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Autore: khyhan    08/04/2012    9 recensioni
"E vidi nella mano destra di Colui che siede sul trono un rotolo scritto di dentro e di dietro, sigillato strettamente con sette Sigilli" Rivelazione 5:1
Le vite di Jason e William vengono sconvolte dall'arrivo di Louisa, una misteriosa ragazza che cerca l'ancora più misterioso Yang Fen e il suo anello. Malgrado Jason cerchi di starne fuori, si ritroverà a combattere accanto a Louisa, che pronunciando un antico giuramento nella lingua del Cielo, ha legato la sua vita a quella del ragazzo.
Se Louisa morirà, Jason morirà con lei. E il solo modo per ottenere la salvezza è fermare i Grigori, prima che distruggano l'ultima delle Sephiroth.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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0. Adventus

Adventus

 

“E infatti, quando eravamo con voi,

vi dicevamo in anticipo che eravamo destinati

 a soffrire tribolazione,

come è anche accaduto e come voi sapete”

1 Ts 3:4

 

Dalla cima della collina Louisa poté vedere tutta la valle in cui la brughiera scozzese faceva da padrona. Un immenso mare di verde sbiadito e giallo smorto tra cui spuntavano, di tanto in tanto, delle rocce grigie e coperte di muschio.

L’aria fredda e il cielo plumbeo erano saturi di umidità, e lei, si strinse nel cappotto lungo fino alle ginocchia e tirò su il cappuccio, cercando di mettere al riparo le orecchie e i capelli castani da quell’aria uggiosa.

Le sembrava che la natura le fosse ostile, che le dicesse con tutte le sue forze di andarsene da lì e di lasciarli in pace, che una straniera nelle brughiere scozzesi non era la benvenuta.

Sospirò, leggermente stanca per il lungo viaggio, e mise a fuoco la vallata  fino ad individuare la casa, che le avevano indicato al villaggio a una decina di chilometri da quella valle dimenticata.

Scese dalla collina a passi lenti e pesanti; e con una certa dose di difficoltà. Nonostante gli stivali da cavallerizza i suoi piedi venivano risucchiati dalle chiazze fangose o scivolavano sul l’erba bagnata, provocandole disagio e chiazze verdi sui pantaloni quando scivolava.

La casa che cercava era in fondo alla valle, nascosta dietro una delle colline.

Era su tre piani, in pietra grigio scuro alla base e massicce tavolate di legno scuro agli ultimi due. Diverse finestre punteggiavano tutti i muri; e la ragazza si chiese, senza capacitarsene, come faceva un uomo come Yang Fen a sopportare di vivere così, in mezzo al nulla.

Quella assomigliava più alla casa di Heidi che a quella di un Sigillo braccato dai Grigori.

Cercò il campanello, ma non trovò nulla, nemmeno la cassetta per le lettere che indicasse il nome del proprietario.

Ragionando freddamente si rese conto che quella casa probabilmente non aveva la corrente elettrica e decise di bussare al pesante maniglione decorato che c’era sulla porta in legno.

Attese diversi secondi prima di bussare ancora, poi divenne irrequieta. Sua madre gli aveva detto di cercare Yang Fen e ora non riusciva più ad aspettare, voleva sapere la verità e voleva saperla subito. Bussò ancora, prendendo addirittura la porta a calci dalla frustrazione – C’è nessuno? – urlò. La sua voce divenne un eco che si propagò lungo la valle, facendo saettare alcuni conigli su per la collina alla ricerca di un riparo.

La ragazza fece il giro della casa, cercando di intravedere tra le finestre uno spazzo di vita; magari, si disse Fen sospettava che lei potesse essere un Grigorio.

Trovò la porta sul retro era sbarrata come quella davanti, ma lei non si perse d’animo e provò a bussare ancora.

- Non troverai nessuno. – la voce sconosciuta alle sue spalle la fece trasalire. Si girò piano e a qualche metro di distanza c’era un tipo con il cappuccio della felpa calato sugli occhi che gli nascondeva quasi del tutto il viso – Qui non ci vive più nessuno da molto tempo. – proseguì lui. Lei riuscì a vedergli solo le labbra, che si muovevano scandendo le parole in inglese.

