Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: cranium    02/05/2012    3 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scusate ma c'è un problema con il capitolo successivo.
Per visualizzarlo dovete cercarlo nei capitoli e non con le freccette  >>.
Scusate ancora.

Il serpente
e l’uccellino.

Rose e spine.
Prologo.

L'impatto con il mondo è sempre forte per chi vorrebbe solo farne parte.”

Luciano Ligabue, Quando canterai la tua canzone.

 
La primavera di quell’anno era stata uggiosa e piovosa e le speranze di sole e caldo ricadevano sull’estate imminente.
Le villeggiature estive per la società magica nobile di Londra erano il modo perfetto per ogni famiglia di ostentare la propria ricchezza nel modo più palese possibile e per scappare dal caldo che opprimeva la città Inglese.
Le tenute di campagna erano aperte e un immane numero di elfi domestici era inviato a sistemare le stanze prima dell’arrivo dei padroni: c’era da lucidare l’argenteria, cambiare aria alle camere da letto dei signori e degli ospiti,  mettere fiori profumati nei vasi e strigliare i purosangue per le passeggiate.
L’estate del 1670 per Elaine Williams si prospettava veramente entusiasmante.                                                                
Non solo sarebbe entrata in società, ma avrebbe finalmente conosciuto l’uomo che suo padre le aveva destinato per il matrimonio.
Elaine  con i suoi sedici anni dell’amore sapeva ben poco, anche perché gli unici uomini che aveva mai conosciuto erano suo padre e suo fratello, ma era ben convinta che fosse come lo descrivevano i romanzi che tanto adorava.                      
  Principi azzurri, balli, castelli,carrozze e carezze, e rose. Rose rosse come le guance che si imporporano ad un piccolo complimento, un fiore così bello, che fiorisce in maggio il suo mese preferito, così puro, ma aimè anche provvisto di abbondanti spine.
L’estate del 1670 per lei fu l’inizio e la fine, ma questo non lo sapeva ancora.
°                                                                                                                                                                       °
Dalla carrozza non riusciva a vedere altro che uno sterminato insieme di campi e Bestie.
Le Bestie come li chiamava il padre si riscuotevano dalla loro attività, attirati dal lusso e dallo sfarzo del mezzo dei Williams, per togliersi il cappello e chinare il capo in segno di ossequioso rispetto verso loro che con le loro mani mai avevano toccato la terra, mentre altre si rassettavano la gonna lunga e lercia tirata su fin poco sotto il ginocchio per ingombrare meno durante il lavoro.
La strada non sterrata le rendeva difficile il sonno, così era stata costretta a rimanere sveglia.
-Sudici babbani- ripeteva da un buon quarto d’ora Richard Williams, guardando fuori dal finestrino con un fazzoletto al naso –puzzano!-
Elaine non capiva di che stesse parlando il padre, lei sentiva solo profumo di quel fresco a cui non era abituata chiusa nella sua residenza invernale tra quadri e arazzi senza mai poter mettere il naso fuori se non per una breve passeggiata con la madre nel bel giardino adiacente alla villa.
Ma ora tutto sarebbe cambiato.
-Smettila di agitarti!- la sgridò la madre.
Come poteva non agitarsi? La sorella maggiore le aveva parlato tanto dei balli e delle feste che si davano in società e lei era sempre così invidiosa quando la vedeva arrivare la sera tardi e spesso si trovava a provare i suoi vestiti che le stavano parecchio grandi e a volteggiare per la camera quando nessuno la poteva vedere.                                                
   Continuava a battere il piede e a contorcersi le mani in grembo e nemmeno la madre sarebbe riuscita a calmarla.
-Madre un po’ di comprensione, è normale che sia agitata, ormai è un anno che non vediamo Marie.- sentì dire al fratello che le strizzava l’occhio prima di rigirare il capo verso il finestrino  -Sembra che siamo arrivati.-
Scesi dalla carrozza si trovarono di fronte a un lungo viale alberato e a una giovane coppia che li aspettava.
Marie Williams in Rogers, ventidue anni, era da quattro sposata con un ricchissimo uomo dell’alta società londinese di alcuni anni più vecchio della congiunta. Era sempre stata bellissima con i suoi capelli corallo e gli occhi verdi e sbarazzini, ma da quando aveva avuto il suo primo pargolo che quell’anno poteva vantare oltre che due anni anche una corporatura robusta e una salute di ferro, sembrava più radiosa e felice della vita coniugale che le era stata imposta.    Con un carattere molto più forte e frizzante della sorella minore, aveva mandato a monte il primo matrimonio e tutti pensavano che ormai non avesse più possibilità di sposarsi quando a sorpresa durante una festa Alfred Rogers aveva chiesto la sua mano al padre che era stato ben felice di accettare.                                                                                
Lord Rogers era un uomo che tutti temevano e rispettavano per la sua vicinanza al trono e la sua smisurata conoscenza di Arti Oscure, fattori che lo avevano portato ad avere una cattiva reputazione tra le lingue maligne e gelose del suo cospicuo patrimonio, ma loro padre non si era lasciato influenzare più di tanto e in tre mesi aveva organizzato il matrimonio del secolo.
