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Autore: Cloe87    03/06/2012    3 recensioni
Se alcuni mesi prima dell'inizio delle Galaxian Wars, una giovane donna, a prima vista normale, finisse nella vasca sacra del Tredicesimo Tempio senza motivo apparente?
Beh... forse il corso della storia potrebbe prendere tutta un’altra piega e un gruppetto di accanite pacifiste riuscire perfino a sfatare il mito... in nome del Cosmo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Che il Cosmo sia con noi'
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Ma perché non siamo in otto? Perché manca Lancillotto!

In compenso c’è il Gold Saint del Capricorno!

 

Fortunatamente il Tempio del Sagittario era effettivamente vuoto come ci aveva detto Mu, e noi lo attraversammo senza problemi.

Non che non ci dispiacesse per la tragica ed eroica fine di Aioros, ma come si dice: prega per noi e pace all’anima sua. Spiacenti, ma eravamo di fretta!*

 

Così io, Alexis e Sayuko arrivammo senza fiato al Tempio del Capricorno, insieme ai restanti bronze.

La Casa era però inaspettatamente incustodita e, a parte per una statua di Atena che porgeva una spada ad un anonimo cavaliere, non incontrammo e percepimmo anima viva. Quindi noi, anche se un po’ guardinghi, l’attraversammo giungendo fino all’imboccatura della rampa di scale che portava dall’Acquario. E fu proprio li, quando ormai eravamo convinti di averla scampata, che avvertimmo improvvisamente un potente cosmo ostile.

«Attenti! Saltate **» esclamò Shiryu.

Hyoga e Seiya ebbero appena il tempo di prendere me e Sayuko in braccio e saltare, che la terra si squarciò sotto i nostri piedi formando una voragine in cui ci finì dentro Shun.

Fortunatamente l’armatura di Andromeda era fornita di catene, che Seiya riuscì ad agguantare in tempo ed insieme riuscimmo così portare in salvo anche lui.

«Te pareva! Due templi vuoti consecutivi, mi sembrava troppo bello per essere vero!» mi sfuggì osservando l’ombroso cavaliere apparso tra le colonne del suo tempio, che ci guardava serio e minaccioso, mentre noi ci ritrovammo a costatare con sgomento che non tutti eravamo riusciti a saltare in tempo. Infatti, dalla parte del Gold Saint del Capricorno, che si presentò con il nome di Shura, erano rimasti Shiryu e Alexis.

«Avete detto agli altri di saltare e voi invece non l’avete fatto. Non eravate sicuri di farcela? Oppure siete stati spaventati dalla voragine che ho causato e siete rimasti paralizzati?» disse il Gold in greco, ma con un malcelato accento spagnolo.

«Direi entrambe le cose!» disse Alexis allontanandosi il più possibile dal precipizio, andando quasi a sbattere contro il fautore del dirupo, mentre il Dragone si passava rassegnato una mano sulla faccia.

«No, non è per quello. Se avessimo saltato tutti insieme saremmo stati colpiti dal tuo attacco e saremmo precipitati nella voragine»

«Peggio per voi. Vorrà dire che passerete a miglior vita per mano di Excalibur» rispose serio e risoluto il Capricorno, puntando il braccio destro verso Shiryu a mo’ di spada. Cosa che mi lasciò interdetta: “Excalibur? Ma era un cavaliere di Atena o della tavola rotonda? Mi sa che era un po’ confuso al riguardo!”, mentre Alexis scoppiò letteralmente a ridere:

«Questa è bella! Ehi, Lancillotto, il Santo Graal dove lo tieni, in soggiorno?»

«Donna, non so di cosa tu stia parlando. La sacra spada Excalibur venne donata in un tempo immemorabile ad un mio predecessore e da allora risiede nel corpo dei saint del Capricorno degni di questo nome» rispose infastidito il cavaliere.