Dalla voce capì che era un uomo, ma lei non riuscì a identificarne l’età. Lasciò perdere l’analisi del giovane e tornò sul suo obbiettivo. Trovare Yang Fen.

 – Sto cercando Yang Fen. – rispose, dando le spalle alla casa – Dove posso trovarlo? Viveva qui? È ancora in queste zone? –

Lui rise, facendo balenare i denti bianchi e regolari, ma non c’era gioia in quella risata – Certo, viveva qui molto tempo fa. Poi è scomparso. – scrollò le spalle e alzò lo sguardo sui piani superiori della casa.

Lei finalmente gli vide gli occhi. Erano azzurri intensi, scuri e profondi. Le sembrava di guardare l’oceano – Io devo trovare Yang Fen. – ripeté con ansia crescente – Ha una cosa che mi serve. – tornò a concentrarsi sulla porta, che rimaneva irrimediabilmente chiusa.

Per lei, la porta sbarrata di quella casa carica di promesse, era il gioco ironico di qualche macchinazione superiore e malvagia e le venne da piangere. Ora che aveva una traccia, se pur misera, quella era sparita, represse un singhiozzo isterico e tirò un pugno alla porta.

Il dolore si propagò dalla mano fino al braccio per poi esploderle nel cervello, si mise istintivamente in bocca una delle nocche succhiandole leggermente – Non sei di qui, vero? – chiese lui, ora appena dietro di lei – Qui nessuno prenderebbe a pugni una porta in legno massiccio; a meno che non voglia farsi parecchio male. Dà qui, fammi vedere.  - le prese la mano e la studiò con occhio clinico, con ancora con il cappuccio calato sulla fronte – Non te la sei rotta. Sei fortunata, io mi ci sono lussato una spalla su questa porta una volta. –

Lei rimase di stucco a quell’affermazione – Hai provato a buttare giù la porta? – domandò.

Lui alzò le spalle – Sono il custode di questa casa. Yang Fen mi ha detto di prendermene cura, solo che una volta ho dimenticato le chiavi dentro e ho dovuto ehm.. spaccare una finestra per entrare a prenderle. –

Entrare da una finestra.

Quell’idea si fece prepotentemente strada nella sua mente e decise di rischiare, se quella casa non aveva corrente elettrica, probabilmente non aveva allarme. Si chinò a raccogliere un sasso, soppesandolo con la mano – Hei! Che pensi di fare? – lui le bloccò la mano, togliendole il sasso e buttandolo di nuovo a terra.

- Io devo entrare! Devo! – protestò, strattonando la mano per liberarsi – Devo assicurarmi che non ci sia nessuno! –

Il ragazzo sospirò, mettendosi una mano in tasca – Immagino che se io ora me ne andassi, tu proseguiresti con i tuoi piani e sfonderesti la finestra. – la tratteneva senza sforzo apparente, rimanendo quasi immobile mentre lei si divincolava cercando di liberarsi.

- Ovvio che si! Io devo entrare!

Lui scosse la testa, stranamente divertito – Ti ho detto che sono il custode, ho le chiavi di casa. Ti faccio entrare, ma ad una condizione.. –

- Che condizione?

- ..Se mi fai parlare senza interrompermi. Sai, tra parentesi, che è molto maleducato interrompere le persone? – piegò la testa di lato, studiandola – Io ti faccio entrare, ma tu metti i piedi dove li metto io, non vai in giro per gli affari tuoi e soprattutto, non tocchi nulla. – era serio e il suo tono non ammetteva repliche.

- Bene, – disse lei mentre lui la lasciava andare – Mi sta bene. Io sono Louisa, tra parentesi. -  

Il ragazzo estrasse le chiavi dalla tasca dei pantaloni – Non te l’ho chiesto. La cosa non mi interessa.

- Chi è ora il maleducato? – rispose.

Il ragazzo ridacchiò infilando la chiave giusta nella toppa e facendo scattare la serratura.

A Louisa quella serratura parve strana. Non la toppa in se, ma il rumore profondo che produsse, quasi di ingranaggi che si muovessero e cigolassero. Lei sgranò gli occhi e fissò la porta leggermente confusa, forse, pensò, era tutto frutto della sua fantasia e degli echi della valle.

