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Autore: Rin Hisegawa    21/05/2012    7 recensioni
Lui non vorrebbe vederla piangere in quel modo. La guarderebbe con quell'aria di fastidio misto a dispiacere, incerto se abbracciarla o prenderla in giro, e magari alla fine farebbe entrambe le cose. Eppure l'ha scacciata, e lei non può fare a meno di disperarsi, perchè le principesse delle storie si sposano col Principe Azzurro e lei invece si è innamorata del Mago cattivo. [GOLD / BELLE]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo sembra non passare mai, in quella piccola cittadina. I giorni scorrono tutti uguali, nonostante l'orologio sul campanile della biblioteca abbia ricominciato a ticchettare. La biblioteca è vuota, non ci lavora nessuno, e i vetri sono coperti da fogli di giornale malamente attaccati col nastro adesivo.
Emily ci passa davanti ogni giorno, diretta verso il negozio di Mr. Gold per portargli il pranzo o aiutarlo a mettere in ordine la sua collezione. Non si tratta di un lavoro vero e proprio (non sa nemmeno se può effettivamente averlo, un vero lavoro, visto che è ancora costretta a prendere tutti quegli psicofarmaci), ma almeno l'aiuta a tenersi impegnata durante le monotone giornate di luglio che sembrano non finire mai.
Piano piano, Emily ha imparato a cucinare. Ha smesso quasi completamente di tagliarsi e bruciarsi le dita, e quando le succede Mr. Gold è sempre pronto a medicarla, con una parola gentile ed una canzonatoria dette in quel tono che le ricorda tanto qualcosa di lontano, di speciale... ma che cosa, effettivamente, non lo sa mai dire.
La sera, nonostante le sembri di non far mai abbastanza, Emily torna a casa stremata e con la schiena dolorante. E' ancora molto fragile, ma qualcosa nella sua anima ostinata la spinge a dare sempre il massimo, anche quando dare il massimo non è esattamente la cosa più furba da fare. Per questo motivo, anziché riposarsi, si siede alla scrivania ed estrae il quaderno che Archie le ha regalato.
Come non ha tardato a scoprire, scrivere è un'attività che la rilassa quasi quanto la lettura. E' anche meglio, anzi, perché per la prima volta in tutta la propria vita è lei, Emily, a raccontare una storia. Non si tratta più di osservare passivamente la gente che passa davanti ad una cella, lasciandosi trasportare dai pensieri; si tratta di agire, osservare, scegliere e descrivere.
E ricordare. Stranamente, per quanto concerne la sua vita attuale, ricordare è la parte che le riesce alla perfezione: Emily legge una poesia, e quella resta impressa a fuoco nella sua memoria. Sente un profumo, ed è certa che non lo scorderà mai più. Forse, pensa, è perché la sua mente è stata fino a quel giorno un foglio bianco: come quel quaderno, che non aspetta altro che essere riempito, il suo cervello ha sete di nuove esperienze e di memorie da accumulare.
Così Emily scrive, annota ogni minimo dettaglio, descrive ogni cosa con dovizia di particolari. Oggi Granny mi ha salutata. Stava spazzando davanti alla tavola calda, e indossava uno scialle color sabbia. Io ho pensato: uno scialle con questo caldo? Ma non ho detto niente, perché è anziana e magari soffre di cervicale, e non voglio metterla in imbarazzo facendole domande invadenti. Quindi ho ricambiato il saluto, sono passata oltre e ho notato che...
Scrive di getto, e non si interessa affatto dello stile. E' il contenuto, l'importante, quello che conta è che se un giorno vorrà sfogliare di nuovo quelle pagine potrà provare le stesse sensazioni che hanno accompagnato quei giorni così surreali, i primi giorni della sua nuova libertà.
E poi, ci sono i sogni, naturalmente. Quelli sono i più difficili da raccontare. Come in un film, hanno iniziato a dipanarsi in ordine cronologico, tanto che quando Emily va a dormire sa che riprenderà la storia dal punto dove l'aveva lasciata.
La protagonista è una ragazza dai lunghi capelli scuri, intrecciati di edera e piume screziate. Gli occhi sono azzurri come la superficie di un lago, i piedi scalzi, il collo adorno di una collana di ossa e rametti spezzati. Non è sempre stata così: un tempo era una principessa, con enormi gonne dorate. Un tempo era una cameriera, sempre sorridente in attesa che il suo futuro si dispiegasse davanti a lei.
Poi, improvvisamente, qualcosa era andato storto. Non è certa di cosa sia, probabilmente si tratta di un bacio. Un bacio che non avrebbe mai dovuto dare. Era stata cacciata, allontanata dall'uomo che ama. Era fuggita, mentre i cavalieri di suo padre e i soldati di una strega cattiva la braccavano attraverso i boschi come un animale selvaggio o una ladra.
Si era nascosta, terrorizzata, fiutando il vento con gli occhi spalancati come una volpe inseguita dai cani. Aveva strisciato nel sottobosco, dormito nelle grotte, raccolto le bacche per non morire di fame. Spinta dalla disperazione e dalla fame, infine, aveva impugnato il coltello e si era ingegnata a cacciare.
Adesso brandiva un arco, era in grado di colpire il nemico da lontano e di procurarsi la cena quasi ogni sera, e ventitré anni di vita in un castello sfarzoso non erano in alcun modo paragonabili alla libertà che provava nel correre scalza fra le foglie autunnali, respirando l'odore della pioggia e danzando assieme alle fate.
Tutti coloro che amava erano morti, le avevano detto. Le voci viaggiano rapide e lei, nascosta sotto ad un pesante mantello nero, era abile nell'ascoltare. Si recava al mercato, scambiava i conigli ed i fagiani con qualche moneta, comprava vestiti o un pezzo di sapone, pane, formaggio e qualche arma nuova.
Suo padre era partito; la guerra degli Orchi si era protratta più del necessario, e per salvare la sua piccola città anche il Re aveva dovuto scendere in battaglia. Ogni cosa ha un prezzo, le aveva detto una volta qualcuno. Tutti coloro che amava erano morti, e lei non aveva un singolo posto dove andare. Per questo motivo era tornata nei boschi, aveva aspettato, e la risposta era arrivata da lei in una gelida mattina invernale.
Camminando silenzioso sulla neve, un vecchio le si era avvicinato. Un Druido, le aveva detto, ma lei non si era fidata. Troppe persone l'avevano ingannata, fingendosi creature buone e poi rivelandosi mostri spietati, e Belle non era più la ragazza sprovveduta di un tempo. Si stava già allontanando, quando il vecchio aveva pronunciato quelle parole.
- C'è della magia, in te, ragazza, - aveva detto, - che aspetta soltanto di sbocciare.
Belle non era certa di aver capito bene: lei, una maga? Era mai possibile? Ma il Druido le aveva sorriso, e le aveva spiegato che a volte, passando del tempo con una creatura dotata del Potere, se si è predisposti si ottiene una parte del Potere stesso, e si può imparare a padroneggiarlo per compiere piccoli incantesimi.
- I Druidi non sono maghi convenzionali, - le aveva spiegato poi, - noi non facciamo pozioni e non scagliamo maledizioni. La Terra è la fonte della nostra magia, e come tale la rispettiamo. Posso insegnarti quello che so, ragazza, perché il mio tempo sta per finire e non voglio che quello che ho appreso nel corso degli anni vada perduto.
Così, Belle rimane nel bosco assieme al vecchio per mesi e mesi, e quando alla fine si allontana è cambiata nel profondo della propria essenza. Sente il Potere scorrere dentro di sé, ma è un potere buono che vive con lei, e non contro di lei come quello delle streghe. Tuttavia le manca qualcosa: un uomo, che un tempo conosceva e che adesso, se solo potesse vederla, sarebbe certamente fiero di lei.

