Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Dira_    09/04/2012    15 recensioni
I sette anni di amicizia di Lily e Severus. Perchè le ombre spesso non sono sinonimo di oscurità, ma accorgersene è difficile.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 
 
 
You were mother nature's son, someone to whom I could relate.
You're needle and your damage done, remains a sordid twist of fate,
(Song to say goodbye, Placebo)
 
 
Severus è quel bambino strano da cui ‘Tunia ti ha detto di stare lontana.
Tu sei quasi sicura che abbia ragione. Dopotutto, lei è più grande ed è tua sorella.
Però.
Da quando vi siete incontrati la prima volta nel parco, da quando ti ha dato della strega – che maleducato poi! - pensi spesso a lui.
E pensi che è vero,  è sporco, e che mamma uno così proprio non vorrebbe vederlo giocare vicino a te.
Però.
Hai nove anni, Lily, e sai di essere diversa. Cose bizzarre accadono vicino a te, e ‘Tunia allora si spaventa e poi diventa cattiva. Il bambino di Spinner’s End invece non sembrava spaventato. Un fico secco. Aveva un largo sorriso, un po’ sbilenco. Era felice, realizzi. Felice di vederti fare cose strane.
Felice come ti senti tu quando le fai.
Quando lo scovi dietro un cespuglio un mese dopo, ha gli occhi enormi ed è pallido, come se non avesse mai preso un raggio di sole in vita sua. Non sorride, ma immagini sia perché l’hai beccato a spiarti e non è una cosa bella, nossignore.
Sai che spesso ti segue, fino a scuola, dal lattaio, fino a casa. Si nasconde, ma non è un granché bravo. Non sai come, ma è come se sentissi sempre la sua ombra dietro di te.
Non è una brutta sensazione comunque.
“Ciao.” Tenti. “Come ti chiami?”
Sai il suo nome, ‘Tunia te l’ha detto con una smorfia schifata, aggiungendo che è un nome brutto e ridicolo.
Tu non trovi. Trovi che invece abbia un suono speciale. Vuoi sentirglielo dire per esser sicura di pronunciarlo correttamente.
“C… ciao.” Balbetta insicuro. “Scusa, io…”
“Mi chiamo Lily Evans!” Gli tendi la mano, perché si fa così. “Dai, tu?”
“Severus.” Dice alzandosi in piedi. Ha i pantaloni troppo larghi, e se li afferra con un movimento allenato prima che gli cadano giù. “Severus Pi-Piton.” Borbotta tenendo il mento incollato al petto. Ha i capelli lunghi come i tuoi, ma molto meno puliti. Ti fa un po’ impressione, ma curiosità vince.

“Severus.” Ripeti, e gli sorridi. “Piacere di conoscerti!”
La tua mano sta ancora lì, e lui la guarda. Poi guarda la sua, sporca di terra e qualcosa di indefinito. Chissà perché sua mamma non ha detto di lavarsele. La tua lo ripete, tipo, all’infinito. Anche le altre mamme lo fanno sempre.

La strofina vigorosamente sulla strana camicia – che ti sembra un po’ tanto simile alla camicia da notte della mamma – e poi te la stringe.
Sorride ed è tipo una micro-contrazione delle labbra. Quasi non sembra un sorriso. È buffo, sembra non sappia bene come fare.
“Piacere mio.” Dice. E sorridi anche tu.
 
