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Autore: MegamindArianna    10/06/2012    2 recensioni
'Un giorno importante che Megamind ha voluto amorevolmente ricordare a Roxanne. Tutto fila liscio? La giornata prosegue bene? No... Una nuova avventura coinvolge la nostra reporter! Ma sarà una bella cosa?' Spero vi piaccia! Fatemi sapere
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Aprii gli occhi. Una coltre di nubi nere nascondeva il cielo azzurro fuori dalla finestra. Era novembre e la pioggia era quotidianamente presente nelle nostre giornate.
 
La sera prima avevo deciso di andare a cena con Megamind e Minion al Covo, ma il sonno – spero- aveva preso il sopravvento su di me.
 
Voltai lo sguardo. Megamind non era al mio fianco. Mi alzai di scatto tastando le lenzuola. Sopra al cuscino notai un bigliettino con un messaggio in stampatello.
 
SIAMO ANDATI A SVENTARE UNA RAPINA ALLA METRO BANK. ASPETTAMI PER LA CENA; PRIMA NON RIUSCIRO’ A VENIRE. SCUSA. UN BACIO.
 
In basso c’era una noticina più piccola
 
PS: QUESTA SERA, A CENA, SIAMO SOLO IO E TE. TI RICORDI CHE GIORNO E’ OGGI, VERO?
 
Lanciai uno sguardo all’orologio. Erano le undici del mattino.
 
Non ricordai  a cosa si riferiva Megamind.
 
Mi infilai un’altra maglia sopra al pigiama invernale. Sentivo un freddo incredibile. Cominciai a starnutire mentre scendevo le scale. Non era un buon segno.
 
Dopo aver girato intorno ad un piccolo Bot-cervello intento a pulire il pavimento, notai sopra al tavolo della cucina in fondo al corridoio un altro biglietto.
 
SEGUI IL BOT-CERVELLO ROSA…
 
Mi guardai intorno. Un sonnecchiante robot appoggiato al divano mandava scintille rosa. Bussai sul suo cranio di vetro e gli mostrai il foglio.
 
*bow-bow* annuì felice. Volò in aria e si diresse velocemente e scodinzolando verso una stanzetta con una porta piccola e stretta che non avevo mai visto. Su di essa vi era scritto ‘Muro delle Idee – Secondario’. Molto probabilmente al suo interno c’era una camera con fogli e fogli sospesi attaccati al soffitto; sicuramente era come quello principale con cui creava i suoi piani.
 
Con un fiocco rosso c’era, attaccata alla maniglia, una chiave. La usai per aprire quella misteriosa porta. Mi si spalancò davanti una luce bianca, accecante. Poi, guardando meglio, vidi il muro pieno di rose rosse. Mi tappai la bocca dallo stupore. C’erano cioccolatini, rose, striscioni, altre rose, fiocchi e tante tante altre rose. Un grande telo diceva:
 

IN QUESTO GIORNO CI SIAMO CONOSCIUTI PER LA PRIMA VOLTA… NON SAREI CIO’ CHE SONO SE TU NON FOSSI ENTRATA NELLA MIA VITA!

 
Allora ricordai. Tre anni prima -o forse di più..- Megamind aveva notato che facevo gli occhi languidi a Metro Man e, per puro divertimento, tentò di rapirmi proprio davanti all’eroe. Naturalmente Metro Man lo bloccò e da lì partì quella serie di rapimenti. Inizialmente avvenivano in giorni casuali e per più volte la settimana. Poi con Megamind, ogni volta che mi rapiva, io mi lamentavo di questo e di quello facendogli notare che non potevo perdere tempo in cose che mi annoiavano. Così ci eravamo messi d’accordo che i rapimenti potevano avvenire solo una volta alla settimana e non il sabato e la domenica, unici miei giorni liberi.
 
-I nostri primi e inconsci appuntamenti…- sogghignai sorridendo. Erano passati anni e quel giorno, per Megamind, sembrava importante.
 
Starnutii. Lasciando spalancata la porta tornai in camera da letto per vestirmi ed uscire. Dovevo comprare qualcosa di carino da mettere per quella serata, come per esempio un abito sexy per impressionarlo.
 
Starnutii di nuovo. – O sono raffreddata o qualcuno sta parlando male di me…- pensai afferrando al volo la giacca pesante. Raccolsi le chiavi dell’auto nuova, la borsa e un po’ di soldi che Megamind teneva sempre per le emergenze: quella era un’emergenza.
 
Appena fuori, mi strinsi nella giacca per raggiungere il più in fretta possibile l’auto. Me l’aveva regalata lui stesso: era una bellissima Giulietta rossa con gli interni in vera pelle nera. Sulla fiancata vi era il simbolo della KMCP 8. Quando entrai, accesi i riscaldamenti al massimo. Infilai la chiave e feci partire il motore.
 
Durante il viaggio per raggiungere il mio negozio di abiti preferito, notai che per la strada non c’era nessuno. Solo qualche gattino infreddolito e sacchi della spazzatura buttati qua e là. – Devo ricordare a Megamind di fare pulizia in questa città…. Qualche cittadino non ha ancora capito che…- ma i miei pensieri vennero interrotti dalla volante di un’auto della polizia. Accostai vicino al marciapiede. Uscii dall'auto mentre altre macchine di cittadini e reporter mi passavano accanto a grande velocità.
 
-Cosa sta succedendo?- mi domandai spaesata. Di solito quando c’era un problema, era Megamind che se ne occupava. Non avevo mai visto tutte quelle squadre di polizia in giro per la città.
 
Mi infilai di nuovo nel posto di guida e seguii quella baraonda di giornalisti e poliziotti. Erano diretti tutti alla Metro Bank. Qualcosa non andava. Starnutii di nuovo, ma con più forza. “E che diamine!” gridai nell’auto mentre mi sentivo che i conti non portavano.
CONTINUA
  
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