Titolo: Vuoto a perdere
Personaggi: Sirius Black/Severus Snape
Rating: verde
Genere: introspettivo
Avvertimenti: slash
Conteggio parole: 1050(OpenOffice)
Disclaimer: i personaggi non sono miei, lo fossero
Severus si farebbe Harry senza danno alcuno, ma appartengono a JK
Rowling e a chiunque ne detenga un qualunque diritto legale, seppur
minimo.
Riassunto: Severus non è certo acqua, ma quando lo si
incontra è impossibile non annegare.
Note dell'autore: la storia mi è stata richiesta da
Nykyo al “One true writing meme” - ancora aperto ;).
La sua richiesta era la seguente: Harry Potter, Sirius/Severus,
“Non è solo per dispetto.”
Ci tengo a precisare che è la prima storia che scrivo su questo dannato
paring e che non ne scriverò mai più (troppo complicati, troppo).
La storia risponde, inoltre, al Pigiama Party di Fanworld.
La storia è stata pubblicata su Nocturne Alley e su Amaranht Tales il 19/09/2009
“Lunedì sera alle sei, Potter.”
E se ne andò. Sirius restò a guardare la porta con aria cupa, la
bacchetta al fianco.
(Harry Potter e l'Ordine della fenice pag 492)
La festa per il ritorno di Arthur era durata più del previsto, colpa
soprattutto di Mudunungus e dei gemelli, decisamente troppo presi dai
loro traffici per lasciarsi convincere ad abbandonare la cucina prima
della mattina; e così, mentre i ragazzi andavano a dormire qualche ora
e Molly accompagnava il marito di sopra, a loro due era rimasto
l'incarico di ripulire la cucina alle sette del mattino.
“Stavolta hai esagerato.”
Sirius grugnì, mentre faceva svanire le bottiglie vuote che
ingombravano il tavolo. Conoscendolo, Remus doveva aver aspettato tutta
la sera per fargli quel discorso, probabilmente l'aveva persino
preparato mentre si dividevano le fettine di bacon e il pane
semi-carbonizzato.
“Io capisco che Severus non ti sia simpatico,” continuò il licantropo,
cercando di non fissarlo negli occhi “ma Silente si fida di lui.”
Non potendo rimanere completamente in silenzio, Sirius si lasciò
scappare un secondo grugnito. Avrebbe voluto rispondere che Silente era
un dannato vecchio che si sarebbe fidato persino di Voldemort, se
questi fosse tornato chiedendo perdono, sfortunatamente l'idea di
trovarsi con un pugno in pieno stomaco o, peggio, sentire la punta di
una bacchetta puntata su parti non vitali, ma decisamente incomode se
maledette, non lo attirava.
Dal piano superiore giungeva ogni tanto il cigolio delle vecchie assi
di legno, interrotto a singhiozzo dal borbottare di Kreacher. Con ogni
probabilità Molly stava controllando che tutti i ragazzi dormissero e
l'elfo la seguiva sparlando della numerosa progenie di quella
traditrice del suo sangue.
“E poi, dovresti veramente imparare ad ignorare le sue frecciatine,
sai, per Harry.”
Kreacher, i suoi borbottii e l'idea di lasciarlo casualmente in balia
di Fierobecco passarono immediatamente in secondo piano, perché l'unica
cosa a cui riuscisse pensare ora era cosa diamine c'entrasse Harry in
quella faccenda.
Ok, probabilmente lui e Piton erano due idioti fossilizzati in
un'eterna diatriba adolescenziale -o due frustrati, come li aveva
definiti qualcuno dell'Ordine-, ma avevano quasi quarant'anni e
difficilmente un uomo di quell'età ha il tempo, e la voglia, di
prendersela con un ragazzino. E se anche lo avesse fatto, difficilmente
avrebbe potuto provocare grossi danni se si trovava continuamente Albus
Silente sul collo.
“Remus, stiamo parlando di Mocciosus, l'unica cosa che sa fare è
nascondersi dietro la veste di Silente. E poi, quando si arrabbia
sembra perfino quasi gradevole.” gli rispose Sirius assumendo una finta
aria pensosa. “Se ci pensi bene gli faccio persino un favore.”
concluse, prima di scoppiare in una risata simile ad un latrato.