A quel punto non potei far altro che intervenire, quello che stava dicendo quell’uomo era sacrilegio per le mie orecchie:

«Vedi di non dire idiozie e di leggerti il Ciclo Bretone!!!» berciai, mentre Seiya mi tappò la bocca alzandomi di peso, prima che potessi esibirmi nell’esposizione delle gesta di Artù, Merlino e compagnia bella.

«Scusa Arianna, ma non è il momento di fare lezione. Ti ricordo che abbiamo Saori e il tuo ragazzo da salvare!» disse Seiya, mentre mi issava sulle spalle in stile sacco di patate, per poi aggiungere:

«Dovresti metterti a dieta! Arles non te l’ha mia detto?»

«Ma come ti permetti, brutto pony spennacchiato!» sbottai.

«Seiya comunque ha ragione. Se rimaniamo qui, il fatto che Shiryu e Alexis siano rimasti alla Casa del Capricorno rischiando la vita per lasciarci andare sarà stato vano.» disse Hyoga tra gli assensi di Sayuko e Shun. Quindi a noi non restò altro che lasciare Alexis e Shiryu in compagnia di Lancillo... ehm, Shura, mentre noi ci dirigevamo di volata alla casa dell’Acquario.

 

Quindi, mentre il gruppetto composto da me, Seiya, Sayuko, Shun e Hyoga si apprestava a percorrere l’ennesima rampa di scale (giuro che iniziavo ad averne a nausea dei gradini!), Shiryu capiva definitivamente che il suo scudo non era indistruttibile, mentre Alexis che il saint del Capricorno non scherzava e che quando diceva che la sua spada poteva tagliare qualunque cosa non era una balla. La Sensitiva quindi si ritrovò ben presto con una ferita da taglio abbastanza profonda alla gamba con conseguente copiosa emorragia, anche se Shura, per poter trapassare il porno cloth, aveva dovuto impegnarsi. Quindi per cercare di neutralizzare quella dannata e affilata spada e non ritrovarsi affettati come dei salami, Shiryu attirò il saint in una trappola a doppio taglio (chiedo scusa per il gioco di parole): ovvero lui si lasciò colpire al cuore mostrando il punto debole del Rozan shoryuha, rompendo in contemporanea il braccio del suo avversario. Mossa vana. Infatti Shura poteva ancora usare il braccio sinistro. Anche il Capricorno però aveva un punto debole, che Alexis aveva avuto modo di conoscere sondando l’animo del cavaliere; e quel punto era il risentimento nei confronti del tradimento di un amico e il celato e incompreso rimorso di averlo ucciso***.

La Sensitiva decise quindi di sfruttare tale profondo malessere del cavaliere, promettendogli che gli avrebbe dimostrato che era dato dal fatto di essere nel torto nell’aver ucciso Aioros, accecato dalla delusione e spinto da una distorta concezione di giustizia, che, secondo lui, doveva essere, se necessario, difesa con la forza da chi ne detiene il potere, anche se malvagio. Una versione non condivisa da Alexis, che vedeva nel perseguimento della giustizia la speranza dei deboli e non uno strumento dei potenti. La vera giustizia, per essere tale, doveva essere libera e non soggiogata dal potere, ma basata soltanto sulla verità, raggiungibile solo conoscendo le varie parti in campo, cosa di cui Shura non aveva tenuto conto, attaccando il compagno d’armi senza sentire le motivazioni che lo avevano portato al tradimento, basandosi soltanto sulla versione del Grande Sacerdote.

Fu così che Alexis, facendo appello alla giustizia del Cosmo e alle forze della terra, offesa dal profondo squarcio del cavaliere, lo mise alla prova riportando in vita la vera leggenda di Excalibur, imprigionando il braccio del Capricorno nella roccia, con la promessa che si sarebbe liberato da quella morsa solo se fosse stato nel giusto e lei e Shiryu nel torto. Cosa che però non avvenne in quanto Shura, per quanti sforzi facesse, non riusciva ad estrarre il braccio dalla morsa della terra, non potendo così far altro che accettare la sua sconfitta, mentre Alexis e Shiryu, sfiniti ed in preda all’emorragia provocata loro dal gold saint, si lasciavano accasciare al suolo.

