I sette anni di amicizia di Lily e Severus. Perchè le ombre spesso non sono sinonimo di oscurità, ma accorgersene è difficile.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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You were
mother nature's son, someone to whom I could relate.
You're needle and your damage done,
remains a sordid twist of fate,
(Song
to say goodbye, Placebo)
Severus
è quel bambino strano da cui ‘Tunia ti ha detto di
stare lontana.
Tu
sei quasi sicura che abbia ragione. Dopotutto, lei è
più grande ed è tua
sorella.
Però.
Da
quando vi siete incontrati la prima volta nel parco, da quando ti ha
dato della
strega – che maleducato poi! -
pensi
spesso a lui.
E
pensi che è vero, è
sporco, e che mamma
uno così proprio non vorrebbe vederlo giocare vicino a te.
Però.
Hai
nove anni, Lily, e sai di essere diversa. Cose bizzarre accadono vicino
a te, e
‘Tunia allora si spaventa e poi diventa cattiva. Il bambino
di Spinner’s End invece
non sembrava spaventato. Un fico secco. Aveva un largo sorriso, un
po’
sbilenco. Era felice, realizzi. Felice di vederti fare cose strane.
Felice
come ti senti tu quando le fai.
Quando
lo scovi dietro un cespuglio un mese dopo, ha gli occhi enormi ed
è pallido,
come se non avesse mai preso un raggio di sole in vita sua. Non
sorride, ma
immagini sia perché l’hai beccato a spiarti e non
è una cosa bella, nossignore.
Sai
che spesso ti segue, fino a scuola, dal lattaio, fino a casa. Si
nasconde, ma
non è un granché bravo. Non sai come, ma
è come se sentissi sempre la sua ombra
dietro di te.
Non
è una brutta sensazione comunque.
“Ciao.”
Tenti. “Come ti chiami?”
Sai
il suo nome, ‘Tunia te l’ha detto con una smorfia
schifata, aggiungendo che è
un nome brutto e ridicolo.
Tu
non trovi. Trovi che invece abbia un suono speciale. Vuoi sentirglielo
dire per
esser sicura di pronunciarlo correttamente.
“C…
ciao.” Balbetta insicuro. “Scusa,
io…”
“Mi chiamo Lily Evans!” Gli tendi la mano,
perché si fa così. “Dai, tu?”
“Severus.” Dice alzandosi in piedi. Ha i pantaloni
troppo larghi, e se li
afferra con un movimento allenato prima che gli cadano giù.
“Severus Pi-Piton.”
Borbotta tenendo il mento incollato al petto. Ha i capelli lunghi come
i tuoi,
ma molto meno puliti. Ti fa un po’ impressione, ma
curiosità vince.
“Severus.”
Ripeti, e gli sorridi. “Piacere di conoscerti!”
La tua mano sta ancora lì, e lui la guarda. Poi guarda la
sua, sporca di terra
e qualcosa di indefinito. Chissà perché sua mamma
non ha detto di lavarsele. La
tua lo ripete, tipo, all’infinito.
Anche le altre mamme lo fanno sempre.
La
strofina vigorosamente sulla strana camicia – che ti sembra
un po’ tanto simile
alla camicia da notte della mamma – e poi te la stringe.
Sorride
ed è tipo una micro-contrazione delle labbra. Quasi non
sembra un sorriso. È
buffo, sembra non sappia bene come fare.
“Piacere
mio.” Dice. E sorridi anche tu.
Severus
sa un sacco di cose sul Mondo della Magia. Ma tipo, ne sa tante quanto
è
infinito il mare.
Quando
siete soli, come adesso, smette di balbettare, di torcersi le mani e di
guardarsi i piedi. Quando ci sono altre persone lo fa in continuazione
e non
c’è verso di farlo smettere. Si
scurisce
in volto e non spiccica parola.
Invece
quando vi sedete presso il laghetto del parco, nel vostro posto
speciale, tra
l’intreccio di alberi mai potati e lasciati crescere
liberamente, il tuo amico
diventa un’altra persona. Parla con sicurezza, usa parole
complicate, le sceglie
con cura, con piacere ma si informa sempre che tu le abbia capite.
A
volte non pensi che abbia dieci anni come te.
Severus
comunque ti piace. Non ti importa dei suoi vestiti strani, del fatto
che abiti
in un brutto posto o che non voglia mai giocare con gli altri bambini.
In
realtà, ti piace molto di più quando siete soli,
come adesso. Lui ti capisce; ride delle tue battute ed
è capace di
ascoltarti per ore. A volte fate anche piccole magie assieme
– ecco come si
chiamano, non mostruosità
come le
chiama ‘Tunia.
Però
non lo dici a nessuno; prima di tutto, a ‘Tunia. Lei vi
prenderebbe in giro, e
poi… come spiegheresti ai tuoi compagni di scuola la vostra
amicizia? Sev
stesso non vuole che tu ne parli.
