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Autore: Fanny Jumping Sparrow    23/04/2012    8 recensioni
Il malvagio ed affascinante Capitan Vegeta ha un cuore nero come gli abissi, è vittima di una maledizione e con la sua nave Bloody Wench semina morte e terrore per i sette mari; la bella e intrepida Bulma Brief è una coraggiosa avventuriera con l'umore mutevole come la marea che nasconde un singolare segreto. Entrambi attraversano gli oceani alla caccia dello stesso tesoro: le magiche sfere del Drago. Il giovane tenente di vascello Son Goku, fresco di accademia ed amico d'infanzia della ragazza, riceve l'incarico di catturare i due fuorilegge, che nel frattempo hanno stretto una difficile alleanza, e consegnarli al capestro...
Personale rivisitazione in chiave piratesca del celebre anime su suggerimento della navigata axa 22 (alla quale questa storia è dedicata;) e della mia contorta immaginazione. Possibili numerose citazioni e riferimenti ad opere letterarie e cinematografiche esterne. Gli aggiornamenti saranno dettati dalle capricciose onde dell'ispirazione. BUONA LETTURA! Se osate...
Quella tonalità era insolita, appariscente, innaturale. Non umana.
Contenne uno spasmo di eccitazione. “Troppa grazia”, obiettò pessimisticamente.
Aveva dato la caccia ad un colore simile innumerevoli notti, sondando bramoso il blu profondo.
Troppo facile, troppo assurdo che l’avesse proprio lei.

*CAPITOLI FINALI IN LAVORAZIONE*
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Freezer, Goku, Vegeta | Coppie: 18/Crilin, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salute a tutti! Dopo aver composto una brevissima flashfic (Un anno ancora) mi accingo a tornare in punta di piedi in questa sezione con una storia ben più corposa che, pur avendo come protagonisti principali la coppia Vegeta/Bulma, racchiuderà un pò tutti i personaggi catapultandoli in un universo alternativo di stampo piratesco. L'idea nasce dall'aver scoperto l'esistenza di un manga crossover tra Dragon Ball e One piece (Cross Epoch), da cui però prenderò le distanze, ispirandomi più che altro a film e libri di genere avventuroso/fantasy.
Non avendo mai letto il manga originale ed essendomi avvicinata all'anime per la prima volta dall'autunno scorso (e non avendolo ancora visto tutto!), spero di riuscire a rendere comunque giustizia ai personaggi senza stravolgerli troppo! In ogni caso sono aperta a critiche e consigli, sia attraverso le recesioni sia, se vi va, attraverso la pagina scrittore che ho creato su Facebook, che potete raggiungere anche dai bottoni della mia pagina personale qui su efp.
Augurandomi di riuscire a incuriosirvi e divertirvi, vi lascio alla lettura!

Alla prossima!


UNDISCLOSED DESIRES

Undisclosed-desires
I: CHEATED!

