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Autore: MegamindArianna    12/06/2012    2 recensioni
'Un giorno importante che Megamind ha voluto amorevolmente ricordare a Roxanne. Tutto fila liscio? La giornata prosegue bene? No... Una nuova avventura coinvolge la nostra reporter! Ma sarà una bella cosa?' Spero vi piaccia! Fatemi sapere
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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“Roxanne! Aspetta!” Gridò Minion alle mie spalle. “E’ stato ipnotizzato! Non è questo ciò che vuole! Non voleva dire quelle cose!” la stessa bambina lo teneva stretto e mi correva dietro tendendo Minion nella boccia verso di me.
 
“Lasciatemi stare! Lo so che è ipnotizzato da quelle due ma ormai non posso più far nulla! Anche se so che quelle parole non erano le sue, preferisco andarmene e non soffrire!” e riportai lo sguardo avanti a me. Mi infilai nell’auto e la chiusi a chiave.
 
La bimba appoggiò Minion urlante al vetro e grazie a quella lastra che ci divideva non riuscii a sentire nulla. Misi in moto, ma la ragazzina bussò con la mano libera per attirare la mia attenzione. Incrociai il suo sguardo. Cominciò a sillabare tutto quello che diceva, nome per nome.
 
“Belle… Odette… Giselle… Aurora…” e continuava a bussare a ritmo della sua voce.
 
Ad un tratto ricordai dove li avevo sentiti. Erano i nomi delle principesse Disney, dei film che vedevo da bambina. Ma cosa c’entravano con quella situazione? Uscii dall’auto e le afferrai una mano. Minion sbuffò e si adagiò sul fondo.
 
“Andiamo.” Le dissi mentre mi asciugavo gli occhi. “Pian piano ripetimi tutti questi nomi. Cercherò un collegamento.” E provando a darmi un po’ di coraggio, misi un piede davanti all’altro per raggiungere il luogo in cui ero sicura di finire i miei giorni.
 
Intanto la bimba continuava a dire quei nomi. Provai a concentrarmi ma non riuscivo a ricavarne nulla. “Non puoi darmi un indizio?” le domandai, ma non mi ascoltò. Continuò a dire gli stessi nomi e a sorridere. “Va bene. Non fa niente.”
 
Raggiunsi il punto di prima. Megamind e le due smorfiose non c’erano più. Mi bloccai. Le mani mi si erano gelate e anche la bimba, anche se impassibile, aveva il naso e le guance rosse dal freddo. La boccia di Minion era ricoperta da una leggera brina e le poche lacrime che ancora versavo si gelavano. “Megamind?” chiamai.
 
“Sono dentro! Sono dentro! Seguite il tappeto rosso che porta all’ufficio del direttore!” urlò una donna.
 
“Va bene, sorelle dei miei stivali...” Invitai la piccola a salire sulle mie spalle per poter correre senza lasciare indietro nessuno. “Non si gioca con i miei sentimenti.” E cominciai a correre per raggiungere il punto che mi avevano indicato.
 
“Ve lo giuro! L’importante per me è farvi fuori, poi non mi importa se Megamind resterà così per sempre! Se voi sparite mi fate un bel regalo di anniversario!” dissi pensando alla sorpresa che mi aveva fatto Megamind; il mio Megamind. Quello che amavo, che mi diceva sempre parole belle e dolci, che ho abbracciato, baciato e con cui ho condiviso emozioni indescrivibili. Quello che, in quel momento, doveva essere a casa a giocare a Monopoli con me o a fare un bel pranzo di anniversario. Si poteva anche dire che era un anniversario. Infondo, era l’anniversario del nostro primo incontro.
 
Sentii da lontano una sonora risata femminile. “Oh, Megamind! E’ stata una bella idea quella di entrare qui per un po’ di privacy! Che dolce che sei!” diceva esuberante. Spalancai il portone che ci divideva.
 
