclusivamente della cornice, ovvero di tutta quella parte di storia esterna al racconto della vecchia Mereth. E anche adesso quando scrivo Elerad mi viene quasi automatico scrivere Bran, e vecchia Nan al posto di vecchia Mereth. E anche mentre leggevo non potevo fare a meno di immaginarmi Elerad e la vecchia Mereth con i volti dei personaggi di GoT (e questa non è una buona cosa, perché un'originale che si rispetti deve sbandierare con orgoglio i propri personaggi, così come spicca in tutta la sua dignità e autonomia il colosso di Hartaigen, di cui parlerò successivamente), perché i richiami che hai inserito nel testo sono inconfutabili. 


Qualche esempio? Ce ne sono parecchi: 
Lo sferruzzare della vecchia Mereth, il fatto che lei sia rimasta la sola a vegliare sul bambino, le storie meravigliose che racconta, l'età stessa di Elerad e il suo desiderio di vedere la madre, il fatto che sia costretto a letto, e poi ancora il modo in cui la vecchia Mereth lo chiama (mio piccolo lord), il suo inquietante discorso sul freddo, il particolare della madre che suole accarezzare i capelli di Elerad, la particolarità del motto delle casate («Qual è il motto dei conti del Sirenmat?» «"Il mio valore e il mio volere."»).
Ora non sono qui per fare un processo, ci mancherebbe, la tua storia ha il premio giuria assicurato e non vedo l'ora di ricoprirti di complimenti (anzi, non saprei neppure da dove iniziare), ma sul serio, il perché di tutto questo? Con quel mostro di personaggio che hai creato, Hartaigen, ti sei dimostrata perfettamente in grado di elaborare personaggi dotati di una caratterizzazione superba (mostro nel senso di meraviglioso), perché ti sei dovuta ad appoggiare, per la cornice, a due personaggi di GoT
Per questo ti sei giocata quasi due punti nella voce dell'originalità. 
Ma ora la finisco con questa tragedia, anzi scusami se mi sono dilungata molto su questo fatto, ma mi sono mangiata le mani nel vederti penalizzata per questa sciocchezza. 

Come dicevo prima, non so da dove cominciare con i complimenti. 
Se leggendo la cornice pare di essere stati catapultati dentro il mondo di GoT, leggendo invece il racconto della vecchia Mereth pare di trovarsi dentro il mondo del Signore degli anelli, in un mondo più luminoso, dai contorni distintamente epici e leggendari, incentrato su una sola, eccezionale, drammatica personalità - da questo punto di vista mi ha ricordato molto I Figli di Hùrin. Ma non voglio nemmeno paragonare troppo la tua storia con altre, perché hai creato qualcosa di assolutamente unico e di prezioso. 
E anche tuo il modo di narrare contribuisce a creare la bellezza di quel che racconti e ad appassionare il lettore. Poche altre volte mi è capitato di incontrare uno stile così disinvolto, così sciolto e fluido, affatto pesante, eppure impreziosito allo stesso tempo di molti particolari descrittivi. Per cui non vuoto, non limitato alle azioni, ma ancorato a un contesto solido. Mi riesce davvero difficile trovare qualche pecca nel tuo stile, per la maggior parte usi sopraffine pennellate di colore, ordinate e tuttavia mai monotone, circolari e precise. Le frasi sono perfettamente equilibrate, concludono e concordano con i precedenti e seguenti tranci di brano, non si incontrano mai pezzi scollegati dal resto della narrazione, e la narrazione risulta così continua, mai spezzata, sorretta da uno stile che riesce perfettamente a cavalcare le onde di un mare in tempesta, tenendo sempre alta l'attenzione del lettore, e portandolo in fretta e furia alla fine. Lo dico sempre, anche se può forse sembrare una contraddizione: per quanto mi riguarda, il fatto di aver concluso in poco tempo la lettura di una storia (come nel tuo caso) è sempre un buon segno. Significa stile pulito, narrazione scorrevole, e inoltre trama avvincente. 
E mi perdonerai se insisto, ma poche altre volte mi sono imbattuta in un racconto breve così coinvolgente come il tuo. 

Tornando alla questione stile, se proprio devo farti un appunto, te lo faccio per questo pezzo: 
Darennon di Darme, conte del Latenlan, era ormai imperatore da due decadi quando portò dinnanzi al Consiglio dei dieci... ...il consiglio fu sciolto e i conti elettori lasciarono la capitale
Ora, non nella minima parte che ti ho riportato, ma se rileggi questo passaggio ti accorgi che hai usato un linguaggio un po' troppo tecnico, troppi termini specifici e "difficili" (uniformarsi - primogenitura - vigente - ammodernamento), difficili intendo soprattutto per un bambino di sette anni (Elerad), ma anche per un'immediata comprensione da parte del lettore sarebbe stato meglio usare un linguaggio un pelino più diretto. Ovviamente si capisce ciò che vuoi dire, ma usi un linguaggio troppo artificioso, che stona con il resto dello stile, molto più limpido e semplice pur nella sua raffinatezza. E ora che ho trovato il mio ago nel pagliaio (come vedi nello stile hai ottenuto il punteggio massimo, e nemmeno mi sono soffermata un attimo di più a pensarci), possiamo continuare. 