Non
puoi dirgli che in fondo ne sei sollevata, perché un
po’ ti vergogni di come va
in giro. Sei sicura che lo farebbe star male se lo scoprissse, e non
vuoi che
succeda.
Tu
e Sev siete diversi. Siete maghi. Siete assieme.
Per
fortuna presto sarete a d Hogwarts, la scuola per quelli speciali
come voi. Allora non dovrai più preoccuparti di spiegare la
vostra amicizia a nessuno. Secondo lui sarete a casa, e tu gli credi.
“Ascolta
Sev… io e te siamo migliori amici?” Te ne esci
approfittando di una pausa dalle
vostre chiacchierate, in cui lo hai forzato ad accettare il succo di
frutta
della merenda che la mamma ti prepara ogni pomeriggio. Sai che lo
adora, ma
detesta chiedertelo, quindi hai fatto in modo di fargli credere che non
ti
piaccia.
Mica
è vero.
Lo
vedi battere velocemente le palpebre. È rimasto senza
parole, ma in compenso
arrossisce. “Tu… tu vuoi che lo siamo?”
“Penso che lo siamo già.” Puntualizzi.
“Voglio dire, passiamo tanto tempo
assieme, giochiamo e ci raccontiamo delle cose. Abbiamo anche un posto
segreto!”
L’hai visto nei film che avere un posto segreto come il
vostro è segno di
grande e speciale amicizia.
“Allora…
lo siamo.” Sussurra pianissimo, prima di fiondarsi a finire
il succo.
Hai
capito di aver detto una cosa un po’ sciocca, da femmina. Non
importa; la cosa
bella di Sev è che non ti prende mai in giro.
“Forte!” Esclami, e gli dai una
pacca sulla spalla.
Sev
sorride pochissimo come al solito, ma sembra contento e va bene
così.
Sembra
che avere due genitori babbani sia diverso che averne almeno uno mago o
strega.
Sev
ha detto che non gli importa, che per lui non cambia niente e gli
credi, ma ti
ha fatto pensare.
In
un certo senso, adesso sei diversa persino
da lui.
State
guardando il cielo che le fronde vi fanno vedere a chiazze. Tra poco
sarà
Settembre. È arrivata la lettera pronosticata e i tuoi
genitori, per fortuna,
sono sembrati contenti dopo aver parlato con il buffo ometto che
l’ha portata¹.
Sei
una strega e finalmente lo sanno anche mamma e papà.
Petunia, come immaginavi,
non l’ha presa bene.
Ti
senti pizzicare gli occhi ricordando le sue labbra strette e i suoi
occhi
cattivi. Le sue parole ti si sono ficcate dentro come coltelli e non
sai come
farli uscire.
Senti
la mano di Sev prendere la tua,e il suo braccio nudo, freddissimo anche
in
piena estate, sfiorarti e farti venire un po’ la pelle
d’oca. Però piacevole.
“Che
c’è?” Chiede. Ha degli occhi bellissimi,
Severus. Sono scuri, più scuri di
quelli di tuo papà che pure lo sono tanto. Il
papà ha detto che non esistono
occhi neri, che al massimo possono essere molto
marroni.
Ha
deciso che Sev li ha neri e ti piace guardarli. Quando state vicini
come adesso
scordi le parole-coltelli di Petunia, e persino la faccia che ha fatto
la mamma
quando ha visto la lettera e l’ometto. Poi ha sorriso e ti ha
abbracciato, ma
prima proprio no.
Severus
è il tuo migliore amico e a volte ti sorprendi a pensare che
ti piacerebbe che
foste fratelli e che dormisse nel letto accanto al tuo al posto di
‘Tunia. È un
pensiero meschino, che poi ti fa stare male.
Però
c’è.
Perché
la pelle di Sev appiccicata alla tua è fredda, ma
è più familiare di quella di
tua sorella. Da quanto Petunia non si fa abbracciare da te? Non te lo
ricordi.
Abbracci
il tuo strambo amico, e anche se diventa tutto rigido – buffo! – non si scosta mai.
“Tu
starai sempre con me?” Ci hai messo il punto di domanda
perché si fa, ma non
sei sicura di intenderlo veramente.
Sev
ti mette una mano sulla schiena. Fa solo questo per ricambiare, ma
basta. “Sì,
certo Lily. Sempre.” Lo senti respirare forte; lo fa sempre
quando sta per dire
qualcosa, quasi dovesse prendere la rincorsa.
“Che
c’è?” Chiedi.
“…
Niente.” Mormora. “Non preoccuparti, andremo ad
Hogwarts.”
Sembra la soluzione a tutti i problemi del mondo per Sev.
Speri
che sia così anche per te.
Sai
che Sev non ha preso bene il fatto che tu sia finita a Grifondoro.
La
sera dello Smistamento hai pianto nel cuscino, così forte
che le tue compagne
di stanza si sono svegliate. Sono state carine però, non ti
hanno gridato
addosso come faceva Petunia, ma si sono infilate nel tuo letto e avete
riso e
scherzato fino a che ti sei sentita meglio. Marlene e Mary² ti
piacciono; sei
sicura che diventerete buone amiche.
