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Autore: Kiarachu    16/05/2012    3 recensioni
Movieverse, posto dopo la scena della pioggia, fino alla sconfitta di Titan )o Tighten?), dal punto di vista di Roxanne.
È una mia interpretazione dei sentimenti di Roxanne dopo quella traumatica scena, e che cosa pensa dell'alieno blu ed in generale di tutta la situazione.
ATTENZIONE! Per chi non avesse ancora visto il fil è uno spoilerone.
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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SOTTO LA PIOGGIA

 
 
 
Stavo lentamente tornando a casa, in un turbinio d’emozioni. Pioveva a dirotto, ero zuppa, sentivo freddo, ed il vestito che avevo indossato per quella “splendida” serata non mi teneva di certo caldo.
 
Ero anche sotto shock, per tutte le cose che mi erano capitate in quella terrificante giornata.
Prima di cena ero quasi stata uccisa da quell’idiota di Hal, che aveva ricevuto i poteri di Metro Man “grazie” al nostro “carissimo” supercattivo che era Megamind.
 
Il mio pensiero si spostò all’alieno blu e lo shock si trasformò in rabbia e confusione.
Rabbia per via del fatto che, per tutto quel tempo, ero stata insieme con lui, che si era mascherato da Bernard, grazie ad una delle sue invenzioni.
Confusione perché in quel momento non sapevo che pensare di quello che era successo, quando nel ristorante avevo scoperto chi era.
 
Bernard mi piaceva, ma in quel momento avevo compreso che non era veramente lui.
Dietro quella facciata c’era Megamind, l’alieno che mi aveva rapito per tutti quegli anni, chi aveva terrorizzato la città infinite volte, e che aveva ucciso Metro Man, conquistando così Metro City.
 
Quando lui mi aveva seguito con la sua auto invisibile, e aveva cercato di spiegare, io ero così arrabbiata che gli avevo detto tutte quelle cose.
E il mio cuore si era stretto a vedere l’espressione da cucciolo bastonato che mi aveva rivolto, quando mi ero resa conto che voleva semplicemente stare insieme con me, ma ero talmente arrabbiata che gli avevo detto se veramente credeva che potevo stare assieme a lui.
 
Camminando verso casa, pensando a quell’espressione, il mio cuore si strinse ancora di più.
Ero anche arrabbiata, perché mi aveva mentito per stare con me. D’altro canto, pensando al nostro rapporto, non è che avesse molte altre alternative.
Questo mi fece pensare al fatto che, probabilmente, aveva esposto un lato di se che non voleva che io conoscessi, quando era un criminale, e mi diedi doppiamente della stupida.
 
Prima di tutto avevo lasciato che la mia rabbia prendesse il sopravvento, e gli avevo detto tutte quelle cattiverie.
In parte se lo meritava, perché mi aveva imbrogliata, e il mio cuore stava soffrendo.
In secondo luogo perché non avevo intuito che era lui. Io conoscevo il vero Bernard, e non era certo un tipo divertente ed affascinante come Megamind.
 
E non dimentichiamoci che avevo visto quell’alieno per tutti quegli anni, e quegli occhi verdi erano inconfondibili.
Come avevo fatto a non notarli? Nessun essere umano ha degli occhi con quel colore.
Eppure io, Roxanne Ritchi, reporter investigativa, non avevo notato questo particolare!
 
Mi soffermai ad analizzare i miei pensieri: avevo appena pensato che gli avevo detto delle brutture e avevo pure pensato che Megamind era affascinante!
Forse, sotto sotto gli volevo sul serio bene. Però questo mio pensiero era in contrasto con tutti quegli anni di rapimenti e di seccature.
 
Arrivai a casa, salutai Carlos, che ricambiò il mio saluto con un’espressione stranita dipinta sul volto, ma non mi fece domande.
Fui grata a quell’uomo, perché, a differenza d’altri portieri che avevo conosciuto, non era un curiosone.
Salii sull’ascensore e poi entrai nel mio appartamento.
Mi ci voleva una doccia, e poi decisi che mi sarei messa comoda e avrei cercato di dormire, cercando di non pensare a tutto quello che era successo.
 
Sotto la doccia altri pensieri e ricordi arrivarono ad aumentare la mia confusione sul rapporto tra me e l’alieno blu.
Ricordi di rapimenti, ma anche ricordi di volte in cui Megamind non mi aveva rapito perché mi sentivo male fisicamente o mentalmente.
Ricordi degli appuntamenti con “Bernard”, alla biblioteca, al parco, in bici, al Museo.
 
Pensai che era stato veramente divertente scoprire questo suo lato un po’ dolce ed allegro.
Inoltre compresi che ero stata io a “domare quel mostro”, ricordando la città pulita e tutte le cose restituite.
Mi resi conto che non era più il Signore del Male, da quando l’avevo visto come Bernard.
 
Mi sentii un po’ triste ed un po’arrabbiata, perché era vero che aveva restituito tutto il maltolto alle banche e al Museo, ma il suo metodo di “pulizia delle strade” era veramente sbagliato! Almeno avrebbe potuto raccogliere i cubi!  
 
Piansi sotto l’acqua della doccia, perché mi resi conto che il fatto che probabilmente era diventato un criminale derivava dalla sua infanzia, ricordandomi cosa mi aveva detto al parco, ma probabilmente non lo avrei mai saputo, visto che avevo rovinato il nostro rapporto dicendogli quelle cose.
Da quel punto di vista gli avevo detto la verità: mi ero veramente affezionata a lui.
 
