Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: schwarzlight    04/05/2012    1 recensioni
[Ispirata al bando del contest [Original Malefica 1] L'Ala e... il Gatto, di Eylis]
Sorrideva.
Costantemente, impunemente. Continuava a sorriderle mentre le si mozzava il respiro, mentre le acute stilettate di dolore le impedivano perfino di urlare.
La osservò tentare di liberarsi dalla sua presa, sgranare gli occhi al sordo spezzarsi dell’osso, accasciarsi quasi esanime ai suoi piedi, rotta, incapace di sopportare oltre.
“E ora vattene, se ti riesce.”
Lo vide sorriderle ancora una volta, raccogliere l’ala da lui stesso tranciata e voltarle le spalle, scomparendo inghiottito dal nulla.

Era in fondo a un crepaccio, illuminato dal sole invernale, che l’angelo da un’ala sola giaceva inerte.
[In futuro potrebbe presentare elementi nonsense, ma ben lungi dall'essere comici o quant'altro. Il rating arancione è messo più per precauzione a causa di scene violente e sanguinose.]
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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that smile - cap. 2
II. Down the Rift, Beyond the Darkness





Perché si trovava lì?

“Uno, due, tre…”

Quant’era che si trovava lì?

“Via!”
“Correte, correte!”
“Non barare tu!”

Sentiva freddo. Dov’era la sensazione di calore sulla pelle, quella che donava il sole?

“Ecco, qui è perfetto. …Eh? C’è qualcuno?”

Anche l’aria era diversa. Un odore stagnante, di umidità e… ferro.

“Sei anche tu un cherubino? Come ti chiami?”
“Io non ho nome.”
“Come non hai un nome?”
“Io porto la luce.”




Aprì gli occhi a fatica. Non c’era più la calda luce solare a riflettersi sulla sua pelle, bensì quella argentea e docile della luna.
Ma in fondo non le importava molto.

Provò a muovere piano le dita, intorpidite dal freddo. Quanto tempo era passato? Un giorno? Due? O forse solo qualche ora.
Ma, di nuovo, non era affatto rilevante.

Tese la mano di fronte a sé, il sangue incrostato che non voleva venir via.
Era fastidioso, ma poteva ignorarlo.
Provò ad alzarsi. Appena fece forza sulle braccia, però, ecco che una fitta lacerante la fece crollare di nuovo a terra, costringendola a soffocare un grido per l’intenso dolore. Se ne era quasi dimenticata; la sua ala sinistra non c’era più. Come avrebbe fatto ora? Doveva tornare in superficie, in qualche modo, ma così era semplicemente impossibile.
E se non fosse tornata… l’avrebbero cercata?

…Perché ne dubitava?

Chiuse nuovamente gli occhi. Era impossibile per lei andarsene, impossibile. Tanto valeva rassegnarsi e morire lì, sotto il cielo stellato, con l’illusione di trovarsi ancora all’aperto, in balìa della brezza.
Chiuse gli occhi.

“Allora sei L-”




Un tocco fresco, delicato, fragile.
Per la seconda volta, l’angelo si svegliò dal suo torpore, per scoprire come il cielo fosse grigio e estraneo, ancor più di quanto ricordasse dall’ultima volta. A riportarla alla realtà era stata una foglia, prematuramente staccatasi dal proprio ramo e trasportata dal vento per chissà quante miglia, prima che cessasse di sostenerla causandone la caduta nel crepaccio. La prese in mano, attenta a non rovinarla, e la osservò con avidità.
Una foglia ancora verde, ancora giovane, che le si era posata sul petto partecipe del suo stesso abbandono.
Una foglia, un rimasuglio di vita, un memento della natura.