Dalle lettere che inviava alla sorella durante i primi mesi di matrimonio si diceva stufa e annoiata del carattere cupo e riservato del marito che adorava stare chiuso in biblioteca ore e ore, ma poi si trovò ad apprezzare la sua intelligenza e le piccole attenzioni di cui lui la riempiva. Dalla prima volta che Elaine lo aveva visto era cambiato molto, probabilmente grazie alla buona influenza della moglie, sembrava molto più rilassato e non aveva più le occhiaie violacee sotto gli occhi e anche gli occhi scuri sembravano più vispi e vivi. Li accompagnarono attraverso tutta la proprietà, non dimenticando di farli notare tutte le bellezze che i  grandi giardini offrivano, le siepi curate e le rose che, incantate, avevano ritardato la fioritura per sbalordire gli ospiti.
-I Malfoy sono già arrivati, stasera daremo un ricevimento e un ballo così avrete il modo si salutarli.-
-Pensavo arrivassero domani sul far di sera.- si lamentò il padre.
-No sono riusciti a liberarsi degli affari e ci hanno potuto raggiungere prima.-
-C’è anche il figlio vero?-
-Sì, adesso è a cavallo.-
-Sbrigati Elaine entra dentro prima che ti veda in queste condizioni!- la intimò la madre.
°                                                                                                                                                                       °
Da piccoli lei e i suoi fratelli amavano recitare qualche piccola parte per rallegrare i genitori, era il loro piccolo divertimento, ma lei lo adorava specialmente. Amava truccarsi, vestirsi e poi sorridere, piangere, saltare o buttarsi a terra durante una scena, era una piccola attrice. Ma adesso era cresciuta e certe cose non poteva più farle.
Adesso doveva prepararsi per incontrare l’uomo con cui avrebbe condiviso la vita e non sapeva che maschera delle sue indossare. Un grido di dolore le sfuggi mentre l’elfa domestica le allacciava il corpetto del vestito.
-Non respiro se me lo stringi così tanto Viki!-
-Scusate padroncina, ma la signora ha detto stretto stretto perché adesso va di moda stretto stretto.-
Viki, l’elfa, con le sue orecchie grandi che ricadevano sul muso appuntito, era stata contenta quando il padrone le aveva detto che non avrebbe più fatto da serva alla moglie, che, con modi rudi accentuati dalla superiorità che si sentiva in obbligo far pesare alla povera sfortunata, era la peggior padrona che si potesse desiderare, ma avrebbe cominciato servizio con i pargoli dei coniugi. Marie era una ragazza sbarazzina che con la sua esuberanza l’aveva spesso cacciata nei guai, Trevor, il secondogenito, era, al contrario della maggiore, un ragazzo tranquillo e mite e questo gli aveva scatenato contro gli scherzi e le beffe della sorella, poi era arrivata Elaine, senza togliere nulla agli altri, lei era la sua preferita.
-Come fai a capire quali nastri devi allacciare?-
-Oh perché quando li allacciavo alla signora padrona ogni volta che sbagliavo mi chiudeva le orecchie nel cassettone.-
-Ti faceva tanto male?-
-No signorina- mentì –la signora lo faceva perché così imparavo!-
Si guardò allo specchio.
La madre le aveva fatto confezionare cinque abiti nuovi alla moda che vigeva in Francia a corte e quello che indossava era il suo preferito. Celeste pastello, con una profonda scollatura squadrata, le spalline a sbuffo e le maniche strette, ma che si allargavano ampiamente sul polso, la gonna ampia e lunga con uno spacco ripreso ai lati che lasciava vedere la sottoveste panna decorata con ricami dorati.
-Padroncina sedetevi che vi sistemo i capelli.- le disse premurosa.
Una crocchia alta e due boccoli lasciati liberi, una pettinatura semplice e composta, un paio di orecchini semplici e un punto luce sul collo: era pronta.
°                                                                                                                                                                       °
Baciamani e inchini, tutto sembrava una favola ad Elaine che era sempre vicina e attaccata al fratello.                           
La sorella, che aveva lasciato a Viki il piccolo che a quell’ora già dormiva, salutava tutti gli ospiti che si congratulavano per la bellezza sua e della villa e glieli presentava uno ad uno.                                                                    
Tende, broccati e così tanta gente che non si sarebbe mai potuta immaginare, ma i suoi occhi cercavano un segno, un qualcosa che le facesse capire chi fosse il ragazzo che doveva sposare.                                                                      
 Poi il padre decise che era il momento di toglierle questa curiosità, si fece largo tra gli invitati con la figlia sottobraccio e la condusse vicino al grande tavolo sotto le porta finestre dove tre uomini stavano parlando e scherzando.