Ma c’erano di mezzo tutti quegli anni di rapimenti e quel fatto mi faceva arrabbiare tantissimo.
Stavo girando in circolo con i miei pensieri, così mi spostai su un altro fatto. Avevo capito l’esistenza di Titan era dovuta alla mia “visita” al Covo Malvagio.
 
Quindi era anche colpa mia. Quello che non capivo era perché Megamind aveva creato un nuovo eroe.
Anche se, al ristorante, avevo sostenuto che la mia teoria era che gli mancava che qualcuno lo prendesse a calci.
 
Magari era anche per quello, ma percepivo che c’era anche qualcos’altro sotto.
Decisi, in quel momento, che se mi avesse rapito di nuovo glielo avrei chiesto.
E gli avrei anche chiesto altre cose, come perché era diventato un supercattivo, o di raccontarmi la sua infanzia.
In quel momento un piccolo sorriso mi solcò le labbra, pensando che stavo desiderando di essere rapita nuovamente da lui. 
 
Forse, così, avrei capito meglio le sue motivazioni e, magari, avrei anche potuto riabilitarlo agli occhi dei cittadini di Metro City.
Tutti questi pensieri mi giravano per la testa, rendendomi stanca e confusa, così decisi di andare a letto e pensare a queste cose l’indomani.

 

DOPO LA PIOGGIA

 
 
 
Il giorno dopo mi svegliai con un leggero mal di testa, ma per il resto andava tutto bene.
Feci colazione e mi misi qualcosa di comodo: una canotta bianca ed un paio di pantaloni di tuta grigi. E le mie pantofole pelosette rosa.
 
Ero affezionata a quell’abbigliamento, perché mi ricordavano mio padre.
Anni prima, molto prima che morisse, mi aveva regalato una canotta ed un paio di pantaloni simili a quelli che indossavo, dicendomi che stavo proprio bene vestita in modo casual, perché a lui piaceva quel mio lato un po’ da maschiaccio.
 
Io ero orgogliosa di avere un carattere così forte, ed era anche uno dei motivi per cui Megamind non era mai riuscito a farmi urlare.
Mentre bevevo il caffè e mangiavo una brioche, accesi la televisione, per vedere se c’era qualche notizia su di me e Megamind.
 
Come reporter sapevo che televisioni meno serie di quella dove lavoravo avrebbero trasmesso notizie come l’accadimento di ieri sera, e magari qualcuno aveva scattato qualche foto o fatto qualche video.
 
C’era la pubblicità, e quando stava per riprendere la trasmissione, qualcuno suonò alla mia porta.
Così spensi la TV, chiedendomi chi potesse essere a quell’ora, così guardai dallo spioncino e vidi Megamind.  
Gemetti ed aprii la porta, lasciando la catenella. “Che cosa vuoi?”, dissi con un tono esasperato, cercando di non pensare ai miei ragionamenti della sera prima.
 
Megamind mi guardò e disse, “Titan è diventato cattivo.”
 
Io risposi sarcasticamente, “Congratulazioni, un altro dei tuoi piani geniali è fallito. E perché il portiere ti ha fatto passare?” finii irritata.
 
L’alieno mi mostrò un cubo blu. “Hoo! Carlos!”, dissi preoccupata, aggrottando le sopracciglia, e prendendo il cubo.
 
Poi cercai di chiudere la porta, ma lui mi bloccò e disse con tono supplichevole, “Ti prego, Roxanne, no, no. Mi serve il tuo aiuto.”
 
Scossi la testa. “Perché proprio il MIO aiuto?”, dissi esasperata, appoggiando la testa alla porta.
 
Lui fece lo stesso, dall’altro lato, facendo il broncio e sospirando. “Perché sei la più intelligente che conosca.”
 
Mi fece veramente pena, e pensai che ero l’unica che conoscesse a cui chiedere aiuto, così sospirai e aprii la porta, dicendogli, “Non posso nasconderti.”
 
Lui entrò e andò dove c’erano tutti i foglietti appesi. “Il rame doveva funzionare, perché non ha funzionato? Aveva perfettamente funzionato!”
 
Ero perplessa, e non sapevo di che stesse parlando. “Il rame? Che sciocchezza è questa?”, chiesi confusa, avvicinandomi alla finestra
 
Venne verso di me con un foglietto in mano, e guardando fuori disse, “Se non troviamo il punto debole di Titan, distruggerà tutta la città.”
 
Guardai fuori anch’io e vidi la distruzione in atto, sentii le sirene dei veicoli d’emergenza, e ripensai che era anche in parte colpa mia, quindi mi girai verso di lui e dissi, con tono serio, “Ok, che posso fare?”
 
Lui si accigliò e mi chiese, “Ci servono delle risposte. Tu conoscevi bene Metro Man. Aveva un nascondiglio, una grotta, o magari una fortezza solitaria. Qualsiasi cosa può essere un indizio.”
 
C’era un posto che conoscevo, così glielo dissi, e prendemmo il furgone della mia stazione televisiva per andarci.
 
Durante la guida ce ne stemmo in silenzio, ed io pensai a quello che era successo la sera prima, e quello che stava succedendo adesso.
Un pensiero mi colpì: era venuto da me per chiedere aiuto, così pensai a Minion.
Che fine aveva fatto? Doveva essere successo qualcosa di tremendo, perché non si separavano mai. 
 
Eravamo quasi arrivati, ed ero tentata di chiedergli perché Minion non era li con lui, ma poi vidi la sua espressione preoccupata, e decisi di domandargli qualcos’altro, “Gli hai dato tu i poteri, non potresti levarglieli?”
 
