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Autore: mey chan    25/03/2012    5 recensioni
“Nessun disturbo, anzi. Senza Naruto e mia moglie la casa è un mortorio. Oh, giusto, sempre che tu non abbia da studiare per la verifica di domani.”
Il nero dei suoi occhi brillò, quasi incuriosito.
“Verifica?”
“Sì,” assicurai “quella di matematica. Naruto è andato da Kiba proprio per studiare insieme.”
A quel punto ghignò, abbassando la testa e lasciando che la frangia si sparpagliasse sulla fronte.
“Non c’è nessun compito domani. A dirla tutta mancherà anche il professore di matematica.”
Potei quasi scommettere di aver aperto la bocca e spalancato gli occhi, preso in contropiede. Kushina avrebbe ammazzato nostro figlio, ne ero certo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Yondaime | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Minato Namikaze'
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Immobili, si guardavano negli occhi. Sasuke-kun non lasciava lo sguardo azzurro di mio figlio, e Naruto a sua volta sembrava pronto a rispondere alle aspettative di Sasuke-kun. Quali erano dunque queste aspettative? Volevo chiedere, parlare, ma fui anticipato.
“Teme,” disse Naruto, il fiato già corto “perché sei venuto qua?”
“Non è chiaro? Voglio parlare con te. Smettila di scappare e accampare scuse.”
“Non abbiamo niente da dirci.” Abbassò la testa nel dirlo, e qualsiasi persona avrebbe capito all’istante quanto quelle parole fossero piene di falsità.
“Naruto,” lo chiamai e quasi sussultò, perso nei suoi pensieri “Sasuke-kun è venuto appositamente per te. Ascolta quello che ha da dirti, non credi sia meglio?”
Scosse la testa, strizzando le palpebre.
“No… va tutto bene papà, credimi.”
“Da quando in qua menti così spudoratamente, dobe?”
Provocazione. Ecco cos’era quella. Conosceva bene Naruto, per sapere che il metodo più efficace per farlo reagire era quello di provocarlo.
“Non è una menzogna!”
“Ah no?” sogghignò, per poi rilasciare un amaro stiramento di labbra. “Io è proprio questo che vedo.”
Naruto divenne teso, troppo teso. Istintivamente portai la mano sulla sua spalla, massaggiandogliela un po’.
“Ehi,” lo chiamai piano, sorridendogli “va tutto bene.”
Naruto mi guardò, e vederlo così privo di difese, con quegli occhi acquosi, mi strinse il petto in una morsa.
“Papà, io-”
Un cellulare.
Sasuke-kun si lasciò scappare un sospiro nervoso e con un gesto di stizza rispose alla chiamata.
“Pronto?” sibilò, mentre potevo sentire a pelle Naruto rilassarsi.
“Adesso? Capito. Sì, arrivo.”
Richiuse il cellulare, lanciandoci uno sguardo un poco dispiaciuto.
“Devo tornare a casa. Dobe, dopocena risolveremo questa faccenda.”
“Cosa?” pronunciò, guardandolo spaesato.
“Ci vediamo alle ventuno e trenta al parco di venerdì. Sempre che per lei non sia un problema, Namika-”
“Minato.” Dissi di getto, guadagnandomi uno stiramento di labbra che collegai subito a un sorriso riconoscente.
“Minato-san. La ringrazio, e scusi il disturbo.”
S’inchinò, e feci altrettanto. Si diede una sistemata ai vestiti e ci oltrepassò, rivolgendo uno sguardo penetrante, oserei dire, a mio figlio.
Andai ad aprirgli la porta, salutandolo, e quando Sasuke-kun ci lasciò, sentii un piccolo tonfo. Mi girai, e la cartella di Naruto era a terra mentre lui si teneva una mano sulla fronte, esausto.
“Perché? Io… perché? Non doveva venire, non volevo vederlo… è stato uno sbaglio, perché non lo capisce e basta?!”
Tentai di calmarlo, avvicinandomi e racchiudendolo in un abbraccio.
“Naruto, va tutto bene. Mi senti? Sono qui. Sasuke-kun vuole solo parlarti, chiarire.”
Si aggrappò alla mia maglia e avvertii dei singhiozzi stroncati sul nascere contro la stoffa.
“Tesoro.” Dissi, chiudendo gli occhi e sentendo il suo battito contro il mio. Quant’è che non lo chiamavo così? Ultimamente mi rispondeva dicendomi che era grande ormai e che lo mettevo in imbarazzo. Ora invece ebbi solo un lamento a fare eco alla mia parola. Lo strinsi più forte, intenzionato a non lasciarlo andare.




