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Autore: Il Saggio Trentstiel    29/04/2012    5 recensioni
-Grazie per l'interessamento, ragazze...- cominciò quella voce, dopo qualche istante di silenzio -... Ma credo che non ci sia molto da dire: è andata, non mi vedrà mai più.-
Sam sbiancò e dovette appoggiarsi alla parete per non cadere.
No, quella non poteva essere Mercedes.

Dopo un'osservazione poco carina sull'idolo di Mercedes, Sam è certo di averla delusa profondamente: una conversazione ascoltata per sbaglio lo convincerà sempre più di averla ormai persa.
Sarà vero, o il povero Trouty Mouth ha preso un granchio colossale?
[Spoiler!3x17]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mercedes Jones, Sam Evans | Coppie: Mercedes/Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A Faithfully, che credo mi odierà per questa mia OS.
Il che, tutto sommato, è una cosa positiva xD









-Siamo sicuri che sia appropriato?-
-Non dirai sul serio?-
-Intendo dire, Whitney non aveva tipo... Un sacco di... Problemi?-
-Ha avuto una vita difficile, Sam. E quindi?-
(Glee 3x17, “Dance with somebody”)

 

 

 

 

 

 

 

Ripensando allo scambio di battute del giorno prima, Sam si diede mentalmente dell'idiota.
E con quell'insulto mentale era a quota venticinque, nell'arco di una giornata.
Proprio adesso che con Mercedes sembrava essersi aperto uno spiraglio commetteva un errore simile?
Già che c'era avrebbe anche potuto aggiungere “E poi è morta affogata in una vasca da bagno tre mesi fa, perché celebrarla oggi?”, tanto per concludere in bellezza.
Non che quell'argomentazione non gli fosse passata per la mente, ma fortunatamente un barlume di buonsenso lo aveva bloccato in tempo.
Sospirò e borbottò un “Imbecille...” a mezza voce -quota ventisei!- mentre si allontanava con aria mogia verso il bagno.
Entrò e lo trovò desolatamente vuoto: gettò lo zaino a terra, aprì un rubinetto e cominciò a sciacquarsi la faccia.
D'un tratto, alle sue spalle, si levarono alte delle risate decisamente femminili: Sam sobbalzò e si guardò attorno, non notando però alcuna presenza estranea.
Gli ci volle qualche secondo per realizzare, ma alla fine si ricordò del foro sulla parete di piastrelle -abilmente mimetizzato dietro uno specchio- che Puck gli aveva mostrato con orgoglio l'anno precedente.
-Bisogna sempre sapere cosa pensano le pollastre e giocare d'anticipo!- gli aveva detto mentre lui, combattuto, stava costringendosi a non origliare le chiacchiere delle pollastre in questione.
Alzò gli occhi al cielo e si chinò per prendere l'asciugamano dallo zaino, ma la voce familiare di una delle ragazze dall'altra parte del muro lo bloccò.
-Non pensi di essere stata... Troppo dura?-
Tina?
-È vero, non intendeva offendere te o chiunque altro!-
Rachel?
-Mi disgusta dirlo, ma sono d'accordo con l'ottava nana: evidentemente la sua bocca, per quanto mostruosa, non riesce a trattenere certe frasi!-
-Io posso trattenere il respiro per mezz'ora, come gli Unicorni!-
Ok, quelle erano Santana e Brittany, non c'era alcun dubbio.
-Personalmente sarei ricorsa ad un paio di calci, se solo fossi stata in grado di farlo.-
Bene, Quinn aveva sempre una parola di conforto...
Senza rendersene conto Sam si era avvicinato alla parete che divideva i due bagni, ansioso di sentire l'unica persona che ancora non aveva detto nulla.
-Grazie per l'interessamento, ragazze...- cominciò quella voce, dopo qualche istante di silenzio -... Ma credo che non ci sia molto da dire: è andata, non mi vedrà mai più.-
Sam sbiancò e dovette appoggiarsi alla parete per non cadere.
No, quella non poteva essere Mercedes.
Sì, era lei, decisamente.
