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Autore: Serith    31/03/2012    5 recensioni
Shruikan è solo una bestia che ha perso il senno o in lui c'è anche altro? Un viaggio nella sua mente contorta, tra passato e presente...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ascolta, ragazzo. Questa è l’ultima occasione.”

“Ma…”

“Non interrompermi. Quando verrà il momento…

…E tu farai quello che è giusto fare…”

“Shruikan…”

“Silenzio! Quando verrà quel momento…

…voglio che affondi i denti nel mio collo il più possibile.”

 

 

Gli Eldunarì dentro il suo corpo l’hanno reso una bestia sanguinaria confusa dal dolore e dalla collera.

Galbatorix l’ha fatto apposta, ovviamente. Non solo per avere una gigantesca macchina di morte –no-.

I ricordi e le emozioni degli altri draghi si sono mischiati con i propri, indebolendogli la mente.

Immaginate di avere non un brusio in testa, ma un boato di voci, suoni, rumori.

In genere, quando Galbatorix è lontano esse si calmano, e allora può tornare ad essere uno, e ricordare.

Ma quando l’uomo torna a tormentarlo…

Anno dopo anno la sua identità scivola via da lui, sostituita da una nuova certezza, un bozzolo d’acciaio che lo stringe atroce come in una morsa.

Lui è il drago di Galbatorix.

 

 

I suoi ricordi non diventano cenere tutti assieme; piuttosto si dissolvono uno per uno, lentamente ed anno dopo anno.

E questa è la cosa peggiore.

Una sola certezza, anche dopo tanti tempo di schiavitù:

il suo nome non è Shruikan.

Il suo vero nome è…

 

Quando tutto andava ancora bene:

 

C’erano una volta un drago ed il suo cavaliere.

Il drago era quanto di più bello e maestoso ci potesse essere, nonostante fosse ancora giovane. Le sue squame erano molto più nere della notte, forse più dell’oscurità stessa. Eppure in quanto strano modo, rilucevano. Ma non come quelle degli altri draghi; lui era speciale. Era leggenda comune che il colore più raro per queste bestie straordinarie fosse il bianco.

Nulla di più falso.

Lo sapeva lui, lo sapeva il suo cavaliere.

Tanto bastava per renderli orgogliosi, uno di se stesso e l’altro del suo compagno.

Lui era l’unico drago nero della sua razza…

E per quel che ne sapeva, desiderava restare il solo.

 

 

Thorn sale sul tetto della torre più alta del castello per stare un po’ da solo.

E’ una notte buia, apparentemente senza stelle. Solo la luna di tanto in tanto è visibile in parte, momentaneamente libera dalle nuvole.

Riconosce la sua figura appena lo vede. E’ l’essere vivente più grande che abbia mai visto, ed è completamente nero – una gigantesca massa di corna ed ali più scura del cielo -.

Si mette ad una rispettosa distanza, per non irritarlo. Da lì avrebbe avuto abbastanza tempo per spiccare il volo e scappare.

“Dovresti essere dentro, con il tuo cavaliere. Perché sei qui?”

E’ molto più tranquillo del solito. Thor si rilassa, anche se solo un po’.

“Io… suppongo che volessi stare un po’ da solo. Non ti capitano mai dei momenti di tristezza?”

Il drago più anziano sbuffa, socchiudendo per un momento gli occhi celesti.

“La tristezza ha fatto parte della mia vita sin da sempre. Non ricordo un momento in cui sia mai stato veramente felice, o sereno…”

Shruikan esita.

 

 

Il suo cavaliere era un gran bravo ragazzo.

Era gentile con tutti, anche se un po’ arrogante e immaturo. Aveva gli occhi cerulei ed i capelli biondi, talmente chiari da sembrare bianchi, a volte. Abbastanza ironico, ma s’intonava alla perfezione con le sue squame.

Era bravissimo con la spada, anche se non poteva ancora competere con i veterani del loro ordine. Ma s’impegnava; ce la metteva davvero tutta.

Si chiamava ...

 

Thorn guarda pensoso il cielo. Le nuvole sono finalmente andate via.

Improvvisamente una lacrima gli cola sul muso.

“Credi che sia possibile per un drago raggiungere le stelle? Se fossero magiche… se lo fossero, e ne toccassi una… potrei essere libero…”

Shruikan lo guarda con gli occhi più tristi che abbia mai visto.

“Non credo sia possibile, ragazzo mio.”

“Lo so.”

 

-Il nome, Shruikan.

Qual è il tuo vero nome?

Veleno. Le sue parole erano solo veleno.

