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Autore: echelon1985    10/05/2012    4 recensioni
La vita in una piccola città é fatta così, come essere sotto un grosso microscopio
Era esattamente così che si sentiva David, sotto un microscopio, quando quella mattina era uscito
dalla sua nuova casa ancora piena di scatololi per andare nella sua nuova scuola.
Poteva sentire gli sguardi delle persone addosso anche se aveva camminato
a testa bassa praticamente tutto il tempo, prestando ben poca attenzione a
quello che gli succedeva intorno, estraniato dalla musica delle cuffiette nelle orecchie.
Qualcuno lo aveva perfino fermato, chiedendogli se fosse 'il ragazzo nuovo'.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: My Chemical Romance, Simple Plan, The Used
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stuck in the healing beyond control.









Quinn era seduto per terra all’interno dei cancelli della scuola, rovistando nel
suo zaino alla ricerca del libro di matematica.
Aveva sospirato quando si era reso conto che non l’avrebbe trovato perché
l’aveva prestato a Bert, non si sa bene per quale ragione dato che il suo ragazzo
non l’avrebbe mai usato per davvero.
Il biondino era un po’ preoccupato del rapporto tra Bert e la scuola, e si forse
le disequazioni di secondo grado non erano la cosa più interessante al mondo, ma
non voleva che l’altro iniziasse nel peggiore dei modi l’anno, e che finisse per perderlo.
C’erano già tante cose che la famiglia di Bert non approvava del proprio
figlio, un a bocciatura avrebbe portato solo altri casini.
E per quanto non ritenesse seria la minaccia che gli facevano spesso di mandarlo
via in un posto con meno distrazioni, una parte della sua mente l’aveva sempre fissa in testa.
Ovviamente per i genitori di Bert le “distrazioni” equivalevano a Quinn, ed
ovviamente se Bert avesse avuto una ragazza al posto di un ragazzo non ci
sarebbero stati problemi.
Fanculo.


Il biondino aveva recuperato il suo pacchetto di sigarette e ne aveva tirata
fuori una, godendosi la piacevole sensazione del primo tiro della giornata.
I suoi occhi avevano vagato per il cortile ancora quasi deserto finché non
avevano incontrato la figura minuta di David.
L’aveva chiamato quando aveva realizzato che l’altro non si era accorto
della sua presenza, ed il moretto gli aveva sorriso timidamente mentre
si avvicinava, poi si era seduto accanto a lui.

“Perché arrivi sempre così in anticipo a scuola?”
“Sono abituato ad alzarmi presto, non puoi poltrire a letto molto
 a lungo quando vivi con un militare di carriera”

L’aveva detto senza ostilità, solo come se stesse constatando un fatto, con
una nota quasi di divertimento nella voce.
Quinn era curioso riguardo a David, a com’era la sua vita tanto diversa
dalla sua
, ma non voleva che si sentisse sotto interrogatorio quindi si
era tenuto le sue domande per sé.
Si era semplicemente limitato ad annuire col capo e ad offrirgli una
sigaretta che l’altro aveva gentilmente rifiutato scuotendo la testa.

“Mi sono perso qualcosa di interessante ieri?”
“Non saprei, ero un po’ distratto”
“Da?”
“Niente in particolare, solo distratto.. com’è andato l’anniversario?”

Quinn aveva sorriso al ricordo del giorno precedente, e David non aveva
potuto fare a meno di notare come fosse cambiato il suo umore quando
aveva menzionato quell’argomento, come le nuvole sul suo viso fossero di
colpo sparite.

“Molto bene direi. Tu non sei tornato a mangiare da solo perché io
 non c’ero, vero?”

David aveva sorriso del modo in cui l’altro sembrasse conoscerlo molto
più di quello che ci si sarebbe aspettato da una conoscenza così breve.
L’aveva guardato ed aveva scosso la testa, raccontandogli del suo
pranzo con Gerard e Frank, tralasciando invece volutamente dell’incontro
che aveva avuto con Pierre.
Non si sentiva mentalmente pronto ad affrontare l’argomento, perché
sicuramente il biondino gli avrebbe chiesto se anche a lui piaceva Pierre,
e lui non aveva ancora affrontato quella domanda nemmeno nella sua testa.
Quinn aveva ascoltato silenzioso, grato che i suoi amici avessero preso a
cuore David esattamente come lui.