Tutti i personaggi sono trattati con estremo realismo, soprattutto mi ha colpito in molti punti la caratterizzazione di Elerad, da questo punto di vista, e alcuni dei suoi pensieri. È interessante vedere come Elerad interpreta a modo suo il racconto, facendo riferimento a sé stesso e a suo fratello Afelai, ennesima testimonianza del realismo, della coerenza e dell'approfondimento psicologico che caratterizzano i tuoi personaggi. In questo caso i pensieri del ragazzino verso suo fratello, stimolati dalle parole della vecchia Mereth e dalla storia di Hartaigen, acquistano voce nello svolgimento finale, il quale mi ha letteralmente sconvolta. 
La conclusione. Questa meraviglia di conclusione. 
Non è in realtà chiarissima, ma non te ne faccio una colpa, anzi è un pregio in questo caso, perché corona perfettamente una storia superba come questa, con tutti i pezzi al loro posto. Ma resta il fatto che mi abbia lasciato qualche interrogativo. La vecchia Mereth è una donna sola? E in tal caso, con il suo racconto e con le sue parole ha spronato Elerad ad uccidere Afelai? Ma soprattutto, Elerad ha veramente intenzione di uccidere Afelai? Perché dalle ultime frasi sembrerebbe proprio di sì, e se così è, allora è come se Elerad fosse stato stregato dalle parole della vecchia, non riterrei altrimenti capace un bambino di sette anni di formulare coscientemente simili pensieri, e di metterli in atto. Ma non posso nemmeno dirmi sicura che Elerad voglia uccidere il fratello, o meglio, che cosa significa con esattezza per l'ultima volta? In me si è anche fatto strada il dubbio che Elerad stesse morendo, ma non mi sembra coerente con i suoi precedenti pensieri. Oppure, un'altra spiegazione che mi sono data, sebbene mi sembri improbabile (l'avresti fatto intendere con altre parole), è che Elerad voglia uccidere il fratello abbracciandolo, cioè trasmettendogli il morbo scuro, che uccide se preso dopo i dieci anni. A parte questi dubbi, ritengo che non potevi ideare un finale migliore per una storia così bella e profonda, il finale del racconto mitico che si rispecchia nella cornice, ed è quindi come se il racconto mitico prendesse vita nel presente, e le parole della vecchia Mereth acquistassero ineluttabilmente veridicità. 
Interessante anche le diverse interpretazioni che hai dato del motto dei conti del Sirenmat: quella smaliziata di un bambino e l'altra, fredda e veritiera della vecchia Mereth. Bello anche il modo in cui hai collegato il motto al modo di pensare di Hartaigen, hai usato quelle parole per farci comprendere in che modo Hartaigen giustificava le sue azioni, in che modo conquistò consenso, ed è anche interessante notare che sono sempre quelle stesse parole a partorire il nome della spada, Arbitrio, e di conseguenza anche il secondo nome di Hartaigen. E a proposito, trovo affascinante che il guerriero acquisisca il nome della sua spada, come se fossero un tutt'uno, cosa che in effetti è - quando a un guerriero cade la propria spada, non è forse finita? 
E questa identità diventa ancor più affascinante in pezzi simili: Arbitrio gli tagliò la testa. → l'imbarazzo che si crea in questo caso tra la spada e l'uomo è ancor più pregnante, quasi un paradosso inestricabile. E l'effetto che viene a crearsi è qualche cosa di speciale. 

Hartaigen. Vorrei dire che me ne sono innamorata, ma suonerebbe assai poco professionale. 
Solo lo svolgimento della sua personalità richiederebbe una pagina intera di commento. Basti ricordare la scena in cui uccide il fratello, l'umiliazione cui lo costringe, che rispecchia crudelmente ciò che accadde tempo prima, come se Hartaigen avesse lasciato intendere un avvertimento, un indizio di ciò che sarebbe diventato - o meglio, di ciò che era soltanto assopito dentro di lui. Eppure, pur nella sua crudeltà, questo personaggio riesce lo stesso a porre le sue giustificazioni sotto gli occhi del lettore, sotto gli occhi di Elerad. Riusciamo ad essere affascinati dalla sua tenacia, dal suo egoismo, come se stesse combattendo una lotta primordiale per prevaricare sul mondo (tutti quelli che non sono noi, sono nemici, direbbe una ben nota Lannister). La freddezza e la determinazione implacabile di Hartaigen lasciano senza fiato, perché la sua non è pazzia, è pura razionalità, è puro e semplice volere, per restare fedeli alle parole del motto - quel motto che, in fin dei conti, legittima lui e le sue azioni. E ciò che è paradossale è che le sue azioni comportano in lui dolore, come un sacrificio che occorre sostenere per andare sempre più avanti, un sacrificio votato al suo intramontabile ego. E ciò mette una pulce nell'orecchio al lettore, una verità crudele ma salda: che chi sopravvive, chi vince, è chi ama se stesso sopra ogni altra cosa. 
Straziante anche quando descrivi la moglie di Seragen che si getta nella pira del marito, straziante soprattutto per i pensieri di Arbitrio a riguardo, più che per l'atto stesso della donna. Hartaigen che freddamente pensa che la donna è incinta del fratello, e che quindi - mi verrebbe da dire, quasi per ragioni pratiche - non può prenderla in moglie, non può affidare a lei il seme della sua stirpe. È questo aspetto di Hartaigen che lascia spiazzati, perché ogni pensiero in lui è sottomesso a un senso pragmatico (anche se so che questo termine è fuori luogo), e non una sola sua decisione tiene conto dei sentimenti non dico altrui, ma dei suoi stessi sentimenti. 
Ho trovato significativa sia la fine di Arbitrio (sei stata originale, ci si sarebbe aspettati una sorta di punizione per le sue azioni passate, una morte causata dal ritorcersi di ciò che aveva fatto) sia quella frase con cui chiudi la sua storia: tutti gli uomini del Sirenmat narrarono le sue gesta e nessuno lo pianse
Sembra quasi una contraddizione, tuttavia è tutto ciò che Arbitrio sapeva di conquistare, il potere, e tutto ciò che sapeva di perdere: l'amore
Un altro dei pezzi geniali di questa storia è quando la vecchia Mereth fa capire ad Elerad (e quindi a ruota anche al lettore) che infine è un erede di Hartaigen a sedere sul trono, anche ora, al tempo in cui vive Elerad. È come se il rimbombo di un remoto tamburo arrivasse alle orecchie del bambino, tantissimi anni dopo, come se Hartaigen potesse ancora essere una minaccia (che come vedi, ho difficoltà anche a definirla minaccia. Perché non è il classico "cattivo" che agisce per sua natura, il suo è un volere razionale e calcolato, sempre e comunque. Ed è questo che fa più paura, ed è questo a renderlo così temibile). Affascinante e risolutiva questa rivelazione finale, che oltretutto rende il titolo (già bellissimo) perfettamente calzante e riassuntivo dell'intero racconto. 
Forse da Dio non avrà mai perdono, ma i figli dei suoi figli hanno il trono
Una sentenza lapidaria che, oltre ad essere perfetta come parte di una filastrocca per l'assonanza e per l'identità sillabica, fa capire senza alcun fraintendimento la crudeltà del mondo forgiato dagli uomini, un mondo in cui non esiste legge al di fuori della forza e della volontà di una personalità forte. 