Sei
triste senza Sev, ma in fondo Grifondoro non è poi
così male. Ad eccezione di quel
cretino di James Potter e i suoi amici ti piacciono tutti. Gli studenti
più grandi
sono gentili, e nessuno qui ti prende in giro per i tuoi capelli troppo
rossi.
“Sei
arrabbiato?” Glielo chiedi quando vi trovate nel parco della
scuola, vicino al
lago. Non è il vostro posto speciale a Cokeworth³,
ma c’è acqua e c’è una
sponda dove sedersi e bagnare i piedi se si vuole.
(Poi
scopri che non è il caso, visto cosa
abita in questo lago.)
“No.” Dice, ma si vede che lo è.
È trascorsa una settimana dall’inizio della
scuola e non sai come farlo sorridere.
“Non
è colpa mia se sono finita a Grifondoro!” Sbotti
alla fine; non riesci a capire
perché il tuo migliore amico ce l’abbia con te.
Non è come se avessi avuto
scelta.
Aggrotta
le sopracciglia e si gira tra le mani la bacchetta. Ricordi che le
avete
comprate assieme. Ricordi anche
l’espressione
impacciata sua e di sua madre, la Signora Eileen. Ricordi che tua mamma
ha
cercato di scambiarci quattro chiacchiere e che la donna è
sembrata persino più
a disagio di prima.
Ricordi
che Sev ha sorriso una sola volta, per la sua bacchetta
e che non ha mai guardato sua madre, neanche
una volta, quasi fosse invisibile.
“Mi
dispiace…” Dici, anche se senti che è
ingiusto che ti scusi solo tu.
“Ci
ho provato.” Sussurra, così piano che non credi
neanche di aver sentito bene.
“… Ci ho provato ad andare a Grifondoro come te.
Il Cappello Parlante non ha
voluto. Ha detto che…”
“Che cosa?” Ti sporgi verso di lui e gli afferri la
mano. Stringe forte, e ti
fa un po’ male, ma non ti lamenti. Non ora che sai che ci ha provato. Per
te.
“Ha
detto che ho delle ombre… delle ombre dentro
di me. E che non ero adatto. Che sarei
stato molto meglio a Serpeverde.” Ti lancia
un’occhiata di sfuggita. “Scusa
Lily.”
Non dici nulla, perché realizzi che il Cappello parlante ha
ragione. Sev ha
molto a che fare con le ombre. La prima volta che l’hai visto
sembrava stesse
male al sole, quasi lo facesse ammalare. Sudava, era insofferente.
Stare
all’ombra gli è sempre piaciuto molto di
più.
Poi
vedi che sta per mettersi a piangere e vorresti abbracciarlo. Ma ci
sono tante
persone, anche se lontane da voi, e quando ci sono le
persone – Sev le chiama così - lui non
vuole abbracci. La mano
va bene però, e allora ricambi la stretta.
“Non
importa!” Dici con il tuo miglior tono allegro.
“Sei sempre il mio migliore
amico, e poi… siamo nella stessa scuola, che importa se non
siamo della stessa
Casa! Ci possiamo vedere lo stesso tutti i giorni, no?”
Non
dormirete però nella stesso posto, e non vi sveglierete
assieme. Sev non è tuo
fratello, e non lo sarà mai. Quella vocina nella tua testa
non se ne va. Anzi,
è diventata più forte dallo Smistamento.
Sev
guarda le vostre mani intrecciate. Respira di nuovo forte, e vuole dire
qualcosa, vuole davvero, poi come al solito non dice niente. A volte le
parole
sembrano fermarsi nella gola del tuo amico, bloccarsi. Deve fare male,
dalla
sua espressione.
“Certo,
Lily.” Dice e sai che non dirà altro.
Gli
poggi la testa sulla spalla e restate in silenzio.
James
Potter e la sua combriccola hanno preso di mira Sev. Sin
dall’anno scorso in
realtà, ma quest’anno, non sai perché,
la situazione è precipitata. Forse c’entra
il fatto che Sev non sta zitto a subire come fanno altri, ma ricambi
sempre, a
volte dicendo cose piuttosto cattive.
Non
te la senti di riprenderlo però, perché in fondo
Potter ha Minus e Black a
fargli da spalla, e lui è solo.
Sev
non ha fatto amicizia a Serpeverde; certo, parla con gli altri al suo
tavolo,
ma in clsse si siede sempre vicino a te, e a volte ti scorta anche a
lezioni
che non frequenta. Le tue amiche ti chiedono spesso perché
ti stia così appiccicato,
ma dopo aver spiegato loro che siete amici e aver ottenuto espressioni
diffidenti infinite volte hai lasciato perdere.
Essere
a Grifondoro e avere un amico a Serpeverde pare sia una vera e propria
rarità.