Il primo era Mister Rogers, marito della sorella, gli altri due erano molto somiglianti probabilmente padre e figlio.          
Il più giovane sulla ventina stava ritto e rideva alle battute dell’uomo che gli stava accanto, le gambe lunghe erano fasciate nelle braghe verde scuro, il petto stretto nel panciotto dello stesso colore, la camicia bianca larga sulle braccia e la giubba nera che lo incupiva ancora di più.                                                                                                           
 Iniziò ad agitarsi, probabilmente era Malfoy.
Credeva che le ginocchia non potessero più sostenere il peso di quel momento, e mentre veniva letteralmente trasportata dal padre verso il tavolo vide il ragazzo voltarsi verso di loro e sorridere tranquillo e questo la rassicurò un poco.           
Notò subito dallo sguardo del ragazzo, così fiero e misterioso, come le spine delle rose che ti attirano, ma poi ti feriscono.
-Mr. Malfoy, che piacere trovarvi, vi fermerete ancora molto in nostra compagnia?- disse il padre rivolgendosi al ragazzo.
-Vostro genero mi ha invitato a restare fino alla fine del periodo estivo, mi sembrava scortese rifiutare, soprattutto se la compagnia è così gradevole.- finì posando il suo sguardo su Elaine che subito arrossì e abbassò gli occhi.
-Che sbadato, non vi ho ancora presentato, Mister Malfoy questa è mai figlia.-
-Piacere di conoscervi Miss Williams.- disse inchinandosi leggermente.
-Piacere mio.-
-Spero che mi concediate almeno un ballo prima della fine della festa.-
-Non ne dubitate.-
Cercava di darsi un tono, ma era solo una bambina spiazzata che quasi non riusciva a respirare davanti a quel ragazzo che non conosceva neppure, ma che la stava conquistando un pezzo alla volta solo con quel sorriso smagliante e i capelli biondi più corti che ricadevano un po’ scomposti sulla fronte non troppo alta.
Così leggera, così bella, tra le sue braccia, durante quella danza che sembrava infinita, con la sua mano poggiata sul fianco mentre l’altra intrecciata, con gli occhi bassi perché era consapevole che tutti gli sguardi erano puntati su di loro, su quella coppia che era stata unita probabilmente dalla nascita, ma che sembrava così affiatata che tutti avrebbero giurato di vedere solo sorrisi stampati sui loro volti mentre volteggiavano tranquilli sul pavimento lucido che li rifletteva.
-Siete molto bella Miss Williams, vi stanno ammirando tutti questa sera.-
-Grazie, siete molto gentile.-
-E voi molto timida.-
-Abbastanza.-rispose con gli occhi bassi.
-Beh sinceramente non vedo nulla in voi di cui ci si possa vergognare.-
-Così non migliorate di certo la situazione.-
-Quando arrossite siete ancora più carina.-
Quella sera si gettò sul letto ancora vestita con il sorriso sulle labbra e quello del ragazzo ancora stampato fisso nella testa.
°                                                                                                                                                                       °
L’avrebbe rivisto a colazione, ne era certa.                                                                                                                  
Lo aveva detto la sera prima no?                                                                                                                            
Sarebbe rimasto tutta l’estate come ospite dai Rogers insieme alla sua famiglia, quindi lo avrebbe rivisto a colazione sicuramente.                                                                                                                                                                                         
A sedici anni ci si innamora così, delle piccole certezze che ci fanno sentire grandi:
“Lo rivedrò a colazione, e mi dirà ancora che sono bella.”
Perché Elaine si sentiva così adesso: bella. Perché glielo aveva detto lui, e degli occhi così belli non possono che essere sinceri. Scese le scale rapidamente per arrivare il più presto possibile nella sala da pranzo, ma prima di entrare si rassettò la gonna e si ravvivò i capelli. Però tutta la sua premura non venne premiata, Mister Malfoy non era presente a tavolo dove i commensali già presenti si stavano gustando una ricca colazione all’inglese.
-Era ora Elaine, iniziavamo a pensare che ti fossi persa.- le disse il padre distogliendo lo sguardo dalla pancetta che aveva davanti.
-Mi dispiace, mi sono svegliata tardi.-rispose mesta mentre si sedeva nel posto vicino a quello del fratello e si serviva una fetta di dolce alle pesche.
-Tranquilla Laine è normale, era il tuo primo ballo ti sarai stancata a danzare tutta la sera e poi devo dire che ci siamo lasciati con gli ospiti parecchio tardi.-la rassicurò Marie.
La colazione proseguì quasi in totale silenzio per Elaine che rispondeva solo a monosillabi alle domande dei coniugi Malfoy che si volevano informare su come aveva passato il suo debutto in società la ragazza.
