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Autore: _Lightning_    16/04/2012    3 recensioni
Cosa succederebbe se Altaïr dovesse fare i conti con un allievo imprevisto? Sarebbe il suo orgoglio o la sua rovina?
Dal Capitolo 4: [...] rimase ad osservare le sue strane e goffe acrobazie sul filo del rasoio per raggiungere la sporgenza superiore, troppo in alto per la sua bassa statura; più volte sporse il piede e cercò di tastare con la punta di esso una qualunque crepa nel muro sotto di sé, ma la fessura più vicina era due metri più sotto, del tutto irraggiungibile e la gamba priva di appigli si ritrovava a ciondolare comicamente in aria.
[...] -... sono bloccata.- annunciò infine, nel sentire un improvviso cedimento sotto le punte dei piedi in preda ai crampi e le sue mani scivolose di sudore e sangue che stavano per perdere la presa.
-E cosa ti aspetti che faccia?- le arrivò sarcasticamente in risposta.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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La Freccia e l'Aquila
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Chapter 6: The Gateways
 



Il Templare emise un grido rauco e portò la mano all'asta della freccia che sporgeva dalle sue carni, infissa nell'armatura.
Siham scoccò un'altra freccia, che trafisse con precisione un soldato.
Altaïr ebbe una frazione di secondo per decidere cosa fare, e agì d'istinto, contrastando la sua mente razionale che gli intimava di analizzare la situazione ed agire di conseguenza, come avrebbe dovuto fare un Assassino esperto come lui.
Invece di portarsi al riparo ora che i soldati avevano aperto un varco nelle loro schiere, si avventò sul cavaliere, disarcionandolo e ingaggiando uno scontro serrato; si trovò di nuovo accerchiato dai nemici. Il cavallo s'impennò, travolgendo il soldato precedentemente ferito mentre fuggiva con impeto dal luogo dello scontro. L'uomo giacque a terra morto, col cranio sfondato.
Nella confusione del momento, Siham non osò tirare, per timore di colpire il suo Maestro, tanto più che il polverone che si era sollevato rendeva difficile prendere la mira con sicurezza.
I soldati si trattenavano dall'attaccare per lo stesso timore.

Altaïr e il Templare combattevano accanitamente corpo a corpo, avvinghiati nella polvere; nonostante quest'ultimo fosse ferito conservava una forza e una vitalità tali che Altaïr non riusciva in alcun modo a piantargli la lama nel corpo. Aveva abbandonato la spada, inutile in un combattimento a breve distanza, e cercava di districarsi dalla presa ferrea dell'avversario che gli impediva di manovrare la lama, mentre i quattro soldati rimasti guardavano in attesa del momento opportuno per colpirlo.
Uno di loro cadde, con una freccia infissa tra gli occhi, e i superstiti si misero al riparo del portone della torre, continuando ad aspettare. Aspettò anche Siham, la freccia incoccata e i sensi all'erta.
Altaïr riuscì ad inchiodare a terra il nemico, e stava per trapassargli la gola quando questi gli assestò un violento calcio all'inguine che lo sbalzò di lato con un singulto di dolore.
Il Templare afferrò lo spadone abbandonato lì accanto e gli si avventò contro, lanciando un urlo belluino mentre lo roteava sopra la testa per abbatterlo sull'Assassino riverso a terra, ancora troppo stordito per alzarsi, ma cosciente abbastanza per scansare il terribile fendente rotolando di lato.
La punta dell'arma si infisse a terra, e Altaïr gli mozzò la mano con un movimento fulmineo, prima di scattare in piedi a denti snudati e trafiggerlo finalmente alla gola.
Sentì il suo ultimo spasmo di vita sotto le mani impregnate di sangue e ne colse l'estremo barlume negli occhi sbarrati, prima che diventassero fissi e vitrei; estrasse la lama dalle sue carni in una scia di goccioline rosse.

