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Autore: Emma Wright    07/05/2012    6 recensioni
[dal testo] Il rumore del vento tra le fronde degli alberi.
Un lieve sospiro, udibile quanto il leggerissimo strusciare di una gonna di lino quasi lacera contro i cespugli di rovo.
La ragazza si acquattò ancora di più sull’erba fresca di inizio settembre, nel timore che qualcuno potesse scorgerla nonostante la posizione quasi strategica. O meglio, uno di quei due.
Era rannicchiata dietro ad una macchia di arbusti, al riparo dagli sguardi indiscreti. Il motivo di tanta attenzione era dovuto semplicemente al fatto che non avrebbe dovuto essere lì.
Terza classificata al contest "Personaggi minori, dove trovarli" di TheGhostOfYou
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Merope Gaunt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nick: Emma Wright (EFP)
Titolo: Finché il cuore esplode
Personaggi ed eventuale pairing: Merope Gaunt, Tom Riddle Senior/Merope Gaunt, Tom Riddle Senior/Cecilia
Prompt usato: leggenda
Rating: giallo
Genere: malinconico, romantico
NDA: ho deciso di utilizzare due, di personaggi dimenticati. O meglio: l’ufficiale è Merope, ma come noterai leggendo ho dato molto spazio anche ad un’altra personalità della quale sappiamo solo il nome, Cecilia, appena nominata nei libri. L’ho immaginata un po’ a modo mio, mettendo insieme qualche informazione frammentaria, come l’amore di Tom Riddle Senior. Mi sembra d’obbligo questo piccolo chiarimento su di lei, tutto qui :)
Inoltre la storia si divide in due parti: nella prima Merope guarda i due innamorati, gelosa. Nella seconda, invece, la scena si sposta a diversi mesi dopo, più o meno quando Merope, dopo aver stregato Tom, vive con lui, incinta.
Buona lettura C:
 

 
 
 