“Posso chiederti..”
“Cosa?”
“Gerard e Frank.. da quanto tempo stanno insieme?”

Il biondino non era riuscito a trattenere una risata a quella domanda, era
quasi sicuro di aver perso il conto delle volte in cui gli era stato chiesto.
David l’aveva guardato senza capire il motivo di quella reazione.
Aveva paura di aver detto qualcosa di sbagliato, o che Quinn avesse
potuto interpretare male le sue parole credendo che lui avesse un interesse
per uno dei due ragazzi.

“Loro non sono una coppia”

Ed alla faccia shoccata del moretto Quinn non aveva potuto fare a meno
di ridere ancora più forte, mentre l’altro appariva sempre più disorientato.
Lui era così abituato allo strano rapporto tra Gee e Frank che non ci faceva
più caso la stragrande maggioranza delle volte, ma capiva che potesse
essere confusivo.

Aveva cercato di darsi un contegno, e di chiarire i dubbi che l’altro aveva nella testa.

“Lo so, incredibile eh?”
“Io pensavo che..”
“Lo pensano tutti”
“Sembrano così..”
“Persi, l’uno per l’altro?”
“Si”
“Perché lo sono”

E adesso David si sentiva ancora più confuso di prima.
E doveva chiaramente trasparire dalla sua espressione perché Quinn aveva
ridacchiato leggermente, spostandosi di lato e sedendosi più comodamente
per poter vedere il viso dell’altro.

“Penso che siano gli unici a non essersi ancora resi conto che sono due
 fottute anime gemelle”

Il moretto aveva sorriso di quella immagine che sembrava calzare perfettamente
sui due ragazzi, non poteva credere che davvero non ci fosse niente tra di loro.
Gerard e Frank sembravano una di quelle stupide coppie che si vedono solo
negli spot pubblicitari o nelle serie tv, ed emanavano un legame così intenso che
era difficile da credere.


“Ma nessuno ha provato.. che ne so, a farglielo notare?”
“Oh credimi, ci abbiamo provato, ma non sono molto svegli da
 questo punto di vista”
“Già suppongo di no”
“Ci arriveranno.. è inevitabile”

David aveva assentito col capo distrattamente.
Si chiedeva se le cose andassero sempre come tra Frank e Gerard, se esistesse
per ognuno una persona che ci appartiene, con la quale è inevitabile finire insieme.




I suoi pensieri erano stati interrotti dall’arrivo di Bert, rumoroso come sempre, che
si era inginocchiato platealmente di fronte a Quinn reclamando un bacio neanche
si trovassero in una scena di Romeo e Giulietta.
David aveva riso del modo in cui il biondino aveva roteato gli occhi, e del fatto che
comunque l’avesse baciato lo stesso
, perché Bert era così.
Quello strano ragazzo si comportava sempre come se fosse normale fare o dire
tutto quello che gli passava per la testa, e lo faceva come se fosse convinto
che nessuno lo guardasse.
A onor del vero era quasi impossibile non guardarlo, perché Bert aveva l’innata
capacità di incanalare tutta l’attenzione su di sé, che lo volesse o no.
David lo trovava carino in qualche modo, perché sembrava che tutto quello che
il moro facesse avesse l’unico scopo di far ridere o sorridere Quinn
, come una
specie di missione.
Gli altri ragazzi li avevano raggiunti qualche attimo dopo, e Pierre si era seduto
per terra accanto al moretto sorridendogli in maniera dolce mentre David gli
faceva ‘ciao’ con la mano.
Quinn aveva posato gli occhi sul moretto con uno sguardo che sembrava chiedere
‘che cosa mi sono perso?’ , leggermente stupito da quel cambio di atteggiamento.
Sembrava molto più rilassato in presenza di Pierre, più a suo agio.
David aveva scrollato leggermente le spalle e gli aveva sorriso, per fargli
capire che era tutto ok, ed il biondino aveva lasciato cadere l’argomento
decidendo che avrebbe indagato una volta che fossero stati da soli.

