Capitolo 1: L’incontro

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l
termine del suo stato d’incoscienza, il tenente Greason tornò ad aprire
lentamente gli occhi, temendo di vedersi nuovamente “troneggiare” davanti la grinta
austera del colonnello Hardgison…!
Non
era il colonnello… anche se la figura apparsa stavolta davanti ai suoi occhi,
benché notevolmente più piacevole, non avesse molto da invidiare in quanto ad
austerità!
Alta,
slanciata, flessuosa e mora… con l’acconciatura a coda di cavallo, ornata da un
semplice fiocco rosso… un viso grazioso, anche se “inseverito” da quegli
occhiali con le lenti a spicchio che osservavano con attenzione la sua cartella
clinica.
Andy
abbozzò un sorriso: “Ehi… salve…!!”
La
ragazza lo degnò allora della sua attenzione, negandogli però quel sorriso di
ritorno che l’incauto ufficiale sperava di ottenere.
“Come
si sente?” gli domandò invece con voce piatta e piuttosto fredda.
Il
giovane sentì i muscoli facciali tornare in posizione di riposo: “Mai stato
meglio in vita mia…!” rispose comunque, con nonchalance.
L’infermiera
corrugò invece le sopracciglia: “Su questo ho seri dubbi…!” ribatté, sempre con
tono glaciale.
“Co…
come sarebbe…?” balbettò Greason, un po’ sgonfiato.
L’altra
tornò a leggere la cartella: “Incrinatura multipla del torace… frattura
composta dell’omero sinistro… leggero trauma cranico con sospette
complicazioni…” gli rivolse nuovamente uno sguardo severo “…se per lei ciò vuol
dire non essere mai stato meglio…!”
L’aviatore
deglutì un paio di volte. Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare alcuna
precedente situazione in cui si fosse sentito meno a suo agio!
“Beh,
ecco… intendevo solo dire che… mi sentivo meglio a vedere…” la donna lo
ascoltava impassibile, con le braccia conserte “…a vedere lei…!” terminò con un
sorriso per tentare di essere più convincente.
Sentita
la conclusione del suo discorso, l’infermiera riappese con calma la cartella clinica
alla pediera del letto. Dopodiché, ostentando una flemma olimpica, si avvicinò
lentamente all’altro capo dello stesso. Prima ancora che il malcapitato tenente
potesse formulare una qualsiasi congettura, la ragazza appoggiò i palmi delle
mani alle due estremità del materasso, incombendo minacciosamente su di lui,
col viso atteggiato a nobile rigore…
Istintivamente,
Andrew Steve Greason si portò le lenzuola fino al mento.
“Sarà
bene mettere in chiaro le cose, tenente” il suo viso non distava che una ventina
di centimetri dal suo “se crede che sia stata mandata qui per farle da
intrattenitrice, si sbaglia di grosso: io sono qui per occuparmi di lei in senso
esclusivamente medico! Sarà bene che
assimili questo concetto seduta stante, se non desidera che qui dentro accadano
spiacevoli incidenti! Sono stata chiara…?”
L’uomo
tornò a deglutire. Pur tenendo conto delle debite differenze, il tono di quella
voce risuonava non meno autoritario e perentorio di quello del suo comandante
di reparto.
“Sono
stata chiara…?” tornò a domandare lei, senza alzare la voce.
Benché
si trattasse di una semplice acqua di Colonia, il profumo di quella ragazza
stava dando nella testa all’aviatore…
“Sissignora…!”
riuscì a stento a balbettare.
“Bene:
e adesso si giri sulla pancia.” rispose lei, mimando l’istruzione con le dita.
“Pe…
perché…?”
“Perché
è l’ora della sua iniezione.”
Meccanicamente,
senza più obiettare, Andy fece quanto gli era stato detto, cercando di
raccogliere meglio le idee: *Accipicchia, che caratterino! Meno male che è
carina, se no… un momento: cos’è che ha detto? Iniezione…??!*
Rivoltatosi
di nuovo, rivide l’infermiera nell’atto di preparare una siringa… una siringa
con un ago decisamente troppo acuminato per i suoi gusti!
