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Autore: Sasita    20/05/2012    1 recensioni
Una piccola riflessione sulla crudeltà del destino e sull'importanza del prendere la propria vita tra le mani, guidandola a scapito di ogni evenienza, dove noi vogliamo che vada.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Pietra di Luna ~


Il sole tramonta anche oggi, su questa città atavica. La cattedrale si spegne in un rosso carminio che cattura lo sguardo di chi per la prima volta la vede. Le persone continuano a camminare, impassibili alla vita che scorre, al tempo che scivola lontano dalle loro dita sottili. Sfuma, corre, se ne va.
Non si scomoda a tornare indietro. Lascia dietro di sé una strada sterrata cosparsa di ricordi e rimpianti, rimorsi, incomprensioni. Nessuno mai si volta a guardare quanto si è lasciato alle spalle, troppo preso dall’enfasi del futuro e la veloce routine del presente.
Ma il presente non esiste. Ogni istante vissuto è un istante passato, quello da vivere un istante futuro. Il presente è una convenzione; il tempo un modo per contare la pelle che invecchia e le stagioni che cambiano.
Siamo esseri umani nel nulla, siamo anime rinchiuse in un corpo inamovibile. Siamo corpi di carne in un mondo di pietra.
Esseri pensanti che soffrono, pregano, sperano, muoiono, nascono, si disperano. Esseri che amano.
Senza veli, senza pensieri, senza menzogne. Amano e basta, soffrendo.
Il sole tramonta anche oggi, su questo cuore desolato. I suoi raggi infuocati non scaldano le profondità solitarie di quest’anima infelice. Ha combattuto fino in fondo, ha rischiato di cadere ed è caduta. E’ morta ed è rinata, mentre la gabbia semovente che la rinchiude continuava ad andare avanti.
Il fiume ha sempre quel colore fangoso, ma in quest’ora magica prende una sfumatura topazio che svia lo sguardo dallo sporco per farlo catturare da quell’incontro di universi: cielo, terra, acqua, aria. Tutti insieme nell’orizzonte scuro, dove ormai il sole ha lasciato posto alla nera notte.
Salgono le stelle. Nasce la luna. Resti a guardare, troppo sfibrata per muoverti solamente. Eppure non vuoi guardare. Non sai cosa vuoi fare, in realtà, perché l’unica cosa che vorresti non la puoi avere. Non puoi avere l’amore che ti brucia, non puoi avere il corpo che desideri o l’anima che aneli. Non puoi avere niente di quel che credi necessario. Non puoi avere neppure i minuti, perché non fai che pensare a quello che non puoi avere e vorresti, piuttosto che godere di quel che hai. Pensi a come sarà vedere il tramonto con la persona che ami, e non pensi che intanto questo se ne sta andando, sfumandosi in una notte che non tornerà più.
Tu aspetti.
Lo fai da una vita, dopotutto. Non puoi che continuare a farlo senza ribellarti, tenendo dentro quel gelo che tenti di buttare fuori senza riuscirci, rimanendo capace solo di ammaliare con uno sguardo di ghiaccio e una maschera di discreta indifferenza portata sul viso, mentre i capelli ti sfiorano il viso nella brezza della sera. La gente passa, ti osserva, resta in silenzio sotto un’occhiata che fa tremare fin dentro le ossa.
Non hai altro modo per dimostrare cosa provi se non facendolo con lo sguardo: freddezza a coprire un cuore troppo caldo, che ha subito troppe percosse per potersi permettere di mostrare la sensibilità che ha.
Salgono le stelle. Nasce la luna. E le nuvole riempiono questa notte di maggio. Sei silenziosa, cupa: una statua nel buio rischiarato dagli astri e dai lampioni. Il Ponte Vecchio ti guarda illuminato, con la sua vita musicata e poliedrica. Passano i turisti, passano gli amanti. Puoi solo osservarli di sfuggita, domandandoti cosa mai tu abbia fatto per dover cadere sempre nella trappola degli amori travagliati. Ti chiedi perché devi essere così complicata. Ti senti condannata e  lo sei. Sei una di quelle persone condannate a soffrire per raggiungere la felicità. La raggiungerai, questo è certo, ma non senza spasimare, prima.
Una lacrima calda scivola sul tuo volto quando chiudi gli occhi e ti immagini quello che vi raccontate ogni sera, aspettando che da finzione possa diventare realtà. Una relazione a distanza, non avresti mai creduto che potesse essere così difficile. Così struggente. Così straziante. Ti brucia l’anima, ti uccide lentamente. E poi ti fa rinascere, quando senti la sua voce. E credi che non ci sia niente di più bello al mondo, pensando che potresti anche morire e saresti ugualmente felice. Ma poi il telefono si spegne e l’elettricità abbandona il computer. E cosa resta dentro di te? Solo la presenza di un amore che distrugge e sana, che danna e benedice. Ringrazi il cielo di aver incontrato l’amore, di aver incontrato lui. E poi lo maledici per la distanza che ha posto tra di voi. Cosa hai fatto di male tu? Cosa ha fatto di male lui?
Riapri gli occhi ed è nuda roccia quel che osserva intensamente il cielo. Ricacci le lacrime e ci riesci, non scendono più.
Tu non piangi.
Non lo fai da anni. Quando capita è un’occasione rara e devi essere davvero distrutta e lacerata per lasciarti andare in questo modo.
Sei giovane, non c’è dubbio, ma questo non significa che tu non possa provare l’amore lacerante e distruttivo che si scatena nei cuori di chi non si mette freni o divieti. E’ quell’amore inebriante di chi si butta nella mischia e si lascia conquistare, palmo per palmo, dalla grandezza di un sentimento.
E allora resti lì a pensare alla tua vita che odi e che ami al contempo; a pensare a quel ragazzo che ha saputo creare una breccia per entrare in un cuore che avevi sempre creduto già pieno, dimostrando che c’è sempre spazio per amare chi ti ama. E allora chiudi gli occhi ed ispiri l’aria della sera: sei annoiata, sfibrata, stanca ed hai voglia di urlare, ma in fondo sei felice. C’è quell’aria di vittoria che aleggia intorno a te. Non puoi avere tutto ma puoi combattere per ogni cosa tu voglia. E la puoi ottenere, se l’intensità con cui combatterai per essa è la stessa con cui la desideri.
L’amore è potente, sa superare barriere che la maggior parte della gente rifugge. Che importa il dolore? Che importa la sofferenza? Sono prove da superare, solo questo. Arrivare in fondo godendo la felicità di quell’inesistente presente, questa è la vera sfida. Cercare di vivere, sperando di non morire troppo presto per stringere il premio tra le mani.
La vita è un dono troppo straordinario per essere sprecato dietro ai sentimenti negativi. Ogni istante va sfruttato al massimo, senza timore, senza paura di cadere.
Così ti sposti dal muricciolo di ponte Santa Trinita ed alzi lo sguardo verso il cielo scuro, tinto di amaranto dalle luci cittadine. Cammini verso casa, in attesa. Attendi di sorridere e non importa quanto a lungo dovrai aspettare. Tutte le cose belle hanno il loro tempo, l’importante è saperne accettare i rischi.
Ma una volta incominciata la battaglia, saranno i lividi del combattimento a far godere con più passione la medaglia del vincitore.



 

   
 
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