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Autore: Bethesda    25/03/2012    2 recensioni
"La pelle sembra candida, quasi diafana, ma solo da lontano: da vicino ci si rende conto di una lunga vita di appena diciotto anni segnata ma coperta da artifici vari.
Lividi nascosti dalla biacca; rossetto a celare le screpolatura delle labbra; la belladonna ridona agli occhi lo sguardo sognante perduto ormai da tempo."
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Velo impalpabile della notte tarmato dai lampioni, aspetto sotto una di queste isole tremule; stesso posto, stessa ora, stesso senso di accettazione di tutte le notti.

La pelle sembra candida, quasi diafana, ma solo da lontano: da vicino ci si rende conto di una lunga vita di appena diciotto anni segnata ma coperta da artifici vari.

Lividi nascosti dalla biacca; rossetto a celare le screpolatura delle labbra; la belladonna ridona agli occhi lo sguardo sognante perduto ormai da tempo.

La testa ciondola per la stanchezza e vorrei essere a dormire, lontana dal lerciume delle strade londinesi, ma non me lo posso permettere e dovrò lavorare anche questa notte, come tutte le notti della mia vita futura.

Oh, se Dio vuole sarà breve.

Mitre Square di notte fa paura.

Non dovrei averne, lo so. Ormai ho visto tutta la feccia umana di questa città e so chi mi posso trovare davanti. Io stessa valgo come l’ultimo ubriacone, se non meno.

Ma sotto questo lampione che lotta con le tenebre non posso fare a meno di tremare.

Tre anni fa speravo che un qualche nobile, annoiato dalla vita pudica e bigotta di corte, vagando alla ricerca di emozioni mi trovasse, si innamorasse di me e mi salvasse da questo inferno.

Piano piano il nobile si era trasformato in mercante, soldato, artigiano, fino a lasciare il posto alla consapevolezza che nessuno mi avrebbe strappata via di lì.

Sospiro rassegnata e il mio fiato va a confondersi con la leggera nebbia che appanna tutto, rendendo la realtà simile al dormiveglia in cui gli incubi son sempre in agguato, pronti ad abbrancarti.

Fa freddo, troppo questa sera.

Mi stringo maggiormente nello scialle guardandomi intorno ma sembra che gli uomini siano troppo soddisfatti della loro vita sessuale questa sera visto che nessun cliente ha ancora provato a fare qualche offerta.

Forse questo turno andrà male.

Non va bene, non va affatto bene.

Io ho un affitto da pagare e non posso permettermi di essere sbattuta fuori da quella bettola che chiamo casa, non con l’inverno alle porte.

Sento una nenia stonata provenire da una stradina laterale avvicinarsi sempre più finchè due uomini che si sorreggono a vicenda non si mostrano alla luce.

Biascicano bestemmie e battute da bordello, ripetendo ogni tanto le strofe della canzone di poco prima.

Quando mi passano davanti avverto il forte odore di alcol di cui sono pregni e trattengo istintivamente il fiato per qualche istante.

Odio gli ubriachi. Mio padre lo era ed è lui che mi ha costretta a questa vita miserrima.  

Cerco di nascondermi leggermente: non li prenderò come clienti, troppo rischioso. Finirebbero con non pagare.

Fortunatamente continuano la loro oscillante passeggiata e mi lasciano sola, la loro voce sempre più lontana.

Non c’è più nessuno intorno a me e un lontano orologio rintocca le due di notte.

Questa sera è andata.

Dubito che qualcuno verrà in questa zona con questo freddo a quest’ora di notte. Se fossi in un bordello avrei più fortuna.

Sto per abbandonare la zona quando sento dei passi, qualcuno che si avvicina lentamente facendo risuonare le scarpe sulla pietra sporca.

È un uomo solo e nonostante sia ancora nell’ombra che il lampione non riesce a intaccare intravedo i suoi vestiti eleganti e la tuba di seta.

Il mio cuore sobbalza e le labbra si dischiudono per la sorpresa quando il nobile immaginato per anni, il mio salvatore, si muove verso di me con passo risoluto.

No, non devo illudermi.

Mi riscuoto dalla sorpresa e sorrido ammiccante: non lo farò fuggire.

«Ciao bello. Vuoi divertirti? Posso farti un buon prezzo.»

Ancora lontano dalla luce si ferma e mi guarda mentre io sono costretta a lasciare che mi fissi senza riuscire a delineare i tratti del suo volto, troppo in ombra per i miei occhi.

Improvvisamente sembra decidersi e si avvicina: la nottata è salva e verrò pagata.

Mi accorgo della lama solo quando la sento fredda sul mio collo, per pochi istanti.

Poi il sangue inizia a scendere, gorgoglia in gola.

E tutto diventa nero.

 





Note:
La vittima qui rappresentata sarebbe Catherine Eddowes, uccisa da Jack lo Sqartatore e sua quarta vittima ufficiale. Tutte le notizie su di lei le ho inventate se non il luogo, Mitre Square, nel quale venne ritrovata morta.

Non sono stata molto a badare a stile e forma: la storia è venuta da sè all'improvviso e l'ho scritta dopo aver letto qualche articolo riguardante il famoso assassino. Nel caso ci siano errori, ecc., vi prego di segnalarli.
Beth ^^


   
 
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