C'è solo una cosa che un po' manca nella tua storia, che ti ha sottratto un punto nell'ambientazione: un pizzico di descrizione paesaggistica in più. 

Un'altra questione: i nomi. E qui aprirei una grossa parentesi. 
I nomi sono veramente bellissimi, evocativi (so che uso sempre questo termine, ma mi sembra davvero il più appropriato per dire che richiamano immagini, non sono insapori, ma fatti di luci ed ombre), elaborati con freddezza e consapevolezza, e assolutamente dignitosi. Potrei definirli, se non esagero, coraggiosi, cioè che non temono di assomigliare ad altri nomi di altre ben note saghe fantasy, ma sono in tutto e per tutto unici. 
E a proposito della parentesi di prima, il fatto è che tu sei stata l'unica partecipante che ha saputo scrivere una vera e propria medieval fantasy, in tutti i suoi aspetti, senza alcuna sbavatura. Questo è esattamente quello che volevo leggere, di leggende, di guerrieri, di battaglie, di lotte per un seggio, di tradimenti. 
Una cosa che mi piace del tuo narrare è il fatto che fai spesso riferimento a vicende remote, a nomi che la vecchia Mereth pronuncia come scontati, perché magari fanno parte di leggende, di un corredo di conoscenze che Elerad possiede quasi senza accorgersene, ma che noi lettori non possediamo. E questo conferisce un senso di austerità, di autorità, di autonomia e di veridicità alla storia che racconti, uno spessore non raccontato del mondo in cui sono ambientate queste vicende. E quel mondo ci appare così tridimensionale, ricco di storia, di personaggi, di leggende perdute, e per questo vero e credibile (analoga tecnica viene usata da Tolkien). E il lettore in questo senso si muove come uno straniero in quella terra che non conosce, nella quale non trova riferimenti, della quale le cose non gli vengono spiegate. E questo conferisce, secondo me, un sublime fascino alla storia, un fascino che fa desiderare al lettore di appartenere a quel mondo. Quando questo accade, sempre per come la vedo io, l'obiettivo di un racconto fantasy che si rispetti è stato raggiunto. 


Errori
● il sogghigno tagliente sul il [su il oppure sulvolto 
● volle aspettare la conclusione della guerra contro i barbari per comunicarla, [ ; ] la morte, tuttavia 
● Dreilt [intendevi dire Hartaigen?] abbandonò Usen nella notte cavalcando verso sud 
● mantenere un contengo [contegnodi distaccata superiorità
● era talmente vivida dinnanzi a [aisuoi occhi 
● «Hartaigen lo amava [ . ]» 

Un'ultima nota grammaticale, che ho fatto notare anche a un'altra partecipante → se/sé stesso → io accetto entrambe le forme, a patto però che venga usata la stessa all'interno di uno stesso scritto, cosa che tu non hai fatto: 
«Sì, e lo amava, ma amava di più se stesso 
«Solo amava di più sé stesso 

In ultimo mi stavo chiedendo, forse ci sta un rating arancione. Ci sono dei pezzi davvero distruttivi emotivamente, e tematiche non leggerissime. È un giallo tirato. Poi è vero che ognuno la vede diversamente per la questione del rating, io ho espresso il mio consiglio. 

Grammatica 4,5/5 
Stile 5/5 
Originalità 3/5 
Caratterizzazione 5/5 
Attinenza 5/5 
Ambientazione 4/5 

Totale 26,5/30


Grazie ancora per aver partecipato!
Silvar
 

Recensore Veterano
30/08/13, ore 14:38

Recensione-giudizio (One-shot panic! contest)

Correttezza grammaticale e sintattica: 9,75/10
Davvero un buon lavoro, per quando riguarda la grammatica. Ho solo un paio di cose da farti notare:
Più vecchie delle montagne e più aspre dell’inverno conoscevano tutto → meglio separare con una virgola la frase nominale dal resto del periodo;
Non siete mai stato nel tumulto della battaglia mio piccolo lord → il complemento di vocazione va separato dal resto della frase;
i lord loro alleati seguivano quali prigionieri l’avanzata di Hartaigen verso Usen, → hai messo la virgola al posto del punto fermo, ma si tratta chiaramente di una svista;
stavano tutto gli uomini → tutti.
Ho deciso di non penalizzarti più di così, poiché la storia è molto lunga e due degli errori che hai fatto non sono altro che sviste.
 
Stile e lessico: 10/10
Una parola: wow. Sei riuscita a usare uno stile perfetto per il genere, un po’ più complicato del normale, ma perfettamente comprensibile e per nulla artificioso - lo stesso vale per il lessico.
La storia si legge in modo incredibilmente veloce e il coinvolgimento è alle stelle; le pause sono inserite in modo perfetto e la morale emerge in modo talmente naturale, nonostante la sua discutibilità, che non posso far altro che complimentarmi.
 
Trama e originalità: 10/10
Qui sei davvero riuscita a stupirmi: il finale della storia non si riesce a indovinare fino alle ultime righe e il colpo di scena finale, sebbene molto triste, è a dir poco spettacolare. Inoltre, ho trovato che l’ambientazione ben studiata e la ricchezza di particolari dessero un tocco più “reale”, per non parlare della sensazione di puro orrore che mi ha attanagliata alla fine: perfetta, davvero.
Perdonami se si tratta di un’osservazione fuori luogo, ma non ho potuto fare a meno di notare una leggera ispirazione alle Cronache del Ghiaccio e del fuoco, soprattutto nel punto in cui Mereth mette in discussione l’idea che Elerad ha del freddo, e anche il particolare della convalescenza ricorda un po’ la caduta di Bran. Magari non l’hai neanche mai lette e sto facendo una figuraccia xD
 
Caratterizzazione: 10/10
Ho trovato i personaggi caratterizzati perfettamente, dal primo all’ultimo: sia quelli principali che quelli secondari - perfino il fratello di Elerad, che compare soltanto alla fine, emerge in modo completo e convincente. Ho adorato tutto della caratterizzazione, anche se non è stato dato all’introspezione grande spazio rispetto all’azione, che già da sola riesce a fornire un ritratto soddisfacente dei personaggi: la crudeltà di Hartaigen, il cui amore è sempre sopraffatto dall’egoismo, la mitezza che condurrà suo fratello alla morte… sembra tutto incastrato alla perfezione e io non so cos’altro dire, se non che hai fatto un ottimo lavoro.
 
