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Autore: schwarzlight    05/04/2012    2 recensioni
[Ispirata al bando del contest [Original Malefica 1] L'Ala e... il Gatto, di Eylis]
Sorrideva.
Costantemente, impunemente. Continuava a sorriderle mentre le si mozzava il respiro, mentre le acute stilettate di dolore le impedivano perfino di urlare.
La osservò tentare di liberarsi dalla sua presa, sgranare gli occhi al sordo spezzarsi dell’osso, accasciarsi quasi esanime ai suoi piedi, rotta, incapace di sopportare oltre.
“E ora vattene, se ti riesce.”
Lo vide sorriderle ancora una volta, raccogliere l’ala da lui stesso tranciata e voltarle le spalle, scomparendo inghiottito dal nulla.

Era in fondo a un crepaccio, illuminato dal sole invernale, che l’angelo da un’ala sola giaceva inerte.
[In futuro potrebbe presentare elementi nonsense, ma ben lungi dall'essere comici o quant'altro. Il rating arancione è messo più per precauzione a causa di scene violente e sanguinose.]
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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that smile - cap. 1 Piccola nota: questa storia si ispira al bando del concorso [Original Malefica 1] L'ala e... il Gatto, di Eylis. Tutta la storia gira attorno al numero 7: la lunghezza deve essere di 7777 parole, sette capitoli, sette personaggi e da sceglier sette elementi fra quelli elencati.
Sono stata così furba da no riuscire a consegnare in tempo, sbagliando la data di consegna, e quindi sono finita fuori concorso X°D
Buona lettura!

Lunghezza:  7777 parole, sette capitoli
Genere: nonsense (più avanti), dark, sovrannaturale
Avvertimenti: non per stomaci delicati.
Rating: arancione.
Personaggi: Lei, Lui, il Gatto, la Ballerina, il Demone, il Sussurro e il Tamburello.   
Elementi malefici scelti: fessura, ferita, arabesco, catena, velo, tamburello, foglia.
Credits: il titolo è preso da una frase di una canzone dei Within Temptation, Angels.
Note dell'autore: sono in vena di cose vagamente psycho e dalle atmosfere tetre e buie. L’avviso non per stomaci delicati è messo lì più per precauzione che per altro, essendoci un po’ di sangue in giro.
Il titolo del primo capitolo coincide con quello della storia e ha sette parole. Che man mano diventano sempre meno, come un conto alla rovescia. Sempre a proposito dei capitoli, sono numerati in modo scombinato apposta, indicando, in qualche modo, la successione temporale degli eventi. Spero non sia troppo confusionario.







THAT SMILE WHEN YOU TORE ME APART







I. That smile when you tore me apart





Sorrideva.
Costantemente, impunemente. Continuava a sorriderle mentre le si mozzava il respiro, mentre le acute stilettate di dolore le impedivano perfino di urlare.
Annaspava fra le sue braccia, artigliandogli la schiena e le spalle mentre lui continuava a stringerla a sé, a lacerarla. La sua espressione rimase imperturbabile quando il sangue di lei gli imbrattò le braccia, schizzando sul pavimento e tingendolo di un rosso cupo e violento. Rimase imperturbabile di fronte agli occhi terrorizzati della ragazza e al rumore viscido della carne strappata.
La osservò tentare di liberarsi dalla sua presa, sgranare gli occhi al sordo spezzarsi dell’osso, accasciarsi quasi esanime ai suoi piedi, rotta, incapace di sopportare oltre.
E sorrideva.

La guardava compiaciuto mentre rantolava a terra, agonizzando per la ferita subita, sempre con quel suo sorriso vagamente accondiscendente, vagamente comprensivo e crudele, mentre la sua mano ancora stringeva convulsamente un’ala bianca imbrattata di sangue.
Lasciò cadere a terra il suo trofeo e le si avvicinò, inginocchiandosi al suo fianco e sovrastandola appoggiando il proprio peso sulle mani, poste a sfiorare le spalle della ragazza.
Una grande crepa sul soffitto roccioso procurava all’ambiente l’unica luce e allo stesso tempo rappresentava l’unica entrata e l’unica uscita di quel regno buio e martoriato. E quella luce, quella stessa luce in cui era vissuta fino a quel momento, ora appariva malevola, mentre eclissata dal volto di lui gli avvolgeva la nuca quasi fosse un’aureola.

Bugiarda.

Tremava per gli spasmi e per il terrore, per l’ansia e il tradimento subito. Voleva scrutare la sua espressione, ma allo stesso tempo non voleva rivedere quel sorriso così contrastante con ciò che aveva fatto. Così beffardo. Così frustrante.
Così soddisfatto.
Scorgeva solo il lieve baluginio degli occhi, forse l’unico particolare che rivelava la sua vera natura, mentre tutto il resto si fondeva con l’oscurità.

Falso.

Anche così andava bene. Anche così era bella.
Le sfiorò il collo, immergendo le dita nei capelli mogano che riflettevano il buio della grotta e l’afferrò per la nuca, sollevandole il viso all’altezza del suo. La baciò con irruenza.
Un bacio violento, velenoso, avido.
Lei non riusciva a ribellarsi, non poteva ribellarsi. Non aveva più forze nemmeno per una lacrima, e lo lasciò fare, rinunciando a graffiargli le braccia e ferirgli le labbra.
Si spostò sul collo, affondando violentemente i denti, e le sfiorò l’orecchio con quella sua voce penetrante e dolorosa.

“E ora vattene, se ti riesce.”

Lo vide sorriderle ancora una volta, raccogliere l’ala da lui stesso tranciata e voltarle le spalle, scomparendo inghiottito dal nulla. O forse era solo la sua vista che si stava annebbiando.
Ormai non sentiva più nemmeno il dolore.
Rinunciò a tentare di seguirlo con gli occhi, e tornò a fissare quella beffarda crepa sul soffitto. Era così vicina, l’uscita.
Era così vicina, e così inaccessibile.

Faceva così… male.

Chiuse gli occhi, sprofondò nel sonno.
Rimase lì, sfinita dall’agonia, il sangue che continuava ad allargarsi in una macchia scura e densa, il collo squarciato, piume strappate riverse ai suoi piedi, i capelli sparpagliati attorno al capo come un’oscura corona.
Il suo calore ancora addosso, la sua violenza ancora nell’aria.

Era in fondo a un crepaccio, illuminato dal sole invernale, che l’angelo da un’ala sola giaceva inerte.
   
 
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