No, forse uno Yeerk* aveva preso possesso del suo cervello.
Sì, era in sé e aveva chiaramente detto che...
Sam batté un pugno sulla parete, preda di un forte moto di stizza e, dall'altra parte, calò istantaneamente il silenzio.
-Chi c'è? Ho dello spray al peperoncino con me!- minacciò la voce di Rachel.
-Dev'essere Puck, crede che nessuno sappia del buco che ha scavato in questa parete...- Santana alzò la voce -Bello scherzo, Pucker-Hen!**-
Sam strinse i denti e, allontanatosi in silenzio dalla parete, raccolse lo zaino ed uscì in fretta dal bagno.
Fu tentato per un momento di irrompere nel gabinetto delle ragazze ed urlare contro Mercedes, ma riuscì a trattenersi.
Non appena trovò un'aula vuota vi entrò e chiuse la porta dietro di sé, sbattendola così forte da far vibrare i vetri delle finestre: si lasciò cadere sulla sedia dietro al primo banco e si appoggiò allo schienale.
Chi mai si sarebbe aspettato una reazione simile?
Non lui, non da parte di Mercedes.
Appoggiò la fronte sulla superficie liscia del banco, sperando che si fosse trattato soltanto di un brutto sogno.
Il rumore della porta che si apriva di scatto, e il conseguente sobbalzo che lo portò a sbattere un ginocchio, provarono il contrario.
Si voltò dolorante verso la porta, scrutando ansiosamente la figura inquietante di Sue Sylvester.
-Cosa fai qui, Blondie?-
Sam scosse la testa e fece per alzarsi.
-Niente...-
-Rimettiti seduto.- gli intimò la Sylvester incrociando le braccia -La tua faccia da funerale dice tutto il contrario. Hanno aumentato i prezzi dei lucidalabbra? Hanno proposto una legge per tassare le labbra fuori misura?-
Il biondo obbedì e soffocò uno sbuffo: incredibile come quella donna riuscisse a risultare sgradevole in qualunque situazione!
-Problemi sentimentali, ecco tutto.-
Sue inarcò le sopracciglia e fece un versetto sarcastico.
-Problemi da ragazzina in crisi ormonale, vorrai dire. È strabiliante come voi del Glee Club riusciate a deprimervi ogni mezz'ora: mi ricordate terribilmente Johnny Depp, l'ultima volta che siamo usciti assieme per poco non si gettava sotto un tram!-
Lanciò un'ultima occhiata a Sam prima di uscire dall'aula e lasciare il biondo in preda alla confusione più completa: la Sylvester voleva soltanto prenderlo per i fondelli? Oppure stava, a modo suo, cercando di aiutarlo? E cosa più importante, davvero usciva con Johnny Depp?
Colto da nuova determinazione Sam si alzò in piedi di scatto: no, quelle lamentele e quegli atteggiamenti da ragazzina frignona non erano da lui.
Aveva sempre combattuto per ciò a cui teneva, e avrebbe fatto lo stesso per riprendersi Mercedes, per convincerla a non voler troncare i rapporti con lui: ma stavolta... Stavolta avrebbe chiesto aiuto ai suoi amici!

 

 

 

 

 

 

 

-Non saprei Sam, di solito è Rachel a fare tutto! Cioè, insomma... È lei la causa scatenante delle discussioni, quindi viene lei a chiedermi scusa...-

-Chiedere scusa? Amico, queste due parole non devono essere contemplate nel dizionario di un uomo! Ignorala, e vedrai come tornerà da te: Puckster non sbaglia mai!-

-Effettivamente il tuo commento mi è sembrato parecchio fuori luogo, sai? L'unica cosa che posso consigliarti, essendo il migliore amico e confidente di Mercedes, è di riconquistarla con una canzone: Aretha Franklin, Diana Ross, devi solo scegliere!-

-Kurt ha ragione, una canzone sarebbe l'ideale. L'ho fatto anch'io l'anno scorso con Brittany... Certo, è vero che non sia servito quasi a nulla, ma almeno ho provato!-

-Una canzone? Hm, certo, sarebbe utile per mettere a nudo certi sentimenti, ma... Rischieresti anche di peggiorare la situazione: ti ho raccontato di quando ho duettato con Cooper, vero?-

