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Autore: Aledileo    13/06/2012    4 recensioni
Fanfiction ispirata a Saint Seiya Omega, la nuova intrigante serie dei Cavalieri. Durante la prova di superamento dell’area Cosmo Delta, Soma del Leone Minore e Kouga di Pegasus hanno modo di passare del tempo assieme, conoscendosi meglio e migliorando il loro rapporto di amicizia. E se quell’intima connessione tra loro sfociasse in qualcosa di più di una semplice amicizia? Anche i Cavalieri, come gli eroi greci del Mondo Antico, hanno diritto ad amare. Spoiler episodio 5 di Saint Seiya Omega.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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D’AMORE E DI FIAMMA

 

(ALEDILEO)

 

That Love is all there is
Is all we know of Love.

(Emily Dickinson)

 

 

Pensare a suo padre lo aveva innervosito, gli aveva ricordato quanto fosse ancora un ragazzino, quanto fosse ancora umano. I ricordi di quel giorno, le gocce di sangue che centellinavano l’ultimo addio all’uomo che l’aveva cresciuto, erano ancora vividi nella sua mente, come fosse accaduto ieri. Del resto, si disse prendendo a pugni la parete di ghiaccio eterno, la vita è così. Vorremmo dimenticare le cose brutte, eppure tornano, continuano a tornare, imperterrite, a ricordarti ogni giorno quanto fragili ed effimere siano le nostre esistenze.

 

Ma allora?

 

Soma del Leone Minore strinse i pugni con rabbia, fermando un attacco a pochi centimetri dalla parete di ghiaccio. Ormai aveva capito, non l’avrebbe abbattuta in quel modo.

 

Un rumore alla sua destra lo fece voltare verso il ragazzo dai capelli violacei che, a sua volta, stava cercando di trovare un modo per andare oltre, per superare l’ultimo ostacolo che li separava dal raggiungimento della loro missione. Anche lui, al pari di Soma, aveva un obiettivo. Non qualcuno da vendicare, bensì qualcuno da proteggere e da salvare.

 

Salvare. Mormorò il ragazzo, osservando i goffi tentativi di Kouga di spaccare il ghiaccio a pugni. Nonostante il suo cosmo ancora debole e rozzo, l’erede dell’armatura di Pegasus non aveva niente da invidiare in quanto a tenacia e determinazione rispetto al suo predecessore.

 

Soma sorrise, rivedendo in quei pugni, in quello sguardo fermo, mai stanco, la sua stessa ambizione. E prese la sua decisione.

 

Avvolto in un turbinar di fiamme, bruciò tutto quel che restava del suo cosmo, combattendo contro la barriera mistica che impregnava la zona e riduceva i poteri di tutti i Cavalieri, e infine lo liberò, sventrando un fianco della montagna e liberando la strada verso la cima. Crollò così, col sorriso sulle labbra, felice per aver dato degna prova di sé, per aver onorato il nome di un padre troppo a lungo infangato e per aver aperto la strada all’amico. Sì, almeno Kouga sarebbe arrivato alla meta. Ci sarebbe arrivato anche per lui. Con quella consapevolezza, chiuse gli occhi e perse i sensi.

 

Quando li riaprì, per un momento credette di essere sulle spalle di suo padre, credette di essere tornato bambino, ai giorni felici della sua infanzia, quando il genitore lo faceva divertire, concedendosi qualche minuto assieme al figlio. Qualche minuto di felicità prima che la guerra li richiamasse entrambi, uno a combattere, l’altro a continuare a vivere tra i ricordi e il dolore.

 

“Cerca di tenerti, o cadrai!” –Disse una voce. E solo allora Soma si sorprese di non essere sulle spalle del padre, ma su quelle dell’amico, che a fatica si stava inerpicando sull’irto sentiero verso la cima di Cosmo Delta.

 

Sei… tornato indietro per me…” –Mormorò, stanco.

 

“Non avrei potuto lasciarti indietro. Il torneo dei Cavalieri non avrebbe alcun senso per me, se tu non ci fossi.” –Si limitò a commentare Kouga, continuando ad avanzare e strappando un sorriso al Cavaliere del Leone Minore. Un sorriso sincero, sereno, che gli riscaldò il cuore, mentre poggiava la faccia sulla schiena del ragazzo, inebriandosi della sua forza, del suo essere vivo. Del loro essere insieme.

 

Quella sera stessa, rientrati alla Palaestra, Soma era estremamente silenzioso. Kouga, credendo che l’amico preferisse rimanere un po’ da solo, per liberarsi la mente dai fantasmi del passato, se ne era andato al planetario con Yuna e quando era tornato lo aveva visto disteso sul letto, la finestra aperta da cui soffiava una leggera brezza serale.

 

“Sei tornato…” –Mormorò Soma, mentre Kouga richiudeva la porta alle sue spalle.

 

“Non volevo disturbare i tuoi pensieri.”

 

“Non ora, oggi intendevo. Sei tornato a prendermi.”

 

“Avrei dovuto lasciarti lì? Beh, forse ci avrei guadagnato una stanza più libera e meno caotica!” –Rise Kouga, avvicinandosi al letto e cercando di scansare i vestiti e gli oggetti sparsi sul pavimento della camera.

 

“Ma non lo hai fatto. Non mi hai abbandonato!”

 

Kouga non rispose alcunché, limitandosi a sedersi sul letto, accanto all’amico, che lo fissava da sotto le lenzuola, i ciuffi di capelli rossicci sparsi sul cuscino. Soltanto allora, guardandolo meglio, sotto la luce soffusa della luna, notò che Soma non indossava alcuna maglietta. Era nudo, il petto scolpito dai continui esercizi e dall’attività fisica che il ragazzo non aveva mai trascurato.

