Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Registe    17/05/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 25 - Un nuovo inizio


Emperor Palpatine Throne Room

La sala del trono dell'Imperatore sulla Morte Nera




Odio. Oscurità. Era difficile descrivere il flusso di odori che ammantava quel luogo. Gli Imperiali lo avevano trascinato per i corridoi di quella gigantesca stazione orbitale, chiamata Morte Nera, senza fornirgli alcuna spiegazione, tranne un’unica, secca frase della donna-drago “Se osi anche solo nominare di aver visto Daala e Mara … i droidi delle pulizie dovranno inserire dei microscopi ottici per recuperare tutti i tuoi pezzi, intesi?”
Zexion non poté fare altro che obbedire. Quel posto era diverso da qualsiasi altro luogo mai visitato, una base composta da mille metalli e grande quanto una luna, piena di soldati e droidi che non lo degnarono di uno sguardo mentre attraversavano i corridoi. Le loro emozioni erano deboli, quasi inesistenti, l’odore che esalava dalle migliaia di guardie era evanescente. Nessuno a cui poter chiedere aiuto, nessuno a cui potesse importare qualcosa di un ragazzino in tunica nera che veniva trascinato verso il cuore della stazione spaziale. Zexion aveva sentito l’odore di colui che governava in quel posto non appena aveva messo piede lì dentro; era stato investito dai suoi sogni e dalle sue ambizioni, così imponenti che permeavano le mura ed i soffitti, quasi come se ogni singola molecola di quel posto fosse imbevuta della sua volontà. Un potere oscuro, che lo travolse nel momento in cui fu accompagnato nella sala del trono.
Quando entrò nella sala del trono venne spinto con ben poca grazia sul pavimento, in attesa che la figura sul trono, posto al termine di un’enorme scalinata, parlasse.
“E’ questo il ragazzino di cui mi avete parlato?” fece la voce secca, flebile solo in apparenza.
“Sì, imperatore” fece il governatore Tarkin, fissando nervoso il suo sovrano.
“E’ incredibile come i miei Signori Oscuri, le punte di diamante dell’Impero, siano riusciti a farsi rapire da un bambino … se non fosse che mi avete riportato Kaspar e quella strana creatura nella bara di ghiaccio vi avrei lanciati fuori dal portello per la vostra incompetenza. ”.
Gli odori dei Signori Oscuri fremettero: poteva sentire la loro paura, il rammarico, qualcuno di loro esultare dal fondo del cuore. Ma era l’uomo seduto sul trono a preoccuparlo: piccolo, raggrinzito come una vecchia mela ed avvolto in un umile panno nero, l’odio che percepiva in quella persona diventava più vivo ogni secondo che trascorreva. L’Imperatore Palpatine era l’unica forza che governava quell’immenso mondo di metallo.
E, con suo sommo disappunto, i suoi occhi si fermarono su di lui “Dammi un motivo valido per cui tenerti in vita, moccioso”.
“Io …” avrebbe preferito non una, ma mille volte trovarsi davanti a Saïx in berserk “… io so delle cose … sul Castello … anche se è andato distrutto credo che …”
“Niente che non possa venire a sapere lasciandoti per qualche ora con un buon droide inquisitore”.
Zexion non riusciva a percepire l’odore delle proprie emozioni. Ma la paura la sentì nella gola, strangolargli le corde vocali, senza più il suo teletrasporto si sentiva ancora più debole ed inutile. Di nuovo si guardò intorno, ma nessuno dei visi gli venne in aiuto; al massimo un po’ di compassione nei loro profumi, ma non avrebbero mosso un’unghia per aiutarlo.
E di chi è la colpa?
Lui mi ha lasciato lì dentro, poteva venirmi a prendere e non l’ha fatto …