La campanella dell’inizio delle lezioni gli aveva dato quell’opportunità, si erano
separati dagli altri per raggiungere la loro classe di storia, e Quinn si era
incamminato accanto a David, rivolgendogli esattamente la medesima domanda
che si poneva nella sua testa.

“Che mi sono perso?”
“Parli di Pierre?”
“Beh si, e di te soprattutto”
“Abbiamo parlato”
“Quando?”
“Dopo la nostra uscita, è venuto sotto casa mia e abbiamo parlato”
“E?”
“Perché non mi hai detto che io gli piaccio?”
“Perché avevo paura che saresti scappato a gambe levate”

David aveva ridacchiato perché probabilmente Quinn aveva ragione, se gliel’avesse
detto si sarebbe spaventato ed avrebbe iniziato ad evitare tutti quanti.
Sentirlo direttamente da Pierre era stato diverso, non aveva avuto la possibilità
di evitarlo, aveva dovuto affrontare la questione sul momento.
Era stato un bene in qualche modo.

“Tu perché stamattina non mi hai detto che avevate parlato?”
“Io.. non lo so”
“Avevi paura che ti chiedessi se ti piace anche lui, dì la verità”
“E me lo chiederai?”
“No, se non vuoi che lo faccia”
“Non farlo”
“Okay”

Il moretto gli aveva sorriso con gratitudine, perché Quinn sembrava sempre
capire di cosa avesse bisogno, quale fossero i suoi tempi.

“Posso almeno chiedere se siete arrivati ad una conclusione?”
“Siamo amici”
“E a Pierre sta bene?”
“Si, ha detto si”
“Quindi avete stipulato una tregua”
“Non eravamo mica in guerra”
“Mh mh”
“Tu non sei arrabbiato con me vero?”
“Per cosa?”
“Per avergli detto di no”
“Non potrei mai incolparti perché sei spaventato”
“Io non ho mai..”

Quinn aveva scosso la testa e gli aveva sorriso, perché davvero non c’era
bisogno che l’altro lo dicesse ad alta voce per sapere che era così.








Quella settimana era stata intensa, i loro stupidi professori avevano deciso
che era una buona idea mettere tutti i compiti in classe e le interrogazioni
insieme, e Pierre pensava che era stato molto eroico a non essersi buttato
sotto un autobus per porre fine alle sue sofferenze.
Grazie a dio era venerdì, e davanti a lui aveva due lunghi giorni di cazzeggio
e nullafacenza.
Dopo scuola aveva semplicemente buttato il suo zaino da qualche parte
sul pavimento della sua camera e si era steso sul letto a godersi il suo meritato riposo.
Aveva praticamente dormito l’intero pomeriggio, finché il cellulare nella tasca
dei suoi jeans non aveva deciso di iniziare a suonare senza sosta.
Aveva premuto il tastino verde ancora assonnato, riuscendo appena a mormorare
un pronto e aspettando che la cornetta si riempisse della voce di Quinn.
Invece dall’altro lato c’era Bert che praticamente l’aveva minacciato con la sua solita
eleganza di alzare il suo culo dal letto e raggiungerli, testuali parole.
Pierre aveva grugnito qualcosa di simile ad un assenso e si era sforzato di
alzarsi dal letto, perché se non l’avesse fatto Bert si sarebbe presentato a casa
sua, e poi aveva voglia di vedere David e sapeva che probabilmente il moretto
sarebbe stato dei loro.
L’arrangiamento che avevano trovato non era esattamente quello che lui
aveva sperato, ed in altri casi avrebbe reagito in maniera del tutto diversa, ma
col moretto era diverso, era pronto a mettersi alla prova ed essere solo amici.
Beh, almeno per il momento.







Gerard era seduto alla scrivania, una distesa di fogli ancora bianchi ed intatti
davanti a lui, la matita tra le dita che ancora non aveva toccato un solo foglio.
Si era limitato a mordicchiarne la parte posteriore con aria assorta perché
in realtà stava pensando a tutt’altro.
I suoi occhi erano fissi sul moretto addormentato sul suo letto, in una posizione
nella quale gli sarebbe sembrato umanamente impossibile prendere sonno, se
non si fosse trattato di Frank.
Gerard era un po’ preoccupato, l’altro si stava comportando in maniera strana
da qualche tempo, ed ogni volta che tentava di chiedergli quale fosse il problema
non ne ricavava un accidenti a parte il solito ‘niente’.
Ma lui sapeva, sentiva, che qualcosa preoccupava Frank, ed era come se l’altro
volesse dirgli qualcosa ma cambiasse idea sempre all’ultimo momento.

