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Autore: elrohir    05/12/2006    4 recensioni
Elladan Peredhel è lo splendido elfo che tutti conosciamo, e passa le giornate nel castello di Imladris con il suo biondo amante, Legolas Trandhuilion. Eppure, non c'è qualcosa di strano? Qualcosa che manca? E perchè Gandalf pensa che lui sia l'unico in grado di compiere quella pericolosa missione che li porterà in un mondo sconosciuto, nel nostro mondo? Cosa hanno nascosto gli elfi sulla terra, cosa volevano proteggere? E chi è quel ragazzo straordinario che gioca a basket e suona e legge e canta eppure non riesce a estirpare dall'anima quel vuoto, quel dolore? Quella sofferenza che gli mozza il fiato ogni volta che gli occhi grigi del suo riflesso dallo specchio gli sorridono?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elladan, Elrohir, Legolas
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Andrea

Sì, sono ancora viva. Sì, amo ancora i miei gemellini- non potrò mai tradirli, tesorucci miei…

E forse sono riuscita, dopo non so quanti mesi, a produrre qualcosa di decente. Spero sia anche sensato. Ho paura di aver buttato troppa carne al fuoco, tre miliardi di spunti che- come sempre- non saprò continuare. Temo.

Comunque. Ditemi che ne pensate, ok?

Io cercherò di aggiornare in un tempo più ragionevole, promesso…

Per ora, eccovi il capitolo. E scusate ancora il ritardo abominevole!

Ps- Ultima cosa, nel caso non ve lo ricordaste- molto probabile, e giustificabile- nell’ultimo capitolo Elrohir andava a letto con quel suo compagno di basket, Andrea. E Elladan lo vedeva, e si sentiva assalire dalla gelosia, poi incontrava Namo e scambiava con lui qualche sibillina parola. Legolas e Ru si addormentavano insieme, dopo aver fatto pace per l’ennesima volta. È tutto, credo…

Pps- ci sono scene che io considerei quasi Nc-17, qui dentro. Lo dico per avvertirvi, e anche per chiedervi consiglio: devo cambiare il rating? Credo sarà quasi inevitabile, tra un po’…

 

Legolas

 

La porta sbatte, sobbalzo nel letto. Mi volto su un fianco, perdendomi per un attimo nei lineamenti immoti di Rumil.

Elbereth, se è bello. Il pensiero di lui e El a letto insieme mi fa impazzire.

Ultimamente, sono molte le cose che mi danno alla testa, in effetti.

Tutta colpa di un irritante galadhrin che si diverte a spiazzarmi…

Che poi non stanno neanche così le cose. In fondo, lui è sempre il solito irritante sapientone, la medesima guardia dorata dalla lingua tagliente. Non è che basta un sorrisino ogni tanto, per cancellare tutto.

Però… però non posso negare che ci sono state volte, negli ultimi tempi, che mentre litigavamo la voglia di chiudergli la bocca con un bacio c’era. E poi magari spingerlo sul letto, con delicatezza, per mostrargli una volta di più la superiorità degli elfi di Mirkwood.

È diverso dal desiderio per Elladan. Tutta un’altra cosa.

Si muove nel sonno, Rumil, si rannicchia al mio fianco. Passo le dita tra i suoi riccioli rossi, soddisfatto.

Adesso che dorme posso coccolarmelo quanto mi pare. Fosse sveglio, sarebbe già dall’altra parte della stanza con il pugnale sguainato, ma sveglio non è, quindi…

Mi chino, poso un bacio leggero sulla sua fronte. Niente.

Irmo, ti amo. Tientelo ancora qualche tempo nei tuoi giardini, d’accordo?

Lasciami giocare un altro pò.

Il sogghigno mi si scoglie in un sorriso gentile, mentre faccio scorrere le labbra sulla sua pelle chiara- profumata di miele e di gigli, profumata di Lothlorien -e mi fermo a mordicchiargli il mento.