-Non saprei davvero cosa dirti, con Tina non abbiamo mai avuto problemi di questo genere! Magari mia madre ha qualche perla di saggezza orientale da consigliarti...-

 

 

 

 

 

 

 

Sam era esausto.
Esausto, confuso e sconsolato.
Aveva interpellato tutti i suoi amici, ma ancora non aveva cavato un ragno dal buco.
Nessuno gli era stato di reale aiuto, e in quel momento avrebbe soltanto voluto sbattere con violenza la testa contro il muro.
Chiuse gli occhi e si stese sul divano di casa Hummel-Hudson, tentando di riflettere, ma la sua mente sembrava in grado di mostrargli unicamente spiacevoli scene di litigi e addii con Mercedes...
-Sammy?-
Riaprì gli occhi, trovandosi davanti il visino dolce e gli occhi luminosi di sua sorella.
Un paio di giorni prima i suoi genitori, con fratello e sorella al seguito, erano venuti a Lima fin dal Kentucky per un saluto e per ringraziare di persona Burt e Carole per la loro ospitalità: si costrinse a sorridere, facendo cenno a Stacy di sedersi accanto a lui.
-Ehi. Come mai già di ritorno? Non dovevate andare in centro?-
Stacy scosse il capo.
-Ero stanca, sono rimasta a casa a giocare con Kurt: adesso però si sta mettendo la crema idrica sulla faccia e non volevo disturbarlo!-
Sam alzò gli occhi al cielo, divertito: Kurt era puntuale come un orologio svizzero per quanto concerneva i suoi rituali di bellezza, e alle quattro e mezza di ogni pomeriggio passava mezz'ora esatta a cospargersi il volto di crema idratante!
-Sono certo che tra poco avrà finito e sarà pronto a giocare di nuovo con te!-
La bimba incrociò le braccia e sbuffò.
-Ma io mi annoio! Vuole giocare a prendere il tè a palazzo, però vuole sempre fare lui la principessa!-
Stavolta Sam rise di gusto, avvicinandosi a Stacy e scompigliandole affettuosamente i capelli.
-Digli che se continuerà a fare la principessa tu farai la sorella più bella e che viene fotografata da tutti!-
Stacy sorrise divertita e annuì vigorosamente.
-Va bene! Ma perché sei così triste?-
Sam sospirò: sapeva che la sorella se ne sarebbe accorta, presto o tardi, e a lei non poteva e non voleva mentire.
-Ho litigato con una persona molto importante, e ho paura che non voglia più vedermi.- ammise tristemente, passandosi una mano tra i capelli.
Stacy sgranò gli occhi e, inaspettatamente, sorrise.
-Ma allora è facile! Devi chiederle scusa con un bel regalo! Steven ha fatto così con me, e l'ho perdonato subito!-
Stavolta fu il turno del ragazzo di spalancare gli occhi: perché non aveva pensato ad una soluzione così semplice ed efficace?
Baciò affettuosamente la sorella sulla fronte e la strinse a sé.
-Grazie, piccola.-
Dal piano di sopra giunse una voce cantilenante.
-Stacy? Oh, excusez-moi, damigella Stacy?-
-Vai.- la invitò Sam, alzandosi dal divano -E di nuovo grazie!-
La sorellina sorrise e cominciò a salire le scale, mentre Kurt si affacciava dalla balaustra e lanciava un'occhiata inquisitoria a Sam.
-Stai uscendo? Hai deciso di seguire il mio consiglio?-
Sam, già sulla soglia, sorrise frettolosamente.
-Più o meno... Ci vediamo stasera!-
Uscì e, una volta richiusa la porta alle sue spalle, un dubbio atroce gli attraversò la mente: chi diavolo era Steven?