 
Severus sa un sacco di cose sul Mondo della Magia. Ma tipo, ne sa tante quanto è infinito il mare.
Quando siete soli, come adesso, smette di balbettare, di torcersi le mani e di guardarsi i piedi. Quando ci sono altre persone lo fa in continuazione e non c’è verso di farlo smettere.  Si scurisce in volto e non spiccica parola.
Invece quando vi sedete presso il laghetto del parco, nel vostro posto speciale, tra l’intreccio di alberi mai potati e lasciati crescere liberamente, il tuo amico diventa un’altra persona. Parla con sicurezza, usa parole complicate, le sceglie con cura, con piacere ma si informa sempre che tu le abbia capite.
A volte non pensi che abbia dieci anni come te.
Severus comunque ti piace. Non ti importa dei suoi vestiti strani, del fatto che abiti in un brutto posto o che non voglia mai giocare con gli altri bambini.
In realtà, ti piace molto di più quando siete soli, come adesso. Lui ti capisce;  ride delle tue battute ed è capace di ascoltarti per ore. A volte fate anche piccole magie assieme – ecco come si chiamano, non mostruosità come le chiama ‘Tunia.
Però non lo dici a nessuno; prima di tutto, a ‘Tunia. Lei vi prenderebbe in giro, e poi… come spiegheresti ai tuoi compagni di scuola la vostra amicizia?  Sev stesso non vuole che tu ne parli.
Non puoi dirgli che in fondo ne sei sollevata, perché un po’ ti vergogni di come va in giro. Sei sicura che lo farebbe star male se lo scoprissse, e non vuoi che succeda.
Tu e Sev siete diversi. Siete maghi. Siete assieme.
Per fortuna presto sarete a d Hogwarts, la scuola per quelli speciali come voi. Allora non dovrai più preoccuparti di spiegare la vostra amicizia a nessuno. Secondo lui sarete a casa, e tu gli credi.
“Ascolta Sev… io e te siamo migliori amici?” Te ne esci approfittando di una pausa dalle vostre chiacchierate, in cui lo hai forzato ad accettare il succo di frutta della merenda che la mamma ti prepara ogni pomeriggio. Sai che lo adora, ma detesta chiedertelo, quindi hai fatto in modo di fargli credere che non ti piaccia.
Mica è vero.
Lo vedi battere velocemente le palpebre. È rimasto senza parole, ma in compenso arrossisce. “Tu… tu vuoi che lo siamo?”
“Penso che lo siamo già.” Puntualizzi. “Voglio dire, passiamo tanto tempo assieme, giochiamo e ci raccontiamo delle cose. Abbiamo anche un posto segreto!” L’hai visto nei film che avere un posto segreto come il vostro è segno di grande e speciale amicizia.

“Allora… lo siamo.” Sussurra pianissimo, prima di fiondarsi a finire il succo.
Hai capito di aver detto una cosa un po’ sciocca, da femmina. Non importa; la cosa bella di Sev è che non ti prende mai in giro. “Forte!” Esclami, e gli dai una pacca sulla spalla.
Sev sorride pochissimo come al solito, ma sembra contento e va bene così.
 
 
Sembra che avere due genitori babbani sia diverso che averne almeno uno mago o strega.
Sev ha detto che non gli importa, che per lui non cambia niente e gli credi, ma ti ha fatto pensare.
In un certo senso, adesso sei diversa persino da lui.
State guardando il cielo che le fronde vi fanno vedere a chiazze. Tra poco sarà Settembre. È arrivata la lettera pronosticata e i tuoi genitori, per fortuna, sono sembrati contenti dopo aver parlato con il buffo ometto che l’ha portata¹.
Sei una strega e finalmente lo sanno anche mamma e papà. Petunia, come immaginavi, non l’ha presa bene.
Ti senti pizzicare gli occhi ricordando le sue labbra strette e i suoi occhi cattivi. Le sue parole ti si sono ficcate dentro come coltelli e non sai come farli uscire.  
Senti la mano di Sev prendere la tua,e il suo braccio nudo, freddissimo anche in piena estate, sfiorarti e farti venire un po’ la pelle d’oca. Però piacevole.
“Che c’è?” Chiede. Ha degli occhi bellissimi, Severus. Sono scuri, più scuri di quelli di tuo papà che pure lo sono tanto. Il papà ha detto che non esistono occhi neri, che al massimo possono essere molto marroni.
Ha deciso che Sev li ha neri e ti piace guardarli. Quando state vicini come adesso scordi le parole-coltelli di Petunia, e persino la faccia che ha fatto la mamma quando ha visto la lettera e l’ometto. Poi ha sorriso e ti ha abbracciato, ma prima proprio no.
Severus è il tuo migliore amico e a volte ti sorprendi a pensare che ti piacerebbe che foste fratelli e che dormisse nel letto accanto al tuo al posto di ‘Tunia. È un pensiero meschino, che poi ti fa stare male.
Però c’è.
Perché la pelle di Sev appiccicata alla tua è fredda, ma è più familiare di quella di tua sorella. Da quanto Petunia non si fa abbracciare da te? Non te lo ricordi.
Abbracci il tuo strambo amico, e anche se diventa tutto rigido – buffo! – non si scosta mai.
“Tu starai sempre con me?” Ci hai messo il punto di domanda perché si fa, ma non sei sicura di intenderlo veramente.
Sev ti mette una mano sulla schiena. Fa solo questo per ricambiare, ma basta. “Sì, certo Lily. Sempre.” Lo senti respirare forte; lo fa sempre quando sta per dire qualcosa, quasi dovesse prendere la rincorsa.
“Che c’è?” Chiedi.
“… Niente.” Mormora. “Non preoccuparti, andremo ad Hogwarts.”
Sembra la soluzione a tutti i problemi del mondo per Sev.

Speri che sia così anche per te.
 