-A proposito ho notato che avete passato molto tempo con mio figlio, che ve ne sembra?-
La torta quasi le andò di traverso:
-Oh è un.. un ragazzo veramente intelligente Mrs. Malfoy.-
Intelligente, perché poi aveva usato quella parola così poco interessante quando ce ne potevano essere mille e mille per descriverlo?                                                                                                                                                         
Bello, affascinante, e persino attraente anche se non sapeva bene neppure quale fosse la differenza tra queste parole così strausate nei romanzi, ma che per lei adesso avevano un significato nuovo, fresco, un nuovo volto.
Il suo.
-Sì devo dire che come intelligenza il nostro caro Bruto ha pochi rivali tra i giovani della sua età, a Hogwarts è stato promosso con il massimo dei voti, e poi adora leggere, oh se adora leggere.- lo adulava la madre.
Intanto Elaine si dimenava sotto il tavolo, dondolando le gambe colpì non volendo la sorella che subito capì il motivo dell’agitarsi della sorella.
-Vostro figlio è andato a cavalcare questa mattina signora Malfoy?-
-Oh sì, si scusa molto di non essere potuto venire, ma adora andare a cavallo di mattina, lo so che è molto maleducato..-
-Ma certo che no, il tempo è perfetto sarebbe un peccato sprecarlo, ditegli se lo vedete che se ha fame le cucine sono aperte per lui.-
-Aveva detto che sarebbe arrivato in tempo per salutarvi prima della fine della colazione, dove sarà finito.-
-Laine perché non vai a cercarlo? Tanto hai finito di mangiare no?-
-Io?-
-Certo tu, vai vedrai che è sul sentiero.-
-Subito.- rispose mentre si accomiatava dai commensali.
Uscì dalla villa velocemente mentre si sistemava i capelli con la mano  e si avviò per il sentiero.                                   
Quando lo trovò lui era ancora in lontananza che camminava tranquillo accarezzando il muso di un grosso cavallo nero, quando la vide aumentò il passo per raggiungerla.
-Miss Williams cosa ci fate tutta sola di mattina presto?-
-Vostra madre mi ha mandato a cercarvi, mi dispiace di aver interrotto la vostra cavalcata.-
-Tanto stavo tornando indietro, ho saltato la colazione per caso?-
-Sì, ma mia sorella ha detto che potete chiedere agli elfi domestici se avete fame o bisogno di qualcosa.-
-In effetti non mangio da ieri sera è meglio che metto qualcosa sotto i denti, non è che potete accompagnarmi? Non ho la minima idea di dove siano le cucine.-
-Certo.- rispose contenta.
Mentre si avviavano verso la villa il giovane notò che Elaine era intimorita dalla presenza del cavallo.
-Non è cattivo, si chiama Heath, l’ho portato dalla mia tenuta nel Derbyshireperché è il miglior cavallo del mondo, vero bello? Perché non provate ad accarezzarlo?-
-Ho molta paura dei cavalli, sono così grandi e..-ma non fece in tempo a rispondergli che Bruto le aveva già preso la mano e l’aveva posata sul muso del cavallo.
-Vedete non è poi così male.- le sorrise.
“No affatto”avrebbe voluto rispondergli mentre le si imporporavano le guance, le loro mani unite le facevano battere il cuore così forte che aveva paura che lui lo sentisse, lui che adesso la guardava e che sorrideva tranquillo.
-Che maleducato, non vi ho mai chiesto come vi chiamate?-
-Il..il mio nome?-balbettò.
-Sì il vostro nome di battesimo.-
-Elaine, Elaine.-ripeté.
-È un nome bellissimo Miss Williams.-
-Non mi è mai piaciuto molto sinceramente.-
-Significa faro, luce, lo sapevate questo?-
-No.-
-Voi lo sapete qual è il mio nome?-
-Sì, me lo ha detto vostra madre questa mattina.-
-È un nome un po’ particolare.-
-Io lo trovo magnifico.-
-Beh se lo dite voi non può essere che vero.-e le sorrise.
Capì adesso di essersi persa, persa in qualcosa che non conosceva, ma che il suo cuore gridava “amore”, persa nei suoi occhi così chiari e profondi, nelle sue labbra che si stiravano in un sorriso quando lei parlava e la guardava.
Passavano i giorni e i momenti per stare assieme sembravano scarseggiare, Elaine  doveva stare tutto il tempo con la madre che si era ammalata e aveva bisogno di compagnia e durante i pasti non riuscivano a parlare molto.