La massiccia ancora di ferro affondò rapidamente nella sabbia umida e sottile del bagnasciuga con un tonfo pesante, sollevando schizzi d’acqua salata fino alle teste irsute dei bucanieri, pronti a gettarsi nella carneficina e nella razzia del lido appena assaltato, con le spade sguainate e svariate munizioni nelle bisacce.
Dalla fiancata di tribordo dieci cannoni, sui venti che la armavano, sbucarono con prepotenza dai portelloni dello scafo color mogano, sputando rabbiosamente delle palle incendiarie che andarono a distruggere le cime degli alberi più alti, propagando un incendio che avvolse e distrusse la lussureggiante vegetazione dell’isoletta tropicale.
Uccelli variopinti e altre esotiche piccole creature tentarono una fuga disperata da quell’inferno di fiamme e fumo, che in pochi minuti aveva arrossato e intossicato l’atmosfera tersa e tranquilla.
Le loro urla straziate e sempre più soffocate si diramarono fino al ponte dell’imponente galeone, graffiando e inebriando le orecchie del Capitano con il loro tetro sentore di morte.
Terra bruciata, sterminio di ogni forma di vita che non meritava di respirare la sua stessa aria. Ogni essere che intralciava i suoi piani era un nemico da eliminare, senza scrupoli. Presto avrebbe dominato su tutti gli altri che avrebbero avuto l’intelligenza di sottomettersi servilmente e saggiamente alla sua indiscussa superiorità.
E si sarebbe crogiolato in quello stato di onnipotenza per moltissimi anni, fino alla fine dei tempi. Avrebbe avuto tutto e tutti nelle sue mani: il mare, i tesori, gli uomini.
Imperatore del mondo.
Un sorriso superbo si dipinse sul suo viso mentre sfiorava la superficie liscia e rotondeggiante del prezioso oggetto dal quale, una volta ricongiuntolo con i suoi analoghi, sarebbe derivato il suo potere.
- A quanto pare quest’isola è disabitata – commentò deluso in quel momento il suo primo ufficiale, conservando con un grugnito il cannocchiale nella custodia di stoffa appesa alla cintola, lisciandosi il cranio calvo e tatuato.
Il secondo di bordo gli si affiancò scuotendo la lunga zazzera nera e incolta, dopo aver smesso di fissare con avidità la foresta nella vana speranza che ne uscisse fuori qualche sagoma più alta di un metro: - Che disdetta! Non avremo sporchi indigeni da massacrare!
Entrambi sputacchiarono un’altra sequela di imprecazioni, restando con gli occhi piantati allo spettacolo eccitante del fuoco assassino che continuava a divorare la morfologia del luogo, rendendola irriconoscibile.
La voce tagliente e apatica del comandante li ammutolì: - Poco male se non c’è nessuno da ammazzare. Il nostro tempo qui è limitato.
A quella dichiarazione si voltarono di scatto, afferrando appena la sua figura atletica e scattante che saltava giù dal vascello reggendosi ad una cima.
Nappa e Radish si affrettarono a gettarsi sulla spiaggia dove stava arrogantemente vessando l’indolenza degli altri marinai che erano rimasti fermi, incitandoli a riporre spade e pistole e a munirsi di pale e picconi, guidandoli lungo uno stretto e accidentato sentiero che girava attorno una bassa scogliera di basalto.
Gli scalmanati manigoldi della sua ciurma non digerivano affatto quel tipo di lavoro. Erano assassini, mercenari. Combattere, depredare, uccidere, far scorrere il sangue, sentire e vedere il terrore impregnare anima e corpo degli avversari fino a prostrarli: questo li aveva spinti a imbarcarsi su una nave pirata.
Ma gli ordini del Capitano non si contestavano. Quando in passato si erano azzardati a polemizzare sulle sue decisioni sciagurate, lui li aveva affrontati con una tale foga e ferocia da sopprimere indiscutibilmente la tentazione di ripetere una simile audacia, anche perché avevano subito una cocente sconfitta nello scontro che ne era sorto.
Sebbene quell’uomo fosse fisicamente quasi la metà di loro, era dotato di una forza straordinaria che, unita alla sua impressionante destrezza, parimenti con le armi da taglio e da fuoco, all’assoluta mancanza di umanità, alla brama di sangue e allo spirito vendicativo, lo rendevano un combattente imbattibile e un tipo da non prendere mai sottogamba, o peggio da cercare di fregare.
Soltanto compiacendolo e ossequiandolo senza battere ciglio potevano aspirare, forse, a ricevere parte della favolosa ricompensa che sarebbe derivata da quella noiosa e misteriosa ricerca in cui li aveva trascinati da qualche tempo.
E non era neanche detto che sarebbe stato disposto a graziare entrambi.
Nappa e Radish, attraversati da questi pensieri, si guardavano in cagnesco mentre annaspavano sotto il sole rovente in coda al gruppetto di quella sottospecie di individui, manovali più che veri marinai, reclutati a poco prezzo e certamente sostituibili, anche se al momento indispensabili, perché loro non intendevano abbassarsi a simili compiti degradanti.
Il percorso era divenuto sempre più angusto e scosceso, la sabbia aveva lasciato il posto ad un tappeto di sassi aguzzi ricoperti da uno strato melmoso di alghe che rendeva il sentiero doppiamente insidioso. D’un tratto il comandante arrestò la marcia, fermandosi davanti a quello che appariva come l’antro di una grotta semisommersa. Ammiccò, fermandosi in attesa che lo raggiungessero, ed essi compresero che sarebbe toccato a loro condurre all’interno i disgraziati che avrebbero dovuto spezzarsi la schiena e rischiare la pelle per scavare.
Dovettero tenere costantemente lame e moschetti puntati sulle loro teste perché vincessero la ritrosia di doversi infilare in quel buio cunicolo, simile al ventre di una balena, più pieno d’acqua che d’aria, con le pareti frastagliate da sporgenze di rocce talmente appuntite da strappare la carne se non evitate in tempo.
L’insolita combinazione di pareti vulcaniche e calcaree, rivestite da conchiglie e coralli, creava dei fantastici e spettrali riflessi di luce che conferivano una sembianza quasi irreale al posto.
Dopo qualche metro gli esangui raggi di sole stavano estinguendo il loro potere di rischiarare la spelonca di cui non si intravedeva ancora il fondo, e gli uomini si adoperarono perciò ad accendere le lampade che avevano portato con loro, semplici campane di vetro contenenti delle candele che proiettavano giochi di ombre altrettanto inquietanti.
Anche il Capitano ne reggeva una e, a un certo punto, a sorpresa, sbucò, recuperando la testa della fila che aveva rallentato la marcia, imponendo silenziosamente di proseguire fino alla fine della cavità naturale, nonostante l’acqua continuasse ad alzarsi sensibilmente oltre i loro stivali.
Aveva ispezionato passo dopo passo ogni rientranza, foro, increspatura della caverna, spiando continuamente le possibili variazioni di luminescenza della piccola sfera che teneva ben nascosta dentro una sacca appesa alla cintura. D’altronde quelle stupide carte indicavano solo l’ubicazione generica di quel tesoro perduto e disperso da anni, la natura non si era certo preoccupata di renderlo facilmente raggiungibile.
Nella sua mente, inoltre, si stava insinuando la fastidiosa sensazione che non fosse l’unico ad aver intrapreso la caccia di quelle sfere …
- Provate qui. Ma fate attenzione a non andarci troppo forte o potreste rompere anche ciò che cerchiamo – ordinò sbuffando, accorgendosi di una sorta di sedile roccioso su cui avrebbe potuto sedersi nell’attesa snervante che dal picconare della ciurma uscisse qualcosa. Con un paio di colpi di pistola ne smussò le parti più appuntite e vi si sistemò, incrociando le braccia con un’espressione composta e al contempo minacciosa.
Radish cominciò ad inveire contro i marinai che scavavano senza troppa convinzione: - Più veloci! Più veloci, luride carogne! Abbiamo meno di tre ore prima che questo fottuto posto torni sotto il livello del mare! – sbraitò brandendo un gatto a nove code con cui li sferzò, uno ad uno.
L’altro pirata, baffuto e privo di capelli, si mise a gridare e malmenare gli uomini impegnati in un diverso punto: - Ci vorranno altri sei mesi perché le condizioni siano di nuovo propizie, e state pur certi che il Capitano vi lascerà su questa landa desolata nel frattempo!
Capitan Vegeta sogghignò divertito. Quei due erano patetici nel loro palese tentativo di ingraziarselo mostrandosi tanto ligi al dovere, ma sapeva bene quanto fossero ancora alquanto scettici sul reale potere delle sfere del Drago.
Tornò a contemplare l’unica che era già in suo possesso: apparentemente sembrava nient’altro che una biglia di vetro ambrato, ma al suo interno c’erano sette piccole stelline rosse che indicavano la presenza di altre sei sfere identiche sul pianeta. Quando si trovavano vicine emettevano una forte luce. Anche quella che possedeva si era illuminata poco prima che giungesse su quell’isola remota, ma adesso pareva essere tornata opaca. Iniziò a dubitare sulla possibilità di aver tracciato la giusta rotta, non era da lui, però, concedersi il pensiero di avere torto. Non poteva ammetterlo a se stesso, non poteva assolutamente trasmettere quell’insicurezza a chi lo seguiva.