Grifondoro
e Serpeverde hanno una rivalità che scorre lungo i
tantissimi secoli della
scuola, e James Potter sembra volertelo ricordare ogni giorno, quando
tenta di
sedersi vicino a te a lezione.
“Vattene
via, Potter! Sto aspettando Sev.” Reciti annoiata per la
miliardesima volta.
“Ma
che ci fai con Mocciosus? Puzza!” Sghignazza con una bocca
enorme e i capelli
impazziti. Le tue compagne di classe dicono sia carino e sì,
oggettivamente
brutto non è. Ma preferisci Sev. Gli occhi di Potter sono
del nocciola più
banale del mondo.
“Non
puzza affatto.” Replichi e gli scocchi un’occhiata
tagliente a cui risponde con
un gran sorriso.
“Ah
sì? Scommettiamo?” Ghigna. Non capisci il senso
della frase fino al pomeriggio,
quando una pioggia di Caccabombe esplode addosso al tuo amico.
Potter
e Black si piegano in due dalle risate prima di correre via, mentre Sev
diventa
pallido come un lenzuolo. “Sev, stai bene?” Dici, e
non sai che fare, perché
tutti attorno a voi ridono, e ti senti furiosa, ma è
più forte la vergogna,
perché se non ridi con gli altri, sei stata colpita dalla
burla anche tu in
qualche modo.
“Andiamo,
ti accompagno in bagno…” Tenti, ma lui scarta, e
ti lancia una strana occhiata
indecifrabile. Per un attimo il suo sguardo ti fa paura.
“La
pagheranno cara…” Sussurra con un tono che non
sembra neanche il suo. “… Li
farò pentire…”
“Sev!” Esclami
con forza, tirandolo
via dalle risatine e dirigendoti in bagno. Lo senti rigido come un
pezzo di
legno, ma per fortuna ti segue. “Lascia stare, non ne vale la
pena! Sono degli
idioti!”
Non risponde, ma stringe così forte la bacchetta in pugno da
farsi venire le
nocche bianche.
E
tu pensi alle ombre.
Siete
al Terzo Anno, e Severus ha cominciato ad integrarsi a Serpeverde. Sai
che
dovresti essere felice per lui, ma non ci riesci.
Ti
ripeti che la sua Casa è una Casa esattamente come le altre
tre, ma non è vero;
girano strane voci, voci che parlano di sangue puro, di studenti
verde-argento
che non tollerano la presenza di quelli come te, nati e cresciuti nel
mondo
babbano. C’è anche un nome che a volte viene
pronunciato, un nome un po’
francese che a te sembra ridicolo, ma di cui tutti sembrano avere o un
gran
rispetto, o un gran timore.
Voldemort.
Comunque,
Sev si è fatto degli amici e ha smesso di accompagnarti alle
lezioni che non
frequentate assieme, anche perché supponi voglia evitare
ulteriori scontri con
Potter e la sua cricca che si fa chiamare I Malandrini.
(Quattro
deficienti.)
“Oggi
non hai l’ombra di Mocciosus incollata alla tua,
Evans?” Esclama Potter
spuntando dal nulla, seguito da quella specie di spalla comica e
sghignazzante
di Black.
“Non
so se hai notato, Potter, ma non frequentiamo Erbologia con i
Serpeverde.”
Replichi fredda. Il demente è nella squadra di Quidditch e
le tue amiche dicono
sia pazzo di te. A te non importa; Potter sarebbe l’ultima
persona sulla faccia
della terra con cui ti metteresti.
“Sì,
però ti sta sempre a sbavare dietro.” Replica
imperterrito. “Dev’essere una
seccatura avere quel cadavere ambulante sempre trai piedi!”
“Il tuo acume continua a sorprendermi, dato che non hai
notato il fatto che è
il mio migliore amico e che mi piace passare
del tempo con lui.” Per un attimo il sorriso di Potter
vacilla, ma si riprende
subito.
“Hai
pessimi gusti in fatto di uomini, Evans!” Gonfia il petto.
“Dovresti scegliere
me!”
“Neppure
quando l’inferno congelerà.” Replichi
facendo scoppiare in una risata – quasi
canina – Black. Lo sorpassi vincente, ma solo per evitare che
veda le tue
guance in fiamme.
Non
hai scelto Sev al posto di Potter. Non c’è proprio
gara. Sev non è bello, non è
popolare, ma è tuo.
È il primo mago
che hai conosciuto e, ad eccezione di sua madre, tu sei la sua prima
strega.
Sev è intelligente, umile. Passa interi pomeriggi in
biblioteca a divorarsi
tomi enormi ed ha sempre una risposta per tutto. E non ti importa della
sua
cravatta e della sua aria austera, perché è la
persona a cui vuoi più bene al
mondo.
Questo
conta. Ma quando a pranzo evita il tuo sguardo, mentre un serpeverde
con la
faccia butterata– Avery ti sembra si chiami - gli parla fitto
guardatoti male,
ti chiedi se ormai conta abbastanza.