“Non posso, ho perso la pistola disinstillatrice quando ho parcheggiato male l’auto. La sera che mi hai mollato. Da solo. Nella pioggia”, finì con quella sua espressione da cucciolo bastonato.
 
Mi faceva sentir male, così feci un’espressione triste, e lui chiese con sguardo speranzoso, “Non ti eri girata a guardare?”
 
Io frenai bruscamente e risposi negativamente, mentendo, facendolo finire spiaccicato sul vetro davanti.
 
“Ouch! Il mio mega testone blu!”, Megamind disse tenendosi la testa, ed io pensai che così imparava a non allacciarsi le cinture.
 
“Oops. Scusa, siamo arrivati”, dissi uscendo poi dal furgone.
 
Anche lui era uscito e guardava l’edificio. “E così è qui che si nascondeva, dopo tutti questi anni. La mia vecchia sciuola.”
 

NELL’APPARTAMENTO DI WAYNE

 
 
Entrammo nella scuola, e andammo verso la cattedra. Sapevo che dietro di essa c’era una botola, che conduceva all’appartamento segreto di Wayne.
 
Sapevo di quel posto perché Wayne ed io eravamo amici, e mi aveva confidato quel segreto, sapendo che era in buone mani.
Avevo deciso di rivelarlo a Megamind, perché ormai Wayne non c’era più e la città era in pericolo.
 
Mentre attraversavamo il lungo corridoio, io dissi, “Senti, le scuse sono d’obbligo. Mi riferisco all’altra sera.”
 
Megamind, pensando che fossi IO a dovermi scusare, replicò, “Beh, è un pensiero carino, ma fai in fretta. Dobbiamo affrontare cose più importanti.”
 
Io feci un gemito esasperato, roteando gli occhi, poi Megamind aprì la porta, ed entrammo. Dentro c’erano tutti i trofei, gadget e altri cimeli dedicati a Metro Man.
 
Il mio rapitore frequente disse, “Wow, non riesco a credere che abbia conservato tutto. Ooh…ricordo quando indossava quello”, lui finì, guardando un mantello con il collo di pelliccia, sorridendo
 
Io roteai gli occhi, e dissi, “Non dovremmo concentrarci?” andando verso il tavolino, dove avevo scorto qualcosa d’interessante.
 
 Lui disse allegramente, come al suo solito, “Si, ma certo, concentriamoci.”
 
Intanto avevo raggiunto il tavolino, e avevo visto qualcosa di DAVVERO interessante, così gli dissi, “Hei, vieni a vedere qui.”
 
Megamind arrivò in tutta fretta, cadendo, e poi rialzandosi.
Notai con stupore che indossava il mantello di Metro Man
 
“Che cosa? Che cosa hai trovato?” mi chiese in maniera eccitata.
 
Guardandolo perplessa, gli dissi, chinandomi vicino al tavolino, “Ehm…guarda, questi sono dei cubetti di ghiaccio.”
 
Lui li guardò, e disse la cosa più stupida che gli avevo mai sentito dire, “Già, si formano quando l’acqua si raffredda.”
 
Allora presi la pazienza a piene mani, e dissi, “No, quello che intendevo è: non ti sembra un pochino strano che i cubetti di ghiaccio non si siano ancora sciolti?”
 
Al che lui replicò con un’altra stupidaggine, “La vita è piena di misteri.”
 
Prima che io potessi rispondergli, sentimmo uno scricchiolio del pavimento, così ci girammo e vedemmo Wayne – Metro Man – con un sandwich in mano e indossando un accappatoio.
 
Lui ci guardò con una faccia che definirla colpevole è poco, e poi, alzò la mano, dicendo, “Hei!”
 
Noi due gridammo come forsennati, e poi dicemmo, in tono stupito, “Tu sei vivo?”
 
Lui replicò imbarazzato, “Sono vivo.”
 
Io ero shockata, ma trovai la forza di balbettare, “Ma, ma, noi abbiamo visto il tuo scheletro. Tu eri morto!”
 
E Megamind, ancora più shockato di me, affermò, “Sei un fantasma?”
 
Il mio sangue cominciò a ribollire, così, con tono arrabbiato e puntandogli un dito contro, gli dissi, “Meglio che tu abbia una spiegazione per questo!”
 
Mi venne quasi da ridere, a vedere Megamind allungare la sua mano inguantata, strizzando le labbra di Wayne, dicendo, “Parla, apparizione”
 
Lui sospirò, togliendo delicatamente la mano di Megamind, e cominciò a spiegare, mentre noi eravamo seduti sul divano.
Di come tutto fosse cominciato all’osservatorio, che la sua vita aveva preso una piega noiosa, sempre a “giocare” con Megamind, e a fare l’eroe, e che voleva avere tutto quello che la gente normale aveva: una scelta. Così aveva approfittato del Raggio della Morte, per inscenare la sua dipartita, aveva preso un finto scheletro, lanciandolo verso di noi, e finì dicendo, “Metro Man era finalmente morto. E Music Man è nato!”
 
Io lo guardai con gli occhi spalancati, e dissi, “Music Man?”
 
E lui, replicò semplicemente, e secondo me stupidamente, “Così mantengo il logo!”
 
Noi due lo guardammo stupefatti, ed io dissi, “Come dici?” e Megamind disse, allo stesso momento, “Che mantieni?”
 
Così “Music Man” replicò, con fare teatrale, “Finalmente ho capito qual è il mio vero potere! Fare musica fenomenale. Sentite questa.”
 
E strimpellando una chitarra cominciò a cantare malissimo “Vedo anche attraverso il piombo.”
 
Io lo guardai disgustata, e dissi con sincerità, “Sei orribile!”