-Certo che è una vera sfortuna prendere la febbre in questo periodo dell’anno, vero cara?-
-Non vi dovete preoccupare non è neppure una settimana che state male, tra poco guarirete, lo ha detto anche il medimago Jones.-
-A quel medimago da due zellini! Non vale nulla secondo quello che mi ha riferito Mrs. Carter! E ci dobbiamo fidare di quell’uomo?-
-Beh se Mrs. Carter vi ha detto così perché avete insistito tanto per mandare un gufo a lui?-
-Perché è un uomo discreto, non voglio mica far sapere a tutti che sono riuscita ad ammalarmi in villeggiatura!-
-Ma se stasera non vi vedranno lo capiranno comunque.-
-O per Merlino! Me ne ero completamente dimenticata.-
Elaine, al contrario di lei, erano tre giorni che ci pensava, perché sperava proprio di poter partecipare, poiché aveva già saltato quello nella villa degli Smith, però probabilmente non avrebbe potuto a  causa dello stato in cui si trovava la madre. In quel momento però alla porta bussò Viki l’elfa che portava una lettera per lei ma, che la madre aprì prima del consenso della figlia e iniziò a leggere:

“Miss Williams,                                                                                                                                                 
spero di non risultare troppo impertinente se vi chiedo di incontrarci nel bellissimo roseto di vostra sorella.                  
    B.M”

-Laine! Chi è questo B.M?!-
-B.M Bruto Malfoy madre.-
-Oh cielo! Cara vai subito!-
-Non vuoi che io ti assista ancora un po’?- disse questo più per cortesia che per un reale interesse verso la madre che già cercava di sistemarle i capelli.
-No, certo che no! Ora vai, non vorrai far aspettare Mr. Malfoy!-
La ragazza non se lo fece ripetere due volte.
Il roseto di villa Roberts era tra i più belli che quella campagna poteva offrire: non solo le rose sbocciavano in estate invece che a maggio, ma erano presenti un gran numero di varietà di quel fiore importate da tutta Europa. Ora seduto su una panchina stava Bruto Malfoy, con una rosa in mano e la bacchetta nell’altra intento a togliere le spine da quel delicato fiore.
-Buongiorno.-
-Buongiorno anche a voi Miss Williams, vi sembrerei scortese se vi chiedessi di sedervi vicino a me?-
-Nient’affatto.-
-E allora vi prego, sedetevi.-
Elaine si accomodò vicino a lui, ma il silenzio stava diventando imbarazzante e lei non poté che domandarsi la ragione che lo aveva spinto ad invitarla in quel posto.
-Le piacciono molto le rose Mr. Malfoy?-disse per incalzare una conversazione.
-Abbastanza, sono molto belle in fondo-rispose rigirandosi il gambo del fiore ormai privo di spine tra le dita –non lo pensate anche voi?-
-Sono il mio fiore preferito, adoro le rose rosse.-
-Sapete perché sono rosse? Perché un giorno Afrodite correndo cadde e si punse con una loro spina. Allora loro arrossirono per la vergogna e da allora rimasero rosse. Vedete-disse porgendole il fiore –sono timide quanto voi.-
°                                                                                                                                                                       °
Quella sera Elaine la ricordò per il resto della vita, qualcosa era cambiato nello sguardo di Malfoy e anche nella presa che esercitava sul suo fianco.
°                                                                                                                                                                       °
Era già un po’ di tempo che era ospite della sorella e ancora non aveva ancora fatto visita alla grande biblioteca della villa, che suo cognato le aveva messo gentilmente a disposizione, perché si sentiva a disagio dalla presenza quasi costante di Mr. Rogers nella sala e una mattinata approfittando di una battuta di caccia alla quale gli uomini stavano partecipando, decise di entrare per cercare qualcosa da leggere.
Arrivò subito alla conclusione che quello che dicevano sul cognato era vero, aveva la più grande collezione di libri sulla Magia Oscura che lei avesse mai visto, maledizioni, pozioni e incantesimi tutti tomi ricoperti da una spessa copertina di pelle scura con le lettere incise bronzee e d’oro: De Potionibus letalibus, De Arte obscura, De Carmenibus pericolosus, tanti titoli che davanti ai suoi occhi sembravano tutti uguali.
Si sentiva attratta e allo stesso tempo aveva paura, ma la battaglia nella sua testa venne vinta quasi subito dalla parte irrazionale del suo cervello e questo la portò a togliere il libro più interessante che le sembrava scorgere: De Exsecrationibus compositisdalla copertina rosso intenso.
“Sia ringraziato Merlino e l’inglese!”
Si trovò a pensare quando, apertolo, vide la prefazione nella sua lingua madre.
“Le maledizioni complesse sono una branchia della Magia Nera che non tutti possono capire.                                 
Alcune menti ristrette e deboli ritengono che debbano essere proibite come le Maledizioni Senza Perdono, ma da sempre esercitano un fascino non indifferente su chi, come me, sa o vorrebbe carpirne ogni minima sfumatura.                        
In questo tomo ho racchiuso tutta la mia esperienza, stampato in sole venti copie, è un vero pilastro della Magia Oscura.