Delizioso.

Certo che per essere una guardia del bosco dorato ha il sonno pesante, Ru!

Meglio per me.

Scosto le lenzuola, slaccio i bottoni del pigiama. Il suo petto liscio si presenta ai miei occhi, perfetto, tutto da giocare. Un altro bacio sulla gola, e lui geme leggero nel sonno.

Valar, che voglia che ho di mordere la punta candida di quell’orecchio perfetto. Ma neanche tutto il potere di Irmo potrebbe tenerlo addormentato, se lo facessi. Si sveglierebbe senz’altro, travolto da un’onda di piacere più forte dell’orgasmo.

E non deve aprire gli occhi, non ancora.

Percorro con le dita il suo corpo, sfiorandolo appena.

La bellezza di Rumil è diversa da quella di Elladan, l’ho sempre saputo.

El è splendido, altero. Pare sempre di passaggio, non puoi mai possederlo interamente. Amare Elladan è come amare un Valar, ti rendi conto che devi godere di ogni singolo istante, ti rendi conto che potrebbe sparire insieme all’alba. Le stelle si spengono in fretta, vanno assaporate con devozione.

Rumil, invece, è vivo. Saldo. Come un fiore di Lothlorien, resterà. Una freccia potrebbe portarlo via, il veleno di un orco. Altrimenti, sarà saldo nella tua vita. Altrimenti resterà tiepido e bello, delicato. Pungente. Leale.

La mano si ferma sul suo fianco. Trattengo a stento l’improvviso impulso di attirarlo a me, stringerlo. Invece, mi chino nuovamente e poso un bacio sulla sua spalla.

Un altro rumore in cucina. Sarà tornato Elladan?

Decido che il gioco è durato a sufficienza. Il bell’addormentato può anche svegliarsi, fuori il sole è già alto.

Prendo tra i denti il lobo del suo orecchio, lo tiro leggermente, prendo a succhiarlo. Lui geme, socchiude gli occhi. Quanto è bello…

Un balzo improvviso lo porta a due metri da me –Cazzo stai facendo Las?

-Uno dei gemelli è ritornato, andiamo a salutarlo?

Uno spettacolo, le gote candide di Rumil arrossate, per la vergogna o il desiderio non lo so. Sogghigno- tutta la tenerezza che mi abitava lavata via dalla voglia di inchiodarlo a quel letto, oppure di sfotterlo fino a sera. Indico con il mento il suo inguine, la stoffa dei calzoni tesa, intrigante. –Qualche problema, mellon nin? Se ti serve una mano…

-Fanculo Las.- sibila lui.

-Certo che di prima mattina sei davvero un piacere, Ru.- si adombra ancora di più, mentre io mi tiro in piedi stiracchiandomi. Non mi sono mai considerato davvero un provocatore, ma Rumil è semplicemente troppo invitante, per essere lasciato in pace.

-Io vado dai gemelli. Raggiungici, quando hai finito, lirimael…

Esco dalla stanza, lanciandogli un ultimo sogghigno soddisfatto.

Di nuovo, il sorriso ritorna, mentre mi allontano da lui. Mi sento un po’ bambino, in questo momento. Eppure, al tempo stesso, mi sembra di crescere ogni minuto.

Decisamente, ho trovato un bel modo di iniziare la giornata. E anche il cielo sembra pensarla come me, perché ridacchia fuori dalla finestra, azzurrissimo e caldo come il mattino a Imladris.

 

Rumil

Mi lascio cadere sul letto, le ginocchia improvvisamente deboli. Sento il viso andare a fuoco, e la tentazione di inseguire il maledetto principino per riempirlo di pugni è difficile da combattere.

Passo le dita tra i capelli, cercando di ritardare l’inevitabile. Qualunque cosa, pur di non darla vinta a Legolas.

E al ricordo della sua bocca, intorno al mio lobo.