 

Nel frattempo noi avevamo raggiunto l’ingresso del tempio dell’Acquario, sulla cui porta ci aspettava il famoso Camus. Anche lui, ad occhio e croce, non doveva avere più di vent’anni e dalla capigliatura dedussi che, come lo Scorpione, non avesse un buon rapporto con il parrucchiere. Il mio cugino gay (acconciatore per modelle) ci sarebbe andato a nozze al Grande Tempio!

Tolto questo non potei che rivolgermi a lui dicendo:

«Ehi, tu! Brutto elfo!Cosa hai fatto a Katy?»

«Elfo?» chiese Shun guardandomi stupito.

«Le parti laterali a punta del suo elmo non sembrano delle orecchie da elfo?» dissi.

«No» fu la risposta di Shun e Sayuko, che nel frattempo aveva iniziato a battere i denti. La temperatura si era infatti notevolmente abbassata.

«Katy è al sicuro. Non dovete preoccuparvi per lei. Farò in modo che lasci sana e salva questo posto» rispose senza nemmeno degnarci di uno sguardo il cavaliere, per poi puntare il suo sguardo gelido verso Hyoga: «Noi abbiamo uno scontro in sospeso, se non ricordo male.»

Quel tipo metteva i brividi, nel vero senso della parola. Cavolo che freddo!

«Maestro Camus, io vi devo ringraziare per i vostri insegnamenti, ma non posso lasciare questo posto come mi avevate chiesto. Ci sono troppe vite in ballo.» disse Hyoga sostenendo lo sguardo impassibile dell’Acquario.

«Allora non ti resta altra scelta che sconfiggermi perché se non sei in grado di battermi, non sarai neppure in grado di portare a compimento i tuoi propositi» rispose Camus.

Il Cigno si rivolse quindi verso di noi: «Andate, questa è una questione privata tra me e il mio maestro. Non voglio che interferiate. In più ci sono rimaste poco più di due ore per salvare la Kido»

«Come desideri» disse Seiya, per poi oltrepassare il cavaliere dell’Acquario, che ci lasciò andare senza battere ciglio.

Una statua di ghiaccio era meno gelida di quel ragazzo, ma, nonostante questo, non potei non intravedere nei suoi occhi un velo di tristezza e la determinazione di chi era pronto a morire, lasciando in me una brutta sensazione...

 

Infatti, mentre con Seiya, Shun e Sayuko, raggiungevo la dodicesima casa, all’interno del Tempio dell’Acquario si stava disputando uno scontro all’ultimo cristallo di ghiaccio, dal quale ne usciva vincitore chi riusciva ad ibernare l’avversario.

Peccato che a finire congelata per mano di Camus fu proprio Katy, frappostasi tra i due, con lo scopo di fermarli prima che si ammazzassero a vicenda. La Guaritrice era infatti riuscita ad evadere dagli alloggi privati del Cavaliere di Acquario, in cui era stata rinchiusa, per evitare che Camus ci rimettesse le penne nel tentativo di far raggiungere a Hyoga il Settimo Senso, come suo ultimo insegnamento.

Purtroppo però Camus era tanto abile nel creare bare di ghiaccio (sicuramente tra i suoi avi c’era un agente di pompe funebri!), tanto quanto incapace di distruggerle in caso di urgenza, visto che per poterlo fare bisognava sviluppare un’aria congelante più prossima allo zero assoluto della sua.

Fu allora che Hyoga riuscì quindi a superare il maestro, spinto dal disperato desiderio di liberare quella che ormai era diventata più che una sorella, da quella infida gabbia. Per una volta quindi i ruoli di maestro e allievo si invertirono e Hyoga dimostrò a Camus che non era liberandosi dagli affetti e dai ricordi il modo migliore per progredire, ma che invece era proprio per la volontà di difenderli e proteggerli che l’uomo aveva raggiunto le vette più alte.

