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Autore: Kiarachu    12/06/2012    2 recensioni
Un'altra AU: E se qualcosa fosse andato storto al Museo di Metro Man, quando Megamind voleva distruggere la statua? Megamind dovrà fare una scelta che cambierà la sua vita: in bene, o in male? Dramma e angst all'inizio, ma poi conforto in futuri capitoli.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Megamind era seduto nella sua gran sedia di pelle, pensando e aggrottandosi.
Nel suo Covo, vi chiederete? No, nell’ufficio del sindaco, dopo che aveva vinto la città, dopo aver distrutto Metro Man.
 
Era circondato da mazzette di banconote, lingotti d’oro, famose opere d’arte e d altre cose.
Per esempio, la Monna Lisa, L’Arca dell’Alleanza, un cabinato chiamato “Face Melter”, uno scooter giallo, una Ferrari rossa e altre cose.
 
L’alieno stava guardando in maniera meditabonda un giochino di plastica: un uccellino che intingeva il becco in un bicchiere pieno d’acqua.
 
“Lo so. Lo so. Sempre assetato, e mai soddisfatto. Ti capisco, uccellino in smoking. Provi dentro un senso di vuoto. È un senso di vuoto, vero? Com’è il tuo senso di vuoto?” 
 
In quel momento Minion entrò all’improvviso nella stanza, con una statua della Venere di Milo tenuta a mò di chitarra, cantando, “I'm going off the rails on a crazy train, Signore!”
 
“Hey, hey, hey, hey! Non adesso, Minion! Stavo facendo una conversazione esistenziale con questo giocattolo di plastica dall’occhio spento”, Megamind rispose, togliendo delle banconote dagli spuntoni sui suoi guanti.
 
Minion aveva un’espressione preoccupata. “C’è…qualcosa che non va, Signore?” chiese.
 
Il pesce alieno sapeva che c’era qualcosa di poco chiaro da un po’ di giorni. Sembrava che il suo protetto fosse stanco di qualcosa.
 
“Stavo…pensando. Abbiamo tutto, ma non abbiamo niente, è troppo facile così”, Megamind disse con tono triste.
 
Minion lo guardò con un’espressione perplessa. “Chiedo scusa, non credo di capire.”
 
“Voglio dire, ce l’abbiamo fatta, giusto?” Megamind dichiarò, sempre con quel tono sconsolato, girando la sedia.
 
Minion rispose, “Ah, beh, lei ce l’ha fatta, Signore. Direi che ce l’ha decisamente fatta.”
 
“E allora perché mi sento così…malinquorico?” l’alieno blu rispose, sospirando.
 
“Malinquorico?” Minion disse, confuso.
 
“Infelice”, il Signore del Male spiegò, imbronciandosi.
 
“Oh! Ah, beh…e se domani andassimo a rapire Roxanne Ritchi? Questo le ha sempre rinfrancato lo spirito!” Minion suggerì felicemente.
 
Megamind sorrise all’idea, ma poi divenne triste nuovamente.
 
“Buona idea, Minion ma senza lui, che senso ha?” l’alieno disse, riferendosi a Metro Man, guardando la sua statua vicino al Museo.
 
L’ittioide inarcò un sopracciglio, e disse, “Lui, Signore?”
 
Megamind s’imbronciò nuovamente e disse, “Nulla”, non volendo spiegare al suo amico che una vita senza un eroe da combattere era noiosa.
 
“Ok, ah bene. Magari riprenderemo l’argomento un’altra volta. Beh, credo proprio che mi spegnerò per un pochino, adesso”, il pesce disse, premendo un bottone sulla sua tenuta.
 
Emerse un castello, e si strizzò dentro, ed il castello andò nel “petto” della tenuta.
 
Più tardi, Megamind si cambiò nel suo pigiama con i simboli di pericolo, mantello e un paio di ciabatte a pipistrello, guardando un servizio fatto da Roxanne su un televisore a schermo gigante, accigliandosi tristemente.
Era vicina al Museo di Metro Man.
 
“Lui ci ha sempre difesi, incondizionatamente. Forse l’abbiamo dato per scontato, perché non ci si rende conto di quello che sia ha finché non è perduto. Manchi a tutti, Metro Man. Manchi…a me. Ed ho una domanda da fare a Megamind: sei felice adesso? Sono Roxanne Ritchi, da una città senza eroe. Tra poco in onda: siete pronti a diventare un esercito di schiavi? Tutti i consigli utili”, lei disse con una triste espressione.   
 
Megamind era triste, ed aveva la risposta: No, non era felice, quello di sicuro.
Pensò a qualcosa, fissando la statua di Metro Man, e prese una decisione: distruggerla per non essere così triste guardandola.
 