Giudizio personale: 10/10
La tua storia mi è piaciuta da impazzire e sono restata con il fiato sospeso fino alla conclusione. Trovo che sia davvero un bel risultato, poiché far passare una morale così amara senza stonare o sembrare incoerente è impegnativo. Credo che questo sia un racconto riuscito sotto tutti gli aspetti: trama più che avvincente, particolari inseriti in un contesto ben studiato, personaggi molto sfaccettati e credibili e dialoghi coinvolgenti al massimo. L’unica cosa vagamente negativa che posso dirti è che tutti quei toponimi in qualche occasione mi hanno confusa: forse uno specchietto introduttivo o una piccola mappa (anche approssimativa, non è che ci sia bisogno di chissà che precisione) avrebbero aiutato in tal senso.
 
Totale: 49,75/50

Recensore Junior
08/07/13, ore 02:57

Eccomi a ricambiare il favore e darti il mio parere... ^_^
Allora, per prima cosa sappi che questa storia mi è piaciuta una cifra, in alcuni punti mi sono pure venuti i brividi... la narrazione di questa "favola" l'ho trovata fenomenale, è la prima volta che leggo qualcosa del genere... per la storia invece mi ha ricordato (molto molto) vagamente quella di Caino e Abele, cioè due fratelli dove uno finisce con l'uccidere l'altro (solo per questo, eh) e sempre molto vagamente "Le Cronache di Narnia" quando allo zio usurpatore Miraz nasce finalmente un erede e quindi il nipote rischia di essere ucciso, ma le cose ,per come le hai presentate, sono molto molto diverse dato che "amava di più se stesso"... ^_^
Non volermene, ma ho notato qualche piccolo errore: per prima cosa i doppi spazi, nelle prime righe ne ho trovati un sacco, poi ho trovato diversi errori di "d" eufonica (la regola vuole che si metta la "-d" alle congiunzioni "e" e "o" e alla preposizione "a" solo se la parola che segue inizia con la stessa vocale, ossia "ad amare", "ed essere", "od ognuno"... e so anche che quest'ultimo esempio suona malissimo, ma grammaticalmente è corretto)... per il resto ho trovato questi:

"Delle ventisette eterne sentinelle di giacchio" -> forse era "ghiaccio"?
"Oh bambino mio" -> dopo le esclamazioni va una virgola
"sul il volto della vecchia Mereth" -> ovviamente "il" non va messo
"l’esercito di Indekl accompagnandolo nel suo piegare vero Est" -> "verso"; e credo anche che volessi intendere "Indekel"
"seguivano quali prigionieri l’avanzata di Hartaigen verso Usen," -> non sarebbe il caso di mettere una virgola dopo "seguivano" e dopo "prigionieri"? Il mio è un consiglio, con le virgole sono una frana
"non poteva voltarsi per osservare il proprio fratello ,così come non aveva potuto farlo" -> qui c'è un errore di distrazione, la virgola va scritta attaccata a "fratello" e distanziata di uno spazio da "così"
"Ricordava che dopo averlo infine lasciato andare Hartaigen l’avesse abbracciato con affetto." -> anche qui io metterei una virgola dopo "che" e una dopo "andare"
"accanto all’ordinata file di picche" -> "fila"

Inoltre c'è questo pezzo che ho dovuto rileggere un paio di volte per capire di chi si stava parlando (ma è pure notte fonda, io sono stordita dal caldo che non abbandona mai la mia camera e ho fatto fatica a impararmi i nomi della tua storia, quindi può essere benissimo questo):

"Non avrebbe saputo dire perché, ma figurandosi la scena tutto quello che vide fu il capo di Afelai ruzzolare al suolo sgorgando sangue, gli occhi di Afelai inondati di pianto e di paura; ad impugnare la spada uno sconosciuto dagli occhi privi di calore e il sorriso privo di emozione. Sentì le proprie lacrime, sporche e corrotte dal morbo scuro, bruciare lungo le guance."

Ultima cosa ho notato una cosa che non sarebbe proprio corretta: la parte centrale della storia è il racconto narrato da Mereth e quindi discorso diretto, ma i dialoghi che lei riporta (quindi un discorso diretto nel discorso diretto) andrebbero inseriti con un diverso segno di punteggiatura (cioè virgolette alte, trattino lungo o anche l'apice), così non solo diventa più corretto, ma anche più facile da leggere... e poi (ma io sono anche un'amante dei font e delle formattazioni particolari) si potrebbe anche mettere la narrazione di Mereth con un altro stile tipo il corsivo, così la storia diventerebbe ancora più comprensibile, ma alla fin fine queste sono solo sottigliezze... ^_^
Sappi che ora mi hai messo curiosità sul tipo di malattia che ha avuto Elerad e sulla geografia del luogo... sei troppo brava, ti giuro che sono rimasta intimorita dal tuo stile (e per fortuna siamo nella stessa squadra ^_^ ), nelle poche volte in cui ho scritto una fantasy epico non mi sono soffermata sui dettagli... ebbene, ho capito che mi ci devo soffermare... e già tremo per quanto dovremmo scontrarci sull'altro contest (Le Lampade dei Valar), non ho ancora iniziato a scrivere nulla... -_-
Presto leggerò anche le altre, ora vado a nanna... ^_^
syssy5

EDIT: Ho letto solo ora del contest a cui hai partecipato... l'avevo puntato anch'io (non ricordo se mi ero anche iscritta), poi problemi in famiglia mi hanno allontanata dalla scrittura e non ho concluso nulla... devo dire che mi è piaciuto davvero un sacco leggere di questo cattivo qui... ^_^
(Recensione modificata il 08/07/2013 - 03:02 am)

Recensore Junior
05/06/13, ore 13:54

Le immagini che usi sono molto poetiche ed evocative e la vecchia è caratterizzata molto bene – gli occhi di ghiaccio; le rughe infinite, antiche; le risate tetre; la voce raschiante. Mi è piaciuto molto il continuo accostare la sua figura a quella della morte e il riferirsi a lei con metafore e immagini cupe, gotiche.
I nomi sono molto belli ed evocativi; quello della vecchia Mereth poi mi sembra particolarmente azzeccato per qualcuno che vende storie, sogni e illusioni per guadagnarsi l’anima pura di un bambino. Anche Arbitrio è una scelta lessicale molto interessante perché se da un lato significa ‘capacità di scelta nell’operare e nel giudicare’ dall’altro significa anche ‘abuso della libera volontà’; il primo significato è quello che passa dalla storia di Mereth il secondo quello che in realtà il suo portatore incarna.