“Il suo silenzio parla da solo” fece l’Imperatore “Governatore Fett, scorti questo moscerino nella …”
Non posso finire così! “No, aspettate. Io … io possiedo un dono, un potere speciale” se quella era l’unica via, l’avrebbe percorsa. Morire in una cella non era la soluzione che gli serviva, non quando qualcuno doveva pagare per tutto quello “Posso individuare le persone e le cose … ed anche i sentimenti, i pensieri in parte … con il mio olfatto. E’ una mia dote, non ce l’ha nessun altro, se mi risparmiate la vita la metterò al vostro servizio!”
L’unica cosa che valesse davvero. Non pensò alle conseguenze, l’unico imperativo per lui era vivere. Vivere ed andare avanti. Prima che quel mondo di metallo ed oscurità lo schiacciasse. Gli occhi del signore della galassia furono di nuovo su di lui: ebbe una sensazione strana, quasi di freddo, simile a quella che aveva usato su di lui l’amica dell’Invocatrice. Di essere scrutato, controllato, visto da migliaia di occhi invisibili che si incunearono dentro la sua mente.
Lui sapeva. Ed anche Zexion. L’uomo sul trono era in grado di avvicinarsi ai suoi pensieri con un potere diverso dal suo ma altrettanto efficace, e da sotto il cappuccio nero vide un ghigno tra due guance avvizzite che non prometteva nulla di buono.
“Sembri sincero e sicuro di te, ragazzino” un brusio generale tra i Signori Oscuri “Ma farai bene a renderti davvero utile, perché non amo sentirmi raccontare frottole … non è vero, Signori Oscuri?”
Zexion respirò a fondo “Ho pensato ad una tua possibile collocazione. I miei servizi segreti necessitano di essere riorganizzati a dovere, e forse uno come te potrebbe farmi comodo … sempre che tu sia davvero abile come dici … un radar su due gambe può avere la sua utilità, ma sappi che sarai sorvegliato”.
Se non vi erano altre possibilità … “La ringrazio, Imperatore”.
“NON COSI IN FRETTA!”
Percepì l’odore ma non poté fare nulla per evitarlo. Vide solo dei fulmini azzurri esplodere nel suo campo visivo e si ritrovò dall’altra parte della stanza, scagliato contro il duracciaio della stanza e poi sul pavimento mentre i governatori si allontanarono di corsa. Non erano come gli incantesimi di Larxen, ma mentre le scintille attraversarono il suo corpo sentì il volere del loro padrone attaccare, schiacciare, infilarsi nelle sue ossa e nella testa. Sentì la sua voce gridare, ma come se non fosse lui davvero. O forse lo era.
Quando la scarica terminò vide le saette azzurre ritornare nelle mani dell’Imperatore e svanire sotto le maniche nere della tunica; cercò di rimettersi seduto, ma il suo corpo era ancora attraversato da scintille e l’abito emanava sottili volute di fumo “Uno paga per tutti, ragazzino. Per te e per tutti i tuoi amici che si sono presi gioco dell’Impero … e per ricordarti cosa succede a chi prova ad ingannare me”.
Ingannare? Nella testa di Zexion non c’era posto, al momento, per quella parola. C’era solo un dolore martellante per tutto il corpo ed un terribile sapore amaro, ma non era nemmeno quello ciò che lo feriva. Si lasciò trascinare da due assaltatori verso la porta senza opporre troppa resistenza, e senza riflettere “Scongelate quel Mistobaan su Tatooine e poi portatemelo qui” sentì brontolare il sovrano “Per Kaspar apportate il lavaggio del cervello standard e poi assegnatelo al battaglione 8, ho un paio di idee per come impiegarlo; poi …”
Il seguito Zexion non lo ascoltò più. Non lo riguardava, del resto. I soldati abbaiarono qualche ordine, e seguì gli uomini vestiti di bianco attraverso infiniti corridoi, lanciando solo delle occhiate distratte a quella base. Si lasciò spingere su una navetta senza fare storie, ed anche immerso nello spazio non degnò le stelle di uno sguardo. Imprecò tra i denti contro tutti i Membri dell’Organizzazione, quelli ancora vivi e quelli che non erano niente altro che fantasmi; ma imprecò soprattutto un nome in particolare. Nessuno gli aveva requisito la piccola fiala che teneva tra le pieghe della tunica, non si erano nemmeno degnati di darle un’occhiata; eppure era lì, qualche goccia di quel liquido incolore che poteva dare la morte in un attimo.
Vicino al portello la estrasse e la fissò. La persona che gliela aveva messa in mano non si era fatta alcuno scrupolo: aveva lasciato che i Nuclei Neri esplodessero senza avvertirlo, era fuggito insieme al suo stupido assistente ed alle sue preziose bustine di the, non si era degnato di cercarlo.
Premendo il pulsante di quegli ordigni magici aveva fatto esplodere non solo il Castello, ma tutto quello che vi era all’interno; aveva permesso che i ricordi del passato non fossero altro che polvere morta, se li era lasciati alle spalle senza alcun rimorso. Il n. IV aveva lasciato che il passato svanisse perché era uno scienziato, e non si voltava mai indietro.
Facendo scivolare la fiala al suo posto, Zexion si decise di fare altrettanto.
Se non c’era modo di recuperare quello che era stato avrebbe trovato un’altra strada. Ed avrebbe restituito il contenuto di quell’ampolla al suo creatore, goccia dopo goccia, come ringraziamento per quei Nuclei Neri. Lo avrebbe cercato ed avrebbe saldato il conto.
Perché lo hai fatto?