- Capitano Vegeta! Abbiamo trovato qualcosa!

Si riscosse, alzandosi lentamente, come a non mostrare il sollievo per avere udito quelle parole, seppure vi avesse colto uno strano retrogusto preoccupato. Strinse i pugni e camminò con calma fino a dove si erano fermate le rischiose operazioni di scasso.
I pirati timorosamente si aprirono a cerchio reggendo le torce, per permettergli di guardare quello che avevano scoperto.
La parete rocciosa in quell’area era più chiara e tenera e qualcuno aveva avuto la vanità di imprimervi, scalfendola, una frase derisoria: “Bulma Brief è passata di qui!”
Il significato era ormai lampante: non era il solo a bramare quelle sfere, ma quell’affronto così impertinente proprio non lo sopportò: - Ancora quella dannata puttana! È già la seconda volta che arriva prima di me! Non è possibile! – si lasciò scappare a gran voce dalle labbra, contraendo allo spasmo tutti i muscoli. In quell’istante avrebbe preferito sparire piuttosto che dover affrontare gli sguardi meschini della ciurma.
Impugnò sveltamente le due pistole celate nelle fondine e, voltandosi verso il manipolo di uomini rimasti immobili alle sue spalle, aprì senza avvertimento il fuoco, trucidandone crudamente la maggior parte, mentre rincorse quelli agonizzanti finendoli a fil di spada.
Solo i suoi ufficiali, abbassandosi e scansandosi, riuscirono a scampare alla tempesta di metallo e furore che aveva fatto tremare tutto, riecheggiando tetramente per parecchi secondi nell’aria assieme alle urla lancinanti delle vittime.
Vegeta si ricompose, rinfoderando le armi scariche e la sciabola insanguinata, poi passò tra i corpi senza vita urtandoli con fastidio, puntando rapidamente all’uscita: - Non c’è più niente da fare qui. Torniamo alla Bloody Wench – asserì atono, tradendo tuttavia della bruciante collera.
Nappa e Radish gli tennero dietro come cagnolini, soltanto quando furono fuori e a molti metri dalla caverna, il primo osò parlare: - Cosa facciamo? Siamo rimasti solo in dieci, voi compreso – osservò cautamente, mentre il collega richiamava quei superstiti cui si riferiva, che erano stati lasciati volutamente a bordo come sentinelle.
Il Capitano si affidò ad una cima penzolante per arrampicarsi sulla fiancata del suo veliero, attese che i due mettessero i piedi sul ponte e li strigliò aspramente, imbracciando il timone: - Allora, vuol dire che vi mangerete il fegato! Non intendo girovagare per altri spregevoli porti per arruolare altri insulsi smidollati! – fece una pausa, socchiuse per un secondo gli occhi nerissimi, poi li riaprì guardando l’orizzonte come avesse potuto azzannarlo: - Voglio trovare lei.

   
 
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