Aveva provato a chiedere ancora una volta dopo scuola, quando il più piccolo
l’aveva seguito a casa come succedeva ogni venerdì dato che entrambi i loro
genitori erano a lavoro, ma ancora una volta Frank aveva scrollato le spalle
ed aveva preso posto sul suo letto, addormentandosi quasi immediatamente.
Si era svegliato solo quando il suo cellulare aveva preso a squillare, e l’aveva
osservato maledire l’aggeggio prima di recuperarlo e rispondere comunque.
Aveva rivolto il suo sguardo sui fogli bianchi finché ad un certo punto non l’aveva
sentito ridere
, ed aveva riportato i suoi occhi su di lui.
Forse stava esagerando, forse Frank aveva ragione e lui era soltanto uno che
si preoccupava troppo.


“Era Bert, chiedeva se volevamo uscire stasera”
“Bert ha chiesto?”
“Beh non esattamente, insomma a modo suo”
“Vuoi andarci?”
“Perché non dovrei?”


Gerard l’aveva guardato per un attimo in silenzio, indeciso se chiedere nuovamente
cosa ci fosse che non andasse, o lasciar cadere l’argomento e aspettare che fosse
Frank stesso a parlargliene.
Ma si conosceva troppo bene per non sapere che quella cosa l’avrebbe ossessionato
finché non avesse saputo, quindi aveva deciso che era meglio rischiare di ottenere
un altro ‘niente’ piuttosto che non provare affatto.

“Perché sei molto strano negli ultimi giorni, qualcosa ti preoccupa anche se
 continui a ripetermi che non è così”


Il moretto l’aveva guardato, quasi rassegnato, perché ovviamente aveva
immaginato che prima o poi Gerard avrebbe chiesto spiegazioni, e non si
sarebbe più accontentato di vaghe e generiche rassicurazioni.
La verità era che non aveva idea di come spiegare quello che gli passava
per la testa, le domande e i dubbi che tutto a un tratto sembravano esserci
sempre stati
, anche se lui non li aveva mai notati prima.
Aveva paura di sbagliarsi, e delle conseguenze che questo errore avrebbe
potuto portare.
Come faceva a dirgli che forse la loro amicizia non era esattamente così
normale come avrebbe dovuto se neanche lui sapeva se fosse vero o meno?

"Non é niente Gee, solo la scuola"
Il moro gli aveva rivolto uno sguardo scettico, e no non era credibile, lo
sapevano entrambi.

 




 
 
David era seduto al tavolo davanti al suo laptop, cercando di dare un senso alle
nozioni che aveva nella testa per mettere insieme la tesina di storia che avrebbe
dovuto consegnare all'inizio della settimana.
Non stava funzionando in ogni caso, perché le uniche due parole che riempivano
il foglio fin ora erano il suo nome e il suo cognome.
Lo squillo del telefono l'aveva quasi fatto saltare dalla sedia per la sorpresa, e quando
aveva risposto la voce di Bert dall'altro capo del telefono gli aveva riportato l'allegria.
Il moro gli aveva detto che qualcuno sarebbe passato a prenderlo in un'ora senza neanche
chiedergli se volesse o meno, chiudendo la telefonata con un 'non ti azzardare a darci buca'
che l'aveva fatto ridere leggermente.


Senza dubbio Quinn e Bert erano l'accoppiata più strana che avesse mai visto.
Quinn era sensibile e discreto, qualità  che sembravano mancare totalmente al suo
ragazzo, e Bert era impulsivo e rumoroso, mentre l'altro non lo era per nulla.
Come potessero apparire così fottutamente perfetti insieme era qualcosa di inspiegabile.
Aveva chiuso il computer rassegnandosi all'idea che quel giorno non avrebbe combinato
un bel nulla, ed aveva optato per una doccia.

