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Autore: albaazzurra    27/05/2012    2 recensioni
Ho deciso di cimentarmi in questa impresa!Questa è un idea che si è evoluta diverse volte nella mia mente,ma la prima volta che l'ho pensata è stato qualche giorno dopo aver visto per la prima volta il film.E da un po'di tempo progettavo di pubblicarla.Spero di non pentirmi di aver iniziato questo universo alternativo!E spero che vi piaccia...pregherei di farmi sapere cosa ne pensate!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Megamind sospirò appoggiando il suo testone sul cuscino.Erano ormai due settimane che si trovava sulla terra con suo zio Vernon e sua madre Lactea,ed essendo un diciassettenne,alieno,blu,calvo e così diverso dagli umani era costretto a rinchiudersi in camera sua ad aspettare la partenza,e finalmente andarsene da quel maledetto pianeta.Non avendo portato amici a parte Minion,passava le sue giornate a disegnare e ad inventare progetti per le sue invenzioni,mentre la sera si dedicava a il suo hobby preferito.Suonare.Aveva una vasta collezione di strumenti ma il suo preferito era la chitarra elettrica.Inoltre era anche lo strumento che più lo rappresentava,o che almeno riuscisse a riempire quel vuoto dentro di sé.Che lo aiutasse a sfogarsi.
 
Da quando su padre era morto,da quando aveva tredici anni,non aveva più trovato il desiderio di stare con gli amici,e non aveva più avuto il coraggio di parlare a sua madre,promettendo di non parlarle più.E mantenne la promessa.Erano quattro anni che non le rivolgeva parola.E nemmeno a suo zio Vernon.Parlava solo con Minion,e molto spesso da solo,oppure con i suoi robot-cervelli,ma mai con i suoi parenti.Aveva passato i suoi ultimi quattro anni rifiutandosi di andare a scuola,e seguendo le lezioni da casa tramite ologrammi.E poco dopo la fine dell’anno scolastico,rotta sulla terra.Opponendosi Megamind iniziò facendo scioperi della fame,e continuò per una settimana chiuso in camera sua.Era davvero ostinato,ma alla fine fu costretto a rassegnarsi,ancora poche ore e avrebbe potuto perdere i sensi.Così a malincuore fu costretto a partire.Ed ora eccolo lì.Sdraiato sul suo letto a sospirare.
 
Megamind sentì un ronzio,così si alzò e aprì la porta finestra,facendo entrare una dozzina di robot-cervelli che lo travolsero e lo fecero cadere a terra sulla moquette rossa.Megamind sorridendo accarezzò con amore a turno tutti i robot-cervelli,sfiorando le loro cupole di vetro.
 
“Calma,calma ragazzi!Ho solo due mani!E tu birboncello cerca di non portarmele via come hai tentato ieri!”Disse indicando Spiky,un piccolo robot-cervello senza punte e creste,forse uno dei primi che aveva costruito.Solo alcuni avevano un nome proprio altri erano stati costruiti solo per svolgere lavori o le faccende domestiche nel loro palazzo.Proprio così.Megamind è un principe.Il futuro re,una faccenda che però fin da ragazzino non voleva prendere tra le mani.Non voleva diventare re,e soprattutto non voleva sposarsi con Kiria,le principessa del pianeta di Zumberg pianeta poco distante dal loro.Ma ormai era stata promessa a lui.Megamind voleva vivere,avere degli amici e soprattutto voleva poter scegliere il proprio amore.Poi la morte del padre peggiorò le cose,sia per il regno,sia per il povero ragazzo.
 
“Su ragazzi!Finitela!”Gridò Megamind mentre tutti i robot-crvelli lo stavano assalendo e gli facevano le fusa.
 
“Va bene…va bene,vi voglio bene anche io.Mi arrendo.”Megamind con sguardo cupo si sdraiò di nuovo sul letto mentre i piccoli robot lo guardavano con sguardo assente.Sembrava che almeno loro lo capissero.
 