Con mio stupore, Megamind se ne venne fuori con, “Di sicuro hai talento, ma c’è un folle che vuole distruggere la nostra…la tua città!”
 
Tirando microfoni e casse acustiche a Wayne, io gli dissi arrabbiatissima, “Come puoi farci questo? Noi contavamo su di te, e tu ci hai abbandonati! Ci hai lasciati nelle sue mani! Senza offesa”, finii riferendomi a Megamind.
 
Lui scosse quel suo gran testone, e rispose, “No, hai ragione. Ascolta, ci serve il tuo aiuto”, disse a Wayne, con uno sguardo supplicante.
 
Ma Wayne si limitò a grattarsi la testa, e a dire, aggiustando il mantello sulle spalle dell’alieno blu, “Mi dispiace. Dico sul serio. Ehm, ho chiuso. Lo sai, piccoletto, c’è uno Yin per ogni Yang. Se c’è il Male, il Bene verrà a contrastarlo. Ci ho messo tanto a trovare la mia vocazione, per te è il momento di trovare la tua.”
 
 

FUORI, SULLA SPIAGGIA.

 
 
Quando stavamo uscendo, ebbi un’idea, e quando fummo fuori della scuola, io dissi con vigore, “Hei, chi ha bisogno di lui. Possiamo battere da soli Titan. Io dico di tornare al Covo Malvagio, prendere qualche pistola fotonica e puntargliela contro come Sixty Cent!”
 
Megamind se ne stette a capo chino, e si tolse il mantello bianco, dicendo una cosa che mi fece star male, “Non possiamo.”
 
Allora io gli chiesi, con un nodo allo stomaco, non solo per Titan, ma anche per qualcos’altro che ancora non sapevo, “Che vuoi dire? Vuoi mollare tutto?”

Lui mi guardò tristemente, e dichiarò, “Io sono il cattivo, non l’eroe della situazione! Io non volo al calar del sole, e non conquisto la fanciulla. Me ne vado a casa”, allontanandosi lungo la spiaggia a capo chino.
 
Io raccolsi il mantello, e lo premetti al petto, guardandolo andarsene via, notai quanto sembrasse fragile e piccolo, senza qualcosa che gli coprisse le spalle.
Me ne stetti un po’ così, poi andai di nuovo dentro, per parlare con Wayne, per capire alcune cose che non mi erano chiare.
 
Quando lui mi vide rientrare, disse, “Non posso aiutarvi, sono morto agli occhi dei cittadini di Metro City. Scusa, Roxie…”
 
Io lo incenerii con lo sguardo, e dissi, arrabbiata, “Lo so che è una causa persa, con te, non volevo chiederti di ritornare a fare l’”eroe”! Voglio solo sapere una cosa, una cosa che mi son sempre chiesta, ma che fino ad ora non avevo avuto motivo di chiedere ne a te, ne a Megamind: perché lui è diventato un criminale?”
 
“So che c’è una rivalità tra voi, ma non so il perché, e ADESSO voglio saperlo!” io finii, respirando pesantemente e guardandolo con rimprovero.
 
Lui sospirò, e cominciò a raccontare di quando si erano incontrati a scuola, di come lui volesse essere l’eroe, e di come avesse visto in Megamind il perfetto opponente.
Di come l’avesse ostracizzato a scuola, lui, i suoi compagni e perfino la maestra, mettendolo sempre in castigo per i vari incidenti avvenuti, e con la scusa che era diverso da loro.
 
Megamind aveva pensato che, siccome tutti gli dicevano che era cattivo, magari lo era veramente, e così aveva fatto una bomba di colore per farli diventare tutti blu, usando delle sostanze chimiche che c’erano in un armadio della classe, e decidendo di intraprendere la carriera di criminale.
 
Ripensai a quando Megamind mi aveva detto che era sempre stato l’ultimo e realizzai che non era solo stato escluso dai suoi compagni di classe, ma trattato male da loro e soprattutto da Wayne.
 
“Lo hai bullato! Ci credo che sia diventato un criminale! E per la cronaca, anch’io avrei fatto così, se qualcuno mi avesse trattata in quella maniera!” urlai a Wayne, sfogandomi.
 
Stando insieme a Megamind, avevo capito che non era veramente un criminale, ma una persona dolce e sensibile, e in quel momento mi veniva da piangere a pensare che se non fosse stato trattato così da Wayne, sarebbe potuto diventare qualcuno completamente diverso, qualcuno di straordinario.
 
Non gli lasciai il tempo per replicare, perché stavo già uscendo di corsa da quel posto, con un’idea molto pericolosa in testa, pensando anche al discorso che Wayne aveva fatto a Megamind, sul Bene e il Male.
Io sapevo che l’alieno blu non era un supercattivo, lo sapevo perché avevo conosciuto il vero lui in quelle settimane, e con quello che avevo in mente glielo avrei fatto capire, a lui e a tutta la città!
 

 

ANDANDO VERSO LA CITTÁ

 
 
Mentre andavo verso Metro City, col furgone della KMCP 8, vedevo una fiumana di gente uscire da essa, sentendo un annunciatore alla radio dire di non andare in centro.
Durante la traversata del ponte e della città, pensai nuovamente al fatto che quel casino era anche stato causato da me.
 
Io avevo detto a “Bernard” che gli eroi potevano essere creati, ed ero quasi sicura che al museo fosse già Megamind, perché si comportava in maniera troppo diversa dal vero Bernard.
Ripensai anche che, se non fossi andata a curiosare al Covo Malvagio, Hal non avrebbe ricevuto i poteri di Metro Man. 
 