Forse sono io che in questa frase “gli abitanti del Sirenmat […] reputavano che proteggere i bambini dalla paura impedisse loro di diventare uomini” vedo più di quello che intendevi metterci, ma mi fa pensare al reale valore delle fiabe; perché le fiabe in origine non erano ‘tutte rose e fiori’ (stile Disney) e servivano proprio per insegnare ai bambini che il male esiste e fa parte della vita, fornendo allo stesso tempo dei modelli positivi in cui potersi identificare. Il fatto che qui lo scopo sia invertito poi mi pare un sottile colpo da maestro.

Spettacolare come Mereth si appigli alle conoscenze pregresse del bambino, alla filastrocca, per fare presa sul suo interesse, sulle sue convinzioni e raggiungere i propri scopi. Inoltre la vecchia fa leva sul bisogno psicologico di ribellione che ogni fanciullo prova nei confronti dei genitori e delle regole (“La vecchia Mereth sorrise, superiore e complice insieme, ed Elerad pensò di essere un bambino davvero cattivo quando non poté fare a meno di sorriderle a propria volta”). Ma è agghiacciante come pezzo dopo pezzo, dubbio dopo dubbio scardini tutte le convinzioni e le certezze di Elerad sul genere umano e su cosa sia buono e giusto. Distrugge la sua innocenza di bambino (dove tutto è bianco o nero) e plasma a suo piacimento un nuovo soggetto.
Forse è una mia impressione, ma penso che il ‘freddo’ provato da Elerad sia da un lato metaforico e dall’altro dovuto alla vicinanza della vecchia, della ‘donna sola’ che in realtà è Mereth.
Sembra quasi che le immagini, che prendono forma nella mente del bambino durante il racconto, non siano semplicemente frutto della suggestione, ma manipolazioni del pensiero attuate dalla strega.
Il fratello, la donna amata, il proprio figlio: Arbitrio li lascia morire/li uccide tutti in un climax di orrori ed egoismo che accompagna per mano Elerad sul cammino della corruzione, fino al punto di non ritorno. La vecchia è molto brava a fare in modo che, mano a mano che il racconto procede, il bambino si immedesimi sempre più con Hartaigen. Riesce a screditare gli avversari di Arbitrio attribuendo loro azioni e caratteristiche che il fanciullo non può ammirare, in questo modo Mereth riesce a giustificare le azioni del guerriero sanguinario agli occhi del piccolo lord, trasformando il primo in un modello per il secondo.
Mereth tesse la lana come la trama della storia e manovra quei fili come manipola Elerad, a entrambi (lana e bambino) fa assumere la forma che più le aggrada. Questo parallelo è molto ben gestito e risulta suggestivo.
Credo che la litania (“Solo amava di più sé stesso”) che si ripete lungo il racconto sia un elemento importantissimo: da un lato è l’arma con cui pian piano la vecchia travia l’animo del fanciullo, dall’altro è un riferimento costante alla narrazione ciclica tipica della fiaba.

Alcune cose che non mi convincono:
- “fissando con avversione le piccole venature violette che segnavano le nocche e le linee della mano, le unghie ancora nere dove gli avambracci si erano schiariti del tutto” qualcosa nella seconda parte non funziona dal punto di visto logico, ^^ gli avambracci non possono schiarirsi sulle unghie;
- “come il signore di Viriale ebbe da impararlo” forse ‘a’ in luogo di ‘da’ sarebbe meglio, ma comunque la forma con il pronome clitico non mi convince;
- “Elerad percepì la propria stessa voce” non suona molto bene, sostituire ‘propria’ con ‘sua’?;
- “inseguendola a marce forzate nella Valle degli Echi per massacrare fino all’ultimo uomo.” forse avrei messo ‘per massacrarla’ mi sembra più corretto dal punto di vista delle concordanze;
- quando parli delle ‘donne sole’ forse dovresti essere più esplicita fin dall’inizio, nel senso che quando dici “Si diceva che Hartaigen avesse visitato una donna sola” non si capisce a cosa tu ti riferisca; forse se distinguessi graficamente tale denominazione eviteresti l’ambiguità che ingenera una momentanea confusione nel lettore. Ho trovato molto bello invece come l’accenno, apparentemente casuale, a queste streghe permetta improvvisamente al lettore di capire la vera identità di Mereth (o comunque lo incammini in quella direzione);
- con questa frase “non trovando della dorata Theche che pietra su pietra” volevi dire che la città è stata spogliata di tutto ciò che conteneva di ricco e bello o che è stata distrutta? Personalmente credo che sia la prima, ma l’immagine che utilizzi non mi sembra incisiva né chiara;
- “con tutta la potenza della propria fredda collera e tale timore suscitarono negli animi i massacri che perpetuò nella propria marcia che” forse sarebbe meglio evitare la ripetizione di ‘propria’;
- “Si diceva la leggendaria fortezza degli Igher fosse imprendibile” personalmente avrei messo un ‘che’ dopo “si diceva”, mi sembra più corretto (anche perché poco dopo lo utilizzi);
- “gli uomini che chinavano il capo fino a terra come le donne che stringevano spaventate i propri figli” avrei messo una virgola prima del ‘come’;
- “stallone scuro” forse puoi trovare un termine più espressivo di ‘scuro’;
- “Chiuse gli occhi e ordinò che gli venisse tolta l’armatura” è ovvio che qui il soggetto sia Arbitrio, ma, dato che non si può dire lo stesso relativamente alla frase precedente, dal punto di vista logico se non lo specifichi commetti un errore;
- forse in alcuni punti usare lo stesso tipo di ‘virgolette’ sia per il racconto della vecchia che per le parole degli uomini di cui narra le gesta può essere confusionario;
- in alcuni casi potrebbe essere meglio rispettare la consueta regola de ‘la virgola prima del ma’.