 
Sai che Sev non ha preso bene il fatto che tu sia finita a Grifondoro.
La sera dello Smistamento hai pianto nel cuscino, così forte che le tue compagne di stanza si sono svegliate. Sono state carine però, non ti hanno gridato addosso come faceva Petunia, ma si sono infilate nel tuo letto e avete riso e scherzato fino a che ti sei sentita meglio. Marlene e Mary² ti piacciono; sei sicura che diventerete buone amiche.
Sei triste senza Sev, ma in fondo Grifondoro non è poi così male. Ad eccezione di quel cretino di James Potter e i suoi amici ti piacciono tutti. Gli studenti più grandi sono gentili, e nessuno qui ti prende in giro per i tuoi capelli troppo rossi.
“Sei arrabbiato?” Glielo chiedi quando vi trovate nel parco della scuola, vicino al lago. Non è il vostro posto speciale a Cokeworth³, ma c’è acqua e c’è una sponda dove sedersi e bagnare i piedi se si vuole.
(Poi scopri che non è il caso, visto cosa abita in questo lago.)
“No.” Dice, ma si vede che lo è. È trascorsa una settimana dall’inizio della scuola e non sai come farlo sorridere.

“Non è colpa mia se sono finita a Grifondoro!” Sbotti alla fine; non riesci a capire perché il tuo migliore amico ce l’abbia con te. Non è come se avessi avuto scelta.
Aggrotta le sopracciglia e si gira tra le mani la bacchetta. Ricordi che le avete comprate assieme. Ricordi  anche l’espressione impacciata sua e di sua madre, la Signora Eileen. Ricordi che tua mamma ha cercato di scambiarci quattro chiacchiere e che la donna è sembrata persino più a disagio di prima.
Ricordi che Sev ha sorriso una sola volta, per la sua bacchetta  e che non ha mai guardato sua madre, neanche una volta, quasi fosse invisibile.
“Mi dispiace…” Dici, anche se senti che è ingiusto che ti scusi solo tu.
“Ci ho provato.” Sussurra, così piano che non credi neanche di aver sentito bene. “… Ci ho provato ad andare a Grifondoro come te. Il Cappello Parlante non ha voluto. Ha detto che…”
“Che cosa?” Ti sporgi verso di lui e gli afferri la mano. Stringe forte, e ti fa un po’ male, ma non ti lamenti. Non ora che sai che ci ha provato.  Per te.

“Ha detto che ho delle ombre… delle ombre  dentro di me. E che non ero adatto. Che sarei stato molto meglio a Serpeverde.” Ti lancia un’occhiata di sfuggita. “Scusa Lily.”
Non dici nulla, perché realizzi che il Cappello parlante ha ragione. Sev ha molto a che fare con le ombre. La prima volta che l’hai visto sembrava stesse male al sole, quasi lo facesse ammalare. Sudava, era insofferente. Stare all’ombra gli è sempre piaciuto molto di più.

Poi vedi che sta per mettersi a piangere e vorresti abbracciarlo. Ma ci sono tante persone, anche se lontane da voi, e quando ci sono le persone – Sev le chiama così - lui non vuole abbracci. La mano va bene però, e allora ricambi la stretta.
“Non importa!” Dici con il tuo miglior tono allegro. “Sei sempre il mio migliore amico, e poi… siamo nella stessa scuola, che importa se non siamo della stessa Casa! Ci possiamo vedere lo stesso tutti i giorni, no?”
Non dormirete però nella stesso posto, e non vi sveglierete assieme. Sev non è tuo fratello, e non lo sarà mai. Quella vocina nella tua testa non se ne va. Anzi, è diventata più forte dallo Smistamento.
Sev guarda le vostre mani intrecciate. Respira di nuovo forte, e vuole dire qualcosa, vuole davvero, poi come al solito non dice niente. A volte le parole sembrano fermarsi nella gola del tuo amico, bloccarsi. Deve fare male, dalla sua espressione.
“Certo, Lily.” Dice e sai che non dirà altro.
Gli poggi la testa sulla spalla e restate in silenzio.
 
 
 