Il ragazzo entrò per primo e la Louisa lo seguì mettendo i piedi dove li metteva lui. L’interno della casa era scura e dagli arredi pesanti e i loro passi erano attutiti dallo spesso strato di polvere che si era posata sulla moquette bordeaux.

Anche l’interno le ricordava la casa di Heidi: tendine bianche con pizzo alle finestre, la scala di legno lucido che si arrampicava al piano di sopra, quadri e quadretti ricoprivano il muro. Le sembrava più la casa di una vecchina tutto the e merletti, che di un pericoloso Sigillo pieno di segreti e scheletri nell’armadio.

- Di qua. – disse lui, conducendola prima in cucina, poi nel salotto.

Tutto, dalle pentole di rame ossidato appese al muro, alla poltrona piazzata davanti alla libreria parlavo di abbandono e incuria.

Il quella casa non ci viveva nessuno da anni.

- Ti basta? – chiese il ragazzo – Qui dentro non ci entra nessuno da un sacco di tempo. Meglio se andiamo.  

- Voglio vedere di sopra. – disse lei risoluta – Devo assolutamente vedere tutto. – si sentiva morire dentro, ma aveva ancora un briciolo di speranza e si portò una mano al collo. Sotto i vestiti sentiva l’anello appeso alla catenina e si percepì il conforto provenire da quel peso leggero.

- Come vuoi, ma continua a mettere i piedi dove lo metto io. – la condusse al piano di sopra, ma per lei non c’era nulla di interessante.

La camera da letto, come il resto della casa, aveva uno stile antiquato, con le testiera del letto in ottone battuto e il copriletto bianco ricoperto di merletti.

Louisa continuava a non riuscire a far combaciare l’immagine che aveva di Yang Fen con quella della persona che poteva vivere lì.

Continuarono a fare il giro, finché non arrivarono in quella che senza dubbio era una palestra di arti marziali. Il pavimento era ricoperto di tatami, e inchiodate ai muri facevano bella mostra diverse armi orientali. Al centro della stanza troneggiava un oggetto di legno circolare con diversi protuberanze. Louisa lo valutò per un paio di secondi, era alto quando un uomo e le protuberanze erano all’altezza della testa e dei piedi – Che cos’è? – chiese prima senza riuscire a trattenere la curiosità.

Il ragazzo seguì la direzione del suo sguardo e sorrise riconoscendo l’oggetto – È un wooden dummy. Un uomo di legno. Lo si una per gli allenamenti di Kung Fu.

Louisa ne fu immediatamente attratta e incuriosita. Attraversò la stanza velocemente, senza riflettere.

- Ferma!  

Lei toccò il wooden dummy prima che lui potesse fermarla, e il legno ruotò su se stesso ben oleato. Si sentì sordo toc della guida che arrivava a fine corsa seguito da uno snap sinistro.

- Merda! Così non va! – lui la afferrò stringendola le braccia, e la sollevò di peso lanciandosi fuori dalla finestra.

Mentre precipitavano verso terra dal secondo piano vennero sbalzati in avanti da una violenta esplosione e Louisa si ritrovò a rotolare sull’erba bagnata con lui che ancora le teneva stretta. La ragazza percepì più dolore di quanto ne avesse mai provato in vita sua e sbatté violentemente la testa contro un sasso, mentre una miriade di luci le esplodevano davanti agli occhi; annebbiando tutto il resto.

Rimase cosciente per pura fortuna.

- Ti avevo detto di non toccare nulla. – percepì un peso estraneo sopra di lei e aprì gli occhi. Il ragazzo, era una macchia sfocata ai suoi occhi, ancora confusi, ma Louisa capì che gli era scivolato via il cappuccio e ora lei poteva vederlo chiaramente. Se solo il mondo avesse smesso di girare per un secondo. Vide i due punti luminosi che erano i suoi occhi, incorniciati da qualcosa di nero.

- Che è successo? – chiese senza riconoscere la propria voce e con la testa che le pulsava sordamente da un punto non precisato.