 

“Avevi dubbi al riguardo?” –Gli chiese infine, cercando di spostare lo sguardo.

 

Soma si sollevò, lasciando cadere il lenzuolo, e avvicinando il viso a quello dell’amico. Il sorriso che solitamente gli ornava il volto sembrava oscurato da una malinconia di fondo, che Kouga ritenne dovuta al litigio con Argo e alle crude parole sul padre che aveva udito quel pomeriggio.

 

“Sei l’unico a non averlo fatto.” –Commentò infine il Leone Minore. –“Mia madre è morta nel darmi alla luce e mio padre… di lui ti ho già parlato!”

 

“Mi dispiace.” –Mormorò Kouga, abbracciando l’amico.

 

Soma non disse alcunché, limitandosi ad inebriarsi della sua presenza, proprio come aveva fatto ore addietro, stretto in un abbraccio che pareva non finire mai.

 

“Resta con me, stanotte.” –Gli sussurrò, prima di distendersi sul letto, trascinando Kouga con sé.

 

Il Cavaliere di Pegasus rimase un attimo spiazzato da quell’uscita, ma gli andò dietro, trascinato dalla vitalità e dallo sguardo intenso del ragazzo, ritrovandosi col viso col cuscino, a breve distanza dalle sue labbra. Le notò, attratto dalla loro carnosità, prima di sentirle premere sulla sua bocca, delicate ma decise al tempo stesso. Fu un bacio lento, che fermò il tempo per un lungo istante, ma poi Soma si ritrasse, affondando la testa nel cuscino e addormentandosi.

 

Kouga rimase a guardarlo per qualche momento, prima di allungare un braccio e carezzargli il petto. Percorse con un dito i giovani addominali scolpiti, solleticando i capezzoli, salendo e scendendo più volte, fino ad addormentarsi al suo fianco, un braccio ancora steso sopra il compagno.

 

Fu svegliato da Soma qualche ora dopo, quando ormai la Palaestra era sprofondata nel silenzio della notte. L’amico lo aveva tirato a sé, incrociando le gambe sotto le lenzuola e stringendolo in un caldo abbraccio. Nel sentirlo così vicino, Kouga poteva percepire il suo respirare ritmico, l’odore della sua pelle, la piacevolezza di un contatto fino ad allora mai sperimentato.

 

Era una sensazione strana, si disse. Così diversa dall’affetto, quasi materno, che aveva per Lady Isabel, la donna che lo aveva cresciuto, prendendosi cura di lui, o dalla riconoscenza che lo legava a Tisifone, la combattente che l’aveva istruito all’arte della guerra. Era un formicolio che, per quanto sconosciuto, lo rendeva felice, e lo attraeva. Lo intrigava.

 

Quasi come avesse udito i suoi pensieri, Soma lo abbracciò, strusciando le braccia sulla sua schiena e carezzandogli i capelli, il collo, le vertebre una ad una. Infine lo baciò, di nuovo, premendo le labbra su quelle dell’amico fino ad aprirgliele con la lingua poco dopo. Kouga lo lasciò fare, trattenendo un sorriso, prima di lasciarsi trasportare dalla passione del momento. Il vento sollevò le lenzuola, dentro le quali Soma e Kouga si dimenavano, rotolando sul letto, avvinghiandosi, assaporandosi a vicenda, corpo e anima. Ancora ridendo, il Cavaliere di Pegasus cadde per terra, trascinando l’amico con sé, sopra di sé, lasciando che le loro labbra si trovassero di nuovo, affannando, l’uno alla ricerca dell’altro, bramando quel contatto, quella sicurezza, quella felicità che solo nell’altro potevano trovare.

 

Senza staccare le labbra dalla bocca del compagno, Kouga allargò le gambe, mentre Soma lo tirava a sé, tenendolo forte, ancorandosi al suo corpo, bisognoso d’amore e di una vittoria sulla solitudine che aveva marcato la sua breve esistenza. Una lacrima gli rigò il volto, mescolandosi alle gocce di sudore che l’avvampare delle loro passioni aveva generato, ma non lo frenò, dandogli nuovo impeto per andare avanti. Kouga lo guardò, sorridendo amabile, e Soma capì. Che voleva essere suo.

 

Lo baciò, percorrendo con la lingua l’intera superficie del suo corpo, fino all’ombelico, e scendendo ancora, facendo ansimare il Cavaliere suo compagno. Poi lo tenne a sé, guardandolo, baciandolo, ardendo allo stesso fuoco, mentre lo faceva sedere sopra di lui. In un attimo gli fu dentro, ansando, gemendo, assaporando quel momento, cibandosi di quell’unione che già era immortalata tra i ricordi.

 

Tra quelli belli, almeno. Del resto, la vita dovrebbe servire a questo no? Si disse il giovane leone, il volto madido di sudore, affondando nel corpo di Kouga. Più e più volte, fino all’ultimo rantolo. Ad essere felici. A sentirsi parte di qualcosa più grande, di un tutto in grado di dare un senso alla nostra esistenza. Che sia Dio o siano gli Dei lontani, che sia il tepore di una casa, l’affetto di una madre, il ricordo di un giorno insieme o l’affannare frenetico del presente. Del nostro presente. Sorrise, esplodendo e accasciandosi infine sopra l’amico.

 

Kouga lo baciò, scombinandogli i capelli bagnati, prima di assopirsi assieme, tra le lenzuola sfatte e l’odore di sesso ancora nell’aria. Quel gusto fresco di amore che, anche l’indomani, al pigro sorgere dell’alba, gli avrebbe ricordato di lui. Di loro. Zanne dello stesso artiglio sempre pronto ad azzannare la vita.

 

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masami Kurumada e di Toei Animation; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

   
 
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