James Potter e la sua combriccola hanno preso di mira Sev. Sin dall’anno scorso in realtà, ma quest’anno, non sai perché, la situazione è precipitata. Forse c’entra il fatto che Sev non sta zitto a subire come fanno altri, ma ricambi sempre, a volte dicendo cose piuttosto cattive.
Non te la senti di riprenderlo però, perché in fondo Potter ha Minus e Black a fargli da spalla, e lui è solo.
Sev non ha fatto amicizia a Serpeverde; certo, parla con gli altri al suo tavolo, ma in clsse si siede sempre vicino a te, e a volte ti scorta anche a lezioni che non frequenta. Le tue amiche ti chiedono spesso perché ti stia così appiccicato, ma dopo aver spiegato loro che siete amici e aver ottenuto espressioni diffidenti infinite volte hai lasciato perdere.
Essere a Grifondoro e avere un amico a Serpeverde pare sia una vera e propria rarità.
Grifondoro e Serpeverde hanno una rivalità che scorre lungo i tantissimi secoli della scuola, e James Potter sembra volertelo ricordare ogni giorno, quando tenta di sedersi vicino a te a lezione.
“Vattene via, Potter! Sto aspettando Sev.” Reciti annoiata per la miliardesima volta.
“Ma che ci fai con Mocciosus? Puzza!” Sghignazza con una bocca enorme e i capelli impazziti. Le tue compagne di classe dicono sia carino e sì, oggettivamente brutto non è. Ma preferisci Sev. Gli occhi di Potter sono del nocciola più banale del mondo.
“Non puzza affatto.” Replichi e gli scocchi un’occhiata tagliente a cui risponde con un gran sorriso.
“Ah sì? Scommettiamo?” Ghigna. Non capisci il senso della frase fino al pomeriggio, quando una pioggia di Caccabombe esplode addosso al tuo amico.
Potter e Black si piegano in due dalle risate prima di correre via, mentre Sev diventa pallido come un lenzuolo. “Sev, stai bene?” Dici, e non sai che fare, perché tutti attorno a voi ridono, e ti senti furiosa, ma è più forte la vergogna, perché se non ridi con gli altri, sei stata colpita dalla burla anche tu in qualche modo.
“Andiamo, ti accompagno in bagno…” Tenti, ma lui scarta, e ti lancia una strana occhiata indecifrabile. Per un attimo il suo sguardo ti fa paura.  
“La pagheranno cara…” Sussurra con un tono che non sembra neanche il suo. “… Li farò pentire…”
Sev!” Esclami con forza, tirandolo via dalle risatine e dirigendoti in bagno. Lo senti rigido come un pezzo di legno, ma per fortuna ti segue. “Lascia stare, non ne vale la pena! Sono degli idioti!”
Non risponde, ma stringe così forte la bacchetta in pugno da farsi venire le nocche bianche.

E tu pensi alle ombre.
 
 
Siete al Terzo Anno, e Severus ha cominciato ad integrarsi a Serpeverde. Sai che dovresti essere felice per lui, ma non ci riesci.
Ti ripeti che la sua Casa è una Casa esattamente come le altre tre, ma non è vero; girano strane voci, voci che parlano di sangue puro, di studenti verde-argento che non tollerano la presenza di quelli come te, nati e cresciuti nel mondo babbano. C’è anche un nome che a volte viene pronunciato, un nome un po’ francese che a te sembra ridicolo, ma di cui tutti sembrano avere o un gran rispetto, o un gran timore.
Voldemort.
Comunque, Sev si è fatto degli amici e ha smesso di accompagnarti alle lezioni che non frequentate assieme, anche perché supponi voglia evitare ulteriori scontri con Potter e la sua cricca che si fa chiamare I Malandrini.
(Quattro deficienti.)
“Oggi non hai l’ombra di Mocciosus incollata alla tua, Evans?” Esclama Potter spuntando dal nulla, seguito da quella specie di spalla comica e sghignazzante di Black.
“Non so se hai notato, Potter, ma non frequentiamo Erbologia con i Serpeverde.” Replichi fredda. Il demente è nella squadra di Quidditch e le tue amiche dicono sia pazzo di te. A te non importa; Potter sarebbe l’ultima persona sulla faccia della terra con cui ti metteresti.
“Sì, però ti sta sempre a sbavare dietro.” Replica imperterrito. “Dev’essere una seccatura avere quel cadavere ambulante sempre trai piedi!”
“Il tuo acume continua a sorprendermi, dato che non hai notato il fatto che è il mio migliore amico e che mi piace passare del tempo con lui.” Per un attimo il sorriso di Potter vacilla, ma si riprende subito.

“Hai pessimi gusti in fatto di uomini, Evans!” Gonfia il petto. “Dovresti scegliere me!”
“Neppure quando l’inferno congelerà.” Replichi facendo scoppiare in una risata – quasi canina – Black. Lo sorpassi vincente, ma solo per evitare che veda le tue guance in fiamme.
Non hai scelto Sev al posto di Potter. Non c’è proprio gara. Sev non è bello, non è popolare, ma è tuo. È il primo mago che hai conosciuto e, ad eccezione di sua madre, tu sei la sua prima strega. Sev è intelligente, umile. Passa interi pomeriggi in biblioteca a divorarsi tomi enormi ed ha sempre una risposta per tutto. E non ti importa della sua cravatta e della sua aria austera, perché è la persona a cui vuoi più bene al mondo.
Questo conta. Ma quando a pranzo evita il tuo sguardo, mentre un serpeverde con la faccia butterata– Avery ti sembra si chiami - gli parla fitto guardatoti male, ti chiedi se ormai conta abbastanza.
 