Non è che sei innamorata
di Piton?
Quasi
ti prende un colpo quando Marlene ti fa scivolare il bigliettino
contenente
questa frase sotto il gomito.
Non
per altro, ma Sev è seduto accanto a te, al lato opposto del
tavolo di lavoro.
Fortunatamente è talmente preso a tagliuzzar radici che
neppure si accorge del
tuo sussulto.
Non dire cretinate! Scrivi
furiosa,
ripassandole il foglietto.
Hai
quattordici anni e ti è stato detto che sei piuttosto
popolare trai ragazzi.
Non hai mai pensato granché alle faccende di cuore, forse
perché come Nata
Babbana ti serve il doppio della concentrazione per seguire tutto
ciò che di
strano e nuovo accade attorno a te ogni giorno. Ci tieni ad andare bene
a
scuola; figuriamoci se hai tempo da perdere a civettare in giro. Non
è come
sei.
Potter
ad ogni buon conto è praticamente diventato uno stalker e un
giorno di questo
lo schianterai sul colpo, tra le grida strazianti del suo fan-club. A
volte ti
sorprendi a pensare che se non facesse l’idiota ventiquattro
ore su
ventiquattro sarebbe anche una persona piacevole; ha un sorriso che
scalda, e
se non è occupato a prendere in giro qualcuno, riesce anche
ad essere
spiritoso. Sai che per quei tre amici che si ritrova si farebbe
tagliare un
braccio, e questo puoi capirlo; faresti lo stesso per Sev.
Solo
che lui e il tuo migliore amico si odiano e non perdono occasione per
scaricarsi addosso batterie di incantesimi, purtroppo spesso a
discapito di
quest’ultimo. Quando succede di solito tu non ci sei, o
arrivi a scontro
finito. In quei momenti Severus scappa letteralmente nei sotterranei e
ti
impedisce di dire o fare alcunché.
Ormai
passa sempre più tempo là sotto che fuori con te.
Fate ancora i compiti
assieme, ma spesso ti lascia indietro per andare a lezione con Avery e
Mulciber.
Quei due ti fanno schifo; ogni volta che ti vedono sulla loro faccia
sembra
apparire, a chiare lettere, Sporca
Mezzosangue.
Sev
dice che non è vero, che esageri, ma non sei più
incline a credergli come
quando avevate undici anni.
Le
vostre estati sono ancora belle, sono fatte di libri, musica,
chiacchiere e il
vostro posto segreto. Ma a volte pensi che non sia abbastanza. A volte
pensi
che Sev si senta a disagio ad esserti amico ad Hogwarts.
E
ti fa un male infinito.
Sei sicura? Lo guardi
sempre un sacco… e lui guarda te! –
arriva la replica di Marlene che ti distoglie
dai tuoi foschi pensieri.
Per
un attimo contempli l’ipotesi di dare il contentino alla tua
amica pettegola
come una comare di paese.
Chissà
come reagirebbe se le dicessi che è vero, che sei innamorata
di Severus Piton?
Fai una smorfia perché quasi potresti dipingere ad occhi
chiusi la sua
espressione shockata.
Nessuno
dei tuoi amici capisce perché tu e Sev vi frequentiate
ancora. Serpeverde e Grifondoro.
La ragazza dagli amici sinceri, e il ragazzo con gli amici inquietanti.
La
ragazza popolare e il secchione malcurato come una pianta lasciata in
un
armadio.
La
luce e l’ombra ha detto una volta Mary, senza sentire il tuo
cuore accelerare a
quella menzione.
Siamo solo amici,
falla finita e concentrati, o ti esploderà la
pozione in faccia –
le scrivi frettolosamente, prima di dedicarti alla tua.
Facendolo
incroci lo sguardo di Sev e questo arrossisce colto sul fatto. Fai
finta di non
averlo notato, o senti che dovresti arrossire anche tu.
Non
ci sono più abbracci fra di voi, e avete smesso di tenervi
per mano al Secondo,
quando Black ha mimato dei bacetti di fronte a tutti, facendovi morire
di
imbarazzo.
A
volte scopri che ti manca toccarlo. Non ti importa del fatto che abbia
sempre
le mani sporche di inchiostro e pozioni. Potter si sbagliava un anno fa
come
adesso. Sev non puzza e non è disgustoso. Sa di erbe
aromatiche e di casa. Gli
piaceva toccarti i capelli e diceva che erano bellissimi proprio
perché erano
rossi e nessuno nella tua famiglia li aveva.
È
stato il primo a dirtelo.
Sev
è il primo. Anche adesso. Nonostante tutto. Nonostante le
ombre.
“Tagliuzza
le radici in diagonale.” Borbotta riportandoti alla
realtà. “Si riducono i
tempi di preparazione così…”
Gli
sorridi. “Grazie!” Non avete altro da dirvi, non
con lo sguardo di Marlene
piantato sulle vostre nuche.