“Ehi,
ma… scusi un attimo: ha detto iniezione…?”
“Esatto.”
rispose lei terminando di aspirare il liquido dalla fiala.
“Ma…
vuol dire che… me la farà lei…?!”
“Qualche
problema?” ribatté la ragazza in tono sarcastico, premendo lo stantuffo per
eliminare le bolle d’aria. Il tenente Greason si ritrovò a deglutire ancora una
volta… ma, facendo appello a tutto il suo proverbiale sangue freddo, rispose
risoluto: “Beh, direi! Cioè, insomma… io sono un ufficiale!”
“In
questo momento è solo un paziente” rispose, ferma, la ragazza “e, come tale, è
tenuto a sottostare senza storie alle prescrizioni del personale sanitario, se
tiene alla sua salute… e alla sua idoneità di pilota!”
Colpito
dalle sue ultime parole, Andy non si dette tuttavia per vinto: “D’accordo, ma…
lei è… è una donna!!”
Senza
la minima traccia d’imbarazzo sul volto, la sua interlocutrice ribatté: “No, io
sono una crocerossina. E lei - ripeto - è un ferito ricoverato che ha il dovere
di farsi rimettere in forma al più presto per essere nuovamente in grado di
servire
Anche
se più tardi - ragionando a mente fredda - il giovane ufficiale avrebbe tranquillamente
riconosciuto la giustezza di quel discorso, lì per lì, quel tono autorevole,
più o meno inconsciamente caricato d’ironia, non gli piacque affatto. Strinse allora
i lembi del lenzuolo: “Crocerossina o no, lei è pur sempre una donna” sbottò “mentre
io, paziente o meno, sono pur sempre un uomo, almeno fino a prova contraria!
Per cui…”
L’infermiera
lo guardò fisso, inclinando il capo e il suo sguardo obliquo provocò al tenente
uno strano formicolio dentro lo stomaco.
“Posso
chiederle da dove viene, tenente…” tornò a sbirciare la sua cartella
“…Greason…?”
Il
pilota la osservò con attenzione. In quel momento il viso di lei sembrava aver
perso quel velo di acidità finora mostrato e le sue labbra - tutto sommato
abbastanza invitanti - abbozzavano una traccia di sorriso.
“Da
Providence, nello Stato del Rhode Island.” balbettò.
“Providence,
Rhode Island… adesso ho capito: un altro puritano del New England, eh?”
Andy
sobbalzò: “Come sarebbe puritano?!
Guardi che io…”
“Beh…
se la turba così tanto mostrare il suo culetto a una donna, provi a immaginare
che io sia l’ostetrica che assistette sua madre nel partorire.”
“Ma
che cosa le salta in mente??! Ora sta proprio esagerando, lo sa?!”
Lei
scosse la testa: “No, tenente, è lei che esagera. O meglio, lei abusa della mia
pazienza e del mio tempo! Quindi ora le do due possibilità: o rivolta le sue
chiappe verso il soffitto e si lascia fare questa dannata iniezione o dovrò
fare rapporto all’ufficiale medico riguardo al suo stupido ostruzionismo. E credo
proprio che la sua indisciplina, aggiunta alla grave imprudenza che ha mostrato
durante la missione,[1] sarà
sufficiente a costringere i suoi superiori a ritirarle il brevetto e a spedirla
in un qualche pulcioso reparto di fanteria” fece una pausa e, in tono quasi
suadente, terminò “ha afferrato il concetto, tenente…?”
Ci
vollero alcuni secondi prima che Andy si rendesse conto di stare ancora
trattenendo il respiro. Finalmente si riscosse, respirò a fondo e rispose, con
voce flebile: “Sì, credo… di avere compreso!”
“Molto
bene. Si rivolti.”
