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Autore: kaos3003    10/05/2012    2 recensioni
Trittico di scene Snarry per la scoperta di un rapporto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Harry/Severus
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: Niente storie, favole e chimere
Fandom: Harry Potter
Personaggio/Coppia: Severus/Harry
Beta reader: kimbnr
Prompt: 072-Riparato per FanFic100_ita, “stella polare” per fanworld
Rating: verde (per tutti)
Genere: introspettivo, romantico, spaventosamente fluff
Avvertimenti: slash, relazione adulto/minore
Conteggio Parole: 557 (calcolatore)
Disclaimer: i personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti legali. Questa storia non ha nessuno scopo di lucro.
Riassunto: la stella polare non è fissa, ma varia per la precessione terrestre. Ma se nemmeno la stella dei navigatori è affidabile, cosa possiamo aspettarci dagli uomini?
Note: il titolo è preso da “Afferrare una stella” di Bennato. La storia è ambientata in un ipotetico ottavo anno, senza però tenere conto del finale del settimo libro.
La storia è stata pubblicata il 6/08/10 su Nocturne Alley e Amaranth Tales e consta di tre parti.
Tabella: qui

Da quella sera Piton non si ripresentò più alla Tana; Harry, dal canto suo, era sempre più nervoso e pronto a scattare per quel chiarimento mancato. Probabilmente quella fu la prima volta che Ron Weasley accolse con gioia l'inizio della scuola: prima l'amico chiariva con il vecchio pipistrello unto, prima lui e Hermione avrebbero ritrovato la pace.
“Senti amico,” iniziò, lasciandosi cadere sul sedile del treno. “Stanotte recuperi il mantello dell'invisibilità e scendi a parlare con il vecchio pipistrello e chiarite questa faccenda.”
Un colpo di tosse lo fece voltare. “Dicevo, scendi a parlare con il professor Piton e chiarite questa faccenda.” ripeté, calcando particolarmente la voce su quel professor Piton. Il terrore per la reazione di Hermione alle volte era veramente più forte del disgusto per Piton.
Harry fissava in silenzio la campagna scorrere fuori dal finestrino. Le parole e lo sguardo che Severus gli aveva rivolto quella sera gli avevano dato di che pensare per il resto dell'estate, oltre al materiale per tormentare i suoi migliori amici, ormai stanchi di sentire le sfuriate del ragazzo su quanto Piton fosse idiota, infantile o frustrato.
Il ragazzo ancora non parlava e Ron si mise le mani nei capelli. “Amico,” riprese esausto. Avrebbe volentieri preso a pugni il suo migliore amico in quel momento, “ sai quanto mi costi dirlo, ma Piton sembra farti bene. Sei... contento dopo essere stato da lui.”
“Non era come credevo...”
“E chi mai lo è.” riprese Ron con rinnovata forza, felice per aver ottenuto una piccola reazione. “Le persone non sono punti fissi, Harry.”
Fuori dal loro scompartimento si avvertiva lo sferragliare del carrello dei dolci e le voci concitate dei ragazzi del primo anno. Harry ora fissava la punta delle proprie scarpe, non sapendo cosa rispondere; era veramente lui quello in errore in quella storia? Aveva veramente sottovalutato tanto Piton?
Un nuovo colpo di tosse portò l'attenzione dei due sull'unica ragazza del gruppo. “E' strano che io lo dica,” intervenne Hermione, chiudendo il pesante tomo sugli usi di un'erba che non aveva mai sentito nominare. “ma Ron ha ragione. Ti aspetti veramente troppo dal professor Piton.”
Sia Ron che Harry la fissarono come avesse sviluppato una seconda testa.
“Io mi aspetto troppo da Piton?”
“Mi dai ragione?”
La ragazza sbuffò a quel comportamento. “Sì Ron, hai ragione, e sì Harry, tu pretendi troppo da Piton.”
Non doveva sembrare troppo convinto, visto come si addolcì l'espressione di Hermione. “Harry,” mormorò, afferrandogli una mano, “quell'uomo sta rischiando molto per te, non ti devi sorprendere se... beh, se è un po' possessivo.”
Il ragazzo strinse la mano dell'amica: non aveva pensato alla questione in questi termini. Forse Piton non aveva tutti i torti nel definirlo un marmocchio viziato che si affidava sempre all'aiuto degli altri: aveva contato troppo sulla sua fermezza e durezza, dimenticando troppe volte di dare un punto di riferimento sicuro a quell'uomo.
Un gufo picchiettò sul finestrino del treno ed Hermione lo fece entrare, ricevendo in cambio una dolorosa beccata, probabilmente per averlo fatto aspettare. Harry lo riconobbe come uno dei più scontrosi della scuola e gli sfilò titubante il messaggio dalla zampa.
“Stanotte, nel mio ufficio.”
Il ragazzo sorrise, mentre il treno fischiava su una curva. Conosceva benissimo la calligrafia del mittente, e, se non aveva mal interpretato il leggero tremolio, quella sera avrebbero chiarito ogni cosa.
Fuori la campagna inglese sfilava veloce davanti loro occhi. Ancora qualche ora e sarebbero tornati ad Hogwarts, a casa.
   
 
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