Si voltò di scatto, come una bestia presa in trappola, e vide che gli ultimi tre soldati esitavano, combattuti tra l'attaccare Altaïr o tentare la fuga, ma allo stesso tempo restii ad abbandonare il loro rifugio. Uno di loro perse il controllo e si precipitò verso il sentiero, ma stramazzò dopo neanche due passi colpito da un'altra precisa freccia di Siham.
L'Assassino si avvicinò senza fretta ai due, con un passo deciso e leggero che ricordava un lupo che si avvicinava alla sua preda; il suo volto era rigato di sangue, colato dalla ferita alla fronte, e i suoi occhi erano accesi dalla furia e dall'eccitazione del combattimento, miste alla controllata euforia di essere sopravvissuto, ancora una volta.
Li finì in due colpi, uno con una feroce stoccata al ventre e scattò con un balzo sull'altro in fuga, inchiodandolo al suolo con un assassinio aereo.
Udì il soldato rantolare il suo ultimo respiro: era finita.

Si rialzò con un movimento fluido, spese un istante a contemplare il cadavere scomposto del Templare e alzò lo sguardo verso la cima della torre, dalla quale Siham lo fissava con un aperto sorriso, soddisfatta del proprio operato.
Altaïr non lo era altrettanto, ma dovette riconoscere che la ragazza aveva almeno un briciolo del talento che caratterizza un Assassino.
Rimase a fissarla per quasi un minuto, finché il sorriso della ragazza non si affievolì, riprendendo un contegno più adatto alla gravità della situazione.
Lui riabbassò gli occhi, fissandoli sulla veste chiazzata di sangue; sarebbe stato difficile entrare a Damasco inosservati...
Siham, venti metri più su, si allontanò da parapetto e prese a tentare di forzare la botola con il pugnale. Non aveva certo intenzione di buttarsi con un Salto della Fede.
Il pugnale era troppo sottile per riuscire a produrre qualche risultato, così usò la spada dell'arciere morto, al quale aveva sottratto anche arco e frecce.
Alla fine riuscì a staccare il legno dai cardini e con un brusco strattone la divelse; scivolò rapida lungo la scala a pioli sottostante. Un minuto più tardi era di nuovo al fianco di Altaïr, che si tamponava con una manica la ferita alla fronte.
 
-Alla buon'ora.- commentò, freddo come sempre.
 
Siham non ribattè, sentendo il suo odio riaccendersi all'improvviso, e si chiese come avesse potuto provare gioia per averlo salvato.
 
"Istinto di sopravvivenza." le rispose una voce dentro di lei: se Altaïr fosse morto nello scontro, sarebbe morta a sua volta sotto le spade dei Templari, o peggio.
 
Era un semplice rapporto di convenienza, si rese conto: lui la tollerava e lei interveniva al momento del bisogno per salvaguardare se stessa.
 
"Molto meglio così." concluse, nonstante fosse un po' incerta su come dovesse comportarsi.
 
Altaïr le lanciò uno sguardo seccato.
 
-Hai intenzione di starmi a guardare ancora per molto? Muoviti: prendi i cavalli e andiamocene di qui, prima che ne arrivino altri.- accennò alla carneficina ai piedi della torre. 
 
La terra polverosa iniziava a chiazzarsi di rosso, creando macabre pozze di fanghiglia attorno ai caduti.
Siham si riscosse ed eseguì malvolentieri l'ordine, irritata dal fatto che Altaïr non avesse pronunciato neanche un elogio nei suoi confronti.
Non che ci sperasse veramente, ma non poteva fare a meno di risentirsene.

Poco dopo erano di nuovo in marcia, mentre i corvi iniziavano a scendere ai piedi della torre per banchettare.
 