 
Era sceso nuovamente di sotto una volta deciso cosa indossare, per avvisare sua
madre che non sarebbe stato presente a cena quella sera.
L'aveva trovata nella stanza che avevano adibito a lavanderia, mentre stirava
qualcosa di nero che con buona probabilità apparteneva a lui.
Si era sentito un tantino in colpa, forse sarebbe dovuto restare a casa a darle una mano.
Sua madre aveva alzato lo sguardo su di lui quando aveva realizzato che David
fosse lì, e gli aveva sorriso chiedendogli se tutto andasse bene.

"Pensavo di uscire stasera. Ma non devo per forza, posso restare ed aiutarti"
"Ti vedi ancora col tuo amico Quinn?"

L'aveva detto con un un tono vagamente scettico, sottolineando più del dovuto
la parola amico
, e lui per un attimo era semplicemente rimasto a bocca aperta.

"E' solo un amico"
"Beh per ora"
"No, lui ha un ragazzo, Bert."

La donna l'aveva guardato il viso come per capire se quella cosa lo facesse
stare male o meno, David non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse
strana quella situazione.
In effetti aveva parlato molto di Quinn in quei giorni, e non avendo mai avuto
amici era una cosa inusuale, sua madre doveva aver interpretato male il suo atteggiamento.

"Non preoccuparti, non sono interessato a Quinn."
"E a chi sei interessato allora?"
"A nessuno al momento"
"Mh mh"
"Ma é vero!"
"Okay, passa una buona serata"

Aveva cambiato argomento e chiuso la conversazione per niente convinta che
il figlio stesse dicendo la verità.
David aveva deciso di lasciar cadere la questione, ed era risalito al piano di sopra
per prepararsi.
 


Precisamente un'ora dopo il suo telefono aveva squillato per avvisarlo che il suo
passaggio era arrivato.
Era rimasto sorpreso di trovare soltanto Frank in macchina ad aspettarlo,
non vedere Gerard con lui era come non vedere un pezzo.
L'altro gli aveva sorriso gentile come al solito, forse un tantino distratto.


"Dov'é Gerard?"
"Un pó in ritardo, delle volte perde la cognizione del tempo quando disegna.
 Ci raggiunge"


David aveva annuito senza aggiungere altro, godendosi il silenzio e la musica
di sottofondo, osservando con la coda dell'occhio i tatuaggi sulle dita dell'altro, e
lo scorpione disegnato sul suo collo.
Era stato Frank ad interrompere la quiete, senza peró staccare gli occhi dalla strada.


"L'altra volta a pranzo.. perché pensavi che volessi restare solo con Gerard?"
"Scusa.."
"No é okay, solo.. credevi che noi stessimo insieme?"
"Beh.. si"

L'altro ragazzo aveva annuito leggermente col capo, l'espressione in pó preoccupata
sul viso.
Le persone, tutti, continuavano a vedere cose tra lui e Gerard, e lui aveva sempre
pensato che vedessero cose inesistenti, adesso si chiedeva se invece vedessero
quello che lui non riusciva.

Ma c'era ancora quella parte di lui, quella che diceva 'sei pazzo? E' di Gerard che
stiamo parlando'



"Va tutto bene Frank?"
"Siamo solo amici"
"Si, Quinn me l'ha detto"
"Perché pensavi fossimo una coppia?"


E voleva davvero capire cosa le altre persone vedessero in loro che né lui, né
soprattutto Gerard, riuscissero a vedere.


"É che voi due sembrate leggervi nel pensiero"
"E' quello che succede tra amici, ci si capisce al volo"
"Non sono un esperto quindi.."


L'aveva detto con un tono mesto, forse un pó malinconico, e Frank aveva distolto gli occhi
dalla strada per un attimo per portarli sul moretto, leggermente preoccupato di aver
detto la cosa sbagliata.


"Non dicevo.. non l'ho detto con l'intenzione di offenderti, giuro"

David gli aveva sorriso squotendo leggermente la testa come per fargli capire che era
tutto ok, che non si era minimamente offeso.
D'altronde era la pura verità, non era esattamente un esperto di come funzionasse
una vera e solida amicizia.