“Sei un idiota.” sospirò Remus, facendo levitare una fila di piatti.
“Alle volte vorrei proprio sapere perché ti diverti ad infastidirlo.”
Sirius lo guardò sparire oltre la porta della cucina.
Perché si divertiva ad infastidirlo... Non avrebbe saputo rispondere ad
una domanda simile: era passato troppo tempo da quando aveva iniziato e
ormai la cosa era passata allo stadio successivo, a metà tra
l'abitudine e il bisogno naturale.
Quando si è ragazzini queste cose sono più semplici, pensò, perché puoi
sempre dire che è divertente vederlo voltarsi infuriato, e alle volte
riesci perfino ad ignorare quella voce stridula che ti rimbomba in
testa mentre ti punta la bacchetta tra le costole, la stessa che ti fa
notare come vedere Lunastorta incazzato per un tuo scherzo non ti
avrebbe fatto lo stesso effetto.
Già, Remus... Remus sarebbe stato un bell'uomo se non avesse avuto
tutte quelle cicatrici ed effettivamente era un grande amico. In fondo,
aveva un senso pensare a loro due come qualcosa di più, quindi non era
così strano l'aver assecondato Lily e James che giocavano ai cupidi,
invitandoli a cena e creando situazioni adatte più a delle coppie che
ad un gruppo di semplici amici.
“Lily pensa che tra voi ci sia qualcosa.” gli poi aveva confidato
finalmente una sera James, dopo il terzo giro di triplo whisky. “Non so
se sia vero, Felpato, ma dice che Remus ti è sempre intorno, e che tu
sembri stranamente tranquillo con lui.” Aveva svuotato l'ennesimo
bicchierino prima di fissarlo, completamente ubriaco “Non so, se fossi
in te, io ci proverei.”
Sì, con Remus sarebbe stato decisamente più semplice, ma ogni volta che
ci aveva pensato nella sua mente era comparso Piton. E Piton aveva
qualcosa, qualcosa che sembrava saturare l'aria e che in lui somigliava
ad un principio d'annegamento.
Aveva pensato a lungo a tutto quello, e l'unica sensazione simile che
riusciva a ricordare risaliva alla sua prima infanzia. Era quasi
annegato una volta, in un lago di proprietà dei genitori: doveva aver
avuto appena cinque anni e stava giocando con Regulus nella tenuta di
campagna di famiglia, poi un passo falso ed era caduto in acqua,
incapace di risalire.
Non era rimasto a lungo nel lago, le urla di suo fratello avrebbero
messo in allarme chiunque, eppure quel miscuglio di impressioni lo
aveva tormentato per mesi, svegliandolo in in piena notte, madido di
sudore e con un grido che gli moriva in gola fino a lasciarlo con il
respiro affannoso.
“Crescendo ti passerà.” gli diceva suo padre, quando scendeva la
mattina con delle vistose occhiaie, ed effettivamente quando aveva
preso il treno per Hogwarts quei ricordi si erano persi fra i vari
eventi dell'infanzia. Peccato che gli fossero bastati Mocciosus e la
sua superiorità del cazzo per rivivere quella sensazione di prossimo
vuoto, restituendolo alle notti insonni e intrise di sudore; perché era
esattamente questo che accadeva ogni volta Piton lo incrociava: la
testa diventava leggera, i polmoni si riempivano senza potersi
svuotare, la pelle trafitta da mille aghi gelidi e le mani si tendevano
verso un punto indefinito, pronte a carpire il minimo appiglio... Già,
ogni volta che puntava la bacchetta fra le costole di quel ragazzo
sentiva lo stesso vuoto di non ritorno, solo che ogni volta ne voleva
di più, quasi fosse intossicante.
Merlino, detta così suonava più patetico di un bambino che per farsi
notare tira le trecce all'amichetta bionda.
In quel momento Molly irruppe per controllare che tutto fosse in ordine
prima di spedirli a dormire. In cucina Remus stava incantando i piatti
perché si lavassero e Sirius inspirò profondamente l'odore di
Buorrobirra e polvere che ristagnava in quel luogo, prima di sedersi ad
aspettare l'amico.
“Non è solo per dispetto.” si disse a mezza voce. “Non è solo per
dispetto. Magari lo fosse.”