Il rumore del vento tra le fronde degli alberi.
Un lieve sospiro, udibile quanto il leggerissimo strusciare di una gonna di lino quasi lacera contro i cespugli di rovo.
La ragazza si acquattò ancora di più sull’erba fresca di inizio settembre, nel timore che qualcuno potesse scorgerla nonostante la posizione quasi strategica. O meglio, uno di quei due.
Era rannicchiata dietro ad una macchia di arbusti, al riparo dagli sguardi indiscreti. Il motivo di tanta attenzione era dovuto semplicemente al fatto che non avrebbe dovuto essere lì.
Giocherellò con gli steli di alcune margherite in pieno fiore, in attesa. Il suo pazientare sembrò venir ricompensato, quando il rumore di passi e risate si fece sempre più vicino, così come la certezza che non sarebbe più stata sola. Dalla sua posizione, spiò per un attimo, sebbene sapesse fin troppo bene quali nuove identità erano giunte nella vallata, situata non molto lontano da Little Hangleton.
«Tom!», stava gridando lei, soffocando appena una risatina maliziosa. Era una ragazza dall’abito antiquato, come si usava ancora nonostante la moda dell’epoca cominciasse a dettare una foggia più innovativa. Si accasciò, stendendosi sul prato, senza smettere di ridere, incurante dei capelli lunghissimi e scuri sparsi a ventaglio intorno al suo volto e del vestito, le cui balze e trine avevano preso una brutta piega. L’uomo che la accompagnava non sembrava da meno: elegante, dall’aspetto nobile e sprezzante, appariva come il classico rampollo di famiglia, ben mantenuto.
«Tom!» ripeté la giovane, tirandosi su, accovacciata sulle ginocchia, agguantando un lembo della candida camicia di lui. Che, inaspettatamente, la lasciò fare, per gioco. Non la fermò quando lei, scherzosamente, cominciò a pizzicarlo, né nel momento in cui gli dedicò un casto bacio.
Ben nascosta, l’altra tremava. Aveva osservato la scena con gli occhi della gelosia, senza un solo respiro, nel timore che venisse scoperta. Non si sentiva una spiona, né tantomeno un’intrusa. Semplicemente, pensava di avere il diritto di assistere a ciò che le era stato negato per nascita. In un’altra vita, in un altro luogo, l’amore di Tom Riddle sarebbe stato nelle sue mani. O forse no. Merope Gaunt provò un’ennesima fitta nell’osservare i due amanti. E se fosse stato possibile possedere il suo cuore in maniera più semplice?
Tornò a concentrarsi sulla scena, per quanto questa oggettivamente le desse fastidio.
«Avanti, Tom, smettila di fare il duro, io ti conosco», stava giusto dicendo lei, con tutta l’aria di chi ama il sapore del proibito. In quel periodo i rapporti tra uomo e donna erano rigidamente regolati dalle norme di etichetta, soprattutto in un Paese conservatore come la Gran Bretagna, ma alla ragazza in questione non era mai importato molto.
Cecilia Agatha Morris non era decisamente il tipo di persona ligia alle regole che ci si sarebbe aspettati. Il suo aspetto forse avrebbe potuto ingannare, tra cappellini eleganti, abiti sobri della migliore qualità e fiori fra i capelli corvini. Tuttavia, la giovane era famosa nella contea per l’orgoglio fuori luogo e la lingua lunga, la sua vivacità e civetteria l’avevano portata a essere molto apprezzata: era stata designata come futura signora Riddle, e quel ruolo le piaceva. Amava vantarsi in pubblico della sua fortuna, fino ad a riuscire ad attirarsi addosso le ire delle altre ragazze del villaggio, che avevano sviluppato una passione per l’insultarla senza tanti complimenti. Cecilia risultava, per quanto sbeffeggiata, sempre imperturbabile, con il suo sorriso malizioso e le occhiate di superiorità che tanto amava lanciare. Era solita liquidare le voci su sé stessa come frutto d’invidia altrui e non si faceva problemi nel ricambiare quell’atteggiamento di reciproco odio.
Tuttavia, appariva una ragazza come tante altre, lì sul prato, gli occhi ardenti di gioia pura ed un perenne sorriso sul volto.
«Ho voglia di uno dei tuoi racconti», fece Cecilia in tono capriccioso, mulinando la chioma scura e raccogliendo le proprie ciocche di capelli in un mezzo chignon, che si disfò irrimediabilmente poco dopo.
«Ti sembra il caso?» la rimbrottò lui, sarcastico, osservando distrattamente gli alberi che circondavano il prato d’erba verde, e le siepi selvagge che nascondevano la figura di Merope, senza che potesse rendersene conto.
«Dai, non chiedo molto, sai bene quanto ami sentirti parlare» ribatté lei soave.
Effettivamente, Tom aveva ricevuto un’educazione esemplare per quel che riguardava le discipline scolastiche. Sebbene avesse manifestato fin da ragazzino un interesse maggiore per la vita comoda e agiata, a discapito dello studio, in un modo o nell’altro era riuscito comunque ad apprezzare il mondo accademico. Questo grazie soprattutto ad insegnanti severissimi e rigidi che non si erano fatti scrupoli nell’essere così intransigenti. Così, il giovane Tom Riddle si era guadagnato la fama di ‘acculturato’. Cecilia, per quanto apparisse contraddittorio se confrontato alla sua personalità tendenzialmente frivola, era una di quelle ragazze che amano essere incantate dalle leggende e dai miti di una terra antica come l’Inghilterra. Non aveva mai esitato nel chiedere al suo Tom di raccontarle qualcosa. Né avrebbe smesso quel giorno.
Lui si limitò a sospirare rassegnato, acconsentendo, non prima di rifilarle un’occhiataccia, che non sembrò aver effetto sul sorriso angelico di Cecilia.
«Vuoi sentire una storia in particolare o…?».
«Mi va bene qualsiasi cosa».
Merope, dal suo nascondiglio, riusciva ad ascoltare con chiarezza ogni singola parola del suo amato, che aveva appena cominciato a parlare delle leggende inglesi. Provò un’ennesima fitta di dolore, nel vedere ancora una volta la ragazza al fianco di Riddle, lei e il suo sguardo sognante. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al suo posto. Le sarebbe bastato un po’ d’amore.
Tom raccontava e raccontava, senza stancarsi, di Dame dei cigni e spiriti irlandesi, mentre Merope, cullata dal suono di quella voce, non riusciva a smettere di prestare attenzione ai miti, che riecheggiavano nella sua testa come amplificati di mille volte. All’improvviso, qualcosa di quell’incanto sembrò spezzarsi: il giovane aveva finito, la ragazza aveva voglia di tornare a casa, un altro pomeriggio era trascorso così, senza che la Gaunt riuscisse a combinare niente. Osservò di sottecchi i due alzarsi e correre via, diretti al villaggio, mentre il cielo cominciava a tingersi di rosso e si intravedeva il fumo uscire lentamente dai camini di quelle piccole casette rustiche, nella piena campagna.
Merope restò in attesa altri dieci minuti, prima di avviarsi anche lei lungo il sentiero, sola. Era consapevole del fatto che una volta tornata a casa sarebbe stata punita dal padre e derisa dal fratello. Probabilmente, le avrebbero fatto anche moltissime domande indiscrete, ma nient’altro importava in quel momento. Aveva quasi raggiunto Cecilia e Tom, che sembravano distratti, intenti a soffermarsi su ogni piccolezza che incontravano sul percorso. Non si erano ancora accorti della sua presenza, nonostante distasse solo pochi metri. Amareggiata, la ragazza si affrettò a imboccare la stradina giusta, svoltando a destra, per tornare nella dimora dei Gaunt. Non poté comunque negarsi un’ultima fugace occhiata a Tom, il Tom che non l’avrebbe mai considerata. E a Cecilia, che nella sua beata innocenza sembrava non aspettasse altro che un futuro perfetto, costellato da gioie quotidiane e pieno di felicità assoluta. Cecilia, che era infinitamente più bella e ricca. Cecilia, che avrebbe potuto ascoltare la voce di Tom e le storie che aveva da raccontare senza conoscere freni.
 