Narratore: “Ok, ok, prima che Zexion ci ammorbi con le sue melens…”
REGISTE: “Narratore, se non vuoi finire sul set di Cento Vetrine chiudi la bocca e fai partire l’epilogo!”
Narratore: “Oh, meno male, i nostri pochi lettori tireranno un sospiro di sollievo! Queste storie non creano fan, Registe, cercate di farvene una ragione”
REGISTE: “Narratore, se osi riproporre quella storia dell’Angelo da Un’Ala Sola che spacca tutto firmiamo seduta stante il foglio del tuo licenziamento”
Narratore: “Non è colpa mia se i personaggi di Nomura fanno successo …”
REGISTE: “Beh, anche i Membri dell’Organizzazione lo sono. Poi ovviamente noi li perfezioniamo”
Narratore: “Ho i miei dub …” guarda le Registe che scribacchiano su un foglio “…avete ragione voi, sublimi Registe!”
REGISTE: “Bene, ora va meglio …ADESSO ALZA LE CHIAPPE E NARRA L’EPILOGO!”



- Dimensione senza nome, in una grotta nella foresta –

“Padron Vexen, è sicuro di …?” la frase del suo assistente fu interrotta da uno scaffale ammuffito che cedette sotto il peso dell’ennesimo libro. La vecchia grotta che aveva utilizzato quando era ancora uno scienziato ai margini della legalità, prima di entrare nell’Organizzazione, li aveva accolti con il familiare odore di muffa e di legno bagnato. Ma nessun animale vi aveva fatto la tana, ed alcune delle vecchie suppellettili erano ancora lì, coperte di polvere ma funzionanti e gli alambicchi ben al sicuro in un piccolo scomparto. Aveva ordinato a Camus di rendere abitabile quel luogo e l’altro aveva obbedito, tutto contento nella sua mente condizionata.
Il piano di una vita era fallito; non solo l’Invocazione Suprema, ma anche il suo sogno di scienziato più brillante degli universi. I pochi libri che aveva portato con sé dal Castello non sarebbero bastati a compensarlo della perdita dell’unica, vera biblioteca che la sua stupida dimensione potesse mai avere. Ma c’era la sua vita in palio, perciò con un certo rammarico allontanò il ricordo del vecchio laboratorio e dei volumi ormai svaniti.
Si ritornava alle origini.
Prima che il Superiore lo inserisse in quel Castello di sbandati era stato un medico girovago; si era guadagnato da vivere così, dispensando cure dove le ridicole superstizioni dei religiosi del suo mondo non arrivavano. Non c’era minuscolo villaggio del suo mondo che non avesse bisogno dei servigi di gente come lui, anche quando i sacerdoti lo etichettavano come eretico, snaturato e collaboratore del demonio. Ci avrebbe rifatto l’abitudine. “Camus, lascia perdere quello scaffale e preparami un the!”.
Avrebbe ricominciato dall’inizio. Non vi erano altre possibilità.


- Stessa dimensione, ad un crocevia in una regione meridionale –

Auron aveva imprecato così forte che lo avrebbe sentito persino il Grande Satana. Mu si era segnato ed aveva sgranato il suo rosario, ma la furia del suo amico era incontenibile; si era sfogato abbattendo la lama contro una dozzina di alberi, domandandosi perché la prima ragazza di cui si fosse seriamente innamorato lo avesse abbandonato. Il sacerdote non aveva risposto: la maga aveva pianto prima di separarsi, aveva pianto quando gli aveva chiesto di prendersi cura di quel mercenario e Mu glielo aveva promesso. Ma non se la sentì di turbare Auron con quel dettaglio.
Avrebbero fatto meglio a lasciarsi quella disavventura alle spalle.
A conti fatti, l’unica cosa che aveva guadagnato da quell’esperienza al Castello dell’Oblio era stato un nuovo amico. Irascibile e violento, ma un buon amico.
I suoi ricordi erano tornati a posto, e lasciò che fossero loro a guidarlo “Auron, non so te ma … non ho intenzione di restarmene a piangere su quello che è accaduto”.
Non era più uno schiavo dell’Organizzazione; Camus era ancora sotto il giogo del n. IV, ma non avevano idea di dove fosse e come salvarlo. Quindi avrebbe continuato a lottare per il suo mondo che era stato costretto ad abbandonare: la sua terra era invasa dalla famiglia demoniaca, e se gli altri sacerdoti avevano voltato le spalle al loro popolo lui non l’avrebbe fatto. La Resistenza lo attendeva a braccia aperte, e lui non avrebbe sprecato questa nuova possibilità.
Auron lo fissò da sopra gli occhiali “Hai qualche idea?”


