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Autore: Miss_Nothing    29/05/2012    0 recensioni
Michelle, la solita timida ragazza rischia di morire in un incidente d'auto. Risvegliatasi da un coma profondo ricomincerà la sua vita. Amici, scuola, ragazzi. Le solite cose. ma un serial killer comincia a uccidere tutte le persone legate a lei. Questa One shot descrive i pensieri di Michelle prima e dopo aver ucciso quello che lei definisce "mostro"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai quel mostro negli occhi. Finalmente potevo vederlo. Non aveva ucciso solo me, aveva ucciso i miei genitori, mia sorella, la mia migliore amica. Questo era lo scontro finale, o sarei sopravvissuta io o lui. Lui o io. Non c’era un alternativa. Era una battaglia durata troppo a lungo ed io ero stanca. Stanca di combatterlo, stanca di sapere che era sempre un passo davanti a me. Stanca di vederlo ridere dei miei tentativi. Il mio cuore palpitava sotto il peso di quella mano che lo teneva serrato nella sua mano gigantesca. Era forte come un gigante ma a volte era veramente piccolo, piccolissimo ed ero capace di schiacciarlo. Altre volte diventava talmente grande e potente che perdevo contatti con la realtà e mi ritrovavo a galleggiare nel nulla. Mi era piaciuto restare nel nulla per un po’, ma ora che aveva fatto tutto questo era l’ora di vendicarsi. Mi ricordo perfettamente dove tutto era iniziato. In un tunnel, scuro, che mi risucchiava verso la luce. No, non c’erano né cori angelici né nulla del genere. C’era solo silenzio. Un silenzio che fu interrotto dalla sua risata. Fu la prima volta che lo incontrai, mi osservava con i suoi occhi spietati e la sua bocca incurvata in  quel terribile sorriso. Aveva la faccia ricoperta di crepe, come se la sua fosse una maschera di terra che si stava per rompere ma ad ogni minuto si risistemava. Ritornava umano. Fu il mio tormento, il mio più grande tormento. Sapevo che avrebbe fatto del male ma non feci nulla per fermarlo. Ancora adesso ero titubante all’idea di ucciderlo. In fondo era anche lui una creatura di dio. Mi ripetevo e sentivo a volte la sua voce di notte ripetermi lo stesso:“sono una creatura di dio ho diritto alla vita quanto l’hai tu”. Allora mi coprivo le orecchie con il cuscino sperando di fermare le sue affermazioni e bagnavo di calde lacrime il letto. Inondando così il mio viso di quel caldo, umido, tepore. A volte avevo provato a denunciarlo, ma tutti finivano per credere che fosse uno scherzo.
“Un mostro? Magari abita sotto il tuo letto?” mi schernivano così per poi scoppiare una fragorosa risata. Allora lì stringevo le spalle e abbassavo il viso lasciando che i miei capelli rosso fragola mi coprissero gli occhi come il sipario fa con un palcoscenico. 
Ma stavo perdendo tempo, sapevo che ucciderlo mi avrebbe distrutta questi erano i miei ultimi pensieri razionali. Se la razionalità mi apparteneva ancora- e ne avevo di dubbi su questo.
Spesso mi ripetevo questa regola di vita “ Perché fare oggi quello che puoi fare domani?” Beh avevo rimandato abbastanza. Prima o poi avrei dovuto agire e ora era il momento più giusto.
Ma ora era qualcosa di indefinito. Ora, era anche ieri per me. Ora è già passato un secondo fa. Ora è adesso. Ora è tra due minuti. Tra vent’anni sarà ora. Ora è come dopo. Qualcosa che non è legato dalle regole del tempo, qualcosa che non segue nessuna regola se non quella che gli attribuisci. E se ora non fosse l’ora giusta? E se avrei dovuto svolgere tutto dopo? 
Mi sembrava di avere la stella illogica degli ubriachi. Senza menzogne, pura illogica che convince chiunque con i suoi strani discorsi. Ma non potevo divagare ancora. No, basta dovevo farcela. Diedi ancora un occhiata ai suoi occhi. Erano così simili ai miei se non fosse per quella crudeltà che si trovava in fondo di essi. E il sorriso? Era la cosa che mi faceva tremare ancora e ancora ogni volta che o guardavo. Nascondeva tutto il sangue delle sue vittime. Strinsi tra le mani il coltello per poi spingerlo del cuore della bestia. Uno schizzo di sangue sporcò lo specchio. Caddi a terra. Il mio cuore battè per l’ultima volta e l’ombra di un ultimo pensiero si formò. Avevo sconfitto il mostro e stavo per morire, mancava poco. Chissà cosa avrebbero pensato quando avrebbero visto il mio diario e letto che quel mostro ero…
 
 
Note dell’autrice: Non so perché mi è venuto in mente questo, ma avevo voglia di scrivere. Spero che non si capisca subito chi è il mostro.
  
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