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Autore: Kengha    20/05/2012    5 recensioni
Dopo anni in cui il loro rapporto era completamente degenerato, nessuno dei due si sarebbe potuto aspettare un nuovo incontro a La Martinique.
Un incontro, durante il quale si accorgeranno di essere appena all'inizio delle danze.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelica, Jack Sparrow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un oceano di ricordi'
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Note dell'autrice: Un'altra JackxAngelica, questa volta dal punto di vista della Spagnola, se nella precedente "Il convento di Siviglia" descrivevo l'inizio, in questa parlo dell'apparente fine del loro rapporto: quindi del ballo a La Martinique (uno dei pochi momenti che entrambi ricordano assai bene e con piacere). 
Anche questa è una song-fic, le parole in grassetto sono parte della traduzione della canzone "Oceans" degli Evanescence.
Buona lettura,
Dolly
 
Un ballo a La Martinique


E’ passato parecchio tempo dall’incontro più inaspettato e burrascoso di tutta la mia vita. Lui è diventato parte integrante della mia esistenza in maniera del tutto inattesa.
Sono passati alcuni anni da quando mi ha portata via da Siviglia, ma ancora quel ricordo è vivo nella mia mente e quella notte è l’unica speranza alla quale mi aggrappo;
All’inizio sembrava andasse tutto per il meglio, fuggire con lui era la cosa migliore che avevo fatto nella mia vita, ma già a Saint Dominique mi resi conto che in realtà non potevamo più andare avanti.
Lui è rimasto sempre lo stesso, sono io ad essere cambiata… e questo ci ha reso troppo simili per stare insieme: più di una volta abbiamo tentato di soggiogarci o ucciderci a vicenda, con scarsi risultati.
Non voglio essere io ad andar via, ma non riesco a sopportare il pensiero di un altro giorno.
Sembrava avessimo finalmente chiuso dopo quella notte burrascosa nel porto francese: è ripartito con il proposito di cercare la Perla (ancora), non si rende conto che non troverà mai quello che sta cercando.
Sono arrivata a La Martinique un paio di mesi fa, per adesso è andato tutto bene: i saccheggi, le armi… il Rum. Se ne trova in abbondanza da queste parti!
Anche con l’alloggio sono stata fortunata, una locanda non troppo caotica ma ben frequentata, il genere di posto che sprizza informazioni da tutti i pori.
Infatti non ho impiegato troppo tempo prima di venire a conoscenza che lui è arrivato anche qui.