"C'é altro? Voglio dire.. vedi altro?"
"Siete come.. in sincrono, non so. Ed é come se aveste dei momenti tutti
 vostri, anche in mezzo alle altre persone"
"E pensi che non sia normale?"
"Io non ho la più pallida idea di cosa sia normale Frank"


Ancora una volta le parole si erano spente per lasciare spazio al sottofondo
di musica, misfits, era quasi sicuro, ed ancora una volta Frank aveva interrotto il silenzio.


"A volte lo penso anch'io.. che non sia normale"






 
Pierre aveva dovuto sforzarsi per restare seduto invece che andare incontro a
David quando era sceso dalla macchina insieme a Frank.
Ma niente cose imbarazzanti si era detto, stavano solo tentando di diventare amici.
Il moretto aveva salutato tutti con un sorriso, lui compreso, e okay forse Pierre stava
un pó gongolando del fatto che la freddezza nei suoi confronti sembrasse essere sparita.


Al momento erano tutti seduti su uno dei muretti della piazza principale, alcuni
mangiavano, altri bevevano.
David continuava a sentirsi gli occhi di Pierre addosso di tanto in tanto, eh si era un tantino
inquietante, ma doveva ammettere che l'altro si stava sforzando.

"Mi stai fissando ancora"
"Sei proprio sicuro che non vuoi uscire con me?"

David era entrato nel panico, soltanto per un attimo, poi aveva realizzato il tono
mezzo scherzoso col quale l'altro gli aveva parlato e si era rilassato, limitandosi
a roteare gli occhi in alto, facendo ridere Pierre.

"Certo che sei proprio strano"
"E tu sei proprio bello"
"Sto per smettere di parlarti, giusto per avvisarti"
"Okay, okay. Ricevuto"

Il più grande aveva alzato le mani in aria in segno di resa, ed il moretto aveva
scosso la testa ridacchiando.
In fin dei conti Pierre non era poi così male.
 
 




Gerard aveva guidato fin sotto casa di Frank mentre l'altro riaccompagnava
David, e aveva aspettato che tornasse, poggiato contro lo sportello fuori
dalla macchina con una sigaretta tra le dita.
La strada era quasi deserta, fatta eccezione per qualche auto di passaggio
che illuminava l'asfalto di tanto in tanto coi propri fari, per poi sparire
velocemente e tornare nell'ombra.
Frank era arrivato circa quindici minuti dopo, ed aveva parcheggiato proprio
accanto alla macchina del moro.

"Come mai ci hai messo così tanto?"
"Perché sei venuto? Non c'era bisogno Gee, sto bene"
"Noi chiudiamo sempre insieme la serata, non volevo rinunciare
 alla nostra solita sigaretta prima di andare a letto"
 
Frank aveva fatto un mezzo sorriso, perché quello era così da Gerard.
Gli piaceva mantenere quei piccoli momenti di routine, ne aveva bisogno, nel
mezzo del casino che c'era nella sua testa.
Il più piccolo non aveva commentato, limitandosi a tirare fuori una sigaretta per lui
e una per Gerard, che entrambi avevano acceso in silenzio.
Il moro teneva gli occhi fissi sul viso di Frank, sul piccolo cerchiettino al lato del suo
labbro inferiore e sul modo in cui il fumo sembrava passarci attraverso.


"Dimmi solo una cosa, é colpa mia? É qualcosa che ho fatto?"
"Dio Gerard, no. Non sei tu"
"E allora cosa?"
"Non lo so"
"Noi... stiamo bene?"
"Si"

-Ma non so che cosa siamo-  ma questo Frank non l'aveva detto.
 
 




Sua madre era seduta al tavolo della cucina con una tazza di qualcosa di caldo
tra le mani, quando David era tornato a casa.
L'aveva accolto con un sorriso, chiedendogli come fosse andata la sua serata.
Il moretto le aveva raccontato tutto, come faceva di solito, eccetto la parte che riguardava Pierre.
Ma sua madre sembrava aver nascosto una qualche sorta di microchip nel suo
cervello, perché in qualche modo sembrava sempre sapere cosa stesse
succedendo, o almeno sembrava sempre capire se qualcosa gli passava per la testa.
 