“Tieni,” dissi, porgendogli la tazza con il tè “va meglio?”
Annuì, chiudendo gli occhi arrossati.
Non saprei dire quanti minuti rimanemmo abbracciati all’ingresso, so solo che dopo poco scoppiò a piangere, mormorando che gli dispiaceva per il suo comportamento. Ora siamo seduti sul divano e fortunatamente sembra essersi calmato almeno un po’.
“Papà,” Sussurrò, facendomi girare lo sguardo verso di lui. “cosa ti ha detto Sasuke?”
Sorrisi, accarezzandogli la testa.
“Era venuto a cercarti. Mi ha detto che voleva parlarti e che avrebbe chiarito ogni cosa con te. Oh, già, mi ha anche avvertito della verifica di matematica…”
Sbuffò, posando la tazza metà piena sul tavolino.
“Quel teme…”
“Beh, è solamente diligente. Educato, anche. Mi piace.” Proclamai, sincero.
Naruto mi rivolse due occhi azzurri stupiti.
“Sul serio?”
“Sì. L’ho riconosciuto appena si è presentato, sai? Sasuke Uchiha. Non è il ragazzo che hai baciato durante il gioco della bottiglia?”
Naruto sussultò, assumendo un’espressione quasi imbarazzata, che sfociò nel giro di pochi secondi in una seccata e poi rassegnata.
“Già.”
“Che cos’è successo tra di voi? Venerdì, giusto?”
Si morse un labbro, abbassando il capo.
“Non voglio costringerti a raccontarmelo,” lo rassicurai, accarezzandogli la gamba “vorrei solo vederti sorridere come sempre. Se hai bisogno di parlarne, io ci sono, ok? Chissà, potrei essere un buon papà in questo caso.”
Lui ridacchiò, addolcendosi.
“Sei sempre un buon papà. Il migliore. Grazie.”
Preso in contropiede, temetti di imbarazzarmi io questa volta. Con Naruto e Kushina era sempre così. Bastava un loro complimento, una frase carina, ed ecco che Minato Namikaze andava nel pallone, indeciso su come comportarsi.
“Venerdì sono uscito con quelli di classe mia.” Cominciò a parlare, e quasi non mi accorsi che aveva deciso di raccontarmi tutto. “Scorreva tranquilla la giornata, finché… non è successa una cosa. Una cosa molto particolare, che mi ha lasciato stupito e con una voglia di scappare che faccio fatica persino a spiegare.”
Naruto, occhi accessi e sguardo determinato, stava tornando quello di sempre. C’erano delle sfumature di timore che contornavano le sue parole, vero, però potevo avvertire quella sensazione calda e accogliente che mio figlio mi donava ogni volta con la sua sola presenza, stavolta ancora più forte. Lo ascoltai in silenzio. Sentii ogni minima cosa avesse da dirmi, senza mai interromperlo. E, potei affermare con tutta la sicurezza possibile che mai avrei pensato di vederlo così emozionato. Non era un semplice racconto il suo. Assolutamente no. Direi più un momento fondamentale della sua adolescenza, l’aver appurato che un confine esiste, e averlo ormai inesorabilmente passato. Mio figlio aveva scoperto cosa volesse dire affrontare una vera prova.