Chiamò i robocervelli, chiedendo loro di portare diversi barili di nitroglicerina dal Covo Malvagio, dicendogli di piazzarli sotto la statua.
Quindi andò nel Museo, a “parlare” alla statua, per esprimere le sue preoccupazioni.
 
“Ho commesso un grave errore. Non volevo distruggerti. O meglio, sì, volevo distruggerti, ma non credevo che poi ci sarei riuscito”, l’alieno disse alla statua, come se stesse parlando a Metro Man.
 
Era sicuro d’essere solo, e non sapeva che anche Roxanne stava “parlando” alla statua, dall’altro lato della balaustra.
 
“Che faremo senza di te? Adesso il male la fa da padrone, senza alcun freno”, lei dichiarò.
 
Dall’altro lato, Megamind disse, “Son stanco di farla da padrone, senza alcun freno. A che vale essere cattivo se non ti ferma nessun buono?”
 
Roxanne parlò di rimando, “Qualcuno deve fermare Megamind.”
 
Sobbalzò all’improvviso, quando sentì una voce monotona dietro lei dire, “Stiamo chiudendo.”
 
Lei si girò, e vide il curatore del Museo, che stava spingendo sulla balaustra un carrello di libri relativi a Megamind.
 
“Oh, mi hai spaventata, Berry, vero?” lei disse.
“Bernard”, l’uomo disse con un’inflessione priva di vita.
 
“Bernard. Stavo solo, beh, parlavo a me stessa. Penserai che sono un po’ pazza”, Roxanne dichiarò.
 
“Non poso insultare i visitatori”, lui rispose, sempre con quel tono privo d’emozione.
 
“Grazie. Starò qui solo un altro minuto”, lei disse.
 
Il curatore sospirò, dicendo, “Ok”, e continuando a spingere il carrello, e Roxanne disse, “Grazie”, guardando poi la statua.
 
Megamind, dall’altro lato, continuò il suo discorso, “Avevo ancora tanti piani malvagi da attuare: il raggio analfabetizzante, il tifone al formaggio, le robopecore. Guerre che non combatteremo mai.”
 
Roxanne udì l’eco, e la sua curiosità la fece lasciare il posto, per vedere chi era.
 
Megamind era ignaro della sua avanzata, e continuò a parlare: “L’occasione di dirti addio non l’ho avuta. Per cui voglio usare quest’attimo. Sai, prima che distrugga tutto.”
 
Quindi prese un telecomando che stava all’interno di un mazzo di fiori che teneva in mano, settandolo su tre minuti, gettandolo dal balcone insieme ai fiori, giù, dove poi f afferrato da un robocervello.
 
“Niente di personale, ma i ricordi mi fanno soffrire troppo”, lui disse, e stava per andarsene, quando udì, “Heilà.” 
 
“Roxanne!” lui dichiarò con una nota di panico, guardando cosa stava indossando. Era andato al Museo con indosso il pigiama, e non voleva che lei lo vedesse così.
 
Corse nella direzione opposta, via da lei, e sbatté contro il carrello di Bernard.
Ci sbatté contro violentemente, e fu spinto via, ed atterrò sul pavimento vetroso, sbattendo la testa, ed avendo un capogiro.
 
Quando riguadagnò conoscenza sentì Roxanne ridacchiare, e Bernard dire qualcosa tipo “È di pessimo gusto quel costume.”
Si tirò su, e guardò arrabbiato il curatore, e Roxanne, che stava cercando di trattenere la risatina.
 
Massaggiandosi il cranio gigante, disse, “Ouch…il mio testone blu!”
 
Quindi guardò con espressione preoccupata l’holowatch, vedendo che le bombe stavano per esplodere da un momento all’altro.
Prese una decisione velocemente.
 
“Roxanne, e tu…mh…non so come ti chiami…abbiamo meno di trenta secondi per scappare, prima che salti tutto in aria. Lasciatemi aiutare, per favore!” l’alieno disse, fischiando.
 
Arrivarono dei robocervelli, e ordinò loro di prenderli, e fare presto.
Dieci secondi. I piccoli cyborg scesero dalla balconata, ma non così velocemente.
Le bombe esplosero, e furono spinti violentemente dall’esplosione verso la piazza.
 
La statua cadde, e i robocervelli trascinarono i tre via da essa.
Ebbero successo, e Megamind fu il primo a riprendersi.
Sembrava essere magro e debole, ma, di fatto, era più forte di quello che sembrava. 
 
Si guardò attorno, e ansimò quando vide Roxanne sulla strada, con una ferita sanguinante sulla testa.
 
“O mio dio! Roxanne! Roxanne! Che ho fatto! Robocervelli! Controllate i segni vitali dell’altro uomo, per favore!” ordinò freneticamente.
 
I robocervelli controllarono le condizioni di Bernard, e videro che era privo di sensi, ma vivo.
Comunicarono all’alieno che aveva un brutto trauma cranico.
 