La sua bocca sorpresa, socchiusa su un bacio che non si aspettava, qualche sera fa. La sua bocca, una carezza veloce e provocante sulla mia, per la prima volta. La sua bocca morsa dalla mia, la sua lingua, il suo sapore… La sua bocca, la sua bellissima bocca, le sue labbra…

Irmo, dammi la forza.

Faccio scivolare una mano dentro i pantaloni. Mordo un gemito tra i denti, chiudendo gli occhi e rovesciando la testa all’indietro. Lotholorien appare davanti a me in tutto il suo splendore, con i suoi campi di grano e il miele nei fiori. Caldo piacere mi attraversa le vene, e intanto ricordo Elladan riverso su una roccia, il fiume blu, specchio di cielo, sotto di lui. La sua bocca sulla mia pelle, le sue mani tra i miei capelli.

Ed è solo un caso, se alla fine mi ritrovo a far l’amore con un elfo biondo, la bellezza scura del mio migliore amico sbiadita in un bagliore di mitrhil. È un caso.

Solo un caso, un fastidioso, stramaledettissimo caso.

Ho ancora il respiro un po’ affannoso, quando bussano alla porta. Arrossisco, senza poterlo evitare. Giuro, Namo, che se è quel pervertito lo strangolo. Preparati ad accoglierlo, e per favore, assicurati che non venga rilasciato dalle tue Aule prima che siano passati come minimo mille ere.

Il bussare continua. E se all’inizio la tentazione di non rispondere c’è stata, so di non poter evitare il mondo dei vivi per sempre. Poi, Legolas non avrebbe aspettato così tanto prima di entrare. Dannato bambino viziato.

Infatti, la voce melodiosa di uno dei gemelli filtra attraverso la porta.

-Rumil? Ru stai bene? Posso entrare?

Elrohir, capisco, mentre guardo la testa bruna far capolino, e sorridere. Elrohir.

Gli occhi di Elladan sono diversi. Gli occhi di Elladan hanno visto le luci di Arda, gli occhi di Elladan hanno respirato le stelle. Hanno bevuto dal cielo di Lothlorien. Gli occhi di Elladan sono stati battezzati dai bagliori delle battaglie, dall’amore delle foglie. Gli occhi di Elladan…

Gli occhi di Elrohir sono la cosa più bella e pura che mi sia mai capitato di guardare. Mi chiedo se questo sia dovuto alla sua innocenza, alla sua infanzia passata lontano. O se quell’argento chiaro sia la vera ragione per cui è stato allontanato, strappato al nostro mondo e al suo destino. Se tutto questo è stato un disperato tentativo di mantenerlo integro, intatto.

Ma se così è, quale ragione ha spinto i nostri saggi a richiamarlo a casa?

Come sempre, la consapevolezza del pericolo mi chiude lo stomaco. Chissà se anche il principino la sente, questa incertezza. Chissà se anche i gemelli la intuiscono, questa paura?

Il peso di Elrohir cambia l’equilibrio del materasso, e il movimento mi riporta al presente. Lo guardo, seduto sul letto al mio fianco, i capelli sugli occhi, il sorriso imbarazzato.

Pare splendere, questa mattina. Allungo una mano, infilo dietro il suo orecchio una ciocca scura.

Potrei passare la vita a carezzare questo viso. Invece, costringo le mani a cadere sul lenzuolo, mentre mi chino più verso di lui.

-Cosa ti turba, Lirimael?

Sorride di nuovo, arrossisce leggermente.

Si lascia cadere sul letto, i capelli un ventaglio intorno al capo.

Resto fermo. Aspetto che parli.

Che mi dica qualcosa, una didascalia per coronare le immagini che mi hanno affollato la testa.

Il suo corpo chiaro contro una superficie scura, gli occhi brillanti di un’emozione mai provata. E un ragazzo alto, bruno, chino su di lui con reverente passione. Baci lenti, bagnati, e fremiti di pelle su pelle, nervi scoperti e scosse lungo la schiena.