“Sapete una cosa?Mi sono sempre chiesto del perché della vita.Mi chiedevo…Hei!Perchè esisto?chi sono io?...e non credo di essere giunto ancora alla risposta.Tutto ciò che ho capito è che…la vita e la fortuna con me non sembrano essere molto socievoli.Forse non gli sono simpatico.E ho notato invece…che la sfortuna e la disavventura sono innamorati pazzi di me.E io non riesco a farle capire che non ricambio assolutamente il loro amore,ma sono così ostinate…e…oltre ad essere un principe,e non poter scegliere liberamente la mia vita,la donna da amare,gli amici…chissà se mi capiterà altro…”Megamind finalmente si alzò dal materasso si affacciò al balcone della portafinestra e contemplò il paesaggio.Vide che si stava avvicinando un temporale e già sentiva il vento sul suo viso,e negli occhi umidi.Era un sintomo a cui lui era ormai avvezzo.Cercò di trattenersi,ma cominciò a singhiozzare e infine scoppiò in lacrime.
 
“Papà…papà!Dove sei!Perchè sei morto?!E-eri l’unico che riusciva a comprendermi!Almeno tu accettavi l’idea che io non volessi diventare re!Perchè?!T-ti prego papà!Torna qui!”I suoi gridi soffocati e i suoi singhiozzi tra le lacrime sapeva bene che non avrebbero riportato suo padre in vita.Ma almeno lo aiutavano a sfogarsi.Riusciva a liberarsi di un peso che portava da quando aveva tredici anni,ma ogni volta che piangeva sembrava che lo sfogo fosse più bisognoso.Sentiva ogni volta il bisogno di gridare e piangere più intensamente.E i tempi da uno sfogo all’altro erano molto ravvicinati,sempre di più.E naturalmente questo non sfuggì all’attenzione di suo zio Vernon.Orami era un po’che spiava da dietro la porta e decise di correre subito da Lactea.
 
La trovò nello studio a consultare alcune schede.La giovane donna calva blu alzò lo sguardo all’arrivo del cognato vedendolo con uno sguardo cupo e atterrito per la disperazione del nipote.                                                                                                                                                                              
“Che succede Vernon?Stai male?”Chiese Lactea guardando la sua espressione vuota e priva di sentimento.Non rispose.                                                                                                                                     
“Vernon?Ehilà?Ti senti bene?”Chiese di nuovo alzandosi dalla sedia di pelle e sventolandogli la mano vicino al viso.Vernon sospirò prese la mano della cognata e la lasciò andare.                                                                        
 
“Lactea…io sto bene,è tuo figlio che sta male.”                                                                                                        
 
“Oh mio Dio!Che cos’ha?”Chiese cambiando la sua espressione.”Ha la febbre?L’influenza?”Vernon scosse il capo.
 
“No…è infelice.Depresso.Rimpiange la morte del padre.”     
 
“Io credo che abbia solo bisogno di stare con i suoi coetanei.”
 
“Ma…Lactea…non siamo sul nostro pianeta.I suoi coetanei sono diversi,secondo me si sentirebbe ancora più a disagio.”
 
“Invece credo proprio che sia una fantastica idea!Incontrerà amici nuovi,e magari una fidanzata!”Disse eccitata l’aliena.
 
“Umana?!Una fidanzata umana?amici umani?”
 
“Esatto!Sarà una grande idea!Gli piacerà sicuramente!Lo iscriveremo al liceo!”
 
“Al liceo?!Ma sei pazza?”
 
“No caro cognato,solo illuminata da un’idea meravigliosa!Vado subito a parlargli!” Vernon la fermò prima che potesse andare in camera del figlio.
 
“No…aspetta.Sai bene che con te non parlerà.Forse è meglio se ci provo io.”
 
“Vernon sai che non parlerà nemmeno con te!”Disse Lactea scuotendo il capo.
 
“Lasciami provare.So di potercela fare.”
 
“Allora buona fortuna...comunque vada,credo proprio che l’dea gli piacerà!”
 
Vernon aveva qualche dubbio,ma si incamminò in camera del nipote.Lo trovò disteso sul materasso ad accarezzare un robot-cervello mentre esso faceva con strani borbottii le fusa.
 
“Ehi…posso parlarti?”Chiese aprendo la porta socchiusa.Megamind per tutta risposta si girò dall’altra parte con il cyborg ancora in grembo.Senza aggiungere parola.
 