 

 

 

 

 

 

 

La telefonata frettolosa di Sam aveva piuttosto stupito Mercedes.
In pochi secondi il biondo le aveva chiesto di incontrarsi alla caffetteria di West McKibben Street, poi aveva chiuso la comunicazione.
Una telefonata del genere non era da lui, dunque la ragazza era piena di giustificata curiosità: in quel momento si trovava davanti alla caffetteria, ma di Sam ancora nessuna traccia.
Fece per estrarre il cellulare e telefonargli, ma un tocco leggero sulla spalla la fece sobbalzare: si voltò e si ritrovò faccia a faccia proprio con Sam.
Arrossì appena ed arretrò leggermente, mentre il ragazzo sorrideva esitante.
-Ciao...- borbottò, incerto su come comportarsi.
-Ciao...- replicò lei, altrettanto insicura.
Fu il biondo ad infrangere il silenzio creatosi, tossicchiando per schiarirsi la voce.
-Ecco, io... Volevo scusarmi per la mia pessima frase su Whitney... E...-
Trasse da dietro la schiena un mazzo di girasoli che consegnò ad una sempre più stupita Mercedes.
-Il girasole simboleggia la riconoscenza verso il sole, che gli permette di vivere...- recitò a memoria il ragazzo -... Esattamente come tu sei il mio sole...-
Melenso e sdolcinato ma, a giudicare dall'espressione di Mercedes, decisamente azzeccato!
La ragazza annusò i fiori e in quel momento notò un paio di cose strane.
-E questi?- domandò, indicando due piccoli fiori, uno rosso ed uno bianco, al centro esatto della composizione.
Il sorriso di Sam si fece più ampio.
-Il garofano bianco simboleggia quello che provo per te... Quello rosso l'ammirazione più profonda.-
Posò una mano sul volto di Mercedes.
-Vorrei che chiamassi il garofano bianco Sam, e quello rosso... Whitney...-
Mercedes rimase interdetta per qualche secondo, poi scoppiò a ridere: sembrava sinceramente divertita, ma la cosa non rassicurò minimamente Sam.
-Ecco... Io...-
-Sam...- lo interruppe lei -... Sei davvero dolcissimo, ma... Non avevi nulla da farti perdonare! Quella frase mi ha infastidita sul momento, ma poi me ne sono dimenticata!-
Il biondo boccheggiò.
-Ma... Hai detto che non avresti più voluto vedermi...-
Richiuse la bocca all'istante, ma ormai era troppo tardi: Mercedes lo squadrò con aria sospettosa.
-Cosa te lo fa pensare?-
A quella domanda Sam non poté che rispondere con la massima sincerità, raccontando alla ragazza quanto aveva involontariamente -mica tanto!- sentito nel bagno della scuola.
Una volta che ebbe terminato il racconto, Mercedes diede un'altra risata.
-Oh, Sam!- esclamò abbracciandolo di slancio -Sei un idiota a volte, lo sai?-
Per quanto confortato da quel moto di affetto nei suoi confronti, Sam non poté non sentirsi un po' interdetto: perché idiota?
-L'altro giorno io e le ragazze siamo andate a fare shopping, e in quel nuovo negozio di abbigliamento all'interno del centro commerciale ho avuto una piccola discussione con un commesso...-
Mentre Mercedes spiegava nel dettaglio di come questo avesse azzardato un commento troppo critico sulle sue forme generose, Sam disconnesse quasi del tutto il cervello.
Si era tormentato per giorni, aveva sopportato i deliranti consigli dei suoi amici e si era convinto di aver perso per sempre Mercedes... E lei stava parlando di uno stupido commesso di un ancor più stupido negozio?
-Sam? Hai capito cosa ti ho detto?-
Il biondo si riscosse ed abbozzò un sorriso.
-No...- rispose, abbracciandola più stretta -... Ma ho capito che sono un idiota.-
Si abbassò appena e le loro labbra si incontrarono, dando vita ad un bacio che conteneva tutte le scuse, la paura di perdersi e il bisogno che avevano l'uno dell'altra.
Separatisi, si presero per mano e cominciarono a camminare.
-Cosa vuoi fare adesso, ragazzo pieno di sorprese?-
Sam sorrise con aria furba.
-Ti va di aiutarmi a scoprire l'identità di un certo Steven?-










*Gli Yeerk sono degli alieni parassiti della serie di libri "Animorph", di K.A.Applegate.
**Hen = gallina, riferimento poco carino (si tratta pur sempre di Santana!) alla cresta di Puck.

   
 
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