-Dov’è Elladan?

Trasalisco, mentre la domanda inaspettata scaccia di colpo tutti i bagliori di ricordo.

Non vuol parlare del ragazzo- con tutta probabilità neanche si aspetta che sia al corrente di come ha passato la notte. Ancora non abbiamo avuto tempo di spiegargli con precisione la portata della sensibilità elfica.

Poi, un brivido di freddo mi sorprende. –Non è in casa?

Scuote la testa. –Non lo trovo. Io ho… dormito fuori… sono tornato poco fa ma…

Mi alzo in piedi, raggiungo il soggiorno.

Legolas sta sdraiato sul divano, alza gli occhi a guardarmi. Vedo il bagliore malizioso attraversargli le pupille, ma qualcosa nel mio atteggiamento lo inquieta, perché si tira a sedere bruscamente, ogni scherzo evaporato.

-Ru che succede?

-Hai visto El?

Batte le palpebre. –Non sta dormendo?

-Non è in casa.

-Merda.

I suoi occhi sono gli occhi di un guerriero, adesso. Incredibile come possa passare da bambino viziato a principe di un regno in così poco tempo. Per la prima volta da quando lo conosco, sento di potermi fidare di lui, e il sollievo è così forte che quasi sorrido.

Prima che un dolore improvviso mi attraversi la testa, mozzandomi le ginocchia e togliendomi l’equilibrio.

Las se ne accorge, in un lampo è al mio fianco.

Parla, forse, ma io non lo sento. L’unica cosa di cui ho coscienza, è il suo braccio intorno alla vita, sostegno sicuro e forte, mentre mi porta a sedere.

Poi, la luce mi acceca la vista. E gli occhi di Legolas si fanno sempre più lontani.

 

Elrohir

-Cazzo.

Pare nebbia, quella che avvolge la stanza. Fatico a restare in piedi, mentre la sensazione lentamente si dirada. Solo allora, mi accorgo che Legolas sta parlando, e che Rumil siede sul divano, la testa reclinata all’indietro.

-Ru, Ru, apri gli occhi, dai… va tutto bene, ci siamo qui noi, El arriverà presto, apri gli occhi, dobbiamo andare a cercarlo… Ru mi stai spaventando, Ru…

-Cosa gli succede?

Legolas alza appena gli occhi a guardarmi, ma non smette di carezzare il viso di Rumil. Carezze frenetiche e spaventate, dolci al tempo stesso. Non li ho mai visti così vicini, mai da quando sono arrivati.

-Non lo so, non capisco cosa…

-Cos’è questa nebbia?

-Nebbia? Di che nebbia parli, Elrohir?

Sbatto le palpebre, mi chiedo se stia scherzando. Mi guardo intorno: è più rada di prima ma c’è ancora. Socchiudo le labbra, cerco le parole. Poi. –Tu non la vedi?

-Non capisco cosa… merda! Rumil apri sti cazzo di occhi lo scherzo dura poco…

Trema, Legolas. Trema, e io sento il terrore riempirmi pian piano.

Poi, improvvisamente, tutto torna normale.

Una mano si posa sulla mia spalla, me la stringe. Mi volto appena, per incontrare gli occhi duri di mio fratello.

-Rilassatii.- mi dice, e fa un passo avanti per portarsi al fianco di Legolas.

-Spostati.

-El non so cosa gli sia successo, stava parlando e…

-Spostati Las. Non è niente di grave, datti una calmata.

Si inginocchia davanti a Rumil, prende i suoi polsi tra le dita.

Sono così sottili, e candidi, paiono sul punto di spezzarsi. Elladan fa un cenno con la testa a Legolas. –Siediti, fallo sdraiare. Massaggiagli le tempie, potrebbe servire.