Parcheggiai in una via, vedendo la distruzione causata da Hal, e gridai, “Hal! Hal!“
 
Poco dopo lui arrivò, spaccando la pavimentazione stradale atterrando, e dicendomi con tono sarcastico e malvagio, “Fammi indovinare. Hai visto quanto sono attraente, e hai messo la testa a posto. Beh, non ti voglio più.”
 
Era proprio scemo se pensava che io pensasi quelle cose, così lo guardai, e replicai, “Sono venuta a fermarti, Hal.”
 
Lui mi si avvicinò, minaccioso, e facendo ampi gesti, replicò, “Tu? Oh, wow, farò il cameraman fino alla morte?”
 
Io allora risposi, “Vorrei solo cercare di farti ragionare. Tu ed io abbiamo lavorato insieme per tanto tempo. Io ti conosco.”
 
Hal si accigliò, e rispose, venendo sempre più vicino, mentre io indietreggiavo spaventata, “Tu non mi conosci. Non hai mai cercato di conoscermi. È la prima volta che ci vediamo fuori dal lavoro, ed è perché sto distruggendo la città.”
 
Aveva ragione, ovviamente, non me n’ero resa conto fino a quel momento, ma dissi lo stesso, “Io voglio parlare al vero Hal, voglio parlare al ragazzo che amava fare il cameraman, mangiare schifezze, che era imbranato e non spaventoso come Tighten Hal.”
 
Ero appoggiata al furgone dello studio televisivo, lui era sopra di me, e con uno sguardo minaccioso replicò, “Troppo tardi.”
 
Ero paralizzata, lui mi prese facilmente e mi strinse a sé, mentre io tremavo.
Non avevo mai tremato quando Megamind mi rapiva e cercava d’impaurirmi con le sue armi.
Ma con Hal era diverso, era impazzito, ed io capii che era anche colpa mia, per averlo rifiutato.
In quel momento avevo paura per la mia vita, oltre che per quella dei cittadini di Metro City.
 
Dopo aver preso una telecamera dal furgone, Titan – o Tighten? – mi portò di nuovo in cima alla Metro Tower, legandomi alla punta con un palo di ferro.
Sentii che per me era la fine.
 
Poi lui accese la telecamera, e la puntò verso di sé, facendo questo discorso, “Megamind! Tu ed io abbiamo dei conti in sospeso. Ti aspetto alla Metro Tower. Oh, e perché tu non abbia dubbi”, spostò la telecamera, rivelando me, legata alla punta della torre.
 
Poi continuò con un finto tono dolce, dicendo, “Coraggio, Roxie, di al tuo eroe che venga a salvarti.”
 
Io sospirai, e guardai con occhi supplicanti la telecamera, sperando di tutto cuore che il mio rapitore seriale stesse guardando quella trasmissione.
 
“Megamind, non so neanche se sei in ascolto, ma se lo sei non gettare la spugna. Il Megamind che io conosco non è mai fuggito in battaglia, anche se sapeva di non avere nessuna speranza di vincere! Era il suo miglior pregio! Devi tornare ad essere quello che eri. La città ne ha bisogno. Io ne ho bisogno”, dissi seriamente, con il cuore stretto in una morsa, promettendo a me stessa che, se fossimo sopravvissuti, gli avrei dato un’altra possibilità.
 
Poi Hal girò di nuovo la telecamera verso di sé, per dire, “Hai solo un’ora. Non farmi aspettare!”
 

 

ASPETTANDO

 
 
Quell’ora mi pareva eterna, mentre aspettavo che Megamind arrivasse.
Pensai che, magari non aveva visto la trasmissione, o peggio ancora se ne fregasse di me e della città.
A quel pensiero mi sentii sprofondare e mi si formò un nodo nello stomaco.
 
Volevo piangere, ma c’era Hal che mi girava attorno, guardandomi minacciosamente, e non volevo farmi vedere debole da quell’uomo viscido.
Abbassai il capo, e realizzai che tutte le mie speranze erano ormai morte.
Avevo fatto quel discorso a Megamind, ma la mia speranza che arrivasse era ormai scomparsa.
 
Pensai di nuovo a Minion, e mi chiesi che fine avesse fatto, dicendomi che, se fossimo sopravvissuti ad Hal, avrei chiesto a Megamind anche del suo caro amico acquatico.
Sempre che l’alieno blu arrivasse in tempo…non avevo nemmeno idea di dove fosse andato.
Aveva detto che andava a casa, forse era al Covo Malvagio? O in qualche altro Covo? In prigione? Se era andato là, saremmo stati tutti spacciati.
 
Fui riscossa dai miei ragionamenti, Sentendo Hal che ridacchiava, mi accigliai e sollevai la testa per vedere che c’era di così divertente.
 
Hal stava sogghignando, e poi disse, in un tono che trasudava veleno, “Oh, Roxie…dovresti vederti…sei innamorata di lui, non è vero? È patetico…e tu sei una donna volubile…eri insieme a Metro Man, e poi quando è morto ti sei subito spostata su qualcuno di sfigato, quando avresti potuto stare assieme a me! Hai fatto un grosso errore a rifiutarmi, e adesso tu e tutti i cittadini di Metro City ne pagherete le conseguenze. Dubito che quel piccolo fesso blu venga a salvarti…è un criminale, ed un codardo! Direi che è ora!”, finì, riprendendo la telecamera e puntandola nuovamente su se stesso.
 