 
Non è che sei innamorata di Piton?
Quasi ti prende un colpo quando Marlene ti fa scivolare il bigliettino contenente questa frase sotto il gomito.
Non per altro, ma Sev è seduto accanto a te, al lato opposto del tavolo di lavoro. Fortunatamente è talmente preso a tagliuzzar radici che neppure si accorge del tuo sussulto.
Non dire cretinate! Scrivi furiosa, ripassandole il foglietto.
Hai quattordici anni e ti è stato detto che sei piuttosto popolare trai ragazzi. Non hai mai pensato granché alle faccende di cuore, forse perché come Nata Babbana ti serve il doppio della concentrazione per seguire tutto ciò che di strano e nuovo accade attorno a te ogni giorno. Ci tieni ad andare bene a scuola; figuriamoci se hai tempo da perdere a civettare in giro. Non è come sei.  
Potter ad ogni buon conto è praticamente diventato uno stalker e un giorno di questo lo schianterai sul colpo, tra le grida strazianti del suo fan-club. A volte ti sorprendi a pensare che se non facesse l’idiota ventiquattro ore su ventiquattro sarebbe anche una persona piacevole; ha un sorriso che scalda, e se non è occupato a prendere in giro qualcuno, riesce anche ad essere spiritoso. Sai che per quei tre amici che si ritrova si farebbe tagliare un braccio, e questo puoi capirlo; faresti lo stesso per Sev.
Solo che lui e il tuo migliore amico si odiano e non perdono occasione per scaricarsi addosso batterie di incantesimi, purtroppo spesso a discapito di quest’ultimo. Quando succede di solito tu non ci sei, o arrivi a scontro finito. In quei momenti Severus scappa letteralmente nei sotterranei e ti impedisce di dire o fare alcunché.
Ormai passa sempre più tempo là sotto che fuori con te. Fate ancora i compiti assieme, ma spesso ti lascia indietro per andare a lezione con Avery e Mulciber. Quei due ti fanno schifo; ogni volta che ti vedono sulla loro faccia sembra apparire, a chiare lettere, Sporca Mezzosangue.
Sev dice che non è vero, che esageri, ma non sei più incline a credergli come quando avevate undici anni.
Le vostre estati sono ancora belle, sono fatte di libri, musica, chiacchiere e il vostro posto segreto. Ma a volte pensi che non sia abbastanza. A volte pensi che Sev si senta a disagio ad esserti amico ad Hogwarts.
E ti fa un male infinito.
Sei sicura? Lo guardi sempre un sacco… e lui guarda te! – arriva la replica di Marlene che ti distoglie dai tuoi foschi pensieri.
Per un attimo contempli l’ipotesi di dare il contentino alla tua amica pettegola come una comare di paese.
Chissà come reagirebbe se le dicessi che è vero, che sei innamorata di Severus Piton?
Fai una smorfia perché quasi potresti dipingere ad occhi chiusi la sua espressione shockata.

Nessuno dei tuoi amici capisce perché tu e Sev vi frequentiate ancora. Serpeverde e Grifondoro. La ragazza dagli amici sinceri, e il ragazzo con gli amici inquietanti. La ragazza popolare e il secchione malcurato come una pianta lasciata in un armadio.
La luce e l’ombra ha detto una volta Mary, senza sentire il tuo cuore accelerare a quella menzione.
Siamo solo amici,  falla finita e concentrati, o ti esploderà la pozione in faccia – le scrivi frettolosamente, prima di dedicarti alla tua.
Facendolo incroci lo sguardo di Sev e questo arrossisce colto sul fatto. Fai finta di non averlo notato, o senti che dovresti arrossire anche tu.
Non ci sono più abbracci fra di voi, e avete smesso di tenervi per mano al Secondo, quando Black ha mimato dei bacetti di fronte a tutti, facendovi morire di imbarazzo.
A volte scopri che ti manca toccarlo. Non ti importa del fatto che abbia sempre le mani sporche di inchiostro e pozioni. Potter si sbagliava un anno fa come adesso. Sev non puzza e non è disgustoso. Sa di erbe aromatiche e di casa. Gli piaceva toccarti i capelli e diceva che erano bellissimi proprio perché erano rossi e nessuno nella tua famiglia li aveva.
È stato il primo a dirtelo.
Sev è il primo. Anche adesso. Nonostante tutto. Nonostante le ombre.
“Tagliuzza le radici in diagonale.” Borbotta riportandoti alla realtà. “Si riducono i tempi di preparazione così…”
Gli sorridi. “Grazie!” Non avete altro da dirvi, non con lo sguardo di Marlene piantato sulle vostre nuche.
Vedi con la coda dell’occhio il petto magro del tuo amico alzarsi e abbassarsi. Di nuovo, vorrebbe dire qualcosa. Non dice niente.
Tornate ai vostri compiti, e ignori il sapore amaro che senti in bocca.
 