Legolas è impacciato, le sue dita tremano. Me ne accorgo anche io, e Elladan sorride quasi. –Ehi, mellon nin. Non è successo niente. Ha solo perso conoscenza, tra un paio d’ore starà bene. Se lo aiutiamo, si risparmierà un bel mal di testa. Altrimenti, tornerà comunque come nuovo.

-El… cosa…

-Siediti, Elrohir. E dimmi come stai.

-Come sto?

Lui annuisce, scoccandomi un’occhiata. –Vedi bene, oppure c’è ancora una specie di patina intorno a tutto?
–No, adesso va tutto bene ma…

La voce mi si spegne. Elladan non parla, continua a massaggiare i polsi di Rumil. Intanto, anche le dita di Legolas hanno assunto un ritmo deciso.

Elladan si alza in piedi, infine, incrocia le mani di Rumil sul suo petto. Legolas scambia uno sguardo con lui, smette di massaggiargli le tempie. Non cambia posizione, però, e continua a posare carezze leggere su quei riccioli ramati. Elladan sorride, quasi malizioso, poi siede al tavolo, e si prende la testa tra le mani.

-Valar. Che fatica.

Sospira.

-El, cazzo è successo, me lo vuoi dire?

Aggrotta le sopracciglia. –Non ne sono del tutto sicuro. Credo che Galadhriel abbia cercato di contattarci… ero in strada, quando mi è preso un mancamento. E anche Elrohir ha avuto la vista annebbiata, fino a che non sono tornato… il legame di Galadrhie è tanto più forte quanto più sei legato a Lothlorien, lo sai.

-Quindi Rumil…

-Ru starà parlando con mia nonna, presumo. È più facile portare nei giardini di Irmo una guardia del bosco d’oro, che un noldor mezzo galadhrin. Per non parlare di un arciere di Mirkwood…

Legolas annuisce, e continua a carezzare Rumil.

Io cerco gli occhi di Elladan, e scopro di non riuscire a incontrarli.

Infine, lui si tira in piedi.

-Vieni Elrohir- dice, e mi precede in cucina.

C’è qualcosa di freddo nel petto, mentre lo osservo di schiena, indaffarato a preparar una tisana.

C’è qualcosa di freddo nel petto, mentre lui mi porge una tazza bollente, colma di un liquido dolce, e resta appoggiato al tavolo a bere, senza guardarmi.

C’è qualcosa di freddo, mentre posa nel lavandino la sua tazza e infine si volta verso di me.

E quel freddo si tramuta in gelo quando vedo le lacrime nei suoi occhi, e mi accorgo del tremito che lento percorre il suo corpo.

-Scusami.- mormora, mentre una goccia di sale scende lungo la sua guancia, lenta e esitante.

Allungo una mano spontaneamente, a raccoglierla. È bagnata e fredda, vorrei assaggiarla. Ho sempre amato il gusto delle mie lacrime, e mi trovo a chiedermi se il sapore di quelle di mio fratello sarà lo stesso.

Ma prima di rendermene conto, sono inginocchiato a terra, avviluppato intorno al suo corpo singhiozzante. Le labbra tra i suoi capelli, apprendo per la prima volta l’odore di casa mia, l’odore del suo corpo, delle sue paure.

E so già, mentre lo stringo e lo ascolto chiedere perdono per un peccato che non riesco a riconoscere, so che non potrò più farne a meno.

 

Dunque, incredibilmente non ho molto da dire. Se non che non so quando aggiornerò- l’ispirazione è ballerina, e ultimamente ho mille storie in testa, quasi tutte lontane anni luce da Arda. A volte mi prende la nostalgia dei miei peredhel, ma non riesco a produrre niente di abbastanza buono.

Spero vi sia piaciuto. Spero che l’abbiate letto, anche se sono passati secoli dall’ultima volta, e probabilmente avrete scordato tutta la trama.

Vi saluto, adesso. A presto, spero.

Un bacione a tutti, soprattutto a Solosogni e Menel che hanno commentato l’ultima volta…

Roh

 

   
 
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