Appena avesse potuto…

Avrebbe fatto a pezzi la sua carcassa.

Alcune parole nell’Antica Lingua, e torna il dolore.

.Dimmi. Il. Nome.

 

Il suo nome era…

Il suo nome… era…

Non se lo ricorda più.

 

C’erano una volta un drago ed il suo cavaliere.

Il cavaliere morì, essendo d’impiccio ai piani malefici di un uomo incompatibile con il mondo, ed il mondo con esso.

Il drago fu piegato, spezzato, schiavizzato da questo.

Le prime parole dell’uomo dopo aver ucciso il suo compagno per la vita:

-Io sono Galbatorix, e sono il tuo nuovo Cavaliere. Ora il tuo nome è Shruikan-.

Una sola risposta, sibilata all’infinito nella sua mente spezzata dalla pazzia e dal dolore:

-Mai. Mai mai mai mai mai mai mai mai mai mai mai mai mai…

 

 

Thorn è terrorizzato. Shruikan è aggressivo, pericoloso e pazzo.

E gli deve insegnare a combattere.

Per un po’ volano silenziosi nel cielo, il pettirosso accanto all’aquila. Poi, all’improvviso, il drago più anziano gli viene incontro, gli artigli protesi ad afferrarlo.

Thorn tenta di schivarlo, ma vi riesce solo in parte. Continuano così per diversi minuti; capisce subito di non avere speranze.

La prima ferita è un lungo squarcio sul fianco destro.

La seconda è sulla membrana alare sinistra.

La terza è sulla zampa posteriore sinistra.

Shruikan ringhia furioso, le pupille ridotte a feritoie. Atterrano su una collina verde.

“E questo ti sembra un allenamento? Che razza di drago sei?”

“S-scusami… è solo che…”

Gli occhi azzurri di Shruikan si assottigliano pericolosamente.

“Hai paura di me. Tu hai paura di me. E quando dovrai combattere seriamente… che cosa farai? Chiederai scusa?”

Si lascia per un momento andare ad una risata sarcastica. Poi con fredda collera torna a guardarlo negli occhi, intenso e diretto. A questo brusco cambiamento d’umore, Thorn arretra.

“Come farai a difenderti, quando sarai sul campo di battaglia? Dimmi. Come farai a difenderti?”

Thorn abbassa la testa.

Shruikan gli tira sul muso una manciata d’erba, prima di voltarsi ed andare via.

“Non meriti neanche la mia considerazione.”

 

 

Le voci dentro di lui sono più forti che mai.

Gli umani avrebbero dovuto capirlo, a questo punto. Ma sono stupidi, rozzi e gretti, e meritano tutti di morire. Ma non solo loro: qualsiasi cosa ora nella sua mente non ha più un senso. Tutto ciò che si muove e respira è la causa della sua furia e del suo dolore. Quando uccide prova un misto di soddisfazione ed eccitazione, ma non ne ha mai abbastanza. Se potesse darebbe fuoco ad ogni cosa, finchè il mondo non sarebbe una distesa di cenere ed il cielo fosse color sangue; probabilmente neanche allora la sua sete sarebbe placata.

 

Qual è il tuo nome?

Il suo nome è…

Il suo nome… è…

 

Il suo nome è Shruikan, ed è lo schiavo di Galbatorix.

 

 

 

***

Fanfiction scritta abbastanza di getto. Mi rendo conto che potrebbe risultare abbastanza confusionaria; il mio intento era quello di riprodurre il flusso di pensieri spezzato di una mente plagiata, ed ecco quello che è venuto fuori.

Posso dire di essere rimasta delusissima dallo Shruikan di Paolini? Si, vero? Mi aspettavo una battaglia epica e sanguinolenta, magari con la morte di qualcuno (pensavo Thorn… ero convinta che l’uomo sulla spiaggia che si dispera nella visione di Eragon potesse essere Murtagh, ma il finale non è andato esattamente così), e invece la sensazione che ho avuto è che è stato tutto troppo facile; i buoni che si salvano tutti l’ho trovato davvero troppo politically correct. E se questo non mi puzza di sequel…

 Sin da quando lessi Eragon immaginavo che Shruikan fosse un drago dalla personalità affascinante. Nel fandom inglese ci sono delle storie bellissime su di lui, uscite ovviamente prima di Inheritance. Forse mi sono fatta influenzare un po’ troppo, ma credo che Paolini se lo sia giocato malissimo. L’ha ritratto come una bestia psicotica solo per dare spazio a Super-Roran… sai che gioia .-.

   
 
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