 
Non riesci a credere come le cose possano essere precipitate tra te e Severus. In un solo anno scolastico, poi.
Si è definitivamente legato a Mulciber e Avery. Li ha difesi quando hanno attaccato Mary, ha negato persino l’evidenza del loro razzismo. A volte capita persino che cambi strada quando ti vede ed è in loro compagnia. Lui pensa che tu non lo noti, ma lo noti sempre e senti una rabbia sorda, cocente, covarti nello stomaco, mischiata a delusione e dolore.
Ti evita. Forse si vergogna di te, sanguesporco.
Sai che Mulciber e Avery sono Mangiamorte, o vogliono diventarlo. Comunque, parlano un gran bene di quel mostro di Voldemort.
Voldemort odia quelli come te  e quelli che amano quelli come te.  
Quindi Severus da che parte sta?

Vorresti che non ridesse alle loro battute, che non li accompagnasse come un cagnolino adorante. Vorresti che la smettesse di battersi con Potter, perché gli senti dire cose orribili, e sei quasi sicura di avergli visto una maledizione sulla punta delle labbra una volta, prima che arrivasse la McGrannitt a fermarli.
Anche il suo atteggiamento verso di te è cambiato. Si è fatto più brusco, più scostante. Un giorno è capace di sorriderti e tenerti la mano per un intero pomeriggio accettando i tuoi abbracci – sempre da soli, dovete essere soli o niente – e quello dopo inventarsi una scusa imbecille per non vedersi con te.
(Sai che è perché i suoi amici gli hanno proposto di far altro.)
C’è ancora quel ragazzino impacciato e buono dentro di lui, ma qualcos’altro lotta per uscire, qualcosa che vomita oscurità e che ti fa paura. E sembra stia vincendo.
Vorresti il tuo Sev indietro, e vorresti urlare alle ombre di andarsene, di restituirtelo. Ti sei fidata di lui, l’hai sempre difeso e per questo hai perso Petunia. Ormai hai a malapena qualche lettera dei tuoi e il loro entusiasmo impacciato a casa. Quindi devi avere lui. Almeno lui.
 
Poi un giorno qualunque la solita, ennesima lite con Potter, iniziata probabilmente da quest’ultimo fa esplodere tutto. Potter è un eccellente duellante e Sev non lo è, non da solo e preso di sorpresa; viene messo a testa in giù, viene umiliato dai Malandrini e tu sei lì. Sei nella folla e le risate sono tante, e un sorriso involontario preme, perché sei folla anche tu dopotutto.
(Non saprai mai che Severus ha visto quel tuo accenno di sorriso e si è sentito morire dentro.)
Poi ti senti in colpa, cerchi di aiutarlo, affronti quel bullo di Potter a viso aperto.
 
“Non ho bisogno dell'aiuto di una piccola schifosa sanguesporco!”
 
E tutto il tuo mondo crolla.
Senti a malapena Potter arrabbiarsi per te, la gente attorno mormorare e Mary e Marlene tentare di portarti via. Senti solo un rombo infinito che ti ottunde l’udito e la rabbia, la rabbia riempirti come un’onda maligna.
Lo odi. È un sentimento che ti sgorga dalle labbra, te le fa storcere in un ghigno e godi nel vedere la consapevolezza raggiungere gli occhi  del ragazzo che era il centro del tuo mondo.  
Sì, mi hai appena persa.
 
"Molto bene. Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus."
 
E poi ci sono le sue scuse sul ciglio della torre di Grifondoro, c’è lui che cerca di convincerti che non voleva, ma sapete entrambi che non è vero, che non gli è scappato. Lo intendeva veramente. Non cerca neanche di negare la sua fascinazione per i Mangiamorte.
È finita.
Il ritratto della Signora Grassa si chiude alle tue spalle e fingi di non sentire i suoi singhiozzi. Tanto i tuoi li coprono abbondantemente.
 
E l’ultimo anno e non parli con Severus dalla primavera del Quinto. Ascolti le tue amiche ciarlare piacevolmente dentro la cabina dell’Espresso che vi sta portando ad Hogwarts per l’ultima volta. Quest’estate non l’hai incrociato neppure una volta.  Spinner’s End è distante da casa tua, il vostro porto franco era il parco comunale, ma non vi hai messo piede. Volutamente.
 “Evans?”
Ti trovi di fronte Potter e non capisci come diavolo sia entrato. Poi vedi Mary baciarsi con Sirius e tutto acquista un senso.