“Di nuovo tu!” urlò Shelby. Stava avvinghiata alla schiena di Megamind e mi guardò da sopra la sua spalla. “Sorella, ci pensi tu o io. Sai mi andava di fare un po’ di coccole al mio nuovo fidanzato.” E gli infilò una mano sotto la tuta invernale pesante. Solo io potevo farlo.
 
“Levagli le mani di dosso.” Dissi stringendo i denti.
 
“Cara, non agitarti. Ormai lui vuole noi, non te. Giusto?” chiese facendo schioccare sulla guancia dell’alieno un sonoro bacio, lasciandogli il segno leggero di un rossetto fucsia acceso.
 
“Certo! Preferisco di sicuro te a quella tipa laggiù.” Disse lui, e rimase immobile, senza fare altro. Gli occhi sempre cupi e spenti.
 
Abbassai lo sguardo. “Senti. Io non so cosa ti sia preso, ma se proprio vuoi che me ne vada, loro dovranno allontanarsi da te.” Entrambe fecero un passo indietro per prendermi in giro. Si misero a ridere. “Per sempre, io intendo. Allora me ne andrò via. Così sarò sicura che nessun altra in vita tua condividerà mai ciò che io e te abbiamo passato.” E sorrisi debolmente.
Lo sentii deglutire. Lo guardai fisso.
 
“V-vattene!” gridò ma con un accento di tristezza. Forse stava tornando in sé.
 
“Ci penso io a farla fuori.” Disse Dalia correndo contro di me.
 
Sentii la paura salirmi dalle viscere in su. Afferrai al volo una sedia e mi nascosi dietro di essa. Quando la ragazza colpì il mobilio duro con un pugno si lasciò scappare un lamento “Ahi! Mi si è rotta un’unghia!” e cominciò a frignare.
 
- E queste due ti hanno ipnotizzato? Ma fammi il piacere!- pensai e colpii la ragazza in testa con la sedia, incurante se era viva o morta. Non mi importava. Avrei ucciso per salvare Megamind.
 
“Oh, no! Sorella!” gridò caricando verso di me Shelby. “Megamind è mio, reporter da due soldi.” Disse arrabbiata.
 
Giocai d’astuzia. “Davvero? E tua sorella? Non hai paura che possa rubartelo?” dissi riappoggiando la sedia a terra e sedendomici a cavalcioni. Buttai uno sguardo a Megamind. Sembrava immobile e guardava un punto fisso.
 
“Cosa? Non è vero! Siamo sorelle! Condividiamo tutto!” e strinse i pugni.
 
“Wow… ma davvero!? E che ne sai che un giorno, essendo più grande di te, non si stuferà di dividere tutto e decida di portarsi via ciò che gli è più caro, per esempio il mio Megamind?” e mi guardò accigliata.
 
“Non è più tuo, Roxanne! Ora è mio!” e si indicò.
 
“Posso darti un consiglio?” dissi. Sapevo che era poco intelligente e ne approfittai. “Perché non leghi tua sorella con…” e mi guardai in giro. A terra vidi due manette luccicanti che facevano al caso mio. “… queste all’armadio? Così potrai scappare con lui.” E deglutii al solo pensiero.
 
Lei ci pensò su “Sai che hai ragione. Anche se sei bruttina sai usare la testa.” sorrise beffarda. “E hai capito che ormai non hai più speranze. Brava!”
 
Si avvicinò alla sorella e la afferrò per un polso. La trascinò fino ad un armadio pieno di libri e le infilò la prima manetta. L’altra invece, si era incastrata.
 
Io, esperta in manette per tutte le volte che mi ero liberata da Megamind, le offrii il mio aiuto.
“Guarda si fa così.” E le mostrai come, con un semplice movimento della mano, riuscii a sbloccarla.
 
“Wow!” disse.
 
“Già… e per chiuderla… devi fare così.” Le afferrai un polso e le misi quel nuovo braccialetto.
 
“Grazie per l’informazione!” mi disse contenta, ma quando capì che era legata all’armadio insieme alla sorella svenuta, cominciò ad urlare e sbraitare.

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