Refusi: in più di un’occasione sono presenti degli spazi dove non occorrono; “Benetto” per ‘benedetto’; “ogni loro dono amaro.»” queste virgolette non sono mai state aperte, quindi non vanno nemmeno chiuse; “l’avanzata di Hartaigen verso Usen,” questa virgola dovrebbe essere un punto; la forma ‘dì’ significa ‘giorno’ mentre l’imperativo del verbo dire è “di’=dicci”.

Bellissima storia! Grazie

a presto
frav

Recensore Junior
10/11/12, ore 17:01

Il finale è uno dei più, come dire "soprendenti" che abbia mai letto. Ti dirò, non avevo capito il titolo, anzi, non ci avevo nemmeno fatto caso, però all'epilogo mi è scappato il sorriso in bocca.
La filastrocca di per sé è bellissima, le rime sono ricecercate e non ricadono sul banale.
Gli sproloqui mentali di Elerad mi sono piaciuti molto, aiutandoli con la mente del bambino, dipingi un mondo bellissimo e curatissimo nei dettagli. Mi fossilizzo sui particolari, lo so. Anche la parlata di Mereth ha qualcosa di arcaico, le leggende o storie che propone di narrare all'inizio al bambino, il modo in cui comincia il racconto, il suo stesso rivolgersi fa pensare a lei come qualcosa di molto antico, con una saggezza maliziosa.
Riguardo alla storia narrata dalla vecchia, quella di Arbitrio, beh, non mi ha colpito particolarmente. Era bella, davvero, ma credo spesso già sentita. Arbitrio non mi sembra un personaggio "cattivo", direi più che altro grigio; ha avuto la possibilità di scegliere ( libero arbitrio, e per questo che la meretrice gli dona una spada con quel nome? è una curiosità che mi ha attanagliato fin da subito ^^), di decidere, quale corso intraprendere. E ha deciso di non essere pietoso. Narrata dalla vecchia Mereth, comunque, non ho percipito una psicologia tonda nel personaggio, ma piuttosto una suspence per le azioni che compiva, senza che queste, per forza, dovettero essere coerenti con Arbitrio. Ripeto, la cosa più bella è stata il finale. Davvero azzaccato, hai conferito alla storia un'altra aurea. ("...forse da dio non avrà mai perdono/ ma i figli dei suoi figli hanno il trono")  
Anche in questa storia ho notato alcuni riferimenti accennati a Martin! ;) ( la vecchia Mereth ed Elerad mi ricordano Nan e Bran in un capitolo preciso de Il gioco del Trono)

Recensore Veterano
23/05/12, ore 23:34

una storia alquanto complessa.
dico fin da subito che è stato un po' difficile riuscire a tenere dietro a tutti i nomi che "la vecchia mereth" tirava fuori, erano talmente tanti che a volte mi perdevo un poco. tuttavia, immagino che servissero non solo a permettere alla sua storia di essere raccontata, ma anche di far capire a noi lettori quanto anni ed esperienza avesse alle spalle.
quando poi mi sono reso conto che non voleva raccontare un semplice aneddoto ma istigare il piccolo elerad a prendere una decisione del genere, ho compreso una cosa: che il personaggio più centrale ed importante di tutta la storia non è elerad, come il punto di vista del narratore lascia intendere all'inizio, ma mereth. credo che nemmeno lui abbia capito di avere a che fare con una "donna sola", che è riuscita a sostare tanto a lungo alla corte di suo padre senza mai essere scoperta. come quella con cui hai partecipato al mio contest, anche questa one-shot meriterebbe un seguito. ci sono tantissime cose rimaste aperte (la fuga di mereth tra le fiamme, elerad che si appresta a diventare figlio unico, il destino del regno, gli obbiettivi reali della strega, che dubito volesse solo dare una mano...) che potrebbero portare comodamente a un seguito.
una bella storia, senza dubbio. ovvio che ti abbia fruttato il primo posto anche qui!

Recensore Veterano
21/04/12, ore 20:09

Il tuo stile è assolutamente impeccabile. Evocativo, ricercato, corretto e mai noioso, riesce a catturare il lettore sin dalla prima riga.
Sono rimasta colpita dal meta-testo che hai inserito nella storia: questo intrecciarsi di due narrazioni rende interessante ogni evento e viene gestito nel migliore dei modi. Trovo che la tua abilità nel creare trame e personaggi, rimanendo originale e fresca, sia da lodale totalmente e ti faccio tutti i miei complimenti per i vari colpi di scena (come quello del cattivo) e per i sentimenti che si vengono a creare, che si riesce proprio a toccare con le dita.
Davvero, stupenda!

Recensore Veterano
26/11/11, ore 17:41

Avviso la gentile clientela che qui: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10021272& è stata consigliata la storia in forum. ** La recensione è la solita del contest, perdonami se non ne ho fatta una seconda. XDD
Intanto, la riporto anche qui. Ancora grazie della partecipazione, appena avrò un minimo di tempo ragionevole ti farò anche la recensione premio. =ç=