Vernon aspettandosi questa reazione alzò gli occhi con un piccolo sorriso.Vedeva la sua camera in disordine:Polvere dappertutto,delle bottiglie di aranciata,una cartone con qualche fetta di pizza sul comodino,libri sparsi per terra,cartacce che fuoriuscivano dal cestino,e dei robot-cervelli che girovagavano indisturbati per la stanza.Notò che aveva appena incominciato a piovere.Si sedette sul letto insieme all’adolescente in crisi.Mise una mano sulla sua spalla.
 
“Sai…anche a me manca.Tanto.Mio fratello era una persona eccezzionale:comprendeva ciò che stava accadendo solo guardando negli occhi le persone.Era comprensivo,paterno,umile,intelligente un fratello insostituibile.E scommetto anche un padre insostituibile.Non è vero?”
 
Delle piccole lacrime gli scendevano dalle guance,ma ancora non parlava.
 
“So che stai soffrendo.Anche tua madre e io soffriamo ancora.Non passa giorno che io non pensi al mio caro fratello.ingiustamente colpito dal fato.Ma non sono venuto qui per parlarti di questo.”
 
Si aspettava una risposta,una domanda sul perché fosse lì,ma nulla.
 
“Ti ho visto crescere da quando avevi pochi minuti di vita.Un bambino paffutello e piagnucolone  stava in braccio ai genitori,che cercando di calmarlo non riuscivano a farlo smettere di piangere.Ricordo il momento in cui tuo padre ti pose tra le mie braccia diciasette anni fa.Mi hai guardato con i tuoi occhioni lacrimanti…e mi hai sorriso.Mi divertivo tanto a farti ridere…ti facevo giocare,ti facevo il solletico…e tu ridevi come un matto.Bei tempi…”Disse ridendo accarezzando la spalla di Megamind.Ma non vide alcuna reazione.Decise di arrivare subito al sodo.
 
“Tua madre vuole iscriverti al liceo.”Disse freddamente.
 
Megamind ampliò i suoi occhi e spalancò la bocca.Si alzò dal letto e guardò suo zio con espressione incredula e arrabbiata,indeciso se parlare oppure no.Suo zio non sapeva che dirgli.
 
“Vedi crede che se tu andassi al liceo troveresti nuovi stimoli,nuovi amici…esagerando tua madre pensa che troverai anche una fidan-“
 
“IL LICEO?!Ma sei completamente rincitrullito?!Ma che cavolo state pensando?!”Sbottò infuriato il povero alieno.
 
Vernon rimase con la mandibola che toccava terra.
 
“Finalmente hai parlato…dopo quattro anni.Leggero ritardo.”Disse con un po’di ironia.
 
“I-io…io-Megamind-al-LICEO?!Un alieno blu in una scuola piena di umani?!”
 
“Tua madre pensa che sia costruttivo.”Vernon restava calmo.Non sembrava turbato.
 
“Costruttivo!E lei dice costruttivo!Deprimente magari!Ah no!No no e no!Io non ci vado!”
 
“Pensaci…tua madre insiste.”
 
Megamind prese un profondo grugnito e si alzò di scatto dal suo letto.
 
“A me non importa un fottutissimo ed emerito cazzo!Io non ci vado in un cazzo di liceo per  umani e non voglio restare nemmeno in questo schifosissimo pianeta!Non voglio stare in un mondo mediocre!Non voglio vivere con una vita mediocre!Non voglio più vivere con la vita imposta da altri che nemmeno mi capiscono!Nessuno mi capisce in questo cazzo di mondo,in questa famiglia!Nessuno mi ha mai compreso!Non voglio stare qui,non voglio sposarmi con quella figlia di puttana,non voglio che mio padre sia morto,e non voglio,e non ci andrò mai in quel cazzo di liceo!”E detto questo si buttò a terra quasi senza fiato.
 
Vernon sapeva che erano gli sfoghi ed essere costruttivi.In questo caso ne aveva bisogno.Si inginocchiò di fianco al nipote disperato,e si accarezzò la barba che circondava la bocca.Riuscì a sollevarlo da terra,e le sue iridi verdi e umide guardavano quelle arancioni.Le sopracciglia del diciasettenne inclinate gli donavano uno sguardo di disperazione,accompagnate da gemiti,lacrime,ansimi,e grida.
 
“Zio!Che cosa devo fare?!Voglio morire!”Si mise le mani sulle tempie piangendo.Vernon lo accolse in un abbraccio paterno.
 
