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Autore: lames76    30/03/2012    1 recensioni
Dopo diverso tempo mi sono deciso a pubblicarlo. Capitolo centrale delle avventure del Settimo Cavaliere, si colloca tra il mio primo racconto ed "il Destino di Faerie" ed è un suo diretto prequel.
Qui Menion si ritrova ad affrontare a combattere nel suo tempo con l'aiuto di due reticenti alleate.
Ma la missione è per Faerie o per se stesso?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Prologo

Menion cadde a terra dalla solita altezza di circa due metri. Faceva missioni per Faerie da parecchio tempo, ma non aveva ancora imparato a non ruzzolare per terra quando sbucava attraverso il passaggio magico.
Apparentemente, stavolta non indossava nessuna armatura ed, ad attutire l’impatto, fu un piccolo tavolino di legno che ando' sonoramente in frantumi nell’istante in cui la sua schiena vi sbatte' sopra con forza.
"Possibile che non ci sia un altro modo per viaggiare?", si chiese massaggiandosi la schiena mentre si rialzava, "O almeno per atterrare!", il ragazzo ebbe solo il tempo di rendersi conto che si trovava nel soggiorno di una casa di stile vittoriano prima che un urlo di donna lo facesse trasalire.
Si volto' e vide che a lanciarlo era stata una donna dai capelli neri ornati da qualche ciocca bianca, che indossava jeans ed una maglietta bianca.
Nel mentre Menion tentava di scrollarsi di dosso i trucioli ed i pezzetti di legno che si erano staccati dal tavolino, cercando anche di alzarsi in piedi.
Le donna, ripresasi dallo stupore, pronuncio' alcune frasi seccamente in una lingua musicale. Uno strano scintillio apparve attorno alle sue braccia e, quando lei le sposto' seccamente in avanti, la strana luce fu proiettata contro Menion.
Il ragazzo fu sollevato da terra da un’esplosione luminosa e fu sbattuto contro un armadietto che era alle sue spalle. Anche questo fini' sfondato prima che lui ricadesse a terra stordito.
"E’ meglio reagire", penso' Menion mentre la rabbia di essersi fatto cogliere di sorpresa cominciava a ribollire in lui.
Con un pensiero e la sua spada magica gli apparve in mano mentre si rialzava.
La donna ripete' il gesto, stavolta con piu' violenza, ma il Cavaliere di Faerie era pronto e sposto' la sua arma come a pare il colpo. Senti' una forte botta contro la lama quando quella strana luce la colpi', ma riusci' a bloccare la magia. La donna lo guardo' sorpresa.
«Lasciami spiegar...», inizio' a dire Menion.
Ma lei fece un movimento diverso, sparando la sua luce verso l’alto colpendo una riloga. Una tendina cadde addosso al cavaliere e lei ne approfitto' per scaraventarlo, con un’altra esplosione luminosa, fuori da una finestra. Rotolando tra i cocci di vetro, Menion si libero' della tendina e si accorse di essere all’aperto. Si affretto' a scivolare fuori vista ed ad acquattarsi dietro una siepe. Pochi istanti dopo la signora apparve sulla soglia della sua dimora e si guardo' in giro cercandolo.
Non avendolo visto, rientro' in casa.

Menion si ritrovo' a camminare per le strade di una grande citta' moderna. Riusci' immediatamente a capire dove si trovava, il Golden Gate indicava chiaramente che era a San Francisco. Si chiese cosa diavolo ci faceva li', in tutte le missioni che aveva svolto per Faerie, ed erano ormai molte, era sempre stato mandato indietro nel tempo. Stavolta invece era nel presente ed era anche quasi certo che fosse nella sua stessa linea temporale!
"Se me l’avessero detto ci sarei venuto in aereo", penso' mentre camminava senza una meta precisa, "Cosi' mi sarei risparmiato la caduta e l’incontro con quella pazza scatenata..."
Senza rendersene conto si accorse che oramai si era fatta sera e la luna faceva capolino tra i palazzi. Ora si trovava in una specie di giardino di fronte a quello che poteva essere un campus universitario. Si fermo' da un lato della stradina che stava percorrendo ed estrasse il suo specchietto. Pochi istanti dopo l’immagine di Tintinnio apparve su di esso.
«Tutto bene?», gli chiese la fata.
Menion preferi' non rispondere per non dover insultare la sua piccola amica.
«Questa volta la tua missione sara' diversa dal solito. Sono in gioco forze molto potenti. Non dovrai restare in disparte, ma dovrai assolutamente difendere questa bambina... ad ogni costo», sullo specchietto apparve il volto di una giovanissima ragazza dai capelli rosso fuoco, «Attualmente si trova a poche decine di metri da te, il suo nome e' Elora»
«Perche' questa volta e' diverso?», chiese il cavaliere.
Di solito doveva solo far si' che il male non interferisse con la storia senza interferire con essa. Tintinnio era stata molto chiara su quella faccenda durante la sua prima missione. Ma stavolta gli aveva detto che doveva attivamente difendere quella ragazzina... un cambiamento del tutto inaspettato.
«Lei e' speciale, ma purtroppo non posso dirti di piu' ora, anche io sono stata colta alla sprovvista da questo cambio di programma», la fatina era visibilmente amareggiata.
«Va bene, sai che non me la prendo con te!», cerco' di rincuorarla lui.
«In bocca al lupo Menion!», si affretto' a salutarlo l’essere fatato.
La superficie torno' normalmente a riflettere il suo volto dall’espressione corrucciata.
"Tintinnio ha detto che e' attualmente vicino a me", si guardo' intorno, "Allora potrebbe essere in quella biblioteca", con passo sicuro vi entro'.