Anche Roxanne era in pessime condizioni, e Megamind era terribilmente preoccupato.
Aveva sempre avuto una cotta per la reporter, e non poteva perdonarsi se fosse successo qualcosa di brutto alla sua rapita preferita.
 
Prese una decisione, anche se l’avrebbe pagata.
 
“Minion, vieni qua al Museo di Metro Man con la macchina, e fa presto! È una questione di vita o di morte!” lui disse attraverso l’holowatch.
Quindi sorresse Roxanne delicatamente, cercando di vedere se era stato un colpo mortale.
 
Con tutto quel sangue che ricopriva la ferita non n’era sicuro, ma era certo che non c’era tempo da perdere.
Minion arrivò con la macchina, e rimase senza fiato alla scena.
 
“O mamma mia! Che è successo? Non importa, me lo spiegherà più tardi. Dobbiamo andare al Metro Hospital, velocemente!” l’ittioide disse, prendendo Bernard e piazzandolo con cautela sul lato passeggero.
 
Megamind prese Roxanne, e si mise sul sedile posteriore, tenendole la testa.
Minion corse come un matto, ma attentamente, verso l’ospedale.

Quando arrivarono là, c’erano pochi dottori ed infermiere, e tutti rimasero senza fiato alla vista del Signore del Male e il suo acquatico seguace precipitarsi nell’ospedale.

”Per favore, niente panico! Non son qui per distruggere il posto, ma per cercare aiuto! Aiutate questi due, per piacere! Hanno preso una brutta botta, ed è tutta colpa mia!” disse con voce autoritaria, ma anche supplichevole, sull’orlo delle lacrime.
 
Un dottore e qualche infermiera videro il suo comportamento, e gli credevano, così presero due barelle e i due alieni misero Roxanne e Bernard sopra esse, seguendo il gruppo.
 
Il dottore fece qualche analisi, mentre Megamind non guardava.
Quel posto lo metteva a disagio, e non voleva farlo vedere al gruppo.
Passò un po’ di tempo, ed il dottore mise i due pazienti in due stanze separate.
 
Una delle infermiere, una giovane, vide l’angoscia dell’alieno, e voleva cercare di confortarlo.
Prese un po’ di coraggio e camminò cautamente verso di lui.
Lui era seduto su una sedia, e stava respirando pesantemente, cercando di non piangere.
Signori del Male o supercattivi non piangono.
 
Quasi saltò su dalla sedia, quando sentì che qualcuno stava appoggiando una mano sulla sua spalla ammantata, e chiedergli, “È tutto a posto…mh…Mister Signore del Male?”
 
Prese un respiro tremante, e guardò chi aveva il coraggio di parlargli, addirittura di toccarlo.
Non riuscì a combattere le lacrime, e cominciò a piangere, afferrandosi alla giovane donna.
Minion, che era vicino, vide questo fatto, e andò vicino ai due.
 
“Che è successo? Che gli ha detto? Mi risponda!” l’ittioide disse con panico nella voce.
Il suo ruolo era quello di proteggere Megamind, in ogni senso, soprattutto sul lato spirituale, che era già pesantemente ferito.
 
L’infermiera saltò all’aggressività del pesce. Sapeva che era di solito gentile, e così era spaventata dal suo comportamento
 
“S-scusi, gli ho solo chiesto se era tutto a posto. Scusi se ho fatto qualcosa di sbagliato. A proposito, io…io sono Angela”, lei disse in maniera confusa.
 
Megamind stava ancora piangendo sull’infermiera, e lei ebbe il coraggio di dargli delle pacche gentili sulla schiena.
Minion si rilassò un pochino, e si sentì colpevole.
 
“Uhm…scusi per il mio scoppio di rabbia, ma il mio ruolo è quello di proteggerlo, e quando l’ho visto piangere a quella maniera, ho pensato che lei gli avesse dato delle notizie terribili. A proposito, come va con Miss Ritchi e…mh…quell’uomo? A proposito, è il curatore del Museo di Metro Man”, il pesce spaziale disse in modo goffo.
 
Angela continuò a massaggiare la schiena di Megamind.
 
“Sssh…è tutto a posto. Miss Ritchi ha solo un brutto trauma cranico e una ferita grave al cuoio capelluto, e con qualche giorno di ricovero sarà a posto. Stessa cosa per Mister Smith. Li abbiamo messi in stanze separate, così possono riposarsi bene. Se voi de volete parlare col dottore, è lì”, l’infermiera disse con quel tono confortante ai due alieni.
 
Megamind era più calmo adesso, grazie ad Angela, e disse, “Scusa per il mio comportamento. E puoi chiamarmi Megamind. Io…non voglio più essere il Signore del Male. Non dopo quello che è successo. Mamma mia, li ho quasi uccisi. Io…io andrò a parlare col dottore!” lui finì balbettando, ed andando verso l’uomo.   
 
  
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