 
 
Non era passato molto tempo da quel giorno. Eppure, erano cambiate così tante cose.
Merope era intenta a cucinare, facendo bollire un po’ di quel cibo, maldestramente. Non faceva uso da molto tempo della magia, avendo completamente perso l’abitudine da fin troppo: ne sarebbe stata anche in grado, forse, ma il suo voler vivere una vita normale l’aveva portata anche a quella decisione.
Si scostò dal viso una ciocca di capelli, prima di alzare lo sguardo , posandolo su quell’uomo così desiderato, finalmente suo. Tom era steso sul divanetto e fissava, assente, un punto imprecisato del muro, intonacato di bianco. Merope si lasciò sfuggire un sorriso deliziato, prima di riporre alcune spezie su una mensola. Quasi per caso, si ritrovò ad afferrare una di quelle boccette, scambiandole per ben altro. Imbarazzata, ritrasse il contatto, quasi sentendosi in colpa. Sapeva fin troppo bene di cosa si trattava: quel liquido che le era stato così tanto d’aiuto. Era da un po’ che meditava di smettere di somministrare il filtro d’amore a Tom, ma alla fine l’incertezza aveva sempre avuto la meglio, per quanto ci provasse.
«Ah, basta» mormorò a mezza voce, sfilandosi con malagrazia il grembiule. Lo posò su una sedia e raggiunse il marito, dissimulando allegria. Tom non diede segno di gradire la compagnia, si limitò a reclinare leggermente la testa, come perso nei suoi pensieri. Merope li si accoccolò accanto, accarezzandosi appena il grembo, nel quale era presente da circa quattro mesi quello che sarebbe stato il suo primo figlio. Il figlio suo e di Tom.
Merope cominciò ad accarezzargli sovrappensiero ritmicamente i capelli, lasciati crescere. All’improvviso, con quel semplice gesto le ritornò in mente Cecilia, la sua risata maliziosa, il modo con il quale sembrava essere in grado di rendere ogni cosa così semplice.
Ripensò ai racconti che Tom era solito raccontarle.
Merope si bloccò, un attimo, fissando improvvisamente esterrefatta il marito e la sua espressione vuota e assente. Si sfregò gli occhi, consapevole di qualcosa in più, sull’orlo di una crisi di pianto. Non poteva lasciarsi piangere. Era felice, adesso.
Ma a lei, Tom non aveva mai raccontato di favole e leggende.





Salve! C:

Eccomi qui con questa storia (?), scritta per il contest Personaggi minori, dove trovarli di TheGhostOfYou.

Mi sono classificata terza *continua a saltellare*, ecco a voi lo splendido giudizio:
 

Molto bello questo confronto tra le due donne di Tom Riddle; mi è piaciuto davvero come tu abbia messo in evidenza la differenza sostanziale tra i due rapporti.

Grammatica, sintassi e lessico: 15/15 Sei bravissima, inutile dirlo; scrivi divinamente e hai un bell’uso della grammatica, del lessico e della sintassi.

 Stile; 10/10  - Hai uno stile impeccabile: sei descrittiva ma non troppo e non risulti mai banale e mai pesante. Leggerei per ore ciò che scrivi.

Titolo: 3/3 – Sono rimasta particolarmente colpita dal titolo: mi ha ricordato una canzone dei My Chemical Romance (ok vaneggio XD) e leggendo mi sono accorta di quanto ci sia di questo titolo nella storia.

Originalità  4,8/5 – Anche io ho scritto di Merope e so che non è facile non cadere nella banalità: tu sei stata perfetta perché hai inserito nella storia di Tom e Merope il personaggio di Cecilia e hai fatto un confronto tra le due storie.

Utilizzo prompt: 2/2  -  Bello come sia proprio l’elemento della leggenda che fa capire a Merope quanto in realtà Tom sia diverso con lei rispetto a com’era con Cecilia. Come dice la fine della storia, a lei Tom non aveva mai raccontato le leggende e le storie.

Caratterizzazione personaggi: 5/5 – Mi piace molto la tua Merope, mi piace davvero come l’hai caratterizzata e come hai reso il suo personaggio. Per l’idea che mi sono fatta di lei è molto IC.

Gradimento personale: 5/5 – Mi è piaciuta davvero tantissimo, sono seria. Adoro Merope e tu l’hai resa in modo perfetto utilizzando anche elementi e personaggi nuovi.

Per un totale di: 44,8/45

Ulrima cosa: un ringraziamento speciale va a MusicDanceRomance, che è riuscita a farmi rivalutare il personaggio di Cecilia, completamento dimenticato, e a farmi venir voglia di scrivere di lei ^^
E con questo io concludo, spero che qualcuno abbia voglia di lasciarmi un'opinione ;)
Emma


[Questa storia partecipa alla The One Hundred Prompt Challenge di BlackIceCrystal. 73. Gelosia]

   
 
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