 - Quella casa è piena di trappole, solo chi ci viveva sa  esattamente come muoversi e disattivarle. Tu, stupida, ne hai fatta scattare una bella grossa. – non accennava a scansarsi da lei, mentre respirava cercando l’aria a bocca aperta. Il suo fiato arrivò al naso di Louisa, e lei si accorse che sapeva di miele e limoni.

La ragazza girò la testa, attirata da un bagliore e da un calore che fino a quel momento, nella confusione, non aveva notato. L’intera casa era in fiamme, consumata violentemente dalle fondamenta fino al tetto – No! – urlò, cercando di alzarsi – No! Io devo sapere! – provò a tirarsi su, ma le testa le girò violentemente e sentì parecchio dolore al torace, mentre lui la ributtava a terra.

- Sta giù, stupida ragazzina! – il ragazzo osservò anche lui quella scena, poi, come se rispondesse a un illuminazione improvvisa, si calò di nuovo il cappuccio sugli occhi e si stese completamente sopra di lei, coprendole il viso con la stoffa scura e spessa – Che fai? – chiese soffocata dal tessuto e dall’odore di lui che respirava a pieni polmoni. Sentiva i suoi capelli solleticargli il viso e provò a scacciarlo, ma come prima, il ragazzo la tratteneva senza sforzo.

Una esplosione ancora più violenta la bloccò sul posto, sentì i vetri andare il frantumi e il ruggito delle fiamme diventare più forte.

Il ragazzo si irrigidì sopra di lei ed inspirò bruscamente. Louisa stava per chiedergli cosa non andasse, poi sentì un dolore lancinante alla gamba diventare sempre più profondo. Le scavava l’arto fino ad arrivare alle ossa, di nuovo, le luci le danzarono davanti agli occhi prima che lei perdesse definitivamente i sensi.

 

Louisa sentiva delle voci arrivare alle sue orecchie e pensò, per un secondo, di essere ancora a casa e che il suo fosse stato solo un sogno.

- La casa è saltata completamente? – chiese una voce sconosciuta, mentre Louisa riemergeva dalle nere profondità in cui era caduta e riprendeva conoscenza con il suo corpo.

- Bruciata fino alle fondamenta. Non c’è rimasto nulla, solo qualche trave annerita e qualche masso. – l’altra voce che parlò la riconobbe, anche se a fatica. Era quella dello strano ragazzo che era entrato con lei in casa di Fen.

- Nulla? – domandò la prima voce.

- Nulla – confermò il secondo – È saltato anche il serbatoio del gasolio, facendo un gran bel botto, ma scommetto che Fen lo sapeva e ora è da qualche parte che si sbellica dalle risate..

- È sempre stato strano..

- È sempre stato matto vorrai dire, ha riempito la casa di trappole meccaniche e a pressione. Era un po’ paranoico. – la ragazza li sentì ridere e poi lei ricompose nella sua mente gli eventi che erano accaduti.

L’uomo di legno, la trappola attivata, il ragazzo che l’afferrava e si lanciava con lei fuori dalla finestra, l’esplosione. Tutto sembrava un intricato puzzle nella sua testa, il cui unico pezzo centrare era composto dagli occhi di quel ragazzo.

- Come starà lei? – chiese il ragazzo che conosceva con tono freddo e distaccato.

- Jason ti preoccupi un po’ troppo. A parte qualche ammaccatura e quella bruciatura sulla gamba, non si è fatta troppo male. Tu, invece sei preso decisamente peggio. Le hai fatto scudo con il tuo corpo.  

Al ragazzo chiamato Jason scappò un gemito di dolore e qualche imprecazione – Fai più piano, Will.  

Louisa sentì l’altro tizio ridacchiare – Io faccio piano, ma hai delle schegge di legno e di vetro piantate nella schiena e nelle natiche.

Anche Jason scoppiò a ridere – Scommetto che ti crea qualche problema dovermi estrarre quelle dalle natiche.  

- Se vuoi chiamo mia sorella Sophie. – disse Will con voce falsamente dolce e accomodante.

- Ti prego, risparmiami. Sophie è molto meno delicata di te, potrebbe fare seriamente dei danni ad un malato sofferente come me. – Louisa sentì qualcosa che assomigliava ad un schiaffetto sordo seguito da un “ahi”.