Greason
obbedì e fece del suo meglio per rimanere impassibile quando sentì che la donna
gli toglieva le coperte e gli abbassava i pantaloni del pigiama…
“Ah,
gli uomini” esclamò l’infermiera, tornando a impugnare la siringa “come faranno
a vergognarsi di farsi vedere da una donna? Li facciamo noi, li laviamo noi… io
proprio non lo so!”
“Ha
finito…?!” chiese lui, con tono piuttosto seccato.
“Sì,
ho finito.”
Andy,
che intendeva chiederle se avesse finito di polemizzare, allorché si sentì
massaggiare la natica e rialzare i calzoni, ribatté sorpreso: “Ma come? Già
fatto…?!”
“Certo,
non lo vede?” rispose lei, mostrandogli la siringa vuota.
“Ma
io non ho sentito nulla!”
“Forse
perché so fare il mio mestiere meglio di quanto lei non sappia fare il suo!”
Il
pilota arricciò il naso: “Allora deve saperlo fare davvero bene, sorella…!”
“Si
rimetta giù: non giova alle sue costole stare in quella posizione.” così
dicendo lo afferrò abilmente ai fianchi e lo riadagiò supino, sistemandogli per
bene il guanciale. Quindi gli rincalzò le coperte, mostrando una cura che
andava forse un po’ oltre il professionale.
“E
adesso cerchi di dormire, d’accordo?”
“Ci
proverò. Ah, senta…”
“Cosa
c’è, ancora?”
“Beh,
insomma… a quanto pare, lei sa già parecchio di me, mentre io non so nemmeno il
suo nome. Non mi sembra giusto!”
“Viviamo
in un mondo tutt’altro che giusto, tenente!” sospirò lei.
“E
questo le impedisce di dirmi come si chiama?” insistette lui, sorridendo.
“Hamilton.”
rispose la ragazza, facendo per andarsene.
“Ehi,
aspetti” esclamò l’altro, riuscendo ad afferrarle una mano “Hamilton… e poi…?”
L’infermiera
emise un leggero soffio e si rivoltò verso il giovane: “Flanny… Flanny Hamilton.”
Tenendole
stretta la nano, lui rimpallò: “Flanny… è un nome molto dolce, com’è logico che
sia!”[2]
“Non
mi canzoni… e mi lasci quella mano, se non le dispiace!”
“Parlo
sul serio” replicò lui, accontentandola “beh, il mio nome completo lo ha già
letto sulla scheda… ma lei può chiamarmi Andy.”
La
giovane tornò a fissarlo con uno sguardo che non riusciva ad essere severo
quanto avrebbe voluto. Infine sibilò: “D’accordo…!” e fece nuovamente per
avviarsi.
Andy
Greason, che si era aspettato un’altra battuta pungente, rimase piacevolmente
sconcertato. E questo, complice anche il suo temperamento da incosciente, lo
spinse un po’ troppo al di là di quanto avrebbe dovuto: “Un momento… avrei
bisogno di una cosa…!”
L’infermiera
non vedeva l’ora di lasciare quella stanza, tuttavia si girò ancora una volta e
lo guardò, interrogativa. Lui le fece il segno con l’indice: “Può venire qui?
Solo un attimo…!”
Flanny
rimase interdetta un istante. Poi, rassicurata dallo sguardo impassibile del
giovane, obbedì e si appressò nuovamente a capo del letto.
“Ecco,
vede… acc… che male al collo…!”
Spinta
dai suoi scrupoli professionali, la ragazza si avvicinò quel tanto che bastava…
ed Andy, fulmineo, le mise le mani sulle spalle: “Volevo dirle che è proprio il
mio tipo, Flanny… davvero!”
E,
prima che lei potesse reagire, la baciò.
Non
fu un bacio particolarmente sfacciato (il giovane tenne la lingua a posto)…
però… beh, per Flanny Hamilton era anche troppo! Come poteva lei, la “signorina
iceberg”, lasciar passare una cosa del genere?