Spero che saprete apprezzarlo e farne buon uso.
Crux Black.”
Sfogliò velocemente alcune pagine per farsi un idea del lavoro dell’autore.
In effetti era veramente notevole: tutte le maledizioni in ordine alfabetico,ognuna con le sue note a fondo pagina e le istruzioni per le eventuali pozioni che bisognava creare per dare modo alla maledizione di funzionare. Più leggeva e più rimaneva sconcertata: come poteva un uomo racchiudere in unico libro la sua vita e come poteva un uomo immolare la sua vita alla ricerca e alla trascrizione di qualcosa di così orribile?
Ma più leggeva e più capiva che di orribile tra quelle pagine c’era veramente poco.
 “Effettuare una maledizione complessa, su di sé o su di un altro soggetto, non è cosa facile. Oltre a delle capacità magiche non indifferenti bisogna capire che questo tipo di magia non è adatto a chi non intende correre rischi. Infatti molte maledizioni risucchiano l’energia magica dentro il fattucchiere fino a portarlo alla perdita di conoscenza momentanea o nei casi più gravi alla perdita della memoria, del senno e anche della vita.”
E ancora:
“Ogni tipo di maledizione richiede un alto grado di volontà, da parte del mago o della strega, nel compierla. Anche dopo una lunga preparazione psicologica e mentale, che è quello che viene richiesto da alcuni tipi di maledizione, la volontà è tutto quello che conta come in quelle Senza Perdono.
La volontà è il punto di partenza e la fine per la riuscita del vostro intento. Quindi se non siete del tutto pronti a compiere un incanto di questa portata è preferibile non incominciare neppure.”
-Interessante non trovate?- una voce bassa la riscosse dal torpore della lettura.
-Mr. Rogers pensavo foste a caccia con mio padre e i signori Malfoy.-
-La caccia non è un passatempo che mi diverte molto, preferisco la lettura.-
-Non ne dubitavo Mr.-
-Che leggete Miss Williams?-
-Ho trovato questo libro e..-
- De Exsecrationibus compositisscelta interessante, un libro difficile da comprendere, se non se ne hanno gli strumenti mentali necessari.-
-Lo trovo molto affascinante.-
-Come tutte le Arti Oscure d'altronde, molti vorrebbero bandirle, ma io mi chiedo perché? Probabilmente hanno paura dell’influenza che queste hanno sulle persone.-
-Voi avete mai usato una maledizione su qualcuno?-disse senza timidezza.
-Mai, non so se per mancanza di coraggio o più per mancanza di occasione.- le sorrise.
Quel l’uomo le stava iniziando a piacere: non solo non la stava giudicando per la scelta della lettura, ma si stava aprendo tranquillamente senza problemi e pensava che avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa e lui le avrebbe risposto sinceramente, una dote singolare per le persone di quel tempo.
-Miss Williams spero che non vi facciate scrupoli ad usare questa biblioteca anche in mia presenza, so di essere un uomo taciturno, vostra sorella me lo ha rinfacciato parecchie volte, però sono anche molto silenzioso, cosa molto utile in un compagno di lettura, e sono anche un abile ascoltatore, se avete bisogno di me sapete dove trovarmi.-disse Mr. Rogers.
Lo ringraziò con un cenno cordiale della testa e uscì dalla sala per tornare nella propria stanza .
-Miss Williams, non trovate che è parecchio che non passiamo un po’ di tempo assieme.- la ammonì la voce di Bruto Malfoy alle sue spalle.
-Mr. Malfoy scusatemi, ma la biblioteca di mio cognato è davvero straordinaria.-
-Un libro è sempre straordinario.-
-Sì è proprio così.-
-Che ne dite di accompagnarmi nella mia camera, è un posto più tranquillo per parlare.-
-Ne nella vostra camera?-balbettò incerta.
-Non vi fidate di me Miss Williams?- sorrise malizioso.
E lei si fidò di quel sorriso del quale si era innamorata perdutamente, seguì quegli occhi che adorava, si lasciò prendere la mano e si fece accompagnare all’inferno.
°                                                                                                                                                                       °
Rabbia, dolore, rabbia, lacrime.                                                                                                                                   
Di lei non restava che un piccolo involucro vuoto, dentro non c’era più nulla.                                                               
 Usata.                                                                                                                                                                        
Si era fidata e era stata usata.                                                                                                                                      
Si era approfittato della sua ingenuità e del suo amore e l’aveva fatta sua nonostante lei non volesse e gli urlasse di lasciarla stare.                                                                                                                                                        
Vergogna, su di lei e sulla sua famiglia.                                                                                                                      
Sarebbe potuta andare dal padre e dal fratello a chiedergli vendetta e loro l’avrebbero ucciso, lei lo sapeva, ma la vendetta che bramava lei era un’altra, la morte non sarebbe bastata a cancellare l’affronto che adesso lei portava come un marchio indelebile nelle viscere.                                                                                                                                 
Alzò la testa dal cuscino bagnato e si diresse verso la toilette.                                                                                   
Una sciacquata al viso e un tocco di cipria chiara: nessuno l’avrebbe vista piangere o disperarsi, lei era una Williams non una strega qualsiasi.                                                                                                                                                         
Era ora di entrare in scena: questo sarebbe stato il suo ultimo spettacolo, ma il migliore di sempre.