- Sempre la stessa dimensione, in un prato verde con una simpatica stradina gialla (avete presente il finale di Kingdom Hearts I con Sora, Paperino e Pippo che corrono? Bene, stessa ambientazione e stessa musica di sottofondo) -

“Come sarebbe a dire che non possiamo più evocare le armi?”
“Axel, se il Castello dell’Oblio è andato distrutto abbiamo perso tutti i nostri poteri. Niente Corridoi Oscuri, niente evocazioni, niente potenziamento degli incantesimi” rispose Marluxia, con la sua solita faccia sapiente.
Certo, Larxen non era affatto contenta della situazione. Per colpa di quello stupido pallone gonfiato di Vexen adesso era lì, sul ciglio della strada, senza nemmeno uno dei suoi superpoteri e con due noiosi e lamentosi compagni di viaggio. L’unica cosa divertente era vedere Marly arrancare sotto il peso della sua falce: lei era stata previdente, sì, sì, i suoi kunai erano perfetti per ogni occasioni, piccoli, tascabili e sempre appuntiti. Ed aveva ancora lo scettro nero che avevano preso a quell’Intercessore che sembrava un mocho, mentre Axel aveva cacciato nella tunica il suo stupido sacchetto con le ancor più stupide pietre all’interno.
“Beh, la soluzione è semplice!”
I due la guardarono, e fu contenta di avere la loro attenzione per qualche secondo: “Cerchiamo Vexen e facciamogliela pagare!”
“E dove pensi di trovarlo, Larxen, se sono indiscreto?”
“Semplice … andiamo a caso. Il nostro mondo non è tanto grande! Ci divertiremo da matti!”
Sì, l’idea le piaceva! Guardò il ciuffetto del n. IV con fare estatico, già certa che quella caccia avrebbe dato i suoi frutti.
Vexycaro, non crederai di essere riuscito a sfuggirmi, vero?
“Larxen, se il particolare ti sfugge avremmo bisogno di cose basilari come cibo e denaro, non possiamo attraversare un mondo pieno di sacerdoti e demoni senza niente altro che le nostre armi e quel feticcio di dubbio gusto che tieni in mano”.
Avrebbe voluto dire a Marluxia quello che ne pensava dei suoi capelli e di come glieli avrebbe tagliati tutti e messi nel didietro quando Axel si degnò di rendersi utile “Rubare? Libertà di imprecare? Una bella caccia all’uomo? Finché non troviamo niente di meglio … fai strada, sorella!”
Sotto i tatuaggi comparve il ghigno delle grandi occasioni “Marly, se ti accontenti della compagnia di due poveri ladri come noi sei il benvenuto!”.
“L’ultimo che arriva al prossimo villaggio paga da bere, Axel!” fece lei, e si lanciò con un gridolino lungo la strada, seguita dal roscio e dalla sua valanga di imprecazioni. Dopotutto c’era il sole, l’aria correva tra i suoi capelli e lei era la Ninfa Selvaggia, la Regina della Caccia e la Signora dei Mille Inseguimenti. La sua vittima aspettava da qualche parte, ed avrebbe tenuto i kunai affilati per quell’occasione, non importava quanto tempo ci sarebbe voluto.
Sto arrivando, Vexycaro!
Era pronta per un nuovo gioco.


F I N E




Narratore: “Eh, no, ancora un attimo di attenzione, amici lettori! Ora che le Registe stanno oziando, tutte contente di aver terminato la stesura di questa serie, c’è qualcosa che IO voglio raccontarvi. Ovvero qualche particolare, qualche piccola curiosità su questa storia che quelle due rincoglionite non vi racconteranno mai ma di cui IO sono venuto a conoscenza avendole ascoltate durante la stesura del copione. Infatti la prima stesura di questa serie non era esattamente così come l’avete letta …

- il primo abbozzo di questa serie nacque quando le Registe non avevano ancora giocato a Kingdom Hearts Chain of Memories. Quindi di cosa diavolo doveva parlare in origine questa storia? Beh, di Final Fantasy X! Doveva essere un’avventura tra i pianeti di Star Wars, con tanto di Eoni ed Invocazione Suprema di contorno, ed era prevista l’apparizione non solo di Auron, ma almeno di Yuna e Seymour. Però Yuna è stata messa da parte perché c’erano già troppi personaggi femminili dolci (Mara, Daala e Zachar), ed anche Seymour è stato tralasciato perché aveva una personalità troppo simile a Kaspar. Ma non temete, Yuna e Seymour ricompariranno nella serie in altre vesti, altri tempi ed altri luoghi.