Poi lui dichiarò, stavolta rivolto ai pochi cittadini rimasti, “Hei, Metrosfigati! Siamo alla Metro Tower. Dicono che sia il simbolo della forza della città, ma per me è il ricordo di quando questa donna ha brutalmente spezzato il mio cuore, ed io ODIO questo ricordo!” lanciando la telecamera e fiondandosi in basso, per tagliare la Metro Tower.
 
In quel frangente, io pensai È così ovvio che io sia innamorata di Megamind? Una cosa mi è chiara, non sono una donna volubile, perché in primo luogo non ero assieme a Wayne, ed inoltre non mi sarei mai messa assieme ad un tipo inquietante come Hal!
 
Poi gridai, mentre la torre stava pendendo pericolosamente, “HAL! Ti prego, non farlo. So che in te c’è ancora del buono, Hal.”
 
Lui ritornò velocemente e dichiarò, “Sei così ingenua, Roxie. Tu vedi il bene da tutte le parti, anche quando non c’è! Tu vivi di fantasia! Non esiste il coniglietto di Pasqua, non esiste il topino dei dentini, o la Regina d’Inghilterra. È il mondo reale, questo! Devi svegliarti!”
 
Io lo guardai perplesso sull’ultima dichiarazione, e poi notai una nuvola nera salire, aprirsi e rivelare il Megablimp, e sentii il caratteristico intro di “Welcome to the Jungle” fuoriuscire dal pallone aerostatico, poi vidi dei laser e dei robocervelli arrivare, ed una voce familiare gridare, “Tu osi sfidare Megamind!”
 
A quella provocazione, Titan replicò, “Non c’è più posto per due supercattivi!”
 
Vidi i robocervelli raccogliersi e formare una megatesta di Megamind, ed io avevo stampato sul volto un sorriso di speranza e contentezza, mentre farfalle gioiose svolazzavano nel mio stomaco.

Poi la megatesta rispose, “Oh, sarai pure un cattivo, d’accordo, ma non sei un supercattivo!”
 
Titan risponde a quella provocazione, “Ah si? Qual’è la differenza?”
 
E poi vidi il mio eroe blu, camminare sulla “lingua” della megatesta, a braccia spalancate e dichiarare, “L’ENTRATA IN SCENA!”, mentre altri laser facevano giochi di luce e “Welcome to the Jungle” continuava.
 
Pensai, Tipico Megamind, sempre esagerato…ma mi piace anche questo suo lato.
 
Titan si gettò su Megamind, urlando, e l’agile alieno si gettò giù, per atterrare su una moto volante.
Poi successero molte cose: la megatesta “mangiò” Titan e lo masticò, la Metro Tower si spezzò del tutto, ed io urlai mentre cadevo in basso.
Dei robocervelli cercarono di fermare la pericolosa discesa, mentre Megamind mi raggiunse sulla moto, con un’espressione determinata.     
 
Cercò di sbloccare il palo che mi legava, mentre io stavo dicendo, “Ero sicura di rivederti!”
 
Poi sparò con la pistola disidratante sul palo, per liberarmi, e dichiarò, “Almeno uno di noi lo era”, per poi prendermi per una gamba mentre stavo per cadere, e mettermi sulla moto, davanti a lui.
 
Titan intanto si era liberato dai robocervelli, facendoli esplodere, e aveva afferrato la torre, distruggendo un altro palazzo lì vicino.
Mi dispiaceva per quei piccoli robot, e fui felice di vedere che qualcuno era sopravvissuto.
 
Vedendo la distruzione causata dal mio ex cameraman, spalancai gli occhi, e dissi a Megamind, aggrappata a lui, “Qual è il piano?”

Lui guardò indietro, e poi me, e disse, “Beh, si basa molto…sul non morire.”
 
Lo abbracciai forte, stando attenta agli spuntoni, e dissi, “Bello il tuo piano!”
 
Poi urlai, quando la punta della torre colpì la moto, facendola andare fuori controllo.
 
Eravamo a terra, e Megamind stava cercando di scappare dalla punta, che si avvicinava sempre di più, ed io gridai, “Palazzo! Più veloce! Più veloce!”
 
E Megamind replicò, “Non la controllo!” guardandosi attorno, e poi lanciandomi a lato, verso una tenda.
Io atterrai sulla tenda e poi per terra, vedendo nero.
 
Dopo un po’ mi ripresi, e guardai intorno, vedendo la moto a terra, e Megamind vicino alla fontana, impalato dalla punta della Metro Tower
 
Mi sentii mancare e mi si formò un nodo allo stomaco, pensando che non avrei più potuto parlare con lui, stare insieme a lui, conoscerlo meglio, e dissi, “NO!”
 
Stavo correndo verso lui, quando Titan arrivò a terra, e dichiarò, “È stato facile, manca solo un ultimo dettaglio”, lanciando verso di me un pullman.
 
Io mi misi a palla, sapendo che era inutile, poi vidi il mezzo tagliato in due da un laser, mi girai e vidi Metro Man, che stava nella sua tipica posa eroica.
 
“Per favore, cerchiamo di rispettare il trasporto pubblico!”, dichiarò l’eroe.
 
Io ero shockata, ma ebbi la forza di dire, “Sei tornato!”
 
Lui si girò verso me, e mi disse dolcemente, “Avevi ragione, Roxanne, non dovevo andarmene.”
 
Titan allora dichiarò, guardandolo ad occhi spalancati, “Whoa! Io credevo…fossi morto.”
 
Metro Man si mise in posa, e disse con la sua solita verve eroica, crocchiandosi le dita, “La mia morte è stata…molto esagerata. Allora! Sei tu il bulletto di cui si parla?”
 
Titan era chiaramente spaventato, mentre volava via dicendo, “Ah!”
 