D’improvviso, si fece forte in lei il desiderio di tornare alla luce, di uscire.
Non volevano venire a prenderla? Ebbene, se la sarebbe cavata da sola.
Si trascinò a fatica sui gomiti verso una sporgenza rocciosa della parete, scivolando via dal pallido squarcio di luce gettato dalla crepa sotto la quale aveva giaciuto così a lungo. Con uno sforzo non indifferente riuscì ad alzare entrambe le braccia e ad aggrapparsi alla pietra, sollevandosi lentamente e barcollando incerta prima di riacquisire un certo equilibrio.
Si guardò attorno, ancora appoggiata al suo sostegno, e ironicamente le parve di vedere più dall’ombra che non dalla zona illuminata.
Si chiese se ciò valeva anche per tutto il resto.
Scosse la testa ignorando quel principio di pensiero blasfemo, e cercò di distrarsi studiando l’ambiente circostante. Non che ci fosse poi molto da constatare.
Era una profonda grotta, buia e opprimente, seppur spaziosa. Non c’era altro che roccia e polvere, niente vegetazione, niente vita, niente. Niente.
Una chiazza scura al centro.
L’ombra di un ricordo che la travolse.

Il suo sorriso mentre le strappava la libertà.
La sua voce che la perseguitava.

“E ora vattene, se ti riesce.”

Era sempre stata così, la sua voce?

“E ora vattene.”

Se ne sarebbe andata.
Se ne sarebbe andata da lì, l’avrebbe seguito fin nelle viscere del suo regno marcio e si sarebbe ripresa la sua ala. E si sarebbe vendicata.
Oh, sì, si sarebbe vendicata eccome. Gli avrebbe fatto provare la stessa umiliazione, lo stesso senso di impotenza che aveva dovuto subire lei. Lo stesso dolore.
La stessa delusione.

“Perché, tu puoi ferirmi? Puoi fermarmi?”

Si bloccò.
Non doveva, non doveva assolutamente pensare cose simili, era sbagliato. Era peccato.

“Catturate il traditore!”

Si raddrizzò dalla postura curva che aveva assunto, e cercò il punto in cui l’aveva visto scomparire. Sempre appoggiandosi alla parete cominciò ad avanzare, dapprima lentamente, poi, acquistando sicurezza, riuscì a reggersi da sola. Il dolore non lo sentiva più come in principio, era relativamente sopportabile.
Scalciò le sue piume, calpestò il suo stesso sangue e si diresse nel buio, senza timore, senza remore.

“Sai, a volte credo che tutto ciò sia sbagliato. Forse non siamo poi così nel giusto.”

Si fermò al limite dell’ambiente visibile, oltre quell’inesistente linea di confine era tutto un nebuloso grumo di nulla. Riusciva vagamente ad avvertire la sua presenza, oltre quel muro d’oscurità. Una volta ne era spaventata, temeva l’ignoto di altri mondi, di altre vite, più di ogni altra cosa. Ma non si sarebbe tirata indietro. Non quella volta.

“Vieni con me.”
“… no.”

Mosse un passo in avanti. Stavolta l’avrebbe seguito.
Avanzò nel buio, e il buio la inghiottì.












Buonsalve, grazie per aver letto That Smile ecc ecc. Ma perché ho scelto un titolo così lungo, poi.
Scusate l'avanzamento lento degli aggiornamenti ma purtroppo sono fatta così. Quindi abbiate pazienza, vi prego =)
Mi scuso anche del fatto che questo capitolo è schifosamente lento e più introspettivo di quanto non volessi, ma in fondo la nostra cara angelo è ancora da sola... e non ho intenzione di farla parlare con i funghi, no, no.
Sarebbe divertente però.

Una piccola precisione: ho cambiato idea sulla questione della numerazione dei capitoli a cui ho accennato nelle note del primo. Non funzionava bene, non mi piaceva troppo l'effetto finale u_ù

Detto questo vi ringrazio nuovamente per seguire questa mia storia, e in particolare ringrazio quelle due care ragazze che sono Necrysia Noctis e TuttaColpaDelCielo, che mi hanno lasciato due splendide recensioni nel primo capitolo! <3
Vi voglio tanto bene ;w; (sì, mi esaltano certe cose '-')

Al prossimo aggiornamento!=D
   
 
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