“Ehi, Naruto! Hai intenzione di passare tutto il pomeriggio a fissare quei videogiochi?”
“Senti chi parla!” rispose, dandogli una spinta “Sempre meglio che fissare, con la bava alla bocca oltretutto, le gambe di quelle ragazze che sono appena passate!”
“Maledetto!” Kiba lo agguantò per il collo, simulando un soffocamento. Le risa dei due contagiavano il gruppo, mentre il giorno ormai si stava concludendo.
“Naruto,” lo chiamò Sakura, con sguardo rassegnato “lascia stare quella vetrina e muoviti. Andiamo a prendere un gelato.”
Il biondo esultò, liberandosi della stretta dell’amico, fino a giungere vicino alla ragazza.
“Sakura-chan, posso offrirtelo io?”
“Nemmeno per sogno. Me lo pago da sola, a meno che non me l’offra Sasuke-kun.” Disse l’ultimo pezzo a bassa voce, rivolgendo una piccola occhiata al ragazzo che camminava dietro di loro, imbarazzata.
Naruto sbuffò, contrariato.
“Aspetterai in eterno allora, il teme non è tipo da gesti galanti.” Borbottò, per poi tapparsi la bocca per l’eresia appena detta di fronte a Sakura, che, irata, gli regalò un pugno in testa.
“Quante storie.” Pronunciò neutro Shikamaru, sbadigliando subito dopo.
“Oh, amico, te la sei proprio cercata!” disse Kiba, ridacchiando.
Naruto lo guardò, massaggiandosi il capo, per poi indicare Sakura senza farsi notare dagli altri.
“Mi chiedo cosa ci trovi in uno come il teme.” Sussurrò a Kiba, riportandosi al suo fianco.
“Beh, è ricco. Ha bei voti a scuola, è bravo negli sport. Ha un bel portamento ed eccelle in tutto quello che fa. Ti serve altro?”
“No.” piagnucolò, sospirando “grazie per il conforto, eh.”
L’altro ridacchiò ancora, dandogli una pacca sulla spalla.
“Fossi in te, la lascerei stare. Andiamo, è una cotta la tua! A dirla tutta, manco so com’è iniziata, sai? Voglio dire, ti picchia sempre, cosa ci trovi in lei?”
Naruto inclinò la testa di lato, rallentando inconsciamente il passo.
“Uhm… è carina. Ha un bel sorriso, e poi-”
Naruto avvertì quella che doveva essere una persona cozzare contro la sua schiena, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
“Ancora poco e ti fermavi. Dobe.”
Si girò, ritrovando Sasuke a due passi da lui.
“E allora sorpassami e non venirmi addosso, teme!”
Kiba sospirò, abituato a quei battibecchi.
“Non vorrei interrompervi,” disse Shikamaru, indicando gli altri avanti a loro “ma se non ci rimettiamo in cammino, ci lasceranno qui.”
Naruto strinse gli occhi, lanciando uno sguardo irato al moro.
“Kiba, Shikamaru, andiamo!”
Afferrò entrambi per un braccio, cominciando quasi a correre, ricevendo contemporaneamente una risata e una protesta.
“Io,” pensò Naruto, i denti che torturavano le labbra “quello lì lo detesto.”














Eccomi **
Allora, ho pensato, invece di fare raccontare tutto a Naruto, di proporvi la vicenda in terza persona, così capirete meglio e scorrerà di più. Quando il flashback sarà finito, torneremo alla narrazione in prima persona di Minato, e riprenderò dal bellissimo Namikaze che ha appena ascoltato la vicenda, a lui ovviamente raccontata dal punto di vista del figlio. Ok, saranno più di tre capitoli XD
Un bacio, grazie a tutti, spero che il seguito vi piaccia ^^

N.B. grazie per le bellissime recensioni ** ho risposto ad altre di storie un po’ più vecchie in questi giorni, poi passerò alle vostre ><
Grazie davvero!
  
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