Impiego' solo pochi istanti per trovarla. Era seduta ad una scrivania insieme ad una ragazza piu' grande che, come la bambina, sfoggiava capelli rossi. Stavano sfogliando un enorme libro ed in quel momento, nella sala non c’era nessun’altra persona.
«Sei Elora?», Menion si era avvicinato a loro.
«Si perche'...», quando la ragazza piu' grande alzo' gli occhi dal libro si blocco' con nello sguardo la paura. Fece rapidamente alzare la piccola e poi inizio' a retrocedere il piu' velocemente possibile.
«Fermatevi non voglio farvi del male!», cerco' di calmarle lui.
La ragazza piu' grande sembro' credergli e si fermo', ma si mantenne ad una distanza di sicurezza e fece mettere Elora dietro di lei preparandola a fuggire a gambe levate.
«Sono stato mandato qui per proteggere quella bambina», il cavaliere cerco' di usare un tono di voce convincente.
«Da cosa?», gli chiese la ragazza piu' grande.
«Dal... male», rispose lui incerto se dire di piu', «Vi sembrera' impossibile, ma nel nostro mondo camminano anche esseri malvagi come... »
«...mostri?», fini' per lui la frase la giovane.
Menion si fermo' un attimo. Come poteva lei sapere certe cose?
«E tu chi saresti?», pareva incuriosita ed un po’ meno spaventata ora.
«Sono un Cavaliere di Faerie», rispose lui, «Siamo un ordine di cavalieri dedito alla protezione degli innocenti e della storia...»
Sembrava piu' propensa a credergli, «E’ per questo che hai attaccato la mia maestra stamane?»
"Allora era sua amica quella furia scatenata!", penso' imbarazzato, «A dire il vero e' stato un malinteso. Mi sono materializzato nel mezzo del suo salotto e deve essersi spaventa...»
Un imbarazzante silenzio si frappose tra loro.
«...mi impegno a ripagare tutti i danni naturalmente», le sorrise.
Lei rispose al sorriso con circospezione.
«Mi chiamo Menion», cerco' di portare il discorso a qualcosa di meno pauroso.
«Io sono Marie», rispose la ragazza piu' grande, «E mi sembra che tu conosca gia' la mia piccola amica...»
"Cavolo qui non si giunge a nulla cosi'!", penso' lui, «Come posso farmi credere?»
La ragazza parve pensare per un lungo attimo, «Potresti darmi la tua arma»
«Va bene», rispose Menion e fece apparire la sua lama in pugno con un solo pensiero, poi si sposto' verso di loro. La ragazza lancio' un urlo, si allontano' spingendo via la piccola.
Immediatamente il giovane si blocco' sul posto.
«Scusa!», mise la spada sulla scrivania precedentemente occupata dal duo femminile ed arretro'.
Marie si avvicino' ed impugno' l’arma; sembro' soddisfatta della cosa.
«Bene ora andiamo a casa», disse con voce calma, «Ma non fare nulla oppure la usero' contro di te!», si affretto' ad aggiungere puntandogli l’arma contro.
"Se solo sapessi non puo' ferirmi e che con un pensiero potrebbe tornarmi in mano, non saresti cosi' spavalda", penso' amaramente Menion seguendola fuori.
   
 
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