- sempre in questa fantomatica prima stesura, le due Invocatrici con i due Intercessori avrebbero dovuto visitare dodici pianeti, ciascuno custodito da uno dei Cavalieri dello Zodiaco. Quando le Registe si sono accorte che 12 nuovi personaggi sarebbero stati un po’ troppi persino per loro hanno cancellato tutto ed hanno deciso di tenere solo il dolce Mu come guida. Camus doveva essere il custode del pianeta ghiacciato Hoth, ed è entrato solo perché serviva un assistente per Vexen, altrimenti sarebbe stato cestinato come gli altri … considerato che diventerà un personaggio principale nei capitoli a venire (non potete capire, amici lettori, Camus è… è… il mio personaggio preferito perché è … semplicemente Camus!) ha avuto molta fortuna a poter entrare gia' da ora.

- Poi è arrivato Chain of Memories. E qualcuno si sarà anche chiesto “Ma dov’è Lexaeus?”. Ebbene, ricordo ancora di aver sentito le Registe per le vie di Fregene, mentre andavano a comprare il gelato “Ma Lexaeus … è ciccione … sta sempre zitto … e se …” “Cestinato”. Adesso capirete quanto sono inique e parziali quelle due streghe. Poi ovviamente se ne sono pentite in capo a due serie ed hanno deciso di farlo ritornare (quando quelle lì scartano qualcuno dai provini state tranquilli che riciccia in qualche serie successiva quando si accorgono di essere a corto di personaggi)

- Axel doveva morire in questa serie (sì, amici lettori, le Registe prima dicono una cosa e poi fanno assolutamente il contrario). E stranamente non lo facevano perché stava loro antipatico. La sua unica colpa era quella di non avere molta personalità, come forse avrete notato in questa serie: Marluxia era quello carismatico ed aveva dato prova di sé contro Kaspar. Larxen era la ragazza sadica e crudele, unica ed irripetibile. Zexion e Vexen sono un caso clinico a parte, sono due raccomandati di acciaio inox che le Registe vi propineranno per TUTTE le serie a venire con scene melense ed insopportabili da fangirl … ma tornando ad Axel, era quello venuto meno bene e non ne erano soddisfatte. E poiché nelle grandi risse ci sta sempre bene che scappi un morto avevano pensato di fargli lasciare le penne nella battaglia contro Zam. Poi si sono fatte prendere dai 5 minuti di bontà e lo hanno tenuto in vita. Se avrete abbastanza coraggio da sorbirvi altre 8 serie vedrete che questo personaggio sfuggirà dal loro controllo e potrebbe persino starvi simpatico.

- Perché Vexen ha fatto esplodere il Castello dell’Oblio? Non crederete sul serio che l’ha fatto per terrore di Zam e dei suoi poteri? Quando lì c’era il più grande laboratorio del mondo? Ma assolutamente no! E’ una scusa bella e buona delle Registe, ecco uno stralcio di una loro conversazione:

“Oddio, ma questo Castello non sarà troppo potente?”
“Mmmh, in effetti sì, abbiamo esagerato …”
“Dobbiamo disfarcene o causerà troppi squilibri nella trama”
“Ho un’idea! Facciamo attivare a Vexen i Nuclei Neri!”
“Ma con che scusa? Sei tu l’esperta in vexenologia …”
“Tranquilla, una qualche motivazione ce la inventeremo quando scriveremo quel pezzo”
“Ok, però evitiamo che sembri una scusa troppo palese …”

e inoltre…”

REGISTE: “Narratore?”
Narratore: “Sì?” (voce flautata)
REGISTE: “Con chi stai blaterando?”
Narratore: “Con nessuno, mie divine Registe” Amici lettori, voi non avete letto nulla di quelle piccole curiosità, VERO? “Sto arrivando, Registe, sono pronto per la stesura della prossima avventura, aspettatemi!”

Beh, ragazzi, devo andare! Acqua in bocca e non fidatevi di quelle due imbroglione, vedete cosa imbastiscono alle vostre spalle? E ricordatevi, diffidate di Vexen, Zexion e di tutti i personaggi raccomandati! Seguite sempre Camus e diventerete delle persone migliori! Alla prossima!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Registe