Io n’approfittai, per andare a parlare per l’ultima volta con Megamind, che aveva un volto sofferente.
Mi chinai su di lui, per controllarlo, carezzandogli il viso con una mano, e lui dichiarò, “Aaah…mi dispiace, ho fatto del mio meglio.”
 
Io tirai su col naso, cercando di non piangere, e dissi, “Sono molto fiera di te.”
 
Poi Megamind raggiunse il suo orologio che usava per camuffarsi, girò il quadrante ed io mi ritrovai a fissare Minion.
La sua tenuta robotica era infilzata dalla punta, e la cupola che conteneva l’acqua era tutta rotta.
 
“Minion?!” dissi con tono stupito, non capendo quello che stava succedendo.
 
Lui ridacchiò debolmente, appoggiato alla base metallica della “testa” del robot, e indicò Metro Man, dichiarando, “Sorpresa! Lui è il vero eroe.”
 
Io realizzai che non era Metro Man, così dissi, “Megamind!”
 
Intanto i due si stavano scambiando battute, volando, “Vai da qualche parte? A parte la galera?” Megamind disse, mentre Titan volava in modo scoordinato.
Il superidiota si fermò davanti a Megamind, che lo afferrò per la scollatura del costume da “eroe”.
 
Titan, tutto spaventato, replicò, “No, non in faccia, amico, ti prego!” chiudendo gli occhi, pronto a ricevere il colpo.
 
Megamind, lo rilasciò e disse minacciosamente, “Se tieni a te stesso, Titan, tieniti lontano da Metrocity! Per sempre!”
 
Titan scappò via, alla velocità del suono, dicendo, “Contaci!”
 
Vidi la folla applaudire, Megamind scendere ed io gli feci il cenno di darmi la mano.
Lui sembrava insicuro, e il mio cuore si sciolse a questa sua timidezza
Lui appoggiò la mano sulla mia, ed io girai il quadrante dell’orologio, rivelando chi era veramente, e sentii che la folla ansimava di sorpresa, vedendo Megamind, che indossava un jetpack per simulare il volo.
Ci guardammo, io sorrisi, e anche lui, e poi arrivò Titan.
 
Guardò Megamind sardonicamente, e poi disse, “Molto astuto, amico. Ma c’è solo una persona che chiama questa città Metrocity.”
 
Megamind fece una smorfia e disse, “Oops.”
 
Titan replicò, “TU!”
 
Megamind allora si gettò verso lui, colpendolo al petto ed in faccia, senza risultato, e facendosi male.
 
Titan lo prese per il braccio e lo gettò via, dicendo malignamente, mentre usava la sua vista laser, e Megamind lo evitava, “Pensi che sia divertente, eh? Ridete del più fico di tutti eh? Non riderete ancora per molto!”
 
Io mi guardai intorno, e notai la macchina invisibile, per via di detriti provocati dal laser, così ebbi un’idea.
 
“L’auto invisibile! Hei, ricordi la sera in cui ti ho lasciato?” gridai all’alieno blu, che stava cercando di evitare le cose che Tighten gli stava lanciando.
 
“Ne vuoi parlare ora?”, lui disse, evitando un motorino giallo.
 
Io dissi in tutta sincerità, “Mi ero girata a guardare!”
 
Lui evitò una machina della polizia, e mi disse, con un’espressione piena di speranza, “Davvero?”
 
Poi, evitando una bici, ed ancora più entusiasticamente, “DAVVERO?”
 
 Io dichiarai, sempre sinceramente, “SI! E tu dovresti guardare indietro adesso.”
 
Lui si girò e notò l’auto, dicendomi, “Oh, capito!”
 
“Ah ah!” rise Titan, colpendo il jetpack con un raggio laser.
 
Megamind finì a terra, e Titan prima lo calpestò, facendolo gridare di dolore e poi lo prese per il colletto, dicendogli, “Questa è l’ultima volta che mi prendi in giro.”
 
L’alieno blu allora si guardò attorno, e disse al superidiota, “Io ti ho reso un eroe, se ti senti preso in giro è solo colpa tua. Urgh!” gridò, sbattendo contro un muro, vicino all’auto, e poi arrancò verso la porta della macchina.
 
Titan intanto stava andando lentamente verso Megamind, dicendo, “Sei così patetico. Qualsiasi cosa tu faccia, resti un perdente.”
 
Megamind stava ancora arrancando verso l’auto, e rispose, “Perdere ha i suoi vantaggi: puoi imparare dai tuoi errori.”
 
Poi si gettò nella macchina, per impugnare la pistola disinstillatrice.
 
Io intanto avevo preso un palo di ferro e mi stavo avvicinando a Titan, per colpirlo in testa.
Col senno di poi mi son data della stupida, perché quel pazzoide era invincibile, e di sicuro non gli avrei fatto nemmeno il solletico, colpendolo. 
 
Lo vidi colpire la porta dell’auto, e scardinarla, con Megamind attaccato dall’altro lato.
Poi la porta perdette l’invisibilità e vidi Megamind schiacciare giù la sicura.
 
Titan si accigliò, e lanciò in aria la porta, dicendo sarcasticamente, “Fa buon viaggio!”
 
Io avevo ancora il palo di ferro in mano, quando Titan si girò verso di me con uno sguardo omicida.
 
“Megamind!”, dissi, fuggendo da quel pazzoide.
 
Evitai la porta dell’auto che era caduta vicino alla fontana, e andai dentro essa, con Titan che si avvicina minaccioso, cominciando a “scaldare” gli occhi, per uccidermi col laser.
 