Parto dall’ultima cosa che si dovrebbe nominare, per valutare la storia: il finale. XD Questo perché ho trovato davvero, ma davvero ben fatto il ricongiungimento tra la canzone e il titolo col filo della storia, oltre a quello di Mereth con le donne sole e quello di Elerad con Hartaigen. Poiché il finale è stato decisamente una delle cose migliori (tra l’altro, le rime della canzone sono fatte piuttosto bene), sento il dovere di metterlo in primo piano. Riesce a far supporre la costruzione di un mondo vasto quanto di una storia che continua, riguardo Elerad e ciò che lo aspetterà in futuro, e anche se così non fosse riesci a suscitare questa sensazione, ma soprattutto a incuriosire in proposito. E non è certo cosa da poco.
Tornando adesso a un ordine logico nella recensione, passo all’apparato narrativo. E’ interessante narrare una storia nella storia e raccontare del cattivo principale mentre, in un qualche modo, se ne presenta uno nuovo, che potrebbe diventarlo in futuro (credo di aver colto la questione dell’abbraccio al fratello come un “attacchiamogli la malattia allegramente”). Nonostante la maggior parte delle azioni di Hartaigen siano raccontate con frasi vaghe e tu ti sia soffermata ad esporre con particolari interessanti solo le scene che fossero più pregne di pathos, il personaggio che riesci ad evocare possiede un’aura di cattiveria piuttosto intensa. Nonostante ciò, non sfocia nel cattivo-perché-sì, resta piuttosto un tiranno, una persona che prosciuga la propria anima a causa delle vittorie e che è costretto a proseguire per una strada di crudeltà che si è tracciato da solo. Anche nella propria fine, nella vecchiaia, possiede ancora la scintilla infantile dell’ambizione smisurata, ed è interessante, nonché piuttosto originale, il modo in cui muore. Ciò che più di tutto ho apprezzato in questo scorrere di eventi è quanto essi siano “storici” più che moralisti: non c’è l’eroe buono che vince ma ci sono fatti che sono parte della storia di quel mondo, come per noi potrebbe essere Ivan il Terribile, Nerone, Bloody Mary. Le cose vanno in un certo modo e fanno parte del bagaglio culturale della popolazione, tant’è che la canzone ricorda i lati negativi di Hartaigen, tuttavia i bambini la cantano e neppure pensano a cosa significhi. Il mix tra bene e male è concluso benissimo nel titolo, tant’è che alla fine Hartaigen risulta un personaggio malvagio preso a sé, ma non incarna il Male. E’ un cattivo realistico e mi è piaciuto, ti dirò che avrei preferito vedere un’introspezione maggiore nella sua testa – benché non fattibile con questo genere di narrazione. Ho avuto anche il sospetto che Mereth fosse la donna sola con cui Hartaigen medesimo parlò in gioventù.
Passo a Elerad: è evidente che il POV generale è il suo ed è per questo che avrei preferito una maggiore adesione alla sua mentalità. Ciò che intendo è che molte frasi sono formulate in modo piuttosto poetico, con una degnissima proprietà di linguaggio, ma difficilmente potrebbero adattarsi alla mentalità di un ragazzino di poco più di sette anni (e sono quindi chiaramente più adeguate alla mentalità dell’autrice medesima). Mi riferisco soprattutto a diversi intermezzi che descrivono la voce di Mereth e l’arrivo della notte, ma anche alla storia in generale. Di per sé, non c’è alcun errore nell’adottare un narratore esterno, tuttavia adeguare lo stile alla psiche di Elerad avrebbe permesso al lettore di seguire con più facilità e partecipazione il percorso psicologico non indifferente che compie sino alla fine, così da non avere l’impressione di uno stacco troppo netto. Essere influenzati dal racconto talmente tanto da decidere di amare più se stesso che il fratello e quindi di uccidere il fratello medesimo non è qualcosa di indifferente o da tenere in secondo piano; se il POV si fosse mantenuto più stretto alla psiche del ragazzo avresti avuto modo di approfondire lungo tutta la storia il suo percorso mentale e le sue impressioni, perdendo forse in poesia ma guadagnando in caratterizzazione.
Lo stesso problema si presenta nella “parlata” di Mereth. E’ una vecchia, forse una sorta di strega, ma le sue frasi così articolate si differenziano molto poco dalla narrazione fuori dal discorso diretto, in quanto a stile. Non essendo suo il POV (ti sei chiaramente attenuta a mostrare i dubbi e i timori di Elerad piuttosto che gli intenti/pensieri/motivazioni di lei), ciò che si riscontra è la mancanza di una vera “voce” per il personaggio, che adesso è troppo monotono (non da intendere come noioso, ma proprio come “dotato di una voce non distinta”). Entrambi i personaggi sono molto interessanti, meriterebbero quindi di distaccarsi di più da quello che è soprattutto il tuo POV.
Dal punto di vista lessicale e grammaticale non c’è assolutamente nulla da dire (qualche errore di battitura, ma per quelli non muore nessuno, sono refusi). L’ultimo appunto che mi sento di dare è: non eccedere coi periodi lunghi, con la citazione di nomi e con lo sfoggio del vocabolario. Cito in particolare una frase: “Darennon di Darme, conte del Latenlan, era ormai imperatore da due decadi quando portò dinnanzi al Consiglio dei dieci l’annosa questione dell’unificazione del diritto di successione, tentando di costringere i lord di Erghenmat e Sirenmat ad abbandonare l’antica legge, che impone a un uomo di scegliere in base al merito il figlio destinato a succedergli, per uniformarsi al diritto di primogenitura vigente nel Varices, nel Malinlan, nel Nydalan, nel Latenlan e nell’Erinal. Fu un fallimento. I notabili del Lai si schierarono con gli uomini del Nord, temendo venisse inficiato anche il proprio diritto consuetudinario di vedere garantito il titolo di conte a quello che avessero eletto come Signore della Torre, ed il Decimo Uomo, paventando il forte scontento delle tre principali potenze militari dell’impero, pose il veto al procedimento, trasformando l’obbligo di sposare la primogenitura in una calda raccomandazione imperiale ad avviare un processo di ammodernamento del diritto di successione.” Devo dirlo in tutta sincerità, le due proposizioni sono tanto colme di subordinate e di vocaboli aulici che coglierne il senso è davvero, davvero difficile. Tutt’ora non ho ben capito cosa sia accaduto e ho i miei dubbi che Elerad, di sette anni, abbia afferrato anche solo la metà del concetto (stesso discorso per tutti i periodi molto articolati e pieni di parole “alte”) Questo si ricollega all’adeguare la psiche del personaggio alla sua voce parlante, in questo caso Mereth, e alle circostanze.
Il tuo desiderio di aggiungere informazioni che arricchiscano il mondo da te creato è comprensibile, ma andrebbe limitato, soprattutto riguardo i nomi. Essendo una storia di non troppe pagine e non un’intera opera letteraria, molte di queste cose non sono effettivamente utili e risultano solo per annoiare il lettore: di tutti i nomi citati, quanti effettivamente sono stati utili? L’unico è Sirenmat, dove è ambientato il resto della vicenda. Il resto, che di certo non interesserà neppure a Elerad.
Un ultimo accenno a frasi come “Dovremo allontanarci dalle verdi pianure dell’Erenlan, dai lord minori che devono una fedeltà flebile e irrilevante direttamente all’imperatore”: la seconda parte, che si riferisce alla terra di Elerad stesso, è eliminabile. Il ragazzo sembra piuttosto consapevole di “come vadano le cose”, quindi non serve che gli si precisi cosa facciano i lord minori di cui fa parte. Si tratta di minuscoli infodump, ovvero frasi inserite ad arte dall’autrice per mettere il lettore a conoscenza di qualcosa: è preferibile evitarle se non necessarie e inutili ai fini del racconto (questa lo è. In rapporto al resto, sapere questa piccola cosa del lord minori non serve) oppure mostrarle con scene ad hoc, fatte proprio per spiegare queste cose (chiaramente non inserite abbuffo, ma utili alla storia.)
E con questo, concludo dicendo che la storia è ben fatta, cattura il lettore, presenta personaggi interessanti, e facendo attenzione a ciò che ho già detto può ancora migliorare.

