Borderline
Pensieri leggeri come il battito d’ali d’una farfalla
A volte l’unico rumore che vuoi sentire è il silenzio.
A volte il caos nella tua mente è tale che hai solo bisogno di spegnere il cervello, e ciò non è possibile.
Allora dormi, così per un po’ non pensi. I tuoi sogni però sono brutti.
Oggi i come sempre tuoi compagni di classe hanno riso di te; come sempre, hai abbassato gli occhi per la vergogna.
Loro non capiranno mai cosa significa partorire sogni e stelle danzanti con l’occhio della mente. Non sanno cosa significhi immaginarti diversa per fingere non odiarli e non odiarti.
E allora ti rinchiudi nelle tue fantasie, nelle decine di film e libri che hai amato, e speri che accada il miracolo.
Ma ogni giorno è uguale al precedente, i film ed i libri non sono reali, e tu sei reale.
Vorresti urlare.
Tutto è piatto e bidimensionale, nel mondo vuoto. Non come le allegre giostre nei lunapark della tua mente.
Tutto è piatto, e soprattutto sbagliato:
la società è ipocrita e moralista,
la Chiesa vive in un mondo tutto suo,
il Governa ruba,
odi i tuoi genitori,
dei tuoi amici non te ne può fregar di meno,
la tua classe è una giungla di bestie sedute su uno scranno da giudice.
Tutto è piatto, piatto, piatto, e vorresti urlare a squarciagola, fino a strapparti le corde vocali, fino a che non ti escano gli occhi dalle orbite, finchè non li vedrai morti ai tuoi piedi, ed urleresti ancora e ancora e ancora.
Urlerai.
Ma non oggi.
Accarezzi il pensiero di spegnerti per rendere un po’ più colorato il mondo; come i clown danzanti nella tua mente. Per orgoglio, per fare vergognare tutti.
Poi però ti guardi allo specchio, e capisci che sei troppo vigliacca, e che in fondo non cambierebbe nulla.
Un urlo muto ti sconquassa l’anima, mentre apri lunghi squarci sul tuo volto con le unghie contratte. Sei intrappolata qui; sei costretta a vivere.
Anche quando ti sentirai felice, il mostro dell’alienazione ti stanerà. Ti amerà come la nullità che sei.
… E allora ti rinchiuderai nella tua stanza; sdraiata sul letto ti accenderai una canna, crogiolandoti in quella piacevole vacuità in cui vorresti tanto dissolverti.