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Damasco apparve in tutto il suo caldo splendore, illuminata dai raggi morenti del sole.
Le sue mura massicce si tinsero di rosso quando questo lambì l'orizzonte e stagliarono lunghe ombre sulla piana circostante.
Altaïr la contemplò con sollievo, indifferente allo spettacolo di luci e colori che aveva di fronte: quel viaggio era stato spossante e l'aveva messo di cattivo umore, e Damasco per lui significava solo una cosa: riposo, e poi lavoro.
Siham ammirava con muto stupore la città, colpita dalla sua imponenza e ricchezza.
Altaïr la fissò, suo malgrado incuriosito dalla sua reazione, spronando nel frattempo il cavallo per spingerlo fuori dalla gola scoscesa dalla quale provenivano.
Lei colse il suo sguardo.
 
-E' la prima volta che vengo qui.- confessò infine, cercando di mitigare la sua espressione estasiata.
 
Il Maestro bofonchiò un'osservazione neutra che poteva voler dire tutto o niente, e non parlò per tutta la discesa fino a poche centinaia di metri dalle porte della città e dagli accampamenti dei mercenari.
Rallentarono accanto a una stalla dietro una piccola macchia di ulivi che li nascondeva alle guardie.
 
-Fermati. Fai finta di controllare il cavallo.- le intimò, tirando le briglie del proprio e scendendo di sella. 
 
Fu piacevole rimettere i piedi a terra dopo tante ore, e Siham sembrava esserlo ancor di più, tanto che era un po' instabile sulle gambe.
Non era abituata ai lunghi viaggi, constatò con irritata rassegnazione Altaïr
La ragazza fece finta di controllare i ferri del proprio cavallo, mentre Altaïr le borbottava 
istruzioni a bassa voce.
 
-Entrerai da sola in città.- esordì.
 
Siham fece per chiedere il perché, ma un'occhiata alle sue vesti strappate e insanguinate le bastò come risposta.
Era già una fortuna che non avessero attirato l'attenzione durante l'ultima parte del viaggio.
 
-Io passerò da sopra.- continuò vago.

-Fai finta che il mio sia un cavallo di scorta; lasciali ai pali lì accanto e legali bene. Meglio per te che Abiad non scappi.-sibilò.
Si vedeva che era ancora stizzito perché l'aveva preso lei.

-Cammina piano, non innervosirti, non fissare le guardie ma fallo se ti fissano loro. Se trovi un capannello di eruditi usali come copertura.
Vai.-

Non chiese conferma se avesse capito o meno e scivolò piano lungo la parete della stalla, rimanendo in silente attesa nell'ombra.
Siham voleva forse chiedere qualcosa di più, ma rimontò in sella, e tenendo per le briglie l'altro cavallo si avvicinò circospetta alla porta, mentre Altaïr non la perdeva di vista un istante.
Poteva fidarsi a lasciarla andare da sola? Dopotutto era la sua prima volta a Damasco e le guardie erano decisamente numerose e diffidenti.
Avrebbero potuto riconoscerla...
 
"Non è un problema mio." concluse secco, ripetendosi che questi ripensamenti non erano da lui: un Assassino non doveva mai avere esitazioni quando agiva; un attimo d'incertezza poteva costargli caro.
 
La vide sparire oltre la curva.
 
"Ormai è fatta."
 
Strisciò invisibile tra i molti cespugli che circondavano le mura di Damasco; nessuno lo notò, ma lui non staccò gli occhi da Siham, che si avvicinava sempre più al drappello di soldati di guardia.
Mancavano solo pochi metri... doveva essere rapido.
Si accucciò dietro un mucchio di fieno e vi entrò silenziosamente quando un gruppo di mercanti si avvicinò.
Ancora una volta, nessuno si accorse della sua presenza.
Siham legò i cavalli alla staccionata accanto alla porta, lanciandosi occhiate sospettose intorno; dalla sua postazione, Altaïr la trovò a sua volta sospetta. 
 
“Deve imparare a dissimulare l'agitazione.” appuntò mentalmente. 
 