“Non dirlo neanche per scherzo!Non puoi morire.Sei un bravo ragazzo,intelligente…vedrai che tutto si aggiusterà.Devi solo aspettare.”
 
“Vuoi dire…c-che non andrò al liceo…e che non mi sposerò con Kiria?T-ti prego…è questo che vuoi dirmi?”
 
Megamind si asciugò le lacrime dalle guance blu,aspettando di capire la risposta attraverso lo sguardo senza espressione dello zio,che non dava buoni segni.La linea delle sue labbra,si inarcò formando una u.
 
“Vedi…so come ti senti.E ti appoggio.Non è giusto che tu debba fare ciò a cui sei contrario,e che si possa anche evitare di fare,come andare al liceo,o sposarti con kiria.Lo so che non è facile,ma…il liceo puoi anche evitarlo,ma non il matrimonio.Sai che è essenziale per il tuo futuro popolo.Sarai re un giorno.”
 
Megamind tolse dalle sue spalle le mani di Vernon,e la sua espressione divenne cupa.
 
“E chi dice che io voglia essere re!Potrebbe farlo chiunque,anche tuo figlio!”
 
“Non mi sembra il caso,non è neanche venuto al mondo!”
 
“Basterebbe aspettare che tua moglie partorisca!Poi potrebbe!”
 
“Lui non è discendente di tuo padre.Ma è mio figlio,e quindi la carica reale andrebbe a lui solo se tu morissi!”
 
“E se abdicassi?”
 
“Non sarebbe valido!”
 
“Allora mi suiciderò,farò qualsiasi cosa,ma non diventerò re!”
 
Si alzò da terra,e si sedette sul suo letto disordinato e con le coperte frastagliate,e stropicciate,con qualche batuffolo morbido e candido che sfuggiva dalle cuciture rotte.La rete cigolò al peso del ragazzo.
 
“Non osare dirlo o pensarlo signorino!Ti ho detto e ridetto,e tutt’ora ribadisco,che al suicidio per una sciocchezza simile,nessuno ne trarrebbe beneficio,tu per primo!E anche la gente del nostro mondo!Sai che non abbiamo più risorse e-“
 
“E l’unico modo per risolvere questo problema,è che qualcuno si imparenti con uno dei reali del pianeta Zumberg,in modo che bla-bla-bla-bla-bla!Lo so!Ma è così ingiusto!”
 
“Lo so anch’io che non è giusto…”
 
“Allora perché mi costringete a farlo?!”Chiese aggressivamente.
 
Vernon sospirò,e si sedette al suo fianco.
 
“Nipote…non siamo noi che ti costringiamo…ma è il fato che ha voluto che succedesse,è stato un effetto domino:la morte del re,la povertà,e la soluzione.Dovrai sposarla,e diventare re.Credo che a questo non ci sia rimedio.Sarebbe un fatto positivo se ti innamorassi di una donna ricca capace di risolvere questa situazione.Proprio non ti piace Kiria?”
 
Megamind si voltò verso di lui con sguardo di terrore.Kiria non era brutta ma…era veramente una donna terribile,aggressiva,e senza pietà.Non l’avrebbe mai amata.
 
“Avanti,stavo solo scherzando!”Disse Vernon dando una pacca gentile al ragazzo blu.
 
“Non mi fai stare meglio lo sai?”
 
Megamind nascose il volto tra le sue ginocchia piegate sulla sua tuta di pelle nera.Vernon gli mise una mano sulla spalla.
 
“Scusami…cercavo solo di migliorarti l’umore.Lo sai che ti voglio bene.”
 
Megamind finalmente fece un sorriso,e abbracciò lo zio.
 
“Anch’io ti voglio bene…mi dispiace di essere stato scortese e di non averi parlato per quattro anni.”
 
“Accetto le tue scuse.Sai…anche tua madre ti vuole bene.”
 
In quel momento la porta si aprì di scatto.Entrò Lactea con n foglio in mano,e lo sguardo eccitato ed emozionato.
 
“Yu-huuu!!Ragazzi!!Ho sistemato tutto!Tra una settimana,mio figlio andrà al liceo!!”Urlò saltellando.
 
Megamind guardò suo zio con sguardo schifato.
 
“Ma mi stai prendendo per i fondelli?”
  
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