 

Mentre Katy rischiava di morire assiderata e Hyoga di finire paralizzato per il veleno dello Scorpione, che aveva in corpo (ebbene sì, anche se le punture di Milo non l’avevano ucciso, comunque non gli avevano fatto sicuramente bene e lo sforzo eccessivo unito al freddo, avevano minato seriamente le condizioni fisiche del Cigno), noi ci ritrovammo la strada interrotta da due rose rosse che si andarono a conficcare sui gradini innanzi alla Casa dei Pesci. Potei così costatare che anche Sayuko, nonostante facesse tanto la splendida, stava risentendo della puntura dello Scorpione. Infatti anche lei, come me, si sarebbe cuccata in pieno una rosa rossa, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Seiya e Shun.

«Queste rose le riconosco! Sono quelle di Afrodite!» disse la Veggente e io mi ritrovai ad osservare l’archetipo del sogno erotico di mio cugino (quello gay), con una rosa fra i denti, in posa da Rodolfo Valentino.

“Però, al Grande Tempio sono di larghe vedute” pensai, mentre Sayuko mi chiese:

«Non è bellissimo?»

«Sinceramente... non è il mio tipo» mi limitai a dire, rabbrividendo alla vista del neo posticcio, le ciglia finte e i capelli azzurri. Ma che razza di gusti aveva la giapponese?

Seiya, dal canto suo, esclamò un: «Quello è Afrodite dei Pesci?Ma è davvero un uomo?! »

Io tossicchiai e posai una mano sulla spalla del Saint di Pegaso: «Tecnicamente credo di si, almeno che non sia già andato a Casa Blanca, ma in pratica te lo spiegherò quando sarai più grande! Ti consiglio solo caldamente di guardarti le spalle con quel tipo nei paraggi!»

«Casa Blanca? Cos’è e perché devo guardarmi le spalle?» chiese Seiya.

«Nulla, fa finta che non abbia detto nulla!» dissi quindi io, mentre Shun sbuffò un:

«Non mi piace che si parli male dei nemici per via del loro aspetto fisico!» (probabilmente sentendosi tirato in causa. Anche a lui era successo diverse volte di essere scambiato per una ragazza).

«Shun ha ragione e comunque non mi sembra il momento adatto per discutere di queste cose! Quindi tu e Seiya andate avanti. A tenere a bada Afrodite ci pensiamo noi.» disse la Veggente sistemandosi la chioma.

«Sayuko, non è il caso di fare le eroine, puoi fingere finché vuoi, ma a me non la dai a bere. Il veleno dello Scorpione ti da dei problemi, non è vero?» gli risposi.

«Il punto non è fare o non fare le eroine, ma che soltanto tu, con il tuo cosmo, puoi salvare Arles. Poi con me c’è Shun, quindi andate e fate presto.»

«Sayuko ha ragione, andiamo Arianna e mettiamo fine a questa storia.» disse Seiya, per poi prendermi per mano e dirigersi verso l’entrata del Tempio dei Pesci.

Ovviamente Afrodite cercò di impedirci il passaggio, sputandoci addosso la rosa che aveva in bocca (sinceramente: che schifo!), mentre Shun lo bloccava sulla soglia della sua Casa con l’ausilio delle sue catene.

Ebbi solo il tempo di sentire il Saint dei Pesci dire: «Pazienza. Intanto moriranno lungo la strada per mano del mio corteo funebre di rose» e la Veggente rispondergli: «Non credo che le tue rose demoniache saranno un problema per Arianna; lei è l’Esorcista!»

 

“Non credo che le tue rose demoniache saranno un problema per Arianna...” un bel paio di balle!

Se era vero che il mio cosmo purificante mi rendeva immune dal profumo e dal veleno delle rose di Afrodite, in quanto in grado di purificarle, era anche vero che quei simpatici fiorellini, nel disperato tentativo di ritornare comuni fiori e disintossicarsi dal cosmo negativo del saint dei Pesci, assorbivano a più non posso la mia energia purificante. Caddi così, esausta e priva di forze, nel bel mezzo della scalinata che mi separava dal Tredicesimo Tempio.

