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Autore: Lesta_Mancina    22/05/2012    2 recensioni
Armando osservò attentamente lo sfregio a forma di stella a cinque punte che sfigurava completamente il volto dell’uomo.
Un artista si aggira per le file di un obitorio, ma le tele su cui lavora non sono tele comuni...
Genere: Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA TELA DEL PITTORE
by
Lesta Mancina

 
Barbara entrò nella stanza ridacchiando ad una stupida battuta di Armando, il quale la seguì richiudendo la porta. L’ambiente era illuminato da fredda luce al neon e, benché non fosse molto ampio, appariva comunque spazioso perché arredato solo con lo stretto necessario: un armadio di metallo grigio, un frigorifero dalla spessa anta di vetro ed un tavolo di alluminio al centro della stanza con accanto un carrello porta oggetti contenente ogni sorta di attrezzo chirurgico.
L’orologio a muro nella sua cornice nera segnava le due e un quarto di notte, i due nuovi arrivati lasciarono le giacche sull’attaccapanni metallico ed si lavarono le mani al piccolo lavandino a muro.
 
La donna prese due camici bianchi da uno scompartimento dell’armadio porgendone uno ad Armando.
Da una scatola sul carrello porta oggetti presero dei guanti in lattice e li indossarono.
I due si avvicinarono al tavolo al centro della sala sul quale era steso il cadavere di un uomo.
Armando osservò attentamente lo sfregio a forma di stella a cinque punte che sfigurava completamente il volto dell’uomo, notando incisa anche una piccola A al centro della stella. Prese una lente di ingrandimento dal carrello e osservò il particolare con maggiore attenzione, poi si rivolse alla donna:
-Guarda.-
Barbara si avvicinò al collega ed ispezionò la ferita socchiudendo gli occhi e sistemandosi gli occhiali nel tentativo di scorgere ciò che aveva incuriosito l’uomo.
-Dove?- chiese in fine.
Armando porse alla donna la lenta d’ingrandimento, la donna la prese ed analizzò più attentamente la ferita soffermandosi sul punto indicatole.
 
-Curioso…forse finalmente troveremo qualche indizio in più. Questa ferita al volto è stata chiaramente inferta quando il soggetto era già arrivato qui, deve essere sicuramente opera “sua”.-
Armando ispezionò tutto il cadavere e soffermandosi infine sulla pianta del piede sinistro:
-Un’altra! C’è davvero qualcuno che si diverte a fare ghirigori sui cadaveri da studiare.
 
-Stiamo dando la caccia al nuovo genio dell’arte contemporanea,- disse ironica la donna prendendo i bisturi da un cassetto e disponendoli ordinatamente sul ripiano del carrello -che utilizza il bisturi al posto del pennello e un corpo umano come tela per illustrare i suoi sogni.-
 
-Molto poetico, non l’avevo ancora pensata in quest’ottica.-
Armando avvicinatosi al suo cappotto prese una piccola chiave da una delle tasche, poi si accostò all’armadio e con essa aprì un’antina afferrando dallo scomparto una scatola rettangolare di cartoncino ancora confezionata nella plastica da imballaggio, la aprì e ne estrasse un nuovo bisturi con impugnatura ergonomica in avorio, lama due volte più lunga del normale ed in argento con incisi caratteri runici.
 
-Io avevo pensato che fosse semplicemente un pazzo convintosi di aver vissuto un’infanzia traumatica per giustificare il divertimento che prova nel fare scarabocchi con oggetti taglienti sui cadaveri in attesa di sezionarli.
Armando fece una pausa, mentre Barbara lo osservava impietrita, sgranando gli occhi nel vedere un’orribile verità prendere forma proprio davanti a lei.
 
-Ma ti ringrazio, come lo descrivi tu è molto più romantico.-
L’uomo si rigirava il nuovo strumento tra le mani tutto eccitato, ne constatava la comodità dell’impugnatura, la solidità della lama e l’eleganza dell’oggetto in sé.
Barbara lo fissava imbarazzata e intimorita: -Ora devo andare- disse avvicinandosi lentamente all’uscita, incerta se mettersi a correre più velocemente possibile o mantenere il controllo e persuadere l’amico a non compiere un altro  scempio.
 
Armando si avvicinò al tavolo da lavoro con un ghigno entusiasta.
-Qui sul petto pensavo ad un paesaggio rurale, visto che già c’è una bella foresta.-
Disse l’uomo sfiorando lentamente con la lama gli abbondanti peli sul torace del cadavere.
Barbara afferrò la maniglia della porta sgomenta e lentamente la girò.
-No ti prego resta ancora un po’!- la invitò cordiale l’uomo.
 
-No…no… credo di aver bisogno di un caffè, è molto… molto tardi.-
-Sì, il turno di notte è massacrante- concordò.
Armando fece lentamente il giro attorno al tavolo e si avvicinò alla donna sempre rimirando gioioso il suo nuovo giocattolo, tenuto in mano con delicatezza a pochi centimetri dal volto. Barbara iniziò a tremare, il grido di panico, che urlava nella sua testa, per la paura non voleva saperne di lasciare la sua gola creandole anche difficoltà respiratorie.
 
Quando Armando la sovrastò con la sua statura facendole ombra, così vicino da poterne sentire il respiro tranquillo, Barbara vide le rune sulla lama scintillare sinistre e sfacciate alla luce tagliente dei neon.
L’uomo si chinò sulla fragile figura e quando le diede un affettuoso bacio sulla guancia Barbara sussultò col cuore in gola.
-Ne porteresti una tazza anche a me? Sono un po’ stanco.
 
Barbara con lo sguardo perso e fisso al suolo aprì di scatto la porta e uscì di fretta. Armando la guardò confuso senza capire la strana reazione della collega, scosse il capo e alzò le spalle.
Quindi, senza più curarsi di lei, il pittore tornò con entusiasmo alla sua tela.

   
 
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