°                                                                                                                                                                       °
Passavano le settimane e non era riuscita ancora a trovare nulla, nulla che in quella dannata biblioteca potesse in qualche modo aiutarla.                                                                                                                                                     
Saltava i balli, le passeggiate, e a volte si era ridotta a saltare i pasti, tutto pur di vendicarsi, tutto pur di liberarsi da quel peso, da quell’angoscia. Un conato di vomito la costrinse fuori dal comodo letto sul quale tentava di mettere in ordine le poche idee che aveva.                                                                                                                                                               
Erano quattro giorni che la mattina le si rovinava in questo modo.
-Viki controlla se hopreso qualche virus strano.-
-Subito padroncina.-rispose l’elfa.
Dopo averla fatta sdraiare di nuovo sul letto, iniziò a tamburellare le sue lunghe dita sul ventre di Elaine e a stento trattenne un urlo.
-Signorina, signorina, lei aspetta un figlio!-
Vergogna, doppia vergogna.                                                                                                                                                                
Messa incinta da un mostro, nella sua pancia un altro mostro, e nella sua testa ancora un altro che continuava a divorare quel poco di sano che c’era ancora in lei.                                                                                                                      
Ingoiò le lacrime che le pizzicavano gli occhi, si morse il labbro che tremava.
-Non devi dirlo assolutamente a nessuno, capito!?-urlò a Viki.
Percorse i corridoi velocemente con la bacchetta in una piega della fascia che teneva sulla vita.                                                        
Per sconfiggere quei mostri doveva diventare anche lei una di loro.
°                                                                                                                                                                       °
-Ho assoluto bisogno del vostro aiuto Mr. Rogers, è una faccenda piuttosto delicata.-
L’uomo si riscosse e alzò lo sguardo verso la ragazza: era così diversa da sua moglie, con quei capelli bruni e sempre a posto, la statura leggermente più bassa e il seno appena evidente sotto i merletti del vestito. L’unica cosa che le due sorelle avevano in comune erano gli occhi verdi che, come in tutti i Williams, erano grandi e brillanti, oggi quelli di Elaine erano offuscati da qualcosa, che a prima vista poteva sembrare una lacrima, ma che guardando meglio era certamente odio.
Non un odio normale, si intende, era qualcosa di più, di più intenso, qualcosa di viscerale che non fa dormire, che ti prende dentro e che non ti lascia finché non ti sei finalmente liberato di ciò che ti opprime.
-Miss Williams, sono a vostra completa discrezione.-
Era curioso, sì, una delle poche volte nella sua vita in cui la curiosità prese il soppravvento sulla sua indole razionale e calcolatrice, perché l’odio è un sentimento profondo, e voleva sapere cosa aveva turbato quegli occhi così belli.
-Quindi posso contare sul vostro aiuto e soprattutto sulla vostra discrezione?-
-Assolutamente sì.-
-Ho bisogno di un incantesimo, nel caso specifico di una maledizione.-
-Pensavo che il suo interesse sul libro del signor Black fosse puramente accademico.-
-Diciamo che alcuni avvenimenti hanno alzato il mio livello di interesse.-
-Ne ero certo, ditemi che cosa cercate e io cercherò di aiutarvi.-
-Esistono delle maledizioni che proseguono di padre in figlio? Non so se mi spiego.-
-Maledizioni che si mantengono di generazione in generazione?-
-Sì.-
-Beh si che esistono, ma sono molto più difficili da evocare.-disse mentre che, con una scala, saliva a cercare un libro nello scaffale centrale.
-In che senso?-
-Ci deve essere un se.-
-Che significa?-chiese impaziente.
-Penso che voi abbiate chiaro come si evoca una maledizione.-
-Più o meno.-
-Ecco, durante il pronunciamento del vincolo che legherà la vittima alla maledizione si deve dare anche una condizione per la quale l’incantesimo si scioglierà.-
-Quindi non possono durare in eterno?-disse delusa.
-No, a meno che il vincolo non venga rotto, ah, e poi serve un oggetto attraverso il quale il vincolo possa agire.-scese velocemente dalla scala porgendole il De Exsecrationibus compositis –Il vostro amico vi sarà molto utile, ma ricordate, evocare una maledizione richiede un prezzo, soprattutto se si tratta di una maledizione così potente.-
°                                                                                                                                                                       °
“Mister Malfoy,
spero di non risultare troppo impertinente se vi chiedo di incontrarci nel bellissimo roseto di mia sorella.