Vedi
con la coda dell’occhio il petto magro del tuo amico alzarsi
e abbassarsi. Di
nuovo, vorrebbe dire qualcosa. Non dice niente.
Tornate
ai vostri compiti, e ignori il sapore amaro che senti in bocca.
Non
riesci a credere come le cose possano essere precipitate tra te e
Severus. In
un solo anno scolastico, poi.
Si
è definitivamente legato a Mulciber e Avery. Li ha difesi
quando hanno
attaccato Mary, ha negato persino l’evidenza del loro
razzismo. A volte capita
persino che cambi strada quando ti vede ed è in loro
compagnia. Lui pensa che
tu non lo noti, ma lo noti sempre e senti una rabbia sorda, cocente,
covarti
nello stomaco, mischiata a delusione e dolore.
Ti
evita. Forse si vergogna di te, sanguesporco.
Sai
che Mulciber e Avery sono Mangiamorte, o vogliono diventarlo. Comunque,
parlano
un gran bene di quel mostro di Voldemort.
Voldemort
odia quelli come te e
quelli che amano quelli
come te.
Quindi Severus da che parte sta?
Vorresti
che non ridesse alle loro battute, che non li accompagnasse come un
cagnolino
adorante. Vorresti che la smettesse di battersi con Potter,
perché gli senti
dire cose orribili, e sei quasi sicura di avergli visto una maledizione
sulla
punta delle labbra una volta, prima che arrivasse la McGrannitt a
fermarli.
Anche
il suo atteggiamento verso di te è cambiato. Si è
fatto più brusco, più
scostante. Un giorno è capace di sorriderti e tenerti la
mano per un intero
pomeriggio accettando i tuoi abbracci – sempre da soli,
dovete essere soli o
niente – e quello dopo inventarsi una scusa imbecille per non
vedersi con te.
(Sai
che è perché i suoi amici gli hanno proposto di
far altro.)
C’è
ancora quel ragazzino impacciato e buono dentro di lui, ma
qualcos’altro lotta
per uscire, qualcosa che vomita oscurità e che ti fa paura.
E sembra stia
vincendo.
Vorresti
il tuo Sev indietro, e vorresti urlare alle ombre di andarsene, di
restituirtelo. Ti sei fidata di lui, l’hai sempre difeso e
per questo hai perso
Petunia. Ormai hai a malapena qualche lettera dei tuoi e il loro
entusiasmo
impacciato a casa. Quindi devi avere
lui. Almeno lui.
Poi
un giorno qualunque la solita, ennesima lite con Potter, iniziata
probabilmente
da quest’ultimo fa esplodere tutto.
Potter è un eccellente duellante e Sev non lo è,
non da solo e preso di
sorpresa; viene messo a testa in giù, viene umiliato dai
Malandrini e tu sei
lì. Sei nella folla e le risate sono tante, e un sorriso
involontario preme,
perché sei folla anche tu dopotutto.
(Non
saprai mai che Severus ha visto quel tuo accenno di sorriso e si
è sentito
morire dentro.)
Poi
ti senti in colpa, cerchi di aiutarlo, affronti quel bullo di Potter a
viso
aperto.
“Non ho bisogno
dell'aiuto di una piccola schifosa
sanguesporco!”
E
tutto il tuo mondo crolla.
Senti
a malapena Potter arrabbiarsi per te, la gente attorno mormorare e Mary
e
Marlene tentare di portarti via. Senti solo un rombo infinito che ti
ottunde
l’udito e la rabbia, la rabbia riempirti come
un’onda maligna.
Lo
odi. È un sentimento che ti sgorga dalle labbra, te le fa
storcere in un ghigno
e godi nel vedere la consapevolezza raggiungere gli occhi del ragazzo che era il
centro del tuo mondo.
Sì, mi hai appena persa.
"Molto
bene. Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di
aiutarti. E se fossi
in te mi laverei le mutande, Mocciosus."
E
poi ci sono le sue scuse sul ciglio della torre di Grifondoro,
c’è lui che
cerca di convincerti che non voleva, ma sapete entrambi che non
è vero, che non
gli è scappato. Lo
intendeva
veramente. Non cerca neanche di negare la sua fascinazione per i
Mangiamorte.
È
finita.
Il
ritratto della Signora Grassa si chiude alle tue spalle e fingi di non
sentire
i suoi singhiozzi. Tanto i tuoi li coprono abbondantemente.
E
l’ultimo anno e non parli con Severus dalla primavera del
Quinto. Ascolti le tue
amiche ciarlare piacevolmente dentro la cabina dell’Espresso
che vi sta
portando ad Hogwarts per l’ultima volta.
Quest’estate non l’hai incrociato
neppure una volta. Spinner’s
End è
distante da casa tua, il vostro porto franco era il parco comunale, ma
non vi
hai messo piede. Volutamente.
“Evans?”
Ti trovi di fronte Potter e non capisci come diavolo sia entrato. Poi
vedi Mary
baciarsi con Sirius e tutto acquista un senso.