«Arianna, che ti prende?» mi disse Seiya.

«Le rose stanno assorbendo il mio cosmo per liberarsi dal giogo di Afrodite dei Pesci. Sembra che non aspettassero altro» dissi.

«Allora non mi resta altro da fare che spazzarle via con il mio Ryusei Ken!» disse il cavaliere di Pegaso, facendo strage di fiori con il suo colpo, per poi aiutarmi ad alzarmi e a continuare a procede lungo la scalinata.

 

Così, mentre raggiungevo il Tredicesimo Tempio sorretta da Pegaso, Afrodite si ritrovò a dover affrontare lo sciopero delle sue rose che, fossero rosse, nere o bianche, si rifiutavano tassativamente di collaborare con il saint dei Pesci (ormai sull’orlo di una crisi di nervi) così come era successo sull’isola di Andromeda, proteggendo la Veggente e Shun, anziché aggredirli; facendo infuriare il loro proprietario.

Le sue rose demoniache non erano infatti felici di essere tali e tanto meno di essere usate come strumento di morte per mano del cavaliere. Tutto infatti aveva un proprio volere che, se sottomesso con la forza ai propri fini, poteva, prima o poi, ribellarsi alle imposizioni, perché il potere non coincideva con la capacità di imporre la propria volontà con l’uso della forza, ma dall’accondiscendenza o meno delle persone o cose ad esso. Non c’è guerra senza guerrieri, non c’è potente che sia tale per se stesso. Quindi nemmeno Arles, a dispetto del suo cosmo, avrebbe potuto fare ed essere ciò che era se gli uomini sotto il suo comando non avessero dato l’assenso. Se Arles era forte era per via del loro appoggio e non per il contrario. Afrodite, rimanendo così privo di difese, in quanto le sue rose preferirono ascoltare il richiamo del cosmo della Veggente, intriso dal dispiacere nel vedere i fiori simbolo per eccellenza della bellezza e dell’amore, usati per arrecare sofferenza, non poté che arrendersi all’evidenza e gettare la spugna, costatando come anche lui, senza l’appoggio dei suoi fiori, non era poi così potente come credeva.

Poi il fatto che per aggiudicarsi l’appoggio delle rose di Afrodite, Sayuko aveva promesso alle suddette che avrei provveduto a purificarle, fu solo un piccolo particolare di minima importanza!

Dannata Veggente e il suo modo di cavarsi dagli impicci facendoli ricadere sugli altri in perfetto stile Custode della Terza Colonna!

 

 

 

NOTE

 

* Se vi aspettavate un testamento... mi duole deludervi; probabilmente il Sagittario, tutto preso dall’intento di salvare la piccola Atena, si era dimenticato di passare anche dal notaio.

Ok, chiedo scusa per la battuta pietosa, comunque rammento che l’armatura era in mano al Manipolatore, che non avendo ritenuto utile creare uno squarcio spazio dimensionale per rispedire al Santuario il cloth del Sagittario, ritenendolo uno spreco inutile di energia (senza contare che aveva altro da fare, perché impegnato su altri fronti, ma lo scopriremo più avanti), ha pensato bene di tenerla al sicuro nel posto in cui l’aveva nascosta. Quindi non arrivando al Grande Tempio, il Gold Cloth, non ha avuto modo di scoprire i graffiti del padrone. ^:^!

 

**Cit. Saint Seita perfect edition, volume 8. Tutte le parti in corsivo sono citazioni del manga.

 

***Probabilmente la mia interpretazione di Shura è discutibile, ma ho preferito, per mia simpatia personale, riprendere di più il Capricorno di Episode G che è un po’ più complessato di quello della serie classica, anche se rimarrà comunque un personaggio ombroso e tutto d’un pezzo o quasi. Chiedo venia.

  
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