- È mia sorella, trattala bene. – ribeccò Will

- E vuoi lasciarle l’onore di vedere le mie natiche? Sei uno strano fratello..

- No, voglio lasciarle l’onore di torturarti. Ma cambiamo discorso, la ragazza. Sai cosa voleva?

- Cercava Fen. – disse ispirando rumorosamente.

- Fen? E cosa voleva da lui? – domandò Will facendosi improvvisamente attento.

- Se lo sapessi, lei ora non sarebbe qui, – disse Jason con un tono scuro nella voce – Ma possiamo chiederglielo direttamente. Puoi anche aprire gli occhi Louisa, non sai fingere di dormire. –

 

Louisa aprì bruscamente gli occhi, e sperò, che il rossore che sentiva sul viso, fosse dato dal calore della stanza e non dall’imbarazzo per aver origliato la conversazione. Il ragazzo moro, di cui ora sapeva il nome era steso a pancia in giù, a meno di un metro da lei, su un tavolino di metallo e a parte i calzini, era praticamente nudo.

Louisa spostò rapidamente lo sguardo da un'altra parte concentrandosi sui mobiletti bassi della stanza. Erano uniformi, di un giallo spento illuminati dalla luce fredda del neon. Individuò un lavandino in un angolo e parecchi flaconi di colore diverso messi un po’ dappertutto. E su tutto aleggiava l’odore di disinfettante.

Il viso dell’altro ragazzo riempì il suo campo visivo. Era biondo con gli occhi grigi scuro e i capelli leggermente arruffati – Come stai? – chiese con voce preoccupata – Senti dolore da qualche parte?

Louisa provò a scuotere la testa, ma le venne un capogiro ed emise un gemito infastidito – Hai preso una bella botta, – continuò lui – È normale che tu sia stordita. –

- Sto bene, grazie. - disse lei, cercando di non dargli troppa confidenza – Mi gira la testa tutto qui. – Will annuì e le prese il polso, controllando il battito cardiaco, Louisa pregò che non si accorgesse di quanto fosse veloce.

- Will! Qui c’è uno malato seriamente! Ho ancora diverse schegge in corpo! – la voce squillante di Jason fece scoppiare la piccola bolla in cui, per alcuni secondi, si erano ritrovati isolati Louisa e Will.

Il ragazzo biondo tornò allegramente da Jason  – Ti comporti come un bambino, – disse con un sorriso caldo – Lei è nostra ospite.  

- Tua ospite. – lo corresse Jason – La mia casa è bruciata poche ore fa. – chiuse gli occhi e appoggiò il mento sulle braccia muscolose, lasciando che Will gli estraesse le ultime schegge dal corpo, mormorando tra i denti qualcosa a ogni scheggia estratta.

Louisa impiegò qualche secondo per mettere insieme le ultime parole che aveva sentito, cercandoci un senso logico – La tua casa? Non era quella di Yang Fen? Sei suo figlio? –

Jason aprì di nuovo gli occhi puntandoli su di lei come dei fanali – Ti sembro cinese? –

- No.

- Allora non sono suo figlio. – disse tagliando corto.

-  Smettila di essere così cattivo, Jason. – disse Will che continuava a lavorare con un sorriso tranquillo – È confusa, le hai fatto fare un volo dalla finestra del secondo piano. Jason è il figlio adottivo di Fen. – spiegò Will – Ecco perché ha le chiavi di casa.

- E perché sa muoversi lì dentro. – aggiunse Louisa meditabonda, ricordando come Jason le avesse detto di mettere i piedi dove li metteva lui.

- Casa che tu hai fatto saltare come un petardo. – sottolineò Jason vagamente irritato.

Louisa inspirò bruscamente – Mi dispiace, – disse tutto d’un fiato – Ma io devo trovare Fen, lui ha una cosa che mi serve. – si mosse avanti indietro sul posto, con ansia crescente.

- Puoi anche rilassati e smettere di comportarti da invasata. – disse Jason tornando a chiudere gli occhi – Tutto quello che possedeva Fen è bruciato con la casa. –

Louisa gli scoccò un’occhiataccia – E lui dov’è? Hai detto che sei il custode della casa, ma in realtà sei suo figlio adottivo. Mi hai mentito. Quindi, dov’è Fen? – era profondamente irritata da quel ragazzo, ma non ne capiva il motivo, forse era il suo modo di fare saccente che la urtava.