“Potter,
sempre un dispiacere…” Sbuffi guardando fuori dal
finestrino.
Lo
senti ridacchiare. Si è fatto più alto, e per una
volta se ne sta zitto invece
di attaccare a blaterare a tutto spiano.
“Pensieri?” Ti chiede dopo un po’.
Ti
volti a guardarlo stupita. “E se fosse?”
Si stringe nelle spalle. Sconcertante questa sua maturità
improvvisa, ma
piacevole, devi ammetterlo. “Beh, si dice che di solito aiuti
condividere un
pensiero triste con qualcuno…” Alla tua
espressione sicuramente sconvolta,
sorride. “Evans, non sarò un Legimante, ma ti
posso assicurare che ti si legge
in faccia che si tratta di qualcosa di poco piacevole.”
“Non
ne voglio parlare.” Borbotti, perché non puoi
certo parlare di Sev alla sua
nemesi scolastica – Severus. Sei
patetica, continui a correggerti anche a due anni di distanza.
Fa
un ghigno per cui è quasi azzeccato il nomignolo idiota
della sua banda.
Malandrino. “Senti, facciamo
un patto.
Non insisterò se tu mi chiamerai James.” Alza le
mani in segno di resa. “Io ti
chiamerò Lily, giuro!”
Ti
ritrovi a sorridere. “Okay, James sia. Ora mi lasci in
pace?” Non puoi fare a
meno di notare che la sua aria felice è… carina.
Sembra davvero contento di una
piccola conquista banale come chiamarvi per nome.
“Una
promessa è una promessa!” Assicura con piglio
deciso. “Ma posso tentarti con
una partita a Sparaschiocco? È meglio non pensare a cose
tristi, dai! Oggi è
una così bella giornata!”
Pensi
che in fondo abbia ragione. Hai solo diciassette anni e la gente parla
di
guerra, sgrana in bocca morti misteriose e poi, ovunque,
c’è quel maledetto
Voldemort e i suoi Mangiamorte.
C’è
una posizione da prendere e tu sai già da che parte starai
quando sarai fuori,
nel grande mondo.
Non
c’è niente che tu possa cambiare.
Perché Sev? Me
l’avevi
promesso. Era per sempre, no? Mi hai mentito. Sei un bugiardo ed io ti
odio.
Chi
potrebbe biasimarti? Di certo non Marlene, o Mary. O Potter. Ti
è stato detto
che hai fatto bene, che Piton è un ragazzo perduto,
irrecuperabile e tu, dietro
il rancore, il dolore e il dispiacere, ti sei sentita sollevata.
Hai fatto quel che
potevi, basta così. Sei stata brava, era troppo. Basta
così Lily.
James
ti sorride e alle sue spalle, oltre il finestrino, splende una giornata
di
sole.
“Mi
bruciano gli occhi.”
Marlene ti scocca un’occhiata e puoi capire perché
ti guardi terrorizzata.
Tenda
di preparazione della sposa, fuori un tendone ancora più
grande, atto ad ospitare
un matrimonio con tutti i crismi, una damigella d’onore e un
voluminoso vestito
da meringa.
E
poi ci sei tu, la sposa a cui di colpo bruciano gli occhi.
“Lily,
ti stai per sposare con James e fino ad ora non hai avuto neppure il
più
piccolo attacco di panico. Cosa che io avrei avuto almeno sei volte. Ti
prego,
dimmi che non ne stai avendo uno adesso.”
Soggiunge la tua buona amica con tono di preghiera.
“Ma
no!” Le assicuri. “James avrebbe un infarto
all’idea di vedermi volare via in
sella ad una scopa.” Sbuffi affettuosa, ricordando i baci
appassionati e
gioiosi del tuo fidanzato questa mattina, prima che Marlene e le altre
damigelle ti rapissero per il rito della vestizione. Sono
tempi bui, ha detto con quella sua espressione matura che
ancora trovi
incredibile, proviamo a fare un po’
di
luce. Così, tanta, mia Lily, da abbagliarli tutti.
“Non
è panico della sposa?”
“Non è panico della sposa.” Confermi con
il tuo miglior sorriso.
Non
puoi confessarle che hai pensato ad alta voce e non al ragazzo che ti
aspetta
trepidante all’altare.
Ma
a Severus Piton.
Ridicolo,
eh?
Eppure
questa mattina, la mattina più importante della tua vita di
giovane donna, ti
sei svegliata a casa tua, a Cokeworth, e il tuo primo istinto non
è stato
guardare il vestito bianco appeso al tuo armadio, ma di correre fuori,
verso il
parco comunale. Come se avessi di nuovo nove anni e Severus ti stesse
aspettando vicino alle altalene, seduto dietro un cespuglio. Ricordi la
gioia
nascosta nei suoi occhi, ogni volta, quasi trovasse incredibile che
tornavi,ogni volta, per stare con lui.