“COME
SI PERMETTE, DISGRAZIATO…??!!!”
Un
sonoro e potente ceffone fece seguito a quelle parole. È superfluo dire che
adesso, ad Andy, il collo doleva davvero!
“NON…
NON CI PROVI MAI PIÙ… HA CAPITO…??!” ribadì la ragazza, rossa in faccia come la
brace. L’indignazione la scuoteva fin dentro le viscere… nemmeno durante il suo
tirocinio, un certo William McGregor aveva mai osato tanto!
Il
tenente stava per ribattere con una battuta probabilmente infelice. Ma, quando
vide due lacrime spuntare dagli occhi della graziosa infermiera, fu colto da un
vago senso di disagio e provò anche un certo rimorso: “Mi… mi dispiace! Io…
beh, è stato più forte di me…”
“Già…
certo!! Voi militari non cercate mai nient’altro in una donna, vero?!”
Il
cuore di Andy mancò di un battito. Si sentì come quando, a bordo del suo P-40,[3] aveva
intuito di avere soltanto una possibilità di conservare la buccia: azzeccare la
manovra giusta per riprendere il controllo. Per cui la guardò con fare serio e
rispose: “Flanny, ascolti… io… non posso parlare per gli altri. Ma, in quanto a
me… l’ho fatto perché lei mi piace sul serio. E non solo in quel senso… mi capisce?”
“Ah,
davvero…? E naturalmente pensa che io ci creda, eh?!” rimbeccò, con voce
metallica.
“Oh,
no… non lo penso affatto” abbassò lo sguardo “non sono poi così stupido! Però…”
“Però
cosa…??”
Andy
rialzò lo sguardo e tornò a fissarla, sorridendo ancora: “…però… ci spero…!”
La
donna rimase a guardarlo per parecchi secondi e infine rispose, ironica: “Bene…
sarà interessante vedere se riuscirà a convincermi!”
Punto
sul vivo e col più bel sorriso dipinto sul volto, Andy Greason domandò: “Non
vorrà mica che ci provi…?”
Flanny
rimase a bocca aperta. Il suo buon senso le suggeriva di starsene zitta e
mollarlo lì, ma il suo orgoglio ebbe il sopravvento.
“Ci
provi…! Ci provi pure, se proprio ci tiene” gli puntò contro il dito “ma si
auguri di uscire al più presto da questo ospedale… perché le farò sputare
sangue, caro il mio…” i suoi occhi ebbero un guizzo momentaneo “…caro il mio Andy…!!”[4]
Poi,
voltatogli definitivamente le spalle, marciò impettita verso l’uscita, che
varcò prima di sbattere la porta.
Il giovane pilota si rilassò sul cuscino, massaggiandosi la guancia offesa. Per qualche istante il suo volto sembrò manifestare una lieve perplessità; poi tornò a sorridere, compiaciuto: “Però… è tosta, è…!!”
[1] Non aveva resistito alla tentazione di attaccare un Nakajima Hayabusa dal basso, cosicché il giapponese, forte della sua manovrabilità ben superiore, lo aveva bastonato di brutto. Da qui la “lavata di capo” che aveva subito, prima del ricovero, dal colonnello Hardgison.
[2] Flan significa appunto torta di frutta.
[3] Il Curtiss P-40 Warhawk/Kittyhawk, assieme al Bell P39 Airacobra, è stato il caccia americano di prima linea fino all’avvento dei tre più celebri purosangue: Lockeed P-38 Lightning, Republic P-47 Thunderbolt e North American P-51 Mustang. Pur essendo poco maneggevole in quota era molto robusto e discretamente armato. La tattica delle Tigri Volanti era appunto quella di attaccare i caccia giapponesi dall’alto e sfruttare poi la maggior velocità di picchiata per evitare di essere raggiunti dai superstiti.
[4] Chi indovina il motivo di quel guizzo…?