E’ una notte senza luna e io sono stabilita a un paio di centinaia di metri dal porto, non ci metto molto a trovarlo.
E’ vicino il mare e discute animatamente con un pescatore, lo stesso che mi ha indicato il posto dove avrei potuto passare le notti, un brav’uomo… Francois se non ricordo male.
Probabilmente sta cercando di chiedergli se ha visto la Perla, ma non è un asso con il francese: chissà che diavolerie starà mimando!
Mi avvicino silenziosa, in modo che non si accorga della mia presenza. Inizio ad ascoltare quello che sta cercando di dire e più di qualche volta faccio fatica a reprimere le risate:
-Le navire! Grand, énorme! L’équipage… brutto! Tous ossuto et mauvais! Le capitan barbu! Grand nave… no cioè, navire noir! Aquì… oddio questo è spagnolo ehm… icì à le port! Comprendre?-
Vedo l’espressione del pover’uomo di fronte a lui stralunata, crederà come minimo che sia un pazzo da esorcizzare.
Credevo avesse finito, ma mi rendo conto che la buffonata è ancora nel pieno del suo corso:
inizia ad imitare il mare con le mani, le onde con la bocca, una sottospecie di zombie (probabilmente Barbossa e la sua ciurma quando maledetti), una scimmia e dei duelli facendo uso della spada.
-Dubito che così riuscirai ad ottenere informazioni.- esordisco uscendo dall’ombra.
E’ voltato di spalle, ma pagherei tutto l’oro del mondo pur di vedere la sua faccia in questo momento: ha capito che sono io.
-Angelica, amore!- esclama voltandosi ed esibendo un teatrale sorriso, che più m’incanta.
-C’est tout droit, Francois, ne l’écoutez pas.- lo rassicuro, facendo sfoggia del mio buon francese imparato tempo fa nel convento.
Il vecchio pescatore mi sorride e poi si allontana, sparendo tra le strade tortuose e buie dell’isola.
-Che…che gli hai detto?! Perché è andato via? Ero ad un passo così da farmi dire dove fosse la Perla!- urla scontento
-No, eri da un passo così da farti chiudere in manicomio.- lo rimbecco allontanandomi lentamente
-Oh, sì, certo. Adesso devi farmi vedere che qui ti sei stabilita bene, che sono io ad essere nel posto sbagliato!- parla muovendosi come nulla fosse, ma è a disagio
 –Ti ricordo che io sono Capitan Jack Sparrow!- esclama alle mie spalle.
-Sì certo, come te pare.- concludo entrando anch’io in un vicolo e lasciandolo solo.
Come speravo, mi segue. Pochi minuti dopo mi blocca con le spalle al muro e mi punta la sua pistola alla gola.
-Dimmi cosa sai sulla Perla, o non esito a sparare.-
-Alla fine non puoi mai lavarti il sangue dalle mani.- Dico con un ghigno
-Comunque non sparerai, quel colpo ti serve.-
Infatti, ritira subito l’arma, lo conosco fin troppo bene e so di chi porta il nome quel suo unico proiettile.
-Penso di aver finalmente capito cosa vuol dire essere persi.- biascica un po’ in imbarazzo.
-Non troverai mai quello che stai cercando, qualcosa per riempire il vuoto e compensare tutti quei pezzi mancanti di te.-
-Pezzi mancanti, dici? Non ancora per molto: prima o poi la troverò, anche a costo di cercarla per tutta l’eternità!-
-Stai provando a far tua la libertà, senza capire che non può appartenere a nessuno.-
L’ho incastrato e non gli piace.
-Senza tutti questi giri di parole… l’hai vista o no?-
Ho il suo sguardo puntato addosso, gli occhi che bramano informazioni.
-Sì, l’ho vista. E sei in ritardo di almeno una settimana, Sparrow.-
-Tesoro, ho tracciato io stesso quella rotta e posso saltare un paio di tappe e raggiungerla in men che non si dica!-
-Se lo credi tu…-
faccio per andarmene di nuovo, ma ancora mi blocca.
-Si può sapere che vuoi da me? Credevo avessimo chiuso!-
-Angelica, non devi essere tanto triste solo perché ti ho lasciato.-
-Guarda che ti ho lasciato io!- gli soffio, prima di divincolarmi con uno strattone.
-Ti prego! Possiamo mettere da parte un istante le nostre divergenze? Voglio solo sapere in che direzione andava la nave!-
-Non hai detto di conoscere bene la rotta?-
-Sì, esattamente! È quello che… ho detto. Comunque ho detto di conoscerla, non di ricordarla in ogni dettaglio.- conclude imbarazzato
-La bussola, usala!- dico sprezzante
-N…n …iona…-
biascica qualcosa di incomprensibile e lo esorto a ripetere.
-NON FUNZIONA!- urla seccato
-Oh, adesso capisco tutto. Non è solo la Perla ciò che vuoi.- dico con fare ammiccante
-Certo che è solo la Perla ciò che voglio!-
-No che non lo è!-
-Sì invece!-
-Invece no!-
-Ho detto di sì! Altrimenti la bussola funzionerebbe!-