Non
pensavi a Severus da tanto. Scopri che fa ancora male.
“Ho
pensato… ad una cosa che facevo da piccola e non ho fatto
più.” Scrolli le
spalle per dare una risposta a Marlene che continua a fissarti ansiosa.
“Tipo
andare sull’altalena?” Ti chiede divertita e
sollevata tendendoti il bouquet.
“…
una cosa del genere, sì.”
Le
altalene del parco erano vecchie e sgangherate. Non ti ricordi di
averle mai
viste diverse. Eppure ti ci spingevi al massimo, fino a farle gemere
pericolosamente. Lo facevi per far spaventare Petunia,
perché era l’unico modo
per vedere tua sorella preoccuparsi per te e poi per Severus, che non
si
stancava mai di guardarti e batteva le mani quando cadevi senza peso.
Tante
volte hai temuto di farti male, ma non ti è mai importato;
volevi spingerti
sempre più in alto, verso il sole, finché Sev non
avrebbe accettato di dividere
l’altalena con te.
Non
l’ha mai fatto. Forse non sei stata abbastanza convincente.
Senti
la presa serrarsi sul bouquet e il dolore di esserti punta con una
spina di una
delle tante rose della composizione ti riporta alla realtà.
Vedi di nuovo il
viso illuminato di amicizia di Marlene, senti il chiasso allegro degli
invitati
dietro la tenda. Ricordi che il tuo futuro sposo ti attende
là fuori, con un
sorriso grande e buono.
E
non ti accorgi neppure della lacrime che cominciarono a colarti sul
viso. Marlene
ti avvicina e ti abbraccia, chiedendoti preoccupata che ti stia
prendendo.
Ritieni
che non è il caso di dirle che la luce che esplode ovunque
attorno a voi è
troppo luminosa e ti fa davvero dolere
gli occhi.
Non
è il caso di dirle che vorresti riposare, anche solo per un
momento nella
stessa ombra in cui Sev ti ha portato, quella calma e dolce del vostro
posto
segreto.
Non
avresti mai pensato che la luce potesse essere così egoista
da farti notare che
hai perso la tua ombra.
“Come
apparirebbe
la terra, se ne sparissero le ombre?
Vuoi forse scorticare
tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli
alberi e tutto quanto c'è di vivo per il capriccio di
goderti la luce nuda? Sei
sciocco.”
(Il Maestro e
Margherita, Michail Bulgakov)
****
Note:
Per
me scrivere angst è
come sbattere la
testa contro uno spigolo. Ripetutamente. Ma quando il demone della
scrittura
piglia… piglia. È andata. Ai posteri
l’ardua sentenza.
Ringrazio
Blankette_Girl che
m’è stata vicina
e mi ha sopportato e supportato durante il processo di stesura e per i
consigli
musicali. Grazie fatina, as usual!
:)
Tengo a precisare un paio di cose che forse non si evincono dalla
storia:
-Per
quanto sia Snevans to the core, questa storia non vuole
essere un bashing su James Potter.
Assolutamente
no. James era ciò di cui aveva bisogno Lily,
e credo si siano amati molto. Ma no, non credo che sia
stato il suo primo
amore. Libere/i di dissentire.
-Penso
che sia comprensibile l’atteggiamento di Lily, date le
contingenze e i tempi.
Forse al suo posto avrei agito nello stesso modo. Non per questo smetto
di
pensare che non abbia affrontato le cose come si deve. Non sul momento,
ma nel
post.
-Severus
aveva tutte le colpe di questo mondo, ma aveva quindici
anni. A quindici anni non si dovrebbe esser lasciati soli
a fare scelte che ti cambiano la vita. Né ad undici essere
piantati in una Casa
che, al tempo, ha in odio quelli come te e come i tuoi amici.
(Da
qui, la mia opinabilissima idea che lo Smistamento con il Cappello
Parlante è
il metodo di selezione più imbecille della storia.)
-Le parti in grassetto sono
letteralmente riportate rispettivamente dall’Ordine Della
Fenice e i Doni della
morte, di J.K. Rowling. Non me sono inventate io! :D
Che
altro dire. Lego questa shot alla Doppelgaenger
Saga. Cioè quella roba mastodontica che
sto scrivendo. Non so perché
– no, lo so
perché :P – ma metterla
in quel continuum temporale mi fa
stare meglio. Chi mi legge, presto capirà.
Ora
le note vere. No, perché
ci sono, eh.
1.
A tutti i Nati Babbani la Lettera per Hogwarts non viene consegnata via
Gufo,
ma bensì da un funzionario del Ministero che si occupa anche
di spiegare ai
genitori e al bambino che diamine stia succedendo. Rowling dixit.
2. Non so se Marlene McKinnon
fosse a
Grifondoro. La Row dà a Grifondoro con certezza solo Mary
McDonald. Licenza
scrittoria, via.
3.
Cokeworth: paese natale di Lily e Severus. Particolare rilevato
all’apertura ai
media di Pottermore.