“Potter, sempre un dispiacere…” Sbuffi guardando fuori dal finestrino.
Lo senti ridacchiare. Si è fatto più alto, e per una volta se ne sta zitto invece di attaccare a blaterare a tutto spiano. “Pensieri?” Ti chiede dopo un po’.
Ti volti a guardarlo stupita. “E se fosse?”
Si stringe nelle spalle. Sconcertante questa sua maturità improvvisa, ma piacevole, devi ammetterlo. “Beh, si dice che di solito aiuti condividere un pensiero triste con qualcuno…” Alla tua espressione sicuramente sconvolta, sorride. “Evans, non sarò un Legimante, ma ti posso assicurare che ti si legge in faccia che si tratta di qualcosa di poco piacevole.”

“Non ne voglio parlare.” Borbotti, perché non puoi certo parlare di Sev alla sua nemesi scolastica – Severus. Sei patetica, continui a correggerti anche a due anni di distanza.
Fa un ghigno per cui è quasi azzeccato il nomignolo idiota della sua banda. Malandrino. “Senti,  facciamo un patto. Non insisterò se tu mi chiamerai James.” Alza le mani in segno di resa. “Io ti chiamerò Lily, giuro!”
Ti ritrovi a sorridere. “Okay, James sia. Ora mi lasci in pace?” Non puoi fare a meno di notare che la sua aria felice è… carina. Sembra davvero contento di una piccola conquista banale come chiamarvi per nome.
“Una promessa è una promessa!” Assicura con piglio deciso. “Ma posso tentarti con una partita a Sparaschiocco? È meglio non pensare a cose tristi, dai! Oggi è una così bella giornata!”
Pensi che in fondo abbia ragione. Hai solo diciassette anni e la gente parla di guerra, sgrana in bocca morti misteriose e poi, ovunque, c’è quel maledetto Voldemort e i suoi Mangiamorte.
C’è una posizione da prendere e tu sai già da che parte starai quando sarai fuori, nel grande mondo.
Non c’è niente che tu possa cambiare.
Perché Sev? Me l’avevi promesso. Era per sempre, no? Mi hai mentito. Sei un bugiardo ed io ti odio.
Chi potrebbe biasimarti? Di certo non Marlene, o Mary. O Potter. Ti è stato detto che hai fatto bene, che Piton è un ragazzo perduto, irrecuperabile e tu, dietro il rancore, il dolore e il dispiacere, ti sei sentita sollevata.
Hai fatto quel che potevi, basta così. Sei stata brava, era troppo. Basta così Lily.
James ti sorride e alle sue spalle, oltre il finestrino, splende una giornata di sole.
 
 
“Mi bruciano gli occhi.”
Marlene ti scocca un’occhiata e puoi capire perché ti guardi terrorizzata.

Tenda di preparazione della sposa, fuori un tendone ancora più grande, atto ad ospitare un matrimonio con tutti i crismi, una damigella d’onore e un voluminoso vestito da meringa.
E poi ci sei tu, la sposa a cui di colpo bruciano gli occhi.
“Lily, ti stai per sposare con James e fino ad ora non hai avuto neppure il più piccolo attacco di panico. Cosa che io avrei avuto almeno sei volte. Ti prego, dimmi che non ne stai avendo uno adesso.” Soggiunge la tua buona amica con tono di preghiera.
“Ma no!” Le assicuri. “James avrebbe un infarto all’idea di vedermi volare via in sella ad una scopa.” Sbuffi affettuosa, ricordando i baci appassionati e gioiosi del tuo fidanzato questa mattina, prima che Marlene e le altre damigelle ti rapissero per il rito della vestizione.  Sono tempi bui, ha detto con quella sua espressione matura che ancora trovi incredibile, proviamo a fare un po’ di luce. Così, tanta, mia Lily, da abbagliarli tutti.
“Non è panico della sposa?”
“Non è panico della sposa.” Confermi con il tuo miglior sorriso.