Il nostro battibecco viene interrotto da sensuale musica proveniente da un piccolo vascello attraccato poco distante, mi rendo conto che le candele sono accese e (mandando al diavolo Sparrow e la sua Perla) mi avvicino.
Dev’essere una piccola festa, ci sono diversi Francesi che ballano e bevono vino.
È davvero uno spettacolo meraviglioso, non posso che rimanere incantata da quei fantastici movimenti, ho sempre amato il ballo.
Lentamente si avvicina a me un uomo: è affascinante, alto, muscoloso… tutto quello che non è Jack, insomma.
-Madmoiselle, accordez-moi l’honneur de cette danse?-
-Avec un immense plaisir.- rispondo con un sorriso prima di prendergli la mano e dirigermi verso il centro del ponte della nave, in mezzo al raduno di marinai.
E’ un tango quello che iniziano a suonare, uno dei balli che preferisco, il mio partner è davvero eccellente! Tiene il ritmo, conduce la danza e mi da anche la fiducia che merito.
Dopo una piroetta, durante la quale mi allontano un po’, ritrovo Jack al posto del Francese e, nonostante sia sorpresa, continuo a ballare.
-Che vuoi, ancora?-
-Non ti permetterò di mostrare le tue capacità di ballerina in una danza che non sia io a condurre!-
-Perché, sai anche ballare, Sparrow?-
-Ne hai mai dubitato?-
-Ovvio che sì!-
-Ti permetto di lasciarmi, non d’insultarmi!-
La musica s’intensifica e mi rendo conto che stiamo facendo un’eccellente figura, vista la gente che è uscita da sottocoperta e che si è andata a radunare attorno a noi.
Penso di aver finalmente capito cosa vuol dire essere persi: non riesco a trovare la strada che ci conduce fuori da tutto questo.
Doveva essere finito tutto già da tempo, siamo ad un milione di miglia da dove abbiamo bruciato il ponte.
Non posso continuare a fingere che tutto quanto andrà bene con il mondo intero che mi cade addosso.
Perché è tornato da me? Non gli bastava avermi sedotta, usata e abbandonata?
Doveva sapere meglio quello che mi stava insegnando, doveva capire prima il guaio in cui mi stava cacciando.
Attraverso gli oceani nella mia mente e torno all’inizio, mi rendo finalmente conto che siamo caduti così distanti da dove eravamo prima.
Lui credeva di poter ritrovare la sua nave e io credevo di poter stare per sempre al suo fianco. Alla fine tutto quello in cui credevamo era una menzogna.

Siamo arrivati alla fine delle danze e mentre sono ancora tra le sue braccia mi infila lentamente uno dei suoi anelli, chissà a chi lo avrà rubato… comunque ero sempre stata attratta da quell’ametista.
Per ricambiare, mi sfilo un fazzoletto di pizzo dalla tasca e glielo lego lentamente al polso. Lentamente, afferra un calice con dell'inivitante, dal quale beviamo entrambi assaporando con gusto il vino rosso. E’ troppo tardi, ma mi rendo conto che tutto quello che abbiamo passato, ancora non è servito a nulla: non impariamo mai, così cadiamo di nuovo.
Abbiamo provato ad ucciderci, ma evidentemente ancora è poco, siamo legati da qualcosa di troppo forte che non riusciamo a spezzare.
So com’è arrivato qui, non ricorda affatto la rotta, infondo sapeva di trovarmi.
I Francesi si levano in un applauso soddisfatto, lo spettacolo è stato gradito!
Nessuno si è reso conto, però, che quello che per loro era un semplice intrattenimento per noi rappresentava un ballo con la morte.
So che se non lo farò ora non lo farò mai più e rimarrò per sempre imprigionata, gli lascio un leggero bacio sulle labbra e gli sussurro in un orecchio:
- Attraversa gli oceani nella tua mente, trova un modo per sognare all’interno di questo incubo, trova un modo per spingerti oltre i limiti. Alla fine non puoi mai lavarti il sangue dalle mani. -

Dopo anni, finalmente, trovo la forza di dire addio, mi dissolvo tra la folla e corro via dal ponte divenendo nient’altro che un’ombra per lui.
Non mi segue, neppure con lo sguardo, sa che è finita e che è giusto così, sa che tutto quello in cui credevamo era una menzogna.
Domattina, probabilmente, sarà già lontano dall’isola: a bordo di una piccola scialuppa mal messa da lui costruita.
Continuerà a cercarla, perché lui vive con la convinzione che la libertà gli appartiene.

Guardo di sfuggita l’anello che mi ha donato, non posso che rendermi conto che siamo appena all’inizio.


                                                                         
   
 
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