“Di bye bye Roxie!” lui disse, mentre io mi sentivo ormai morta.
 
Poi vidi la pistola disidratante ed un cubo blu cadere nella fontana e Megamind emergere, prendendo al volo la pistola disinstillatrice, dicendo, “Pranto?” ed infilando la punta della pistola nel naso di Tighten, togliendoli il potere.
 
Una luce fuoriuscì da Titan, e la pistola si riempì di nuovo, Titan si sgonfiò come un pallone bucato, tornando Hal, mentre Megamind dichiarò, puntandogli contro il dito, “Facci caso: i cattivi perdono SEMPRE!”
 
Hal emette un gemito, e Megamind si girò verso me.
 
Io ero felicissima, e sorridendogli gli dissi, “Eh...ce l’hai fatta! Hai vinto!”
 
Lui mi sorrise dolcemente, facendomi sciogliere tutta, e disse una cosa dolcissima, “Beh, ho trovato una ragione per vincere: te.”
 
Poi ci abbracciamo teneramente, stando nella fontana.
Il nostro momento felice, però fu rotto da Minion che stava tossendo.
 
“Minion!” Megamind disse, con un tono molto preoccupato.
 
Minion stava male, e disse con voce flebile, “Non ci vedo, è freddo, e caldo, buio, luce.”
 
L’alieno blu lo guardò dolcemente, e disse in modo tenero, “Sono io, Minion, io sono qui.”
 
Minion replicò, sempre rantolando e tossendo, “Abbiamo vissuto parecchie avventure, lei e io. Si certo, la maggior parte sono finite male, ma oggi abbiamo vinto, vero, Signore?”
 
Megamind sorride nuovamente, ed io stavo quasi per piangere, pensando che quel buon pesciolino non doveva morire!
 
“Si, abbiamo vinto, Minion, grazie a te”, dichiarò l’eroe blu.
 
“Codice: siamo noi i buoni adesso”, disse, sempre più debolmente, Minion.
 
“Codice: penso di si”, replicò Megamind.
 
Poi il pescioide tossì e fece un sacco di rumori strozzati, rantolando, “Oh oh oh…me ne vado, io sto morendo, me ne sto andando!” per poi accasciarsi, morto, sulla superficie di quella che era la sua boccia.
 
Io avevo un’espressione tristissima, e stavo quasi per lasciarmi andare, quando Megamind prese Minion, gettandolo nella fontana con un gesto noncurante, e dichiarando, “Oh, ma che melodrammatico!”
 
Con mio stupore, il pesce alieno riemerse dalla fontana, e dichiarò allegramente, “Lo sa, mi sento molto meglio! Avevo solo bisogno di un bagno.”
 
Io ero allibita, e Megamind si girò verso di me e disse, “Ci avevi creduto, vero?”
 
“Whoah!” ebbi la forza di dire, ridendo allo scherzo di Minion, e pensando che sarebbe stato divertente conoscere meglio quei due.
 
Poi Megamind continuò, “Tipico di Minion, non fare quella faccia, t’inganna sempre con quella faccetta, guardalo.”
 
Io risi, vedendo la faccia furbetta di Minion, che stava sguazzando e saltando in acqua, gridando, “Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!”
 
“Pugno di gloria!” dichiarò Megamind facendo il tipico gesto di pompare indietro il braccio, la mano a pugno.

“Ce l’hai fatta!”, io dichiarai allegramente.
 
“Abbiamo, abbiamo vinto!”, dichiarò Megamind, al colmo della felicità, prima toccandomi leggermente le guance, e poi prendendomi per la vita, e facendomi roteare selvaggiamente, mentre io avevo un’espressione raggiante.
 
In quel momento capii che eravamo veramente fatti l’uno per l’altra, nessun altro uomo mi aveva fatto provare emozioni così forti come lui, ed infatti in quel momento avevo le farfalle nello stomaco, guardando negli occhi quell’alieno fantastico.
 
Poi la folla venne in avanti, per acclamarlo, ma mi accorsi che non era abituato, perché reagì male, puntando loro contro la pistola, e dicendo, “Ah-ha! State indietro, selvaggi!” con un’espressione molto accigliata.
 
La gente si ritrasse, spaventata, ed io abbassai il suo braccio, dichiarando, “Scusate, scusate, non è abituato alle…dimostrazioni d’affetto”, mentre lui aveva un’espressione incupita sul volto.
 
Grazie alla mia manovra si calmò un pochino, e anche la gente si rese conto che l’alieno blu che li aveva terrorizzati per tutti quegli anni adesso era il loro nuovo difensore.
Si fecero un po’ da parte e noi due andammo, mano nella mano, verso la fontana, dove c’era Minion che saltellava ancora in acqua e alcuni gli facevano delle foto.
 
Poco prima, con la coda dell’occhio, avevo notato due poliziotti che prelevavano quell’uomo viscido che era Hal, ed ero contenta che avessero capito chi fosse il cattivo della situazione.
Per nostra fortuna non si avvicinarono a Megamind, ed io fui sollevata.
Mi venne in mente che era meglio fare un servizio di tutto quello che era accaduto, ma prima era meglio se raccogliessi i miei pensieri.
 
Alla fine mi dissi che, qualsiasi cosa fosse successa, io avrei di sicuro dato un’altra opportunità alla nostra relazione, ed ero quasi sicura che sarebbe stata una faccenda molto divertente e piacevole, conoscere meglio quel bell’alieno blu che mi aveva tentato per anni (e adesso non facevo fatica ad ammetterlo) e anche il suo caro e simpatico amico acquatico.
 
FINE (?)
  
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