Non puoi confessarle che hai pensato ad alta voce e non al ragazzo che ti aspetta trepidante all’altare.
Ma a Severus Piton.
Ridicolo, eh?
Eppure questa mattina, la mattina più importante della tua vita di giovane donna, ti sei svegliata a casa tua, a Cokeworth, e il tuo primo istinto non è stato guardare il vestito bianco appeso al tuo armadio, ma di correre fuori, verso il parco comunale. Come se avessi di nuovo nove anni e Severus ti stesse aspettando vicino alle altalene, seduto dietro un cespuglio. Ricordi la gioia nascosta nei suoi occhi, ogni volta, quasi trovasse incredibile che tornavi,ogni volta,  per stare con lui.
Non pensavi a Severus da tanto. Scopri che fa ancora male.
“Ho pensato… ad una cosa che facevo da piccola e non ho fatto più.” Scrolli le spalle per dare una risposta a Marlene che continua a fissarti ansiosa.
“Tipo andare sull’altalena?” Ti chiede divertita e sollevata tendendoti il bouquet.
“… una cosa del genere, sì.”
Le altalene del parco erano vecchie e sgangherate. Non ti ricordi di averle mai viste diverse. Eppure ti ci spingevi al massimo, fino a farle gemere pericolosamente. Lo facevi per far spaventare Petunia, perché era l’unico modo per vedere tua sorella preoccuparsi per te e poi per Severus, che non si stancava mai di guardarti e batteva le mani quando cadevi senza peso.
Tante volte hai temuto di farti male, ma non ti è mai importato; volevi spingerti sempre più in alto, verso il sole, finché Sev non avrebbe accettato di dividere l’altalena con te.  
Non l’ha mai fatto. Forse non sei stata abbastanza convincente.
Senti la presa serrarsi sul bouquet e il dolore di esserti punta con una spina di una delle tante rose della composizione ti riporta alla realtà. Vedi di nuovo il viso illuminato di amicizia di Marlene, senti il chiasso allegro degli invitati dietro la tenda. Ricordi che il tuo futuro sposo ti attende là fuori, con un sorriso grande e buono.
E non ti accorgi neppure della lacrime che cominciarono a colarti sul viso. Marlene ti avvicina e ti abbraccia, chiedendoti preoccupata che ti stia prendendo.
Ritieni che non è il caso di dirle che la luce che esplode ovunque attorno a voi è troppo luminosa e ti fa davvero dolere gli occhi.  
Non è il caso di dirle che vorresti riposare, anche solo per un momento nella stessa ombra in cui Sev ti ha portato, quella calma e dolce del vostro posto segreto.
Non avresti mai pensato che la luce potesse essere così egoista da farti notare che hai perso la tua ombra.
 
“Come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre?
Vuoi forse scorticare tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli alberi e tutto quanto c'è di vivo per il capriccio di goderti la luce nuda? Sei sciocco.”
(Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov)
 
 
 
****
 
 
 
Note:


Per me scrivere angst è come sbattere la testa contro uno spigolo. Ripetutamente. Ma quando il demone della scrittura piglia… piglia. È andata. Ai posteri l’ardua sentenza.
Ringrazio Blankette_Girl che m’è stata vicina e mi ha sopportato e supportato durante il processo di stesura e per i consigli musicali. Grazie fatina, as usual! :) 
Tengo a precisare un paio di cose che forse non si evincono dalla storia:

-Per quanto sia Snevans to the core,  questa storia non vuole essere un bashing su James Potter. Assolutamente no. James era ciò di cui aveva bisogno Lily,  e credo si siano amati molto. Ma no, non credo che sia stato il suo primo amore. Libere/i di dissentire.
-Penso che sia comprensibile l’atteggiamento di Lily, date le contingenze e i tempi. Forse al suo posto avrei agito nello stesso modo. Non per questo smetto di pensare che non abbia affrontato le cose come si deve. Non sul momento, ma nel post.
-Severus aveva tutte le colpe di questo mondo, ma aveva quindici anni. A quindici anni non si dovrebbe esser lasciati soli a fare scelte che ti cambiano la vita. Né ad undici essere piantati in una Casa che, al tempo, ha in odio quelli come te e come i tuoi amici.
(Da qui, la mia opinabilissima idea che lo Smistamento con il Cappello Parlante è il metodo di selezione più imbecille della storia.)
-Le parti in grassetto sono letteralmente riportate rispettivamente dall’Ordine Della Fenice e i Doni della morte, di J.K. Rowling. Non me sono inventate io! :D
Che altro dire. Lego questa shot alla Doppelgaenger Saga. Cioè quella roba mastodontica che sto scrivendo. Non so perché – no, lo so perché :P – ma metterla in quel continuum temporale mi fa stare meglio. Chi mi legge, presto capirà.
Ora le note vere. No, perché ci sono, eh.
1. A tutti i Nati Babbani la Lettera per Hogwarts non viene consegnata via Gufo, ma bensì da un funzionario del Ministero che si occupa anche di spiegare ai genitori e al bambino che diamine stia succedendo. Rowling dixit.
2.  Non so se Marlene McKinnon fosse a Grifondoro. La Row dà a Grifondoro con certezza solo Mary McDonald. Licenza scrittoria, via.
3. Cokeworth: paese natale di Lily e Severus. Particolare rilevato all’apertura ai media di Pottermore.
  
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Dira_