Siham temporeggiò controllando le sacche da viaggio appese ai cavalli: stava evidentemente sperando che un gruppo di eruditi passasse di lì, ma la strada era relativamente deserta, con pochi gruppetti di mercanti e qualche pellegrino solitario che entrava o usciva dalla città.
Le guardie fermavano casualmente i viaggiatori, ponendo poche stanche domande e lasciando passare tutti con noncuranza.
Non era difficile: bastava camuffarsi con la folla, con la strada, con l'aria stessa. Convincersi di non poter attirare l'attenzione era il primo passo per non farlo; ma questo l'aveva appreso dopo anni di duro addestramento.
Siham si avviò rassegnata verso le guardie, con il cappuccio ben calato sul volto e la braccia rigide lungo i fianchi; era definitivamente a disagio.
All'improvviso congiunse le mani davanti al volto e intrecciò fra loro le dita, in un atteggiamento di preghiera, e chinò ancor di più il capo.
 
"Bella mossa." commentò semplicemente Altaïr: sembrava un erudito solitario, o un pellegrino di passaggio... se non fosse stato per l'arco legato alla schiena. 
 
Era comunque improbabile che le guardie vi facessero caso.
Solo Altaïr notò un lampo di panico negli occhi seminascosti di Siham e un leggero tremito delle gambe.
L'Assassino s'irrigidì, i muscoli in tensione pronti allo scatto.
I soldati distolsero gli occhi dalla strada per puntarli sul nuovo passante.
 
"Ora."
 
Si udì un fruscio secco e uno scalpiccio leggero di passi: in un lampo, il mucchio di fieno era vuoto ed Altaïr accovacciato pochi metri sopra le guardie.
Non una di loro pensò ad alzare lo sguardo.
Una trave percorreva lo stretto corridoio nelle mura; Altaïr corse in equilibrio fino all'estremitò, poi si appiattì nell'ombra contro il muro e atterrò leggero su delle casse accatastate accanto alla porta.

Era a Damasco.

Uscì circospetto dal suo nascondiglio, si confuse con un gruppo di eruditi di passaggio e sbirciò verso la porta: Siham stava ancora percorrendo il corridoio, muovendosi rigidamente, ma con la massima calma.
Altaïr percepiva chiaramente la sua tensione che aumentava ad ogni passo; fremeva dalla voglia di mettersi a correre e scattare verso i tetti, ma non lo fece.
Evitò di andarle incontro: non dovevano farsi vedere insieme, o avrebbero attirato l'attenzione: un Maestro e un allievo passavano difficilmente inosservati, pensò amaramente Altaïr.

Siham sembrava un po' spaesata: lo stava cercando con discrezione, ma senza ovviamente riuscirci; Altaïr deviò leggermente dal percorso degli eruditi quando le passò davanti.
Lei lo riconobbe all'istante e fece per separare le mani e tornare a muoversi normalmente, ma Altaïr scosse appena la testa e le comunicò con lo sguardo di unirsi alla processione: gli eruditi li avrebbero portati proprio nei pressi della Dimora.
Siham obbedì un po' riluttante, portandosi al suo fianco e adattando il suo passo al suo; il gruppo si confuse nel fiume di gente diretta al mercato, sparendo alla vista.

La loro missione era finalmente iniziata.

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Note Dell'Autrice:

Awwwww yeah! Torno finalmente sulla scena con questa FF *arriva salva di pomodori*
Sì... sono stata assente per una vita. Mea culpa. Imploro pietà! Ero presa da altri fandom, ecco (no, non è una scusa valida, anzi).
Ora che il mio Assassin's Creed I ha ripreso vita, l'ispirazione arriva più facilemente... e così ho fatto finalmente arrivare questi due poveracci a Damasco, dove le cose non saranno facili...

Ringrazio come sempre  SkyDragonSatielGlaucopis, Princess_SlytherinCrowVanny2003, Aly99 e Corvar che hanno aggiunto questa storia tra le seguite/preferite/ricordate o hanno recensito!
Grazie a tutti! :D Alla prossima (spero presto!) 

-Light-

P.S. Mi rendo conto di aver diminuito la lunghezza dei capitoli... ma il tempo è poco e non mi sembrava giusto farvi aspettare un secolo per attenermi alla mia lunghezza media...
 
   
 
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