E.W”
Come tutto ha avuto inizio così ha avuto fine.
°                                                                                                                                                                       °
-Miss Williams, buongiorno.-
-Buongiorno a lei Mr. Malfoy.-
- È parecchio tempo che non vi vedo alle feste..-
-Diciamo che lo studio sta riempiendo molto le mie giornate.-
-Lo studio è molto importante.-
-Assolutamente.-
-Posso chiedervi perché mi avete chiesto di raggiungervi qui?-
Elaine non rispose subito, iniziò a camminare per il roseto.
Doveva farlo, era il momento giusto, niente avrebbe potuto fermarla; ingoiò le ultime resistenze del suo cervello come fossero saliva ed estrasse la boccetta che teneva in una piega della gonna e versò tre gocce del contenuto sul petalo della rosa che si trovava davanti a lei, poi si chinò per annusarne il profumo.
-Mr. Malfoy penso che dobbiate sapere una cosa, sono incinta.-disse tranquilla.
-Incinta?- ripeté.
-Credo di non dovervi spiegare come le donne rimangono incinta.-
-Dobbiamo anticipare il matrimonio!-
-Forse qualcosa vi sfugge, state supponendo che io voglia voi e il bambino.-
-Forse sono io a non volere voi.-disse irato.
-Oh Mr. Malfoy, e vostra vi ritiene un giovane intelligente, perché non cogliete questa rosa per me?-
Non capiva, dov’era finita la ragazza ingenua e timida che aveva conosciuto due mesi prima? Cos’aveva adesso davanti? Camminò velocemente fino alla pianta che la ragazza gli aveva indicato.
Iniziò a recidere la rosa attento alle spine.
-Non credo che le spine siamo ciò di cui dovete preoccuparvi.-e iniziò a ridere sguaiatamente.
Si girò verso di lei, non capendo il motivo di tale ilarità, ma un dolore forte alla mano lo fece urlare: la rosa stava penetrando nella sua mano.
Elaine si accovacciò e iniziò a giocare con i sassi, li impilava, li buttava giù e poi rideva e continuò così fino a che le urla del ragazzo si fecero più forti e insistenti: la rosa era entrata tutta nel palmo della sua mano e ora di quella restava solo una voglia bordeaux.
Malfoy era pallido, aveva la fronte imperlata di sudore e il fiato corto:
-Che mi hai fatto strega!-le urlò.
Lei gli sorrise come se nulla fosse successo, ora mancava solo la parte più facile, pronunciare il vincolo che avrebbe maledetto lui e tutti i suoi discendenti.
-Genererete solo un erede, un maschio, che porterà avanti il vostro cognome insieme alla maledizione che ora sto pronunciando. Nessuna donna vi amerà mai, nessuna riuscirà a provare amore nei vostri confronti, a nessuna capiterà di innamorarsi di un Malfoy, nessuna farà mai più il mio errore.- prese un lungo respiro–A meno che non riesca andare oltre al mostro che siete e che saranno i vostri figli, perché voi siete un mostro, un mostro senza anima e senza cuore, un verme viscido.- e gli sputò sulla faccia.
Ora fu il ragazzo a ridere.
-Oh, Miss Williams, e io che stavo iniziando ad avere seriamente paura! Non ve lo ha insegnato nessuno che l’amore non esiste?
La ragazza però gli aveva già voltato le spalle e si stava allontanando.
-Allora non avete di che preoccuparvi.-
°                                                                                                                                                                       °
Un foglio, porta la data 13 settembre 1679.
C’è un nome scritto velocemente: Elaine Williams.
In: Isolamento.
Da: Lesioni celebrali permanenti.
Tra le note: La paziente è stata prima sedata e poi portata in isolamento; è un soggetto pericoloso, ha tentato di cavare gli occhi all’infermiera che le ha portato il pranzo con una forchetta.
Non si capisce che cosa le abbia provocato il trauma che l’ha portata a una perdita di senno così forte. Non chiede di vedere ne il marito, ne il figlio. Riaprendo la scheda che era state redatta quando la paziente aveva partorito ho letto che si è rifiutata di allattarlo.
San Mungo
Medimago
Malcom Forest.
°                                                                                                                                                                       °
Cacciò un urlo dalla bocca.
Che era successo?
Draco Malfoy alzò la testa dal cuscino fino a portarsi a sedere sul letto: aveva fatto un incubo, ma l’immagine della ragazza era così vivida nella sua testa che per un attimo ebbe paura di trovarsela dentro l’armadio. Aveva il fiato corto e la fronte madida di sudore freddo.
Si mise su un fianco e cercò di riaddormentarsi, in fondo era stato solo un sogno. 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: cranium