"Il moretto che ti ha riaccompagnato, é lui quello che ti piace?"
"Ti ho già detto che non mi piace nessuno"
"E io ho dimenticato di dirti che non ti credo"
"Quello che mi ha riaccompagnato era Frank, ed é.."
"Impegnato, anche lui?"
"No, cioè si.. in un certo senso. Ma.. okay c'é questo ragazzo.. e io gli piaccio"
"Ha buon gusto"
 

David aveva roteato gli occhi al cielo ridacchiando.
Sua madre era sempre stata molto supportiva sin quando le aveva confessato
di avere una preferenza per i ragazzi.
Forse perché in Canada dove lui era nato il fatto di essere gay veniva vissuto in
maniera del tutto normale.
Negli Stati Uniti era tutto diverso, certe persone lo vivevano come un problema, ma
non sua madre.
Lei sembrava averlo sempre saputo, in qualche modo.
Il fatto era che per via di tutti i loro spostamenti David non aveva mai avuto effettivamente
un ragazzo di cui parlare, qualcuno che gli piacesse, o qualcuno che lo corteggiasse, fino ad allora.

 
"Tu sei un tantino di parte, sei mia madre. Lui mi ha detto che io sono bello"
 

E non sapeva bene perché gliel'avesse detto, né perché la cosa lo facesse
arrossire, ma sentiva di doverlo dire.
Sua madre gli aveva sorriso dolce, e gli aveva scompigliato leggermente i
capelli come faceva quando era un bambino.
 

"Lo sei tesoro.. e lui é bello?"
"Io.. non lo so ecco"
"Lo prenderò come un si"
"Non ho detto si"
"Sei arrossito"
"Okay forse é un pó carino, ma é un tipo strano"
"Sembra perfetto per te allora"
"Ma se non lo conosci neanche"
"Puoi sempre presentarmelo"
"Non siamo.. voglio dire, siamo solo amici"
"Non dovresti avere paura di innamorarti"
 

David aveva aperto la bocca per dire qualcosa, per dire che non aveva
paura, ma forse in pó ne aveva.
A volte la vicinanza delle persone lo spaventava, lo faceva sentire troppo
esposto, era una cosa che non riusciva ad evitare.
Si sentiva sempre con un piede già fuori dalla porta, e dentro di se non si era
ancora abituato all'idea che non fosse più così, che non fosse più costretto
a dire addio e sentirsi portare via un pezzo ogni volta che salutava qualcuno.
Lui era ancora in fuga, dentro.
Sua madre gli aveva dato la buona notte lasciandogli un leggero bacio sulla
testa, e David era salito in camera sua.
Si era spogliato senza fretta, infilandosi il pantalone di una tuta ed una t-shirt
sbiadita, e si era steso tra le coperte, recuperando il suo cellulare.
L'aveva guardato per un secondo senza sapere bene perché l'avesse portato
con sé, poi aveva aveva aperto il menù e scritto un sms.
 




 
Quinn era disteso per metá sul sediolino della macchina, la testa poggiata contro
il vetro e gli occhi chiusi.
Aveva le dita della mano sinistra incastrate tra i capelli di Bert e l'altra mano davanti
a sè a cercare un qualsiasi appiglio perché si sentiva come se stesse sul bordo di un buco nero.
La bocca del moro si muoveva lentamente, dolorosamente lenta, sulla sua erezione, e Quinn
avrebbe voluto parlare ma non riusciva a collezionare la forza necessaria.
Ogni volta che tentava di dire una parola una nuova scarica di piacere gli chiudeva la gola
e ne uscivano soltanto suoni bassi e disarticolati.


Bert amava quei suoni, più di tutto, perché erano gli unici momenti dove poteva essere lui
quello a prendersi cura del biondino.
Gli unici momenti in cui Quinn non si preoccupava di altri a parte che di sè stesso, nei quali
poteva lasciarsi andare e non avere il controllo, come se le cose diventassero più leggere.
Era quello che Bert desiderava, alleggerire tutte le cose per Quinn, renderle più semplici possibili, almeno in quei momenti.
Il modo in cui le dita avevano stretto più forte i suoi capelli l'aveva informato che era
vicino, vicinissimo, e lui si era mosso ancora un paio di volte per portarlo definitivamente al limite.