Rumpel...

Emily si sveglia all'improvviso, destandosi al suono delle proprie urla che risuonano, come un lamento incessante, in tutta la casa. Si sveglia sentendo due braccia che la stringono il viso sepolto nell'incavo fra il collo e la spalla di qualcuno, così familiare. Sente le ossa della clavicola a contatto con la sua guancia, e un profumo strano che le ricorda qualcosa di passato e non le ricorda assolutamente niente al contempo.
Ci mette un po' a capire che si tratta di Mr Gold che, richiamato dalle urla, è corso in camera sua. Il suo volto stanco sembra spaventato.
- Che cos'è successo, cara? - domanda, la voce forzatamente bassa nel tentativo di mantenere la calma.
- Soltanto un brutto sogno, - risponde Emily confusa, e si vergogna per aver fatto tutta quella confusione e averlo svegliato.
Tuttavia, sa che non è vero; non stava facendo un brutto sogno, niente affatto. Era un sogno bellissimo, e lei era sul punto di ricordare. Sente le lacrime premere agli angoli degli occhi, lacrime di frustrazione e delusione per la propria incapacità, ma non dice niente. Mr. Gold le sorride, ancora un po' preoccupato, sforzandosi tuttavia di sembrare rassicurante di fronte a lei.
- Era solo un incubo, cara, - le dice, accarezzandole i capelli spettinati.
Poi si siede sul bordo del letto, e le tiene la mano finché lei non si è riaddormentata.
  
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