Recensore Master
24/11/11, ore 10:38

Oh, hai ragione, sono pessima: mi chiedi di commentare, io arrivo, leggo tutto d'un fiato, già sicura di dovermi sperticare di lodi (cosa che, puntualmente, faccio). Mi appunto le cose da dirti nella recensione. Chiudo EFP senza lasciare recensione. Rimuovo la cosa per giorni...finchè per caso non mi viene il dubbio e mi rendo conto di NON aver scritto. Argh, la vecchiaia...
Non ho letto altre storie di questo contest, anche se mi rifarò con quella di Ely, visto che la seguo da un po'... quindi commenterò in maniera spassionata. Pronta?
Una storia nella storia. Già questo indica un livello narrativo non indifferente. Perchè bisogna affrontare due piani di realtà diversi, farli collimare quel tanto che basta per rendere il tutto godibile. E qui, gli interventi del bambino sono perfetti, cronometrati al millisecondo, sono dove uno si aspetta siano.
Poi, il cattivo. Fino alla fine sono stata convinta che il cattivo fosse il protagonista della leggenda. Il ribaltamento finale... cioè, non so se l'ho capito solo io che quello era il cattivo "fittizio". Che la vera persona subdola e corrotta è un'altra. Incredibile.
I nomi: ti ho già detto l'altra volta che metà dell'amore verso Galoth era dovuto al nome? Non so dove li peschi, ma fanno fantasy già da soli. Non dovresti aggiungere altro. Solo un elenco di nomi et voilà.
Qui poi sei nello stesso mondo (o sono io che fumo finghi strani?). Sicuramente non nello stesso tempo ( questo viene prima, no??), ma l'atmosfera è quella. È gelida. Ci si aspetta che Elerad inviti Afelai a caccia per... no, un attimo. Questa è un'altra storia. L'amore che rigurgita se stesso, l'amore fraterno che si mischia all'invidia e genera qualcosa di spaventoso. La maestria con cui muovi le pedine per farle arrivare a questo risultato è incredibile. E c'erano pochi errori di battitura - li avevo segnati. Ma nel confronto col resto diventano inutili. E, no, non riscriverò la storia sottolineando le parti che mi sono piaciute di più XD Paganini non ripete. Ho fatto un enorme papiro, che mi sarei potuto risparmiare per far inserire la storia fra le scelte. Damn. Facciamo così: impegnati a fare la terza, impegnati a scrivere allo stesso modo e ne riparleremo. Ohssì.
I complimenti e il grado di apprezzamento spero siano impliciti. E Mereth... appena letto il nome ho pensato "meretrice". Credo che il mio cervello sia più sveglio di me!

Recensore Master
15/11/11, ore 10:16

Ho poco da dire, se non che il primo posto è davvero meritato. Assolutamente. Hai mescolato lo stile della fiaba nera a quello delle leggende in maniera inappuntabile. 
La tua storia mi ha catturata sin dal principio. E' cruda, densa di tristezza e consapevolezza, di orgoglio e sentimenti ridotti in polvere. Magnifica.
Splendida la parte di Elerad, il suo coinvolgimento nell'ascoltare la storia, nelle sue uscite tipiche della sua età e nel prendere coscienza della situazione. La figura di Mereth, anche se definita con pochi tratti, emerge con una forza inquietante, tanto quanto quella di Hartaigen.
Hai poi reso in modo preciso la situazione politica in cui si svolgono le vicende, i giochi di alleanze, le questioni "pratiche" della gestione delle successioni, le guerre.
I pochissimi errori che ho trovato e l'html un po' ballerino non tolgono nulla al tuo racconto.
Davvero, i miei complimenti.
Credo anche che darò un'occhiata all'altra tua storia. Se la qualità è la stessa, ho ragione di credere che mi piacerà moltissimo. Intanto, verrai segnata tra i miei autori preferiti. Ti tengo d'occhio!
Alla prossima!

Nuovo recensore
15/11/11, ore 00:06

il commento non può essere tale senza una citazione in particolare, per cui:

! ! ! SPOILER ALERT ! ! !


Penso che il tuo racconto, epico da un lato, "di quelli che fan pensare" dall'altro,
rimarrà nella mia memoria per questo stralcio:

«Cosa ne fu di Arbitrio?»

La vecchia Mereth scostò la coperta grigia che stava assemblando sulle proprie gambe per aggiungervi un altro pezzo.

«Quello che ne è di tutti gli uomini: morì. Come cantano gli Indekel il giorno della prima neve sulle montagne “Periti sono i nostri padri e i padri dei loro padri/ periranno i nostri figli e i figli dei loro figli/ e anche per noi verrà l’alta pira contro la quale abbiamo combattuto/ persino ad Erea la bella è destinata una fine”. Nessun uomo è immune alla morte, neppure Hartaigen il Grande che piegò i barbari, gli Endelei e tutti quelli che gli si opposero. Una notte concepì nel proprio cuore il desiderio di diventare signore di tutto il vasto impero, pianificò fino all’alba prima di andare a coricarsi per poche ore di riposo e convocare i propri generali; non si svegliò mai più. Suo figlio Asteroth gli innalzò una gigantesca pira; tutti gli uomini del Sirenmat narrarono le sue gesta e nessuno lo pianse.»

è secondo me il sunto un po' amaro di tutta la storia, perchè ha una sua profondità di sentimento ben visibile e questo, al giorno d'oggi è raro da vedere in un mondo troppo popolato da "B-book" tipo Passion o Twilight.

Come sempre riesci ad immergere il lettore completamente nell'ambiente, vivo ed in movimento.

Complimenti