Gli orgasmi di Quinn gli piacevano quasi quanto i suoi.
 

L'aveva baciato quando tutto era finito, ed il biondino aveva storto il naso leggermente come faceva
sempre quando percepiva il proprio sapore nella bocca dell'altro, ma ovviamente aveva ricambiato
il bacio restando ancora qualche secondo ad occhi chiusi.
Bert aveva poggiato la testa contro il seggiolino ed era rimasto a guardarlo, giocherellando con
una ciocca leggermente sudata dei capelli del biondino, attorcigliandola intorno alle dita e tirandola
leggermente senza fargli male.
Quinn si era limitato a ridacchiare leggermente, perché sapeva che quello era il modo di Bert di rilassarsi.
Aveva aperto gli occhi solo per guardare l'orario, riprendendosi immediatamente quando aveva realizzato
che erano oltre l'orario del proprio coprifuoco.


"Siamo in ritardo, dobbiamo andare"
"Divresti rilassarti"
"Lo sono"
"No, lo eri due minuti fá"


Bert aveva intercettato quello sguardo di Quinn, quello che diceva 'metti in moto questa macchina adesso
o andrai in bianco per il resto della tua vita' e non aveva potuto evitare di cedere, uscendo dal parcheggio
ed immettendosi nuovamente nella strada diretto a casa del suo ragazzo.
Erano quasi arrivati quando il biondino aveva interrotto il silenzio.


"Ho paura che ti portino via da me"

Bert aveva distolto gli occhi dalla strada per un secondo incastrando il suo sguardo in quello dell'altro.

"Non vado da nessuna parte"


Il moro aveva pensato che non era granché bravo a rendere le cose più leggere per Quinn.
 

 





Pierre era steso sul divano, un braccio dietro la testa a fargli da appoggio e la mano libera
stretta intorno al telecomando.
I suoi occhi erano fissi sullo schermo della televisione dove in quel momento uno zombie
si stava trascinando sull'asfalto mentre una coppia di ragazzi lo osservava terrorizzata.
Pierre aveva pensato che era figo, tutto grigiastro e tumefatto, avrebbe chiesto a
Gerard di truccarlo così per il prossimo halloween.
Aveva distolto lo sguardo dall'immagine quando il suo cellulare aveva vibrato, ma ci aveva
messo un paio di minuti a superare effettivamente la pigrizia ed alzarsi per poter vedere chi era.
E già che era in piedi aveva anche recuperato un sacchetto di patatine, pensando
che almeno così non si sarebbe alzato a vuoto.
Era rimasto fisso a guardare il display dell'apparecchio per un secondo quando finalmente aveva
aperto la letterina lampeggiante, perché beh, quello era un messaggio che non si aspettava.












Thanks per le sempre belle recensioni girls!

Friem: Si povero Pierre, ma le cose sono migliorate un pochino dai xD
Spero che adesso i dubbi e i pensieri di Frank ti siano più chiari, erano
confusi nell'ultimo capitolo perché Frank è confuso, era voluto xD

E Quinn e Bert.. beh la dolcezza é d'obbligo, sono il mio OTP! xD
Fammi sapere che te ne pare del capitolo

RevengeXXX: Grazie mille per tutti i complimenti! *w*
Contenta che le coppie ti piacciano! Bert e Quinn si scoprono un pò di più
in questo capitolo, Frank é sempre confuso ma più consapevole e Gerard
ancora non capisce un cavolo xD
E Pierre è una figuraccia vivente, ma almeno ha smosso un pochetto le cose.
Avevi ragione su David, troppi cambiamenti tutti insieme, povero xD
Che ne pensi del nuovo capitolo?

ChemicallyUsed: Hun Pierre è la versione vivente del facepalm, ya know, ma
cerca almeno di darsi un contegno, e David lo nota xD
Si scopre qualcosina di nuovo sul mio otp in questo capitolo, non sono solo
anniversari e dolcezza a quanto pare.
E per quanto riguarda il TUO otp, beh non dico nulla perchè sclererai tu per
entrambe, lo so xD and I can't wait to read it! xDD

   
 
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