- Non ti ho mentito. Io ne sono il custode, perché la casa è mia come figlio adottivo, ma Fen è realmente andato. –

- Andato dove?

Jason alzò gli occhi al cielo, con uno sguardo eloquente e lei seguì la direzione dei suoi occhi verso il soffitto, poi sbiancò – Morto? –

Jason sorrise triste – Poi sono io quello con una delicatezza da elefante, vero Will? – disse rivolgendosi all’amico - Si, signorina è morto tre anni fa. – Jason allungò la mano verso il collo di Louisa e le tirò fuori dal colletto della camicia la catenina d’oro a cui era appeso un anello dello stesso metallo con una gemma azzurro chiaro incastonato al centro – E scommetto che sei qui per il gemello di questo. – Louisa gli allontanò la mano di scatto e si nascose la l’anello sotto la camicetta azzurra – Non sono affari tuoi! ma se sai dov’è l’anello..

- Sei coinvolta in quella setta di vecchi pazzi? – chiese Jason a brucia pelo

- Ti sembro vecchia?

- Mi sembri pazza. – concluse lui

Will mise via la pinza, le garze, ago e filo e prese il rotolo di cotone germanico – Fatto! Estratte tutte, mettiti seduto così ti faccio la fasciatura. – disse soddisfatto.

- Grazie – Jason si mise a sedere di scatto, facendo arrossire Louisa fino al collo, che si voltò a fissare ostinatamente il muro – Sei nudo! – urlò scandalizzata alla parete.

Will rise, mentre Jason le metteva una mano sulla spalla richiamandola – Guarda che siamo in Scozia. Andiamo in giro in Kilt.

- Cosa centra il Kilt con l’essere nudi? – domandò Louisa con la fronte corrucciata, rifiutando di voltarsi finché Will non le disse che Jason si era completamente rivestito.

Non sapeva perché, ma si fidava più di Will e delle sue parole rassicuranti, piuttosto che di Jason che le aveva salvato la vita.

Louisa tornò ostinatamente all’argomento che le premeva – Sai  dov’è l’anello di Fen? – chiese a Jason ancora una volta.

- Sei noiosa, lo sai? “Devo trovare Fen”, “devo entrare in quella casa”, “devo avere il suo anello”. Fatti una vita per favore.  

- Ma..

- In qualsiasi cosa in cui tu sia coinvolta, Fen non ne voleva fare parte e io nemmeno; quindi puoi anche andartene. – disse Jason tagliando corto il discorso.

Senza attendere una risposta scese dal tavolo e uscì dalla stanza, zoppicando leggermente.

 

 

“Dio,

non avrei mai creduto che il nostro incontro

potesse cambiare radicalmente le sorti della Guerra”

 

 

 

 

NAD: premettendo che le mie note d’autore non sono mai serie, mi accingo a dare un po’ di spiegazioni. Allora: la frase d’apertura è tratta dalla Bibbia e possiamo dire che è una specie di “profezia” (anche se non era così in Tessalonicesi) su quello che accadrà ai protagonisti. Poi, più avanti troverete dei nomi conosciuti, sia per i Sigilli, che per di Decaduti che per i Grigori, sono tutti presi dalla Bibbia e da Wikipedia, a parte forse Ismael che ho preso da un libro.

Le ultime frasi che troverete in fondo ad ogni capitolo sono una specie di preghiera che fanno i protagonisti.

Poi vorrei subito ringraziare Madamoiselle Nina che ha deciso di tradurmi i titoli in latino e Thalia_Socia_Grace e Valerie Carstairs per essersi innamorate di Jason e Will al primo colpo e di leggere, insieme a Nina, tutti i miei appunti incasinati.

Per quanto riguarda la velocità di aggiornamento è un bel mistero, primo perché ho altre due long da gestire, secondo perché gli esami e il tirocinio in ospedale mi porteranno via un bel po’ di tempo ed energie, ma dovrebbe essere ogni 2-3 settimane.

Grazie a chiunque legga.

Khyhan

  
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